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Prof.: G.M.Ugolini
Appunti presi alle lezioni:
21/2:
La demografia una disciplina piuttosto giovane, nasce come studio della consistenza della
popolazione. Un primo strumento a sua disposizione il censimento: presenti fin dallantichit, i
censimenti hanno avuto nel corso della storia finalit diverse (religiose, fiscali, belliche). In tempi
moderni il censimento serve per capire la struttura della popolazione di uno Stato (divisione dei
sessi e classi det). Quindi si ottiene un dato quantitativo. Un altro dato il movimento di una
popolazione, ovvero la sua variabilit (nati/morti ed immigrati/emigrati). La demografia studia i
collettivi ed usa spesso la statistica. C differenza fra comportamenti collettivi ed individuali:
una prima differenza (molto importante) che la collettivit pu ringiovanire, lindividuo no. 2
argomento della demografia sono le sfide e gli scenari per il futuro: per quanto riguarda le sfide si fa
riferimento allincremento nei paesi in via di sviluppo e al decremento nei paesi occidentali. Se nel
1 caso prevista una stabilizzazione della popolazione intorno al 2100, nel 2 il comportamento
individuale e sociale che porta al decremento (quindi ad avere meno figli). Gli scenari che la
demografia delinea sono validi per 30-40-50 anni e, generalmente, precisi: per questo le analisi
demografiche sono sempre pi richieste perch in base ad esse le istituzioni prendono diversi
provvedimenti. Le fonti della demografia sono di due tipi: nazionali ed internazionali. Anche la
metodologia di rilevazione ed elaborazione dei dati ha la sua importanza. In campo demografico le
fonti nazionali sono lIstat (censimenti) e il comune (anagrafe). La struttura di rilevazione
piramidale (vedi disegno su appunti). I censimenti sono una fonte importante in demografia: nel
2000 stato fatto quello relativo allagricoltura, nel 2001 quello della popolazione e delle abitazioni
e quello relativo ai servizi e allindustria. La seconda parte del corso riguarda gli strumenti
danalisi, e vedremo dunque: tassi, probabilit, numeri indice, tassi generici e specifici, diagramma
di Lexis La popolazione si esamina sotto due punti di vista: Statico e Dinamico.
Statico: consistenza, struttura della popolazione (sesso, et, stato civile,), grado distruzione,
localit abitate (abitazioni, epoca di costruzione, struttura dei nuclei familiari,), economia
(agricoltura, industria, servizi: si guardano occupati e disoccupati nei vari settori, le et degli uni e
degli altri).
Tutti questi dati statici diventano dinamici se confrontati con i dati dei censimenti precedenti
Dinamico: Movimento naturale (nati/morti), movimento sociale (immigrati/emigrati), nuzialit
Infine esistono i modelli, che si dividono in: Interpretativi e di Previsione (divisi a loro volta in
Proiezioni e previsioni demografiche)
22/2:
Un primo problema da affrontare in demografia quello dellesplosione demografica; il secondo
la denatalit; il terzo il cosiddetto pericolo giallo. I paesi affetti dal secondo problema devono
cambiare lofferta dei propri servizi, rivolgendosi sempre meno a classi giovani: leffetto che ne
consegue avere difficolt nel sistema pensionistico. Le pensioni derivano dallo Stato, che si basa
sui contributi dei lavoratori: quindi le classi medie provvedono di fatto a pagare le pensioni alle
classi pi anziane; ma la situazione sempre meno sostenibile perch le classi anziane sono sempre
pi numerose rispetto a quelle giovani (vedi disegno). Il 3 problema quello patito soprattutto
dallEuropa: c la paura di essere surclassati economicamente e numericamente dalle popolazioni
asiatiche (ed oggi soprattutto africane, di cui si teme una vera e propria invasione). I primi tentativi
di fare demografia risalgono al 1662, anno in cui un certo Graunt cerc di stimare la popolazione di
Londra, ma cont i decessi anzich le nascite, basandosi poi sulle dimensioni medie dei nuclei
familiari. Nel 1798 Malthus fece un trattato sulle origini della popolazione in cui espose la sua
teoria, per la quale la popolazione aumentava geometricamente mentre le risorse aritmeticamente.
Egli non era un demografo ma studiava i fenomeni che interessavano le popolazioni. Nel 1934,
Landry fece i primi studi sulla Transizione Demografica; nel 1939, Lotka invece fa un prima teoria
generale della dinamica delle popolazioni, cio studia immigrazioni/emigrazioni. La demografia
non si occupa solo di analisi ma anche delle azioni successive da intraprendere, quindi azioni e
correzioni. E il caso ad esempio delle cause di morte: in Liguria si sono verificati due casi di questo
tipo, allACNA di Cengio e presso la Stoppani (Arenano-Cogoleto), dove si sono riscontrate
patologie tumorali strettamente connesse alla produzione di queste industrie. La demografia studia
le popolazioni: una popolazione un insieme di individui che corrisponde o soddisfa una stessa
definizione. Inoltre ci deve essere un movimento in ingresso e in uscita. La popolazione pi
semplice da analizzare quella di tutto il pianeta: le altre sono sotto-insiemi della popolazione
planetaria. Tali sottoinsiemi possono essere individuati tramite parametri diversi (et, titolo di
studio, geografico, razza, etnia). Anche i singoli quartieri si servono di analisi demografiche, per
sapere la composizione delle famiglie, il ceto di appartenenza,, e decidere di conseguenza quali
servizi offrire.
7/3:
Il demografo tiene sempre pi conto dei fattori di contesto (sociali, economici e politici). Anche sul
piano demografico aumentano le distanze tra Nord e Sud del mondo: questa una delle principali
sfide della demografia. La transizione demografica non ha garantito n stabilit n equilibrio,
essendoci ancora molto invecchiamento al Nord e forte natalit al Sud. In Italia c un grosso
problema che diventer attuale nei prossimi anni e cio che i nati nel cosiddetto baby boom del 2
dopoguerra (che ha visto molte nascite) nel periodo 2005-10 e 2025-30 andranno in pensione e non
saranno pi considerati forza lavoro, con conseguenti problemi assistenziali e pensionistici. Inoltre
curando la vecchiaia e ritardandola, aggraveremo la situazione perch aumenter la sopravvivenza,
sar pi bassa la fecondit e il numero di donne in et fertile. Per riequilibrare la situazione
bisognerebbe cambiare le abitudini sociali e soprattutto cambiare il ruolo della donna nella societ.
Con la posticipazione del progetto familiare c sempre meno tempo per avere figli e comunque
anche avendone si ha a volte paura di rompere un equilibrio familiare ormai raggiunto e consolidato
(magari con un solo figlio oppure nessuno). Quando nel 2050 si sar raggiunta una certa stabilit,
saranno nati altri 3.5 miliardi di persone nel Sud del mondo. Anche se ci sar un rallentamento della
crescita continueranno le disuguaglianze nel reddito e nella crescita nei paesi pi poveri; le
dinamiche di sviluppo che possiamo aspettarci di arrivare ad unipotesi di stabilit (ovvero con 2.1
figli/donna). Nei paesi occidentali siamo al livello di 1-1.5 figli/donna, nei paesi del sud del mondo
>3 figli/donna, ma la speranza di vita come detto destinata a crescere e non a fermarsi a 85 anni.
Oggi la fecondit gi al di sotto del limite; il rapporto dei sessi potr essere via via controllato
dallintervento delluomo ma ci sconfina in una questione pi etica e morale, e forse finirebbe con
il peggiorare la situazione perch la nostra una civilt pi maschilista. Lultimo problema
rappresentato dal prolungamento della vita: ci aspetta una societ di vecchi?
Abbiamo visto come spesso la demografia si leghi ad altre discipline; come un anello tra
comportamento naturale (nati/morti) e comportamento sociale delluomo (nel tentativo di
controllare tali fenomeni). La demografia quindi il complesso di indagini descrittive ed
investigative condotte con un metodo prevalentemente statistico ed intese a studiare le
caratteristiche strutturali e dinamiche delle popolazioni umane considerate sia sotto l'aspetto
biologico che sotto quello sociale e nelle loro interrelazioni. Quindi la demografia usa molto la
statistica e studia le caratteristiche strutturali (nati/morti) e dinamiche (entrate/uscite, cio
immigrati/emigrati). La demografia presenta dunque una duplice natura:
1. descrive i fenomeni
2. investiga al fine di stabilire delle leggi o almeno delle regolarit demografiche.
Lanalisi descrittiva la prima fase della ricerca demografica. Attraverso le statistiche demografiche
vengono poi studiate alternativamente le caratteristiche strutturali (stato della popolazione) e quelle
dinamiche (movimento della popolazione). Fra le prime annoveriamo, per esempio, il sesso, lo stato
civile, il grado distruzione, il n di figli, fra le seconde invece il flusso delle nascite, le morti, i
flussi migratori Levoluzione storica della demografia parallela a quella della statistica tanto che
fino al XVIII secolo le due discipline quasi si identificavano. Di carattere demografico sono infatti
i primi rilevamenti statistici relativi allenumerazione della popolazione (Cina, 3050 a.C.;
enumerazione degli ebrei dopo lesodo dallEgitto, 1500 a.C.; censimenti Romani, dal 555 a.C.).
Sempre di carattere demografico furono le analisi condotte dagli aritmetici politici inglesi (come
John Graunt). Dal XVIII secolo la demografia diventa autonoma. Grande sviluppo si ebbe a partire
dagli anni 30. Essa affronta problemi che hanno natura scientifica ma che hanno immediate
conseguenze nella realt sociale. Le fasi dellanalisi demografica sono tre:
1. rilevazione dati
2. analisi statistica
3. ricerca dei modelli
La prima caratteristica per una valutazione della completezza e attendibilit delle fonti; entrano in
gioco organismi pubblici e organizzazioni private; la seconda fase vede il passaggio dai dati raccolti
alle tavole statistiche e infine ai dati elaborati; la terza fase invece si propone di trarre informazioni
dalle precedenti elaborazioni, riguardo alle cause e per poter effettuare eventuali previsioni sugli
andamenti futuri. I rilevamenti devono essere diretti e possono essere effettuati da enti pubblici e
privati
11/3:
Le fasi dellanalisi demografica, come abbiamo gi visto, sono essenzialmente tre:
1. rilevazione dati
2. analisi statistica
3. ricerca dei modelli statistici
Le prime due fasi, e conseguentemente anche la terza, hanno come premessa irrinunciabile la
disponibilit di un esauriente insieme di informazioni di base. Infatti a seconda della natura e delle
qualit dei dati sui quali si pu contare si possono scegliere le metodologie di analisi pi valide e
addirittura percorrere nuove strade di analisi. E evidente quindi come nella ricerca demografica
lanalisi delle fonti, intese come strumento mediante il quale raccogliere i dati di interesse
demografico, meriti ampia attenzione. Tale cura non tesa solo ad individuare i canali informativi
esistenti ma volta ad identificare ed attivarne di nuovi, curando altres la qualit dei dati sotto il
profilo sia dellattendibilit sia della loro rispondenza ad obiettivi di descrizione ed analisi della
realt cui si fa riferimento. Le tipologie di rilevamento demografico sono due:
1. censimenti: rilevazioni che si estendono allintero universo della popolazione esaminata
2. rilevazioni campionarie: prendono in considerazione solo una parte opportunamente
selezionata (campione) della popolazione
A seconda degli obiettivi perseguiti, le rilevazioni demografiche possono distinguersi in due grandi
categorie:
1. rilevazioni dello stato della popolazione: mirano a realizzare unimmagine della popolazione
con riferimento ad un dato istante
2. rilevazioni del movimento della popolazione: mirano a seguire nel tempo le manifestazioni
dei fenomeni (nascite,) che ne determinano la continua evoluzione
Nelle prime due rientrano ovviamente i Censimenti ma anche alcune indagini occasionali condotte
con metodo campionario. Pur fotografando lo stato di un fenomeno, spesso danno preziose
informazioni di tipo dinamico, attraverso unanalisi diacronica (per esempio: analisi trimestrale
sullo stato del lavoro). Quanto alle rilevazioni di movimento, esse, per il carattere di continuit che
le distingue, sono generalmente effettuate da stabili organizzazioni statistico-amministrative: nei
paesi evoluti si tratta di uffici (comunali) dello Stato Civile e dellAnagrafe. Vediamo ora la
tipologia delle fonti. E gi stata sottolineata limportanza per la demografia delle fonti di
provenienza delle informazioni intese come un insieme integrato e coerente di dati riferiti ai
fenomeni oggetto di studio. Si possono distinguere tre tipologie di fonti:
1. fonti orali
2. fonti scritte
3. fonti statistiche
Le ultime sono quelle pi usate e attendibili perch hanno alla base criteri di classificazione;
possono essere ufficiali e non ufficiali. In Italia il maggior produttore di statistiche lIstat, che
nacque nel 1926 (o meglio nel 1861, ma nel 1926 venne ufficialmente riconosciuto). Nel 1989
stato fondato il Sistan (Sistema Statistico Nazionale), con il compito di costituire il tessuto organico
per il costante raccordo tra fonti di raccolta, archiviazione ed elaborazione dati. Vengono istituiti
Uffici Statistici periferici che danno cos vita ad un doppio circuito e i cui compiti sono:
raccolta, selezione e archiviazione allinterno degli enti
passaggio al sistema statistico nazionale secondo le modalit di classificazione
previste dagli standard nazionali ed internazionali
Per quanto riguarda il Sistan, esso provvede alla:
predisposizione del programma statistico nazionale
esecuzione censimenti ed altre rilevazioni statistiche
allindirizzo, al coordinamento ed al controllo tecnico dellattivit statistica degli
uffici facenti parte del Sistan
predisposizione delle nomenclature e metodologie di base per la classificazione e
rilevazione dei fenomeni demografici
ricerca studio dei risultati dei censimenti, nonch alla pubblicazione e diffusione dei
dati
formazione e qualificazione professionale degli addetti al Sistan
ai rapporti con gli enti ed uffici internazionali
Il programma statistico nazionale diviso nelle seguenti aree:
1. censimenti
2. demografica: movimento della popolazione, determinazione dei quozienti demografici,
proiezioni e previsioni
3. economica: conti economici, agricoltura, foresta e pesca, industrie, costruzioni e opere
pubbliche, commercio interno ed estero, trasporti e comunicazioni, credito e assicurazioni,
servizi alle imprese, prezzi retribuzioni amministrazione pubblica
4. sociale: sanit, assistenza e previdenza, giustizia, istruzione e cultura
5. metodologica: studi e ricerche metodologiche
6. ambientale: rilevazione dati e indici di controllo dellinquinamento.
Nel produrre informazione lIstat, quale organo preposto, deve rispettare determinate caratteristiche
e requisiti. In estrema sintesi:
A tal proposito esiste un indice di irregolarit che misura il grado di approssimazione. Le prime
registrazioni (nati/morti e matrimonii) vennero effettuate gi a partire dal 1600 ad opera delle
parrocchie: cera una buona precisione. Dalla Rivoluzione Francese in poi se ne occuparono gli
Stati. Nei paesi europei le rilevazioni sono state affidabili con listituzione di uffici di stato civile +
ufficio censimenti. Un altro strumento per controllare le stime o i censimenti vedere il rapporto
maschi/femmine (si sa che in genere 105-106/100). Se si guarda ad esempio alla Spagna del 19001903, il rapporto 110.3/100 come media dello Stato (con punte di 118 in alcune regioni) e quindi
c per forza qualcosa di sbagliato. Nuovamente tra gli errori pi frequenti troviamo:
1. ordine di parto (ad ogni nato veniva attribuito il n di parto, quindi il n totale doveva essere
via via decrescente ma a volte il n pari era superiore al dispari)
2. mortalit infantile (le morti immediatamente successive alla nascita non venivano registrate
come tali ma bens come nato gi morto).
Esiste un registro della popolazione, avviato dopo lUnit dItalia nel 1874, diviso in:
1. ufficio anagrafe
2. uffico di stato civile
Il secondo registra i fatti relativi al proprio comune poi spedisce i dati allufficio anagrafe. Lufficio
anagrafe, mettendo insieme i dati relativi a nati/morti e immigrati/emigrati, dovrebbe avere dati
uguali a quelli del censimento, per cui il pi efficace strumento di controllo.
18/3:
Linea di vita ed eventi: il diagramma di Lexis uno strumento utile per approfondire lanalisi dei
fenomeni demografici, in particolare quelli che influenzano, direttamente o indirettamente, la
struttura e la dinamica della popolazione: esso ci permette di rappresentare la storia (biografia) di
ciascun soggetto e di evidenziare gli eventi demografici che lo hanno interessato in relazione sia
allistante in cui si sono verificati sia allet del soggetto in quellistante. La nostra biografia
costituita di eventi (come matrimoni, nascita di figli, morte, vedovanza) e viene messa in
relazione a due fattori:
1. momento in cui avviene
2. et del soggetto in quel momento
La rappresentazione avviene in un piano cartesiano, in cui lascissa rappresenta i tempi e lordinata
let (vedi grafico su appunti). Sullasse dei tempi si traccia una semiretta (parallela alla bisettrice) a
partire dal momento della nascita. Essa costituisce la linea della vita: ogni punto corrisponde ad un
istante e allet del soggetto in quellistante. Lungo la linea della vita si collocano gli eventiche via
via si verificano (e che ci interessa rilevare) ciascuno dei quali ha come coordinate la coppia istanteet. Sul medesimo grafico si riportano le vite di tutti gli individui che fanno parte della nostra
popolazione, ognuna delle quali caratterizzata dagli eventi che si sono succeduti. Suddividendo i
nostri assi per intervalli di tempo (per esempio un anno) e di et (per esempio gli anni compiuti),
possiamo raggruppare una pluralit di eventi secondo tre caratteristiche:
1. anno in cui si verificato levento (ad es.: I m = M/P 1000; M sono i matrimoni, P la
popolazione. Cos si calcola il tasso di matrimoni in un determinato anno)
2. et
3. anno di nascita del soggetto
Di esse possiamo considerarne contemporaneamente tutte e tre oppure coppie di due. Quando si
voglia rappresentare la frequenza degli eventi conteggiati, in accordo con una delle combinazioni
sopraccitate, baster contare gli eventi allinterno delle rispettive aree (triangoli, quadrati,
21/3:
Due indici per lanalisi demografica: per studiare i fenomeni demografici abbiamo a disposizione
due indici elementari.
1. Tasso: rappresenta il rapporto tra il numero degli eventi osservati nellarco di un dato
periodo e la media della consistenza numerica della popolazione nel corso del periodo
2. Probabilit di un evento: essa data dal rapporto tra il numero di casi favorevoli al
verificarsi dellevento e il numero di casi possibili.
La probabilit utilizzata per studiare fenomeni non rinnovabili per natura (tipica la mortalit) o per
il loro grado (1 matrimonio, 1 figlio,). Esemplificando, se vogliamo calcolare la probabilit di
morte di un individuo di et X, si rapporta la differenza tra il numero di persone viventi di et X e il
numero di persone di et X+1 (cio il numero di decessi avvenuti in quellintervallo di tempo) al
numero di persone di et X (quindi X- (X+1) / X). Il complemento a 1 della probabilit di morte
corrisponde alla probabilit di sottrarsi allevento, cio di sopravvivere.
Tasso generico o tasso specifico? Quando vogliamo valutare lintensit dei fenomeni demografici di
movimento opportuno rapportare la loro frequenza assoluta (numero di nati, morti) con
lammontare della popolazione a cui si riferiscono. Cos facendo si ottengono dei tassi (quozienti)
che ci danno informazioni dellintensit media per abitante con la quale levento studiato si
manifestato nel corso di un determinato intervallo di tempo (spesso lanno). Quindi indicando con P
la numerosit di popolazione, con N il n di nati nel corso dellintervallo temporale avr il tasso di
natalit n (ogni 1000 ab.), quindi n = N/P 1000. Analogamente posso costruire i tassi di
mortalit, emigrazione ed immigrazione. Poich tali tassi si riferiscono alla popolazione nel suo
complesso, assumono la denominazione di tassi generici. Utilizzando la medesima procedura ma
considerando distinti sottinsiemi della popolazione definiti da particolari caratteristiche (per
esempio: sesso [femminile], et [< 45 anni], stato civile,) si ottengono i cosiddetti tassi specifici.
Per esempio un tasso calcolato per una classe quinquennale avr la seguente formulazione (vedi
appunti). In ogni modo per calcolare un tasso (generico o specifico) bisogna sempre definire:
Intervallo temporale (abitualmente un anno oppure classi quinquennali,)
Laumentare della popolazione al denominatore
Quanto a questultima bisogna tener presente che essa varia istante per istante durante lintervallo
dellanno: per avvicinarsi al valore reale si adotta la media matematica semplice del valore all1/1 e
del valore al 31/12. Tale approssimazione si basa sullipotesi che gli individui che nel corso
dellanno sono entrari ed usciti abbiano vissuto, mediamente, esattamente met anno.
La standardizzazione: spesso quando si confrontano caratteristiche demografiche di popolazioni
diverse necessario separare gli effetti dovuti alla diversit della struttura per et delle due
popolazioni, rispetto a quelli dovuti al fenomeno in esame. Tale operazione viene detta
standardizzazione. Alcuni esempi chiariscono il concetto: se si confrontano i tassi di mortalit ed
una delle due popolazioni ha una struttura pi anziana (maggior peso % delle classi anziane)
dellaltra, data la concentrazione delle morti proprio verso le classi pi vecchie, risulter per essa un
tasso di mortalit pi elevato, indipendentemente dal fatto che essa abbia un aumento reale del
rischio di morte. Analogamente avviene se confrontiamo i tassi di fecondit, i quali sono influenzati
dalla % di numerosit soprattutto nelle classi di donne comprese tra 20-35 anni. Per eliminare tali
effetti distorsivi dovuti alle differenze di struttura per classi di et possibile utilizzare due metodi:
Diretto o della popolazione tipo
Indiretto o dei tassi tipo
Metodo della popolazione tipo: date due popolazioni A e B si definisce in primo luogo una
popolazione di riferimento C, che pu essere una delle stesse A o B, oppure una intermedia (per
esempio: una a livello territoriale pi ampio). Supponiamo di dover confrontare il tasso di fecondit
generico delle regioni settentrionali con quello delle regioni meridionali: come facile aspettarsi il
tasso generico di queste ultime maggiore di quello delle prime. Si vuole determinare quanto ci
sia dovuto alla diversit della struttura per et. Si prende allora la popolazione (di riferimento)
italiana e per ogni classe di et vengono moltiplicati i tassi di fecondit specifici delle due
popolazioni A e B, cos da ottenere, per ciascuna delle due, le nascite teoriche che si sarebbero avute
nellipotesi in cui la popolazione femminile coniugata e in et feconda fosse identica e coincidesse
con quella italiana. Dividendo entrambe queste quantit teoriche (somma dei dati) per lammontare
complessivo dei contingenti specifici di popolazione (italiana), otteniamo due tassi di fecondit
legittima standardizzati (che risultano perfettamente confrontabili)
1/4:
Vediamo i tassi di fecondit totali per lItalia, facendo distinzione tra Nord e Sud Italia;
rispettivamente otteniamo il 64.10 e il 111,94 . Tutto sommato dati che ci aspettavamo, che
per risultano influenzati dalla struttura della popolazione. Per arrivare alle percentuali di cui
abbiamo in ogni caso utilizzato il metodo della popolazione tipo. Vediamo invece il metodo dei tassi
tipo: se tuttavia non abbiamo a disposizione la serie dei tassi specifici (di fecondit/mortalit)
perch manca la distribuzione degli eventi per et, ma nota la struttura per et di entrambe le
popolazioni, possiamo utilizzare la standardizzazione indiretta o metodo dei tassi tipo. Anche in
questo caso dobbiamo utilizzare una popolazione C di riferimento per la quale siano noti i tassi
specifici (o tassi tipo). Si procede nel modo seguente:
si moltiplicano i tassi specifici di fecondit (Italia) per i contingenti di et delle popolazioni
A e B: si ottengono le nascite legittime (n di nati) che teoricamente si sarebbero avute
qualora la fecondit settentrionale e meridionale fosse identica a quella italiana.
Cos facendo per il Nord si ottengono molte pi nascite di quelle effettivamente rilevate:
confrontando il n di nati effettivi con quello teorico si ottiene un rapporto inferiore a 1 (per
es.: 0,82); il contrario succede per il Sud (per es.: 1,24).
Utilizzando tali ultimi due rapporti e dividendo i tassi generici di fecondit della
popolazione A per 0,82 (aumenta) e il tasso generico della popolazione B per 1,24
(diminuisce)
Ottengo due nuovi tassi generici, depurati dalleffetto della struttura delle due popolazioni. A questo
punto posso compararli, prendendo in considerazione solo gli effetti dovuti alla reale differenza di
comportamento procreativo (fecondit). E opportuno infine ricordare che la procedura di
standardizzazione, diretta o indiretta, deve essere applicata a caratteri (struttura della popolazione
per esempio) le cui modalit abbiano un peso significativo nel differenziare le intensit (nati, morti)
del fenomeno che si misura con il tasso generico. Infatti solo relativamente a tali caratteri la diversa
struttura della popolazione costituisce elemento di disturbo nei confronti del livello del tasso
generico. La standardizzazione ha senso laddove la struttura della popolazione influisce.
Abbiamo gi visto che possiamo condurre due tipi di analisi sulla popolazione, statica o dinamica.
La popolazione dal punto di vista statico si divide in presente e residente. Popolazione presente:
quella che si trova fisicamente nel luogo al momento dellanalisi; popolazione residente: quella che
ha dimora nel luogo. Possono quindi esserci persone temporaneamente presenti o assenti in un
determinato luogo. Generalmente la popolazione presente sempre inferiore a quella residente in
Italia; gli anni di maggior deficit sono stati il 1911 (lapice dellemigrazione transoceanica;
1.220.000 abitanti di deficit) e il 1961. Ultimamente invece c stata una contro tendenza e nel 2001
per la prima volta la popolazione presente ha eguagliato o quasi la popolazione residente. Esiste
unequazione della popolazione: P t+s = P t + N t+s M t-s + I t+s E t+s
In cui S = intervallo di tempo, per cui se T = 2000 e S = 1, lintervallo studiato il 2000-01.
Vediamo ora alcune formule per calcolare lincremento:
I = P t+s P t
I m = P t+s P t/S
I m = incremento medio; S = spazio che intercorre fra i dati analizzati (i
censimenti ad es. ogni 10 anni)
I r = P t+s P t / Pm 100
N localit
Popolazione residente
Centri abitati
Nuclei abitati
Case sparse
21.949
37.745
8.100
51.417.602
1.673.937
3.686.492
TOTALE
67.794
56.778.031
Entrando pi nel dettaglio si scopre che al centro-nord il 34.7% della popolazione vive in comuni
fino a 10.000 abitanti, nel Sud invece il 30.1%. Al meridione dunque si tende ad agglomerarsi in
comuni pi vasti con un conseguente minor numero di comuni piccoli. Passiamo ora ad analizzare
la struttura per sesso della popolazione:
1. rapporto di composizione; indice di mascolinit
Occupati e disoccupati
In cerca di prima occupazione
Popolazione in et pre-scolastica
Popolazione in et dobbligo scolastico
Studenti in et lavorativa
Casalinghe
Pensionati, benestanti, invalidi, militari di leva, sacerdoti
Fra disoccupati e in cerca di prima occupazione c una differenza professionale: i primi hanno
acquisito una professionalit (perch hanno lavorato), i secondi no.
Con occupati si intendono le persone con 15 anni e pi che:
Hanno dichiarato di possedere unoccupazione anche se nella settimana di riferimento non
hanno svolto attivit lavorativa
Non si dichiarano occupati pur avendo effettuato almeno 1 ora di lavoro nella settimana di
riferimento
Vediamo il tasso di attivit e di disoccupazione:
Ta = Pa / Pt 100
Td = D / Pa 100
Il risultato che emerge non da considerarsi su totale della popolazione ma sul totale della
popolazione attiva.
Per cui meglio scrivere la formula in questa forma:
Td = D + Ip / Pa 100
Serve per rendersi maggiormente conto del peso sul totale dei disoccupati o di chi cerca la prima
occupazione.
Il tasso di disoccupazione differente da regione a regione: ci sono regioni particolarmente colpite
dal fenomeno della disoccupazione, come ad esempio la Sardegna (27%), ma anche regioni, specie
al Nord, con tassi del 4-5%. Questultima detta dagli esperti disoccupazione frizionale, ovvero
sotto cui non si scende. Quel 4-5% dovuto ai movimenti del mondo del lavoro, ad esempio chi, al
momento dellindagine (ogni 3 mesi lo fa lIstat), sta cambiando lavoro. In genere dunque un tasso
del 4-5% significa piena occupazione. Grossa differenza anche tra la popolazione maschile e
femminile in materia di disoccupazione. Daltronde, le possibilit di lavoro offerte alle donne sono
relativamente minori rispetto agli uomini. Facciamo alcuni esempi di applicazione del tasso di
attivit e disoccupazione.
Arenzano: Ta = Pa / Pt 100
Td = D+ Ip / Pa 100
Prov. GE:
Td = 6 / 34 = 17.64%
11/4 :
Analizziamo la popolazione dal punto di vista dinamico :
Fenomeni di carattere biologico o sociale (nascite-morti/immigrati-emigrati)
Ci sono modificazione che influenzano la struttura della popolazione ma non la sua consistenza,
come: lattivit (il cambio di attivit ad es: da agricola ad industriale, il passaggio da celibe a
coniugato; modificano la struttura ma non la consistenza della popolazione).
Le nascite distinguono in: nati vivi e nati morti. Altre caratteristiche possono essere: legittimit,
sesso, tipo di parto (semplice o plurimo), et madre/padre. Tutto ci funzionale a trovare il
cosiddetto tasso di natalit, che si calcola nel modo seguente: Tn = N / Pm 1000.
Il tasso di natalit varia nel tempo; ce ne possiamo ancora osservando i dati dal 1901-05 (32.7%) al
1915-18 (23.1%) e fino ai giorni nostri. Meno traumatico appare il bilancio del 2 dopoguerra, si
scende al 18.4% nel 1961, al 9.9% nel 1991. Confrontando i valori del 1992 dellItalia con quelli
del resto del mondo, osserviamo che lItalia con il suo 9.9% piazziata molto in basso (con Spagna
e Giappone); bene invece i paesi scandinavi, che costituiscono quasi un modello da seguire in
questo campo. Se usciamo dallEuropa ci sono paesi con tassi superiori al 30% quindi 3 volte quello
italiano. LItalia attualmente ai suoi minimi storici, il che, associato ad una mortalit in calo,
significa crescita zero. Il tasso di natalit si divide in generico, specifico e standardizzato.
Tasso di natalit specifica: Tf = N / Pf 15-45 1000
(generico)
Tasso di fecondit:
Tf 15-20 = Nf 15-20 / Pf 15-20 1000
(specifico)
Analizzando la fecondit secondo let della madre, la classe 25-29 anni quella in cui vi sono pi
nascite, dal 1930-32 al 1988-92. Sappiamo inoltre che oggi la nascita del 1 figlio posticipata.
Calano le nascite sia nella classe 15-20 che in quella 45-49. Nel periodo del boom demografico
(anni 60-70) tornano a crescere i dati relativi alle nascite nelle classi fino a 30 anni. Da notare
anche che nel 1988-90 la classe 30-34 anni supera per fecondit quella 21-24: 68.4% contro il
63.8%. Il tasso di fecondit generico (totale), specifico, legittimo-illegittimo. Infine chiudiamo
con lo spiegare due concetti cardine delle nostre analisi: Fertilit = capacit di procreare; Fecondit
= attuarsi della capacit potenziale si procreare (quindi nascite).
15/4:
Fattori influenzanti la natalit.
Fattori naturali:
Tasso di natalit naturale: circa 50 (ovvero: in assenza di misure restrittive, il tasso di
natalit dovrebbe generalmente attestarsi su questo valore. In Italia, pur non essendoci
misure restrittive, siamo ben al di sotto comunque)
Andamento a parabola della fecondit (nel corso della vita)
Precocit della nuzialit (prima ci si sposa e prima si hanno figli)
Residenza in campagna/citt (pi alta la fertilit in campagna)
Caso dei fronti pionieri (scoperta di nuovi territori da parte di frange limitate di popolazione:
inizialmente il tasso di natalit pu essere elevato, dipende anche dalla composizione di tali
frange)
Fattori culturali:
Natalit pi elevata nelle popolazioni pi povere (caso dellalimentazione con il riso al posto
del latte materno in Cina, cos da favorire una pi veloce, successiva, gravidanza)
Negativa influenza delle guerre (meno nascite); differimento anche della nuzialit
Religione: generalmente effetto positivo per i popoli molto religiosi (religioni cattolica,
islamica)
Direttive politiche (Germania; Giappone)
Limitazione volontaria: a priori (nel passato), a posteriori (attualmente; volta cio ad
impedire le conseguenze, tramite luso dei contraccettivi)
Fattori sociali: nel mondo rurale (proprietari-braccianti) e in quello urbano (impiegatooperaio). Generalmente ad avere pi figli sono i secondi di entrambi i rapporti.
La situazione della natalit del mondo si esplica
tasso:
Paesi ad alta natalit
> 30
Paesi a media natalit
20-30
Paesi a bassa natalit
< 20
Analizziamo la mortalit:
Tassi:
Vecchi
Sub-Universi
La seconda motivazione si spiega col fatto che sempre pi la statistica utilizzata anche dai privati
e quindi non solo dagli enti pubblici. Anche i media parlano sempre pi spesso di problemi che
necessitano della demografia e della statistica. E necessario per chiarire i seguenti punti:
Definizione ipotesi
Disponibilit di dati
Tecnologie di aggregazione
Stima dei parametri
Vediamo ora la differenza tra proiezioni, scenari e divisioni. La proiezione unoperazione
meccanica in cui c trasposizione nel futuro. Si prendono come base delle ipotesi, cio valori
conosciuti oggi. Sono lavori compiuti velocemente e correttamente dai computer. Nelle proiezioni
entrano in gioco 3 componenti: struttura, entrate ed uscite (di una popolazione). Es.: Struttura M/F
(struttura), Fecondit (entrate; es.: 1.2 figli / donna), Probabilit di morte. Le proiezioni per
necessitano di altre condizioni perch siano effettivamente esatte, quindi bisogna aggiungere il
Tasso Migratorio. Unaltra operazione che si pu svolgere la simulazione (what if projection),
in cui si fanno variare uno o pi parametri fra i tre precedentemente elencati (struttura, entrate ed
uscite). Ad esempio alla fecondit possiamo far assumere anche un altro valore, con conseguenze
diverse dai precedenti risultati. Il passo successivo alla Simulazione lo Scenario, che si basa su
una o pi simulazioni: possono avere due finalit e due utilizzatori.
SCENARI:
Analisi di sensitivit (il demografo fa variare di poco i parametri e osserva come cambia la
struttura della popolazione). Interessano lanalista demografo. Si possono far variare
contemporaneamente anche pi parametri ma meglio uno per volta.
Conoscere la realt futura. Da queste ultime derivano le Previsioni puntuali, che si
diramano come nello schema seguente:
PREVISIONI PUNTUALI:
Contro
Favorevoli: si parla di Scenari Condizionati, in cui si fissano parametri che si stimano
cambino in un determinato periodo; in genere si fanno due scenari, uno ad ipotesi alta, uno
ad ipotesi bassa. Ma lutente finale in genere se ha due ipotesi ne fa una sua, che la
media fra le due che gli vengono fornite, ma un procedimento assolutamente sbagliato,
perch il dato che ne deriva non ha nessun valore.
Analizziamo infine le previsioni (forecast): esse devono essere puntuali. Il demografo sceglie
determinati parametri e, in base a condizioni, valori, cause, ritiene che essi varino da un valore ad
un altro, assumendosene la responsabilit.