dei figliocci di Bonanno AGRIGENTO. La mafia ad Agrigento non ammazza pi da tempo, punta alla cassaforte. Agli appaltoni per portare l'acqua ai cittadini o l'energia elettrica sfruttando il vento. Ogni tanto per l'ingranaggio s'inceppa e scattano le manette. Sono in tutto otto le persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare in carcere nell'ambito di un'operazione antimafia della Dia di Agrigento denominata Minoa. Un duro colpo alle famiglie di Cattolica Eraclea, Montallegro e Ribera vicine al boss latitante Giuseppe Falsone. I provvedimenti emessi dal gip del Tribunale di Palermo Silvana Saguto, su richiesta della Dda sono stati notificati ad Andrea Amoddeo 45 anni, ristoratore di Cattolica Eraclea; Francesco Manno 46 anni, impiegato comunale di Cattolica Eraclea, Damiano Marrella 59 anni, macellaio di Montallegro, Paolo Miccich 35 anni, imprenditore di Cattolica Eraclea, Domenico Terrasi 67 anni pensionato, di Cattolica Eraclea di cui sarebbe il boss, Giuseppe Terrasi 38 anni, imprenditore di Cattolica Eraclea, Gaspare Tutino 39 anni imprenditore, di Cattolica Eraclea, Marco Vinti 37 anni, imprenditore di Ribera. Ai primi 7 stato contestato il reato di associazione mafiosa, costituendo il punto di riferimento territoriale per il rappresentante provinciale di cosa nostra di Agrigento, appunto Falsone. A Marco Vinti contestato il concorso esterno in associazione mafiosa, per avere messo a disposizione della cosca la sua ditta individuale, agendo sotto le direttive della famiglia mafiosa Capizzi di Ribera. Nell'ambito dell'operazione sono stati sottoposti a sequestro sette tra imprese individuali e societ operanti nel settore edile, riconducibili agli arrestati ed stato sequestrato anche un ristorante in contrada Verdura, a Sciacca, di propriet dell'Amoddeo. Inoltre sono stati notificati avvisi di garanzia ad altre persone indagate per favoreggiamento nei confronti degli arrestati. L'operazione costituisce l'epilogo di una complessa attivit investigativa condotta nei confronti delle cosche mafiose di Cattolica Eraclea e Ribera. L'indagine, durata due anni circa, ha riguardato personaggi residenti a Cattolica Eraclea, storicamente legati alla famiglia mafiosa dei Bonanno di New York ed in affari, sin dagli anni 60, con i Cuntrera-Caruana, noti esponenti della mafia italocanadese. Domenico Terrasi, gi condannato per il reato di partecipazione all'associazione mafiosa, accusato di essere il capo della famiglia mafiosa di Cattolica, di avere gestito e realizzato lavori, non avendone titolo ed imponendo operai, mezzi e forniture di materiale, nel territorio di Cattolica Eraclea. In particolare avrebbe effettuato i lavori di rifacimento dell'acquedotto Favara. di Burgio, inserito tra le cosiddette Grandi Opere; i lavori di costruzione di un incubatone d'impresa nell'ambito del patto territoriale Terre Sicane; i lavori di riqualificazione urbana ingresso citt, via Enna; l'acquisto di terreni ove realizzare una centrale per la produzione di energia alternativa eolica, da parte del gruppo che fa capo
all'imprenditore Salvatore Moncada.
Questi accortosi della magagna, lo ha segnalato alla Prefettura di Agrigento, facendo scattare l'indagine. Nel frattempo ha cambiato il progetto e dopo 3 anni di attesa ha iniziato i lavori che concluder a breve. Sarebbero state accertate anche indebite ingerenze e collegamenti con soggetti della locale pubblica amministrazione. Dall'indagine emerso, inoltre, che il territorio provinciale rimane ancora oggi rigidamente suddiviso in zone di competenza delle singole famiglie mafiose locali ed i responsabili di ciascuna area territoriale gestiscono i lavori appaltati dalle imprese estranee all'organizzazione ancor prima dell'inizio dei lavori. Gli imprenditori aggiudicatari che provengono da un territorio diverso da quello dove dovr essere realizzata l'opera, si rivolgono al responsabile locale di cosa nostra del territorio - anche senza pressioni o minacce - per svolgere i lavori. Nella realizzazione della condotta idrica stata accertata la posizione dominante della famiglia mafiosa Capizzi di Ribera, alla quale, quella di Cattolica si sarebbe rivolta per avere il permesso a concorrere ai lavori. Infatti, Giuseppe Terrasi, pur non risultando in alcuna documentazione inerente l'appalto, avrebbe impegnato propri mezzi per la realizzazione degli scavi ed anche personale che, formalmente licenziato, sarebbe stato assunto dalla ditta subappaltante. L'operazione stata illustrata ieri dal procuratore della Dda Vittorio Teresi e dal capo regionale della Dia Rodolfo Passaro. Francesco Di Mare EMEROTECA ASSOCIAZIONE MESSINESE ANTIUSURA ONLUS
1996 22 Maggio Andreotti Lima Vincenzo Lima Salvatore Lima Giuseppe Tribunale Penale e Civile Di Palermo Vi Sezione Penale Verbale Di Trascrizione Udienza