Sei sulla pagina 1di 49

LINTERPRETAZIONE ARCHEOLOGICA

DEL DATO MATERIALE COME SEMIOSI


ROBERTO SIRIGU
1. Premessa
Lassunto da cui parte [] la ricerca scientifica in campo
archeologico [questo]: il territorio in cui viviamo e il
terreno che ci apprestiamo a scavare non sono che il
prodotto di un continuo divenire, di una continua
trasformazione in cui si intrecciano fenomeni naturali e
attivit umane. Ogni attivit umana (come del resto ogni
fenomeno naturale) lascia infatti una traccia nel terreno; si
tratta di tracce pi o meno evidenti, talvolta quasi invisibili,
che costituiscono la testimonianza dellevoluzione naturale e
storica di un sito. Lo scopo della ricerca archeologica sar
dunque quello di ricostruire la storia della presenza umana
su un territorio partendo proprio dallanalisi dei segni che
questa vi ha lasciato1.

Questa lucida definizione della ricerca archeologica e dei


suoi obbiettivi, proposta dallarcheologo Enrico Zanini, offre
molti spunti di riflessione. Tra questi, particolarmente
rilevante laver indicato come scopo della ricerca
archeologica la possibilit di ricostruire la storia della
presenza

umana

su

un

territorio

partendo

proprio

dallanalisi dei segni che questa vi ha lasciato. Concepire


lattivit di ricerca dellarcheologo come decodifica dei
segni lasciati sul territorio dalla presenza umana significa,
chiaro,

mettere

in

evidenza

la

natura

intimamente

semiotica della ricerca archeologica.


Mettere in rilievo tale natura o dichiarare di voler
assumere la realt materiale come fonte primaria o
testimonianza storica2 non per sufficiente per risolvere il
1

problema dellinterpretazione del dato materiale in ambito


archeologico: occorre infatti affrontare esplicitamente il
problema di come da tale realt possa essere desunto lo
specifico potenziale informativo che la caratterizza.
Scopo del presente lavoro sar dunque cercare di
riflettere sulla natura dei nessi logici, intesi come processi
semiosici, che connettono larcheologo alla realt materiale.
Infatti, come ci ricorda il filosofo americano Charles S.
Peirce,
2.227. Logica nel suo senso generale, [] solo un altro
nome per semiotica (): la quasi-necessaria, o
formale, dottrina dei segni. Descrivendo la dottrina come
quasi necessaria, o formale, intendo che osserviamo i
caratteri di tali segni quali li conosciamo, e da tale
osservazione, attraverso un processo che non esito a
chiamare Astrazione, siamo portati a giudizi eminentemente
fallibili, e quindi in un certo senso niente affatto necessari,
su quelli che devono essere i caratteri di tutti i segni usati
da una intelligenza scientifica, cio da una intelligenza
capace di apprendere attraverso lesperienza3.

In particolare, partendo dalla definizione di archeologia


intesa come semiotica della realt materiale che ho avuto
modo di proporre in altra sede 4, cercher di chiarire quali
siano le possibili funzioni segniche5 che i frammenti di
realt materiale di cui larcheologo si interessa (siti, unit
stratigrafiche,
peculiare

oggetti,

rapporto

ecc.)

cognitivo

possono
che

lega

assumere
uno

nel

specifico

soggetto - larcheologo - al suo specifico oggetto - i


frammenti della realt materiale6.

2. Il processo di codifica dei frammenti della realt


materiale come segni del passato
Come punto di partenza del nostro discorso, si impone
una preliminare definizione dei concetti di soggetto e di
oggetto.

Troviamo

una

definizione

particolarmente

interessante di tali concetti in Smiotique. Dictionnaire


raisonn de la thorie du langage, opera curata dai
semiologi Algirdas J. Greimas e Joseph Courts:
1. Si designa col nome oggetto, nel quadro della riflessione
epistemologica, ci che pensato o percepito in quanto
distinto dallatto di pensare (o di percepire) e dal soggetto
che lo pensa (o lo percepisce). Questa definizione - pur non
essendo ancora tale - sufficiente per dire che solo la
relazione fra il soggetto che conosce e loggetto di
conoscenza li fonda come esistenti e distinti luno dallaltro:
atteggiamento che pare del tutto conforme allapproccio
strutturale della semiotica. [] 2. Scelta in questa istanza,
loggetto solo una posizione formale, non conoscibile che
per le sue determinazioni che sono, anchesse, di natura
relazionale: loggetto si costituisce perch si stabiliscono
relazioni: -a) fra lui e gli altri oggetti, -b) fra lui, considerato
come un tutto, e le sue parti, -c) fra le parti da un lato e
linsieme delle relazioni stabilite precedentemente dallaltro.
Risultato della costruzione effettuata dal soggetto che
conosce, loggetto semiotico si riduce dunque, come dice
L. Hjemslev, a dei punti dintersezione di tali fasci di
relazioni7.

Cerchiamo ora di verificare se questa definizione sia


valida (e, se s, sino a che punto) anche in ambito
archeologico.
Lassimilazione (generalmente in termini pi o meno
marcatamente
esercitata

metaforici)

dallarcheologo

dellattivit
sulla

realt

interpretativa
materiale

alla

interpretazione di segni o, pi specificatamente, alla lettura


di un testo8 per spiegare il tipo di rapporto intercorrente tra

larcheologo e la realt materiale talmente ricorrente da


apparire scontata.
Occorre invece chiedersi perch lequivalenza realtmateriale/segno-del-passato venga generalmente posta a
fondamento indiscusso della disciplina archeologica.
chiaro che per rispondere a questa domanda bisogna
innanzi tutto chiarire che cosa si debba intendere con
termine segno.
2.228. Un segno, o representamen, qualcosa che sta a
qualcuno per qualcosa sotto qualche rispetto o capacit. Si
rivolge a qualcuno, cio crea nella mente di questa persona
un segno equivalente, o forse un segno pi sviluppato.
Questo segno che esso crea lo chiamo interpretante del
primo segno. Il segno sta per qualcosa: il suo oggetto. Sta
per quelloggetto non sotto tutti i rispetti ma in riferimento
a una sorta di idea che io ho talvolta chiamato la base del
representamen. Idea devessere qui intesa in quella sorta
di segno platonico che assai familiare nella conversazione
quotidiana: intendo idea nel senso in cui diciamo che un
uomo afferra lidea di un altro, nel senso in cui diciamo che,
quando un uomo rammenta ci che stava pensando in un
tempo anteriore, egli rammenta la stessa idea, e nel senso
in cui diciamo che, quando un uomo continua a pensare
qualcosa, poniamo per un decimo di secondo, finch il
pensiero continua ad essere coerente con s stesso durante
quel tempo, cio continua ad avere un contenuto simile, ci
la medesima idea, e non a ciascun istante dellintervallo
una idea nuova9.

Secondo questa definizione di segno, elaborata dal


filosofo Charles S. Peirce, il segno qualcosa che sta a
qualcuno per qualcosa sotto qualche rispetto o capacit.
Questo

qualcosa-che-sta-per-qualcosaltro

(il

segno,

appunto) pu essere un oggetto, una parola, un concetto,


ecc.

Qualunque oggetto (nel senso pi estensivo del termine,


comprensivo quindi anche dei pensieri) pu essere segno
di qualcosa, purch produca uninterpretante nella mente
del

soggetto

che

interpreta

il

segno.

Col

termine

interpretante Peirce designa il secondo dei tre elementi


costitutivi del segno: un altro segno che serve per poter
comprendere (quindi interpretare) il primo.
Il terzo elemento caratterizzante il segno loggetto del
segno. Con questo termine Peirce intende definire ci per
cui il segno sta. Saremmo quindi tentati di riconoscere
nelloggetto del segno il suo referente reale. Ma, come
abbiamo visto, il segno sta per quelloggetto non sotto tutti
i rispetti ma in riferimento a una sorta di idea che io ho
talvolta chiamato la base del representamen. Tra il segno
e il suo referente reale (loggetto concreto) esiste sempre
lintermediazione di un altro referente: un concetto o, come
dice Peirce, un pensiero o idea.
Questa particolare struttura logica del concetto di segno
fa s che il significato di un dato segno non possa mai
coincidere con il referente reale del segno, cio con
loggetto reale che ha innescato il processo di semiosi.
Prendiamo il termine |sedia|. Il referente non sar la sedia x
su cui siedo mentre scrivo. Anche per i sostenitori di una
semantica referenziale il referente sar in tal caso tutte le
sedie esistenti (esistite o che esisteranno). Ma tutte le
sedie esistenti non un oggetto percepibile con i sensi.
una classe, una entit astratta. Ogni tentativo di definire il
referente di un segno ci porta a definirlo nei termini di una
entit astratta che rappresenta una convenzione culturale.
[] Diciamo quindi che il significato di un termine (e cio
5

loggetto che il termine denota) una UNIT CULTURALE.


In ogni cultura una unit culturale semplicemente
qualcosa che quella cultura ha definito come unit distinta
diversa da altre e dunque pu essere una persona, una
localit geografica, una cosa, un sentimento, una speranza,
una idea, una allucinazione10.

Limportanza di questo punto cruciale sia per la


semiotica in generale, sia, pi in particolare, per riuscire ad
inquadrare

correttamente

larcheologia

come

specifico

approccio semiotico allanalisi della realt materiale: il


rapporto intercorrente tra il significante e il significato di
un segno sempre frutto (in misura pi o meno marcata)
di una codifica convenzionale, cio dellinserimento di
entrambi gli elementi in un codice che li pone in rapporto
reciproco e consente, in tal modo, la successiva decodifica
del segno stesso.
questo che intende Peirce quando afferma che il segno
qualcosa che sta a qualcuno per qualcosa sotto qualche
rispetto o capacit. Quel qualcuno a cui il segno sta per
qualcosa il soggetto conoscente. questo soggetto che,
interrogando la realt materiale a partire da un suo
specifico

interesse

cognitivo,

istituisce

la

funzione

semiotica della realt materiale11. Da ci consegue non solo


la possibilit, ma addirittura la necessit di attribuire al
modello semiotico peirceano il valore estensivo di semiotica
cognitiva cio di scienza della significazione, non limitata
quindi allanalisi dei soli processi di comunicazione di cui si

occupa pi specificatamente la semiologia di tradizione


saussuriana12.
Proviamo ora a porre questi concetti in relazione con la
definizione di ricerca archeologica proposta da Enrico
Zanini e chiediamoci: di cosa segno la realt materiale
per larcheologo? Zanini afferma che il territorio in cui
viviamo e il terreno che ci apprestiamo a scavare non sono
che il prodotto di un continuo divenire, di una continua
trasformazione in cui si intrecciano fenomeni naturali e
attivit umane. Riconoscere che il territorio in cui noi oggi
viviamo e agiamo (in generale nella nostra vita quotidiana
e, in particolare, nella nostra attivit professionale e
cognitiva di archeologi) il prodotto di un continuo
divenire

generato da agenti umani e da fenomeni

naturali, significa evidentemente presupporre innanzi tutto


che la realt materiale che ci circonda (e di cui noi stessi
siamo parte, in quanto esseri viventi dotati di una specifica
natura fisica) sia stata prodotta non ora, nel momento cio
in cui volgiamo la nostra attenzione su di essa, ma in
passato13.
In questo senso possiamo allora affermare che la realt
materiale, vista nella sua totalit, , per larcheologo, segno
del passato perch essa stata prodotta in passato da ci
che in passato accaduto (fenomeni naturali) e dalle azioni
compiute da chi in passato vissuto (agenti umani): la
realt materiale dunque qualcosa che sta a qualcuno
7

(larcheologo) per qualcosa (il passato che lha prodotta)


sotto qualche rispetto o capacit (le singole informazioni
che larcheologo desume dalla realt materiale sul passato
che lha prodotta). questo il presupposto, pi o meno
esplicito, che sta alla base della ricerca archeologica14.
Lattribuzione della funzione di segno del passato alla
realt materiale dunque generata dallo stesso interesse
cognitivo dellarcheologo e non dipende dal riconoscimento
da parte del soggetto conoscente di nessuna delle propriet
specifiche di tale realt. Ci significa, in termini pi
espliciti, che il fatto che un dato oggetto o, pi in
generale, un dato frammento di realt materiale, come
una determinata porzione di territorio o uno strato,
assumano la funzione segnica di reperto archeologico o di
sito archeologico o di unit stratigrafica non dipende da
nientaltro che dal fatto di essere un prodotto del passato.
A dimostrazione della validit di questa analisi, proviamo
ad esaminare la definizione di reperto archeologico tratta
dal glossario del manuale di Edward C. Harris:
Si tratta di tutti i resti mobili trovati negli strati di un sito,
siano essi organici, inorganici, naturali o artificiali 15.

Da questa definizione possiamo dedurre due informazioni


sulla natura dei reperti:
1) i reperti sono, per definizione, oggetti trovati (reperio
significa

appunto:

trovare,

reperire)

in

un

sito

archeologico allinterno di uno qualunque degli strati che


lo compongono;
2) il termine reperti non designa quindi un genere
particolare di oggetti, ma i resti mobili di ogni genere:
organici, inorganici, naturali o artificiali.
Questo significa che, come abbiamo sostenuto, ci che fa
di un qualunque oggetto un reperto archeologico non
sono le caratteristiche che lo denotano come oggetto, ma
il suo essere stato ritrovato da qualcuno in un sito
archeologico16. Detto in altri termini, ci che fa di un
oggetto un reperto , come abbiamo ripetuto pi volte, la
particolare relazione intercorrente tra un determinato
soggetto (larcheologo) e loggetto stesso.
Laltro

elemento

interessante

che

vale

la

pena

sottolineare nella definizione di Harris la totale assenza in


tale definizione di qualunque riferimento alla cronologia
delloggetto-reperto. Ci significa che, in linea di principio,
anche una lattina di Coca-Cola pu assumere la funzione di
reperto archeologico (cio pu essere archeologicamente
significativa ) se rinvenuta in un sito archeologico nel
corso di una ricerca sistematica: infatti, se rinvenuta
allinterno di una unit stratigrafica, la lattina pu e deve
assumerebbe la funzione, ai fini della datazione dello strato
stesso, di terminus post quem (pu, ad esempio, essere
interpretata come segno di uno sconvolgimento subito
dallo strato).
9

Ci ci consente di mettere in rilievo la seconda,


fondamentale conseguenza della peculiare natura semiotica
che lega la realt materiale allarcheologo, inteso come
soggetto cognitivo17. Assumere come criterio costitutivo,
cio pertinente, della ricerca archeologica (intesa come
disciplina autonoma) il fatto che la realt materiale sia un
prodotto del passato, rende la distanza cronologica che
separa larcheologo dal passato che ha prodotto i frammenti
di realt materiale su cui si concentra di volta in volta la
propria indagine un fattore (almeno in una prima fase) del
tutto

secondario

nel

rapporto

cognitivo

che

lega

larcheologo alla realt materiale. La nascita di nuovi campi


di

ricerca,

come

larcheologia

industriale,

e,

pi

in

generale, la tendenza sempre pi marcata ad estendere


lindagine

archeologica

ad

ambiti

cronologici

progressivamente pi vicini alla nostra contemporaneit,


sono conseguenze dirette di questo fatto.
Ora,

questa

progressiva

erosione

della

distanza

cronologica che separa larcheologo dal passato che ha


generato la realt materiale verso cui egli volge la propria
attenzione cognitiva sembra far sorgere la potenziale
difficolt di individuare una soglia cronologica oltre la
quale

si

possa

legittimamente

dispiegare

lindagine

archeologica. Detto in termini pi chiari: quanto deve


essere

distante

generato

la

dallarcheologo

conformazione
10

fisica

il

passato
di

un

che

ha

determinato

frammento di realt materiale perch tale frammento


rientri

legittimamente

nellambito

di

interesse

dellarcheologo?
Per poter rispondere a questa domanda, torniamo alla
definizione dei concetti di soggetto e di oggetto che
abbiamo proposto in precedenza: solo la relazione fra il
soggetto che conosce e loggetto di conoscenza li fonda
come esistenti e distinti luno dallaltro . Cosa separa
(distingue) dunque larcheologo, inteso come soggetto
cognitivo, dai frammenti di realt materiale prodotti in
passato,

cio

dalloggetto

della

sua

conoscenza?

evidente: proprio il fatto che larcheologo (e, con lui, la


societ di cui espressione) percepisca alcuni frammenti
di

realt

materiale,

anche

se

lui

fisicamente

contemporanei, come pertinenti al passato e non pi


pertinenti alla propria contemporaneit.
La descrizione della storia dellarte romana delineata da
Salvatore Settis18 come un percorso che, partendo da una
condizione iniziale di continuit fisica e culturale che ci lega
ai resti dellarte romana, contemporaneamente ad una
condizione di distanza esistente tra la cultura degli
interpreti e quella di coloro che hanno prodotto le opere
darte di cui quei resti sono testimonianza, per giungere
cos ad una forma di conoscenza del passato, mostra con
estrema lucidit quale siano i reali termini della questione.
Ma, volendo essere ancora pi espliciti, sufficiente fare
11

quattro passi in un qualunque mercatino dellusato per


comprendere quanto sia labile e costantemente soggetto a
revisione il confine tra ci che viene percepito (e quindi
classificato) come moderno, vecchio o antico.
Alla luce di queste prime considerazioni, credo siano ora
evidenti le ragioni per cui anche in ambito archeologico,
come in qualunque altro ambito cognitivo, i termini
soggetto

oggetto

costituiscano

un

binomio

semanticamente fondato su un principio di relazione


reciproca assolutamente inscindibile e imprescindibile per
la corretta comprensione dei due termini che compongono
il binomio stesso.
Ora,

per

archeologico

rendere

realmente

questa

operativa

definizione

in

del

ambito
binomio

soggetto/oggetto, occorre comprendere come sia possibile


giungere ad una individuazione pi articolata dellinsieme
di

interessi

cognitivi

che

costituiscono,

da

un

lato,

larcheologo come soggetto conoscente e, dallaltro, i


frammenti di realt materiale come oggetto di conoscenza.
Affermare infatti che i frammenti di realt materiale che
larcheologo circoscrive con il proprio interesse cognitivo
svolgano per lui la funzione di segni del passato non
esaurisce certamente la gamma di potenzialit informative
che la realt materiale in grado di veicolare.
La sottoarticolazione della disciplina archeologica in fasi
cronologico-culturali pi analitiche (archeologia preistorica,
12

fenicio-punica,
specifiche

greca,

branche

romana,

interessate

medievale,

ecc.)

in

allapprofondimento

di

specifiche tematiche (archeometallurgia, archeologia della


produzione, ecc.) nasce proprio dallesigenza di soddisfare
interessi

di

indagine

pi

specifici,

corrispondenti

ad

altrettanti criteri di pertinenza. Infatti, nel momento stesso


in cui i frammenti di realt materiale assumono la
generale (ma, al tempo stesso, troppo generica) funzione
di segni del passato, tali frammenti possono e devono poi
essere analizzati nelle loro articolazioni semantiche pi
specifiche.

3. Il problema della definizione di una tipologia dei


segni archeologici
Abbiamo detto che la particolare conformazione fisica in
cui la realt materiale si manifesta a noi conseguenza (
prodotta, per tornare allespressione utilizzata da Zanini)
da una serie eterogenea di agenti: naturali e antropici.
Larcheologo

evidentemente

interessato

particolare allinsieme di segni prodotti

in

maniera

sulla realt

materiale da fenomeni di natura antropica, cio dalle azioni


umane.
Ci non significa ovviamente che egli possa permettersi
di ignorare i segni lasciati dai fenomeni naturali: tali
fenomeni concorrono infatti, con le azioni umane, a

13

produrre la forma fisica in cui la realt materiale ci


appare. Da ci deriva la necessit per larcheologo di
elaborare una tipologia dei segni archeologici, cio delle
funzioni segniche che la realt materiale pu assumere se
analizzata

allinterno

di

una

prospettiva

di

indagine

archeologica. La definizione di questa specifica tipologia


non pu per, evidente, prescindere da un inquadramento
in una pi generale tipologia dei segni.
Un importante tentativo di creare una tipologia di questo
genere stato compiuto nel quadro della riflessione che si
sviluppata intorno al cosiddetto paradigma indiziario. Come
noto, stato lo storico Carlo Ginzburg a coniare questa
espressione in un famoso saggio pubblicato nel 197919.
Finalit dichiarata di quel saggio era cercare di
[] mostrare come, verso la fine dellOttocento, sia emerso
silenziosamente nellambito delle scienze umane un modello
epistemologico (se si preferisce, un paradigma 20) al quale
non si prestata finora sufficiente attenzione. Lanalisi di
questo paradigma, largamente operante di fatto anche se
non teorizzato esplicitamente, pu forse aiutare a uscire
dalle secche della contrapposizione tra razionalismo e
irrazionalismo21.

Nel corso della sua analisi, Ginzburg poneva in relazione


tre tipi di indagine impiegati in tre differenti campi - la
storia dellarte, la psicoanalisi e la letteratura poliziesca - e
indicava come protagonisti di queste vie dindagine le
figure di Giovanni Morelli (per la storia dellarte), Sigmund
Freud (per la psicoanalisi) e Sherlock Holmes-Arthur Conan
Doyle (per il romanzo poliziesco). Il metodo seguito da
14

questi personaggi, ciascuno nel proprio campo, il metodo


indiziario, incentrato sul concetto di indizio o traccia e sullo
specifico tipo di inferenza, denominato analisi abduttiva22 o
retroduzione, di queste specifiche categorie di segni. In
seguito alla pubblicazione di quel saggio si riconobbe che
anche lindagine archeologica rientrava con pieno diritto
nel novero delle discipline che si riconoscevano nel
paradigma indiziario23. quindi rilevante, ai fini del nostro
discorso, comprendere se allinterno di tale paradigma sia
stata elaborata una tipologia dei segni che possa risultare
realmente utile anche in ambito archeologico.
Nella descrizione dei tratti distintivi del paradigma
indiziario proposta da Carlo Ginzburg troviamo, accanto ad
un uso genericamente sinonimico di termini come indizio e
traccia, la distinzione esplicita tra segni naturali o sintomi
(orme, astri, feci - ferine o umane - catarri, cornee,
pulsazioni, campi di neve o ceneri di sigaretta 24), e segni
culturali o segni in senso proprio (scritture o dipinti o
discorsi25).
Nonostante
ripartizione

esista
quella

una

certa

proposta

affinit
da

Zanini

tra

questa

nella

sua

definizione di disciplina archeologica, evidente che le


due tipologie non sono del tutto coincidenti. La tipologia
elaborata da Ginzburg sembra soprattutto finalizzata a
distinguere le azioni umane con finalit espressive e/o
15

comunicative da tutti gli altri generi di fenomeni, sia umani


che naturali. Da ci consegue la scelta di adottare come
criteri distintivi (cio pertinenti) per riconoscere le azioni
umane in senso proprio la volontariet e appunto la finalit
espressiva o comunicativa. per questa ragione che
Ginzburg inserisce nella categoria dei sintomi anche
elementi prodotti da azioni umane, come le ceneri di
sigaretta.
La

tipologia

proposta

da

Zanini

distingue,

come

Ginzburg, le azioni umane dai fenomeni naturali, ma


considera pertinente (almeno a questo livello di analisi) la
volontariet e non la finalit espressiva o comunicativa. In
ci cogliamo una importante peculiarit nellapplicazione
del paradigma indiziario nellambito di una prospettiva di
indagine

archeologica:

larcheologia

si

pone,

nella

prospettiva indicata da Zanini, come disciplina interessata a


cogliere i segni lasciati sulla realt materiale da ogni tipo
di azione umana, quindi non solo da quelle azioni compiute
con lo scopo specifico di comunicare un messaggio (o, pi
in generale, un senso), ma anche da tutte quelle azioni che,
involontariamente,

significano

qualcosa

senza

comunicare, in senso proprio, assolutamente nulla26.


Per impostare un primo approccio cognitivo con la realt
materiale in ambito archeologico, possiamo provare allora
ad assumere come valida unaltra topologia, elaborata dal

16

semiologo

Massimo

A.

Bonfantini

incentrata

sulla

distinzione tra tre tipi di oggetti:

Gli oggetti si presentano [], in primo luogo, come


oggettualit assolutamente naturale o spontanea, non
rielaborata dalluomo secondo unintenzione e un progetto.
In secondo luogo, come oggettualit trasformata, nel senso
di elaborazione della natura e produzione di artefatti, cio di
oggetti duso o mezzi di produzione o strumenti, progettati e
realizzati secondo una precisa intenzione e una precisa
finalit di servizio per utili azioni e/o trasformazioni
immediatamente
materiali.
In
terzo
luogo,
come
oggettualit propriamente segnica o comunicativa o
testuale, disposta o incisa o scritta per produrre
immediatamente pensiero e non per determinare
fisicamente azione27.

Otteniamo cos una tripartizione generale della realt


materiale in oggetti naturali, artefatti, segnici. Certo,
Si potrebbe obiettare forse di primo acchito a questa
tripartizione un eccesso di rigidit. Si potrebbe cio
sostenere che fra oggetti naturali, artefatti, segnici c pi
continuit che separazione, pi parziale sovrapposizione che
assoluta opposizione. Tuttavia, la ragionevolezza della
distinzione, cos chiaramente fondata sui due parametri
della presenza o assenza dellintenzione progettuale e della
presenza o assenza di un effetto o uso immediatamente
materiale, permane. Come si vede bene anche quando la
tripartizione si applica agli eventi o azioni. Dove allora
distingueremo tra accadimenti naturali, avvenimenti o
azioni intenzionali o trasformative, atti segnici intenzionali e
comunicativi. vero che i segni possono essere, come si
dice, performativi e decisivi, ma senza la forza, proprio
nel senso fisicamente costrittivo del termine e nel senso
esecutivo del termine, i segni non hanno immediata
effettualit materiale28.

Ora, essendo lo scopo della ricerca archeologica quello


di ricostruire la storia della presenza umana su un territorio
partendo dallanalisi dei segni che questa vi ha lasciato,
nel

quadro

della

tripartizione

delluniverso

segnico

costituito dalla realt materiale proposta da Bonfantini,

17

possibile fondare con maggior chiarezza linsieme costituito


dagli

interessi

cognitivi

dellarcheologo,

inteso

come

specifico soggetto cognitivo: larcheologo si occuper in


maniera specifica degli oggetti artefatti e degli oggetti
segnici,

intesi

come

segni

rispettivamente

avvenimenti o azioni intenzionali

degli

e degli atti segnici

intenzionali e comunicativi, colti per sempre nella loro


relazione con gli oggetti naturali, intesi a loro volta come
segni degli accadimenti naturali.
Su queste basi possiamo ora riflettere pi compiutamente
sul problema dellindividuazione dei segni archeologici e
sulla definizione di una tipologia di tali segni.

4. Tipologia dei segni

vs tipologia dei modi di

produzione segnica
Abbiamo visto che lassunzione del paradigma indiziario
non sufficiente di per s a risolvere il problema della
definizione di una tipologia dei segni archeologici.: se infatti
lecito utilizzare i frammenti di realt materiale come
segni del passato, per evidente che tali frammenti
possono svolgere vari tipi di funzione segnica, possono
cio veicolare, in vario modo, differenti tipi di informazione.
Occorre quindi e innanzi tutto chiarire la natura specifica
di

quegli

elementi

che

larcheologo

classifica

connotativamente29 come segni del passato e cercare di


18

definire in una forma logica quanto pi possibile rigorosa


quali informazioni larcheologo pu desumere dallanalisi
degli oggetti e, pi in generale, della realt materiale e
come pu desumere tali informazioni.
La questione emerge nella sua chiarezza gi a livello
terminologico: la consuetudine di utilizzare spesso come
sinonimi termini quali indizio, traccia, impronta, ecc.,
per

designare

la

funzione

informativa

attribuita

dallarcheologo ai frammenti di realt materiale che egli


utilizza come fonte storica non aiuta a fare chiarezza.
A testimonianza

dellimportanza

di questo specifico

problema, sufficiente citare lo spazio dedicato nella


riflessione speculativa di Peirce al tentativo di venire a capo
di tale questione. dunque utile prendere spunto proprio
da una tra le varie proposte classificatorie elaborate da
Peirce, da quella cio che apparsa particolarmente chiara
ed efficace, come dimostra il largo impiego che di tale
classificazione stato fatto in molti ambiti. Si tratta della
classificazione dei segni basata sul rapporto intercorrente
tra i tre elementi fondamentali del cosiddetto triangolo
semiotico, costituito dai concetti (tra loro interconnessi) di
Oggetto, Segno, Interpretante.
Nellanalizzare i possibili rapporti intercorrenti tra i tre
elementi

costitutivi

del

segno,

Peirce

individua

tre

tricotomie dei segni. Delle tre, la tricotomia che lo stesso

19

Peirce considera la pi fondamentale suddivisione dei


segni30 la seconda.
2.247. In base alla seconda tricotomia, un segno pu essere
detto Icona, o Indice, o Simbolo. UnIcona un segno che si
riferisce allOggetto che essa denota semplicemente in virt
di caratteri suoi propri, e che essa possiede nello stesso
identico modo sia che un tale Oggetto esista effettivamente,
sia che non esista. [] Una cosa qualsiasi, sia essa qualit, o
individuo esistente, o legge, unIcona di qualcosa, nella
misura in cui simile a quella cosa ed usata come segno
di essa.
2.247. Un Indice un segno che si riferisce allOggetto che
esso denota in virt del fatto che realmente determinato
da quelloggetto. [] nella misura in cui lOggetto agisce
sullIndice, lIndice ha necessariamente qualche qualit in
comune con lOggetto, ed rispetto a queste qualit che
lIndice si riferisce allOggetto. Lindice, perci, implica una
specie di Icona, sebbene unIcona di un tipo peculiare; e non
la pura somiglianza al suo Oggetto che lo rende segno, ma
leffettiva modificazione subita da parte dellOggetto che
lo rende tale.
2.249. Un Simbolo un segno che si riferisce allOggetto
che esso denota in virt di una legge, di solito
unassociazione di idee generali, che opera in modo che il
Simbolo sia interpretato come riferentesi a quellOggetto 31.

Detto in forma pi chiara: UnIcona [] qualsiasi cosa


[] atta a servire da Sostituto per qualsiasi altra cosa a cui
sia simile32. Quindi il principio della similarit a
contraddistinguere le icone. Il termine Indice o Sema
designa un segno legato a ci che rappresenta da un
rapporto fisico. Infine il Simbolo definito da Peirce come
[] un Representamen il cui carattere rappresentativo
consiste precisamente nel suo essere una regola che
determiner il suo Interpretante. Tutte le parole, frasi, libri,
e altri segni convenzionali sono Simboli 33.

Ogni segno, per essere tale, deve mostrare almeno una di


queste

caratteristiche,

assumere

la

funzione

ma

pu

segnica

simbolo.
20

di

contemporaneamente
icona,

indice,

Questa classificazione dei segni stata messa seriamente


in discussione da Umberto Eco, il quale sottolinea che
[] le categorie di icona e di indice sono delle categorie
passepartout o nozioni ombrello, che funzionano proprio
per la loro vaghezza, come accade alla categoria di segno o
a quella di cosa34.

Per raggiungere un efficace superamento della tipologia


peirceana, Eco propone di sostituire alla tradizionale
tipologia dei segni una tipologia dei modi di produzione
segnica, che
[] tiene conto di quattro parametri:
i) il LAVORO FISICO necessario a produrre lespressione
(che va dal semplice riconoscimento di oggetti o eventi
preesistenti alla invenzione di espressioni inedite e non
codificate);
ii) il rapporto tipo-occorrenza (ratio facilis o difficilis)35;
iii) il CONTINUUM DA FORMARE, che pu essere
OMOMATERICO o ETEROMATERICO, un continuum
essendo omomaterico quando lespressione formata nella
stessa materia del possibile referente, eteromaterico in tutti
gli altri casi (in cui, se non motivato da un legame casuale
col referente possibile, il continuum pu venir scelto
arbitrariamente);
iv) il MODO E LA COMPLESSIT DELLARTICOLAZIONE,
che va dai sistemi che prescrivono precise unit
combinatorie (codificate e ipercodificate) a sistemi che
presentano testi inanalizzati36.

La ragione di questo spostamento di attenzione dai


segni ai modi di produzione segnica di importanza
fondamentale:
[] quello che viene chiamato un segno (una parola, una
freccia stradale, un vasto enunciato) di solito il risultato di
pi modi produttivi diversi37.

importante precisare che la pertinenza rispetto al


punto di vista archeologico di una tipologia dei modi di

21

produzione segnica appare evidente, nella misura in cui


tale tipologia affronta il tentativo di organizzazione logica a
livello pi analitico dei vari tipi di oggetti (naturali,
artefatti,

segnici).

Passiamo

dunque

presentare

la

tipologia elaborata da Eco38, cercando di mostrare per


ciascun tipo solo alcuni dei possibili esempi applicativi in
campo archeologico.
12.1. Tracce.
Retta da ratio difficilis una traccia o impronta dice che, se
una data configurazione su di una superficie imprimibile,
allora una data classe di agenti impressori. Se limpronta
vettorialmente orientata in una data direzione allora
significata una direzione virtuale dellimpressore. Il
riconoscimento dellimpronta rende ovviamente possibile il
passaggio estensionale: se questa impronta in questo luogo,
allora passato di qui un membro concreto di questa classe
di impressori di impronte39.

Rientrano in questa categoria: le tracce di lavorazione


lasciate da particolari strumenti sulle superfici lavorate
(come

segni

della

tornitura

lasciati

impressi

dal

ceramista allinterno di un vaso o quelli lasciati dalluso


della martellina su materiali lapidei; limpronta del pollice
del ceramista sullattacco dellansa); i solchi prodotti su un
terreno roccioso o sul basolato di una strada dal ripetuto
passaggio di carri; ecc.
12.2. Sintomi.
Retti da ratio facilis (non hanno rapporto isomorfico col tipo
di contenuto) rinviano ad una causa a cui sono stati connessi
sulla base di una esperienza pi o meno codificata. Poich la
connessione ritenuta naturalmente motivata, il loro
rapporto di necessit inferenziale abbastanza forte. Non di
rado tuttavia il sintomo rinvia solo a una classe molto vasta
di agenti. []40
22

Sono classificabili come sintomi: la presenza in un


determinato sito di specifiche aree in cui la vegetazione
appare pi rigogliosa rispetto a quella circostante, segno
di una maggiore umidit del terreno prodotta da una
possibile presenza di buche o fossati poi colmati; il
fenomeno inverso, la presenza cio di aree coperte da
vegetazione meno rigogliosa pu essere sintomo della
presenza di strutture murarie.
12.3. Indizi.
Legano la presenza o lassenza di un oggetto a
comportamenti possibili del loro probabile possessore: ciuffi
di peli biancastri su di un divano sono indizio del passaggio
di un gatto dangora. Di solito per rinviano ad una classe di
possibili possessori e per essere usati estensionalmente
richiedono meccanismi abduttivi. [] Su questa linea sono
indizi anche i tratti stilistici (verbali, visivi, sonori) la cui
ricorrenza (o assenza) permette di stabilire la paternit di
un testo. Ma anche le decisioni filologiche sono rette dalla
congettura (che unabduzione) 41.

La presenza di un dato oggetto in un dato luogo pu essere


indizio di varie situazioni: il rinvenimento di un embrice in
un determinato sito pu essere indizio della presenza di una
sepoltura alla capuccina o di un edificio; il rinvenimento di
una

punta

di

freccia

pu

essere

indizio

dellattivit

venatoria svoltasi in quel sito oppure dellattivit di


lavorazione dellossidiana in cui la punta di freccia stata
realizzata; ecc.
12.4. Esempi, campioni e campioni fittizi.
Lostensione di un oggetto pu avere molte funzioni
semiosiche []. Pu rinviare a una classe di oggetti di cui
membro, ad altri membri di quella classe, pu
rappresentare un comando, una preghiera, un consiglio in
23

qualche modo legato a quella classe di oggetti. Posso


indicare un pacchetto di sigarette per esprimere il concetto
di sigaretta, di fumo, di mercanzia, per ordinare di andare a
comprare le sigarette, per offrire da fumare, per suggerire
quale sia stata la causa della morte di qualcuno. Le
ostensioni sono segni deboli che di solito debbono essere
rinforzati da altre espressioni con funzione metasemiotica.
[] Per i campioni e i campioni fittizi valgono regole
retoriche di tipo sineddochico (parte per il tutto, un gesto
sta per un comportamento completo) o metonimiche
(lazione suggerisce lo strumento, un oggetto evoca il
proprio contesto), come accade nellarte del mimo 42.

Un oggetto (o frammento di oggetto) o un monumento


possono essere concepiti come esempi: della classe di
oggetti o di monumenti a cui appartengono - la singola
brocca contemporaneamente esempio: 1) del tipo, della
forma e della classe a cui pertinente; 2) della funzione
svolta; 3) della materia in cui sono stati prodotti; ecc. Va
detto che anche luso scientifico di disegni e fotografie di
singoli

oggetti

praticato

abitualmente

in

ambito

archeologico per designare le classi di appartenenza di tali


oggetti rientra in questa categoria43.
12.5. Vettori.
Tra le modalit rette da ratio difficilis i vettori (frecce, dita
puntate, marche direzionali in una impronta, intonazioni
ascendenti o discendenti) sembrano quelli pi ancorati ad
un destino estensionale. Come gli indici peirciani, essi
sembrano diventare espressivi solo in connessione con un
oggetto o stato di cose. [] sono vettori anche i segni che
sono stati definiti come bersagli [], e quindi i limiti e i
perimetri. Se Romolo aveva segnato i limiti di Roma, allora
(se Remo lavesse oltrepassato) era segno che egli avrebbe
dovuto morire. Il confine segnato stava per la citt a venire,
per il potere che lo aveva istituito, per le pene che questo
potere era in grado di comminare. Naturalmente a seconda
dei contesti i vettori possono assumere, di solito per
convenzione, maggiore o minore necessit una freccia pu
ordinare o consigliare44.

24

Possono essere vettori le tracce, nella misura in cui


indicano la direzione seguita dallimpressore nel compiere
lazione che ha prodotto la traccia stessa: i segni del tornio
indicano il senso di rotazione del tornio stesso; le tracce di
carri la direzione seguita dai carri negli spostamenti di cui
le tracce sono segno; i miliari romani; le mura di citt o di
abitati; ecc.
12.6. Stilizzazioni.
Appartengono a questa categoria (retta da ratio difficilis) le
insegne, nonch gli emblemi e le imprese, nel senso
rinascimentale e barocco del termine, dove delle espressioni
dal tipo riconoscibile costituiscono dei veri e propri testi
enigmatici, da ricostruire per via di argute inferenze. [] 45

Possono rientrare in questa categoria, oltre appunto agli


emblemi e alle insegne, particolari simboli incisi su
specifiche tipologie di oggetti, come quelli che a volte
ricorrono ad esempio sulla spalla o in altri punti su anfore
commerciali o su alcune forme di ceramica campana.
12.7. Unit combinatorie.
Categoria retta da ratio facilis, comprende sia le parole del
linguaggio verbale sia i gesti degli alfabeti cinesici, i codici
di segnalazione navale, molti elementi della segnaletica
stradale. Sembrano costituire il repertorio di funzioni
segniche pi chiaramente basato sulla equivalenza, ma la
bicondizionalit del rapporto assai dubbia. [] Anche una
unit combinatoria implica sempre un pacchetto di scelte
contestuali46.

(quasi) superfluo ricordare che, bench larcheologia


utilizzi come fonte primaria i dati materiali, chiaro che
essa non pu ignorare lanalisi delle fonti scritte o di
qualunque altro tipo di codice da cui possa in qualche modo
25

desumere informazioni utili per giungere ad una corretta


conoscenza del passato: anche lo studio di elementi che
rientrano in questa specifica categoria non esula quindi
dagli interessi dellarcheologo.
12.8. Unit pseudocombinatorie.
Sono elementi di un sistema espressivo non correlati ad un
contenuto (almeno non in base ad un codice fisso).
Hjelmslev [1943, trad. it. pp. 115-22] rilevava che si tratta
di sistemi simbolici nel senso che, bench siano
interpretabili, non sono biplanari (il possibile contenuto
conforme allespressione): se vi significato di una mossa
degli scacchi esso consiste nella serie di mosse conseguenti
che la mossa antecedente rende possibili. E di tale genere
sarebbero i giochi, le strutture musicali, i sistemi
formalizzati, le combinazioni di elementi non figurativi in
pittura. Ma proprio dei sistemi monoplanari fare apparire
ogni antecedente come segno prognostico del conseguente
[]. [] Occorre dunque dissentire da Hjelmslev e definire
come carattere costitutivo del segno non la non-conformit
biplanare, ma proprio linterpretabilit []47.

In questa categoria possono rientrare elementi decorativi


non figurativi attestati su oggetti o elementi architettonici,
oppure oggetti e/o strutture interpretati come insiemi di
operazioni che hanno condotto alla loro creazione: molte
delle tracce fisiche lasciate su un vaso da ogni singolo atto
che concorre alla creazione del vaso stesso, ad esempio,
non hanno altro significato che apparire come antecedente
o conseguente dellazione precedente o successiva.
12.9. Stimoli programmati.
In questa categoria stanno gli stimoli capaci di suscitare una
risposta non mediata, e che risultano significativi delleffetto
previsto solo per chi li emette, non per chi li riceve. Se il
criterio semiotico fosse lequivalenza piatta, sarebbero da
escludere dal rango dei segni. Nella nostra prospettiva che
qui interessa costituiscono invece un caso di segno debole
che dalla causa attuata permette di inferire leffetto
possibile e variamente probabile48.
26

Un

esempio

particolarmente

rilevante

in

ambito

archeologico di questo tipo di funzione segnica attestato


negli espedienti paesaggistici (visivi e sonori) elaborati nel
quadro culturale ellenistico e romano, che mirano ad
ottenere effetti psichici specifici nellosservatore.
12.10. Invenzioni.
[] esse rappresentano quei casi estremi di ratio difficilis in
cui lespressione inventata molto spesso nel momento in
cui si procede per la prima volta alla definizione del
contenuto. La correlazione quindi non fissata da alcun
codice, solo condenda. In questi casi il procedimento
abduttivo aiuta linterprete a riconoscere le regole di
codifica inventate dallemittente. Possono essere grafi,
figure topologiche, invenzioni pittoriche o linguistiche [].
Talora regole preesistenti aiutano a comprendere il lavoro di
nuova codifica (nei grafi, negli esperimenti linguistici),
talora linvenzione rimane a lungo non-significante, o
significa al massimo il suo rifiuto o impossibilit di
significare. Ma anche in questo caso ribadisce che
caratteristica fondamentale del segno proprio la sua
capacit di stimolare interpretazioni49.

Rientrano in questa categoria le invenzioni artistiche di


vario genere, di cui anche larcheologo deve occuparsi.
I pochi esempi (puramente indicativi) che ho presentato
per

ciascun

tipo

di

produzione

segnica

credo

siano

sufficienti a far comprendere quali potenzialit sia in grado


di sviluppare questa tipologia se applicata allinterno di una
prospettiva di indagine archeologica, tanto pi se teniamo
presente il monito iniziale di Eco a non dimenticare che
quello che viene chiamato un segno (una parola, una
freccia stradale, un vasto enunciato) di solito il risultato di
pi modi produttivi diversi50.
27

Lassunzione di questa tipologia, che da un lato ci


consente di compiere un fondamentale passo in avanti nel
tentativo di definire in termini pi rigorosi il nostro
rapporto cognitivo con la realt materiale, dallaltro rende
ora ancora pi evidente ed ineludibile un problema:
lindividuazione dei processi inferenziali (ossia, dei tipi di
ragionamento) che larcheologo deve mettere in opera per
desumere dalla realt materiale le informazioni che essa
in grado di veicolare.

5. Le inferenze logiche in archeologia: deduzione,


induzione e abduzione51
Come

abbiamo

gi

segnalato,

Ginzburg

indica

esplicitamente come peculiare del paradigma indiziario


lutilizzo del ragionamento abduttivo. Come ci segnala
Massimo Bonfantini, e come riconosce lo stesso Ginzburg
nel suo saggio, il termine abduzione fu una delle tre cruciali
invenzioni terminologiche (accanto agli altri due termini:
pragmatismo e semiosi) del filosofo americano.
Per comprendere la peculiarit di questo specifico tipo di
inferenza logica rispetto agli altri due tipi, la deduzione e
linduzione, possiamo ricorrere allormai classico esempio
del problema dei fagioli bianchi utilizzato dallo stesso
Peirce52:
DEDUZIONE
Regola: Tutti i fagioli di questo sacco sono bianchi (Legge
esplicativa).
Caso: Questi fagioli sono di questo sacco (Fatto compiuto).
28

Risultato: Questi fagioli sono bianchi (Fatto previsto).


INDUZIONE
Caso: Questi fagioli sono di questo sacco (Previsione del fatto).
Risultato: Questi fagioli sono bianchi (Constatazione del fatto).
Regola: Tutti i fagioli di questo sacco sono bianchi
(Connessione confermativa).
IPOTESI
Regola: Tutti i fagioli di questo sacco sono bianchi (Fatto
sorprendente).
Risultato: Questi fagioli sono bianchi (Connessione
implicativa).
Caso: Questi fagioli sono di questo sacco (Legge esplicativa).

Da questa rappresentazione risulta evidente non solo la


struttura logica dei tre tipi di inferenza ma, al tempo stesso,
anche la necessaria continuit del processo (cio il fatto
che ogni singola inferenza deve essere al contempo punto
di

partenza

dellinferenza

successiva)53.

inoltre

importante sottolineare il fatto che, mentre la deduzione


uninferenza di tipo analitico, linduzione e lipotesi (o
abduzione) sono invece inferenze di tipo sintetico54: da ci
deriva il maggior grado di incertezza (ma anche di
innovativit esplicativa) che caratterizza questi due tipi di
inferenza rispetto alla deduzione.

evidente

che

lanalisi

archeologica

della

realt

materiale deve necessariamente avvalersi dei tre tipi di


inferenza. La deduzione non dovrebbe rappresentare un
problema per larcheologo, ovviamente nella misura in cui
le premesse su cui si basa il ragionamento deduttivo sono
corrette. La critica a cui stata sottoposta linferenza
induttiva nel suo impiego come strumento scientifico di
conoscenza, a partire per lo meno da Hume per arrivare a
29

Popper, nota e possiamo considerare valide tali critiche


anche

in

ambito

archeologico.

Concentriamoci

quindi

sullabduzione.
Riguardo allimportanza da attribuirsi a questo tipo di
inferenza,
Peirce non ha dubbi: non solo identifica labduzione con
lapagg [aristotelica] ma sostiene anche che labduzione
regola ogni tipo di conoscenza, comprese percezione (5.181)
e memoria (2.625)55.

Se seguiamo la prospettiva peirceana, perci evidente


che le possibilit applicative del ragionamento abduttivo si
estendono

ben

oltre

limiti

delle

discipline

che

si

riconoscono nel paradigma indiziario, giungendo a coprire


ogni settore della conoscenza umana. Ci rende ancora pi
profonde le ragioni per cui anche per larcheologo si rende
necessario entrare in confidenza con questo tipo di
inferenza logica.
Un prezioso aiuto in questo senso ci viene offerto dalla
schematizzazione
operata

da

dei

Massimo

tipi

di

ragionamento

Bonfantini,

Giampaolo

abduttivo
Proni

(autonomamente, ma in unottica di esplicita e dichiarata 56


continuit con il lavoro di Bonfantini e Proni) da Umberto
Eco.
Partiamo innanzi tutto da una prima considerazione
espressa da Eco il quale, analizzando pi attentamente
lesempio di Peirce, si chiede se sia possibile individuare
una prima distinzione tra due tipi di abduzione:
30

la prima parte da uno o pi fatti particolari e sorprendenti e


termina con lipotesi di una legge generale (e questo sembra
il caso di tutte le scoperte scientifiche), mentre la seconda
parte da uno o pi fatti particolari sorprendenti e termina
con lipotesi di un altro fatto particolare che si suppone sia
la causa del primo o dei primi (questo sembra essere il caso
dellindagine criminale)57.

Poco dopo per ammette che


Questa distinzione tuttavia poco convincente. Se
labduzione un principio generale che regola tutta la
conoscenza umana non ci dovrebbero essere differenze
sostanziali tra questi due tipi di abduzione58.

Coerentemente con questa convinzione, Eco assume


come valida la tipologia delle abduzioni elaborata da
Bonfantini e Proni59, e, seguendo molte delle proposte
avanzate da Paul R. Thagard in un saggio dedicato
allanalisi del rapporto tra semiosi e inferenza ipotetica
nella riflessione di Peirce60, propone la seguente tipologia
(che, come nel caso della tipologia dei modi di produzione
segnica, cercher di accompagnare con alcuni specifici
esempli

applicativi

tratti

dal

ambito

di

ricerca

archeologico):
a) Ipotesi o abduzione ipercodificata. La legge data in
maniera automatica o semi-automatica. Chiamiamo
questo tipo di legge codificata. importante assumere
che anche linterpretazione attraverso codici presuppone
uno
sforzo
abduttivo,
per
quanto
minimo.[]
Riconoscere un fenomeno dato come il token di un dato
type presuppone alcune ipotesi sul contesto espressivo e
sul co-testo discorsivo. []61

Rientra in questo tipo di inferenza il riconoscimento di un


dato oggetto, di un dato monumento o di un dato fenomeno
come esempio o campione di una data CLASSE: una
coppa di ceramica romana pu cos essere assunta come
31

esempio della forma coppa, o di un particolare tipo


morfologico pertinente a tale forma, o della classe sigillata
africana; una specifica villa romana pu assumere un
valore esemplare in riferimento ad una certa categoria di
ville romane (ad esempio le ville litoranee); le modalit di
crollo di una determinata struttura, ad esempio una
capanna nuragica con copertura in lastrine, possono essere
classificate come tipiche di quella tipologia strutturale.
b) Abduzione ipocodificata. La regola deve essere
selezionata da una serie di regole equiprobabili messe a
nostra disposizione dalla conoscenza corrente del mondo
(o enciclopedia semiotica, vedi ECO 1979)62.

Rientra in questa categoria linterpretazione di fenomeni


che possono essere segni di fenomeni differenti: la
presenza in un dato sito di una chiazza di terreno pi scuro
pu essere interpretata come la parte sommitale del
riempimento di una buca oppure come la traccia di
decomposizione di una data materia organica, ad esempio
un palo.
c) Abduzione creativa. La legge deve essere inventata ex
novo. Inventare una legge non cos difficile, purch la
nostra mente sia abbastanza creativa. [] Questa
creativit comprende anche aspetti estetici. In ogni caso
questo tipo di invenzione obbliga (pi che nei casi di
abduzione iper o ipocodificata) a compiere una metaabduzione. Esempi di abduzione creativa si trovano in
quelle scoperte rivoluzionarie che cambiano un
paradigma scientifico stabilito (Khun 1962) 63.

Un esempio di questo tipo di inferenza la creazione di una


nuova classe ceramica, come la ceramica comune di et
romana.
Massimo

Bonfantini

ha

sviluppato

ulteriormente

la

propria riflessione sullinferenza abduttiva64, indicando la


32

possibilit

di

scomporre

il

terzo

tipo

di

abduzione,

labduzione creativa, in tre sottotipi (anche in questo caso


cercher di presentare per ciascuno dei tre sottotipi alcuni
esempi applicativi tratti dalla pratica archeologica)65:
PRIMO SOTTOTIPO: la legge-mediazione una mera
estensione ad altro campo semantico di una forma di
implicazione gi presente nellenciclopedia disponibile 66.

Un caso particolarmente eclatante dellimpiego di questo


tipo

di

abduzione

in

ambito

archeologico

riguarda

lapplicazione dello stesso concetto di legge in ambito


archeologico: Harris, ad esempio, ha utilizzato il concetto di
legge per descrivere i rapporti stratigrafici fondamentali
rilevabili dallarcheologo nel corso dello scavo di un sito,
mutuando tale concetto dallambito geologico; sul piano
teorico possiamo citare luso abituale compiuto dagli
archeologi processualisti del concetto di legge come
strumento esplicativo di molti fenomeni pertinenti alla sfera
della cultura materiale.
SECONDO SOTTOTIPO: la legge-mediazione connette
ex novo due (insiemi di) elementi gi presenti nelluniverso
semantico dellenciclopedia disponibile 67.

questa forse una delle forme inferenziali pi impiegate


in ambito archeologico come strumento esplicativo capace
di porre in relazione tra loro vari fenomeni o categorie di
dati messi in luce dalla ricerca. il caso ad esempio delle
tracce di distruzione e di incendio documentati in alcuni
importanti siti fenici in Sardegna (come Monte Sirai) a

33

partire dalla met del VI sec. a.C., nello stesso momento


cronologico

in

cui

nel

territorio

sardo

aumentano

considerevolmente le tracce della presenza cartaginese.


chiaro che ipotizzando lesistenza di una connessione di tipo
causale tra i due fenomeni (larrivo dei cartaginesi causa
di scontri tra questi ultimi e i fenici di stanza in Sardegna)
si compie un inferenza abduttiva che rientra in questo
secondo sottotipo.
TERZO SOTTOTIPO: la legge-mediazione introduce a
suo antecedente logico un termine fattizio (cio fatto e
inventato appositamente dallistitutore del termine) 68.

Sottoponendo questo terzo sottotipo (dellinvenzione


trasformativa) ad una ulteriore articolazione in tre sottotipi,
lo stesso Bonfantini a proporci esempi particolarmente
pertinenti rispetto ad un punto di vista archeologico:
La segmentazione sia delloggettualit materiale sia della
soggettivit rappresentativa la prima operazione di
trasformazione. Luomo primitivo stacca il ramo o la pietra
per farsene unarma. Linfante segmenta e mappa lambiente
delle sue operazioni percettive e motorie. I punti di incontro
fra sensazioni di discontinuit, sentimenti di piacere o
dolore, termini attesi di operazioni sono segni che
segmentano di qualit distintive il piccolo mondo della vita
gi dellinfante. La mappatura prosegue per tutta la vita
della persona e dellumanit. Fra i limiti dei territori gi
definiti si aprono i varchi: per le scoperte della geografia e
delle scienze naturali e per le costruzioni mentali e
strumentali. Si inventano i numeri irrazionali e gli
immaginari e le geometrie non-euclidee ecc69.

Questo specifico tipo di invenzione trasformativa di


particolare rilevanza per larcheologo. chiaro infatti che
uno degli scopi principali della sua azione interpretativa
consiste

proprio

nel

riconoscimento,

34

rilevamento

comprensione

dei

segni

fisici

prodotti

dalla

segmentazione delloggettualit operata dalluomo in


passato sulla realt materiale. Ma c anche unaltra
ragione che deve spingere larcheologo ad interessarsi a
questo

specifico

tipo

di

inferenza

abduttiva.

Anche

larcheologo infatti, come qualunque essere umano, crea


una

propria

mappatura

cognitiva

della

dimensione

materiale in cui agisce, ed sulla base delle unit


significative individuate e rese pertinenti allinterno di tale
mappatura

che

larcheologo

agisce

poi

nella

propria

individualit di soggetto cognitivo. Egli stesso esercita cos


una segmentazione dello spazio fisico e concettuale in cui
agisce, individuando i siti su cui condurre la propria
indagine,

scomponendo

siti

in

unit

stratigrafiche,

isolando allinterno delle singole unit stratigrafiche gli


oggetti e/o i frammenti di oggetti in esse rinvenuti, ecc.
Lagire scientifico dellarcheologo appare quindi regolato,
molto pi di quanto egli stesso non sia forse disposto a
credere, dalla stessa logica profonda che sovrintende ogni
azione cognitiva umana nei confronti della realt materiale.
[] Il secondo grado di trasformazione, che nella storia
della cultura materiale ha il suo pi notevole fenomeno nelle
leghe dei metalli, viene appunto dalla manipolazione e dalla
sperimentazione e dal mischiarsi delle materie. Le reazioni
chimiche (oltre che le reazioni nucleari!) costituiscono il
terzo grado di trasformazione. Nella storia della cultura
materiale il terzo grado di trasformazione ha il suo pi
notevole fenomeno nei materiali sintetici e plastici []70.

35

Anche il secondo e il terzo grado di trasformazione sono


relativi

fenomeni

di

cui

larcheologo

si

occupa

direttamente: la capacit umana di trasformazione della


materia

produce

infatti

la

variet

di

manifestazioni

tecnologiche che rappresentano anchesse specifico oggetto


dindagine della ricerca archeologica. Anche in questo caso
per, queste capacit di trasformazione della materia
costituiscono per larcheologo un importante strumento
cognitivo. Il vasto campo dindagine riunito sotto la
denominazione di archeometria prende in esame proprio
questo genere di trasformazioni, facendo uso a sua volta di
altre trasformazioni (le analisi chimico-ficiche) come
strumenti di analisi.

6. La meta-abduzione come esito (mai definitivo) del


percorso di ricerca
Linsieme dei processi inferenziali che abbiamo descritto
delinea lintero percorso di ricerca, anche se, ovvio, non
tutte le ricerche prevederanno unapplicazione concreta di
tutte queste operazioni logiche. Tale percorso logico non
pu per essere considerato completo senza un ultimo,
importante passaggio, quello che Eco ha denominato metaabduzione:
d) Meta-abduzione. Consiste nel decidere se luniverso
possibile delineato dalle nostre abduzioni di primo livello
lo stesso universo della nostra esperienza. Nelle
abduzioni iper e ipocodificate, questo meta-livello di
inferenza non indispensabile, poich ricaviamo la legge
da un bagaglio di esperienza di mondi effettivi gi
36

controllati. In altre parole, noi siamo autorizzati dalla


conoscenza del mondo comune a pensare che la legge
gi stata conosciuta come valida (e si tratta di decidere
se la legge giusta per spiegare quei risultati). Nelle
abduzioni creative non abbiamo questo tipo di certezza.
Noi tiriamo ad indovinare non solo intorno alla natura
del risultato (la sua causa) ma anche intorno alla natura
dellenciclopedia (cosicch, se la nuova legge viene
verificata, la nostra scoperta porta a un cambiamento di
paradigma). [] la meta-abduzione fondamentale non
solo nelle scoperte scientifiche rivoluzionarie ma anche
(e normalmente) nellindagine criminale71.

questo un momento cruciale del percorso scientifico.


Compiendo

una

meta-abduzione,

il

ricercatore

(larcheologo, nel nostro caso) decide che luniverso


possibile delineato dalle nostre abduzioni di primo livello
lo stesso universo della nostra esperienza 72 e pu rendere
pienamente

operativa

la

serie

di

inferenze

logiche

compiute per condurre lanalisi dei frammenti di realt


materiale che ha scelto di prendere in esame.
Solo in seguito passer alla fase di presentazione alla
comunit scientifica, nelle forme canoniche e nei luoghi
deputati a questo scopo (ad esempio con la presentazione di
una relazione in un convegno scientifico o tramite la
pubblicazione di un articolo in una rivista specializzata o
monografia),

dei

dati

rilevati

inseriti

nel

quadro

interpretativo creato dalla specifica serie di inferenze


abduttive (ma anche deduttive e induttive) che hanno
segnato

il

percorso

di

ricerca.

In

tal

modo

dati

interpretazioni relativi alle singole ricerche entrano nel

37

circuito del dibattito scientifico per diventare punto di


partenza di nuovi percorsi di ricerca.
Occorre ora rilevare che il momento della messa in
circolazione dei risultati delle nostre indagini si carica di
un nuovo problema: il nostro discorso scientifico deve
infatti

dimostrarsi

adeguato

rendere

correttamente

esplicito il processo interpretativo da noi compiuto in sede


di ricerca73. Qualunque forma si decida di far assumere a
tale discorso, rimane imprescindibile la necessit di
rendere

esplicita

ogni

singola

operazione

compiuta,

inquadrandola correttamente dal punto di vista logico e


rendendo quindi manifesto quale delle nostre inferenze
abbia valore di ipotesi e quale invece quello di certezza
scientificamente provata.

7. Conclusioni
A conclusione del suo saggio, Ginzburg poneva questa
riflessione:
Viene il dubbio che questo tipo di rigore [peculiare delle
discipline a statuto scientifico forte] sia non solo
irraggiungibile ma anche indesiderabile per le forme di
sapere pi legate allesperienza quotidiana - o, pi
precisamente, a tutte le situazioni in cui lunicit ed
insostituibilit dei dati , agli occhi delle persone implicate,
decisiva. [] In situazioni come queste il rigore elastico (ci
si passi lossimoro) del paradigma indiziario appare
ineliminabile. Si tratta di forme di sapere tendenzialmente
mute - nel senso che, come abbiamo gi detto, le loro regole
non si prestano ad essere formalizzate e neppure dette 74.

38

Che lassunzione del paradigma indiziario implichi la


necessit di rifarsi a regole mute che non si prestano ad
essere formalizzate e neppure dette una convinzione che
proprio la lettura del saggio di Ginzburg (cos come di tutta
la sua produzione scientifica, sempre contraddistinta da
una chiara e rigorosa formalizzazione delle regole
impiegate per condurre le proprie ricerche) rende non
condivisibile.
In realt occorre constatare che, se il parametro in base
al quale valutare il grado di rigore delle discipline che si
riconoscono e adottano il paradigma indiziario il
confronto diretto con le discipline a statuto scientifico
forte, proprio lanalisi critica a cui Thomas Kuhn ha
sottoposto tali discipline ha dimostrato quanto scienze
naturali e scienze umane siano reciprocamente meno
distanti di quanto non si tenda a credere.
Luso del concetto kuhniano di paradigma da parte di
Ginzburg pu semmai essere colto come un invito ad
attenuare la tendenziale (e spesso acritica) maggiore
fiducia nei confronti delle discipline a statuto scientifico
forte rispetto a quella manifestata verso le discipline
umanistiche che utilizzano il paradigma indiziario e, al
tempo stesso, a riconoscere a queste ultime il grado di
rigore e scientificit che loro compete.

39

Ci che mi pare possa, in ultima analisi, essere indicato


come realistico parametro di scientificit, la esplicita e
rigorosa definizione dei due poli del binomio soggettooggetto coinvolti nel fenomeno cognitivo. In base a tutto ci
che abbiamo visto, appare infatti evidente che soggetto (nel
nostro caso, larcheologo) e oggetto (i segni fisici lasciati in
passato sulla realt materiale dalla presenza umana) della
ricerca sono entit mai date a priori, ma che si costruiscono
nel corso della ricerca stessa sia attraverso un costante
rimando relazionale reciproco, sia attraverso le relazioni
intercorrenti tra il binomio soggetto-oggetto e la realt cotestuale e contestuale in cui tale binomio si viene a creare
di volta in volta.
Rendere sempre espliciti i percorsi inferenziali seguiti da
ciascun archeologo nel corso delle proprie ricerche nel
tentativo di giungere ad una qualche comprensione dei
significati e/o dei sensi attribuiti alla realt materiale
allinterno dei vari sistemi culturali generati dalla (e
generanti la) storia delluomo, non pu che agevolare la
pratica dindagine non solo durante il suo dispiegarsi
operativo,

ma

anche

nel

momento,

scientificamente

cruciale, in cui il risultato di ogni singola ricerca dovr


essere

sottoposto

al

giudizio

scientifica.

40

critico

della

comunit

Sono queste le ragioni per cui ritengo indispensabile,


affinch larcheologia moderna possa compiere ulteriori e
significativi passi avanti verso una definizione sempre pi
rigorosa e compiuta del proprio paradigma, che essa
prenda pienamente coscienza della natura semiotica che le
propria. Lauspicio che il presente lavoro possa risultare
un utile contributo in tal senso.

41

NOTE

MANACORDA/ZANINI 1988, p. 26.


Lutilizzo del termine testimonianza per designare i dati archeologici
tanto frequente quanto quello dellespressione segno del passato. Mi
limito quindi a riportare due soli esempi. Nino Lamboglia utilizza questo
termine in un suo importante articolo (LAMBOGLIA 1972) per designare la
specifica funzione del reperto ceramico nellambito dellanalisi del mondo
romano. Anche Lewis Binford ricorre significativamente a questa
espressione (BINFORD 1983, trad. it. 1990, cap. I: Interpretazione della
testimonianza archeologica).
3
PEIRCE 1980, p. 131.
2

SIRIGU 2002.
Per un esame pi approfondito del concetto di funzione segnica, elaborato
dal linguista e semiologo L. Hjelmslev, rimando a HJELMSLEV 1961.
6
Per unanalisi del concetto di semiosi intesa come frammentazione
concettuale della realt materiale si veda in particolare PRIETO 1995. Ho
proposto una definizione dellindagine archeologica, intesa come peculiare
attivit cognitiva, in termini di frammentazione - fisica e concettuale della realt materiale in SIRIGU 2002, al quale rimando anche per i
specifici riferimenti bibliografici su questo particolare tema.
7
GREIMAS/COUTS 1979, trad. it. 1986, p. 238.
8
Nella stessa pagina da cui ho tratto le parole di Enrico Zanini troviamo
citato una esplicita descrizione della realt materiale in termini testuali in
un passo dellarcheologo francese Andr Leroi-Gouhran: scavare la terra
ed estrarne via via gli oggetti che ci colpiscono la fantasia o che ci
piacciono sarebbe unoperazione tanto poco saggia quanto copiare un testo
prendendo solo i nomi e abbandonando gli articoli, i pronomi, i verbi, tutti
gli accessori sintattici. Significherebbe, altrimenti detto, condannarsi a non
capire assolutamente nulla. Ancora pi esplicita in tal senso la proposta
teorica elaborata dallarcheologo Ian Hodder (HODDER 1986).
9
PEIRCE 1980, p. 132.
10
ECO 1975, p. 98.
11
Su questo tema si vedano, in particolare: PRIETO 1989; PRIETO 1991;
PRIETO 1995.
12
Nonostante il presente lavoro (come gi il mio precedente SIRIGU 2002)
assuma esplicitamente come legittima e necessaria la distinzione tra
semiotica cognitiva intesa come generale scienza della significazione e
semiologia intesa come scienza della comunicazione (e quindi da intendersi
come sottocampo della semiotica), mi pare metodologicamente necessario
ricordare che la legittimit di tale distinzione non viene riconosciuta da
tutti i semiologi. Cito per tutti lopinione contraria di Georges Mounin, il
quale, nella sua Introduction la smiologie (1970), afferma: La
semiologia sufficientemente delimitata quando si parla di essa come
scienza generale di tutti i sistemi di comunicazione. Si oppone pertanto,
per ragioni teoriche e metodologiche, ai tentativi di facile applicazione dei
suoi procedimenti ad ogni specie di oggetti, quando ci che si studia non
sia stato gi dimostrato come tipo di comunicazione ma solamente come
insieme di fatti significativi. Presenteremo dunque solo un primo inventario
di ci che la semiologia della comunicazione. Ci che chiamiamo
affrettatamente semiologia della significazione, o ricopre molto
semplicemente la teoria della conoscenza, lepistemologia, oppure si
riferisce, come strumento che non fatto per questo compito, allo studio
delle significazioni specifiche sia dei fatti sociali, sia dei fatti estetici
(MOUNIN 1970, trad. it. 1972, p. 17). Le ragioni che mi spingono a non
4
5

condividere questa presa di posizione teorica mi paiono efficacemente


esplicitate in PEIRCE 2003 e in ECO 1975.
13
In proposito non per superfluo ricordare che lindagine archeologica
sul campo non lascia mai inalterata la conformazione fisica della realt
materiale sottoposta ad indagine, ma anzi la modifica pi o meno
radicalmente, a seconda della pratica di indagine esercitata: ricognizione
di superficie, attivit di scavo, ecc. Non dobbiamo dunque mai
dimenticare che anche larcheologo contribuisce attraverso la propria
azione cognitiva a produrre una nuova conformazione fisica di tale realt e
quindi ad arricchire di una nuova valenza semantica - il passaggio fisico
dellarcheologo - che in futuro potr a sua volta essere oggetto di studio e
analisi.
14
Senza addentrarmi in questo tema assai delicato, mi limito a sottolineare
che questo assunto di base, cos apparentemente banale da essere
riconosciuto come tale gi dal senso comune, se sottoposto ad un esame
critico pi serrato risulta in realt niente affatto scontato. Come stato
lucidamente messo in evidenza da Ludwig Wittgenstein (WITTGENSTEIN
1969), anche assunti come la Terra nata molto tempo prima che io sia
nato, che saremmo tentati di ritenere validi per ciascuno di noi in quanto
fondati su solide e generali basi conoscitive, in realt mostrano tutti i
connotati di credenze che pochi di noi (forse nessuno) hanno realmente la
possibilit di sottoporre a verifica.
15
HARRIS 1979, trad. it. 1983, p. 173.
16
Per inciso, anche lattribuzione ad una determinata porzione di territorio
del valore di sito archeologico segue le stesse dinamiche che guidano
lattribuzione del valore di reperto archeologico ad un determinato
oggetto. Da ci nasce evidentemente la ben nota difficolt di elaborare una
definizione generale di sito archeologico che possa risultare
concettualmente ed operativamente valida per ogni possibile situazione.
17
Riguardo al concetto di soggetto, inteso come elemento fondamentale
coinvolto nel processo di semiosi che vede come altro protagonista il
segno, Umberto Eco ci ricorda che sorge il sospetto che [il soggetto] sia
pur sempre una collettivit di soggetti (ECO 1984, pp. 53-54). In questa
sede il termine archeologo dovr quindi essere inteso sempre in
riferimento alla collettivit di soggetti costituita dallinsieme degli interessi
che accomunano gli archeologi nelle loro ricerche, in questo senso
designante un preciso soggetto cognitivo mosso da un proprio specifico
interesse scientifico. Ci non significa, ovviamente, attribuire a tale
soggetto connotati definiti una volta per tutte. Infatti occorre tenere bene
a mente che [] il segno come momento (sempre in crisi) del processo di
semiosi lo strumento attraverso il quale lo stesso soggetto si costruisce e
si decostruisce di continuo (ECO 1984, p. 53).
18
SETTIS 1989.
19
GINZBURG 1979, p. 366 sgg., poi ristampato in ECO/SEBEOK 1983, pp.
95-136, e in GINZBURG 1986, pp. 158-209.
20
A proposito della scelta del termine paradigma, Ginzburg precisa in
nota che mi servo di questo termine nellaccezione proposta da T. S. Kuhn,
1962,
prescindendo
dalle
precisazioni
e
distinzioni
introdotte
successivamente dallo stesso autore (1974)(GINZBURG 1983, p. 97). Non
affronto in questa sede il problema se sia non solo corretto, ma addirittura
possibile un uso del concetto kuhniano di paradigma che prescinda dalle
esplicite marche semantiche attribuite da Kuhn a tale concetto. Lanalisi
critica di questo specifico problema il tema centrale del mio SIRIGU
2004a.
21
GINZBURG 1983, p. 97.
22
GINZBURG 1983, p. 108, nota 38. Sul concetto di abduzione
(fondamentale nel quadro della riflessione logico-filosofico-semiotica di
Peirce e, pi in generale, per gli sviluppi della disciplina semiotica che si

rifanno esplicitamente a tale riflessione) si vedano, oltre ai saggi raccolti in


ECO/SEBEOK 1983, i fondamentali lavori di Massimo A. Bonfantini
dedicati allanalisi di questo concetto (in particolare: BONFANTINI 1987 e
BONFANTINI 2000). La recente pubblicazione degli scritti pi significativi
di Peirce (PEIRCE 2003) offre la possibilit di cogliere, attraverso una
preziosa visione sinottica, il ruolo fondamentale svolto dal concetto di
abduzione nel quadro complessivo della riflessione peirceana.
23
Per un approfondimento critico sullutilizzo del concetto di paradigma
indiziario in ambito archeologico si vedano, in particolare: CARANDINI
1980; CARANDINI 1991; PUCCI 1994, GRASSIGLI 1997.
24
GINZBURG 1986, p. 185.
25
GINZBURG 1986, p. 185.
26
Per un ulteriore chiarimento della distinzione tra i concetti di segno
naturale e di segno inintenzionale, si veda ECO 1975, pp. 29-32.
27
BONFANTINI 2000, p. 8.
28
BONFANTINI 2000, p. 9.
29
Per un tentativo di chiarimento delle possibilit applicative dei concetti di
denotazione e connotazione in ambito archeologico, rinvio al mio SIRIGU
2002.
30
PEIRCE 1980, p. 155.
31
PEIRCE 1980, pp. 139-140.
32
PEIRCE 1980, p. 156.
33
PEIRCE 1980, p. 166.
34
ECO 1975, p. 240.
35
Ogni replica una occorrenza che si accorda al proprio tipo. Essa
dunque governata da un rapporto tra tipo e occorrenza o, secondo la
formula anglosassone, una type/token-ratio. Questo rapporto (ratio,
lespressione anglosassone coincide con quella latina) pu essere di due
generi: chiamiamoli RATIO FACILIS e RATIO DIFFICILIS. [] Si ha ratio
facilis quando una occorrenza espressiva si accorda al proprio tipo
espressivo, quale stato istituzionalizzato da un sistema di espressione e come tale - previsto dal codice. Si ha ratio difficilis quando una occorrenza
espressiva direttamente accordata al proprio contenuto, sia perch non
esiste tipo espressivo preformato, sia perch il tipo espressivo gi
identico al tipo di contenuto (ECO 1975, p. 246).
Per un esame
approfondito dei concetti di ratio facilis e ratio difficilis si veda ECO 1975,
pp. 246-248.
36
ECO 1975, p. 285.
37
ECO 1984, p. 45.
38
ECO 1984, pp. 45-51, gi presentata con una trattazione pi estesa in
ECO 1975, pp. 285-327.
39
ECO 1984, pp. 45-46.
40
ECO 1984, p. 46.
41
ECO 1984, pp. 46-47.
42
ECO 1984, pp. 47-48.
43
Vedi in proposito quanto afferma Giuseppe Pucci sulluso dei disegni
compiuto da Jean-Paul Morel nella sua tipologia della ceramica campana:
[...] loperazione che Morel compie in realt quella che i semiologi
chiamano ostensione: un dato oggetto o evento, prodotto dalla natura o
dallazione umana [...] viene selezionato da qualcuno e mostrato come
lespressione della classe di oggetti di cui membro [...] Non viene
considerato come occorrenza [...] ma viene considerato come espressione
di un contenuto pi generale (ECO 1975: 294) (PUCCI 1983, p. 277).
44
ECO 1984, pp. 48-49.
45
ECO 1984, p. 49.
46
ECO 1984, p. 49.
47
ECO 1984, pp. 49-50.
48
ECO 1984, p. 50.

ECO 1984, pp. 50-51.


ECO 1984, p. 45.
51
Merita di essere segnalato il fatto che la necessit di introdurre luso
sistematico e consapevole dellinferenza abduttiva in campo storico (in
particolare nellambito dellanalisi filologica dei documenti antichi) era gi
stata avvertita da Charles S. Peirce, come dimostra il suo saggio On the
Logic of Drawing History from Ancient Documents (PEIRCE 2003, pp. 477538). Per unanalisi introduttiva alluso delle inferenze logiche (in
particolare dellabduzione) in ambito archeologico, si vedano: PUCCI 1994,
pp. 64-67. Al fine di evitare equivoci terminologici, opportuno precisare
che nel presente paragrafo al termine classe verr attribuita una duplice
valenza semantica: la forma grafica CLASSE designer laccezione logica
del termine, mentre la forma grafica classe sar utilizzata per designare
lo specifico livello tassonomico pertinente ai sistemi di classificazione
tipologica elaborati per lo studio della ceramica romana.
52
PEIRCE 2003, p. 465.
53
Nota introduttiva, a cura di M. A. Bonfantini, a Deduzione, induzione e
ipotesi, in PEIRCE 2003, p. 460.
54
PEIRCE 2003, p. 465.
55
ECO 1983, p. 241.
56
ECO 1983, p. 244.
57
ECO 1983, pp. 242-243.
58
ECO 1983, p. 243.
59
BONFANTINI/PRONI 1983, p. 154.
60
THAGARD 1978.
61
ECO 1983, pp. 244-245.
62
ECO 1983, p. 245. Il riferimento al concetto di enciclopedia rende
necessaria una precisazione. Col termine enciclopedia, Eco intende
designare un postulato semiotico. Non nel senso che non sia anche una
realt semiosica: essa linsieme registrato di tutte le interpretazioni,
concepibile oggettivamente come la libreria delle librerie, dove una libreria
anche un archivio di tutta linformazione non verbale in qualche modo
registrata, dalle pitture rupestri alle cineteche. Ma deve rimanere un
postulato perch di fatto non descrivibile nella sua totalit. Le ragioni per
cui non descrivibile sono varie: la serie delle interpretazioni indefinita e
materialmente inclassificabile; lenciclopedia come totalit delle
interpretazioni contempla anche interpretazioni contraddittorie; lattivit
testuale che si elabora sulla base dellenciclopedia, agendo sulle sue
contraddizioni, e introducendovi di continuo nuove risegmentazioni del
continuum, anche sulla base di esperienze progressive, trasforma nel
tempo lenciclopedia, cos che una sua ideale rappresentazione globale, se
mai fosse possibile, sarebbe gi infedele nel momento in cui terminata;
infine lenciclopedia come sistema oggettivo delle sue interpretazioni
posseduta in modo diverso dai suoi diversi utenti (ECO 1984, p. 109110). opportuno mettere in rilievo il fatto che una parte niente affatto
secondaria della nostra conoscenza corrente del mondo (che costituisce
appunto lenciclopedia semiotica da cui ciascuno di noi attinge dati e
informazioni indispensabili per poter compiere ogni tipo di operazione
inferenziale) proviene dalla sfera dellemotivit. Ciononostante, bisogna
riconoscere che sentimenti ed emozioni sono stati (e tendenzialmente
continuano ad essere) considerati elementi inquinanti dellattivit
cognitiva anzich strumenti di conoscenza dotati di una propria specificit.
Fortunatamente per oggi assistiamo ad un significativo mutamento di
tendenza, che sta portando al riconoscimento di una pi che legittima
dignit cognitiva allemotivit in vari ambiti disciplinari. Lambito
scientifico in cui questo mutamento di tendenza nei confronti della sfera
emotiva si manifestato con maggior forza quello delle neuroscienze:
particolarmente rilevante la serie di lavori pubblicati da Antonio R.
49
50

Damasio (si vedano in particolare: DAMASIO 1994, DAMASIO 1999,


DAMASIO 2003) dedicati allo studio scientifico del rapporto intercorrente
tra emozioni, sentimenti (concetti che Damasio considera non sinonimi, ma
complementari), mente, cervello, coscienza e corpo. Anche in ambito
semiotico in atto quella che il semiologo Paolo Fabbri ha definito una
svolta semiotica (FABBRI 1998), ossia una progressiva e sempre pi
marcata attenzione per tutto ci che pertinente alla sfera emotiva e della
sensorialit e che rientra nellambito specifico dindagine della cosiddetta
semiotica delle passioni (per approfondimenti su questo tema mi limito a
quattro segnalazioni bibliografiche: FABBRI 2003, FONTANILLE 2004,
GREIMAS/FONTANILLE 1991, MARRONE 2001). Per quanto riguarda il
nostro specifico settore disciplinare, particolarmente significativo appare il
percorso di ricerca intrapreso da tempo da Andrea Carandini, teso a
mettere in una pi corretta collocazione epistemologica lemotivit anche
nellambito dellanalisi archeologica della cultura materiale. Tale percorso,
le cui tracce sono a mio avviso percepibili nellintera produzione
scientifica di Carandini, ma di cui si pu cogliere pi chiaro sentore a
partire dalla pubblicazione di Segni dalla terra (1981), ha trovato ora
espressione particolarmente esplicita (sin dal titolo) nel suo ultimo libro:
Archeologia del mito. Emozione e ragione fra primitivi e moderni (2002).
63
ECO 1983, p. 245.
64
BONFANTINI 2000, pp. 101-112.
65
Occorre tenere ben presente che la separazione fra i tre tipi di
abduzione non mai nella realt cos netta (BONFANTINI 2000, p. 105).
66
BONFANTINI 2000, p. 107.
67
BONFANTINI 2000, p. 107.
68
BONFANTINI 2000, p. 107.
69
BONFANTINI 2000, p. 110.
70
BONFANTINI 2000, p. 111.
71
ECO 1983, pp. 245-246.
72
ECO 1983, p. 245.
73
Il problema della definizione di uno specifico discorso archeologico
rientra nellambito pi generale dellanalisi della struttura dei discorsi
scientifici, un tema di grande interesse, a cui in questa sede non posso non
far cenno per le forti connessioni con le questioni di cui qui mi occupo, ma
che meriterebbe da parte degli archeologi unattenzione ben pi rilevante
rispetto a quella che finora vi hanno dedicato. Non mancano ovviamente le
eccezioni. Un archeologo che ha impegnato una parte significativa della
propria produzione scientifica allesame di questo tema specifico , ad
esempio, Jean-Claude Gardin, di cui, nella vasta produzione, mi limito a
segnalare GARDIN 1974 e GARDIN/BORGHETTI 1995. In ambito
storiografico, la riflessione critica si molto concentrata sullanalisi della
struttura narrativa dei testi storiografici: in proposito si vedano, in
particolare, TOPOLSKI 1975, TOPOLSKI 1997, WHITE 1973. Una specifica
riflessione sul discorso storico analizzato allinterno di una prospettiva
semiotica viene sviluppata in LOZANO 1987. In campo antropologico, il
problema delle implicazioni deformanti prodotte dalla scrittura
interpretativa dellantropologo sullimmagine delle culture prese in esame
nellindagine antropologica uno dei temi centrali della riflessione
epistemologica che caratterizza questo ambito disciplinare, soprattutto
negli esiti pi recenti: si vedano in proposito CLIFFORD/MARCUS 1986,
ADAM/BOREL/CALAME/KILANI 1995, BOROFSKY 2000. In campo
scientifico, particolarmente acuta - sia sul piano teorico che applicativo -
lanalisi di alcuni testi scientifici proposta in BASTIDE 2001. Fondamentale
la riflessione condotta sul piano filosofico da Michel Foucault sul discorso
come concetto e come pratica culturale: si veda, in particolare, FOUCAULT
1971.
74
GINZBURG 1986, p. 192.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
ADAM/BOREL/CALAME/KILANI 1995: J.-M. ADAM, M.-J. BOREL, C. CALAME,
M. KILANI, Le doscours anthropologique. Description, narration, savoir
(II ed.), Losanne, 1995 (trad. it.: Il discorso antropologico. Descrizione,
narrazione, sapere, a cura di G. DAGOSTINO, Palermo, 2002).
CARANDINI 1991: A. CARANDINI, Storie dalla terra. Manuale di scavo
archeologico, Torino, 1991.
CARANDINI 2002: A. CARANDINI, Archeologia del mito. Emozione e ragione
fra primitivi e moderni, Torino, 2002.
BARTHES 1985: R. BARTHES, Laventure smiologique, Paris, 1985 (trad. it.:
Lavventura semiologica, Torino, 1991).
BASTIDE 2001: F. BASTIDE, Una notte con Saturno. Scritti semiotici sul
discorso scientifico, Roma, 2001.
BINFORD 1983: L. BINFORD, In Pursuit of
the Past. Decoding the
Archaeological Record, London and New York, 1983 (trad. it.: Preistoria
delluomo. La nuova archeologia, Milano, 1990).
BONFANTINI 1987: M. BONFANTINI, La semiosi e labduzione, Milano,
1987.
BONFANTINI 2000: M. BONFANTINI, Breve corso di semiotica, Napoli, 2000.
BONFANTINI 2003: M. BONFANTINI, Presentazione a: C. S. PEIRCE, Opere,
(a cura di M. BONFANTINI, Milano, 2003.
CAMBI 2003: F. CAMBI, Archeologia dei paesaggi antichi: fonti e
diagnostica, Roma, 2003.
CARANDINI 1979: A. CARANDINI, Archeologia e cultura materiale, Bari,
1979.
CARANDINI 1980: A. CARANDINI, Quando lindizio va contro il metodo, in
Quaderni di storia, VI, n. 11, 1980, pp. 3-11.
CARANDINI 1981: A. CARANDINI, Storie dalla terra. Manuale di scavo
archeologico, Bari, 1981, nuova edizione Torino, 1991.
DAMASIO 1994: A. R. DAMASIO, Decartes Error. Emotion, Reason, and the
Human Brain, 1994 (trad. it.: Lerrore di Cartesio. Emozione, ragione e
cervello umano, Milano, 1995).
DAMASIO 1999: A. R. DAMASIO, The Feeling of What Happens. Body and
Emotion in the Making of Consciousness, 1999 (trad. it.: Emozione e
coscienza, Milano, 2000).
DAMASIO 2003: A. R. DAMASIO, Looking for Spinoza. Joy, Sorrow, and the
Feeling Brain, 2003(trad. it.: Alla ricerca di Spinoza. Emozioni,
sentimenti e cervello, Milano, 2003).
ECO 1975: U. ECO, Trattato di semiotica generale, Milano, 1975.
ECO 1979: U. ECO, Lector in fabula, Milano, 1979.
ECO 1983: U. ECO, Corna, zoccoli, scarpe. Alcune ipotesi su tre tipi di
abduzione, in: U. ECO, T.A. SEBEOK, The Sign of three. Dupin, Holmes,
Peirce, Bloomigton (trad. it.: Il segno dei tre. Dupin, Holmes, Peirce,
Milano, 1983, pp. 235-261).
ECO 1984: U. ECO, Semiotica e filosofia del linguaggio, Torino, 1984.
ECO/SEBEOK 1983: U. ECO, T.A. SEBEOK, The Sign of three. Dupin,
Holmes, Peirce, Bloomigton (trad. it.: Il segno dei tre. Dupin, Holmes,
Peirce, Milano, 1983).
FABBRI 1998: P. FABBRI, La svolta semiotica, Roma-Bari, 1998.
FABBRI 1998: P. FABBRI, Elogio di Babele, Roma, 2003 (I ed. 2000).

FONTANILLE 2004: J. FONTANILLE, Figure del corpo. Per una semiotica


dellimpronta, Roma, 2004.
GARDIN 1974: J.-C. GARDIN, Les analyses de discours, Neuchtel, 1974
(trad. it.: Le analisi dei discorsi, Napoli, 1981).
GARDIN/BORGHETTI 1995: J.-C. GARDIN, M. N. BORGHETTI, Larchitettura
dei testi storiografici, Bologna, 1995.
GINZURG 1979: C. GINZURG, Spie. Radici di un paradigma indiziario, in:
A. GARGANI, (a cura di) Crisi della ragione, Torino, pp. 366 e sgg.; rist.
in: ECO/SEBEOK 1983: U. ECO, T.A. SEBEOK, The Sign of three. Dupin,
Holmes, Peirce, Bloomigton (trad. it.: Il segno dei tre. Dupin, Holmes,
Peirce, Milano, 1983, pp. 95-136), e in: Miti, emblemi, spie, Torino,
1986, pp. 158-209.
GRASSIGLI 1997: G. L. GRASSIGLI, Il paradigma indiziario, in: SANTORO
BIANCHI 1997, pp. 13-18.
GREIMAS/COURTS 1979: A. J. GREIMAS, J. COURTS, Smiotique.
Dictionnaire raisonn de la thorie du langage, Paris, 1979 (trad. it.:
Semiotica. Dizionario ragionato della teoria del linguaggio, Firenze,
1986).
GREIMAS/FONTANILLE 1991: A. J. G REIMAS, J. FONTANILLE, Smiotique des
passions. Des tats des choses aux tats dmes, Paris, 1991 (trad. it.:
Semiotica delle passioni. Dagli stati di cose agli stati danimo, Milano,
1996).
HARRIS, 1979: E. C. HARRIS, Principles of Archaeological Stratigraphy,
London, 1979, II ed. 1989 (trad. it.: Principi di stratigrafia archeologica,
Roma, 1983).
HJELMSLEV 1943: L. HJELMSLEV, Prolegomena to a Theory of Langage,
University of Wisconsin, 1943 (trad. it., I fondamenti della teoria del
linguaggio, Torino, 1968).
HODDER 1986: I. HODDER, Reading the Past, Cambridge e New York (trad.
it.: Leggere il passato, Torino, 1992).
KHUN 1970: T. KHUN, The Structure of Scientific Revolutions, Chicago,
1970, I ed. 1962 (trad. it.: La struttura delle rivoluzioni scientifiche,
Torino, 1978).
LAMBOGLIA 1972: N. LAMBOGLIA, La ceramica come mezzo e la ceramica
come fine, in: Atti del Congresso Internazionale sui problemi della
ceramica romana di Ravenna, della Valle Padana e dellAlto Adriatico,
Bologna, 1972, pp. 37-41.
MANACORDA/ZANINI 1988: D. MANACORDA, E. ZANINI, Lo scavo
archeologico, Dossier della rivista Archeo, n. 35 del Gennaio 1988,
Novara.
MARRONE 2001: G. MARRONE, Corpi sociali. Processi comunicativi e
semiotica del testo, Torino, 2001.
MOUNIN 1070: G. MOUNIN, Introduction la smiologie, Paris, 1970 (trad.
it.: Introduzione alla semiologia, Roma, 1972).
PEIRCE 1980: C. S. P EIRCE, Semiotica, Torino, 1980 (trad. it. parz. di:
Collected Papers, Cambridge, 1931-1935).
PEIRCE 2003: C. S. P EIRCE, Opere, Milano, 2003 (trad. it. parz. di:
Collected Papers, Cambridge, 1931-1935).
POPPER 1968: K. POPPER, The Logic of Scientific Discovery, London, 1934,
1959, 1966, 1968 (trad. it.: Logica della scoperta scientifica, Torino,
1970).

PRIETO 1989: L. J. PRIETO, Saggi di semiotica. I. Sulla conoscenza, Parma.


PRIETO 1991: L. J. PRIETO, Saggi di semiotica. II. Sullarte e sul soggetto,
Parma.
PRIETO 1995: L. J. PRIETO, Saggi di semiotica. III. Sul significato, Parma.
PUCCI 1983: G. PUCCI, Ceramica, tipi, segni, in Opus, II, n. 1, pp. 273290.
PUCCI 1994a: G. PUCCI, La nuova archeologia, in Quaderni del Centro
Interdipartimentale di Studi Antropologici sulla Cultura Antica, Siena,
1994, pp. 89-108.
PUCCI 1994b: G. PUCCI, La prova in archeologia, in Quaderni Storici, n.s,
85/1994, 1994, pp. 59-74.
RICCI 1985: A. RICCI, Introduzione a: Settefinestre, vol III: La villa e i suoi
reperti, Modena, 1985.
SANTORO BIANCHI 1997: S. S ANTORO BIANCHI, Archeologia come metodo:
le fasi della ricerca, in Quaderni del Seminario di Archeologia, 1.
SAUSSURE 1922: F. de SAUSSURE, Cours de linguistique gnrale, Paris,
1922 (trad. it.: Corso di linguistica generale, Roma-Bari, I ed., 1968, VII
ed., 1991).
SETTIS 1989: S. SETTIS, Unarte al plurale. Limpero romano, i Greci e i
posteri, in: Storia di Roma IV, Torino, 1989, pp. 827-878.
SIRIGU 1998: R. SIRIGU, Analisi tipologica della ceramica comune di et
romana delle necropoli di Sulci (S. Antioco), in: Papers from the EAA
Third Annual Meeting at Ravenna 1997, vol. III: Sardinia, BAR
International Series 719, Oxford, 1998, pp. 145-150.
SIRIGU 1999: R. SIRIGU, La ceramica comune delle necropoli di Sulci (S.
Antioco), in: QuadCa, 16/1999, 1999, pp. 129-176.
SIRIGU 2002: R. SIRIGU, Archeologia come semiotica della realt
materiale, in: QuadCa, 18/2001, 2002, pp. 163-217.
SIRIGU 2004a: R. SIRIGU, Archeologia moderna: scienza normale o scienza
straordinaria?, in: Aristeo 2004. Quaderni del Dipartimento di Scienze
Archeologiche e Storico-Artistiche dellUniversit di Cagliari, I, 1,
2004, pp. 5-31.
SIRIGU 2004b: R. SIRIGU, Un percorso di lettura nellipertesto museale: la
morte povera in et romana, in: Quaderni del Museo, 1/2003, 2004,
pp. 107-128, 137-150.
THAGARD 1978: P. R. THAGARD, . Semiosis and Hypothetic Inference in
Ch. S. Peirce, in: Versus, pp. 19-20.
WITTGENSTEIN 1969: L. WITTGENSTEIN, On Certainty, Oxford 1969 (trad.
it.: Della certezza, Torino, 1978).

Potrebbero piacerti anche