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| IL FATTO QUOTIDIANO | Gioved 30 Luglio 2015

Riflessioni
impolitiche/6

Il Fatto Speciale

Laccusa di Alberto Asor Rosa

La letteratura italiana, quella prodotta da chi nato dopo il


1960, in meccanico passo doppio con la societ una
massa indistinta di storie individuali senza capacit di presa
sul presente, cio di fare politica, costruire societ? E poi:
esiste ancora una societ letteraria capace di imporre gusti,

LINTERVISTA

L
Biografia

GIAN
ARTURO
FERRARI
nato a
Gallarate nel
1944. Dopo
gli studi al
Berchet di
MIlano, si
laurea in
Filologia
romanza.
Comincia
come
correttore di
bozze in
Boringhieri,
poi editor,
direttore
editoriale,
due in Rizzoli
a met anni
Ottanta. A
Segrate
stato a capo
dellarea libri,
direttore
generale
Divisione libri
fino al 2009:
oggi il
vicepresidente.
Ha guidato il
Centro per il
libro e la
lettura
del Ministero
dei beni
culturali dal
2010 al 2014.
Scrive sul
Corriere della
Sera dal 2012.
Nel 2014 ha
pubblicato
con Bollati
Boringhieri
Libro.

poetiche, visioni del mondo? vero che la massa di scrittori o


lo scrittore/massa hanno ucciso la critica consegnandosi al
desiderio di profitto dellindustria editoriale? Questi sono
alcuni dei temi sollevati dallo storico della letteratura Alberto
Asor Rosa, che dopo 50 anni ha arricchito il suo saggio del
1965 Scrittori e popolo con la postilla Scrittori e massa.

Sul Fatto hanno gi risposto gli scrittori Trevi, Montesano,


Murgia, Buttafuoco, Lagioia e Buzzolan, il direttore editoriale
di Longanesi Giuseppe Strazzeri, il critico Andrea Cortellessa
e il venerato maestro Alberto Arbasino. Oggi tocca a Gian
Arturo Ferrari, gran capo di Mondadori, che gioca per noi al
mercante cattivo con gusto, ironia (e molte ragioni).

Gian Arturo Ferrari Parla il vicepresidente di Mondadori: Il nostro


mestiere - da un paio di secoli, cio da quando esiste il pubblico - vendere

SILVIA TRUZZI

a sua frase pi famosa questa: Leditoria uno strano


mestiere. Usa lo spirito per
fare soldi, e i soldi per fare lo
spirito. Dunque Gian Arturo Ferrari, vicepresidente
di Mondadori libri, linterlocutore perfetto per rispondere alle (numerose)
accuse di Alberto Asor Rosa,
nellultimo Scrittori e massa, uscito per Einaudi (cio
per il gruppo Mondadori).
Leditoria ha stritolato la
letteratura, a forza di libri
di ricette e biografie di cantanti?

Da quando leditoria diventata industriale - cosa


che avvenuta nei maggiori
Paesi europei attorno alla
met dellOttocento e in Italia circa cinquantanni dopo
- nata una figura che prima
non cera o che aveva unimportanza molto inferiore.
Ovvero il pubblico. E gli editori hanno scoperto che
facevano libri per venderli
al pubblico. Non una novit recente, un fatto strutturale. Editoria e letteratura non stanno sullo stesso
piano: leditoria unindustria che produce libri, i libri
non sono la letteratura.
Ma come no?

La narrativa italiana occupa


il 13 per cento del mercato. E
non affatto narrativa letteraria, nel senso che attribuiamo allespressione. Se il
totale 13 per cento, la narrativa letteraria sar meno
della met. Aggiungo: il
compito delleditoria non
fare ricerca letteraria.
Va bene: possiamo almeno
dire che si ridotto il numero di libri che gli editori
fanno magari in perdita, su
cui per puntano perch
credono nella loro qualit?

Il problema dei titoli in perdita un problema di tempo.


Un editore non fa mai, mai,
un libro pensando che ci
perder. Fa un libro pensando che magari ci perder nel
breve-medio periodo, ma ci
guadagner nel lungo periodo.
Tutto ci che sta attorno al
libro, la societ letteraria,
ha perso vitalit e mordente: lei daccordo?

No. Le grandi societ letterarie sono state, nellOttocento, quella francese, quella inglese e quella tedesca.
LItalia non aveva nessuna
societ letteraria, aveva
grandi individualit come il
conte Leopardi e il conte
Manzoni. LItalia, quando si
unificata, era un Paese
composto da molte piccole
patrie: le nostre societ letterarie erano conventicole
di provincia. La cultura nazionale comincia allal ba
del Novecento, con il primo

Leditoria unindustria
Fa libri, mica letteratura
grande artista europeo piaccia o no, Gabriele
DAnnunzio - e la prima importante figura dintellettuale europeo, Benedetto
Croce.
I paragoni per sono con il
periodo successivo.

Il Dopoguerra stato un
lungo percorso di redenzione dal regime: i letterati italiani erano stati prevalentemente fascisti o parafascisti. Vedo che molti oggi
parlano della stagione degli anni Cinquanta e Sessanta - ma sono giovani, non
hanno vissuto quel periodo - e credo ci sia un
grande equivoco. Uno
dei dibattiti pi animati dellepoca stato
- dopo la pubblicazione del Metello di Pratolini - quale giudizio
si doveva dare del protagonista, muratore di
sinistra diremmo oggi, che faceva lamore
con la vicina di casa,
piccolo-borghese e adultera.
E oggi?

La societ letteraria
non esiste pi da nessuna parte: forse sopravvive un po a New
York. Direi piuttosto
che tutti quelli che si
occupano di letteratura in Italia stanno
molto meglio che in
passato. Hanno pi relazioni, sono pi influenti, vendono molto
di pi allestero, dove
sono conosciuti
e riconosciuti.

La critica ridotta a marchettificio?

Di recensioni se ne fanno

Ritorno
a Segrate
Gian Arturo
Ferrari, vice
presidente
Mondadori
dopo un passato in Rizzoli
Olycom

tante, vorrei sapere qual


lautorit deputata a giudicarle.
Il senso : non c pi un
Gianfranco Contini.

Togliamoci dalla testa che


Contini, ai tempi suoi, venisse letto. Tra laltro faceva
di tutto per non esserlo, o
per essere letto da quei pochi che lui riteneva potessero capire quello che scriveva.

NARRATIVA
DI QUALIT

Ne pubblichiamo
poca? Esiste un
tribunale che statuisce
con sentenza passata
in giudicato qual la
narrativa di qualit?

La collana di poesia della


Mondadori chiude?

Non se n mai parlato, ipotizzato, vagamente discusso. uninvenzione priva di fondamento.


Allora: diciamo che
si stampano, Mondadori compresa,
pochi libri di poesia.
Sar una morte per
consunzione.

Pochi in base al numero di titoli pubblicati? O in base al giudizio sulla poesia di


qualit? Discussioni
oziose. Quando tanti
anni fa facemmo I miti poesia - un modo,
pensavamo, per avvicinare i lettori - ci coprirono dinsulti. Come
se avessimo portato i cavalli
dei cosacchi ad abbeverarsi
nelle fontane di piazza San
Pietro. Ma i Meridiani che
hanno maggior successo sono quelli dei poeti, perch
superano lostacolo maggiore dei lettori. Che lidea
di una produzione frammentata.
Vabb, ma Asor Rosa un
vostro autore.

Noi pubblichiamo gli autori


per quanto valgono e per
quello che pensano, non

LO SPECCHIO
RESTA IN VITA

Non s mai parlato,


ipotizzato, vagamente
discusso di chiudere
la nostra collana di
poesia. uninvenzione
priva di fondamento
perch condividiamo ci
che dicono. Lillusione che
stiamo andando verso uninarrestabile decadenza
vera tanto quanto il suo contrario. Se guardiamo al passato vediamo solo le cime,
non vediamo le valli, le colline e le paludi. Che ci sono
state, e in abbondanza.
Gli scrittori sono diventati
solo storyteller?

Magari! Fossero tutti storyteller, avremmo una produzione pi avvincente. Comunque non vero in assoluto. E lo sa anche Asor, che
infatti cita Gomorra, come
esempio di unopera che pur
non perdendo laspetto di
denuncia anche qualcosa

di pi. Penso anche a scrittori interessanti come Emmanuel Carrre.


Appunto: pi Carrre e meno Sfumature di grigio.

C spazio per entrambi. Mi


sembrano tutte obiezioni
pregiudiziali.
La trilogia delle Sfumature
ha venduto cento milioni di
copie in tutto il mondo.

Anche Guido da Verona


vendeva pi di Alberto Moravia. sempre stato cos da
quando esiste il pubblico.
Vorrei anche sottolineare
che leditoria industriale ha
fatto leggere milioni di persone nel mondo.
Non si potrebbe stampare
pi narrativa di qualit?

C un tribunale che statuisce con sentenza passata in


giudicato qual la narrativa
di qualit?
Carrre lha citato lei.

Certo. E allora? Non dobbiamo pubblicare le Ci nquanta sfumature? Ci sono


editori che pensano di avere
una missione da assolvere,
posizione che deriva dal
primo idealismo, da Fichte,
dalla missione del dotto.
Cio educare, elevare, promuovere. Ci sono editori
che pensano che il loro mestiere sia una meta-arte,
unarte nellarte. Ce ne sono
altri che pi umilmente
pensano di fare unattivit
mista, che in parte industriale, in parte scoperta e
in parte esplorazione di ci
che bolle in quel grande
pentolone che il mondo.
Diciamo che a me diverte
pi lultima, perch mi piace mettere il naso nel pentolone.
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