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14/11/2017 TUTTI I SEGRETI E GLI UOMINI DI QUEL PALAZZO PALERMITANO - la Repubblica.it
Mendolia e poi ancora, ad occupare la poltrona di vicequestore vicario, tocc
ad Emanuele De Francesco, futuro alto commissario per la lotta alla mafia.
Tutti funzionari ai quali stata riservata poi una brillantissima carriera
romana. Per i boss, il vero pericolo, arrivato con Boris Giuliano: una mina
vagante. Muore cos "lo sceriffo", ammazzato con quattro colpi di pistola alla
schiena dentro il bar sotto casa. "Il killer, prima di s parare, tremava...".
Racconter il barman, unico testimone, durante l' interrogatorio. Boris
Giuliano maneggiava la pistola come un pistolero del West: il suo assassino
poteva sorprenderlo soltanto alle spalle. Erano le sette e cinquanta del 21
luglio 1979: dieci giorni prima, a Milano, avevano ucciso l' avvocato Giorgio
Ambrosoli e, dieci giorni dopo, a Palermo, si nascondeva il bancarottiere
Michele Sindona. Su don Michele e la sua banda di mafiosi (gli Spatola, gli
Inzerillo, i Gambino, i Di Maggio), di piduisti (Joseph Miceli Crimi, Francesco
Longo), di amici e di amici degli amici, e sulla morte di Boris Giuliano, ecco
che deve indagare Giuseppe Impallomeni. Accanto a lui, questore di
Palermo, c' un altro funzionario sbarcato improvvisamente in Sicilia. E'
Giuseppe Nicolicchia: non iscritto alla P2 ma all' "Ompam", una
organizzazione massonica fondata da Licio Gelli nel 1972 a Rio de Janeiro.
Sono loro i nuovi capi della polizia giudiziaria: sono loro che devono scoprire
tutti i misteri di Palermo. La prima mossa, in una squadra mobile paralizzata
dai sospetti e dalle paure, provoca sbigottimento: tutti i funzionari dell'
organismo costruito con tanta fatica da Boris Giuliano vengono trasferiti. E' lo
smantellamento scientifico di una struttura che cominciava ad infastidire i
boss e ad intralciare traffici e affari. Al posto dei poliziotti che si formarono
alla scuola di Giuliano e Contrada arrivano giovani ed inesperti funzionari. La
"mobile" non funziona pi, le indagini ruotano intorno a "buchi neri", le
inchieste-pilota partono tutte dai carabinieri. Sono i mesi in cui, da un
rapporto firmato da "mobile" e Criminalpol, scompare un nome: quello di
Michele Sindona. Cosa accaduto? Chi ha cancellato quel nome in un
dossier di mafia e droga? Un episodio mai chiarito. La mafia alza il tiro
(muoiono a Palermo magistrati, il presidente della Regione, il deputato
comunista Pio La Torre) e da Piazza della Vittoria passano tanti altri questori:
Giovanni Epifanio, Vincenzo Immordino, Nino Mendolia. La morte di Giuliano
sembra ormai lontana: c' la guerra tra i clan, centinaia di morti ammazzati,
altri uomini dello Stato che cadono sotto il piombo mafioso. Passano un paio
d' anni e la "mobile", quasi d' incanto, torna a funzionare. Il nuovo capo
Ignazio D' Antoni, i funzionari delle sezioni sono grintosi trentenni: Ninni
Cassar, Francesco Accordino, Giuseppe Montana, Domenico Guarino,
Francesco Pellegrino. Tutta gente sveglia, che comincia per a provare la
"vita blindata" del poliziotto a Palermo. E' la vigilia dei grandi blitz antimafia e
la polizia indaga come ai tempi di Boris Giuliano. La prova arriva con i
proiettili di una calibro "38", una domenica sera in una strada elegante.
Uccidono Calogero Zucchetto, "Lillo", un agente dell' investigativa. E' un
segnale per tutti: i boss avvertono che le indagini hanno superato "il limite
consentito". E' la sfida. Che la polizia palermitana, nuovo capo Francesco
Pellegrino, raccoglie passando alla controffensiva. Le inchieste scavano a
fondo e poi centrano l' obiettivo: i potenti esattori Salvo e l' ex sindaco Vito
Ciancimino finiscono in galera. Con i funzionari parla, anzi "canta" il boss
Buscetta: scattano centinaia di arresti. La squadra mobile sembra adesso un
team compatto: quello che occorre in una citt come Palermo. Poi arriva un'
altra domenica di morte: un agguato a Porticello per uccidere il commissario
capo Montana. Tutto quello che succede nelle stanze della "mobile" nei giorni
successivi all' omicidio di Giuseppe Montana adesso cronaca del mistero.
di ATTILIO BOLZONI
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