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INDICE
PREFAZIONE A COSA CI SERVE DISCUTERE .................................................10
INTRODUZIONE ....................................................................................13
PARTE 1 SCENARI GEOPOLITICI DELLA CRISI
1. Paradigmi della governance imperiale (2008/2014) .................... 24
Andrea Fumagalli
2. Fascinazioni multipolariste e geopolitica delle lotte ........................40
Raffaele Sciortino
3. La dimensione costituente della crisi ................................................52
Massimiliano Guareschi
4. Reverse enginering in Cina ...............................................................70
Gabriele Battaglia
5. La misteriosa curva della retta lulista ...............................................77
Bruno Cava
6. Linee guida dellEuropa degli Hunger Games .................................84
Orsola Costantini
7. La guerra diffusa della crisi ..............................................................91
Intervista a Christian Marazzi di Gigi Roggero
PARTE 2 LA COMPOSIZIONE DA COSTRUIRE
8. Composizione organica del capitale e composizione di classe ..104
Carlo Vercellone
9. Quali soggetti per i conflitti a venire?.............................................120
Salvatore Cominu
10. Empasse del divenire-Sud della politica ...................................132
Giuseppe Cocco
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11. Nella metropoli: alla ricerca del filo delle soggettivit .................141
Centro sociale Cantiere
12. Tecnologie e sintomi della soggettivazione precaria ...............148
Paolo Vignola
13. Soggettivit, riproduzione sociale, comune ..............................155
Cristina Morini
14. Sulle non lotte nei call center ................................................168
Francesco Maria Pezzulli
15. Aspettative e fratture nelle lotte della logistica .............................174
Anna Curcio
PREFAZIONE
A cosa ci serve discutere?
Abbiamo deciso di ospitare e collaborare ad uno spazio aperto di
discussione e ricerca teorica sulla crisi e la composizione di classe, non
soltanto per la complicit e la vicinanza con i compagni che lo hanno
proposto ma anche perch sapevamo che ci sarebbero stati interventi
acuti,
puntuali
e
interessanti.
Abbiamo condiviso l'idea, contenuta nella proposta, che fosse
necessario fare il punto sulla crisi per provare ad orientarsi in un mondo
che procede sulla strada dell'aumento delle diseguaglianze, mentre il
comando finanziario conferma e rafforza il suo ruolo apicale (o
centrale) nella gerarchia del capitale globale. Nel frattempo si procede
a tappe serrate con l'espansione della guerra sia in termini geografici,
sia in termini economici e quindi politici. Questo accade sia come
conseguenza delle divergenze tra gli interessi dei capitalisti, sia perch
si rafforza la necessit di soffocare le voci dissonanti le soggettivit
potenzialmente
ribelli,
nel
vicolo
cieco
della
guerra.
Insomma se l'assurdit del neoliberismo e la sua inimicizia nei confronti
dell'umanit risultata evidente, pure si sono prodotte lotte ai 4 angoli
del globo, con una matrice insorgente, ma con esiti assai diversi, spesso
segnati dalla violenza della reazione (si pensi alle differenze tra Tunisi,
Raqqa, il Cairo e a Kobane, insorte in un breve arco di tempo nella
medesima area del globo). Quindi stato per noi importante ascoltare
le opinioni dei compagni dentro le situazioni a proposito di ci che
accaduto in Brasile con il movimento passe livre che ha messo in
discussione lo sviluppismo di Dilma, rendendo evidente la fine del
ciclo progressista a partire da una composizione complessa, ma anche
da una richiesta di radicalit democratica. Cos come conoscere di pi
su un luogo che ci solitamente assai pi oscuro dell'America Latina: la
Cina che oggi affronta gigantesche sfide di urbanizzazione nel quadro
di un capitalismo autoritario e di stato che si scontra con un problema,
non nuovo, e di difficile soluzione : l'incapacit di fare i conti con la
diversit della composizione sociale, l'ansia di armonizzare che ha
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INTRODUZIONE
Scenari della crisi
di Commonware e Effimera
Il 29 e 30 novembre 2014 presso il Centro sociale Cantiere e lo Spazio
di Mutuo Soccorso a Milano si svolto un convegno di due giorni
organizzato da Effimera, Commonware e UniPop per discutere
dellevoluzione della crisi economica che ha investito il globo negli
ultimi anni e che in Europa ha assunto proporzioni socialmente
preoccupanti. Non solo: ci premeva anche analizzare limpatto delle
dinamiche della crisi sulla composizione sociale del lavoro e sui
meccanismi di soggettivazione, cercando di allargare lo sguardo anche a
realt extra-europee, con particolare riferimento al Brasile e alla Cina.
Il convegno ha inteso fare il punto sulla situazione di crisi a sette anni
dal suo inizio. La riflessione faceva tesoro, per i temi, i contenuti e la
metodologia utilizzata, dei due convegni organizzati dal collettivo
UniNomade a cavallo del 2008-09. Il primo, svoltosi a Bologna il 12 e
13 settembre 2008 (proprio due giorni prima del fallimento della
Lehman Brother, quasi a prefigurarlo), il secondo, svoltosi a Roma, il
31 gennaio e 1 febbraio del 2009. Molti relatori di Milano erano
presenti anche in quelle passate occasioni.
Le relazioni che presentiamo sono assai diverse per taglio di analisi e
scrittura. Essendo state riviste dagli autori, dopo la sbobinatura iniziale,
alcune hanno assunto la forma di un vero e proprio saggio analitico,
altre hanno mantenuto invece la forma della comunicazione. Per questa
e per altre caratteristiche il convegno, e conseguentemente questo libro,
sono caratterizzati da contenuti estremamente eterogenei; riteniamo
tuttavia che si tratti di una ricchezza, che abbiamo anche cercato, con
l'obiettivo di mettere a confronto esperienze, lotte, punti di vista teorici
differenti tra loro.
Nella prima giornata si fatto un primo bilancio dei sette anni di crisi,
cercando di definire le differenti traiettorie che hanno innervato i diversi
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Paradigmi della
(2008/2014)
governance
imperiale
di Andrea Fumagalli
Introduzione
A sette anni dallinizio della crisi economica pi complessa e duratura
della storia del capitalismo ci troviamo in una situazione socioeconomica che possiamo definire non risolta. Non pu stupire chi la
osservi e la analizzi: si tratta, infatti, di una crisi che, per la prima volta
nei tempi, ha assunto contorni globali, seppure diversi al suo interno. E
non pu essere altrimenti, poich essa esito di un processo pi che
trentennale di globalizzazione del sistema di produzione capitalistico
che ha interessato tutti i continenti, nessuno escluso.
In passato, nei momenti di crisi, che vanno intesi anche come elementi
di rottura dellordine preesistente, stato possibile individuare vie
duscita, pi o meno accettabili, a seconda dei punti di vista. Nel 2011,
nel saggio collettivo Nulla sar come prima. Dieci tesi sulla crisi
economica globale2, scrivevamo:
Tradizionalmente i fenomeni di crisi del modo di produzione
capitalistico sono stati raggruppati in due categorie principali: le crisi
che derivano dallesaurirsi di una fase storica e rappresentano la
condizione per aprire una potenziale prospettiva di cambiamento,
oppure le crisi che intervengono come conseguenza di un cambiamento
della fase storica e del nuovo paradigma socio-economico che cerca
faticosamente di imporsi. Nel primo caso, si parlato di crisi di
saturazione, nel secondo di crisi di crescita. Seguendo questo
modello, lattuale crisi potrebbe essere definita, a differenza di quella
degli anni Settanta e alla stregua di quella del 1929, come crisi di
crescita. Essa trova i suoi prodromi agli inizi degli anni Novanta,
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politica che ha costretto sia la Fed che la Bce ad adeguarsi, con grande
gioia della speculazione finanziaria. Lesito di questa politica stato
soprattutto quello di minare la stabilit valutaria dei Paesi emergenti
(dalla Turchia, India, Brasile, Argentina, ecc.) con effetti svalutativi e
inflattivi e conseguente aumento dei tassi dinteresse sul debito.
in questo quadro che appare interessante la decisione presa dai Brics
nella riunione del 16 luglio 2014 di istituire per la prima volta
unistituzione finanziaria internazionale alternative a quelle, oramai
decotte, di Bretton Woods: una sorta di Banca Internazionali degli
Investimenti fuori dal controllo occidentale per finanziare infrastrutture
con una dote iniziale di 100 miliardi di dollari. Una notizia che non ha
fatto piacere ai principali quotidiani economici mainstream (che lhanno
di fatto snobbata) perch pu segnare un cambio nella governance
finanziaria mondiale. La governance finanziaria occidentale (unita dallo
slogan: Keynes in casa, Smith al di fuori dei confini) rischia cos di
venire meno, dopo che stata gi persa la leadership economica.
Allinterno di questo quadro, occorre poi prendere in considerazione
laumentata instabilit geopolitica, che interessa diverse aree
geografiche. Facciamo riferimento al conflitto in corso in Ucraina,
allindipendenza della Crimea sotto la guida russa (in grado cos di
interferire oggi in modo diretto sul 70 per cento del petrolio e del gas
proveniente dal Mar Caspio), allIrak , dove in atto la possibile nascita
di un califfato che controlla parte dei pozzi petroliferi, alla Siria, alle
tensioni in Palestina.
In particolare appaiono evidenti ed emblematiche (un possibile
modello?) le pressioni economiche sulla Russia di Putin di questi ultimi
mesi. La decisione dellOpec di non ridurre la produzione petrolifera
anche a fronte di una diminuzione della domanda di greggio (a causa
del rallentamento della domanda globale, sancito istituzionalmente
anche dallultimo G20: + 2,1 per cento nel 2016 rispetto al + 3,3 per
cento di oggi) favorisce il calo dei prezzi del greggio, un calo
probabilmente concordato anche alla luce della situazione geo-politica
nel medio-oriente e funzionale pure alle economie del Golfo.
Labbassamento del prezzo del petrolio al di sotto della soglia critica di
70 dollari per barile ha per impatti pesanti sulleconomia russa, con
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perdite di quasi 100 miliardi di dollari stimati allanno e un calo del Pil
dello 0,8 per cento, con il rischio di scatenare un nuovo vulnus di crisi.
La conseguente svalutazione del rublo non favorisce per lexport
bloccato dalle sanzioni europee e Usa ma piuttosto una crescente fuga
di capitali verso le piazze finanziarie occidentali (stimati in quasi 160
miliardi di dollari) (e gli effetti sui tassi di interesse si sono fatti sentire,
rinviando in avanti un loro possibile incremento da parte della Fed). Il
dollaro si rafforza, il rublo crolla, leconomia russa rischia di andare in
recessione con effetti domino su tutti i Paesi Brics. Linstabilit che si
cos generata ha al momento bloccato lascesa delle borse, anche per
consentire di capitalizzare i lauti guadagni del 2013 e presentarsi meglio
attrezzati ad una nuova ondata speculativa di breve periodo.
Fase 4. 2015, ovvero oggi: il IV trimestre 2014 lascia al nuovo anno
una pesante eredit, segnata da tanti focolai di instabilit. Il prezzo del
petrolio arrivato a sfiorare i 40 dollari al barile, accentuando in tal
modo la crisi della Russia, che reagisce con la disdetta di Putin
dellaccordo con lEuropa relativo al gasdotto South Stream (che
colpisce pesantemente la Saipem Italia). Tale mossa per il momento
appare ancora sulla carta e bisogner verificare se effettivamente si
realizzer, in quanto risposta contro lembargo europeo allexport russo
ma possibile boomerang per la stesa economia russa.
La caduta del prezzo del petrolio ha anche ripercussioni sulla
convenienza di estrarre petrolio dalle sabbie bituminose. Vari studi
confermano che gli investimenti effettuati soprattutto negli ultimi due
anni per estrarre petrolio dalle riserve dette non convenzionali
produrrebbero una perdita con un prezzo al barile inferiore ai 75$3. I
Paesi pi colpiti sarebbero Canada, Argentina, Venezuela e in parte
Russia (i cui giacimenti per, in Siberia, sono difficilmente utilizzabili
al momento per difficolt estrattive), con ovvi vantaggi per i produttori
di petrolio tradizionale. Ci potrebbe spiegare il motivo per cui
lOpec sinora non intervenuta per ridurre lofferta al fine di evitare la
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caduta del prezzo del greggio in seguito alla stagnazione della domanda
causa crisi economica. Il paese che al momento sembra approfittarne di
pi sono gli Usa, che ottengono diversi vantaggi sia geopolitici che
finanziari. La crisi della Russia potrebbe indurre la Germania e i Paesi
europei a essere meno attratti dalle sirene dellEst e della Cina per gli
scambi commerciali ma a guardare con pi favore laccordo di libero
scambio Trans-Atlantico (TTIP). Il TTIP un mercato unico proposto
tra Stati Uniti e Unione Europea, descritto come il pi grande trattato
commerciale del mondo: ha poco a che fare con la rimozione dei dazi
doganali (tariffe) ma piuttosto ha lo scopo di ridefinire le regole di
(libero) scambio relative ai diritti di propriet intellettuale (in senso
restrittivo, ovviamente) e alla possibilit delle multinazionali di poter
citare presso terzi gli Stati che impongono loro controlli o pratiche che
esse ritengono lesive del libero commercio. Come candidamente ha
affermato Kenneth Clarke, il ministro britannico promotore del TTIP:
stato progettato per sostenere gli investimenti delle imprese in Paesi
dove il primato della legge imprevedibile, a voler dire il minimo. In
altre parole, si tratta di sancire in modo istituzionale il primato degli
interessi multinazionali rispetto agli standard di garanzia e di controllo
ancora oggi vigenti in molti stati europei, in alcuni settori legati
allistruzione, alla salute e alla cura della persona (settore farmaceutico,
della formazione, alimentare, ecc.). In tal modo gli Stati Uniti cercano
di recuperare il terreno perso sul piano dei rapporto commerciali e
tecnologici, oggi sempre pi a vantaggio dei Paesi Brics. Inutile poi
aggiungere che un calo del prezzo del petrolio determina una riduzione
nei costi di produzione e quindi, soprattutto per il settore manifatturiero
(comunque assai ridotto rispetto al passato) , favorisce un potenziale
aumento dei profitti.
Dal lato finanziario, la crisi russa e le difficolt di altri Paesi come
lIndia favoriscono un aumento del flusso dei capitali internazionali
verso i mercati anglosassoni, alimentando un circolo virtuoso tra
rivalutazione della moneta americana e della sterlina inglese e avanzi
nei movimenti di capitale. Ne consegue un calo dello yen giapponese e
delleuro. In Giappone la svalutazione controllata doveva essere, come
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il Sud del mondo. Non stupisce che dal 2006 la Cina sia diventata la
nazione con la pi elevata quota di export in prodotti high-tech e in
brevetti. Prima della crisi abbiamo quindi una governance finanziaria
ancora concentrata in mondo prevalentemente anglosassone, mente la
governance dei saperi e della conoscenza tende a spostarsi a oriente e
quindi anche verso il Sud del mondo (Sudamerica e Sudafrica).
c. Le diverse configurazione economiche attuali generate dalla crisi ci
dicono che anche la governance finanziaria diventata policentrica e
imperiale su scala globale. in questo passaggio che si attua ci che
abbiamo definito la crisi della governance finanziaria cos come la
avevamo ereditata da quasi trentanni di neoliberismo occidentale. Ed
in questo passaggio che si registra la crisi del processo di valorizzazione
in Europa e nei Paesi anglosassoni. solo il mantenimento unilaterale
del potere militare e poliziesco su scala globale che consente agli Usa e
ai suoi alleati di poter ancora influenzare i conflitti in corso, ma sempre
con minor efficacia e successo.
d.
Allinterno
di
questo
quadro,
il
processo
di
accumulazione/valorizzazione capitalistica varia da area ad area
geografica perch diverse sono le caratteristiche e le soggettivit del
lavoro vivo di volta in volta interessato. Una nuova divisione
internazionale del lavoro si sta definendo, una divisione del lavoro che,
a differenza del passato, non si basa sulla diversa specializzazione
(mansione) del lavoro allinterno di un contesto produttivo
tendenzialmente omogeneo (quello manifatturiero-materiale) ma su
nuovi elementi che prescindono la condizione lavorativa stessa ma
hanno che fare, da un lato, con il diverso grado di accesso alla
conoscenza (divisione cognitiva del lavoro), dallaltro, con la messa a
valore della vita (divisione vitale del lavoro) e del territorio
(gentrification e spazio virtuale: divisione spaziale del lavoro).
e. Il processo di valorizzazione si presenta oggi assai variegato e
flessibile, pur se caratterizzato da alcuni elementi comuni:
i. lestrazione di plus-valore avviene tramite forme di sussunzione
formale e non solo di sussunzione reale (come prevalentemente era nel
fordismo).
ii. siamo in presenza anche di una nuova forma di sussunzione, che
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Fascinazioni
delle lotte
multipolariste
geopolitica
di Raffaele Sciortino
Premessa: una geopolitica delle lotte in prospettiva anticapitalista
suona come un ossimoro suscitando sufficienza o fastidio. E invece la
geopolitica un tempo si diceva Weltpolitik o imperialismo lotta di
classe in altra forma, non riconosciuta come tale. Lo aveva capito un
grande reazionario: La storia del mondo la storia della lotta delle
potenze marittime contro le potenze terrestri4, mimando e stravolgendo
il vecchio adagio comunista...
Gli ultimi mesi hanno segnalato un intreccio, un po disorientante, tra
relativa impasse della situazione economica e smottamenti significativi
a livello geopolitico. La crisi globale tuttaltro che superata non
precipita grazie a bolle finanziarie sempre pi grosse alimentate da
politiche monetarie ultraccomodanti (neo-keynesiane). Sullaltro
versante sotto gli occhi di tutti il ritorno aggressivo delliniziativa
internazionale degli Stati Uniti a tutto tondo: dallUcraina al Medio
Oriente allEst asiatico. Tutto ci sembra a prima vista inquadrarsi bene
in quelle analisi che leggono loggi e ancor pi il domani del
capitalismo alla luce della contrapposizione tra la geopolitica del caos
Usa, egemone globale in difficolt se non in declino, e il trend
inarrestabile verso uneconomia globale di tipo multipolare incentrata
su grandi poli e aree regionali.
Questo tema, geopolitico e geoeconomico, chiaramente cruciale in
senso analitico e politico e fa da sfondo, per lo pi implicito, o
dovrebbe fare da sfondo a ogni seria discussione sulla crisi in corso. Il
modo migliore, anche se indiretto, per affrontarlo in prima battuta non
di tracciare astratte previsioni, ma discutere i termini della questione,
esplicitarne i nodi anche teorici e le implicazioni politiche. Qui mi
soffermo su due aspetti, e altrettanti rischi, delle rappresentazioni
correnti: il rischio di una lettura eccessivamente lineare dei trend in atto
con esiti da fascinazione multipolarista; il rischio di fascinazioni
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intere entit statali, dal Medio Oriente ai confini cinesi, mentre non
sono previsti spazi di effettiva autonomia per nessun attore regionale.
Il che ci lascia con due grosse questioni, entrambe non facilmente
inquadrabili allinterno di un approccio estrattivista18 che fatica a render
conto delle dinamiche inter-capitalistiche, nonch a tematizzare il
rapporto tra sfruttamento ed espropriazione. La prima: un ordine
internazionale non americano, o anche solo meno americano,
dipende anche se non soprattutto dallinterrogativo se sia possibile
allaltezza dellattuale rapporto di capitale una diversa articolazione tra
produzione industriale e finanza come base di un rinnovato sviluppo,
e relative geometrie sociali, non completamente sussunto alla
finanziarizzazione (il rebalancing cinese si gioca anche intorno a questo
nodo). La seconda domanda se lattuale situazione ibrida fra
configurazione imperiale e dinamica inter-capitalistica non possa in
prospettiva aprire a un vero e proprio sfrangiamento, a una
disarticolazione del sistema internazionale nel suo insieme19, facendo
definitivamente saltare non solo la dinamica delle successioni
egemoniche che il capitalismo storico ha tracciato fino a met
Novecento, ma anche qualsivoglia prospettiva di transizione
relativamente tranquilla a un mondo multipolare.
Rotture a freddo?!
Se fin qui abbiamo provato a mettere sotto esame le fascinazioni
multipolariste, passiamo ora al versante delle fascinazioni geopolitiche
senza lotta di classe.
Oggi si inizia a parlare qui e l di una possibile Europa tedesca in
tendenziale rottura rispetto allasse transatlantico cos come di
uneffettiva alleanza Mosca-Pechino. Ma il punto che, qualunque sia
il trend che si considera pi probabile, quello che possiamo escludere
che assisteremo a rotture a freddo. Che cosa significa a freddo?
Significa che non possibile nessuna seria accelerazione delle
dinamiche di rottura inter-capitalistiche che pure si vanno delineando
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Si veda RK, Tutti per la crescita, intanto negli States..., in InfoAut, 2014,
disponibile allindirizzo http://www.infoaut.org/index.php/blog/globalcrisis/item/12203-tutti-per-la-crescita-intanto-negli-states
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Alessandro Dal Lago, Polizia globale. Guerra e conflitti dopo l11 settembre,
ombre corte, Verona 2003; Id., Le nostre guerre, manifestolibri, Roma 2010.
Andrea Colombo, Tempi decisivi. Natura e retorica delle crisi internazionali,
Feltrinelli, Milano 2014.
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Robert Lucas, Studi sulla teoria del ciclo economico, Giuffr, Milano 1986; Id.,
Lectures on Economic Growth, Harvard University Press, Cambridge 2002.
Karl Marx, Storia delle dottrine economiche, 3, Einaudi, Torino 1972, pp. 551568. Cfr A. Giddens, Capitalismo e teoria sociale, il Saggiatore, Milano 2002, pp.
102-106; Sergio Bologna, Moneta e crisi. Marx corrispondente della New York
Daily Tribune. 1856-1857, in Id., Banche e crisi. Dal petrolio al container,
Derive&approdi, Roma 2013, pp. 17-91.
Si veda, per esempio, , pp. 17-94; Hyman Minsky, Keynes e linstabilit del
capitalismo, Bollati-Boringhieri, Torino 2009; Adelino Zanini, Filosofia
economica. Fondamenti economici e categorie politiche, Bollati-Boringhieri,
Torino 2005.
54
David Harvey, Breve storia del neoliberismo, il Saggiatore, Milano 2005; HaJoo Chang, Cattivi samaritani. Il mito del libero mercato e leconomia mondiale,
Universit Bocconi editore, Milano 2008.
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Ivi, p. 108.
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Gabriele Battaglia, La Cina volta pagina, articolo pubblicato sul sito China Files,
18 novembre 2013 http://www.china-files.com/it/link/34071/la-cina-volta-pagina
Gabriele Battaglia, Dragonomics. Il senso profondo delle riforme, articolo
pubblicato sul sito China Files, 11 novembre 2013, http://www.chinafiles.com/it/link/33862/dragonomics-il-senso-profondo-delle-riforme
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Francesco Scisci, A Brave New China, The Big Change, goWere Edizioni, Firenze
2014.
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l'azione fiscale si calcolava sulla base della distanza tra il reddito attuale
e quello reddito potenziale, corrispondente alla piena occupazione. Si
assumeva, infatti, che la politica fiscale potesse intervenire a colmare
questo divario stimolando consumi e investimenti. Oggi, la teoria
neoclassica, dominante nelle universit e nelle istituzioni politiche,
calcolato il reddito potenziale secondo una funzione di produzione di
tipo neoclassico, in cui il tasso di occupazione potenziale quello
stimato compatibile con la stabilit dei salari.
I filtri statistici utilizzati per stimarne le componenti fanno s che la
stima segua in modo molto ravvicinato l'andamento effettivo della
variabile in questione, facendone una specie di media mobile. Anche il
tasso di disoccupazione potenziale, secondo questa formula, varierebbe
nel tempo, seguendo passo passo quello attuale: negli ultimi anni la
commissione europea ha stimato che, in Spagna, arrivasse al 19/20%.
La stima di bilancio strutturale che risulta da questi calcoli non pu, per
costruzione, riconoscere un effetto sul reddito potenziale degli sforzi di
politica economica volti a sostenere la domanda aggregata, cio la spesa
pubblica. Al contrario, convalida misure di segno opposto: riduzioni del
reddito dovute all'austerit fiscale sono incorporati nella stima e perci
non vengono riconosciute come frutto di errori politici.
Dato che le politiche di domanda sono ritenute inefficaci e anzi nocive
per la crescita, l'unico modo che i governi hanno per far crescere il
reddito potenziale, e ottenere cos tregua dalle ricette di austerit,
quello di compiere le cosiddette riforme strutturali. Specialmente nelle
estensioni della stima per la previsione degli obiettivi di medio termine,
infatti, il metodo della commissione europea tiene conto di parametri,
quali il grado di sindacalizzazione, la struttura dell'imposizione fiscale e
le politiche industriali e sul lavoro.
La stima di bilancio strutturale, dunque, invece di indicare come la
politica fiscale pu ottenere al meglio gli obiettivi che una comunit
decide di darsi, strumento che costringe la collettivit a scelte
politiche sulla base di costruzioni teoriche su cui non esiste consenso
nella disciplina e i cui dettagli, per altro, sembrano variare di volta in
volta a seconda delle esigenze. Esempio fulgido proprio il salvataggio
delle banche private cui Irlanda, Spagna e Grecia sono state costrette.
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Nel terzo trimestre del 2014 si registrato un aumento del 5% del Pil
americano, notizia salutata con un certo entusiasmo dai mercati e da
chi preannuncia un imminente uscita dalla crisi. Si inizia a parlare di
una ripresa dei consumi, legata a una ripresa dellindebitamento. Cosa
significa secondo te questo dato, ripresa strutturale o drogata?
Bisogna ricordare che leconomia americana cresce normalmente pi di
quella europea per questioni anche demografiche e per il contributo
dellimmigrazione allaumento delle infrastrutture e delle case. Poi
cresciuta grazie a un forte aumento del debito pubblico, in assoluto il
pi grande del mondo, il 106% del Pil. C stato un forte aumento del
debito degli studenti ed tornato lindebitamento ipotecario.
Chiamiamolo keynesismo finanziario o in altro modo, comunque quelle
sono le condizioni che hanno permesso una crescita che si pu
considerare drogata ma innegabile attraverso il debito pubblico e
privato. Non c stato quellabbattimento della spesa pubblica e sociale
che la destra ha sempre auspicato, ma non c stato nemmeno un
miglioramento delle prestazioni sociali, pur senza il taglio comportato
dalle misure di austerit in Europa.
Va detta unaltra cosa per capire come potrebbe funzionare in Europa il
quantitative easing: diminuita s la disoccupazione, ma perch
diminuita la partecipazione della forza lavoro al mercato del lavoro. Il
tasso di occupazione crollato al 58%, fino a pochi anni fa era ancora al
66%: questo vuol dire che diminuita la base statistica sulla quale si
calcola il tasso di disoccupazione. Se c crescita, c per anche
crescita di una povert relativa e assoluta, un aspetto di quella che
Obama ha chiamato uscita dalla crisi. Laltra faccia di questa cosiddetta
uscita dalla crescita americana attraverso politiche monetarie e
finanziarie espansive laumento delle diseguaglianze. Le politiche di
quantitative easing rafforzano le attivit di tipo finanziario e borsistico,
per non hanno effetti di sgocciolamento, cio questa ricchezza non
sgocciola nella societ. Sono impressionanti i dati su come cresciuta
la diseguaglianza in questi anni. Dunque, non solo con le politiche
monetarie che si possono rilanciare leconomia, i consumi, la domanda,
i salari. Se invece ci si affida esclusivamente a politiche monetarie,
quandanche siano molto espansive, bisogna aspettarsi un forte aumento
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LA COMPOSIZIONE DA COSTRUIRE
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Composizione organica
composizione di classe
del
capitale
di Carlo Vercellone
I concetti di composizione organica e tecnica del capitale e di
composizioni di classe sono strettamente legati e direi che formano un
tutto inscindibile. Essi hanno daltronde un rapporto intimo con lanalisi
delle forme della sussunzione del lavoro al capitale (formale, reale,
general intellect) attraverso cui Marx caratterizza la successione logica
e storica di differenti configurazioni dei rapporti di sapere e potere che
si annodano intorno allorganizzazione sociale della produzione. Al fine
dintrodurre il dibattito sulle trasformazioni della composizione di
classe che avr luogo domani, il mio intervento si limiter a ricordare
rapidamente, in particolare per i compagni pi giovani, alcuni elementi
utili per comprendere lorigine e il senso di queste nozioni. Al tempo
stesso, cercher di porre laccento sul divenire storico di queste
categorie identificando alcune implicazioni attuali per lanalisi del
rapporto capitale/lavoro nel capitalismo cognitivo.
Le nozioni di composizione organica e composizione tecnica del
capitale.
Cominciamo dunque con i concetti di composizione organica e tecnica
del capitale.
Con il concetto di composizione organica del capitale Marx indica il
rapporto in termini di valore tra la parte costante del capitale (indicata
con c: macchine, edifici, materie prime, ecc) e quella variabile del
capitale (indicata con v), cio quella rappresentata dalla massa
salariale57. Com noto, Marx postulava che lo sviluppo del capitalismo
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Mylne Gaulard, Karl Marx a Pechino.Le radici della crisi nella Cina capitalista,
Demopolis, 2014.
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Il consumo delle famiglie corrisponde invece al 35% del PIL, uno dei tassi pi
bassi del mondo
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Il cui filo logico, si noti bene, strettamente connesso a quello della legge della
caduta tendenziale del saggio di profitto.
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Marx, Karl, Grundrisse, Lineamenti fondamentali di critica delleconomia politica,
trad. it. Einaudi, Torino, 1976, p. 717.
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Secondo la teoria neoclassica, il prezzo di un bene deve essere fissato al suo costo
marginale, ovvero al costo di produzione delle unit supplementari di un bene o di
un servizio determinato, al netto dei costi fissi. Se il costo marginale cade a zero,
questi beni devono dunque essere ceduti gratuitamente.
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Mettendo una moltitudine mondiale di prosumers sempre pi in misura di
condividere a costo zero non solo software, musica e informazione ma la stessa
energia e una massa crescente di beni materiali prodotti mediante stampa 3D.
65
Marx, Karl, Grundrisse, Lineamenti fondamentali di critica delleconomia politica,
trad. it. Einaudi, Torino, 1976, p. 725.
106
Marx Karl, Il Capitale, trad it, Edizioni Rinascita, Roma, 1951-1956, p. 420.
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Da questo punto di vista, utile sottolineare la forte sinergia che esiste tra
lispirazione marxiana dellapproccio operaista in termini di composizione di
classe e lanalisi di Foucault dellintreccio sapere-potere e delle lotte che lo
traversano e di cui costituito, che determinano le forme e i campi possibili della
conoscenza (Michel Foucault, Sorvegliare e punire, Einaudi, Torino, 2005). Per
unanalisi pi esaustiva delle categorie della conoscenza condotte dal punto di
vista del rapporto capitale-lavoro, mi permetto di rinviare al mio saggio per
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Sources: Eurofound (2000). For the Exposure index: Lundvall and Lorenz
(2009).
modello di organizzazione cognitiva, chiamato di organizzazione discrezionale
(che corrisponde al 39,1% dei lavoratori salariati in Europa), seguito dal modello
toyotista della Lean Production (28,2%) e dellautonomia controllata, che
potremmo definire come un ibrido fra divisione tecnica e divisione cognitiva del
lavoro. In ultima posizione si trova il modello tayloristico (che non rappresenta
pi che il 14% della forza-lavoro). Due osservazioni ulteriori sui limiti e sugli
insegnamenti di questinchiesta di stampo sociologico classico. I) I risultati
dellinchiesta sottostimano fortemente limpatto reale del lavoro cognitivo per tre
ragioni : lesclusione de settore dei servizi pubblici e del terzo settore; lesclusione
dal campione delle imprese con meno di 10 addetti nelle quali si concentrano
tuttavia numerose start-up e altre produzioni di beni e servizi intensive in
conoscenza; la non presa in conto dellampiezza del lavoro cognitivo dei
prosumers e dei commons dellinformazione e della conoscenza, allimmagine del
modello del software libero. II) LItalia mostra un chiaro ritardo rispetto ai paesi
Nordici, alla Germani e alla Francia, sebbene possieda anchessa di una
percentuale assai elevata, del 30%, di lavoratori inseriti nel modello di
organizzazione discrezionale.
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Si stima che la parte degli assets immateriali nella capitalizzazione borsistica delle
500 principali imprese americane sia passata dal 15% all85% tra il 1975 e il 2005.
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Poich, precisa Christian Marazzi oltre a contenere la facolt di lavoro, funge
anche da contenitore delle funzioni tipiche del capitale fisso, dei mezzi di produzione
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Daniel Cohen, Homo Economicus: Prophte gar des temps nouveaux, Albin
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fabbriche fordiste.
Non bisogna tuttavia sminuire la capacit di ricomposizione che
possono esprimere, nei luoghi di lavoro come nel territorio
metropolitano, le grandi concentrazioni di lavoratori cognitivi che
rinveniamo ancora in numerosi settori strategici del capitalismo
cognitivo e del modello antropogenico, come gli ospedali, le universit
e, in certe occasioni eccezionali, nel settore dellindustria culturale.
Perlomeno questo uno degli insegnamenti chiave dei cicli di lotta che,
con alterne fortune, si sono sviluppati in Francia in questultimi
decenni, dal movimento delle coordinazioni delle infermiere, a quello
degli studenti e insegnanti contro il Contrat Premire Embauche (CPE)
e la legge sullautonomia delluniversit, senza dimenticare il grande
avvenimento del blocco del festival dAvignon organizzato dagli
intermittenti dello spettacolo nel 2003.
La seconda considerazione parte dalla constatazione secondo cui alcun
determinismo stretto pu permettere di considerare la composizione
soggettiva e politica di classe come un riflesso delle sue caratteristiche
tecniche. Come ricordato, composizioni tecniche di classe assai simili,
come quelle fondate sulloperaio professionale, hanno potuto, per
esempio, dar luogo in Europa e negli Stati-Uniti a forme
dorganizzazione sindacale e politiche diametralmente differenti. Allo
stesso modo, come sappiamo, niente garantisce oggi la traduzione
dellautonomia potenziale della cooperazione del lavoro cognitivo in
sua effettiva capacit di autogoverno della produzione.
Detto questo, il concetto di composizione tecnica di classe resta ancora
una guida importante nellanalisi e permette di approcciare certi aspetti
cruciali e materialmente determinati del rapporto capitale/lavoro e delle
forme della conflittualit che ne conseguono, secondo modalit pi o
meno sotterranee o sviluppate. Certo, lanalisi della composizione
tecnica di classe pu spesso identificare soltanto delle potenzialit che
restano ancora allo stadio di comportamenti microconflittuali non
immediatamente visibili sul piano della composizione politicosoggettiva. Si tratta di un limite strutturale di questo livello danalisi,
ma anche di una sua forza in quanto attira la nostra attenzione sulla
necessit di non cadere in un errore di segno opposto. Faccio
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Chiariamo che non intendiamo qui l industria nel significato di manifatturiero, ossia
come settore economico, ma come una modalit di organizzazione della produzione di beni
e di servizi, che presuppone limpiego sistematico di mezzi (tecnici, organizzativi,
burocratici, ecc.) per incrementare la produttivit del lavoro. In questo senso, per
esemplificare, anche le produzioni culturali e creative, i servizi di welfare, piuttosto che la
logistica o la distribuzione commerciale, laddove siano presenti tali condizioni, sono
interpretati come industrie.
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come il #9D, ci dicono che potrebbe non essere cos. Tuttavia, questo
margine sociale ha scarse possibilit di attivare coalizioni sociali
intorno alle proprie pratiche e alla propria condizione, se non in forma
estemporanea o meramente solidaristica. ii) Il secondo agglomerato
costituito dalloperaiet terziaria nei servizi dequalificati o ritenuti tali,
perlopi ad alta intensit di lavoro, nei settori della produzione e
riproduzione delle citt: dalla logistica al lavoro di cura, dai servizi base
del welfare ai circuiti distributivi, alle attivit ristorative, di pulizia, di
manutenzione e ripristino del territorio e della mobilit. Una parte di
questi soggetti ha maggiori possibilit di migliorare le proprie
condizioni attraverso il conflitto di quante ne abbiano gli stessi operai
dei settori manifatturieri esposti alla delocalizzazione. La produzione di
beni pu essere delocalizzata, la riproduzione della citt e del vivente
no. Accade raramente, ma quando accade la lotta assume in questi
settori elevata intensit. Da noi il riferimento immediato ai lavoratori
della logistica, ma possiamo trovare altri esempi nel mondo. un
proletariato relativamente nuovo, tendenzialmente esterno alla sfera
della rappresentanza e poco interessato alla politica, anche a quella dei
subalterni, oltretutto privo di luoghi aggregativi stabili. Fatichiamo per
ad immaginare una coalizione che prescinda da questa componente.
- Resta il mondo industriale manifatturiero, che in Italia mi guarderei
dal definire residuale. I nuclei fino a ieri ancora relativamente tutelati
di questo mondo hanno mantenuto finora una certa fiducia nel residuale
sistema di relazioni industriali e di ci che restava della concertazione.
In effetti hanno lottato solo a fronte della minaccia di
deindustrializzazione. Bisogna tuttavia vedere cosa accadr ora che
questi privilegi sono in definitiva dismissione. Sono convinto che in
qualche modo dovremmo porci il problema di cosa rappresenta il
popolo di Landini, al di l della evidente genesi tutta interna alla
dialettica del centro-sinistra della frattura tra governo e CGIL.
- Sulla stratificazione e sulle tendenze del lavoro intellettuale o
qualificato ci siamo gi soffermati.
Per venire al problema, sar difficile abitare i conflitti prossimi e la
possibile radicalizzazione80 (che presenta innegabilmente anche tratti
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Sulle effettive possibilit di una uscita dalla crisi trainata dalle politiche
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una politica di austerit (per far pagare ai poveri il conto del fallimento
nel senso letterale - del tentativo di innesto neosviluppista sulla base
neoliberale della politica economica di Lula) e proteggere Dilma dagli
sviluppi della crisi giudiziaria e industriale della Petrobras (e di tutto il
disegno industriale imprenditoriale dello sfruttamento dei nuovi
giacimenti di petrolio in acque profonde; cosa che avevamo gi visto
con i due successivi aumenti dei tassi di interesse, da parte del
Consiglio Monetario, che hanno portato lo spread ai massimi livelli
mondiali).
Per quanto riguarda lausterit, Dilma non ha neppure aspettato che il
nuovo governo fosse investito formalmente. Mentre il futuro Ministro
del Tesoro (un economista che durante la campagna elettorale
componeva la squadra di economisti del candidato sconfitto della
destra ufficiale) annunciava una manovra fiscale da 100 miliardi di
Reais (circa 30 miliardi di Euro), il Ministro della Pianificazione
(Nelson Barbosa un economista eterodosso legato alla Presidente)
aveva gi fatto il primo passo. Contraddicendo vergognosamente una
delle promesse della campagna elettorale del PT (In nessun caso
toccheremo i diritti del lavoro82), Dilma ha firmato un decreto entrato
in vigore il 1 gennaio (senza passare per il parlamento prima di
maggio). Si tratta di un taglio della spesa sociale di 18 miliardi di Reais
(6 miliardi di Euro) che implica una drastica riduzione del gi
debolissimo sistema di protezione sociale brasiliano (con tagli
dellassicurazione sulla disoccupazione, delle pensioni di reversibilit
e di altre forme di reddito indiretto). Nel frattempo, il Ministero
dellEnergia ha annunciato un forte aumento delle tariffe dellelettricit
e tutti gli Stati federati e le grandi citt hanno aumentato le tariffe dei
trasporti pubblici, a cominciare da So Paulo (con decisione del sindaco
del PT). Il blocco del biopotere di Rio de Janeiro (grande stampa e
alleanza mafiosa di governo di tipo messicano appoggiata dal
Governo Federale di Dilma e dal PT) sta lanciando una grande
operazione di repressione preventiva che sfocer (nella prima met del
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le mobilitazioni dei latinos che, con grande forza, hanno saputo negli
anni imporre rivendicazioni sociali sul terreno delle politiche in materia
di immigrazione e sul lavoro migrante. Dall'altro Ferguson segue
Occupy Wall Street, movimento tanto importante quanto breve, ma con
una coda significativa in quei processi che hanno assunto la parola
d'ordine "Occupy All Streets" (ad esempio OccupySandy). Quello che
succede dall'altra sponda dell'Atlantico ci parla molto bene di una
moltitudine come composizione di differenti soggettivit ribelli.
Un altro aspetto importante a proposito della composizione meticcia e
il rischio della mitizzazione eroica dei migranti, tanto pi pericolosa
quanto pi talvolta corrisponde effettivamente ad una maggiore
disponibilit alla lotta. Di fronte a condizioni pi dure e a svariate
ragioni anche di carattere biografico succede che una composizione
migrante sia pi disponibile a mobilitarsi, anche laddove (si pensi ai
territori in cui forte la presenza mafiosa) era difficile costruire
occasioni di conflitto. Questo ha prodotto una forte componente
migrante nelle principali lotte del paese in questi anni (si pensi alla lotta
per la casa e alle battaglie sulla logistica). Tuttavia quando questo
accade la preoccupazione strategica deve essere quella di allargare
immediatamente la lotta per non contribuire all'isolamento di quelli che
diventano segmenti sociali (frammenti di moltitudine) pi radicali e al
contempo obbiettivo delle campagne di identificazione razzista della
destra.
Non sufficiente, anzi rischia di essere pericoloso, indicare
semplicemente il "coraggio" e la "disponibilit al conflitto".
necessario unire realmente le lotte ogni volta che possibile e avere
questa come preoccupazione strategica rifuggendo "l'esemplarit".
Conflitto e bisogni al tempo della crisi
Giunti oramai al settimo anno della crisi globale possiamo confermare
alcune considerazioni che hanno portato al radicamento di alcune lotte,
per certi versi le uniche che sono sopravvissute o nate in questi anni.
Al tempo della crisi necessario, sempre pi, fare riferimento (e
rispondere) ai bisogni concreti delle persone, anche nell'immediato.
Questo non significa abbandonare l'orizzonte di una cambiamento
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sociali. Questo aspetto conduce perci alla seconda traccia del mio
intervento.
Con l'utilizzo delle tecnologie digitali, tanto in quello che ci sforziamo
ancora di chiamare tempo libero, quanto negli interstizi del tempo di
lavoro, la temporalit della nostra vita viene spazializzata, diviene cio
un accumulo di dati. Detto altrimenti, il tempo di vita, incanalato
sempre pi nel social, lo si condivide tramite le tecnologie, e in questo
modo diviene spazio di lavoro o di coltura di valore. Si assiste cio, a
livello individuale, a una sorta di divenire-bacheca della soggettivit,
che sul piano collettivo si trasforma in un divenire database dei
movimenti, dei gruppi e delle reti di cooperazione. in tal senso che
questo tempo di vita spazializzato non nemmeno pi percepibile n
tanto meno concepibile come qualcosa che andrebbe remunerato: il
tempo del soggetto, anche quando lavora e cede i suoi gesti (anche
cognitivi) al capitale, poich si accorge di quel che gli succede,
mentre lo spazio in primis quello della scrittura immediatamente
pubblico, esteriorizzato, dunque totalmente trasformabile in valore
senza resistenze. Dunque, da questa riduzione del tempo di vita, in cui i
precari si soggettivano, le nuove forme del capitalismo cognitivo
riescono a produrre una moltiplicazione del valore al tempo stesso iperinvasiva e praticamente indolore.
In questo senso si pu parlare di una difficolt crescente a percepire la
violenza dell'estrazione di valore, specie quando quest'ultimo viene
barattato alla stessa stregua del commercio triangolare, per cui in
cambio dei nostri costanti sforzi di produzione ci vengono offerte, come
medaglie, le pietrine colorate del merito, della dignit, della creativit e
dell'autorealizzazione. Come diceva Marx? La storia si ripete prima
come tragedia e poi come farsa...
La terza traccia che vorrei indicare connessa con il produrre discorso
riconoscibile, ossia ci che anche Salvatore Comino ha, nel suo
contributo, segnalato come uno dei compiti pi importanti per effettuare
quel passaggio dalla composizione tecnica alla composizione politica,
senza il quale i sintomi della precarizzazione della vita non possono
tradursi in nuove lotte e in nuove forme di lotta. Come concepire forme
discorsive riconoscibili, che cio sappiano aggregare nel conflitto?
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Gilles Deleuze e Felix Guattari, Kafka. Per una letteratura minore, Quodlibet,
Macerata 1996, pag. 30.
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Matteo Pasquinelli (a cura di) Introduzione in Gli algoritmi del capitale, ombre
corte, Verona 2014, pag. 9.
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Angela Putino, I corpi di mezzo, ombre corte, Verona 2011, pag. 20-22.
Ibidem, pag. 21.
Toni Negri e Carlo Vercellone, Il rapporto capitale-lavoro nel capitalismo
cognitivo in Posse, Manifestolibri, Roma ottobre 2007, pp.46-56.
Federico Chicchi, intervento registrato durante il seminario di UniNomade, Crisi
della finanza e crisi ambientale, San Servolo 2009,
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/Crisi-della-finanza-e-crisiambientale/2850
Fant Precario, Verso lo sciopero precario. Per una bancarotta del capitale, in
Quaderni di San Precario n. 2, Milano maggio 2011.
159
Carlo Vercellone, La legge del valore nel passaggio dal capitalismo industriale al
nuovo capitalismo, saggio pubblicato sul sito UniNomade,
http://www.uninomade.org/vercellone-legge-valore/
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Vedi, Andrea Fumagalli e Cristina Morini, La vita messa al lavoro: verso una
teoria del lavoro-vita. Il caso del valore affetto, in Sociologia del lavoro, vol. 115,
il Mulino, Bologna 2009, p. 94-117.
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Aspettative
logistica
fratture
nelle
lotte
della
di Anna Curcio
Il mio compito per alcuni versi pi semplice, se la discussione che
vogliamo costruire ha per oggetto le lotte nella crisi, le soggettivit che
le attraversano e le animano, le forme e i modi della loro composizione.
Le lotte nella logistica di distribuzione hanno infatti il vantaggio di
offrire un materiale ricchissimo per mettere alla prova del presente le
nostre categorie teoriche e interpretative, e le connesse inquietudini
politiche e militanti. Si tratta di quello che potremmo definire un vero e
proprio ciclo di lotte, che negli ultimi anni ha investito i magazzini della
distribuzione su gomma in mezza Italia, e che oggi ci permette di
riflettere sulle potenzialit e i limiti di uno spazio di mobilitazione e
conflitto nella crisi. Lotte specifiche, nel senso di circoscritte alla
logistica di distribuzione, e insieme lotte efficaci che hanno cio saputo
riportare il tema della vittoria allordine del giorno permettendo un
complessivo miglioramento delle condizioni lavorative e salariali nel
settore. E soprattutto e per quello che qui pi ci interessa lotte che
hanno offerto uno spaccato in controtendenza a un contesto nazionale
che, fatte salve alcune eccezioni (la lotta per la casa in particolare e
ovviamente il movimento No Tav, le cui radici per sono piantate ben
prima della crisi), non ha registrato una produzione di conflitti capace di
superare la frammentariet delle singole esplosioni.
Le lotte nella logistica di distribuzione hanno cio interessato un
circoscritto settore produttivo e una specifica composizione sociale e
del lavoro ma, per il respiro che hanno assunto e le figure sociali che
hanno sollecitato e coinvolto, hanno per certi versi offerto nuove
possibilit nella costruzione di unopposizione allausterity nel paese. A
essersi soprattutto mobilitata stata una porzione specifica e circoscritta
della forza lavoro: il lavoro migrante largamente impiegato nei
magazzini della logistica, per lavori di fatica a basso salario. Tuttavia,
guardare a queste lotte permette di assumere un importante spaccato di
realt per riflettere sul come costruire conflitto nel neoliberalismo in
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crisi, su quali leve agire e quali corde emotive toccare, su quali spazi di
possibile composizione praticare e quali fratture risanare.
In questa breve riflessione discuto, seppur succintamente, lo specifico
contesto produttivo, la dimensione soggettiva in campo e larticolazione
delle lotte nella logistica di distribuzione. E provo a riflettere sul nodo
irrisolto della composizione. Il piano cio della nostra sfida teorica e
militante.
Le aspettative crescenti nella logistica di distribuzione
Quello della logistica di distribuzione uno dei settori produttivi che,
nonostante la crisi, ha continuato negli anni a produrre utili,
contribuendo a fare della voce esportazioni una voce in crescita nel
PIL (+5,3 miliardi di euro a dicembre 2014, dati Istat). Si tratta cio di
un settore produttivo in espansione, che continua a produrre notevoli
margini di profitto, insistendo soprattutto su un drastico taglio del costo
del lavoro, garantito o reso praticabile dal sempre pi massiccio
ricorso alla forza lavoro migrante, notoriamente esposta a elevati livelli
di ricattabilit. Basti pensare che per lo stesso lavoro, negli anni
Novanta prima cio dellingresso in massa del lavoro migrante nel
settore il salario (per un lavoro ritenuto estremamente faticoso) era di
circa due milioni di lire, a fronte dei 7/800 euro percepiti oggi da un
facchino. Nello stesso tempo, il capitalismo just-in-time ha fatto della
circolazione delle merci un momento centrale della sua valorizzazione.
E, mentre assistiamo alla continua delocalizzazione di pezzi importanti
della produzione manifatturiera, i processi di circolazione delle merci
restano saldamente in casa, strutturalmente impossibilitati ad essere
delocalizzati. Si pu per esempio delocalizzare un servizio specifico,
come fanno alcune multinazionali del settore che organizzano il lavoro
nei magazzini attraverso un sistema di automazione gestito dallestero,
o altri marchi che ricorrono ai pi economici corrieri provenienti
dellest Europa. Ma sempre e in tutti i casi il lavoro nei magazzini resta
saldamente entro i confini nazionali e lungo le principali arterie di
comunicazione. Proprio l dove le lotte si sono date negli ultimi anni.
Accelerazione e linearit nella circolazione delle merci da una parte e
ricorso a una forza lavoro ricattabile e razzializzata dallaltra
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rovesciare sul piano del conflitto quegli stessi dispositivi che avevano
fin l sostenuto la valorizzazione del capitale. Farla finita con ricatti e
paure ha innanzitutto voluto dire potersi organizzare collettivamente
oltre e attraverso le gerarchie e le segmentazioni costruite sul terreno
della razza. Analogamente la differenza di genere da momento di
inferiorizzazione diventata per le lavoratrici di Yoox un ambito di
potente soggettivazione politica. La paura e il ricatto si sono fatte rabbia
e determinazione alla lotta aprendo uno straordinario spazio di
possibilit e conflitto.
Nello stesso tempo, la particolare e specifica collocazione allinterno
del mercato produttivo ha dato a lavoratori e lavoratrici le conoscenze
specifiche per bloccare i flussi di circolazione producendo il maggior
danno possibile. Nei magazzini Granarolo di Bologna, i lavoratori in
lotta hanno organizzato lo sciopero del cappuccino: il blocco allalba
dei camioncini che ogni mattina riforniscono bar e piccoli esercizi
commerciali, con un danno economico che pu essere quantificato
intorno ai 2/300.00 euro per quattro ore di blocco. Al deposito Ikea di
Piacenza (il pi grande in Europa), gli scioperi hanno invece puntato a
bloccare le merci destinate ai nuovi mercati in Medio Oriente e Nord
Africa, facendo saltare lintero sistema logistico: le merci non sono
uscite dai magazzini, non sono arrivate in tempo nei porti e dunque
giunte in ritardo anche sulle consegne finali. Rimettere in moto lintero
processo ha richiesto alcune settimane con enormi danni economici e
dimmagine.
Ma soprattutto, sul piano della produzione di soggettivit, la cosa pi
significativa stata la costruzione autonoma, sciopero dopo sciopero,
picchetto dopo picchetto, di avanguardie di lotta con spiccata capacit
di elaborazione politica e gestione della piazza. Tra i giovani e
giovanissimi lavoratori e lavoratrici impiegati nei magazzini della
logistica, molti, o quasi tutti, non avevano esperienze politiche
pregresse, bench tutti (almeno tra i nordafricani) avessero respirato
laria delle insorgenze arabe. Cosicch nellestate del 2011 le lotte e le
conquiste ottenute alla TNT di Piacenza erano state ribattezzate la
rivoluzione della TNT, con rimando immediato alla cacciata alcuni
mesi prima di Mubarak e Ben Al rispettivamente da Egitto e Tunisia.
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