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CAPITOLO I LA FAMIGLIA

LA NOZIONE DI FAMIGLIA
La famiglia, prima ancora che dal diritto tenuta assieme dal sentimento degli individui che la compongono.
Non vi una vera e propria definizione giuridica di famiglia: quando, infatti si parla di famiglia in senso
giuridico si fa pi che altro riferimento ai rapporti giuridici che intercorrono tra i soggetti di diritto che
compongono la famiglia stessa. I comportamenti familiari sono retti da norme della morale e ad essi non
sono estranee quelle della religione. Tuttavia anche lordinamento giuridico deve porre la propria normativa
per disciplinare i rapporti di famiglia, non in antitesi, per, con le norme comportamentali riconosciute
valide dalla coscienza sociale. Limmagine costituzionale della famiglia quella di societ naturale: il
termine societ non qui impiegato nel significato tecnico bens come sinonimo di organizzazione della
convivenza umana, pi adatto sarebbe pertanto il temine associazione; lespressione naturale, che la
costituzione affianca al termine societ, enuncia il riconoscimento dello stato che la famiglia prima di tutto
un fatto di natura, unespressione della realt sociale n coercibile n sopprimibile.
La famiglia la principale formazione sociale ove luomo svolge la propria personalit (art. 2 Cost.).
Il diritto di famiglia comprende linsieme delle norme che hanno per oggetto gli status e i rapporti giuridici
che si riferiscono alle persone che la costituiscono.
Nella famiglia il diritto, pi che tutelare esclusivamente linteresse individuale dei singoli componenti, tenta
di prendere in considerazione linteresse superiore dellintero gruppo familiare.
Il diritto di famiglia regolato da numerose norme di ordine pubblico (come tali inderogabili) che limitano il
principio dellautonomia della volont delle volont dei soggetti caratteristico del diritto privato. Cos, ad
esempio, un soggetto libero di contrarre matrimonio, ma se si sposa deve accettare in toto le norme che
regolamentano listituto del matrimonio senza potervi apporre termine, condizione ecc.
Le norme che fanno capo a tale ramo del diritto, pur dettando dei precetti, sono spesso prive di sanzione in
quanto gli obbligati (es: genitori) sono indotti da principi etici, religiosi a rispettare i comandi derivanti da
tali norme, a prescindere da un intervento esterno dello stato.
Famiglia parentale e famiglia nucleare
Storicamente, il termine famiglia ha larga significazione, influenzabile com da considerazioni anche di
tipo sociologico.
In senso ampio la famiglia quella parentale: aggregazione di persone aventi comune ascendenza;
convivevano accanto alla coppia originale i nuclei familiari via via formatisi in conseguenza del matrimonio
dei figli nati nel suo seno.
Il codice civile non d una definizione della famiglia. La Costituzione (art. 29) si limita ad affermare che la
Repubblica riconosce i diritti della famiglia come societ naturale fondata sul matrimonio. In tal senso si
pu dire che la famiglia una formazione sociale fondata sul matrimonio, con i caratteri della stabilit
dellesclusivit e della responsabilit. La riluttanza del legislatore a definire la famiglia si spiega con
limpossibilit di fissare un modello uniforme di famiglia anche nellambito dello stesso ordinamento:
attualmente si fa riferimento alla c.d. famiglia nucleare composta da coniugi e figli. Nel codice civile
permangono forme di rilevanza della famiglia parentale: nella successione legittima rilevante la parentela
entro il sesto grado; in materia di impresa familiare, sono considerati membri della famiglia non solo i
parenti antro il terzo grado ma anche gli affini entro il secondo. Il diritto romano ci consegna unimmagine
della famiglia parentale: nel suo significato essenziale, il termine famiglia indica lorganizzazione giuridica
di una pluralit di persone sottoposte al potere di un capo, il pater familias. La famiglia comprendeva tutte le
persone soggette alla stessa potest, persone che erano entrate a far parte della famiglia per nascita a per
effetto di negozio giuridico (es. adozione).

Il rapporto di soggezione cessava con la morte del capo: quella che un tempo era ununica famiglia si
scindeva in tante famiglie per quanti erano i figli maschi o discendenti del pater defunto, ognuno dei quali
diventava ugualmente pater familias. Sino allepoca preindustriale ha senso parlare di famiglia parentale o di
grande famiglia o famiglia estesa.
Questa idea va via via scomparendo come conseguenza del fenomeno dellindustrializzazione cui
connesso quello di urbanizzazione che dissolve il legame delluomo e della famiglia con la terra.
Alla nozione di famiglia parentale, dunque, si sostituisce quella di famiglia nucleare alla quale estranea
lidea di soggezione ad un capo.
necessario ricordare che lappartenenza ad un gruppo familiare ad assicurare uno status famiglie che d
titolo allesercizio dello ius sepulcri. Per sepolcro si intende il luogo in cui sia stato deposto il cadavere di
una persona, o ne siano state deposte le ceneri. Il diritto ad usufruire del sepolcro regolato da norme
consuetudinarie ed amministrative; possibile distinguere un diritto primario e secondario di sepolcro: il
primo il diritto di essere seppellito o di seppellire altri in un determinato sepolcro; laltro il diritto
spettante ai congiunti di una persona seppellita di accedere al luogo e di assicurarne il decoro oltre al rispetto
delle salme deposte.
Nel caso il sepolcro sia familiare, il diritto di usufruirne spetta a coloro che sono legati da vincoli di sangue
o di nome (adozione) con il fondatore. In assenza di specifica determinazione del fondatore, il carattere
familiare si presume. Diversa la natura del sepolcro ereditario regolato dalle norme che disciplinano la
successione legittima e testamentaria.
Da non confondere con il diritto di cui si detto lo ius eligendi sepulchrum: si tratta del diritto della
personalit, riconosciuto alle persone di decidere sulla propria sepoltura, di prescegliere, in altri termini, il
tipo di destinazione, sepolcro o cremazione ed il luogo di sepoltura. Nel caso il soggetto non abbia disposto
riguardo alle proprie spoglie mortali, la decisione competer agli stretti congiunti.

FAMIGLIA, E RAPPORTI GIURIDICI FAMILIARI


La famiglia linsieme di persone nel cui seno assicurata lassistenza morale e materiale tra i coniugi;
allevata la prole; garantita lassistenza, attraverso lobbligo di prestare gli alimenti, a parenti e affini, il cui
complesso configura la famiglia in senso ampio.
Le norme giuridiche a volte accolgono la nozione ristretta di famiglia (coniugi pi figli), altre volte quella
allargata (persone legate da parentela o affinit entro un certo grado).
In alcuni casi il legislatore stesso ad indicare la composizione di una data famiglia, es. art. 1023 c.c.
individua in relazione ai diritti reali di uso e abitazione quali siano i soggetti costituiscono lambito
familiare.
La verifica della composizione di una famiglia quaestio facti da risolvere di volta in volta, non dettando la
legge una unica regola. Vari concetti di famiglia:
Famiglia convivente (l. 392/78: in caso di morte del conduttore gli succedono nel rapporto di
locazione il coniuge, parenti e affini con lui abitualmente conviventi)
Famiglia lavorativa
Famiglia anagrafica (persone legate da matrimonio, parentela, vincoli affettivi, coabitanti e aventi
dimora abituale nello stesso comune)
Il diritto di famiglia non disciplina la famiglia unitariamente intesa, bens i singoli rapporti familiari, che
sono rapporti giuridici, vale a dire relazioni tra soggetti regolate dal diritto oggettivo.

LE NORME DI DIRITTO DI FAMIGLIA. IL CODICE CIVILE


Tra i referenti normativi ricordiamo sia le disposizioni della Costituzione sia quelle del codice civile il cui
libro primo ha per rubrica delle persone e della famiglia. Dal momento che i rapporti familiari sono
innanzitutto e fondamentalmente, rapporti intersoggettivi, con lespressione diritto di famiglia si designa in
senso proprio, la parte del diritto privato che regola i rapporti familiari, la quale per non coincidente con
le norme del codice civile dato che particolarmente ricca la normativa cosi detta collegata al codice civile,
vale a dire la normativa che forma oggetto di specifici testi di legge, che affiancandosi al codice lo integrano
(es: norme penali, di diritto tributario, leggi in materia matrimoniale).

LE PRINCIPALI LEGGI COLLEGATE


Il legislatore, a integrazione delle disposizioni del C.c., ha posto una pluralit di norme, c.d. leggi collegate:
Concordato Lateranense 1929, pi varie leggi per modifiche e applicazioni dello stesso: matrimonio
religioso
L. 1159/29: materia matrimoniale
L. 898/70: disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio
L. 164/82: norme in tema di rettificazione di attribuzione di sesso
L.184/83: adozione e affidamento dei minori
D.P.R. 396/2000: ordinamento dello stato civile
L. 285/97: fondo nazionale per linfanzia e ladolescenza
L. 53/2000: sostegno della maternit e paternit
L. 154/2001: misure contro la violenza nelle relazioni familiari

LE NORME COSTITUZIONALI
1. art. 29: la repubblica riconosce i diritti della famiglia come societ naturale fondata sul matrimonio; Il
matrimonio ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a
garanzia dell'unit familiare
2. art. 30 (primo e terzo comma): dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli,
anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi di incapacit dei genitori, la legge provvede a che siano
assolti i loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale,
compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima. La legge detta le norme e i limiti per la
ricerca della paternit.
3. art 31: La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia
e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la
maternit, l'infanzia e la giovent, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.
4. art. 34: La scuola aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, obbligatoria e
gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi pi alti degli
studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre
provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
5. art. 36: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantit e qualit del suo lavoro e
in ogni caso sufficiente ad assicurare a s e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata
massima della giornata lavorativa stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a
ferie annuali retribuite, e non pu rinunziarvi.
6. art. 37: La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parit di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al
lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione
familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il
limite minimo di et per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme
e garantisce ad essi, a parit di lavoro, il diritto alla parit di retribuzione.
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IL MATRIMONIO COME FONDAMENTO DELLA FAMIGLIA LEGITTIMA


Lart. 29 della costituzione concepisce la famiglia come societ naturale fondata sul matrimonio. Gli istituti
familiari sono tra quelli che conoscono maggiormente linfluenza di dati extra giuridici, e le trasformazioni
legate al fluire del tempo. Listituto matrimoniale ha perduto anchesso parte del suo smalto dato il numero
sempre maggiore di casi di convivenza more uxorio.
Le diverse esperienze storiche ci consegnano una pluralit di modi di contrarre matrimonio; la concezione
romana lo mostra non tanto come atto o negozio giuridico, quanto come situazione giuridica permanente,
che risulta dalla convivenza di due persone di sesso diverso, animata dalla volont di essere marito e moglie;
dalla volont, in altri termini, di dar vita ad una societ domestica. Lessenza del matrimonio, dunque, era
puramente ravvisata nella maritalis affectio, come comportamento che rendeva distinguibile il matrimonio
dalla mera unione temporanea e dal concubinato.
Il venir meno della maritalis affectio rendeva insussistente il matrimonio; il divortium altro non era che la
cessazione di quellaffectio; anchesso come il matrimonio non era un atto giuridico. Questa concezione
realistica del matrimonio viene via via superata con lavvento del cristianesimo, e, soprattutto, con
laffermarsi della chiesa cattolica, che porta a privilegiare la sua essenza di sacramento ed il suo essere
vincolo indissolubile e perpetuo. La storia del matrimonio stata per lungo tempo quella di un dualismo, a
ragione del suo doppio profilo: quello religioso, ovvero ed anche di rito o cerimonia, e quello non meno
importante di manifestazione di volont produttiva di effetti riconoscibili dallordinamento giuridico.
Il principio secondo cui il matrimonio considerato materia di esclusiva competenza della chiesa, riceve un
colpo mortale dalla rivoluzione francese, che assolutezza la laicizzazione del matrimonio. Il giovane regno
dItalia recepisce questo principio. Con lunificazione si d vita altres ad un nuovo codice, che, anche in
materia matrimoniale, si ispira al modello francese, eccetto che in tema di divorzio, escluso in modo
assoluto. Per il codice civile del 1865, lunico matrimonio idoneo a generare effetti giuridici quello
celebrato davanti allufficiale di stato civile; lordinamento statuale non d rilevanza a quello religioso.
La secolarizzazione del matrimonio va intesa nella direzione di garantire a tutti i cittadini la costituzione di
una famiglia legittima fuori di ogni rapporto confessionale. I coniugi esclusivamente legati da vincolo
canonico non erano, per lo stato, nulla di pi di due concubini; quel matrimonio, come non creava obblighi,
cos non creava diritti. Valeva il reciproco: il vincolo coniugale esclusivamente civile era irrilevante per
lordinamento della chiesa: la convivenza di quei soggetti era concubinato legale, addirittura, chi avesse
solamente contratto matrimonio civile poteva contrarre matrimonio religioso con unaltra persona, risultando
provvisto di stato libero. Va per ricordato che, lo stato, non escludesse che, accanto al matrimonio civile, i
coniugi potessero contrarre anche quello canonico; analogamente, i coniugi religiosamente vincolati,
venivano esortati a contrarre, in aggiunta al matrimonio canonico, quello civile, onde ne derivasse ununione
regolare per entrambi gli ordinamenti.

IL SISTEMA MATRIMONIALE ITALIANO


Con lavvento del fascismo, il sistema matrimoniale italiano riceve una svolta radicale: in virt del
Concordato Lateranense dell11 febbraio del 1929, si supera la c.d. regola di esclusivit, ed il matrimonio
canonico assume immediatamente rilevanza giuridica se, loriginale dellatto di matrimonio venga trascritto
nei registri dello stato civile: venne in tal modo composto il dissidio tra lo stato e la chiesa.
In quanto riconosciuto con il Concordato tra lo stato e la chiesa, il matrimonio canonico trascritto nei registri
dello stato civile ha assunto lespressione convenzionale (stabilito, normale) di concordatario.
Le norme concordatarie sono state oggetto di revisione nel 1984; lAccordo di revisione del Concordato
(accordo di Villa Madama), precisa anche le condizioni che la legge civile reputa necessarie affinch possa
aversi trascrizione nei registri dello stato civile: la trascrizione del matrimonio pu essere effettuata solo se
vengono rispettati i limiti di et previsti dalla legge nonch se non sussistono impedimenti civili
inderogabili.
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Il matrimonio religioso o canonico, disciplinato dal diritto canonico; in quanto matrimonio con effetti
civili, trova le sue regole nella legge dello stato in primis nel codice civile.
Il matrimonio concordatario ed il matrimonio civile divergono, infatti, sul piano della formazione vale a
dire la diversit concerne il matrimonio in quanto atto ma identico il rapporto. Tra i coniugi nascono,
dunque, i medesimi diritti e doveri che sono previsti per i coniugi legati da matrimonio civile. contemplata
anche la possibilit di divorzio, vale a dire di scioglimento del vincolo matrimoniale, sia quello civile sia
religioso ad effetti civili, riguardo al quale, per, si preferisce lespressione cessazione degli effetti civili.
Per il diritto della chiesa il matrimonio continua anche in questipotesi, a produrre i suoi effetti.
Inoltre, in ossequio al principio sancito dal primo comma dellart. 8 Cost. tutte le confessioni religiose sono
ugualmente libere davanti alla legge e a quello sancito dallart. 19: Tutti hanno diritto di professare
liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di
esercitarne in privato o in pubblico il culto, purch non si tratti di riti contrari al buon costume assicurata
anche ai cittadini di culto acattolico, la possibilit di contrarre matrimonio in conformit ai precetti della
religione professata. Lordinamento repubblicano, pertanto, assicura gli affetti civili ai matrimoni celebrati
secondo altri riti, purch siano trascritti nei registri dello stato civile.

IL NUOVO REGIME GIURIDICO DELLA FAMIGLIA. LA PARIT TRA I CONIUGI


Con la L. 151/75 il legislatore, tenendo conto del principio di uguaglianza giuridica dei coniugi (art. 29
Cost.) ha modificato la disciplina relativa ai rapporti familiari, abrogando numerose disposizioni del codice
civile che erano in aperto contrasto con la Costituzione. Punti qualificanti della riforma sono:
1. la completa parit giuridica dei coniugi;
2. il riconoscimento dei figli naturali, con identici diritti successori per i figli naturali e per quelli legittimi;
3. un pi incisivo intervento del giudice nella vita della famiglia;
4. la scomparsa della dote e del patrimonio familiare;
5. la potest esercitata da entrambi i genitori;
6. la qualifica di erede (e non di usufruttuario) conferita al coniuge superstite.
Si pu dire che con la riforma stata modificata la struttura gerarchica del precedente regime familiare che
faceva del marito il capo della famiglia. Gli veniva riconosciuta, infatti, la c.d. potest maritale: la moglie
doveva seguire la condizione civile di lui, era obbligata ad accompagnarlo dovunque egli credesse
opportuno fissare la propria residenza; alcuni contratti stipulati dalla moglie dovevano essere autorizzati dal
marito; veniva punito il semplice adulterio della moglie mentre, il marito era punito solo se teneva una
concubina nella casa coniugale o notoriamente altrove. Il sistema di disciplina dei rapporti coniugali oggi
aderente al precetto costituzionale che, al principio di uguaglianza senza distinzione di sesso affianca,
appunto quello della posizione paritaria dei coniugi che, in relazione alle proprie sostanze ed alla propria
capacit di lavoro professionale o casalingo, devono contribuire al soddisfacimento dei bisogni famigliari.
Riguardo al regime patrimoniale: il capo VI del titolo VI del libro I del C.c. intitolato del regime
patrimoniale della famiglia, ma racchiude norme riguardanti il solo coniugio; manca un regime
patrimoniale della famiglia strutturato in modo organico. Varie norme al riguardo:
art. 143 c.c.: dovere coniugale reciproco di contribuzione
artt. 159-230 c.c.: rapporti patrimoniali tra coniugi
art. 30 cost.: obbligo dei genitori di mantenere la prole
art. 315 c.c.: figlio deve contribuire, in relazione alle proprie sostanze e reddito, al mantenimento dei
famigliari, finch conviva con essi
Grazie alla riforma del 75 stata prevista listituzione della comunione legale dei beni dei coniugi come
regime patrimoniale legale della famiglia.
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RAPPORTI GIURIDICI FAMILIARI, E AUTONOMIA PRIVATA


I rapporti che legano i vari componenti della famiglia possono essere: di coniugio (che legano marito e
moglie), di parentela (lega i genitori ai figli e i figli tra loro) e di affinit (lega un coniuge ai parenti
dellaltro coniuge).
Nel diritto di famiglia lautonomia privata trova uno spazio marginale; nella maggioranza dei casi essa si
esplica soltanto nella decisione di dar vita a un dato rapporto familiare, non potendosi per estendere alla
deroga delle norme che contemplano i doveri dei coniugi e dei genitori.
I diritti soggettivi che derivano dai rapporti familiari presentano caratteristiche del tutto particolari essendo:
Assoluti: possono essere fatti valere erga omnes;
Indisponibili: non possono essere oggetto di negoziazione, perch non hanno natura patrimoniale;
Imprescrittibili: anche se non sono esercitati non cadono mai in prescrizione;
Personalissimi: possono essere esercitati solo dal titolare (eccezione matrimonio per procura)
di ordine pubblico: retti da norme imperative inderogabili da parte dei privati;
oggetto di una particolare tutela penale: in quanto il codice penale prevede numerosi delitti contro il
matrimonio, la morale familiare etc.
le controversie relative ai diritti familiari non possono essere oggetto di transazione, n possono essere
giudicate da arbitri.
I negozi familiari sono inoltre:
tipici: i consociati possono solo avvalersi dei modelli negoziali prefigurati dalla legge; la generale
immodificabilit di tali norme affiancata dal divieto di apporre ai negozi familiari condizioni o termine;
formali: il dovere di rispetto di forme e formalit si giustifica sia con lesigenza di indurre le parti ad una
ponderata riflessione sugli impegni (tendenzialmente perpetui) che assumono, sia con quella di disporre
di un efficace mezzo di prova in ordine a rapporti fondamentali nella vita delle persone. Il mancato
rispetto della forma generalmente sanzionato con linvalidit negoziale; specie riguardo al matrimonio,
tuttavia, forte la preoccupazione di salvaguardare alcuni effetti giuridici.

LA PARENTELA
Rapporti di parentela legano i discendenti da un unico capostipite, cio coloro che hanno in tutto o in parte
lo stesso sangue. La parentela in linea retta lega coloro che discendono gli uni dagli altri (padre e figlio,
nonno e nipote); la parentele in line collaterale lega coloro che pur non discendendo gli uni dagli altri, hanno
il capostipite comune (zio e nipote).
I fratelli (parenti di secondo grado) si distinguono in germani (stessi genitori) e unilaterali (in comune un
solo genitore: se madre, uterini, se padre, consanguinei).
Secondo uninterpretazione il vincolo di parentela giuridicamente rilevante sia se legittimo, sia se
naturale
Secondo altri alla parentela naturale va riconosciuta rilevanza giuridica solo nei casi di espressa
menzione della legge
Corte costituzionale: fratelli e sorelle naturali sono anchessi chiamati alla successione legittima, in
mancanza di altri successibili, prima dello Stato
Effetti della parentela:
I.
Successione legittima rientrano parenti fino al sesto grado
II.
Parenti entro il terzo grado possono partecipare allimpresa familiare
III.
Si riflette sul diritto-obbligo alimentare
IV. Costituisce un impedimento matrimoniale
V. Giustifica la legittimazione processuale ad agire (es. opposizione al matrimonio)
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LAFFINIT
Rapporti di affinit legano tra loro il coniuge ed i parenti dellaltro coniuge (art. 78 c.c.). E un effetto legale
del matrimonio e dunque non pu sorgere tra un convivente more uxorio e i parenti dellaltro convivente.
Nella linea e nel grado, in cui taluno parente di uno dei coniugi, egli affine dellaltro coniuge.
Gli affini tra loro non sono legati da vincolo di affinit.
Conseguenze giuridiche:
I.
Limitati riflessi riguardo ai diritti successori: non sono n successibili necessari, n legittimi
II.
Entro il secondo grado possono partecipare allimpresa famigliare
III.
Generi, nuore e suoceri sono tenuti allobbligo alimentare
IV. Costituisce un impedimento matrimoniale
V. Giustifica la legittimazione processuale ad agire
La legge nulla stabilisce riguardo ai riflessi, sullaffinit, dello scioglimento del matrimonio; secondo alcuni
non cessa, mentre secondo la maggior parte degli interpreti il divorzio cancella il vincolo di affinit. Cessa
sicuramente nel caso in cui matrimonio sia dichiarato nullo.
Tale rapporto non cessa con la morte del coniuge dal quale derivato.

LA FAMIGLIA NON FONDATA SUL MATRIMONIO


La famiglia una formazione sociale fondata sul matrimonio, con i caratteri della esclusivit, della stabilit
e della responsabilit. Alla famiglia fondata sul matrimonio - o famiglia legittima - si contrappone la c.d.
famiglia di fatto, costituita da persone di sesso diverso che convivono more uxorio ed eventualmente dai
figli di esse. Si pu quindi affermare che la famiglia di fatto presenta le seguenti caratteristiche:
1. mancanza di vincolo matrimoniale;
2. diversit di sesso;
3. impegno stabile di convivenza con osservanza dei doveri matrimoniali (cassazione 1998);
4. conoscenza sociale della convivenza.
Molteplici, inoltre, sono le ragioni che possono portare alla convivenza more uxorio:
1. sfuggire alle limitazioni giuridiche che discendono dal matrimonio, specie in ordine alla libert
personale;
2. volont di continuare a beneficiare di provvidenza e vantaggi di tipo patrimoniale;
3. assenza dei requisiti necessari alla celebrazione del matrimonio, come avviene, quando non sia ancora
attuale lo scioglimento del matrimonio per pronunzia di divorzio o non sia stato ancora pronunziato
l'annullamento di un precedente matrimonio.
La configurabilit della famiglia di fatto discussa in quanto manca allo stato, una compiuta ed espressa
regolamentazione del fenomeno, esistendo solo una serie di norme di recente emanazione, pertanto
sporadiche e prive di coordinamento che attribuiscono isolati effetti giuridici alla convivenza more uxorio,
senza che da esse risulti possibile trarre un impianto normativo globale ed organico.
Per la giurisprudenza di merito, la famiglia di fatto definita come convivenza tra due persone non legate
fra di loro da vincoli matrimoniali, ed eventualmente dai figli da essa procreati qualificata eventualmente dai
connotati sostanziali tipici del rapporto matrimoniale: coabitazione abituale, assistenza, reciproca
collaborazione, contributo ai bisogni comuni. La Corte di Cassazione ha precisato (sentenza del 1998) che
perch possa parlarsi di famiglia di fatto, distinta del semplice rapporto occasionale, deve tenersi conto
soprattutto del carattere di stabilit che conferisce al rapporto di fatto certezza e lo rende rilevante sotto il
profilo giuridico.
Al riguardo si deve osservare che:
1. la dottrina e la giurisprudenza tradizionali, partendo dalla considerazione che la formula costituzionale
(art. 29) riconosce soltanto la famiglia fondata sul matrimonio, negavano costantemente la
configurabilit della famiglia di fatto;
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2. una parte della dottrina, invece, afferma la piena rilevanza giuridica del fenomeno, osservando che lart.
29 della Cost., pur conferendo una superiore dignit alla famiglia legittima, non pone ostacoli alla
rilevanza di unioni non consacrate in matrimonio, ma che abbiano lo stesso contenuto sostanziale di
quelle legittime;
3. un altro orientamento, intermedio, attraverso uninterpretazione complessiva degli artt. 2 e 29 della
Cost., ammette la configurabilit della famiglia di fatto, riconducendola alle formazioni sociali di cui
allart. 2 della Cost. La citata disposizione costituzionale, infatti, nel garantire i diritti inviolabili
dellindividuo anche nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalit, si mostra aperta a
recepire ulteriori contenuti e a ricomprendere nella sua previsione di garanzia nuove composizioni
sociali, purch dotati di un minimo di stabilit. In questa prospettiva, anche la famiglia di fatto vista
come formazione sociale esplicativa della personalit dellindividuo e, come tale sarebbe giuridicamente
rilevante a vari effetti, soprattutto patrimoniali e successori.
I rapporti tra i conviventi di fatto hanno, per il nostro ordinamento, scarsa rilevanza; non si applicano
neppure in via analogica le disposizioni matrimoniali.
Fra i conviventi di fatto non esistono, come esistono fra i coniugi, i diritti e i doveri reciproci alla
coabitazione, allassistenza materiale e morale, alla fedelt. Il suo carattere di unione libera fa s che, in ogni
momento ed a propria discrezione, ciascuno dei conviventi possa interrompere il rapporto. La reciproca
assistenza materiale non oggetto di una obbligazione civile, ma, secondo la qualificazione che ne d la
giurisprudenza, di una obbligazione naturale, con la conseguenza giuridicamente rilevante che non
ammessa la ripetizione di indebito. Diversa per lipotesi in cui lassistenza materiale venga meno per la
morte del convivente dovuta al fatto illecito di un terzo: al convivente superstite deve essere riconosciuto, il
diritto al risarcimento del danno non solo morale per il pretium doloris subito dal partner di fatto superstite,
ma anche patrimoniale nei confronti del terzo che abbia cagionato luccisione del soggetto con cui
conviveva. Tale tutela stata ammessa in un primo tempo sul presupposto di un diritto di credito agli
alimenti spettante al convivente privato di chi provvedeva al suo mantenimento (sempre che lalimentando
non avesse altre fonti di sostentamento). Successivamente si ritenuto di dover tutelare non pi un diritto di
credito ma laspettativa di mantenimento che il soggetto aveva in relazione alla ragionevole previsione del
perdurare della convivenza, gi stabile e duratura. necessario, inoltre, ricordare che lart. 199 del c.p.p.
estende la facolt di astensione dalla testimonianza al convivente more uxorio e che il convivente more
uxorio pu presentare domanda di grazia al presidente della Repubblica Una indiretta rilevanza , invece,
data dalla giurisprudenza alla relazione more uxorio in materia di diritto allassistenza materiale: il coniuge
divorziato perde il diritto al mantenimento o agli alimenti se, convivendo di fatto con altri, goda
dellassistenza materiale del familiare di fatto. Si evidenzia, per, la difficolt di offrire tutela alla
convivenza di chi, gi legato da matrimonio con altro soggetto, affianchi ad esso un'unione stabile prima del
suo scioglimento o annullamento, stante la violazione del dovere di fedelt, cui lordinamento annette
importanza fondamentale. Tra i conviventi non esiste alcun diritto alla successione legittima (salva,
naturalmente, la facolt di disporre per testamento nei limiti della quota disponibile): la legislazione
pensionistica attribuisce per il diritto alla pensione di guerra alla convivente del caduto, se la convivenza
era durata almeno un anno (da ultima, l. n. 313 del 1968).
Ancora: la Corte Costituzionale, dopo averla pi volte respinta, ha infine accolto leccezione di
incostituzionalit dellart. 6 della l. n. 392 del 1978 nella parte in cui non prevede fra i successibili nella
titolarit del contratto di locazione, in caso di morte del conduttore, il convivente more uxorio; oltre che
nella parte in cui non prevede la successione nel contratto di locazione al conduttore che abbia cessato la
convivenza, a favore del gi convivente quando vi sia prole naturale.

La Corte si per studiata di non enunciare la parificazione del convivente al coniuge: lincongruenza della
norma dichiarata illegittima sta, secondo la Corte, nel fatto che essa non menziona il convivente, sebbene
oggetto di tutela sia non la famiglia nucleare, n quella parentale, ma la convivenza di un aggregato esteso
fino a comprendervi estranei, quali gli eredi testamentari.
Inizia ad avere rilevanza anche per i conviventi more uxorio (anche se dello stesso sesso), il diritto a godere
del periodo di astensione dall'attivit lavorativa. Del diritto al congedo non si pu nuovamente beneficiare se
i conviventi di sesso differente contraggano successivamente matrimonio. In caso di cessazione della
convivenza il congedo per una nuova unione non pu essere ottenuto prima che sia trascorso un periodo di
tempo pari a quello necessario per la richiesta della pronunzia di divorzio fondata sulla separazione
personale.
La Corte Costituzionale ha riconosciuto il diritto del convivente a subentrare allassegnatario di alloggio
delledilizia economica e popolare, in quanto appartenente al nucleo familiare.
Sotto il profilo dei rapporti fra genitori e figli naturali, lequiparazione della famiglia di fatto alla famiglia
legittima , nel nostro diritto, pressoch totale, e diventa totale se nessuno dei genitori sia unito con altri in
matrimonio (altrimenti sono fatti salvi i diritti della famiglia legittima).
I genitori hanno il diritto e lobbligo di mantenere, istruire ed educare i figli nati fuori del matrimonio (art.
30, comma 1, Cost.). Il riconoscimento o laccertamento giudiziale della paternit o della maternit
comporta da parte del genitore lassunzione di tutti i doveri e di tutti i diritti spettanti nei confronti dei figli
legittimi (artt. 261, 277), inclusi il dovere e il diritto alla prestazione alimentare (art. 433 nn.2 e 3).
Convivenza di fatto e famiglia non sono concetti coincidenti: la procreazione che derivi da un occasionale
rapporto sessuale d luogo a tutte le conseguenze giuridiche appena indicate per quanto riguarda la famiglia
di fatto, quantunque manchi la convivenza fra i genitori naturali. La convivenza fra costoro per produttiva
di un effetto specifico: la potest sul figlio naturale riconosciuto da entrambi i genitori spetta al genitore con
il quale il figlio convive; ma, se i genitori naturali sono tra loro conviventi, la potest spetta ad entrambi (art.
317 bis), cos come nella famiglia legittima.
Si sta, per, diffondendo luso di dare disciplina alla vita in comune dei conviventi more uxorio, mediante la
stipulazione di apposite convenzioni ad imitazione di quanto gi avviene nelle esperienze straniere. Codeste
convenzioni (alle quali non si possono applicare le norme relative le convenzioni matrimoniali), possono
realizzare una certa utilit consentendo anche di prevenire eventuali liti future, specie al momento dello
scioglimento della convivenza. Con le stesse si pu dare un assetto ai rapporti patrimoniali tra conviventi, ad
esempio in ordine alla contribuzione di entrambi alle spese dellabitazione et similia. Dette convenzioni non
possono confliggere con norme di ordine pubblico; non potranno essere valide se riguarderanno i diritti
successori dei conviventi: lart. 458 vieta, infatti, i patti successori.

CAPITOLO II IL MATRIMONIO

NOZIONE E NATURA GIURIDICA DEL MATRIMONIO


Il matrimonio , secondo lordinamento giudico vigente, latto che ha per effetto la costituzione dello stato
coniugale e per causa la comunione di vita spirituale e materiale fra i coniugi.
Il termine matrimonio ha larga significazione: indica sia latto (cos detto matrimonio in fieri), sia il rapporto
giuridico (cos detto matrimonio in facto), che nellatto trova la sua fonte.
Il matrimonio come atto il consenso che, nelle forme proprie della celebrazione del matrimonio due
persone si scambiano dando, cos, origine ad una famiglia legittima.
Il matrimonio come rapporto d vita ad un rapporto coniugale che perdura fino allo scioglimento del
matrimonio e che fa sorgere particolari diritti e doveri in capo ai coniugi.
Il matrimonio come atto giuridico pu essere regolato o dal diritto civile ovvero dal diritto canonico.
Esiste poi il matrimonio concordatario con il quale si attribuiscono effetti civili allunione celebrata secondo
il rito cattolico. Cos, in base al Concordato Lateranense del 1929 tra lo Stato e la Chiesa, confermato con
lAccordo di revisione del 18 febbraio dl 1984 (Nuovo Concordato), i cittadini possono scegliere tra:
1. matrimonio civile: celebrato dinnanzi allufficiale dello stato civile;
2. matrimonio canonico: celebrato dinnanzi al ministro del culto cattolico non trascritto n trascrivibile
nei registri dello stato civile. Si qui in presenza di un atto matrimoniale esclusivamente regolato dal
Codex iuris canonici, dunque, di un rapporto non rilevante per il nostro ordinamento giuridico. Ne deriva
che la situazione dei coniugi sostanzialmente analoga, sul piano degli effetti civili, a quella dei
conviventi more uxorio. Lassenza di trascrizione pu anche dipendere da cause che non la precludono:
si pensi allipotesi del parroco che trascura di trasmettere latto di matrimonio allufficiale dello stato
civile: in questo caso potr essere effettuata la trascrizione tardiva; la trascrizione, invece, non potr
essere effettuata qualora vi fossero cause che giuridicamente la impediscono. Non possono essere
trascritti:
il matrimonio segreto o di coscienza: il matrimonio, in questo caso, permane solamente religioso per
tutto il periodo in cui imposto al celebrante ad ai testimoni di mantenere il segreto. Latto verr
annotato nello speciale registro da conservarsi nellarchivio segreto della curia. La trascrizione potr
avvenire al venir meno delle ragioni del segreto.
il matrimonio celebrato alla presenza dei soli testimoni: nel caso in cui ci sia pericolo di vita, i nubendi,
non potendo andare a celebrare il matrimonio davanti al ministro di culto cattolico, manifestano la
propria volont alla presenza dei soli testimoni;
3. matrimonio concordatario: Per matrimonio concordatario, o canonico-civile, s'intende il
matrimonio celebrato avanti un ministro di culto cattolico, che acquista efficacia
civile mediante la trascrizione dell'originale dell'atto di matrimonio nei registri dello stato civile.
Codesto matrimonio, che diverge da quello esclusivamente civile non gi sul piano del rapporto, ma su
quello dell'atto, vale a dire della formazione e della forma celebrativa, concilia l'esigenza religiosa di chi
vede nel matrimonio un sacramento, e l'esigenza di ottenere il riconoscimento dell'unione matrimoniale
dall'ordinamento dello Stato. I matrimoni concordatari sono, ancora oggi, statisticamente prevalenti. II
matrimonio celebrato davanti ad un ministro del culto cattolico, consente di realizzare un'economia di
mezzi giuridici dal momento che fa ottenere, con un solo atto, due "risultati la qualit di coniugi nei due
distinti ordinamenti dello Stato e della Chiesa cattolica. Le condizioni di validit del matrimonio
canonico sono analiticamente previste dal Codex iuris canonici (canoni 1055 ss.), che individua gli
impedimenti (canoni 1073 ss.) e regola le formalit, celebrative.

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Quanto agli impedimenti va ricordato come non siano perfettamente coincidenti con quelli previsti dal
nostro Codice civile, data l'esigenza di considerare lessenza religiosa del matrimonio; pertanto, il
matrimonio canonico precluso, ad esempio, a chi abbia ricevuto i sacri ordini o non sia battezzato sia
battezzato. La celebrazione del matrimonio davanti al ministro del culto cattolico deve essere preceduta
dalla pubblicazione, necessaria per le investigazioni prematrimoniali dovendo constare, che nulla si
oppone alla valida e lecita celebrazione del matrimonio. La pubblicazione ecclesiastica, tuttavia, non
sufficiente, sicch i nubendi ed il parroco faranno richiesta, all'ufficiale dello stato civile, perch sia fatta,
la pubblicazione presso la porta della casa comunale; si osserva esattamente, che si adempie, in tal
modo, alla funzione di pubblicit, altres vista in relazione alle eventuali opposizioni; al contempo, si
acquisisce la volont dei nubendi di celebrare un matrimonio non soltanto religioso, ma, appunto, diretto
agli effetti civili.
In assenza d'opposizione, trascorso il periodo previsto dalla legge, l'ufficiale dello stato civile rilascia un
certificato da cui risulta che nulla osta alla celebrazione del matrimonio; detto documento garantisce la
trascrivibilit del matrimonio anche se, prima della celebrazione, sopravvenga un impedimento, che,
peraltro, non inibisce la successiva impugnabilit del matrimonio. Lassenza delle previe pubblicazioni
non preclude la trascrizione del matrimonio nei registri dello stato civile, se si accerti lnsussistenza di
circostanze impeditive.
Nel giorno stabilito, i nubendi, alla presenza di almeno due testimoni dichiarano al parroco che vogliono
prendersi rispettivamente in marito e in moglie; l'officiante dichiara di congiungerli in matrimonio
spiegando gli effetti civili del matrimonio tramite la lettura degli artt. 143, 144 e 147 cod. civ.
Si reputa che l'omissione di detta formalit non sia cos grave da invalidare il matrimonio nella sua
rilevanza civile, purch emerga da altri adempimenti, quale la richiesta della pubblicazione, la sua
natura concordataria. Immediatamente dopo la celebrazione, il parroco deve compilare l'atto di
matrimonio in doppio originale, sottoscritto, oltre che dal parroco, dai coniugi e dai testimoni.
Nell'atto di matrimonio possono essere manifestate le dichiarazioni dei coniugi consentite secondo la
legge civile: opzione del regime di separazione dei beni e dichiarazione di riconoscimento di figlio
naturale. Uno di questi originali inserito nei libri parrocchiali; l'altro, unitamente alla richiesta della
trascrizione, trasmesso all'ufficiale dello stato civile del comune in cui il matrimonio stato celebrato,
non oltre i cinque giorni dalla celebrazione; ricevuto latto di matrimonio, l'ufficiale ne cura, entro
ventiquattro ore, la trascrizione nei registri dello stato civile.
Il parroco che trascuri, o si rifiuti ingiustificatamente di inviare l'atto di matrimonio, esposto all'azione
civile degli sposi, e pu incorrere in responsabilit penale giusta l'art. 328 c.p.
Il matrimonio concordatario produce gli stessi effetti del matrimonio civile. La trascrizione, ha s, in
quest'ipotesi efficacia costitutiva, ma non perde la natura di atto di accertamento, che gli effetti del
matrimonio non hanno decorrenza dalla data della trascrizione, bens da quella di celebrazione del
matrimonio religioso. Questefficacia retroattiva della trascrizione non irrilevante: basti pensare al caso
del coniuge che muoia subito dopo la celebrazione, e che trasmette cos, al coniuge superstite, parte della
propria eredit: il coniuge superstite ha la qualit di legittimario Affinch il matrimonio, canonico abbia
efficacia civile, occorre la sua trascrizione nei registri dello stato civile; essa non potr avere luogo
quando gli sposi non rispondano ai requisiti della legge civile circa let richiesta per la celebrazione o
quando sussista un impedimento che la legge civile considera inderogabile. La trascrizione, nondimeno,
ammessa, quando, secondo la legge civile, lazione di nullit o di annullamento non potrebbe essere
pi proposta: si pensi al caso del matrimonio del minore d'et, il quale abbia raggiunto almeno il
diciannovesimo anno d'et. La trascrizione del matrimonio concordatario deve avvenire nei giorni
immediatamente successivi alla celebrazione; allorquando risulti rispettosa dei tempi e delle modalit
prescritte, si fa ricorso all'espressione: trascrizione tempestiva.

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ammessa, con efficacia dal momento di celebrazione del matrimonio, anche se va registrato, al
riguardo, qualche dissenso, la cosi detta trascrizione tempestiva ritardata, se il matrimonio religioso,
celebrato irregolarmente, per mancanza di pubblicazione, sia trascritto dopo che lufficiale dello, stato
civile abbia, proceduto a detta formalit, ed il tempo in cui la pubblicazione deve restare affissa presso
la porta della casa comunale sia trascorso senza che sia stata proposta opposizione. La trascrizione,
invece, si dice tardiva, allorquando sia richiesta in un tempo successivo ai cinque giorni dalla
celebrazione. In questo caso, per, occorre la richiesta di entrambi i contraenti il matrimonio, o anche di
uno solo, ma con la conoscenza e senza l'opposizione dell'altro; in altri termini, occorre la conferma, al
momento della trascrizione, della volont matrimoniale ad effetti civili; la giurisprudenza precisa che
quest'ultima condizione non pu essere desunta da una dichiarazione coeva alla celebrazione del
matrimonio, dovendo risultare dallo specifico riferimento alla richiesta di trascrizione avanzata dall'altro
coniuge. La trascrizione dopo la morte di uno degli sposi, consentita solo se questi manifest
all'ufficiale dello stato civile la volont di procedere alla trascrizione del matrimonio. Ai fini della
trascrizione tardiva, necessario, inoltre, che entrambi i contraenti il matrimonio abbiano conservato
ininterrottamente lo stato libero dal momento della celebrazione a quello della richiesta di trascrizione, e
che non sia sopraggiunto altro impedimento inderogabile. Gli effetti retroagiscono al momento della
celebrazione del matrimonio, senza pregiudizio dei diritti legittimamente acquistati, medio tempore, dai
terzi. Con quest'ultima espressione, si allude ai soggetti estranei al rapporto matrimoniale, vale a dire ai
titolari di diritti incompatibili, che sarebbero lesi direttamente dalla trascrizione tardiva: si porta, quale
esempio, l'impossibilit di opporre ai creditori personali la nascita della comunione legale, con effetto
retroattivo alla celebrazione del matrimonio, al fine di limitare il loro soddisfacimento sugli acquisti
separati posti in essere tra il momento della celebrazione del matrimonio e quello della trascrizione. La
trascrizione del matrimonio concordatario fondamentale perch possa avere efficacia civile; in questo
caso la trascrizione ha mera efficacia dichiarativa, vale a dire dopponibilit ai terzi.
Il matrimonio celebrato dal ministro di un culto acattolico non costituisce una ulteriore forma di
matrimonio, ma una forma speciale di matrimonio civile: il ministro del culto agisce in tal caso come
persona delegata dallautorit dello stato, per cui il matrimonio cos celebrato un matrimonio civile
totalmente sottoposto alla legge dello stato.
ovvio che gli effetti civili del matrimonio acattolico siano in ogni caso subordinati alla trascrizione
dellatto di matrimonio nei registri dello stato civile. Il ministro del culto una volta data lettura degli artt.
143, 144 e 147 riceve, alla presenza di due testimoni la dichiarazione dei nubendi di volersi prendere in
marito e moglie; successivamente il ministro dovr trasmettere allufficiale dello stato civile, ai fini della
trascrizione, latto di matrimonio.
Il matrimonio come rapporto, invece, regolato unicamente dal diritto civile: una volta scelta liberamente
la forma di celebrazione, la societ coniugale rimane disciplinata esclusivamente dalle leggi civili.
Il matrimonio , innanzitutto, lo scambio del consenso di due persone di sesso diverso, anche se, questo
presupposto ha iniziato a vacillare sol che si pensi alle esperienze straniere ove lunione stabile di persone
dello stesso sesso giuridicamente riconosciuta. Occorre per rammentare che, la risoluzione del
Parlamento Europeo che allude al matrimonio di coppie omosessuali ed al diritto degli omosessuali di essere
genitori, ovvero di adottare o avere in affidamento dei bambini, neglige di considerare che il matrimonio si
connota per la sua normale idoneit alla procreazione ed alla perpetuazione della specie. Non vi dubbio
che lidentit di sesso risulta inconciliabile con la tradizionale nozione elementare di matrimonio; il che non
esclude che lordinamento possa farsi carico di regolare le unioni stabili fra persone dello stesso sesso,
fermo restando, che dovr essere coniato un istituto anche lessicalmente idoneo a riconoscere le differenze e
che il termine matrimonio va lasciato al suo uso storico.

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IL MATRIMONIO COME ATTO DI AUTONOMIA PRIVATA

La legge di riforma del 1975, e, quasi paradossalmente, la legge sul divorzio (art. 1), confermano ed esaltano
l'idea del matrimonio come completa (e perdurante) comunanza di vita e d'affetti. laffectio a dominare
l'istituto, sia nel suo significato pieno, indi comprensivo dell'attivit sessuale, sia in quello ridotto alle
manifestazioni spiccatamente spirituali.
La consuetudo vitae, che ha avvio con il matrimonio, ha in s la cifra della perpetuit ideale del vincolo
matrimoniale, il che non esclude, che esso possa venir meno allorquando, scemi quellaffectio coniugalis,
che ne fondamento, e che deve rinnovarsi di momento in momento. il perdurare dellaffectio, che fa del
matrimonio un'unione di vita stabile; lincoercibilit dell'affectio fa si che quell'unione possa sciogliersi.
Laffectio, dunque, crea il vincolo matrimoniale; meglio: la volont dei nubendi a dargli vita, ma quella
volont non che la traduzione, anche giuridica, di una realt affettiva. In quanto vincolo che risulta dalla
volont dei soggetti dai quali dipende, altres, il suo perdurare, il matrimonio
essenzialmente atto d'autonomia privata; per il suo perfezionamento basta lo scambio dei consensi, purch
nelle forme di legge; la vicendevole dichiarazione di volersi prendere in marito e in moglie, infatti, deve
avvenire davanti all'ufficiale dello stato civile o al parroco. L'ordinamento italiano, infatti, non ammette, per
il negozio matrimoniale, la forma privata.
La partecipazione dell'ufficiale dello stato civile, il quale dichiara che le parti sono unite in matrimonio
(art. 107 cod. civ.), oggi intesa, dai pi, come mera attivit certificativa d'una volont, che si forma e si
manifesta ad opera esclusiva dei nubendi. La cos detta concezione pubblicistica del matrimonio - secondo
cui, tra l'altro, s ravvisava, nella dichiarazione dell'ufficiale dello stato civile, il valore di momento
costitutivo del vincolo coniugale - appare oggi superata. L'opinione corrente, invero, nel senso di
riconoscere il ruolo fondamentale della volont dei nubendi, sicch l'intervento del potere statuale attraverso
la dichiarazione dell'ufficiale dello stato civile simile, se cos si pu dire, a quello svolto del notaio, o da
altro pubblico ufficiale, rogante un atto pubblico richiesto ad substantiam dalla legge.
I CARATTERI ESSENZIALI DEL MATRIMONIO.

Il matrimonio deve, innanzitutto, essere considerato un atto di autonomia privata (vedi sopra), pi
precisamente un negozio giuridico bilaterale familiare. tradizionale la catalogazione del matrimonio
(civile) nellambito del negozio giuridico; ma anche il contratto una specie di negozio giuridico, ma il
matrimonio non un contratto, in quanto la fusione della volont dei nubendi si diretta alla costituzione di
un rapporto giuridico, che difetta, per, del carattere della patrimonialit, essenziale alla nozione di
contratto. Dunque, il matrimonio un negozio giuridico:
1. bilaterale: i nubendi sono le uniche due parti stipulanti ed il consenso dichiarato da entrambi al
cospetto del celebranti che si limita a ricevere laltrui dichiarazione di volont;
2. familiare: in quanto d origine allunione di vita tra un uomo e una donna;
3. a carattere non patrimoniale: non la causa del matrimonio ma ne leffetto. Infatti, i rapporti
patrimoniali non sono marginali, ma sono estranei al fine che spinge quei soggetti a vincolarsi con il
matrimonio;
4. formale;
5. tipico;
6. solenne;
7. puro: la volont nel matrimonio non pu essere limitata dallapposizione di un termine o di una
condizione. Se, infatti, allinterrogazione del celebrante uno dei nubendi risponde aggiungendo al si una
indicazione di termine o di condizione, lufficiale dello stato civile non pu procedere alla celebrazione.
Ma, se ci nonostante il matrimonio viene celebrato, allufficiale dello stato civile irrogata una
sanzione amministrativa pecuniaria, e quegli elementi accidentali, si hanno per non apposti.

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8. personale; Relativamente al carattere della personalit, necessario ribadire che il matrimonio un


atto strettamente personale che non ammette la rappresentanza. In casi eccezionali, tassativamente
indicati, consentito il matrimonio per procura. In questi casi, il procuratore, non un rappresentante
in senso tecnico, ma un nuncius, cio un semplice portavoce di una volont altrui. Il matrimonio per
procura possono solamente celebrarlo:
in tempo di guerra: i militari e le persone che, per ragioni di servizio, si trovino al seguito delle forze
armate;
in tempo di pace: possono celebrarlo coloro che si trovino allestero purch sussistano gravi motivi.
Salvo il caso dei militarti che possono renderla nelle forme speciali consentite, la procura deve essere
conferita per atto pubblico e deve contenere lindicazione della persona con la quale il matrimonio deve
essere celebrato. La procura, che sempre revocabile, limitatamente efficace: non pu esservi celebrazione
del matrimonio trascorsi 180 giorni da quello in cui stata rilasciata. La procura cessa davere efficacia
anche con la morte di chi lha conferita, o con la sua revoca; tuttavia, la coabitazione anche temporanea,
dopo la celebrazione del matrimonio, elimina tutti gli effetti della revoca della procura, ignorata dallaltro
coniuge al momento della celebrazione; la coabitazione, in altri termini, si atteggia a revoca della revoca.
LA LIBERT MATRIMONIALE
Data limportanza dellimpegno che i nubendi contraggono con il matrimonio necessario che sia loro
garantita la massima libert allatto della costituzione del vincolo. Lordinamento, infatti, riprova tutte quelle
clausole che anche indirettamente influenzano la libert matrimoniale: si reputano lecite, invece quelle
condizioni che non sono atte ad influenzare la scelta, ma soltanto ad assecondarla come nel caso della
liberalit sospensivamente condizionata alla celebrazione del matrimonio di chi abbia gi deciso di
contrarlo. Sul piano civile la libert delle nozze appare garantita:
dallilliceit della condizione testamentaria impeditiva di matrimonio: la giurisprudenza, tuttavia, persiste
nel ritenere valida la disposizione testamentaria con cui si vieta allistituito di contrarre matrimonio con
una persona appartenente ad una classe sociale diversa da quella alla quale egli appartiene, non potendo
essere considerato illecito lintento di impedire le nozze che non sia assoluto.
dallo sfavore per la mediazione matrimoniale: in omaggio alla libert del consenso, si nega il
riconoscimento al patto di prossenetico, che si ha quando lopera del mediatore (es: agenzia
matrimoniale) sia diretta ad influire sul consenso dei futuri sposi, avendo essi subordinato la
corresponsione del compenso alla celebrazione delle future nozze.
dal regime della promessa di matrimonio.
LA PROMESSA DI MATRIMONIO
La promessa di matrimonio, contemplata dagli artt. 79-81 cod. civ., s'identifica, alla stregua del costume
sociale, nel cosiddetto fidanzamento ufficiale, e sussiste, cio, quando ricorra una dichiarazione espressa o
tacita, normalmente resa pubblica nell'ambito della parentela, delle amicizie e delle conoscenze, di volersi
frequentare con il serio proposito di sposarsi, affinch ciascuno dei promessi possa acquisire la maturazione
necessaria per celebrare responsabilmente il matrimonio. La promessa di matrimonio (c.d. sponsali) non
giuridicamente impegnativa: la giustificazione evidente; la necessaria spontaneit del consenso, postula
lincoercibilit della promessa. Si ritiene ascrivibile al terreno delle obbligazioni naturali l'adempimento
spontaneo della prestazione contemplata in vista della rottura della promessa; ne discende, che il nubendo,
che abbia provocato la rottura della promessa ed abbia spontaneamente eseguito la prestazione, non pu
ripeterla. Sancendo la non vincolativit della promessa, l'ordinamento salvaguarda la libert matrimoniale;
nondimeno, anche giusto tutelare chi, confidando nella seriet della promessa, abbia sostenuto delle spese.

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Al riguardo, l'art. 81 cod. civ. stabilisce che il promittente che ricusi, senza giusto motivo, di eseguire la
promessa, obbligato a risarcire all'altra parte il danno cagionatele. Questa responsabilit - che non
contrattuale, ne extracontrattuale - viene detta ex lege, per sottolinearne la singolarit; non v' dubbio, che il
diritto al risarcimento si fonda sulla circostanza che uno dei nubendi, senza ragione, ha vanificato le spese
che l'altro ha effettuate in vista del matrimonio, facendo affidamento sulla seriet della promessa.
Comportamento, quello, intuitivamente contrario a buona fede, che rende possibile l'accostamento alla
responsabilit precontrattuale (art. 1337 cod. civ.), ed efficace la proposta di qualificare responsabilit
prematrimoniale la responsabilit che si annoda alla violazione della promessa di matrimonio. Essa trova
nell'ari. 81 cod. civ. una serie di limiti, altres diretti ad evitare che il timore di una forte obbligazione
risarcitoria si traduca in un'indiretta coazione alla libert matrimoniale. Occorre, anzitutto, che la promessa
non sia unilaterale, ma reciproca, ed occorre sia tale da aver creato un affidamento, per ci la legge richiede
che i nubendi, maggiori d'et o minori ammessi a contrarre matrimonio a norma dell'ari. 84 cod. civ., si siano
vicendevolmente promessi in matrimonio per atto pubblico o per scrittura privata, forme oggi inusuali. La
promessa di matrimonio, tuttavia, pu anche risultare dalla richiesta della pubblicazione (art. 81, primo
comma, cod. civ.); si ritiene, inoltre, che lo scritto non debba essere stato necessariamente formato per
documentare la promessa, essendo sufficiente, che la promessa a contrarre matrimonio risulti con certezza,
ad esempio, dalle lettere che si sono scambiati i fidanzati. Ai sensi dell'ari. 81 cod. civ., l'obbligo risarcitorio
insorge soltanto se uno dei promittenti ricusi di adempiere la promessa in assenza di un giusto motivo, o
allorquando un promittente dia, con la propria colpa, giusto motivo al rifiuto dell'altro (art. 81, cpv., cod.
civ.). Si ritiene, che la tenuta di un comportamento riprovevole, o non conveniente, giustifichi l'altro
promittente a ricusare l'esecuzione della promessa: pur non discendendo da essa alcun obbligo, quale il
dovere di fedelt, sicuro che dalla sua violazione sorge la sanzione della rottura giustificata: si pensi al
caso del nubendo, il quale, contemporaneamente, intrattenga rapporti sentimentali con altra persona.
Fra i giusti motivi, si annoverano anche la scoperta tendenza al giuoco, le malattie sessuali, il mutamento di
religione o di cittadinanza; certo, comunque, che non dovr trattarsi di ragioni pretestuose, e dovr trattarsi
di fatti sopravvenuti alla promessa, o non conosciuti al momento in cui essa veniva assunta, e di tale gravit,
da convincere che la promessa non sarebbe stata assunta, se il nubendo ne avesse avuta consapevolezza. Il
rifiuto di adempiere la promessa legittimo sia che le circostanze addotte riguardino l'altro nubendo, sia che
attengano al nubendo che oppone il rifiuto: si pensi al nubendo che scopre d'essere affetto da una grave
malattia sessuale.
Quanto all'entit del risarcimento, essa , nei suoi confini, rigorosamente predeterminata dalla legge: spese
fatte ed obbligazioni contratte a causa di matrimonio, corrispondenti, per, alle condizioni socio-economiche
delle parti (art. 81, primo comma, cod. civ.), sicch non sono risarcibili le spese che siano sproporzionate
rispetto alla situazione economica dei nubendi. La parte non inadempiente, dunque, vanter, nei confronti
dell'altra, solamente una somma pari a quanto abbia speso a causa di matrimonio: ad esempio, per le
partecipazioni e per la festa di nozze, per le prenotazioni del viaggio di nozze, et simllia; al fine di evitare un
arricchimento ingiustificato, sar detratto, dall'importo del risarcimento del danno, quanto corrisponda al
valore dell'utilit economica della quale possa beneficiare il nubendo cui quel risarcimento compete.
Dati i rigidi confini dell'art. 81 cod. civ., certo che non possono essere oggetto di risarcimento altre voci di
danno, quale potrebbe essere il lucro cessante conseguente alla rinunzia di un impiego confidando nelle
future nozze: si vuole evitare che il promittente, a causa di un alto carico risarcitorio, s'induca per ci solo
alle nozze. Il danno non patrimoniale (cos detto danno morale) da rottura degli sponsali - si pensi al dolore
conseguente al venir meno del legame sentimentale, o al patema d'animo che si lega
alla possibile lesione della reputazione - non pu essere riparato, stante anche l'interpretazione secondo cui
riparabile solo il danno non patrimoniale discendente da reato (art. 2059 cod. civ.). Non va dimenticato, che,
a fianco della violazione dell'ari. 81 cod. civ., potr trovare applicazione, in alcuni casi, l'art. 2043 cod. civ..
sicch potrebbe aversi risarcimento del danno, se si dimostri violato il principio del neminem laedere.
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Decorso un anno dal giorno del rifiuto d'adempiere la promessa, che termine di decadenza, non pi
proponibile la domanda risarcitoria (art. 81, ult. comma, cod. civ.). L'azione, pur potendo realizzare un
beneficio per la massa patrimoniale a garanzia (art. 2740 cod. civ.) dei creditori del nubendo che potrebbe
esercitarla, non pu essere esperita in via surrogatoria, in quanto strettamente legata alla persona del debitore
(art. 2900 cod. civ.). Ne discende, che legittimato attivo soltanto il nubendo che non ha dato causa alla
rottura della promessa, risentendo danno in conseguenza delle spese fatte e delle obbigazioni assunte.
Secondo alcuni interpreti, la legittimazione spetta anche a chi abbia effettivamente risentito danno dalla
rottura della promessa: si pensi, ad esempio, ai genitori del nubendo, i quali abbiano in concreto affrontato le
spese. La rottura degli sponsali, indipendentemente dai motivi che possono giustificarla, dalla forma della
promessa e dalla sua unilateralit, genera sempre l'obbligo di restituire i doni, che i nubendi si siano
scambiati a causa della promessa di matrimonio (art. 80 cod. civ.); nel caso la restituzione risulti impossibile
- si pensi alla sottrazione del bene o al suo smarrimento, si reputa occorra corrispondere in danaro il valore
del bene, valutato al momento del pagamento. La ratio della norma comprensibile; trattandosi di doni
eseguiti sulla presupposizione del futuro matrimonio, pu esservi la richiesta di restituzione dei medesimi
allorquando il matrimonio non sia celebrato. Generalmente, si tratta di doni manuali, concernenti beni
mobili di modico valore (cfr. art. 783 cod. civ.); essendo usuali fra i fidanzati, si ritiene si versi qui in ipotesi
di liberalit d'uso (art. 770, cpv., cod. civ.), per le quali non necessita, ad substantiam, l'atto pubblico, anche
in relazione ad oggetti di valore non trascurabile, ma corretto ritenere, che debbano edere proporzionate
alla situazione economica del soggetto che le pone in essere. Nel caso i prominenti si siano scambiati doni
non gi a causa di matrimonio, ma ad altro titolo - si pensi alle donazioni per riconoscenza o in
considerazione dei meriti del donatario (cos detta donazione rimuneratoria: art. 770, primo comma, cod.
civ.), dalla rottura degli sponsali non sorge l'obbligo di restituzione. Analogamente dicasi per le donazioni in
senso pieno, che rimangono soggette alla disciplina di detto contratto (artt. 769 ss. cod. civ.), sicch si avr
nullit, nel caso non sia stata rispettata, come spesso avviene, la forma dell'atto pubblico (art. 782 cod. civ.).
Oggetto di restituzione sono altres, in omaggio alla consuetudine. Le fotografie, le. lettere, et similia, anche
se, a ben vedere, dubbia la loro qualit di doni; si sostiene possa esservi la scelta fra restituzione e
distruzione; in ambo i casi, si mira alla tutela della riservatezza e dell'immagine; peraltro, si potr agire in
giudizio contro l'eventuale divulgazione della corrispondenza, che arrechi pregiudizio.
L'azione di restituzione anch'essa soggetta a decadenza: la domanda non proponibile dopo un anno dal
giorno in cui si avuto il rifiuto di celebrare il matrimonio, o dal giorno della morte di uno dei promettenti
(art 80 cpv., cod. civ.); in quest'ultimo caso, si reputa che l'azione possa essere esercitata dagli eredi.
Da non confondere con l'istituto disciplinato dall'art. 80 cod. civ., la cos detta donazione obnuziale: la
liberalit fatta in riguardo di un determinato, futuro matrimonio, non produce effetti finch non segua il
matrimonio (art. 785, primo comma, cod. civ.). Codesta donazione, diretta a contribuire alla formazione del
patrimonio della famiglia che nascer con il matrimonio, vede la sua efficacia sospensivamente condizionata
alla celebrazione di un valido matrimonio, sicch il mancato adempimento della promessa impedisce la
realizzazione di detta condizione.

IL MATRIMONIO CIVILE E GLI IMPEDIMENTI A CONTRARLO


La stipulazione di ogni negozio giuridico presuppone, in capo alle parti, determinati requisiti soggettivi; cos
maggiormente per il matrimonio. necessaria, infatti, al momento in cui il negozio viene posto in essere,
la presenza di una serie di condizioni e lassenza di una serie di ostacoli, tecnicamente individuati con il
termine impedimenti.
Alcuni dei requisiti soggettivi essenziali per contrarre matrimonio sono stati esaminati es: diversit di sesso
tra i nubendi. Devono ora essere esaminati gli impedimenti matrimoniali, vale a dire i divieti a contrarre
matrimonio.
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Distinguiamo:
1. impedimenti assoluti: escludono il soggetto dalla celebrazione del matrimonio con qualsivoglia
soggetto (si pensi allet);
2. impedimenti relativi: che precludono soltanto il matrimonio con una determinata persona;
3. impedimenti impedienti: che rendono irregolare leventuale matrimonio, che peraltro resta valido,
mentre viene solo irrogata una sanzione agli sposi;
4. impedimenti dirimenti: in presenza dei quali il matrimonio celebrato annullabile;
5. impedimenti dispensabili: linteresse pubblico, pur essendo presente, non assoluto, sicch pu cedere
di fronte al diverso interesse dei nubendi, accertato giudizialmente, s che ne sortisce lautorizzazione al
matrimonio;
6. impedimenti non dispensabili: netta la prevalenza dellinteresse pubblico sul contrario interesse dei
nubendi, vale a dire sullinteresse privato.
Gli impedimenti al matrimonio civile sono:
1. la minore et: non pu contrarre matrimonio chi non abbia compiuto il 18 anno di et. La legge fissa
soltanto un limite iniziale, sicch, anche le persone molto anziane possono contrarre validamente
matrimonio. Diversamente dal regime previgente in cui era presente la norma in virt della quale
potevano contrarre matrimonio luomo sedicenne e la donna quattordicenne, e, con dispensa, luomo
quattordicenne e la donna dodicenne, ora scritto che occorre essere maggiori det, indi capaci di agire
per un atto ricco deffetti qual il matrimonio. Con formulazione singolare, il can. 1072 ammonisce i
pastori danime ad adoperarsi per distogliere i giovani a celebrare il matrimonio prima dell'et in cui si
soliti farlo secondo le usanze della regione, ma il can. 1083, 1, riconosce valido il matrimonio contratto
dall'uomo che abbia compiuto i sedici anni e dalla donna che abbia compiuto i quattordici anni. La
trascrizione nei registri dello stato civile, nondimeno, non potr aver luogo quando gli sposi non
rispondano ai requisiti della legge civile circa l'et richiesta per la celebrazione.
La regola secondo cui gli infradiciottenni non possono legarsi con il vincolo matrimoniale, che poggia
sulla necessit che i nubendi abbiano l'attitudine a comprendere il contenuto del vincolo matrimoniale e
la sua gravit, non assoluta. Il tribunale, infatti, su istanza dell'interessato, pu ammettere, per gravi
motivi, il minore al matrimonio, purch abbia compiuto i sedici anni e purch sia accertata la sua
maturit psico-fisica, da assodare attraverso un attento esame della personalit del minore e la
fondatezza delle ragioni addotte. Ne discende, che limpedimento dato dallet dispensabile; esso,
inoltre, assoluto e dirimente. La previsione di quest'ipotesi giustificata dalla circostanza, che, alcune
volte, i sedicenni possono gi presentare quella maturit spirituale che li rende consapevoli
dell'importanza dell'atto che vanno a compiere, e, soprattutto, dalla sussistenza di un grave motivo, che
depone a favore dell'opportunit di ammetterli al matrimonio, piuttosto che attendere lo scoccare del
diciottesimo anno d'et, specie nei casi in cui il minore abbia un'et prossima ai diciotto anni. Quanto
alla gravit dei motivi, la dottrina mette in evidenza come essa vada riferita alle motivazioni che portano
a richiedere l'autorizzazione a contrarre matrimonio prima del compimento del diciottesimo anno d'et,
non gi alle ragioni relative alla decisione di contrarre matrimonio; peraltro, segnala l'esigenza di
sondare che non vi sia contrasto con la libert del consenso, che non pu essere in alcun modo
condizionato. Quanto alla fondatezza delle ragioni addotte, sta al giudice verificare la seriet e la
concretezza dei fatti che sono sullo sfondo della decisione di contrarre matrimonio prima del
compimento del diciottesimo anno det.
Al riguardo, non rilevante lo stato di gravidanza: l'accertata assenza di maturit psicologica consiglier di
non autorizzare il c.d. matrimonio riparatore, che potrebbe essere esclusivamente contratto sotto la spinta
emotiva di quella circostanza, ma che, in quanto non sufficientemente meditato, si rivelerebbe soluzione
peggiore rispetto a quella della nascita di un figlio fuori dell'ambito di un'unione cos detta regolare.
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La giurisprudenza, peraltro, non manca di rilevare, che i gravi motivi non debbono essere soltanto rimirati
sotto il profilo negativo, ma, altres, sotto quello positivo, dovendosi cos considerare il desiderio serio,
responsabile e consapevole di offrire al nascituro un ambiente familiare s affettuoso, ma anche
formalmente riconosciuto dalla collettivit. L'articolata procedura di autorizzazione - diretta a verificare, in
definitiva, che la celebrazione del matrimonio risponde all'interesse del minore - ed il reclamo contro il
decreto che la concede, sono regolati dall'art. 84.cod.civ.; la legittimazione attiva in capo soltanto al
minore ultrasedicenne; stato modificato l'art. 90 cod. civ., che, nella versione precedente, prescriveva la
necessit dell'assenso dei genitori, o del tutore; oggi, dunque, riconosciuto che il matrimonio un atto
personalissimo, i genitori o il tutore debbono solamente essere sentiti dal tribunale, al fine di illuminare le
ragioni addotte nella richiesta di autorizzazione (art. 84, cpv., cod. civ.). Il minore il quale sia stato
autorizzato a contrarre matrimonio, resta libero di non celebrarlo; nel caso allautorizzazione segua il
matrimonio, la situazione che si viene a creare vale a dire il rapport, identica a quella discendente dal
matrimonio contratto dai maggiori d'et. I minori d'et, di anni superiori a sedici, con il matrimonio sono
emancipati di diritto (art, 390 cod. civ.), il che vuol dire, che possono compiere da soli gli atti di
amministrazione ordinaria: ad esempio; possono compiere gli atti necessari alla conservazione del
patrimonio, nonch quelli di fruizione, del reddito (art. 394, primo comma, cod. civ.); occorrer, invece,
l'assistenza del curatore, per gli atti eccedenti l'ordinaria amministrazione, quali sono lalienazione di un
immobile, o laccensione di ipoteca, in quanto alterano la struttura e la consistenza del patrimonio.
L'emancipato, tuttavia, pu essere autorizzato dal tribunale all'esercizio di un'impresa commerciale senza
l'assistenza del curatore, nel qual caso pu compiere da solo anche, gli atti che eccedono lordinaria
amministrazione. La curatela assunta dallaltro coniuge, se il minore abbia contratto matrimonio con
persona maggiore det, se entrambi i coniugi sono minori det, il giudice tutelare pu nominare un unico
curatore scelto, preferibilmente fra i genitori. Il curatore a differenza del tutore non un rappresentante
dell'emancipato, semplicemente affetto da incapacit relativa, in quanto non si sostituisce all'incapace, ma
integra, assistendolo, la sua volont negoziale; il pi delle volte, si limita a valutare la convenienza, o
l'opportunit, degli atti che questi intende porre in essere.
L'impedimento matrimoniale previsto dall'art. 84 cod. civ., la cui violazione rende impugnabile il
matrimonio non dispensabile allorquando i nubendi siano infrasedicenni; compiuti i sedici anni, pu
essere concessa, alle condizioni precisate, l'autorizzazione al matrimonio, che rende il minore capace di
prestare il consenso per tutte le relative con- venzioni matrimoniali.
2. linterdizione per infermit di mente: L'interdetto per infermit di mente, cosi detto interdetto
giudiziale non pu contrarre matrimonio (art 85.); differentemente l'interdetto legale L'interdizione
legale, infatti; a differenza di quella giudiziale, che mira alla tutela dell'incapace, ha funzione affittiva, e
non ha quindi attinenza con le facolt intellettive e volitive del soggetto che ne sia destinatario, vale a
dire il condannato all'ergastolo o a pena detentiva per un tempo non inferiore a cinque anni per delitti
non colposi. Linterdizione giudiziale limita la capacit matrimoniale per ragioni psicofisiche, in quanto
denuncia linidoneit del soggetto ad essere consapevole della gravit degli effetti che derivano da un
atto importante qual il matrimonio; del resto linterdetto giudiziale anche incapace di testare gli
preclusa ogni attivit giuridico-patrimoniale in genere. L'impedimento dato dall'interdizione, che non
dispensabile, assoluto ed invalida il matrimonio, opera dal momento della pubblicazione della
sentenza d'interdizione, dies a qua della produzione di effetti (art. 421 cod. civ.); se ancora pendente il
giudizio d'interdizione, essendo stata soltanto promossa la relativa istanza, il pubblico ministero pu
chiedere che sia sospesa la celebrazione sino a quando non sia passata in giudicato la sentenza che
pronunzia sull'istanza d'interdizione, sicch, se l'istanza sia stata respinta, il soggetto interdicendo potr
contrarre matrimonio; viceversa, se sia stata accolta, quel soggetto potr" contrarre matrimonio solo
quando, cessata la causa d'interdizione; sia stata pronunziata la revoca della sentenza d'interdizione.
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Al di l della minore et, l'unica incapacit legale, che non ammette assolutamente al matrimonio,
l'interdizione giudiziale; pertanto, pu contrarlo l'inabilitato.
Quest'ultimo, infatti, conosce una limitazione della capacit patrimoniale, ma pu testare e pu contrarre
matrimonio; tuttavia, sar ammesso a provare d'essere stato incapace d'intendere o di volere, per
qualunque causa, anche transitoria, al momento della celebrazione del matrimonio. Anche il matrimonio
dell'incapace naturale pu essere impugnato, ma lazione compete solo al coniuge che assuma di essere,
stato incapace d'intendere o di volere nel momento della celebrazione del matrimonio, salvo che vi sia
stata coabitazione per un anno dopo che il coniuge incapace abbia recuperata la pienezza delle facolt
mentali; il che val dire che, in questipotesi si ha sanatoria.
3. la mancanza di stato libero: Altro impedimento non dispensabile la mancanza di stato libero; non
pu contrarre matrimonio civile, infatti, chi sia vincolato da un precedente, efficace matrimonio civile, o
canonico, con effetti civili: art. 86 cod. civ. (e can. 1085). Si tratta di un impedimento d'ordine pubblico,
assolutamente non dispensabile che vige anche nei confronti di quei cittadini stranieri la cui legge
nazionale consenta la poligamia o la poliandria; esso, inoltre, assoluto. Il matrimonio celebrato in
violazione dellart. 86 impugnabile; quella violazione sanzionata penalmente: lart. 556 cod. pen.,
che prevede come reato la bigamia. La libert di stato si riacquista sia allorquando venga dichiarato nullo
il vincolo matrimoniale, che privo d'effetti ab origine, sia in conseguenza del verificarsi di una delle
cause di scioglimento del precedente vincolo matrimoniale; quello scioglimento si ha non soltanto con
la morte del coniuge, ma anche con la dichiarazione di morte presunta. Una volta divenuta eseguibile la
sentenza che dichiara la morte presunta, il coniuge superstite pu contrarre nuovo matrimonio;
differentemente per l'assente, il cui matrimonio non si scioglie sin quando non sia stata accertata la
morte naturale o siano decorsi dieci anni dal giorno dell'ultima notizia dell'assente, o verificatesi una
delle ipotesi di cui all'art. 60 cod. civ., non sia stata giudizialmente dichiarata la morte presunta; tuttavia
se il coniuge dell'assente abbia contratto un nuovo matrimonio, esso non pu essere impugnato finch
duri l'assenza. Singolare la soluzione che adotta l'ordinamento pel caso ritorni la persona della quale fu
dichiarata la morte presunta, o ne sia accertata l'esistenza: nullit del matrimonio contratto ex art. 65
cod. civ.; la nullit, tuttavia, non pu essere pronunziata nel caso in cui sia accertata la morte,
anche se avvenuta in una data posteriore a quella del matrimonio; il che vai dire, che, in questo caso, la
nullit sanata ex lege. L'ordinamento privilegia dunque nel caso di ritorno del coniuge presuntivamente
dichiarato morto, il primo vincolo matrimoniale; sacrificando il secondo, si trascura di considerare che,
salvo casi affatto particolari, lo scomparso avrebbe potuto dare notizie di s.
Il coniuge che ha contratto nuovo matrimonio, tuttavia, ha la possibilit di domandare la separazione,
adducendo la sopraggiunta intollerabilit della convivenza; quella nullit peraltro, non di diritto, in
quanto anche quel matrimonio semplicemente impugnabile: lazione compete oltre che ai coniugi ed
al pubblico ministero, a tutti coloro che abbiano, per impugnarlo, un interesse legittimo ed attuale.
L'ordinamento fa salvi gli effetti civili del matrimonio del quale sia stata pronunziata la nullit per
ritorno del soggetto dichiarato morto presunto, sicch sono legittimi gli eventuali figli nati da esso, con
ovvii riflessi, altres, in ordine ai diritti successori.
4. la parentela, laffinit, ladozione e laffiliazione: Dalla parentela e dall'affinit non discendono
soltanto effetti positivi, quali il diritto alimentare (art. 433 cod. civ.) e la preferenza successoria, ma
anche effetti negativi, quale il divieto matrimoniale sancito dall'art. 87 cod. civ. Non possono contrarre
matrimonio fra loro, infatti, gli ascendenti e i discendenti in linea retta, legittimi o naturali; i fratelli e le
sorelle germani, consanguinei o uterini; lo zio e la nipote, la zia ed il nipote; gli affini in linea retta, e gli
altri soggetti contemplati in quella norma.

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La giustificazione dell'impedimento intuitiva: per ragioni eugenetiche, dato che la consanguineit


entro, un certo grado non pu non essere d'ostacolo al matrimonio, e per ragioni d'indole morale o di
convenienza sociale, non pu non essere impedita l'unione matrimoniale tra soggetti legati da vincolo
parentale in linea retta o collaterale entro il terzo grado (art. 87, nn. 1, 2, 3, cod. civ.), o da vincolo
d'affinit in linea retta (ad esempio, suocero e nuora: art. 87, n. 4, cod. civ.), o collaterale in secondo
grado (cognati: art. 87, n. 5, cod. civ.). Il Codice penale, peraltro; punisce chi, in modo che ne derivi
pubblico scandalo, commetta incesto con un discendente o un ascendente, o con un affine in linea retta, o
con una sorella o un fratello (art. 564 cod. pen.).
Quanto ai figli incestuosi, dispone l'art. 251 cod. civ.. L'impedimento matrimoniale sussiste anche se la
parentela non legittima, ma semplicemente naturale da intendersi in senso puramente biologico, quindi
anche allorquando la filiazione non sia stata riconosciuta o non sia riconoscibile.
In questo caso, l'esistenza di vincoli di sangue pu essere accertata in via incidentale dal giudice,
sebbene soltanto al fine di verificare la sussistenza dell'impedimento.
Quell'impedimento, inoltre, sussiste fra adottante adottato e suoi discendnti; fra figli adottivi della
stessa persona; tra adottato e figli dell'adottante; fra adottato e coniuge dell'adottante, e adottante coniuge
dell'adottato; divieti, questi applicabili anche all'affiliazione. Pur cessando, con l'adozione, i rapporti
dell'adottato verso la famiglia d'origine, restano salvi i divieti matrimoniali. L'impedimento per
parentela, et similia, dettato dall'art. 87 cod. civ., dispensabile solo relativamente ai casi indicati dai
nn. 3 e 5 (zio e nipote, zia e nipote; affini in linea collaterale in secondo grado); l'autorizzazione, che pu
essere accordata anche nel caso indicato dal n. 4, allorquando l'affinit derivava da matrimonio
dichiarato nullo, concessa dal tribunale su istanza degli interessati (art. 87, quarto comma, cod. civ.), e
la procedura quella dei commi quarto, quinto e sesto dell'ari. 84 cod. civ. (art. 87, ult. comma, cod.
civ.). L'impedimento, inoltre, relativo, ed incide sulla validit del matrimonio.
5. il delitto: Secondo l'art. 88 cod. civ., non possono contrarre matrimonio tra loro
le persone delle quali l'una sia stata condannata per omicidio consumato o tentato sul coniuge dell'altra;
in senso analogo il can. 1090. L'impedimentum criminis, che non dispensabile, relativo, ed causa
di nullit del matrimonio contratto in sua violazione, sussiste solo in presenza di sentenza passata in
giudicato, dalla quale risulti la condanna per omicidio volontario, sicch sono esclusi l'omicidio colposo
e preterintenzionale o per tentato omicidio; se ebbe luogo soltanto rinvio a giudizio, si ha sospensione
della celebrazione del matrimonio fino a quando non sia pronunziata sentenza di proscioglimento (art.
88, cpv., cod. civ.). In assenza di condanna con sentenza passata in giudicato, dunque, l'impedimento, in
omaggio al principio della presunzione d'innocenza, non operativo, ma il rinvio a giudizio giustifica la
sospensione della celebrazione del matrimonio fin a quando non venga pronunziata sentenza di
proscioglimento. Nel caso la sentenza di condanna sia pronunziata dopo la celebrazione del matrimonio
essendo stato scoperto successivamente il delitto, non si ha incidenza sui vincolo matrimoniale, ma
l'altro coniugo potr giovarsi del rimedio dello scioglimento del matrimonio per divorzio.
6. il divieto temporaneo di nuove nozze: Ai sensi dellart. 89 del cod. civ., non pu contrarre matrimonio
la donna, se non dopo trecento giorni dallo scioglimento , dallannullamento o dalla cessazione degli
effetti civili del precedente matrimonio. Il divieto, posto a carico della donna persegue una finalit
eminentemente pratica: evitare la cosi detta turbatio sanguinis, intuitivamente, quel divieto cessa dal
giorno in cui la gravidanza, per parto o per aborto, sia terminata non sussistendo pi il rischio di turbatio
sanguinis. Pur essendo indubbio che l'art. 89 cod. civ. trova la sua ratio nell'esigenza di evitare la cos
detta turbatio sanguinis, autorevole dottrina rileva che quell'impedimento dovrebbe rispondere
all'esigenza di osservare un periodo di lutto, nel caso lo scioglimento del vincolo dipenda da morte del
coniuge, onde sia rispettata la memoria di questi, sicch dovrebbe estendersi al vedovo.
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L'art. 89, prima rubricato: lutto vedovile espressione oggi impropria, dato che il matrimonio pu
sciogliersi, oltre che per morte di uno dei coniugi, per divorzio, impone dunque un periodo dattesa per
evitare la confusio sanguinis, dato che il figlio nato entro trecento giorni dallo scioglimento del
precedente vincolo matrimoniale si presume figlio del marito della madre.
L'impedimento matrimoniale non sussiste allorquando il matrimonio sia stato dichiarato nullo per
impotenza, anche soltanto a generare, di uno dei coniugi. La norma prevede altre esclusioni dal divieto:
ad esempio, divorzio per in consumazione. L'impedimento dispensabile, potendo il tribunale
autorizzare il matrimonio, se sia inequivocabilmente escluso, con esame peritale, lo stato di gravidanza,
o quando risulti, da sentenza passata in giudicato, che il marito non ha convissuto con la moglie nei
trecento giorni precedenti lo scioglimento, l'annullamento o la cessazione degli effetti civile del
matrimonio (art. 89, cpv., cod. civ.). La violazione del divieto di cui all'art. 89 cod. civ., che non rende
impugnabile il matrimonio, genera l'irrogazione d'una sanzione amministrativa pecuniaria a carico della
donna, dell'ufficiale dello stato civile che celebra il matrimonio e dell'altro coniuge (art. 140 cod. civ.).

LE FORMALIT PRELIMINARI DEL MATRIMONIO: LA PUBBLICAZIONE


Alla manifestazione del consenso matrimoniale si pu giungere soltanto dopo l'espletamento d'una serie di
formalit preliminari; quella manifestazione, invero, deve essere preceduta da un procedimento
amministrativo distinto in varie fasi. L'importanza degli effetti che discendono dal matrimonio giustifica
alcune formalit antecedenti, volte ad accertare l'esistenza dei requisiti essenziali, governate dagli artt, 93 ss.
cod. civ. e 50 ss. Ord. stato civile.
Ai sensi del primo comma dell'art. 93 cod. civ., la celebrazione del matrimonio dev'essere preceduta dalla
pubblicazione fatta a cura dellufficiale dello stato civile; questa formalit mira a rendere nota ai terzi
l'intenzione di un uomo ed una donna di contrarre matrimonio; possibile l'eventuale denunzia
d'impedimenti consentendo altres, ai nubendi, un ulteriore, ultimo periodo di riflessione.
L'atto di pubblicazione resta affisso, presso la porta della casa comunale dei luoghi di residenza dei nubendi,
almeno per otto giorni; per gravi motivi, il tribunale, su istanza degli interessati, pu ridurre il termine della
pubblicazione, e, con il rispetto della formale procedura prevista dal cpv; dell'art. 100 cod. civ., pu
autorizzare, per cause gravissime, l'omissione della pubblicazione, quando i nubendi dichiarino, sotto la
propria responsabilit, che nessuno degli impedimenti stabiliti dagli artt. 85, 86, 87, 88 e 89 si oppone al
matrimonio; a titolo d'esempio, si pu pensare, quale causa che giustifica l'omissione della pubblicazione, al
caso della sottoposizione dei nubendi alle misure di protezione previste per i famigliari dei cosi detti
collaboratori di giustizia.
La richiesta di pubblicazione, all'ufficiale dello stato civile del comune di residenza d'uno dei nubendi (art.
94), deve provenire da entrambi i nubendi, o da persona che ne ha da essi ricevuto speciale incarico.
In caso di rifiuto della pubblicazione, che deve essere motivato nel certificato che l'ufficiale dello stato
civile rilascia ai richiedenti la pubblicazione, ammesso ricorso al tribunale; l'atto di rifiuto si avr
allorquando l'ufficiale dello stato civile non crede di poter procedere alla pubblicazione. Motivo di rifiuto
potr essere la conoscenza, da parte dell'ufficiale dello stato civile, di un impedimento matrimoniale.
Eseguita la pubblicazione, il matrimonio pu essere celebrato, sempre che, naturalmnte, le parti non
abbiano altrimenti deciso, dato che la pubblicazione non impegna alla manifestazione del consenso, che
rimane libero. Il matrimonio, comunque, non pu essere celebrato prima del quarto giorno dopo compiuta
la pubblicazione e non oltre il centottantesimo giorno da essa; se il matrimonio non celebrato nei
centottanta giorni successivi alla pubblicazione essa si considera come non avvenuta; occorre pertanto,
sempre che permanga la volont matrimoniale, rinnovarla.

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Le pubblicazioni non sono requisito di validit del matrimonio. integrando una forma di pubblicit-notizia, e
la loro assenza non rende, per ci stesso, impugnabile il matrimonio; l'omissione comporta l'irregolarit del
matrimonio, ed punita con una sanzione amministrativa pecuniaria a carico degli sposi e dell'ufficiale
dello stato civile.
La pubblicazione, infine, pu essere omessa, anche nel nato caso in cui uno dei nubendi sia in
imminente pericolo di vita. In quest'ipotesi, l'ufficiale dello stato civile pu procedere direttamente alla
celebrazione del matrimonio (cos detto in extremis), purch i nubendi preliminarmente giurino che non
esistono tra loro impedimenti non suscettibili di dispensa; l'ufficiale dello stato civile deve dichiarare,
nell'alto di matrimonio, come abbia accertato l'imminente pericolo di vita. Per codesta ipotesi, alla
celebrazione del matrimonio pu procedere, oltre che l'ufficiale dello stato civile, il comandante della nave
marittima e dell'aeromobile.

LE OPPOSIZIONI
Con la pubblicazione, si porta a conoscenza dei terzi la notizia della progettala celebrazione di un
matrimonio, facilitandosi l'eventuale opposizione. Per mezzo di quest'ultima, si pu raggiungere l'effetto, se
ne sussista l'opportunit, della sospensione della celebrazione del matrimonio sino a che non sia stata
rimossa l'opposizione. Lart. 102 elenca una serie di soggetti legittimati a proporre opposizione al
matrimonio a ragione di qualunque causa che osti alla sua celebrazione. L'assenza dei requisiti richiesti per
la validit del matrimonio giustifica non solo l'intervento successivo alla sua celebrazione ma quello
preventivo, appunto realizzabile con l'opposizione. L'atto di opposizione deve dichiarare la qualit che
attribuisce allopponente il diritto di farla e le cause dell'opposizione. La legge non riconosce a chicchessia
la legittimazione a proporre opposizione, ma solamente ad alcuni soggetti, in capo ai quali ravvisa la
sussistenza di un interesse ad agire.
Sono tali: i genitori dei nubendi e, in loro mancanza, gli altri ascendenti ed i collaterali entro il terzo grado; il
tutore o il curatore, se uno del nubendi sia soggetto a tutela o a curatela; il coniuge di chi, pur essendo gi
sposato, voglia contrarre un altro matrimonio. Nel caso l'impedimento sia quello costituito dal divieto
temporaneo di nuove nozze, sono legittimati i soggetti elencati dal quarto comma dell'art. 102 cod. civ., che
indica anche i parenti del precedente marito. I soggetti prima indicati hanno la possibilit di proporre
opposizione alla celebrazione del matrimonio per qualunque causa vi osti; il pubblico ministero, invece,
deve sempre proporre opposizione, se abbia conoscenza di un impedimento, o se gli consti l'infermit di
mente di uno dei nubendi, nei confronti del quale, per causa d'et, non possa essere promossa l'interdizione;
dal momento che il minore non pu contrarre matrimonio, l'ultima ipotesi riferita coincide con il caso, assai
marginale, dell'insorgenza dell'infermit successivamente all'autorizzazione giudiziale al matrimonio, che
data solo dopo l'accertamento della maturit psico-fisica del minore. Al pubblico ministero potranno altres
rivolgersi i soggetti che, a conoscenza di un impedimento, non possano presentare opposizione non
rientrando fra i legittimati a proporla. Giusta l'art. 59 Ord. stato civile, l'ufficiale dello stato civile, se
conosce che osta al matrimonio un impedimento che non stato dichiarato, deve immediatamente informare
il procuratore della Repubblica, affinch questi possa proporre opposizione al matrimonio. In quanto
portatore di un interesse pubblico, il pubblico ministero ha l'obbligo di presentare opposizione, laddove i
soggetti legittimati alla stessa ne hanno facolt, vale a dire, loro consentito di agire al fine di ottenere la
sospensione della celebrazione del matrimonio. Il tribunale del luogo in cui stata eseguita la pubblicazione,
sentite le parti ed acquisiti, senza particolari formalit, gli elementi del caso, decide con decreto motivato
avente efficacia immediata, indipendentemente dall'eventuale reclamo.
L'effetto al quale mira lopposizione la sospensione della celebrazione del matrimonio, che pu essere
disposta se ne sussista la opportunit. A questa fase, puramente dilatoria, seguir l'accertamento sia della
legittimazione ad agire, in capo allopponente, sia della consistenza della causa d'opposizione.
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Nel caso, a seguito di giudizio, l'opposizione sia respinta, l'opponente potr essere condannato al
risarcimento dei danni; si pensi alle spese sostenute in vista della cerimonia nuziale, poi mancata. Il
soccombente, il quale sia un ascendente, non pu essere condannato a quel risarcimento, ed analogamente
dicasi. per il pubblico ministero; in ogni caso, si esclude la riparabilit dei danni morali.

LA CELEBRAZIONE
Il matrimonio un negozio giuridico solenne; come regola, il matrimonio civile deve essere celebrato,
pubblicamente nella casa comunale davanti allufficiale stato civile al quale fu fatta la richiesta di
pubblicazione salvo sussista la necessit, o la convenienza di celebrare il matrimonio in un comune diverso.
Nel giorno indicato dalle parti, l'ufficiale dello stato civile, da portarsi ed alla presenza di due testimoni, da
lettura degli artt. 143, 144 e 147 rammentando cos alle part i principali effetti giuridici che discendono dal
matrimonio e riceve da ciascuna delle parti personalmente, luna dopo laltra, la dichiarazione che vogliono
prendersi rispettivamente
come marito e maglie; di seguito senza porre alcun intervallo, dichiara che esse sono unite in matrimonio.
La risposta negativa di uno dei nubendi impedisce la dichiarazione dell'ufficiale di stato civile; in questo
caso, il negozio matrimoniale non si perfeziona. La celebrazione richiede almeno la presenza dei nubendi,
dell'ufficiale dello stato civile, di due testimoni. Giova sottolineare, che soggetti della celebrazione sono
soltanto i nubendi; l'assenza dei testimoni non invalida la celebrazione, costituendo una mera irregolarit,
come pure a dirsi per l'incompetenza dell'ufficiale dello stato civile o per l'omessa lettura dei richiamati
articoli del Codice civile. Alla regola che i nubendi debbono personalmente presenziare alla celebrazione, e
personalmente debbono manifestare la volont di unirsi in matrimonio, si pu derogare soltanto in casi
eccezionali: gi si visto in quali ipotesi possa essere ammesso il matrimonio per procura. La dichiarazione
resa dai nubendi oralmente (o con segni equivalenti: can. 1104, 2). Quanto alla partecipazione
dell'ufficiale dello stato civile, va osservato che lo stesso svolge un'attivit meramente ricognitiva (da atto)
della volont matrimoniale manifestata dai nubendi. La presenza dellufficiale dello stato civile, al consenso
dei nubendi, riconosce la formazione del negozio. La celebrazione del matrimonio ha carattere unitario:
consenso dei nubendi pi dichiarazione dell'ufficiale dello stato civile; dal momento di quella dichiarazione,
le parti sono marito e moglie.
Dopo la celebrazione, deve essere immediatamente confezionato l'atto di matrimonio, che costituisce la
prova documentale dell'avvenuta celebrazione, che deve essere iscritto nei registri dello stato civile.
La celebrazione avanti l'ufficiale dello stato civile apparente o incompetente: si pensi al caso del celebrante
non delegato dal sindaco, non pregiudica la validit del matrimonio, purch i nubendi fossero in buona fede,
vale a dire ignorassero che quel soggetto era privo della qualit di ufficiale dello stato civile. Anche in
quest'ipotesi di apparenza, la situazione, acquisisce rilevanza giuridica purch sussista buona fede nei
soggetti in essa coinvolti. L'incompetenza dell'ufficiale dello stato civile punita con una sanzione
amministrativa pecuniaria. Il rifiuto, da parte dell'ufficiale di stato civile, della celebrazione del matrimonio,
regolato, anzitutto, dall'ari. 112 cod. civ..
Quanto ai testimoni, la legge prescrive debbano essere due, i quali possono anche essere parenti dei nubendi;
l'assenza dei testimoni non inficia il matrimonio, generando l'irrogazione, all'ufficiale dello stato civile il
quale abbia proceduto alla celebrazione senza la loro presenza, della sanzione amministrativa pecuniaria.
Il numero dei testimoni sale a quattro, allorquando si debba procedere alla celebrazione del matrimonio fuori
della casa comunale; detta celebrazione ammessa soltanto se uno dei nubendi, per infermit o altro
impedimento giustificato, sia nell'impossibilit di recarsi alla casa comunale, sicch l'ufficiale dello stato
civile che si trasferisce, con il segretario, nel luogo in cui si trova l'impedito.

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LA PROVA DELLA CELEBRAZIONE DEL MATRIMONIO


La celebrazione del matrimonio avviene oralmente; tuttavia, subito dopo di essa, si deve procedere alla
formazione di un documento scritto, il cos detto atto di matrimonio, che costituisce la prova documentale
dell'avvenuta celebrazione. Quest'atto, sottoscritto dai coniugi, dai testimoni e dall'ufficiale dello stato
civile, ricevuto nei registri dello stato civile; esso un atto pubblico, che fa piena prova fino a querela di
falso. La legge indica minuziosamente quale contenuto debba avere quell'atto, che pu anche racchiudere la
dichiarazione di riconoscimento di filiazione naturale e la dichiarazione di scelta del regime patrimoniale di
separazione dei beni. L'art. 69 Ord. stato civile indica minuziosamente le annotazioni che debbono essere
fatte negli atti di matrimonio: ad. esempio, all'annotazione delle convenzioni matrimoniali e delle relative
modificazioni, delle sentenze, anche straniere, di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del
matrimonio, delle dichiarazioni con cui i coniugi separati manifestano la loro riconciliazione, dei
provvedimenti di rettificazione. L'atto di matrimonio viene iscritto nei registri di matrimonio del comune
nel quale il matrimonio stato celebrato; una copia deve essere trasmessa allufficiale dello stato civile del
luogo di residenza degli sposi, al fine della sua trascrizione. Iscrizione e trascrizione dell'atto di matrimonio
sono forme di pubblicit-notizia, sicch la loro assenza non impedisce al matrimonio di produrre i suoi
effetti. Il sistema di accertamento dell'avvenuta celebrazione del matrimonio molto rigoroso essendo
sicuro, che la funzione dell'atto di matrimonio soltanto probatoria, non v' dubbio che essa costituisca la
prova privilegiata dellavvenuta celebrazione del matrimonio; si comprende, pertanto, che salvo ipotesi
particolari, nessuno possa reclamare il titolo di coniuge e gli effetti del matrimonio, se non presenta l'atto
di celebrazione estratto dai registri dello stato civile. Nel caso la prova della celebrazione del matrimonio
risulti da sentenza penale, la sua iscrizione nel registro dello stato civile assicura al matrimonio, dal giorno
della celebrazione, tutti gli effetti sia riguardo ai coniugi, sia riguardo ai figli.
Ai sensi del cpv. dell'art. 130 cod. civ., Il possesso di stato, quantunque allegato da ambedue i coniugi, non
dispensa dal presentare l'atto di celebrazione; quel possesso, conforme all'atto di celebrazione del
matrimonio, sana ogni difetto di forma (art. 131 cod. civ.). Si comprende la ragione per cui il possesso di
stato matrimoniale non possa sostituire, ai fini della prova della celebrazione del matrimonio, l'atto di
matrimonio: all'occorrenza, s potrebbe far valere ogni convivenza more uxorio come vera convivenza
matrimoniale, dato che il possesso di stato matrimoniale risulta, in definitiva, da fatti che dimostrano la
relazione di un uomo ed una donna come di marito e moglie, qualificata da un minimo di stabilit.
La rigidit della regola in tema di prova del matrimonio conosce un temperamento nel caso di distruzione o
di smarrimento dei registri dello stato civile: in questo caso, infatti, l'esistenza del matrimonio pu essere
provata con ogni mezzo (artt. 132, primo comma, e 452 cod. civ.).
Analogamente, la prova dell'esistenza del matrimonio ammessa con ogni mezzo, sempre che risulti in
modo non dubbio un conforme possesso di stato, allorquando vi siano indizi che, per dolo o per colpa del
pubblico ufficiale, o per un caso di forza maggiore (ad esempio: sequestro dell'ufficiale dello stato civile a
scopo d'estorsione), l'atto di matrimonio non sia stato inserito nei registri a ci destinati.

IL MATRIMONIO DEI CITTADINI ITALIANI ALL'ESTERO


Il cittadino italiano che risieda all'estero e, per gravi motivi, non possa rientrare in Italia, pu celebrare il
matrimonio in Italia per procura, in ogni caso, i nubendi possono anche celebrare il matrimonio all'estero. La
celebrazione del matrimonio di cittadini italiani all'estero non pu mai prescindere dalla sussistenza dei
requisiti, e dall'assenza degli impedimenti. Alla regola secondo cui la legge regolatrice della sostanza
dell'atto matrimoniale , per il cittadino italiano, quella italiana, viene affiancata quella in virt della quale la
legge regolatrice della forma della celebrazione pu anche essere quella del luogo in cui il matrimonio
viene celebrato: il cittadino italiano pu anzitutto scegliere il cos detto matrimonio consolare o diplomatico:
la celebrazione del matrimonio all'estero tra cittadini italiani oppure tra un cittadino italiano ed uno straniero,
pu essere compiuta innanzi allautorit diplomatica o consolare competente; sui poteri consolari. Per la
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celebrazione del matrimonio potranno anche essere osservate le formalit della legge del luogo in cui il
matrimonio, innanzi all'autorit locale, celebrato. In ambo i casi, le autorit diplomatiche, o consolari
italiane debbono trasmettere, ai fini della trascrizione, copia degli atti e dei provvedimenti relativi al
cittadino italiano formati all'estero; detta copia trasmessa allufficiale dello stato civile del comune in cui
l'interessato ha o dichiara che intende stabilire la propria residenza, o a quello del comune discrizione
allanagrafe degli italiani allestero. Riguardo alla forma della celebrazione del matrimonio, va ricordato
che, il matrimonio non pu dirsi valido per il nostro ordinamento, se sia stato celebrato secondo forme che
contrastino con i principi fondamentali dell'ordinamento: si pensi al matrimonio riguardo al quale sia assente
qualsivoglia forma di celebrazione.

IL MATRIMONIO DELLO STRANIERO IN ITALIA


II matrimonio dello straniero in Italia, sia esso celebrato con un connazionale o con un cittadino italiano,
soggetto alle norme sugli impedimenti relativi all'interdizione, alla libert di stato, al delitto. Quanto all'et,
si reputa che anche il minore straniero possa contrarre matrimonio in Italia, purch; abbia almeno compiuto,
secondo alcuni interpreti, i sedici anni, essendo queste, relativamente all'et, un limite di ordine pubblico.
Nel rispetto dei principi inderogabili, lo straniero pu celebrare, altres, il matrimonio concordatario o
quello di culto acattolico.
II cittadino straniero pu contrarre matrimonio in Italia purch presenti allufficiale dello stato civile una
dichiarazione dellautorit competente del proprio Paese, dalla quale risulti che, giusta la legge cui
sottoposto, nulla osta al matrimonio; in assenza del nulla osta, l'ufficiale dello stato civile deve rifiutare le
pubblicazioni. Si ritiene, tuttavia, che il diniego del nulla osta non precluda la celebrazione del matrimonio
in Italia, se sia motivato da circostanze quali potrebbero essere la discriminazione razziale o ragioni
religiose o politiche, lesive della personalit individuale, accertabili giudizialmente. Il matrimonio di un
cittadino italiano con cittadino straniero comporta, per questultimo la possibilit dell'acquisto della
cittadinanza italiana.

CAPITOLO III GLI EFFETTI DEL MATRIMONIO


Lordinamento giuridico disciplina gli effetti che discendono dal matrimonio, che, essenzialmente, possono
essere raggruppati in tre classi:
1. effetti personali tra i coniugi;
2. effetti che attengono al rapporto dei coniugi con gli altri membri della famiglia (principalmente i
figli);
3. effetti di natura patrimoniale.

IL COGNOME DELLA MOGLIE


Alla celebrazione del matrimonio si annoda, quale effetto immediato, l'acquisto, in capo alla moglie, del
cognome del marito. La moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito, e lo conserva durante lo
stato vedovile, sino a quando non passi a nuove nozze. La norma comporta un'eccezione al principio
d'eguaglianza tra i coniugi saldamente giustificata in funzione del principio di unit della famiglia, quindi
inidonea ad intaccare la parit sostanziale tra i coniugi. Essa, invero, risponde all'esigenza che la famiglia
abbia un nome comune ai genitori ed ai figli, quale presidio dell'unit della famiglia; l'assunzione del
cognome paterno da parte dei figli legittimi apparsa cosi inerente al principio dell'unit della famiglia, che
non neppure disposta testualmente dal Codice.
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II diritto-dovere della moglie di aggiungere, al proprio cognome, quello del marito, non esclude che la
donna possa servirsi soltanto del cognome originano, specie se abbia una specifica finalit individuatrice nel
campo professionale, artistico, commerciale. Va rammentato, tuttavia, come l'insistito impiego del solo
cognome patronimico, e l'accentuata volont di non fare uso del cognome maritale, possano integrare, in
relazione alle circostanze, un comportamento atto ad essere configurato come ingiuria grave, le cui
conseguenze possono essere molteplici; a mo' d'esempio, si rammenti che l'ingiuria grave verso il donante
integra una delle ipotesi di revocazione della donazione per ingratitudine (art. 801 cod. civ.).
La moglie conserva il cognome del marito durante lo stato vedovile, fino a quando non passi a nuove nozze
nel qual caso aggiunger, al proprio cognome, quello del nuovo marito.
In caso di separazione personale dei coniugi, prevede che il giudice possa autorizzare, la moglie a non usare
il cognome del marito, qualora dall'uso possa derivarle grave pregiudizio; il giudice, inoltre pu vietare alla
moglie l'uso del cognome del marito, se tale uso sia a lui gravemente pregiudizievole. In conseguenza della
pronunzia di divorzio, la donna perde il cognome
del marito nondimeno, pu continuare a conservarlo, in aggiunta al proprio, se ne sia autorizzata dal
tribunale in quanto sussista un interesse suo, o dei figli, meritevole di tutela.

LA CITTADINANZA DEI CONIUGI


Conseguente al matrimonio, pu anche essere l'acquisto della cittadinanza italiana; In virt di codesta
normativa, il matrimonio con un cittadino italiano - sia esso uomo, sia esso donna presupposto per
l'acquisto della cittadinanza italiana da parte del cittadino straniero; l'acquisto, tuttavia, non automatico;
invero, il coniuge, straniero o apolide, di cittadino italiano,
acquista la nostra cittadinanza quando risiede legalmente da almeno sei mesi nel territorio della
Repubblica, ovvero dopo tre anni dalla data del matrimonio, se non vi stato scioglimento, annullamento o
cessazione degli effetti civili e se non sussiste separazione legale. La nuova normativa s'indirizza anche ad
impedire che la celebrazione del matrimonio sia posta in essere soltanto al fine di acquistare la nostra
cittadinanza, il che avveniva, sovente, per mezzo di matrimoni simulati.

I DIRITTI SUCCESSORI DEL CONIUGE SUPERSTITE


Alla qualit di coniugo si associano anche rilevanti effetti di diritto ereditario. Anzitutto, il coniuge
annoverato fra i legittimari, che sono le persone favore delle quali la legge riserva una quota di eredit o altri
diritti nella .successione. Le quote riconosciute a ciascuno dei legittimari sono determinate dalla legge, e
variano a seconda del numero dei soggetti che concorrono alla successione.
Quanto al coniugo, gli riservata la met del patrimonio, se non concorrano figli del de cuius; la sua quota,
invece, di un terzo, se concorra alla successione, con un solo figlio, di un quarto, se i figli, con i quali
concorra alla successione, sono pi d'uno. Con la riforma del diritto di famiglia ad opera della Novella del
1975, la posizione successoria del coniuge superstite profondamente mutata. Prima, della Novella, infatti,
al coniuge superstite non spettava che un diritto di usufrutto (cos detto uxorio) su, una quota del patrimonio
ereditario, che variava in base al numero dei soggetti che concorrevano nell'eredit; ci comportava che il
coniuge non assumeva vera e propria posizione di erede, bens quella di legatario ex lege. Con la Novella del
1975, il coniuge superstite ha diritto ad una quota in piena propriet il che comporta la sua qualit di erede, e
la sua partecipazione, quale coerede, alla comunione ereditaria, se concorra con altri soggetti. In virt del
cpv. dell'art. 540 cod. civ., al coniuge superstite sono altres riservati anche quando concorra con altri
chiamati, i diritti di abitazione sulla casa adibita a residenza familiare, e di uso sui mobili che la corredano,
se di propriet del defunto o comuni. Tali diritti gravano sulla porzione disponibile e qualora questa non sia
sufficiente, gravano, per il rimanente. sulla quota di riserva del coniuge ed eventualmente sulla quota
riservata ai figli.

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Nel caso il defunto avesse, sulla casa adibita a residenza familiare, un semplice diritto di godimento in virt
di contratto di locazione il coniuge superstite succede nel rapporto di locazione.
Il diritto di abitazione concerne soltanto la casa familiare, non gi le case ove la famiglia dimorava
occasionalmente: si pensi alla casa di vacanza.
Il coniuge superstite, infine, pu vantare diritti in qualit di successore legittimo. L'ordinamento, invero
prevede che se alla morte di un soggetto non vi siano n figli, n ascendenti, n fratelli n sorelle, lintera
eredit sar devoluta al coniuge superstite. Al coniuge superstite separato spettano i medesimi diritti
successori del coniuge non separato, purch la separazione sia stata senza addebito; nel caso, invece, a
coniuge superstite sia stata addebitata la separazione, gli compete soltanto un assegno vitalizio commisurato
alle sostanze ereditarie ed alla qualit ed al numero degli eredi legittimi.
Nel caso, in mancanza di figli, sopravvivano al de cuius il coniuge ed ascendenti o fratelli e sorelle,
al primo sono devoluti i due terzi dell'eredit.

CAPITOLO IV I RAPPORTI PERSONALI TRA I CONIUGI


IL MATRIMONIO COME RAPPORTO IL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA MORALE E GIURIDICA DEI
CONIUGI

Con il matrimonio si instaura fra i coniugi un rapporto giuridico che perdura fino alla morte di uno di loro
dove non si sciolga prima per altra causa stabilita dalla legge (articolo 149). Il rapporto giuridico coniugale
ha un ricco contenuto di diritti, o poteri, e di doveri; l'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi il suo
principio ordinatore. Ai sensi del capoverso dell'articolo 29 della costituzione il matrimonio ordinato
sull'eguaglianza morale giuridica dei coniugi con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unit familiare.
La norma ribadisce il principio formulato in termini generali dell'articolo tre della costituzione
d'uguaglianza senza distinzione di sesso; si mette in luce tuttavia l'assunto di utilit giacch assicura che,
neppure un rapporto come quello matrimoniale, pu infrangere la parit e le dignit delle persone.
Da quel principio non pu che discendere il superamento della concezione della preminenza di un coniuge nel passato il marito - e di conseguenza, l'affermazione della necessit dell'accordo dei coniugi, vale a dire
la partecipazione di entrambi, alle scelte di vita familiare e alle relative decisioni.
La piena attuazione del dettato costituzionale relativamente recente; solo con la riforma del 1975, infatti,
sono state rimosse le disarmonia con il dato costituzionale ed stata posta la regola generale secondo cui il
marito in moglie acquistano, con il matrimonio, gli stessi diritti ed assumono i medesimi doveri.
Codesta posizione paritaria non pu essere modificata pattiziamente: ad esempio per mezzo di una
convenzione affermante la supremazia di un coniuge sull'altro; in quanto contraria a norme imperative essa
sarebbe nulla.
Alla scomparsa della primitiva supremazia del marito, inoltre, si associa alla scomparsa della mera potest
del padre sostituita dalla potest genitoria; solo in casi marginali, infatti, sopravvive la preminenza del
marito: si pensi all'incombente pericolo di grave pregiudizio per il figlio. Con il matrimonio la moglie
aggiunge al proprio cognome quello del marito il quale, invece, conserva il proprio. Il cognome del marito
dunque consente l'individuazione della famiglia unitariamente intesa; il perdurare di questa tradizione
legittimato dall'articolo 29 della costituzione che tempera il principio dell'uguaglianza morale giuridica dei
coniugi facendo salvi i limiti posti dalla legge garanzia dell'unit familiare.

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I DIRITTI E DOVERI CONIUGALI


I diritti e doveri dei coniugi sono sintetizzati nell'articolo 143 del codice civile che stabilisce: dal
matrimonio deriva l'obbligo reciproco alla fedelt, all'assistenza morale e materiale, alla collaborazione
nell'interesse della famiglia e alla coabitazione; entrambi coniugi sono tenuti, ciascun in relazione alle
proprie sostanze, alle proprie capacit di lavoro professionale casalingo a contribuire ai bisogni della
famiglia. Tali obblighi sono reciproci e inderogabili sicch sarebbe nullo il patto con cui gli sposi si
esonerassero vicendevolmente o uno di essi fosse esonerato dalla loro osservanza. Per quanto attiene
l'obbligo alla fedelt con il matrimonio ciascun coniuge sceglie di vivere un rapporto affettivo esclusivo con
l'altro. Il dovere di fedelt si sostanzia dell'astensione da relazioni sentimentali e rapporti sessuali con
persone diverse dall'altro coniuge ma , fondamentalmente, impegno di non tradire la fiducia reciproca.
Quel dovere risulta violato allorquando un coniuge non rispetti l'esclusivit dei rapporti spirituali sessuali;
si rammenti tuttavia che risultano cancellate le norme penali che sanzionavano l'adulterio il con concubinato.
Le violazione del dovere di fedelt attenta nell'armonia coniugale pu costituire un indice dell'intollerabilit
della prosecuzione della convivenza, e, allorquando assume il carattere di particolare riprovevolezza della
gravit del pregiudizio all'educazione della prole, che sono a base della separazione giudiziale, potr
costituire motivo di addebito della separazione.
Quanto all'obbligo reciproco di assistenza morale e materiale, espressione della solidariet matrimoniale, si
specifica nel senso che ciascun coniuge deve all'altro sostegno spirituale ed economico.
Ciascun coniuge deve contribuire a soddisfacimento dei bisogni di vita dell'altro; deve assistere l'altro
allorquando sia infermo, malato, anziano, condannato alla reclusione o attraversi un periodo di difficolt
economica. Paradossalmente l'infermit di un coniuge che lo rende maggiormente bisognoso di aiuto, pu
giustificare la richiesta di separazione dell'altro che alleghi lintollerabilit della prosecuzione della
convivenza; analogamente la condanna all'ergastolo o a pena detentiva superiore a 15 anni per delitto o
delitti non colposi, che giustifica la richiesta di scioglimento del matrimonio. All'obbligo reciproco di
assistenza morale e materiale si affianca, nel caso i coniugi siano altres genitori, l'obbligo di mantenimento,
istruzione, educazione della prole. I bisogni della vita che debbono essere soddisfatti, in adempimento
dell'obbligo di assistenza, non sono soltanto quelli materiali ma primariamente quelli spirituali, sicch sar
inadempiente quel coniuge che, per aridit di sentimento, neghi all'altro coniuge quell'aiuto, o quei consigli,
dei quali abbia necessit. Si reputa violato il dovere di assistenza, anche nel caso un coniuge opponga un
perdurante, ingiustificato diniego e rapporti sessuali; detta situazione stata reputata idonea a giustificare
l'addebito della separazione personale dei coniugi, e ne stata sottolineata l'idoneit ad integrare un'ingiuria
grave nei confronti dell'altro coniuge. Il dovere di assistenza sospeso nel confronti del coniuge che,
allontanandosi senza giusta causa dalla residenza familiare, rifiuta di ritornarvi: deve trattarsi di
allontanamento non di breve durata o saltuario; la quiescenza dell'obbligo cessa con il ritorno nella residenza
familiare. Circa il diritto dovere di coabitazione, va anzitutto osservato che si attua con l'abituale
convivenza dei coniuge nel medesimo luogo; il dovere non violato da quelle assenze, che non intacchino la
sostanziale continuit di vita in comune. Per luogo comune, deve anzitutto intendersi la localit scelta dei
coniuge come residenza familiare, o la dimora ove temporaneamente si trovino per ragioni di lavoro di
svago; la residenza deve essere fissata di comune accordo, in omaggio al principio di parit: il patto di non
coabitazione nullo. La coabitazione pu venir meno per giusta causa; la proposizione della domanda di
separazione, et similia, costituisce di per s giusta causa di allontanamento dalla residenza familiare, vale a
dire della cessazione della coabitazione; non viene meno per in tal caso, l'obbligo di contribuire al
soddisfacimento dei bisogni della famiglia, sicch il giudice pu ordinare il sequestro dei beni del coniuge
allontanatosi, nella misura atta a garantirne l'adempimento. L'allontanamento ingiustificato dalla casa
familiare pu costituire ragione di addebito della separazione.

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stata pronunziata sentenza, secondo cui l'abbandono della casa coniugale da parte della moglie, a ragione
dell'invadenza della suocera, non causa di addebito della separazione: circostanza che il marito accettasse
supinamente tale comportamento materno, integra giusta causa di allontanamento dalla casa coniugale.
Va ricordato, infine, che i coniugi debbono collaborare nell'interesse della famiglia. A quel obbligo si
connette l'obbligo di contribuire alla predisposizione dei mezzi necessari, a far fronte ai bisogni della
famiglia. Al soddisfacimento di quei bisogni ciascun coniuge tenuto in proporzione alle proprie sostanze,
vale a dire dei redditi dei beni in titolarit, ed alla capacit di lavoro professionale casalingo.
All'inadempimento dell'obbligo di contribuzione l'ordinamento associa conseguenze sanzionatorie: si pensi
ad esempio, all'addebito della separazione al coniuge che ne sia reputato responsabile. Non si dimentichi,
inoltre, che quellinadempimento pu avere rilevanza penale, dato che l'articolo 570 del codice penale
contempla come reato la violazione degli obblighi di assistenza familiare, integrato anche allorquando un
coniuge si sottragga gli obblighi di assistenza inerenti la qualit coniugale. All'obbligo contribuzione i
coniugi fanno fronte sia con il lavoro professionale casalingo, sia con i beni di propriet, siano essi comuni,
in quanto vigente regime di comunione legale, siano essi in titolarit solitaria.

LE SCELTE DI VITA FAMILIARE


L'impegno alla collaborazione, che discende dal matrimonio, implica una pluralit di scelte, in attuazione di
un programma minimo di vita in comune, che trova nel primo comma dell'articolo 144 del codice civile la
formula normativa: i coniugi concordano tra loro l'indirizzo della vita familiare e fissano la residenza della
famiglia secondo le esigenze di entrambi e quelle prominenti della famiglia stessa. importante, anzitutto,
la scelta concordata di una comune residenza. Con l'espressione residenza familiare si deve intendere il
luogo in cui i coniugi hanno concordato di vivere abitualmente, tenendo conto, in ogni caso, delle esigenze
di ciascun coniuge, da conciliare con quelle dell'intera compagine familiare. Lobbligo di coabitazione non
contraddetto dalla possibilit di ciascun coniuge di avere il proprio domicilio nel luogo in cui ha stabilito la
sede principale dei propri affari interessi; il diverso domicilio, per, non deve essere tale da menomare
quell'abituale comunanza di vita sotto il medesimo tetto, che obbligo primario derivante dal matrimonio.
Di comune accordo deve essere la scelta dell'indirizzo di vita familiare, cio quelle scelte fondamentali atte a
riverberarsi sul complessivo assetto della famiglia: di tutta evidenza che, essendo mutevoli le esigenze
della vita familiare, l'accordo dei coniugi verr via via adattato ad esse, tramite un consenso che si rinnova
costantemente. Il potere di attuare quellaccordo spetta ciascun coniuge; in altri termini, gli atti necessari
alla realizzazione del programma di vita concordato dai coniugi possono essere compiuti, indifferentemente,
da ciascun coniuge. Ciascun coniuge conserva piena autonomia per quanto concerne le scelte di vita
individuale: ad esempio, l'esercizio di un culto religioso; l'impegno politico, culturale eccetera.
tenuto a concordare con l'altro coniuge le scelte che attengono alla vita familiare, (es. distribuzione dei
compiti). Il sistema normativo, pur improntato alla pi ampia salvaguardia dell'autonomia dei coniugi,
contempla a garanzia dell'unit familiare, il possibile intervento del giudice quale criterio residuale per
superare il loro eventuale disaccordo. In virt di richiesta di ciascun coniuge, e senza formalit, il giudice
del luogo in cui stabilita la residenza familiare, o, se questa manchi, del luogo del domicilio di uno dei
coniugi, tenta di raggiungere una soluzione concordata, sentite le opinioni espresse dai coniugi e, se
opportune, dei figli conviventi che abbiano compiuto il sedicesimo anno di et. Nell'impossibilit di
raggiungere detta soluzione, il giudice, se il disaccordo concerna la fissazione della residenza familiare, o
altri affari essenziali, adotta, con provvedimento non impugnabile, l'assoluzione che ritiene pi adeguata alle
esigenze dell'unit e della vita della famiglia, purch ve ne sia stata espressa e congiunta richiesta dei
coniugi. In questo caso che il giudice faccia un intervento conciliativo: il suo intervento diretto a comporre
un contrasto coniugale che non abbia assunto caratteri che giustificherebbero la richiesta di separazione
giudiziale. La persistenza del disaccordo costituir un indice di intollerabilit della prosecuzione della
convivenza.
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LA TUTELA DEI DIRITTI CONIUGALI


I diritti doveri che, reciprocamente, discendono dal matrimonio, nella generalit dei casi sono
spontaneamente sentiti ed osservati dei coniugi; per questo l'articolo 143 del codice civile, fissando gli
obblighi coniugali non individua la sanzione per la loro inosservanza. Dallordinamento, nel suo complesso,
possibile ricavare una pluralit di sanzioni che si associano all'inosservanza del precetto racchiuso
dall'articolo 143. Anzitutto, una norma penale, vale a dire l'articolo 570 del codice penale che prescrive:
chiunque, abbandonando il domicilio domestico, o comunque serbando una condotta contraria all'ordine o
alla morale delle famiglie, si sottrae agli obblighi di assistenza inerenti alla potest dei genitori, o alla qualit
di coniuge, punito con la reclusione fino a un anno o con la multa da Lit 200.000 a 2 milioni. La
consumazione del reato si avr, ad esempio, allorquando un coniuge faccia mancare all'altro i mezzi
indispensabili al sostentamento, quali il vitto e vestiario, sul presupposto, naturalmente, che tale coniuge
versi in effettivo stato di bisogno. Nel caso in cui il danno non sia patrimoniale ma morale, il coniuge che
dimostri di averlo subito potr invocare a carico dell'altro la riparazione. In merito alla tutela civile dei diritti
coniugali, va rilevato, anzitutto, che hanno carattere personale, sicch sono insuscettibili di coercizione.
Uneccezione va ravvisata riguardo al dovere di contribuzione, dato il suo contenuto patrimoniale; in questo
caso, pertanto, il giudice, su richiesta dell'altro coniuge, pu condannare il coniuge inadempiente alla
corresponsione di una somma di danaro, nei limiti del suo dovere contributivo. La relativa sentenza titolo
per iscrivere ipoteca sui beni del coniuge debitore. La violazione dei doveri coniugali pu trovare sanzione
nell'addebito della separazione; la tenuta di un comportamento contrario ai doveri che derivano dal
matrimonio, infatti, legittima il coniuge a richiedere al giudice di dichiarare, pronunciando la separazione, a
quale dei coniuge sia addebitabile. Alcuni degli obblighi coniugali trovano specifica sanzione: ad es., la
violazione dell'obbligo di coabitazione comporta la sospensione del diritto all'assistenza morale e materiale.
Il dovere di fedelt e sprovvisto, in caso di violazione, di una specifica sanzione: questa violazione potr
giustificare l'addebito della separazione a carico del coniuge che con la sua condotta riprovevole abbia
determinato l'altro coniuge un danno da discredito.

CAPITOLO V I RAPPORTI PATRIMONIALI TRA I CONIUGI.


IL REGIME PATRIMONIALE FRA CONIUGI
Fra i componenti della famiglia si instaurano rapporti non solo di natura personale, ma, altres di natura
patrimoniale. Con la riforma del 1975, stato profondamente innovato anche in regime patrimoniale fra i
coniugi: stata equiparata la posizione dei coniugi anche nel campo dei rapporti patrimoniali, ed stato
assunto come regime ordinario, quello della comunione. Prima della riforma del 1975, era sancito:
1. il dovere del marito di mantenere la moglie, qualunque fossero le condizioni economiche di lei,
rimanendo, per quest'ultima, solo un dovere di contribuzione in caso di necessit;
2. un regime di separazione dei beni, per cui ciascun coniuge stava titolare esclusivo dei propri beni,
senza vantare diritti sui beni dell'altro coniuge;
3. la possibilit di costituire la dote, rappresentata da quei beni che la moglie attribuiva in godimento al
marito - pur restandone proprietaria - per aiutarlo nell'adempimento dei doveri di mantenimento della
famiglia.
Bench il sistema si fondi oggi su regime della comunione legale, i coniugi possono, mediante un'apposita
convenzione, accordarsi per un regime di separazione dei beni o di comunione convenzionale. La scelta del
regime di separazione pu anche essere dichiarata nell'atto di celebrazione del matrimonio. , poi, possibile
creare, convenzionalmente, un vincolo di destinazione su taluni beni attraverso l'istituto del fondo
patrimoniale.
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La nuova disciplina trova applicazione automatica solo per le coppie che si siano sposate dopo l'entrata in
vigore della legge 19 maggio 1975, n. 151. Per le coppie gi sposate la legge aveva previsto un periodo
transitorio di due anni entro il quale ciascuno dei coniugi poteva manifestare, anche singolarmente, volont
contraria allinstaurarsi della comunione legale (di fronte ad un notaio o all'ufficiale dello stato civile del
luogo presso il quale l'atto di matrimonio era stato prescritto), per continuare, anche in futuro, ad essere
sottoposti al regime della separazione. In mancanza di tale dichiarazione, la coppia stata automaticamente
assoggettata al regime di comunione legale per i beni acquistati successivamente al 20 settembre 1975.
L'autonomia dei coniugi incontra per i seguenti limiti:
il divieto di derogare ai diritti doveri previsti dalla legge per effetto del matrimonio: tale divieto si
riferisce specificamente ai doveri patrimoniali previsti dall'articolo 143 (dovere di contribuire bisogni
della famiglia), 147 (dovere di mantenere i figli), 148 (dovere di concorrere al mantenimento dei figli in
proporzione alle rispettive sostanze e secondo la propria capacit di lavoro professionale o casalingo);
il divieto di costituzione di dote: nulla ogni convenzione che tenda alla costituzione di beni in dote;
l'inderogabilit, in caso di modifica della comunione legale, delle norme relative all'amministrazione
dei beni della comunione all'uguaglianza delle quote.

LE CONVENZIONI MATRIMONIALI
Le parti possono derogare al regime di comunione legale mediante un negozio giuridico: la convenzione
matrimoniale che deve essere stipulata per atto pubblico pena di nullit; e inoltre sempre necessaria la
presenza dei testimoni. Le convenzioni possono essere stipulata in ogni tempo, anteriormente o
successivamente alla celebrazione del matrimonio, e sono in qualsiasi momento modificabili con il consenso
di tutte le persone che sono state parti nelle convenzioni medesime o dei loro eredi. La necessit di una
autorizzazione del giudice al loro mutamento, originariamente prevista dallart. 162, comma 3, stata
soppressa dalla L. 142/1981. Una forma di pubblicit dichiarativa prevista per la stipulazione e la modifica
delle convenzioni, che si attua mediante annotazione a margine dell'atto di matrimonio (devono essere
annotate la data del contratto, del notaio arrogante, delle generalit dei contraenti o della scelta del regime di
separazione dei beni): tale pubblicit condizione per l'opponibilit ai terzi, i quali, peraltro, possono con
ogni mezzo provare l'eventuale simulazione delle convenzioni. Inoltre, le convenzioni matrimoniali che
hanno per oggetto beni immobili nonch le loro modifiche devono essere trascritte ai sensi dell'art. 2647.
In questo caso, per, la trascrizione svolge una mera funzione di pubblicit notizia e non rilevante ai fini
dellopponibilit ai terzi. Il minore ammesso a contrarre matrimonio pure capace di prestare il consenso
per tutte le relative convenzioni matrimoniali, ma deve essere assistito dei genitori esercenti la potest su di
lui o dal tutore o da un curatore speciale. Analoga disposizione dettata per l'inabilitato. Le convenzioni
possono avere contenuto e finalit diverse; i coniugi, per, non possono pattuire in modo generico che i loro
rapporti patrimoniali siano in tutto o in parte regolati da leggi alle quali non sono sottoposti o dagli usi, ma
devono annunciare in modo concreto il contenuto dei patti con i quali intendono regolare questi rapporti.
Si sottolinea che carattere di dette convenzioni la tipicit; la loro disciplina affidata alle norme del codice
civile che espressamente le riguardano. Si deve escludere che esse siano negozi personalissimi; pertanto le
parti possono far ricorso ad un rappresentante; la procura dovr essere vestita con l'atto pubblico.

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LA COMUNIONE LEGALE DEI BENI


In mancanza di diversa convenzione, i rapporti patrimoniali tra i coniugi sono disciplinati secondo le regole
della comunione legale, che attribuisce ai medesimi uguali poteri di cogestione e uguali diritti sugli acquisti.
Se i coniugi accettano il regime legale, nessuna notazione deve essere trascritta a margine dell'atto di
matrimonio.
Oggetto della comunione legale ai sensi dell'articolo 177, costituiscono oggetto della comunione:
1. gli acquisti (l'espressione acquisti imprecisa: in comunione cadono non gi gli acquisti bens i diritti
sui beni acquistati, ed il riferimento , anzitutto, al diritto di propriet, ma anche altri diritti possono
essere comuni, quale, ad esempio il diritto di usufrutto) compiuti dai due coniugi insieme o
separatamente durante il matrimonio, ad esclusione di quelli relativi ai beni personali; rientrano in
comunione di beni mobili e immobili, acquistati sia a titolo oneroso, sia titolo gratuito, salvo siano da
considerare, questi ultimi, personali. Sono sorte numerose disquisizioni sulla portata del termine
acquisti, in particolare per quanto concerne gli acquisti a titolo originario. l'articolo 177 non parla, come
il testo originario dell'articolo 217, gli acquisti effettuati a qualsiasi titolo; malgrado ci la dottrina ha
affermato che, in linea di principio, non sono esclusi dalla comunione gli acquisti il titolo originario.
Pertanto, si ritiene che cadano in comunione anche beni che il coniuge acquista per occupazione o per
invenzione; quanto all'acquisto per usucapione, si ritiene che il bene diventa comune nei casi in cui uno
dei coniugi abbia posseduto ad esempio per 16 anni prima del matrimonio ed il ventennio si concluda in
costanza di matrimonio. Fra gli acquisti il titolo originario, quello che pi frequentemente si posta
l'attenzione laccessione: si pensi al caso della costruzione edificata sul terreno di propriet esclusiva di
un coniuge, si iniziativa dello stesso o di entrambi i coniugi, in costanza del regime di comunione legale.
In merito all'acquisto per accessione, particolarmente delicata la soluzione del problema
dell'appartenenza delle costruzioni edificate, dopo il matrimonio, sul bene di propriet esclusiva di uno
dei coniugi. Generalmente si tende ad includere le costruzioni nella comunione; pi precisamente a
favore della comunione si costituisce un diritto di superficie, giacch il suolo rimane in propriet al
coniuge titolare della stessa, al quale, peraltro, deve essere rimborsata una somma a titolo di perdita di
valore subita dal suolo. Vi per, una tendenza opposta secondo cui le costruzioni divengono propriet
esclusiva del coniuge titolare del terreno, in virt dei principi dellaccessione, salvo l'obbligo di rimborso
si siano state utilizzate somme comuni; nel caso, invece, in cui le somme fossero in titolarit al coniuge
non proprietari del terreno, dovranno essergli restituite secondo i principi della ripetizione di indebito.
riguardo ai beni immateriali, spetta soltanto al coniuge autore il diritto alla paternit dell'opera, data la
sua natura di diritto della personalit a carattere non patrimoniale. L'acquisto in comunione determina
unultrattivit dell'azione del singolo coniuge: l'atto compiuto da uno dei due l'acquisto avviene per
entrambi. Va, inoltre, sottolineato che la trascrizione dell'acquisto un onere necessario per rendere
opponibile l'atto ai terzi; il coniuge, cio, anche se all'atto non risulta trascritto a suo favore, acquista la
sua quota di comunione con lo stesso grado di opponibilit dell'acquisto trascritto a favore dell'altro
coniuge. L'acquisto avente ad oggetto beni immobili, o beni mobili iscritti nei pubblici registri,
assoggettato, al fine della opponibilit ai terzi, all'onere della trascrizione. Nel caso l'acquisto sia
separato, l'atto viene trascritto a favore del solo coniuge stipulante, ma la trascrizione a favore di un
coniuge soltanto non pregiudica la qualit di bene comune; non si dimentichi che, ai sensi dell'articolo
2659, nella nota di trascrizione deve essere indicato il regime patrimoniale delle parti. Il coniuge a
favore del quale non sia stata attuata la trascrizione, potr ottenere la pronuncia di una sentenza di
accertamento della contitolarit del bene, cui seguir la trascrizione anche il suo nome.
2. Le aziende gestite da entrambi coniugi e costituite dopo il matrimonio
Qualora si tratti di aziende appartenenti ad uno dei due coniugi anteriormente al matrimonio ma gestite da
entrambi, la comunione concerne solo gli utili agli incrementi.
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La comunione de residuo
Esiste poi una comunione de residuo, eventuale differita, formata da beni che durante il matrimonio
appartengono al coniuge che li ha percepiti e, solo se non consumati, al momento dello scioglimento della
comunione, sono divisi, per la parte residua, in parti uguali fra i coniugi. Poich i redditi personali o sono
consumati (e non ci sono pi), o sono investiti (e in tal caso gli acquisti diventano automaticamente comuni),
o sono risparmiati, chiaro che la comunione de residuo riguarda soltanto i risparmi.
Vi rientrano:
1. i frutti (sia civili che naturali) dei beni propri di ciascuno dei coniugi, percepiti e non consumati al
momento dello scioglimento della comunione; si pensi al caso del coniuge che riceve in eredit dei titoli
di Stato, che fruttano un interesse annuo, o un fondo agricolo, dal quale spiccava un canone annuo di
affitto: sono beni, che quel coniuge ha in propriet esclusiva, ed ai cui frutti pu imprimere tre diverse
destinazioni: consumarli per soddisfare i bisogni suoi o della famiglia; tramutarli in beni (vale a dire
investirli), nel qual caso gli stessi cadono in comunione immediata; accantonarli, vale a dire conservarli
in contanti, nel qual caso erano divi dello scioglimento della comunione
2. i proventi dell'attivit separata (per attivit separata si intende sia l'attivit di lavoro subordinato sia
quella di lavoro autonomo o professionale intellettuale) di ciascuno dei coniugi se, allo scioglimento
della comunione, non sono stati consumati; quanto residua, dopo che siano state soddisfatte le esigenze
della famiglia e quelle personali, rappresenta risparmio, che pu essere convertito in beni,
automaticamente assoggettati al regime di comunione, o pu essere accantonato quindi
momentaneamente escluso dalla comunione.
3. i beni destinati all'esercizio dell'impresa di uno dei coniugi costituita dopo il matrimonio e gli
incrementi dell'impresa costituita anche precedentemente matrimonio.
4. il diritto patrimoniale d'autore (ricavato dello sfruttamento economico dei diritti sulle opere
dell'ingegno) rientra nella comunione del residuo, salvo che sia convertito subito, attraverso acquisti, in
beni reali che entrano nella comunione immediata.
5. i crediti dei quali risulta titolare un solo dei coniugi al momento dello scioglimento della comunione (si
pensi ai compensi professionali non ancora riscossi); nel caso il debitore adempia nelle mani
dell'originario creditore l'altro coniuge vanta il diritto nei suoi confronti.
I beni che possono formare oggetto della comunione del residuo possono consistere esclusivamente in beni
mobili o i diritti di credito verso terzi con esclusione degli immobili.
Si tratta, dunque, di beni che vengono acquisiti alla comunione proprio nel momento in cui questa si
scioglie; su detti beni vi una vera e propria contitolarit dei coniugi, ci al fine di garantire il coniuge che
ha, sia pure in maniera indiretta, contribuito alla produzione dei beni stessi.
I beni personali
Non cadono in comunione e sono beni personali di ciascun coniuge:
1. i beni acquistati dal coniuge prima del matrimonio (se della moglie si denominavano prima della
riforma beni parafernali); si tratta di beni di cui, prima del matrimonio, il coniuge era proprietario o
rispetto ai quali era titolare di un diritto reale di godimento circa la prova della propriet esclusiva dei
beni acquistati prima delle nozze, certo agevole per gli immobili, data la necessit dell'atto scritto, e
data, di regola, la sua trascrizione; pu essere difficoltosa, invece, per i beni mobili, che consigliabile
che coniugi ne stendano un inventario iniziale.
2. i beni acquisiti successivamente al matrimonio per effetto di donazione o successione , quando nellatto
di liberalit o nel testamento non specificato che essi siano attribuiti alla comunione; la ragione
giustificatrice dell'esclusione dalla comunione di diritti oggetto di successione ereditaria, e di liberalit tra
vivi, evidente: assente, in relazione ad essi, la collaborazione tra i coniugi nell'acquisto di diritti
destinati al patrimonio comune.
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3. i beni ad uso strettamente personale di ciascun coniuge: questi sono esclusi dalla comunione anche se
acquistati con danaro comune: sono gli abiti, quale che ne sia il valore; ma non anche i gioielli, se di
grande valore (quantunque destinati ad un uso personale, essi sono anche oggetti di investimento; non
sono solo beni duso, sono anche valori di scambio: nel qual caso appartiene alla comunione);
4. i beni che servono allesercizio della professione del coniuge tranne quelli destinati alla conduzione
dellazienda coniugale, che sono comuni ai sensi dellart. 177, lett. d. Non sono neppure quelli destinati
allesercizio dellimpresa del coniuge, che formano oggetto di comunione de residuo a norma dellart.
178 c.c.. Sono sicuramente gli strumenti di lavoro del professionista intellettuale, e possono anche essere,
come si desume dallart. 179, comma 2, beni immobili o beni mobili registrati: cos limmobile adibito a
studio professionale. E qui c una incongruenza, giacch limmobile adibito ad azienda del coniuge
rientra nella comunione de residuo; n lincongruenza si supera includendo limmobile adibito a studio
professionale nella comunione: sarebbe in tal caso deteriore la condizione del professionista intellettuale
rispetto a quella dellimprenditore, i cui beni aziendali sono sottratti alla comunione attuale;
5. i beni ottenuti a titolo di risarcimento del danno nonch la pensione attinente alla perdita parziale o
totale della capacit lavorativa. Si tratta di somme che reintegrano una (parzialmente o totalmente)
perduta capacit della persona; e non sembrato giusto renderne partecipe il coniuge. Ma per la stessa
ragione si dovr escludere dalla comunione il risarcimento del danno biologico. Cade, invece, in
comunione de residuo il risarcimento dovuto per mancata percezione del reddito nel periodo di invalidit
temporanea, essendo lequivalente dei proventi di cui allart. 177, lett. c, al pari di quello ricevuto per la
mancata percezione dei frutti di cui allart. 177, lett. b;
6. i beni acquisiti con il prezzo del trasferimento dei beni personali o con il loro scambio, purch ci sia
espressamente dichiarato allatto di acquisto. In difetto di questa dichiarazione non opera la surrogazione,
nel nuovo bene, della qualit personale del bene venduto o permutato, ed il nuovo bene cade in
comunione. La dichiarazione ha, secondo la giurisprudenza, natura di dichiarazione di volont, diretta ad
attuare la surrogazione; deve essere espressa e rivolta allaltro coniuge, che deve perci essere presente
allacquisto e che con il proprio silenzio esprime accettazione; ma non occorre, se lacquisto ha per
oggetto un bene mobile, che sia una dichiarazione scritta; si ad esempio vende un quadro di sua propriet
ed acquista, con il ricavato, una scultura, esclude il bene della comunione dichiarandolo espressamente.
Che si tratti di dichiarazione di volont, produttiva delleffetto surrogatorio, si pu convenire: sarebbe,
altrimenti, incomprensibile che una dichiarazione di scienza, enunciativa della provenienza del danaro,
non possa essere resa successivamente allatto di acquisto. Bisogna per precisare che leffetto
surrogatorio trova pur sempre la propria giustificazione nella provenienza del danaro dalla vendita di un
bene personale del coniuge: la pi corretta qualificazione della dichiarazione in parola , perci, quella di
dichiarazione (bilaterale) ricognitiva, che inverte lonere della prova. Laltro coniuge, sebbene
consenziente allatto dellacquisto, potr successivamente dare la prova che il danaro utilizzato era danaro
comune ed ottenere una sentenza che accerti la natura del bene come bene in comunione; ed analoga
azione, basata sulla medesima prova, potr essere esercitata in via surrogatoria del terzo creditore della
comunione o dellaltro coniuge. Al fatto che si tratta di volont ricognitiva e non dispositiva consegue
anche che, ove laltro coniuge contesti, allatto dellacquisto, la dichiarazione del coniuge acquirente,
impedendo cos la produzione (contrattuale) delleffetto surrogatorio, questo effetto potr essere
ugualmente provocato dal coniuge acquirente con laccertamento giudiziale della provenienza del danaro
della vendita di un bene personale. Corrispondente qualificazione va estesa alla dichiarazione richiesta
dallart. 179, comma 2. Se viene acquistato, quale bene di uso strettamente personale o quale bene
destinato allesercizio della professione o quale reimpiego del prezzo di vendita di un qualsiasi bene
personale, una cosa immobile o mobile registrata, il bene acquistato escluso dalla comunione solo se
allatto di acquisto prende parte anche laltro coniuge e nellatto dichiarata lesclusione dalla
comunione.
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Qui la dichiarazione deve essere scritta perch si tratta di acquisti soggetti a trascrizione ai sensi dellart.
2647, che fa esplicito riferimento agli atti di acquisto personali a norma delle lettere c, d, e ed f dellart.
179 c.c., da trascriversi a carico del coniuge titolare del bene escluso dalla comunione, e dellart. 2685,
che ripete analoga formulazione. Per effetto della trascrizione dellacquisto, recante la dichiarazione
voluta dallart. 179, comma 2, lesclusione del bene dalla comunione risulter opponibile ai creditori
della comunione o a quelli dellaltro coniuge, a norma dellart. 2915.
Amministrazione dei beni della comunione.
Art. 180: L'amministrazione dei beni della comunione e la rappresentanza in giudizio per gli atti ad essa
relativi spettano disgiuntamente ad entrambi i coniugi.
Il compimento degli atti eccedenti l'ordinaria amministrazione, nonch la stipula dei contratti con i quali si
concedono o si acquistano diritti personali di godimento e la rappresentanza in giudizio per le relative azioni
spettano congiuntamente ad entrambi i coniugi.
Lamministrazione del patrimonio in comunione spetta ad entrambi i coniugi, in applicazione del principio
di uguaglianza. Detti atti potranno essere compiuti da un terzo in virt di procura speciale conferitagli,
espressamente e concordemente, dai coniugi. Occorre per distinguere tra atti di ordinaria amministrazione
che possono essere compiuti da ciascuno dei coniugi disgiuntamente (sono di ordinaria amministrazione, di
atti diretti alla conservazione dei beni ed alla fruizione del reddito derivante dagli stessi, anche in relazione
ai bisogni della famiglia) e atti di straordinaria amministrazione che spettano congiuntamente ad entrambi i
coniugi (sono di straordinaria amministrazione, invece, quelli che alterano la struttura della consistenza dei
beni quali ad esempio, gli atti di alienazione vendita, permuta, donazione ecc. - di accensione, sugli
immobili comuni, del diritto di ipoteca, di transazione). Si deve escludere, che occorra il consenso dell'altro
coniuge per l'acquisto di beni destinati a cadere in comunione, a meno che non si tratti di beni il cui acquisto
possa incidere in maniera negativa sul patrimonio comune (spesse fiscali di custodia).
Gli atti compiuti senza il necessario consenso dellaltro coniuge non sono per sempre invalidi:
se latto riguarda beni immobili o mobili registrati, esso in tal caso annullabile, ma lazione di
annullamento va proposta entro un anno dalla data in cui il coniuge non consenziente ha avuto
conoscenza dellatto;
se latto riguarda beni mobili, esso resta valido, ma il coniuge che lo ha compiuto senza il consenso
dellaltro obbligato - su istanza di questultimo - a ricostituire lo stato di comunione, in natura o per
equivalente in denaro.
Per, per non paralizzare il compimento di un atto necessario al soddisfacimento dell'interesse della famiglia
dell'azienda, se uno dei coniugi rifiuta il consenso per la stipulazione di un atto di straordinaria
amministrazione, laltro coniuge pu rivolgersi al giudice per ottenere lautorizzazione al compimento
dellatto. La stessa soluzione si prospetta nel caso di assenza o impedimento da parte di un coniuge (salvo
che questi abbia rilasciato una regolare procura con atto pubblico o scrittura privata autenticata).
Esclusione dall'amministrazione, art. 183: Se uno dei coniugi minore o non pu amministrare ovvero
se ha male amministrato, l'altro coniuge pu chiedere al giudice di escluderlo dall'amministrazione. Il
coniuge privato dell'amministrazione pu chiedere al giudice di esservi reintegrato, se sono venuti meno i
motivi che hanno determinato l'esclusione. La esclusione opera di diritto riguardo al coniuge interdetto e
permane sino a quando non sia cessato lo stato di interdizione. Il coniuge che amministra esclusivamente
diviene amministratore anche della quota di comunione dell'escluso, e risponde nei suoi confronti per gli
eventuali danni. Sono cause di esclusione: la minore et, sicch viene sottratto al coniuge minore di et
anche il potere di compimento degli atti di amministrazione ordinaria; l'impedimento da amministrare, o la
cattiva amministrazione dell'altro coniuge. L'esclusione deve essere dichiarata dal giudice su richiesta
dell'altro coniuge. Il coniuge interdetto escluso dal diritto di amministrazione, fin quando permane lo stato
d'interdizione; la revoca dell'interdizione determina l'automatica reintegrazione dei poteri.
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Responsabilit patrimoniale
I beni della comunione rispondono:
dei pesi e degli oneri gravanti su di essi al momento dellacquisto;
dei carichi dellamministrazione, come ad esempio le spese sostenute per una consulenza professionale
relativa ad essi o per la loro manutenzione;
dei pesi per il mantenimento della famiglia;
delle obbligazioni contratte dai coniugi - anche separatamente - nellinteresse della famiglia.
Quando i beni della comunione non sono sufficienti a soddisfare i debiti su di essa gravanti, i creditori
possono agire in vi sussidiaria sui beni personali di ciascuno dei coniugi nella misura della met del credito
(art. 190). Questa norma pone una responsabilit limitata dei coniugi con la funzione di creare un incentivo
per la scelta del regime della comunione legale. Si pone, per, il problema del coordinamento tra questa
norma e l'art. 1294 che pone il principio della responsabilit solidale dei condebitori: la dottrina prevalente
lo risolve nell'ottica di una tutela dell'affidamento dei creditori e ritiene che l'art. 190 non sia applicabile alle
obbligazioni assunte congiuntamente dai coniugi, che ne risponderanno con tutto il loro patrimonio
personale.
Non rispondono invece:
delle obbligazioni contratte da uno soltanto dei coniugi per interessi estranei a quelli della famiglia;
delle obbligazioni contratte da uno dei coniugi prima del matrimonio.
Tali disposizioni hanno fatto considerare il patrimonio in comunione legale come patrimonio autonomo:
l'autonomia patrimoniale si concreta nella circostanza che il creditore particolare del coniuge non pu
soddisfarsi sui beni della comunione.
Lautonomia patrimoniale non assoluta in quanto sono previste alcune deroghe:
il creditore personale di uno dei coniugi pu soddisfarsi sui beni della comunione con i seguenti limiti:
a) deve avere gi escusso il coniuge debitore sul patrimonio personale; la norma pone a carico del
coniuge non personalmente debitore l'onere di indicare beni personali dell'altro, da aggredire in
via preventiva.
b) pu soddisfarsi solo fino al valore corrispondente alla quota del coniuge obbligato;
c) i creditori della comunione sono in ogni caso preferiti ai creditori personali, se chirografari (debito
o credito sfornito di privilegio o di ipoteca basato su una semplice scrittura privata - detto di un
creditore che vanta un documento firmato dal debitore).
i beni della comunione rispondono delle obbligazioni contratte prima del matrimonio, limitatamente al
valore dei beni di propriet del coniuge debitore che siano entrati a far parte della comunione in base a
convenzione.
Questa disposizione tende ad evitare che, attraverso la comunione convenzionale, vengano sottratti beni
dalla garanzia patrimoniale per obbligazioni contratte prima del matrimonio e della convenzione stessa.
Comunione legale e comunione ordinaria
Dalla disciplina della comunione legale dei coniugi si evince che tale istituto si distingue in modo netto dalla
comunione ordinaria. Questultima infatti fondata sullo schema tecnico della comunione di diritto romano
per cui ogni comunista pu liberamente disporre della propria quota senza compromettere lintero.
La comunione legale dei coniugi invece basata sullo schema di comunione di diritto germanico secondo il
quale linteresse singolo subordinato allinteresse dellintera comunit (in tal caso la famiglia).
In conclusione pu affermarsi che la comunione legale presenta i seguenti caratteri:
non universale: perch ne sono escluse varie categorie di beni;
non necessaria: perch coniugi possono adottare convenzionalmente un altro regime patrimoniale;

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vincolata: perch ciascun coniuge perde la sua autonomia, non potendo questa non ben esclusivamente
per s, disporre da solo dei beni comuni, alienare la quota di sua pertinenza, acquistare beni a quote
disuguali con l'altro coniuge.
SCIOGLIMENTO DELLA COMUNIONE
La comunione legale si scioglie in presenza di una delle seguenti cause:
morte di uno dei coniugi;
sentenza di divorzio;
dichiarazione di assenza o di morte presunta di uno dei coniugi;
annullamento del matrimonio;
separazione personale: secondo alcuni interpreti gli effetti dello scioglimento del regime di comunione
legale retroagiscono alla data di proposizione della domanda di separazione; secondo altri lo scioglimento
della comunione si verifica ex nunc, con il passaggio in giudicato della sentenza di separazione o con
l'omologa dell'accordo di separazione consensuale.
separazione giudiziale dei beni che pu essere ottenuta:
in caso di interdizione o inabilitazione di uno dei coniugi;
in caso di cattiva amministrazione;
quando uno dei coniugi non contribuisce ai bisogni della famiglia in misura proporzionale alle
proprie sostanze o capacit di lavoro;
mutamento convenzionale del regime patrimoniale;
pronuncia di fallimento di uno dei coniugi.
L'effetto estintivo della comunione legale decorre dal momenti in cui si verificata la causa che ha
provocato lo scioglimento della stessa.
Verificatasi una delle suddette ipotesi, lo scioglimento produce i seguenti effetti:
fa cessare la comunione legale;
costituisce il presupposto per lattuarsi ex lege dei trasferimenti previsti dalla comunione de residuo;
conduce alla divisione del patrimonio comune.
Liquidazione e divisione dei beni comuni
La divisione dei beni della comunione legale si effettua ripartendo in parti uguali lattivo e il passivo.
Allorquando lo scioglimento della comunione legale sia dipeso dalla morte di uno dei coniugi, l'esercizio
del diritto alla divisione compete suoi eredi, vale a dire: coniuge superstite ed eredi legittimi testamentari.
Il giudice in relazione alle necessit della prole e all'affidamento di essa, pu costituire a favore di uno dei
coniugi l'usufrutto su una parte dei beni spettanti all'altro coniuge, che durer per il tempo per il quale
sussista la necessit dei figli. Ciascun coniuge deve rimborsare alla comunione le somme prelevate dal
patrimonio comune per fini diversi. La divisione dei beni prima comuni pu essere attuata o per contratto,
cosiddetta divisione amichevole, o in caso di disaccordo, per sentenza del giudice; ciascun condividente
dovr trovare nella porzione assegnatagli, una quantit di mobili, gli immobili e di crediti di uguale natura e
qualit; l'ineguaglianza nella divisione dei beni verr compensata da un equivalente in denaro.
Effetti della riconciliazione il suo regime patrimoniale dei coniugi.
La separazione personale dei coniugi comporta lo scioglimento della comunione legale. Ma cosa accade se
due coniugi pongono fine alla separazione riconciliandosi? La Corte di Cassazione ha precisato che, una
volta rimossa la causa di scioglimento della comunione, si ripristina automaticamente i regime di comunione
originariamente adottato, fermo restando che beni acquistati prima della riconciliazione si intendono
acquistati regime di separazione.
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LA COMUNIONE CONVENZIONALE
Ai sensi dell'articolo 210, i coniugi possono, mediante convenzione, modificare il regime della comunione
legale, dando luogo ad una comunione convenzionale. Tale convenzione deve essere annotata al margine
dell'atto di matrimonio. Va innanzitutto osservato che, mentre la comunione legale un effetto del
matrimonio (ope legis), la comunione convenzionale e effetto di un negozio giuridico, con tutte le
conseguenze civili e fiscali da ci derivanti. Le convenzioni possono escludere alcuni beni della comunione
o, invece, includere dei beni che non sarebbero compresi nella comunione legale, purch non si tratti di beni
di uso personale o beni che servono per la professione o beni ottenuti per risarcimento del danno pensione
(tutti questi beni sono esclusi da ogni tipo di comunione in considerazione della loro speciale natura).
possono dunque formare oggetto di comunione, per effetto di un contratto tra le parti, i beni acquisiti prima
del matrimonio, quelli ricevuti in donazione o per successione, e quelli acquisiti con il prezzo del
trasferimento dei beni personali. Con la convenzione i coniugi non possono derogare alle norme per
l'amministrazione della comunione, n evitare l'uguaglianza delle quote relativamente ai beni che sarebbero
oggetto di comunione legale. Si ritiene invece, che i beni inclusi nella comunione volontariamente, possano
anche essere divisi in parti differenti tra i coniugi e possano essere amministrati anche in forme diverse da
quelle previste per la comunione legale dal legislatore. in ordine alla responsabilit, operano, in linea
generale, le regole dettate per la comunione legale.
IL REGIME DI SEPARAZIONE DEI BENI
Se i coniugi optano, al momento del matrimonio o successivamente, per il regime di separazione dei beni,
ciascuno di essi resta proprietario individuale dei beni che acquista durante il matrimonio (art. 215) e ne ha,
individualmente, il godimento e lamministrazione (art. 217), salvo naturalmente ladempimento degli
obblighi di assistenza familiare a favore dellaltro coniuge e dei figli. La convenzione, in quanto bilaterale,
deve essere il frutto della volont concorde dei coniugi o dei nubendi; se manca il consenso di uno di detti
soggetti, si ha lautomatica applicazione del regime di comunione legale dei beni. Sul dovere di
contribuzione dei coniugi, quale fissato dallart. 143, comma 3, si voluta fondare la regola secondo la
quale ciascuno dei coniugi , anche in regime di separazione, solidalmente obbligato nei confronti dei terzi
per le obbligazioni nascenti da contratti conclusi per i bisogni della famiglia. Ma una cosa linterno dovere
di solidariet familiare, altro lesterna responsabilit patrimoniale: i coniugi in regime di separazione dei
beni sono, di fronte ai terzi, in posizione corrispondente a quella dei non coniugati. Lassunto della
responsabilit solidale dei coniugi non ha, del resto, incontrato il favore della giurisprudenza, che tuttal pi
arriva ad ammettere, per le spese correnti, come per generi alimentari, detersivi, biancheria, una procura
tacita di un coniuge allaltro; e lidea della procura tacita, implicante anche una presunta contemplatio
domini, non postula affatto il dovere di contribuzione; postula solo il dato di esperienza per cui, nei limiti
dei bisogni familiari primari, ciascun coniuge assume obbligazioni anche in nome e per conto dellaltro. Il
fornitore consueto di generi alimentari sa benissimo, quantunque abbia contrattato solo con la moglie, di
potere inoltrare il conto al marito; ma non altrettanto potr fare un nuovo fornitore, cui la moglie si sia per la
prima volta rivolta. La scelta del regime di separazione che viene attuata con una convenzione deve avere la
forma richiesta per le convenzioni in genere, ma pu anche essere dichiarata nell'atto di celebrazione il
matrimonio annotata a margine dell'atto di matrimonio stesso. Si noti anzi, che anche quando la
separazione sia attuata per atto pubblico, occorre darne pubblicit annotando al margine dell'atto di
matrimonio la data del contratto, il notaio rogante e le generalit dei contraenti. Il favore legislativo per la
comunione si manifesta, tuttavia, in materia di prova: il coniuge pu provare con ogni mezzo, nei confronti
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dell'altro, la propriet esclusiva di un bene; se tale dimostrazione manca per entrambi, i beni si considerano
di propriet indivisa per pari quota di entrambi i coniugi (la norma configura una presunzione di comunione
ordinaria).
In forza di procura, ciascun coniuge pu amministrare i beni dell'altro con o senza obbligo di rendiconto;
nel primo caso il coniuge tenuto secondo le regole del mandato: il mandatario deve arrendere al mandante
conto del suo operato e rimetterli tutto ci che aveva ricevuto a casa del mandato; nel secondo caso tenuto
a restituire soli frutti esistenti. Il regime legale di comunione dei beni fra i coniugi, che ha il suo primo
modello moderno nel codice napoleonico, risponde ad una esigenza di protezione della donna e si basa sul
principio che le fortune economiche del marito sono dovute, in non distinguibile proporzione, allapporto
materiale e spirituale della moglie. Lopposto modello della separazione dei beni, che proprio dei paesi di
common law e della Germania, soddisfa esigenze di libera disponibilit e di rapida e sicura circolazione
dei beni, contrastate dai vincoli di comunione e dal necessario consenso del coniuge agli atti di disposizione.
Il modello francese stato introdotto in Italia solo con la riforma del 1975, in unepoca nella quale altri
paesi, che da lungo tempo lo avevano adottato, si stavano orientando per lopposto regime della separazione
dei beni, in coerenza con la moderna posizione di indipendenza economica raggiunta dalla donna. Da noi,
lintroduzione tardiva del regime di comunione ha voluto rappresentare una sorta di contrappeso alla
introduzione, anchessa tardiva, del divorzio, un disincentivo economico allo scioglimento del matrimonio
(ostacolato dai vincoli di comunione patrimoniale esistente fra i coniugi). Di fatto, lopzione per il regime di
separazione dei beni stata statisticamente molto elevata nella famiglia della medio-alta borghesia o nei
matrimoni delle donne con autonomia economica.

IL FONDO PATRIMONIALE
Il fondo patrimoniale dato da un complesso di beni immobili, beni mobili registrati o titoli di credito
destinato alla soddisfazione dei bisogni della famiglia (nucleare): il vincolo di destinazione si concretizza in
una speciale disciplina in materia di amministrazione ed alienazione dei beni. Salvo sia diversamente
stabilito, la propriet dei beni costituenti fondo patrimoniale spetta ad entrambi i coniugi i quali divengono
contitolari per quote uguali; l'amministrazione dei beni costituenti fondo patrimoniale modellata secondo
le norme concernenti l'amministrazione della comunione legale. I beni del fondo patrimoniale costituiscono
patrimonio giuridico di destinazione. In particolare si tratta di un patrimonio separato, perch i beni che lo
compongono sono sottratti al principio sancito dall'articolo 2740 per il quale il debitore risponde per
l'adempimento delle sue obbligazioni con tutti i suoi beni. Ai sensi dell'articolo 170, infatti, il creditore non
pu agire in esecuzione forzata sui beni del fondo e sui suoi frutti per i debiti che egli conosceva essere stati
contratti per scopi estranei ai bisogni della famiglia. Il fondo deve essere costituito mediante atto pubblico e
autori del conferimento possono essere uno o entrambi coniuge oppure un terzo; se il fondo costituito da uno
solo dei coniugi o da un terzo l'atto ha natura di liberalit non donativa. Nel caso di costituzione del fondo
da parte di un terzo, la convenzione matrimoniale a struttura trilaterale e si perfeziona con l'accettazione da
parte dei coniugi. Nel caso di costituzione da parte del terzo, il fondo patrimoniale pu costituirsi anche per
testamento. In particolare, la titolarit dei beni pu spettare:
ad entrambi i coniugi;
ad uno solo di essi (quando il coniuge che costituisce il fondo patrimoniale se ne riserva la propriet
ovvero la attribuisce volontariamente l'altro coniuge);
ad un terzo nei casi in cui l'atto di costituzione sia stato compiuto da un terzo che si sia riservato la
propriet del fondo stesso.
I frutti del fondo, comunque, devono essere impiegati per i bisogni della famiglia e amministrati secondo le
regole della comunione legale.

39

Per quanto concerne l'alienazione dei beni del fondo l'articolo 169 distingue due ipotesi:
1. se vi sono figli minori: necessaria l'autorizzazione del tribunale, da accordarsi solo in caso di necessit
o utilit evidente salvo che nell'atto di costituzione non sia espressamente considerato sufficiente il solo
consenso dei coniugi;
2. se non vi sono figli minori: l'alienazione subordinata solo il consenso di entrambi i coniugi salvo che i
beni siano stati gi dichiarati alienabili all'atto della costituzione del fondo patrimoniale.
La destinazione del fondo termina seguito dell'annullamento, dello scioglimento o della cessazione degli
effetti civili del matrimonio. Se vi sono figli minori, il fondo dura fino al compimento della maggiore et
dell'ultimo figlio. In tal caso il giudice pu dettare, su istanza di chi vi abbia interesse, norme per
l'amministrazione del fondo. Considerate le condizioni economiche dei genitori di figli ed ogni altra
circostanza, il giudice pu altres attribuire ai figli, in godimento ho in propriet, una quota dei beni del
fondo. Dal momento che stato abolito il vecchio istituto della dote e introdotto il divieto di ogni
convenzione che comunque tenda alla costituzione di beni in dote, ci si chiede se tale divieto possa essere
aggirato tramite la costituzione di un fondo patrimoniale da parte della moglie o di un ascendente di costei
con attribuzione della propriet delle reti di beni al marito. Per lo pi si ritiene che una siffatta convenzione
debba considerarsi nulla perch in frode alla legge.
LIMPRESA FAMILIARE
Limpresa familiare quella in cui prestano attivit di lavoro continuativa il coniuge dellimprenditore, i
parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo. si reputa che di quel gruppo di lavoro possano far
parte anche minori di et, purch dotati della capacit di lavoro, e che non posso affatto distinguersi fra figli
naturali, legittimi, adottivi.
La riforma del 1975, che ha introdotto tale figura, ha inteso disciplinare un fenomeno diffuso nella nostra
realt sociale, soprattutto in agricoltura ma anche nelle attivit commerciali ed artigiane, in cui accade che i
familiari prestino di fatto, ossia senza regolamentazione contrattuale, un'attivit lavorativa nell'interesse del
loro coniuge, parente o affine. La disciplina sull'impresa familiare trova applicazione solo quando non sia
configurabile tra i familiari che cooperano all'impresa, un diverso rapporto giuridico, di societ o di lavoro
subordinato o autonomo. Essa ha pertanto carattere suppletivo. Tale disciplina mira proteggere i familiari
che prestano lavoro nella famiglia o nellimpresa familiare, rendendoli partecipi dei profitti e bella direzione
dell'impresa ed impedendo cos che la comunit familiare possa in qualche modo dare origine e copertura a
rapporti, se non di sfruttamento, di subordinazione tra i suoi membri. Due ne sono gli elementi costitutivi:
1. un rapporto familiare: oltre all'imprenditore partecipano all'impresa, il coniuge i parenti entro il terzo
grado gli affini entro il secondo;
2. l'attivit di lavoro nell'impresa svolta in modo continuativo: l'attivit di lavoro, sia manuale che
intellettuale, saltuaria non dunque sufficiente.
L'impresa familiare nasce automaticamente, a prescindere dalla volont dei suoi membri; pertanto, essa non
ha fondamento negoziale, ma trova la sua giustificazione nel vincolo di solidariet familiare.
Natura giuridica dellimpresa familiare
particolarmente dibattuta la natura giuridica dell'impresa familiare, configurata da alcuni come un'impresa
individuale da altri come un'impresa collettiva.
Per la teoria dell'interesse individuale nell'impresa familiare il solo titolare dell'azienda pu essere ritenuto
l'imprenditore, laddove la partecipazione dei familiari assume rilievo soltanto nei rapporti interni.

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Di conseguenza, solo il titolare dell'impresa risponde, nei confronti dei creditori con tutti i suoi beni e
fallisce in caso di insolvenza. Per la teoria dell'impresa collettiva, titolare dell'impresa e la famiglia in
comunione di tutti i singoli componenti del gruppo; in ogni caso, essa considera i familiari come
imprenditori illimitatamente solidalmente responsabili per le obbligazioni dell'impresa familiare.
Disciplina
Dalla partecipazione all'impresa familiare il soggetto acquista diritti patrimoniali e i diritti amministrativi.
Appartengono alla prima categoria i seguenti diritti:
a) diritto al mantenimento, secondo la condizione patrimoniale della famiglia;
b) diritto di partecipazione agli utili dellimpresa, in proporzione alla quantit e qualit del lavoro prestato;
c) diritto, nella stessa proporzione, sulla quota dei beni acquistati con gli utili;
d) diritto, nella proporzione detta, su una quota degli incrementi dellazienda, compreso in essi il maggior
valore di avviamento.
Gli incrementi predetti dovranno essere valutati, per ciascun familiare, a far data dallinizio della sua attivit
lavorativa.
Quanto ai diritti amministrativi, mentre la gestione ordinaria e il potere direttivo sui dipendenti spettano
allimprenditore, i familiari partecipanti allimpresa familiare deliberano a maggioranza (calcolata per testa e
non per quote) sui seguenti aspetti:
1. impiego degli utili e degli incrementi;
2. gestione straordinaria e indirizzi produttivi dellimpresa;
3. cessazione dellimpresa.
Limpresa familiare impresa individuale: il titolare risponde con tutto il suo patrimonio nei confronti dei
creditori ed soggetto a fallimento in caso di insolvenza. I familiari partecipanti allimpresa familiare
partecipano al rischio dimpresa solo indirettamente:
se limpresa familiare in perdita, lavorano senza remunerazione;
se limpresa familiare aggredita dai creditori, essi perdono il diritto conseguito sui beni aziendali.
Il diritto del familiare di partecipazione allimpresa pu essere, in caso di cessazione della prestazione
lavorativa, liquidato in danaro. In caso di divisione ereditaria o di trasferimento dellazienda, ciascun
partecipante allimpresa familiare ha diritto di prelazione. Il diritto di partecipazione in trasferibile, salvo
che il trasferimento avvenga a favore di un altro familiare col consenso di tutti partecipanti(art. 230 bis,
comma 4).
L'impresa familiare si estingue in seguito alla morte dell'imprenditore, al venir meno della pluralit dei
familiari, alla deliberazione della maggioranza dei partecipanti; altre cause d'estinzione sono il fallimento
l'impossibilit di prosecuzione dell'attivit. In conseguenza dell'estinzione, ciascun partecipante ha diritto
alla liquidazione della propria quota; in linea di tendenza, l'estinzione non impedisce la successiva
costituzione di una nuova impresa familiare, altres in composizione differente.
Deve reputarsi, inoltre, che, pur non potendo specificamente ammettersi l'esclusione di un compartecipe in
ipotesi di giusta causa, che rende intollerabile la prosecuzione del rapporto, la decisione, quale atto di
gestione straordinaria, si reputa aspetti alla maggioranza dei partecipanti; secondo alcuni interpreti la
decisione conta dell'imprenditore, salvo il diritto risarcimento del danno a favore del familiare escluso
illegittimamente. Secondo i pi, il diritto di partecipazione all'impresa viene meno in seguito alla perdita di
qualit di familiare che dava titolo alla partecipazione, come si verifica ad esempio in conseguenza della
pronuncia di divorzio, che cancella lo status di coniuge. Nessun dubbio, che ogni partecipante abbia diritto
di recedere dall'impresa, interrompendo la prestazione lavorativa in qualit di familiare; secondo alcuni
interpreti, occorre in mancanza di giusta causa del recesso, un adeguato preavviso. Nel bel caso lo
scioglimento del rapporto di partecipazione concerna soltanto un compartecipe, si d avvio alla fase di
liquidazione; il diritto di partecipazione pu essere liquidato, allorquando per qualsiasi causa cessi la
prestazione di lavoro, quindi anche nel caso in cui si abbia definitivit di cessazione di apporto lavorativo:
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ad esempio per invalidit totale e permanente di un compartecipe. La liquidazione avviene in danaro, ma


pu avvenire anche in natura, in un'unica soluzione, o in pi annualit; in difetto di accordo decide il
giudice. La liquidazione si ha, altres, in caso di alienazione dell'azienda.

CAPITOLO VI L'INVALIDIT DEL MATRIMONIO


IL

SISTEMA DELLE INVALIDIT MATRIMONIALI

Il legislatore, con la riforma del diritto di famiglia, ha inciso profondamente sulla normativa delle invalidit
del matrimonio, ampliando le ipotesi di invalidit prevista dal testo originario del codice. I maggiori
cambiamenti rispetto alla precedente disciplina sono intervenuti in tema di vizi del consenso, soprattutto
dando maggiore rilevanza all'errore e prevedendo espressamente il caso della simulazione del matrimonio,
nell'intento di accentuare la tutela della libert del consenso. Si ammette comunemente che le ipotesi di
invalidit contenute nel c.c. non esauriscono i possibili casi che legittimano l'impugnazione del matrimonio.
IRREGOLARIT
In alcuni casi di inosservanza di un requisito richiesto dalla legge non determina l'invalidit del matrimonio,
ma solo la sua irregolarit in modo che il matrimonio rimane valido. Ci avviene nei casi di impedimenti
impedienti.
Sono casi di irregolarit:
inosservanza del periodo di lutto vedovile;
violazione delle norme sulla pubblicazione del matrimonio;
altre violazioni di legge (art. 134 e ss.);
INESISTENZA
Il matrimonio inesistente quando nella fattispecie manchi anche quel minimo di elementi necessari perch
si possa identificare in essa un matrimonio:
quando manca la celebrazione;
quando il matrimonio celebrato fra persone dello stesso sesso;
quando manca il consenso degli sposi.
NULLIT ED ANNULLABILIT

Occorre preliminarmente osservare come, in materia di invalidit matrimoniali, il codice utilizzi una
terminologia alquanto imprecisa, facendo esclusivo riferimento alla nullit anche nei casi in cui, dalla
disciplina delle ipotesi concrete, risulti che il matrimonio e sono annullabile. E per questo motivo che
dottrina e giurisprudenza si sono affannate nel tentativo di ricostruire la distinzione tra i casi di nullit ed
annullabilit del matrimonio, anche se non sempre si giunti risultati univoci. In via di principio, la nullit
colpisce l'idoneit giuridica del matrimonio a realizzare la sua funzione, mentre l'annullabilit tutela la
libert del matrimonio come atto di autonomia. Ci ha indotto la dottrina a parlare di nullit delle ipotesi pi
gravi, e del resto molto rare, in cui ella stessa manifestazione di un consenso effettivo, reale, ad essere posta
in discussione. Sarebbe questo il caso del matrimonio contratto sotto violenza fisica e del matrimonio
contratto per gioco, anche se quest'ultima fattispecie, secondo alcuni autori, dovrebbe essere inquadrate
nell'ambito della categoria della inesistenza. Sul piano pratico, tuttavia, la distinzione tra nullit ed
annullabilit sembra avere effetti molto limitati; la sua rilevanza appare attenuata dall'istituto del matrimonio
putativo e, in particolare, dalla disposizione dell'articolo 128 comma quattro.

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Non senza contrasti a parit di opinioni, , comunque, possibile distinguere:


1. Nullit:
1) l'azione relativa imprescrittibile (va ricordato che, in via generale, il codice stabilisce che l'azione di
nullit non pu essere promossa dal pubblico ministero dopo la morte di uno dei coniugi e che essa non
si trasmette agli eredi, se non nel caso di litispendenza)
2) La legittimazione accordata chiunque abbia interesse;
3) non esiste nessuna possibilit di sanatoria.
Sono casi di nullit:
1) il vincolo di precedente matrimonio e il ritorno del presunto morto;
2) il rapporto di parentela, affinit e adozione non dispensabile;
3) il delitto.
2. annullabilit assoluta:
1) l'azione si prescrive nel termine ordinario di 10 anni;
2) La legittimazione accordata chiunque abbia interesse;
3) La legge prevede la possibilit di una sanatoria. Rilevante, ai fini della sanatoria, il decorso del
tempo, che, in alcuni casi, sufficiente da solo a determinare la decadenza dell'azione, mentre in altri
viene in considerazione unitamente ad altri fatti, come, ad esempio, la coabitazione.
Sono casi di annullabilit assoluta:
1) il vincolo di parentela, affinit e adozione dispensabile: il matrimonio non pu essere impugnato dopo
un anno dalla celebrazione;
2) l'interdizione giudiziale: ai sensi dell'articolo 85 del codice civile non pu contrarre matrimonio
l'interdetto per infermit di mente; e matrimonio, tuttavia, sia stato da questi contratto, pu essere
impugnato dal tutore, dal pubblico ministero e da tutti coloro che abbiano un interesse legittimo, sia che
al tempo del matrimonio vi fosse gi sentenza di perdizione passati in giudicato, sia che l'interdizione
risulti pronunziata posteriormente, ma se certi che l'infermit e sistema al tempo del matrimonio. In caso
di revoca dell'interdizione, il matrimonio pu essere impugnato anche dal coniuge che era interdetto;
tuttavia, l'azione preclusa, se, dopo revocata l'interdizione, vi stata coabitazione per un anno.
Per coabitazione deve intendersi non gi alla vita sotto lo stesso tetto, quanto la convivenza consapevole
dei vari doveri matrimoniali, che, se ininterrottamente protratta per quel periodo di tempo, assume
valore confermativo di un consenso, che, quando fu resto, era, o appariva, claudicante.
3. annullabilit relativa:
1) l'azione si prescrive nel termine ordinario di 10 anni;
2) La legittimazione spetta solo ad alcune persone espressamente determinate;
3) per la sanatoria ci si riporta quanto detto sull'annullabilit assoluta.
Sono casi di annullabilit relativa:
1) la minore et: in tal caso il matrimonio pu essere impugnato del coniuge, da ciascuno dei genitori e
dal pubblico ministero. Il coniuge minore, tuttavia, non pu impugnarlo, si ha raggiunto la maggiore et
da oltre un anno. Inoltre l'impugnazione del genitore e del pubblico ministero, deve essere respinta, se il
minore, anche in pendenza di giudizio, abbia raggiunto la maggiore et o vi sia stato concepimento o
procreazione ed in ogni caso sia accertata la sua volont di mantenere in vita il vincolo matrimoniale;

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2) l'incapacit di intendere e di volere: chi, pur non essendo interdetto, sia stato incapace di intendere o
di volere, per qualunque causa, anche transitoria al momento della celebrazione, pu impugnare il
matrimonio. Il matrimonio, dunque, pu essere impugnato da quello del coniuge che, quantunque non
interdetto provi dessere stato incapace di intendere e di volere per qualunque causa, anche transitoria, al
momento della celebrazione del matrimonio.
Lincapacit cosiddetta naturale potrebbe dipendere sia dell'infermit di mente, sia da cause quali
l'ubriachezza l'assunzione, di sostanze stupefacenti, eccetera, che abbiano reso soggetto inidoneo a
comprendere realmente, al momento della celebrazione del matrimonio, il valore giuridico sociale del
vincolo matrimoniale. La legittimazione a proporre l'azione in giudizio riconosciuta solo in capo al
soggetto che assuma, ma dovr rigorosamente provarlo in giudizio, di essere stati incapace di intendere
di volere all'atto della celebrazione del matrimonio; indifferente, che si tratti di incapacit solo
momentanea com, ad esempio nel caso di ubriachezza - o destinata a durare nel tempo. Si ha
decadenza dall'azione, se vi sia stata coabitazione per un anno dopo che il coniuge incapace ha
recuperato la pienezza delle facolt mentali; anche in questo caso, per coabitazione deve intendersi la
convivenza consapevole dei doveri matrimoniali.

L'INVALIDIT PER VIZI DELLA VOLONT (CONSENSO)


L'importanza della volont, affinch il negozio giuridico produca i suoi effetti, esige che si possa annullarlo,
allorquando si dimostrata la presenza di turbative nel processo decisionale che precede la sua conclusione.
Errore, violenza e dolo, com noto, sono cause di annullamento dei contratti e del testamento; l'errore e la
violenza sono anche causa di invalidit del matrimonio; vizi del volere, questi, autonomamente disciplinati,
rispetto al matrimonio, dall'articolo 122 del codice civile, che recepisce un'ampia innovazione ad opera della
novella, ispirata all'esigenza di tutelare maggiormente la libert matrimoniale. Fra i vizi del consenso
matrimoniale, il codice civile non annovera specificamente il dolo, che si attua con una serie di raggiri, in
virt dei quali un soggetto induce un altro a negoziare; relativamente al matrimonio, si pensi al nubendo che
fa credere all'altro di essere laureato, o benestante, o di nobile famiglia. Il dolo, dunque, non causa di
invalidit del matrimonio; nondimeno, nel caso in cui il raggirato sia stato indotto in errore sulle qualit
personali dell'altro coniuge, da questi celate al momento della celebrazione del matrimonio, la fattispecie
ricade nell'ambito dell'errore. Diversamente dal codice civile, il codice iuris canonici dispone che contrae
invalidamente chi celebra il matrimonio raggirato con dolo ordito per ottenerne il consenso, circa una
qualit dell'altra parte, che per sua natura pu perturbare gravemente la comunit di vita coniugale.
Secondo l'articolo 122 primo comma, il matrimonio pu anzitutto essere impugnato da quello dei coniugi il
cui consenso stato estorto con violenza o determinato da timore di eccezionale gravit derivante da cause
esterne allo sposo. Quanto alla violenza che pu provenire da uno dei nubendi o da un terzo, consiste nella
minaccia di un male: la violenza deve esser di tal natura, da far impressione sopra una persona sensata, e
farle temere di esporre se o i suoi beni a un danno ingiusto e notevole; si avr riguardo all'et, al sesso ed
alle condizioni del soggetto verso cui rivolta la minaccia. La violenza morale, dunque, non esclude la
volont matrimoniale, ma influisce pesantemente sulla sua formazione, viziandola; ne discende, che il
matrimonio annullabile, se, in virt di quelle minacce, il soggetto si sia determinato alla celebrazione del
matrimonio. Fra le ipotesi di violenza morale, si ricordano quella della donna che si induce matrimonio sotto
la minaccia di essere allontanata dalla casa dei genitori, o di suicidio della madre. Diversa dalla violenza
morale e quella fisica, che conduce alla nullit assoluta del matrimonio; rara la sua configurazione
concreta, dal momento che il matrimonio un negozio solenne, celebrato alla presenza dell'ufficiale dello
stato civile dei testimoni.
Accanto alla violenza morale causa di annullamento il timore di eccezionale gravit derivante da cause
esterne allo sposo. Si tratta di un grave sentimento di paura, che limita la libera manifestazione della volont
matrimoniale; in altri termini, quel timore, che non deve essere lieve e che pu dipendere sia da fatti
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naturali, sia da comportamenti umani, spinge al matrimonio nell'intento di sfuggire, con l'acquisto dello
Stato coniugale, al male paventato.

Detto altrimenti: al matrimonio viene fatto ricorso al solo scopo di sottrarsi ad una situazione di pericolo
incombente su uno degli sposi; quale ipotesi concreta, si prospetta la persecuzione politico razziale, che
induce un soggetto a contrarre matrimonio con uno straniero, al fine di acquistare la cittadinanza, fattispecie,
questa, che pu essere anche sussulta nello schema del matrimonio simulato.
Differente dal timore di eccezionale gravit il cosiddetto metus reverentialis, che, come non causa
d'annullamento del contratto, analogamente non lo del matrimonio. In quest'ipotesi, infatti, potr s
riscontrarsi che sul matrimonio abbiano avuto importanza sentimenti di riverenza e di rispetto verso la
persona con la quale lo stesso stato celebrato, ma il matrimonio risulta pur sempre contratto
spontaneamente. Per queste cause invalidanti, prevista la sola legittimazione ad agire del coniuge il cui
consenso fu viziato da violenza o da timore di eccezionale gravit; l'azione non pu essere proposta, se ci sia
stata coabitazione, vale a dire vita matrimoniale piena ed ininterrotta, per un anno dopo che siano cessate
alla violenza o le cause che hanno determinato il timore.
L'errore
Ai sensi del capoverso dell'articolo 122 del codice civile, il matrimonio pu essere impugnato, se il consenso
sia stato dato per effetto di errore sull'identit della persona (ipotesi scolastica: penso di sposare Mevia, ed
invece contraggo matrimonio con Caia, che ne gemella o sosia), o sia stato dato per effetto di errore
essenziale su qualit personali dell'altro coniuge. La stessa norma individua tassativamente al terzo comma i
casi in cui l'errore reputato obiettivamente importante, vale a dire essenziale; precisamente, l'errore sulle
qualit personali essenziale allorquando tenute presenti le condizioni dell'altro coniuge, si accerti che lo
stesso non avrebbe prestato il suo consenso, se le avesse esattamente conosciute, e purch l'errore riguardi,
anzitutto, l'esistenza di una malattia fisica o psichica o di un'anomalia o deviazione sessuale, tali da impedire
lo svolgimento della vita coniugale: si pensi, per tutte, alla presenza di una malattia contagiosa grave, qual
lA.I.D.S.. Siffatta formulazione consente di ritener assorbita nella disciplina dell'errore l'ipotesi
dell'impotenza, che, prima della novella, configurava un'autonoma causa di invalidit. La domanda di
annullamento del matrimonio per errore sulle qualit dell'altro coniuge non pu essere accolta, se non venga
approvata l'ignoranza delle condizioni dell'altro coniuge che abbiano indotto in errore. L'errore pu inoltre
riguardare: 1) l'esistenza di una sentenza di condanna divenuta irrevocabile e pronunziata per delitto non
corposo alla reclusione non inferiore a cinque anni, salvo il caso di intervenuta riabilitazione prima della
celebrazione del matrimonio; 2) Le dichiarazioni di delinquenza abituale professionale; 3) la circostanza che
l'altro coniuge sia stato condannato, con sentenza divenuta irrevocabile, per delitti concernenti la
prostituzione a pena non inferiore a due anni.
L'errore, infine, pu riguardare lo stato di gravidanza causato da persona diversa dal soggetto caduto in
errore, purch vi sia stato disconoscimento, se la gravidanza sia stata portata a termine; l'uomo non potr
domandare l'annullamento del matrimonio conservando la paternit di un figlio che non suo, sicch
l'azione d'annullamento e condizionata disconoscimento di paternit. La tassativit dell'elencazione
racchiusa nell'articolo 122 porta ad escludere la rilevanza dell'errore che cade su qualit diverse da quelle
contemplate, sicch, ad esempio, l'errore sulla diversit di religione di uno degli sposi, o sulla sua
nazionalit, o lerror virginitatis, non sono causa di invalidit del matrimonio; tuttavia, se influenti sulla
prosecuzione della convivenza, il coniuge potr domandare la separazione personale, indi, eventualmente, il
divorzio. L'azione per impugnare il matrimonio a causa d'errore pu solamente essere proposta dal coniuge
caduto in errore; non pu essere proposta, se vi sia stata coabitazione per un anno dopo che sia stato scoperto
l'errore.
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L'errore di diritto che cada su un aspetto della disciplina giuridica del matrimonio irrilevante.

LA SIMULAZIONE DEL MATRIMONIO


L'ordinamento configura come causa d'annullabilit, relativa e sanabile, del matrimonio, anche la cosiddetta
simulazione, prevista dall'articolo 123 del codice civile ed esplicitamente introdotta nel sistema delle
invalidit matrimoniali con la novella del 1975. Ai sensi di questa norma il matrimonio pu essere
impugnato da ciascuno dei coniugi quando gli sposi abbiano convenuto di non adempiere agli obblighi e di
non esercitare diritti da esso discendenti. La limitazione ai coniugi della legittimazione a proporre
impugnazione, e l'esclusione, quindi in capo a terzi che ne abbiano eventualmente interesse, consente di
configurare come annullabilit relativa linvalidit di cui all'articolo 123 del codice civile; la sanabilit del
vizio contemplata dalla norma, inoltre, la configura come ipotesi di annullabilit sanabile. Il tempo breve, 1
anno dalla celebrazione del matrimonio, previsto a pena di decadenza dall'azione, o la convivenza more
uxorio, anche di breve durata, dei coniugi, rendono non numerosi i casi in cui i soggetti possono impugnare
il negozio matrimoniale a ragione della sua simulazione; deve trattarsi, comunque, di convivenza, sicch si
esige un minimo di consortium vitae. In quanto matrimonio non consumato, riguardo al matrimonio
simulato pu essere pronunciata la sentenza di scioglimento anche una volta che sia trascorso detto termine.
L'ordinamento riprova il matrimonio contratto con l'esplicita pattuizione di non adempiere agli obblighi che
da esso scaturiscono, e di non esercitare i diritti che genera; esso, in definitiva, si rivela apparente, giacch i
soggetti danno vita ad un negozio cui non voglio non si annodi la vita coniugale, vale a dire la comunione
spirituale materiale. L'accordo dei coniugi deve essere esplicito, ma non richiesto che sia vestito con lo
scritto, e deve precedere la celebrazione del matrimonio. L'articolo 123 trova applicazione soprattutto nei
casi in cui si vogliono soltanto acquisire con il matrimonio, i vantaggi connessi allo stato di coniuge, o si
miri esclusivamente ad acquisire il cognome del marito o la cittadinanza italiana; si pensi all'ipotesi della
donna in attesa di un figlio la quale contragga matrimonio solo per legittimare il figlio o perch stato
istituito erede il suo primogenito, ma a condizione che ella sia legata da matrimonio, e si induce cos alle
nozze, convenendo di non adempie degli obblighi matrimoniali, allo scopo di trarre vantaggio dall'usufrutto
riconosciuto dei genitori sui beni dei figli minori. Altra ipotesi quella del matrimonio contratto al solo
scopo di espatriare da un paese regime totalitario. rilevante per l'ordinamento giuridico, non gi allo scopo
che l'accordo simulatorio mira a realizzare, quanto l'accordo simulatorio in s, preesistente alla celebrazione
del matrimonio e l'effettiva mancanza d'attuazione degli effetti del matrimonio. Il che spiega anche la
previsione normativa del capoverso dell'articolo 123 del codice civile che preclude l'azione nei casi in cui i
contraenti il matrimonio abbiano convissuto come coniugi successivamente alla celebrazione del
matrimonio. , convivenza questa che, attuando la comunione di vita coniugale, sana il vizio che inficia il
matrimonio. Convivenza peraltro, per la quale la norma non detta la previsione di un periodo minimo di
durata. L'accordo di non adempiere gli obblighi e di non esercitare diritti discendenti dal matrimonio, dovr
essere provato: si ammette la prova per testi, ma si escludono la confessione il giuramento; anche le
dichiarazioni scritte dei coniugi dovranno essere rigorosamente valutata dal giudice, onde sia escluso che si
tratti di documenti predisposti al solo fine di simulare una causa di invalidit del matrimonio. Quanto alle
conseguenze dell'invalidit, con l'annullamento cadono, con efficacia retroattiva, gli effetti della
celebrazione del matrimonio; secondo alcuni, cadono anche gli effetti normalmente irreversibili, quale
l'acquisto della cittadinanza, se si verifichi che le parti contrassero matrimonio animate da un fine lecito, o
qualora si tratti di effetti perseguiti in frode alla legge.

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L'AZIONE DELL'IMPUGNARE IL MATRIMONIO ED IL RELATIVO GIUDIZIO


La competenza sulle controversie relative all'invalidit del matrimonio civile e del matrimonio concordatario
celebrati in violazione di un impedimento che non consente alla trascrizione, spetta al giudice civile, vale a
dire al tribunale del luogo in cui il convenuto ha residenza, domicilio o dimora. Sotto pena di nullit
rilevabile d'ufficio, sempre richiesto l'intervento del pubblico ministero. Sino a quando non sia stata
pronunciata la sentenza di invalidit, il matrimonio produce tutti i suoi effetti; la proposizione della domanda
d'annullamento, per, costituisce giusta causa d'allontanamento dalla residenza familiare. L'articolo 127 del
codice civile, inoltre, stabilisce che l'azione per impugnare il matrimonio, essendo strettamente personale,
non si trasmette gli eredi, salvo il casi in cui sia gi pendente, alla morte dell'attore, il giudizio. L'azione non
pu essere promossa dal pubblico ministero dopo la morte di uno dei coniugi. Promossa l'impugnazione, il
tribunale, su istanza di uno dei coniugi, pu ordinare la loro separazione temporanea durante il giudizio; in
caso di minore et, o di interdizione di uno di entrambi i coniugi, pu ordinarla anche d'ufficio. La ratio della
norma risiede nell'opportunit di evitare una convivenza che pu essere disagevole a ragione della promossa
impugnazione del matrimonio.

GLI EFFETTI DELLA PRONUNZIA DI INVALIDIT DEL MATRIMONIO


L'accoglimento dell'azione con cui si impugna il matrimonio, in quanto sia stata dimostrata ed accertata dal
giudice l'esistenza di una causa invalidante, sfocia in una sentenza con la quale pronunziata l'invalidit del
matrimonio. In alcuni casi la cessazione degli effetti retroattiva, vale a dire risale al momento della
celebrazione, in altri, invece, gli effetti si producono dal momento in cui la sentenza divenuta definitiva. La
legge si fa carico di disciplinare e con regole peculiari gli effetti del matrimonio invalido, e d regola al
matrimonio putativo. Con il passaggio in giudicato della pronunzia di invalidit, salvi gli effetti del
matrimonio putativo, si riconosce l'estinzione del vincolo matrimoniale: quella sentenza, restituendo ai
coniugi lo stato libero, li pone in condizione di contrarre un nuovo matrimonio; inoltre, cessano gli obblighi
reciproci, ma pu sorgere quello alimentare. Prima dell'entrata in vigore della legge 898 del 1970 l'unica via
per ottenere giudizialmente la rimozione del matrimonio era rappresentata dall'impugnazione del negozio
matrimoniale per una causa che lo inficiasse geneticamente. Oggi, lo scioglimento del matrimonio non si ha
soltanto per morte di uno dei coniugi ma, anche in virt della sentenza di divorzio. Con la sentenza di
invalidit, si incide sul matrimonio in quanto atto, con quella di divorzio, invece, si incide sul matrimonio in
quanto rapporto. Le cause di invalidit, infatti, attengono ai requisiti del negozio matrimoniale, laddove
quelle divorzio attengono alla comunione tra coniugi che non pu essere mantenuta o riconosciuta.
Con la pronuncia di invalidit, si ha estinzione del vincolo matrimoniale laddove, con quella di divorzio si
ha cessazione del rapporto di coniugio a far tempo dalla data di passaggio in giudicato della sentenza o,
stando alla lettera della norma, a far tempo dalla data di annotazione della medesima. Differentemente dal
contratto nullo, che, come regola, non produce alcun effetto giuridico, il matrimonio, anche se invalido, ha
dato vita ad una comunit familiare, sicch certi effetti debbono essere salvaguardati. A questo proposito,
l'articolo 128 sancisce rispetto ai figli, il mantenimento degli effetti prodotti dal matrimonio invalido sino
alla pronuncia di nullit, ad eccezione dell'ipotesi in cui la nullit del matrimonio derivi da bigamia o da
incesto; ne discende, che, rispetto ai figli, non ha rilievo la buona o mala fede dei coniugi-genitori. Rispetto
ai coniugi, invece, l'articolo 128 subordina il mantenimento degli effetti prodotti dal matrimonio invalido,
sino al passaggio in giudicato della sentenza di pronuncia la nullit, alla sussistenza del requisito della
buona fede dei coniugi al momento della celebrazione del matrimonio. tradizionale, il ricorso, riguarda
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detta fattispecie, all'espressione matrimonio putativo, vale a dire, matrimonio reputato in buona fede valido
da entrambi i coniugi, o da uno di essi. In quest'ultimo caso, i coniugi conservano i diritti acquisiti con il
matrimonio sin alla pronunzia definitiva di invalidit del matrimonio; i coniugi, o il coniuge, in malafede,
invece, perdono i diritti con effetto retroattivo, vale a dire a partire dal momento di celebrazione del
matrimonio.
Restano per salve anche in questo caso le prestazioni contributive seguite per il soddisfacimento di bisogni
familiari in quanto giustificate dalla convivenza coniugale. Il matrimonio dichiarato nullo, contratto in
malafede entrambi i coniugi, ha gli effetti del matrimonio valido rispetto ai figli nati concepiti durante lo
stesso, salvo che la nullit dipende da bigamia o incesto. I figli, che si suole denominare adulterini se
l'invalidit dipenda da mancanza di libert di stato e incestuosi nell'altra ipotesi, hanno, ex lege, lo stato di
figli naturali riconosciuti nei casi in cui riconoscimento sia consentito; in altri termini, lo stato di figlio
naturale riconosciuto effetto automatico, senza che occorra un atto di riconoscimento dei genitori; va
ribadito, per, che riconoscimento deve essere consentito dalla legge, la quale non esclude riguarda i figli
incestuosi. In merito al profilo patrimoniale del matrimonio invalido, va ricordato che la sentenza di
annullamento comporta lo scioglimento della comunione legale, la cessazione del fondo patrimoniale e la
nullit della donazione obnuziale. L'annullamento del matrimonio, estinguendo ab origine il matrimonio,
preclude la successione del coniuge superstite. Fra i limitati effetti che il matrimonio invalido comunque
produce, escluso quello successorio purch la sentenza d'annullamento sia anteriore alla morte del coniuge
della cui eredit si tratta: quel momento, infatti, il coniuge non era pi tale, estinguendo, l'invalidit
pronunziata, quella qualit. La nullit pronunziata successivamente alla morte di uno dei coniugi, invece,
assicura il coniuge superstite in buona fede i diritti successori a meno che, la persona della cui eredit si
tratta, fosse legata da valido matrimonio al momento della morte.

IL MATRIMONIO PUTATIVO
Gli articoli 128 e successivi del codice civile disciplinano il cosiddetto matrimonio putativo, vale a dire il
matrimonio invalido per l'ordinamento, ma creduto, supposto valido dai coniugi o da almeno un coniuge.
Se il matrimonio dichiarato nullo, gli effetti del matrimonio valido si producono, in favore dei coniuge,
fino alla sentenza che pronunzia la nullit, quando i coniugi stessi lo hanno contratto in buona fede, oppure
quando il loro consenso stato estorto con violenza o determinato da timore di eccezionale gravit derivante
da cause esterne agli sposi. Gli effetti del valido matrimonio sorgono a favore di uno solo dei coniugi, se le
condizioni indicate dalla norma del primo comma concernano soltanto questo soggetto. La buona fede
presunta, ed sufficiente vi sia stata momento della celebrazione del matrimonio. L'articolo 128 del codice
civile non tutela soltanto la buona fede dei coniugi o di uno solo di essi, ma tutela anche coniuge o il coniuge
il cui consenso fu viziato da violenza o determinato da timore di eccezionale gravit derivante da cause
esterne di sposi; in questo caso risulta giustificato il trattamento di salvaguardia degli effetti del matrimonio,
analogo a quello conseguente alla mancata conoscenza della causa di nullit. L'articolo 129 dispone che,
allorquando le condizioni del matrimonio putativo si verifichino rispetto ad ambedue coniugi, ad esempio
sono entrambi in buona fede, il giudice pu disporre a carico di uno solo di essi e per un periodo non
superiore a tre anni, l'obbligo di corrispondere somme periodiche di danaro, in proporzione alle sue
sostanze, a favore dell'altro, se questi non abbia adeguati redditi propri non sia passato a nuove nozze.
Questa norma mira a tutelare il coniuge che, pur non essendo in stato di bisogno, risulti privo di redditi
propri adeguati a mantenere il tenore di vita goduto prima della pronunzia di invalidit del matrimonio: si
cerca infatti di evitare un improvviso cambiamento delle abitudini di vita del coniuge privo di mezzi
adeguati. Quel diritto di credito, naturalmente, sussiste a condizione dell'altro coniuge abbia cespiti
sufficiente ad entrambi; si ritiene, anche la determinazione della somma da corrispondere possa anche essere
fissata con accordo tra coniugi.

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Le conseguenze sanzionatorie della celebrazione dei matrimoni invalidi.


Ai sensi dellart. 129 bis, il coniuge, cui sia imputabile la nullit del matrimonio, perch ad esempio in
malafede o perch abbia estorto con violenza il consenso dell'altro coniuge, tenuto a corrispondere al
coniuge in buona fede, qualora il matrimonio sia annullato, una congrua indennit, anche in mancanza di
prova del danno sofferto; l'indennit deve comunque comprendere una somma corrispondente al
mantenimento del tre anni; la norma si applica anche nei casi in cui un terzo abbia giocato un ruolo nella
celebrazione del matrimonio invalido. Quale ulteriore conseguenze l'art. 139 prevede una sanzione
amministrativa pecuniaria a carico del coniuge che, conoscendo, prima della celebrazione del matrimonio,
una causa di nullit, l'abbia lasciata ignorare all'altro; la sanzione irrorata, se il matrimonio sia
effettivamente annullato. Nel caso linvalidit del matrimonio sia imputabile ad un terzo, il quale determin,
ad esempio, il timore di eccezionale gravit che indusse un soggetto contrarre matrimonio, questi tenuto
all'obbligo indennitario eventualmente in solido con il coniuge che abbia concorso nel determinare la nullit
del matrimonio.

L'INVALIDIT DEL MATRIMONIO CONCORDATARIO


Il matrimonio concordatario, vale a dire celebrato di fronte al ministro del culto cattolico, retto, in quanto
atto, delle disposizioni del Codice di diritto canonico, che prevede i vari requisiti di validit, in parte non
coincidenti con quelli del nostro codice civile, e le sanzioni conseguenti alla loro assenza o alla loro
anomalia. Il sistema delle invalidit canoniche del matrimonio caratterizzato dalla centralit del principio
dell'assoluta purezza del consenso matrimoniale, che comporta la rilevanza di qualsivoglia anomalia nella
sua formazione, e quindi la sua invalidit rilevabile in ogni tempo. A titolo d'esempio si pu ricordare come
il primo comma del canone 1101 stabilisca che il consenso interno dell'animo si presuma conforme alle
parole o ai segni adoperati nel celebrare il matrimonio; al due si prevede che le parti contraggono
invalidamente, se una o entrambe escludono, con un positivo atto di volont, il matrimonio stesso, oppure un
suo elemento essenziale o una sua propriet essenziale. In virt del regime concordatario del 1929,
peculiarit del matrimonio concordatario trascritto nei registri dello stato civile, quindi l'efficacia civile,
non soltanto la sua sottoposizione diritto canonico in quanto atto matrimoniale, ma, altres, la sua sottrazione
alla competenza della giurisdizione italiana. In altri termini, si accompagnava alla regola sostanziale
dell'applicazione del diritto canonico all'atto di matrimonio, la regola processuale della giurisdizione
esclusiva dei tribunali ecclesiastici sulle cause di invalidit. L'esecutivit delle sentenze ecclesiastiche nello
Stato italiano avveniva tramite una pronuncia di delibazione della corte d'appello del luogo in cui
matrimonio stato celebrato; delibazione attuata, attraverso l'esame formale della sentenza ecclesiastica che
in definitiva, veniva ad avere una quasi automatica efficacia anche per il nostro ordinamento.
Un sistema siffatto, perdurato per lungo tempo, non poteva non trovare adeguamenti sia in relazione
allentrata in vigore della costituzione repubblicana, sia in relazione alla riforma del nostro diritto di
famiglia e all'introduzione, anche nel nostro sistema, del divorzio, la cui previsione consente, tra l'altro, di
far cessare gli effetti civili del matrimonio celebrato con rito religioso rispetto al quale si sia infranta la
comunione spirituale materiale dei coniugi. Riguardo al processo di adeguamento, va segnalata l'importanza
sia della giurisprudenza della Corte costituzionale, sia della revisione del Concordato Lateranense che ha
reso possibile una serie di adeguamenti con il concorso della Santa sede, sfociati nell'accordo del 1984, cui
va affiancato il Protocollo addizionale. Fra i principi ricavabili, anzitutto quello della non automaticit

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dell'efficacia, nel nostro ordinamento, delle sentenze ecclesiastiche di invalidit del matrimonio; essa,
invero, consegue solo alla richiesta di uno di entrambi i coniugi.

necessario che la corte d'appello accerti la competenza del giudice ecclesiastico; che il processo canonico
sia stato rispettato il diritto di difesa alla stregua dei principi fondamentali del nostro ordinamento; che
ricorrano le altre condizioni richieste dalla nostra normativa per la dichiarazione d'efficacia, pur dovendosi
tener conto della peculiarit dell'ordinamento canonico, e rimanendo esclusa, in ogni caso, la possibilit di
un riesame del merito della decisione sfociata nella sentenza ecclesiastica di invalidit. Un dato
sostanzialmente sicuro, che l'accordo conferma la riserva di giurisdizione esclusiva dei tribunali
ecclesiastici sulle nullit matrimoniali. Numerose pronunce giurisprudenziali sono orientate nel senso
dell'abrogazione della riserva di giurisdizione ecclesiastica, sicch si afferma ripetutamente che, a seguito
dell'Accordo reso esecutivo con la legge del 1985, non esiste pi, in favore dei giudici canonici, la riserva di
giurisdizione sulle cause di nullit del matrimonio concordatario, sussistendo invece il concorso della
giurisdizione statuale e della giurisdizione canonica, concorso che va risolto, caso per caso, secondo il
criterio della prevenzione; pertanto, il giudice statuale, se preventivamente adito, pu giudicare sulle cause
di nullit del matrimonio concordatario. In altri termini si pu fermare, in base alla richiamata
giurisprudenza, che al giudice ecclesiastico pu essere richiesto di pronunziare sulla nullit del matrimonio
concordatario, alla luce del Codex iuris canonici, sulla quale, per, pu altres pronunziare il giudice laico,
in base al nostro diritto interno, e la competenza in capo al giudice adito per primo. Non si pu trascurare
di considerare, inoltre, il rapporto tra l'efficacia della sentenza ecclesiastica di nullit del matrimonio, e
l'efficacia della pronunzia d cessazione degli effetti civili conseguenti alla trascrizione del matrimonio
celebrato con rito religioso, formula, questa, che la legge sul divorzio affianca a quella di scioglimento del
matrimonio, riferibile al matrimonio civile. Le due sentenze, all'evidenza, attengono a ben due distinti
profili: la prima, concerne il matrimonio atto, l'altra, invece, il rapporto matrimoniale, che in quell'atto trova
la sua fonte. In altri termini, le due pronunzie hanno diversit d'oggetto, sicch alcuni interpreti segnalano
l'indipendenza del giudizio relativo alla cessazione degli effetti civili del matrimonio, da quello relativo alla
produzione di effetti della sentenza ecclesiastica di nullit, il cui esito, pertanto, pu esservi nonostante la
sentenza d cessazione degli effetti civili del matrimonio, o la pendenza del relativo giudizio; non va
dimenticato, tuttavia, che la sentenza di pronuncia di invalidit del matrimonio dovrebbe determinare la
cessazione della materia del contendere, dato che stato accertato che venuto meno il matrimonio di cui si
vuole la cessazione degli effetti civili. Non va dimenticato, che la pronunzia di invalidit a ben differenti
effetti patrimoniali rispetto a quelli discendenti dalla sentenza che determina la cessazione degli effetti civili
del matrimonio. Con quest'ultima, invero, pu essere riconosciuto in capo all'ex coniuge economicamente in
stato di disagio e a carico dell'altro ex coniuge, un assegno matrimoniale, laddove la prima pu
determinare, al pi gli effetti previsti dagli articoli 129 e 129 bis del codice civile. In altri termini, se si
ammetta che la produzione di effetti della sentenza di nullit ecclesiastica travolge gli effetti della pronuncia
di cessazione degli effetti civili del matrimonio, il che va riconosciuto sul piano logico formale, essendo
venuto meno il matrimonio atto rispetto al quale si pretende la cessazione del rapporto, deve anche
ammettersi che, cessano le conseguenze che si annodano alla sentenza d cessazione degli effetti civili, cui
che accompagna la nascita dei ben pi limitati effetti ricollegati alle pronunzie di nullit civili, con evidente
vantaggio per il coniuge tenuto, in base alla prima sentenza, a corrispondere l'assegno post-matrimoniale. A
quest'esito, tuttavia, non si pu giungere secondo la giurisprudenza della corte di legittimit; infatti, si
sostiene che essendo attribuita anche il giudice civile la competenza sulle cause di nullit dei matrimoni
concordatari, il giudice chiamato a pronunziarsi sulla cessazione degli effetti civili del matrimonio religioso
pu, su richiesta del convenuto, accertare incidentalmente la validit del vincolo matrimoniale; inoltre,
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presupponendo la sentenza di cessazione degli effetti civili del matrimonio religioso la validit del vincolo al
quale questultimo ha dato origine, quella sentenza conterr unimplicita valutazione della validit del
matrimonio, nei limiti di un accertamento incidentale ai soli fini del decidere.
Secondo alcuni interpreti, la situazione sin qui descritta potrebbe trovare mutamento in seguito alla legge
218 del 1995, in cui si stabilisce che la sentenza straniera riconosciuta in Italia senza che sia necessario il
ricorso ad alcun procedimento, purch risultino rispettate le condizioni enumerate dalla norma, fra le quali
quella secondo cui la sentenza straniera non produca effetti contrari all'ordine pubblico. Secondo altri
interpreti, per, ancora necessario il procedimento di delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullit
(articolo due della legge 218/1995), ai sensi del quale, le disposizioni della legge richiamata non
pregiudicano l'applicazione delle convenzioni internazionali in vigore in Italia, fra le quali va annoverato
l'Accordo di revisione del concordato del 1984. Ne discende, che solo su domanda di uno o di entrambi i
coniugi, la corte d'appello, nel cui distretto situato il comune in cui risulti trascritto il matrimonio
concordatario, procede al controllo necessario a pronunziare la delibazione, che rende efficaci nel nostro
ordinamento le sentenze ecclesiastiche di nullit, che debbono essere munite del decreto di esecutivit del
superiore organo ecclesiastico di controllo, vale a dire del decreto del tribunale supremo della segnatura
apostolica, che attesta la piena regolarit del procedimento canonico e della sentenza in cui si concluso,
salvo prova contraria.
Significato: delibazione.
Era un procedimento giurisdizionale che consentiva ad un soggetto di far valere in Italia una sentenza
straniera, attribuendo alla medesima tutti gli effetti ad essa ricollegabili (in particolare efficacia di cosa
giudicata ed efficacia esecutiva).

CAPITOLO VII LA SEPARAZIONE PERSONALE DEI CONIUGI


Il venir meno dellaffectio coniugalis pu trovare rimedio nella separazione personale dei codici, che
l'ordinamento disciplina agli articoli 150 e ss del codice civile. La separazione, a differenza del divorzio, non
determina lo scioglimento del matrimonio ma solo la sospensione dei doveri reciproci dei coniugi, al di
quelli di assistenza e di reciproco rispetto. La separazione un istituto di origine canonica recepito nel
nostro ordinamento gi in epoca anteriore all'introduzione del divorzio. Con il divorzio l'istituto ha in
sostanza mutato la sua funzione: rimedio al fallimento del matrimonio il divorzio, mentre la separazione
viene spesso adoperata come strumento preparatorio del divorzio, in quanto consente coniugi, nel periodo
per il quale dura, di riflettere sull'opportunit di riconciliarsi. Essa, comunque, in generale, rappresenta un
rimedio alternativo al divorzio.
La separazione differenzia nettamente dal divorzio, in quanto:
1. non determina lo scioglimento del vincolo, per quei coniuge non possono contrarre nuovo matrimonio;
2. ha carattere transitorio perch pu finire qualsiasi momento con la riconciliazione dei coniugi.
La separazione pu essere anzitutto legale di fatto; ha separazione legale a sua volta pu essere giudiziario
consensuale.
Possono aversi le seguenti specie:
1. separazione di fatto: consiste nellinterruzione della convivenza senza alcun provvedimento da parte del
Tribunale. E priva di per se stessa di effetti giuridici ma pu rilevare ai fini del divorzio;
2. separazione consensuale: avviene per accordo delle parti. Per avere efficacia laccordo deve essere
omologato dal Tribunale;
3. separazione giudiziale: pronunciata dal Tribunale su istanza di uno o entrambi i coniugi.
Gli effetti della separazione possono cessare con la riconciliazione dei coniugi. Non occorre a tal fine
nessuna pronuncia giudiziale.
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Ai sensi dell'articolo 151 del codice civile del precedente testo, la separazione poteva essere domandata per
adulterio, volontario abbandono del tetto coniugale, eccessi, sevizie, minacce o ingiurie gravi. La
separazione si configurava come mezzo che consentiva di sanzionare il coniuge resosi colpevole di
comportamenti gravemente lesivi nei riguardi dell'altro coniuge.
La legge del 19 maggio 1975 n. 151 ha apportato radicali innovazioni alla disciplina della separazione
personale: la separazione trova la sua giustificazione nell'intollerabilit della prosecuzione della convivenza,
quindi separazione come rimedio al venir meno dellaffectio coniugalis. Nel sistema precedente, la
separazione (oltre che di fatto), poteva essere consensuale - con pieno accordo del coniuge anche
sull'affidamento della prole e sui rapporti economici - ovvero, per colpa accertata dal tribunale; le cause di
colpa erano tipiche e dovevano essere rigorosamente provate. La nuova normativa (art. 151) conserva la
distinzione tra separazione consensuale e giudiziale, ma accoglie il principio che essa pu essere pronunciata
anche indipendentemente dall'accertamento di fatti costituenti colpa, quando vi sia un grave pregiudizio alla
vita della famiglia o all'educazione della prole.

LA SEPARAZIONE TEMPORANEA
Pu essere ordinata dal giudice nelle more del giudizio di invalidit del matrimonio o in pendenza del
giudizio di separazione o di divorzio, allorquando sia in corso fra i coniugi il giudizio o d'annullamento del
matrimonio o di separazione o divorzio. La separazione temporanea va inquadrata tra i provvedimenti di
natura cautelare, in considerazione del suo carattere di prevenzione e di urgenza, ma la relativa decisione,
riguardando la sospensione dell'esercizio del diritto dovere di coabitazione, deve essere assunta con
sentenza.

LA SEPARAZIONE GIUDIZIALE
La separazione giudiziale pronunciata dal tribunale su domanda di uno dei coniugi, quando siano
sopraggiunti fatti, anche indipendenti dalla volont di uno o di entrambi i coniugi, tali da rendere la
convivenza fra essi intollerabile o dannosa alleducazione dei figli (art. 151).
L'istituto stato profondamente modificato dalla riforma del diritto di famiglia. Esso prima rappresentava
una sorta di sanzione per il coniuge colpevole: infatti la separazione giudiziale poteva essere pronunciata, su
richiesta di uno dei coniugi, per colpa dell'altro, a fronte di fatti tassativamente individuati dalla legge.
Non rilevavano, invece, situazioni tipo diverso. Ora, invece, la separazione pu essere richiesta quando per
una qualsiasi ragione sia venuta a mancare la comunione tra i coniugi e la convivenza sia ormai
intollerabile o possa arrecare pregiudizi ai figli.
Sono molteplici fatti che possono rendere intollerabile la prosecuzione della convivenza: la condanna di un
coniuge ad una lunga pena detentiva, che rende anche difficile il rispetto del dovere di fedelt; l'insorgenza
di malattie, che comportino un tale sacrificio da non poter essere sopportato dall'altro coniuge; il permanente
stato di ubriachezza di un coniuge; la condizione di sterilit tale da determinare una situazione di
intollerabilit della convivenza; la grave violazione dei doveri coniugali come ad esempio ladulterio, che
attenta al dovere di fedelt. Si ritiene, tuttavia, che un'occasionale violazione di questo dovere non possa
fondare, da sola, la pretesa della separazione, giustificata soltanto allorquando quell'atto sia tale da arrecare
una grave offesa all'altro coniuge. La violazione dei doveri di coabitazione e di collaborazione pu essere
anchessa un segnale importante dell'intollerabilit della prosecuzione della convivenza, ed tale, altres, la
condotta di vita di un coniuge in marcato contrasto con le scelte religiose, ideologiche e morali dell'altro. Si
ritenuto inoltre, che la decisione di abortire, assunta unilateralmente dalla madre, possa essere configurata
come atto che rende intollerabile la convivenza; analogamente da dirsi per le sevizie, per comportamenti
autoritari lesivi della libert dell'altro coniuge, o la gelosia che si manifesta in modo esasperante.
La convivenza pu divenire intollerabile se il coniuge decida, unilateralmente, di fare ricorso alla
fecondazione artificiale eterologa, mediante l'utilizzazione del patrimonio genetico di persona diversa
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dall'altro coniuge. Al giudice riservato il potere di verifica della seriet delle ragioni poste a fondamento
della richiesta di separazione, sicch potr respingerla, se ravvisi la futilit delle motivazioni addotte.

Il procedimento
Il procedimento di separazione, che un procedimento contenzioso, prende avvio con il ricorso di uno dei
coniugi, proposto al tribunale del luogo in cui il coniuge convenuto ha residenza o domicilio; il ricorso deve
contenere lesposizione dei fatti sui quali la domanda fondata; conterr l'eventuale richiesta d'addebito.
La legittimazione ad adire il giudice spetta ad entrambi coniugi, quindi anche al coniuge che, con la propria
colpa, abbia dato causa allintollerabilit della prosecuzione della convivenza. L'azione ha natura personale;
pertanto, deve essere esercitata personalmente dal coniuge. Il coniuge interdetto pu agire o resistere in
giudizio per tramite di un curatore speciale nominato dal giudice. Il minore e l'inabilitato possono agire
personalmente, giacch l'assistenza del curatore contemplata solo riguardo agli atti patrimoniali di
straordinaria amministrazione. Il giudizio di separazione si articola in due fasi: come nel giudizio di
divorzio, anche in quello di separazione anzitutto compito del presidente del tribunale tentare la
conciliazione tra i coniugi, ascoltandoli personalmente, prima separatamente, poi congiuntamente.
Nel caso il tentativo di conciliazione dia esito positivo, viene redatto il verbale di conciliazione; se il
tentativo fallisce si ha prosecuzione del giudizio, che sfocer nella sentenza di separazione. Il presidente del
tribunale pu disporre anche d'ufficio i provvedimenti urgenti nell'interesse sia dei coniugi sia della prole.
La seconda fase del giudizio di separazione, necessaria se il tentativo di conciliazione abbia dato esito
negativo, si svolge nelle forme ordinarie del giudizio contenzioso; a pena di nullit, rilevabile d'ufficio,
previsto l'intervento del pubblico ministero. La sentenza di separazione, che soggetta ai mezzi ordinari d
impugnazione, vale a dire appello e ricorso per cassazione, proponibili, altres, dal pubblico ministero,
pronunzia, inoltre, su richiesta di parte, sull'addebitabilit, e dispone in ordine all'affidamento della prole e
all'assegno di mantenimento. La morte di uno dei coniugi sopravvenuta nel corso del giudizio di
separazione, determinando lo scioglimento del matrimonio, comporta la cessazione della materia del
contendere; si reputa, nondimeno, che il procedimento, su iniziativa degli eredi, possa continuare al fine di
far valere i diritti patrimoniali maturati, quali, ad esempio, i ratei dell'assegno di mantenimento.
Occorre ancora rammentare, che la sentenza di separazione perde i suoi effetti, non solo a seguito di
riconciliazione tra i coniugi ma, inoltre, a seguito della pronuncia dinvalidit del matrimonio, o di
scioglimento o di cessazione degli effetti civili del medesimo.

LA RICONCILIAZIONE
Gli effetti della separazione possono cessare con la riconciliazione dei coniugi, che pu essere:
espressa, se consacrata in un accordo formale;
Tacita, se attuata con la ripresa della vita in comune o comunque con un comportamento non equivoco
incompatibile con lo stato di separazione.
La riconciliazione, in quanto accordo fra i coniugi di ricostruire il consorzio familiare, un negozio
familiare. Lespressa dichiarazione dei coniugi, che fa venire meno gli effetti della separazione, un negozio
giuridico bilaterale, che non tollera n condizioni, n termine; non richiesto particolare vestimento
formale. La riconciliazione, affinch abbia pieni effetti, postula la stabile ripresa della comunione spirituale
e materiale tra i coniugi: pertanto non si ha riconciliazione ad esempio nel caso in cui la ripresa della
coabitazione sia dettata soltanto da esigenze contingenti qual quella di assicurare un'abitazione al coniuge
che mi sia momentaneamente sprovvisto. La riconciliazione successiva alla sentenza di separazione, o
pervenuta dopo l'omologazione della separazione consensuale, non preclude una nuova pronunzia di
separazione, purch fondata su fatti e comportamenti intervenuti dopo la riconciliazione.
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LADDEBITABILIT DELLA SEPARAZIONE


Nel pronunciare la separazione, il giudice dichiara, se richiesto, a quale dei coniugi la separazione sia
addebitabile, in considerazione del suo comportamento contrario ai doveri che derivano dal matrimonio (art.
151). L'addebito della separazione conseguenza della violazione dei doveri coniugali accertata
giudizialmente. Quella violazione deve essere imputabile a titolo di dolo o di colpa ad uno dei coniugi.
L'addebito non potr essere pronunziato, pertanto, nei casi in cui il coniuge non riesca dimostrare la colpa
dell'altro. La separazione pu, comunque, potr essere pronunciata indipendentemente dal fatto che la
sopraggiunta intollerabilit della convivenza coniugale sia addebitabile ad uno dei coniugi. Prima della
riforma del 1975, solo ladulterio e altre specifiche colpe di uno dei coniugi legittimavano la domanda
giudiziale di separazione da parte dellaltro. Permane, tuttavia, un retaggio del passato: la possibilit, su
richiesta di una delle parti, di un giudizio di addebitabilit, basato sullaccertamento della violazione dei
doveri matrimoniali. Si pu verificare per, che in un raffronto tra le parti emerga anche la colpa dell'altro
coniuge: ci si verifica ad esempio quando il coniuge maltrattato abbandona il tetto coniugale; in questo
caso l'addebito sar pronunciato nei confronti di entrambi. Chi subisce laddebito non ha diritto al
mantenimento, ma solo agli alimenti se ne ricorrono i presupposti. Fra assegno di mantenimento e assegno
alimentare intercorre questa differenza: il secondo dovuto quando laltro coniuge versa in stato di bisogno
e in misura non superiore alle necessit della vita, avuto riguardo alle sue condizioni economiche; il primo
dovuto quando il suo reddito sia inadeguato a sostenere il tenore di vita goduto durante la convivenza.
Nei giudizi di addebitabilit viene in considerazione, il pi delle volte, la violazione del dovere di fedelt;
ma la giurisprudenza tende ad applicare criteri restrittivi: ladulterio motivo di addebitabilit non in s, ma
solo in quanto abbia prodotto la situazione di intollerabile convivenza coniugale o grave pregiudizio
alleducazione della prole; inoltre, se c gi stata separazione di fatto o separazione consensuale, o se gi
iniziato il processo di separazione giudiziale, con separazione provvisoria autorizzata a norma dellart. 708
c.p.c., ladulterio motivo di addebitabilit solo se si traduce in comportamenti che offendono il decoro e la
onorabilit dellaltro coniuge (cosiddetta infedelt apparente ed umiliante). Altri motivi di addebito
riscontrati nellesperienza giurisprudenziale: abbandono del tetto coniugale (causa pi ricorrente), violazione
intenzionale o per negligenza, degli altri doveri coniugali, quale il persistente diniego di collaborazione o di
assistenza, e il sistematico rifiuto di fissare, o di condividere con l'altro coniuge, la residenza familiare,
celamento dell'incapacit a procreare, la tenuta di comportamento violento o fortemente autoritario, ecc.
Non tale, invece, il mutamento di fede religiosa, e la pratica corretta del nuovo culto, che in quanto diritto
costituzionalmente garantito, non pu da solo valere come causa d'addebito della separazione, salvo che la
condotta superi i limiti di compatibilit con i concorrenti doveri, di coniuge di genitore, imposti dalla legge.
Il fatto costituente addebito deve essere cosciente e volontario, anche se non animato dallo specifico
intento di provocare la frattura dellunione coniugale; e non deve essere provocato dallingiustificato
comportamento dellaltro coniuge, sempre che si tratti di reazione immediata e proporzionata al torto
ricevuto. Laddebito della separazione pu diventare rilevante anche agli effetti del divorzio.

GLI EFFETTI DELLA SEPARAZIONE. GLI EFFETTI SUI RAPPORTI PERSONALI TRA I CONIUGI
Per effetto della separazione divengono quiescenti sia l'obbligo di coabitazione che l'obbligo della
collaborazione. Controversa la cessazione dell'obbligo di fedelt: la cassazione ha pi volte ribadito
l'incompatibilit tra l'obbligo di fedelt, strettamente connesso alla convivenza, e il regime di separazione
che viene ad instaurarsi quando sono state gi accertate l'intollerabilit e l'impossibilit di prosecuzione della
convivenza medesima. La sospensione dell'obbligo di fedelt, tuttavia, lascia sopravvivere quello di rispetto
reciproco, il che vale a dire che i coniugi separati non debbono recare ingiuria grave all'altro; pertanto, sono
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riprovati i comportamenti gravemente lesivi dell'onore e del decoro dell'altro coniuge, come avviene, ad
esempio, nel caso dell'ostentazione delle relazioni sentimentali sessuali con altri soggetti.
Permangono l'obbligo di mantenimento, nonch l'obbligo di corrispondere gli alimenti verso il coniuge cui
non sia addebitabile la separazione. Riguardo al dovere di assistenza morale, e fuor di dubbio che il coniuge
separato non sia quotidianamente tenuto al sostegno morale dell'altro coniuge, che, tuttavia, non potr essere
negato, nel caso si presentino situazioni di particolare gravit, come avviene, ad esempio, nell'ipotesi in cui
l'altro coniuge sia affetto da una grave infermit. Fra gli effetti di tipo personale va anche annoverato il
diritto della moglie di continuare ad aggiungere al proprio cognome quello del marito; tuttavia, il giudice
pu vietarne l'uso allorquando sia gravemente pregiudizievole al marito. D'altro canto, la moglie pu essere
autorizzata a non servirsi del cognome del marito, qualora dall'uso possa derivarle grave pregiudizio.

GLI EFFETTI DI ORDINE PATRIMONIALE


Dalla separazione discendono anche effetti di ordine patrimoniale: ad esempio si scioglie la comunione
legale dei coniugi. La separazione invece non incide sul fondo patrimoniale, dato che i suoi beni sono diretti
a soddisfare i bisogni pi che dei coniugi, dell'intera famiglia. Quanto agli effetti di diritto ereditario, occorre
considerare se la separazione sia o no con addebito; nel caso sia senza addebito, il coniuge superstite
conserva i suoi diritti successori. Il coniuge superstite separato con addebito non ha diritti successori pieni
riguardo all'eredit dell'altro coniuge. Ne costituisce eccezione il diritto ad un assegno vitalizio, se al
momento dell'apertura della successione il coniuge superstite godeva degli alimenti a carico del coniuge
deceduto. Il calcolo dell'ammontare dellassegno va effettuato tenendo conto di tutte le sostanze ereditarie;
obbligati alla sua corresponsione sono gli eredi, i legatari ed i donatari. Il diritto all'assegno assistenziale si
distingue sia quella morte del beneficiario sia con il venir meno del suo stato di bisogno. Non viene meno,
neppure, il diritto alla pensione di reversibilit per un necessario coordinamento con la disciplina del
divorzio che lo riconosce anche in caso di addebito.

L'ASSEGNO DI MANTENIMENTO
La separazione incide anche sul dovere alla reciproca assistenza materiale fra i coniugi; il venir meno della
convivenza ne muta profondamente le modalit attuative: a seconda che la separazione sia o no addebitata
ad uno dei coniugi, sorge l'obbligo di corrispondere un assegno di mantenimento. Pronunziando la
separazione, infatti, il giudice stabilisce a vantaggio del coniuge cui non si addebitabile la separazione il
diritto di ricevere dall'altro coniuge quanto necessario al suo mantenimento, qualora egli non abbia redditi
adeguati propri. L'assegno espressione della solidariet coniugale: non infrequente la liquidazione di una
somma complessiva comprendente, oltre alle spettanze del coniuge, quanto occorra per il mantenimento
della prole affidata. Obbligato all'assegno di mantenimento il coniuge che versi nelle condizioni
economiche migliori sia esso responsabile del fallimento della vita coniugale, sia esso estraneo a quel
fallimento. Il diritto all'assegno di mantenimento, trova, quelli presupposti, lo stato di disagio economico del
richiedente: quel coniuge deve essere privo di redditi patrimoniali o da lavoro, n deve essere in grado di
procurarseli; necessario considerare, non gi l'astratta capacit lavorativa della richiedente, ma la concreta
possibilit di svolgere un'attivit confacente, si che il giudice dovr anche valutare l'et, lo stato di salute, da
necessit di prestare le cure alla prole affidata ecc. Lo stato di bisogno escluso nel caso in cui il tenore di
vita coniugale risulti assicurato al coniuge separato da altri soggetti, quali, ad esempio: il convivente more
uxorio o i suoi parenti. Il coniuge che pretenda l'assegno di mantenimento deve farne domanda giacch il
giudice non pu disporre d'ufficio; deve provare altres la sussistenza dei presupposti del suo diritto; la prova
delle condizioni economiche pu essere fornita con ogni mezzo.
Lentit dellassegno di mantenimento determinata, a norma dellart. 156, in relazione alle circostanze e ai
redditi dellobbligato; l'ammontare dell'assegno di mantenimento, che decorre, secondo di pi, ma non senza

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contrasti, dal momento di proposizione della domanda, potr variare nel tempo, e potr estinguersi il diritto a
riceverlo.
Queste vicende potranno dipendere o dal mutamento delle condizioni economiche dell'obbligato, o dalla
cessazione, nel coniuge destinatario, della situazione di insufficienza reddituale; l'assegno, se la sentenza che
lo stabilisce non preveda una clausola di indicizzazione, vale a dire un criterio di adeguamento automatico
per far fronte agli effetti inflattivi, potr essere modificato sulla base della richiesta di una nuova decisione
giudiziale. Se il coniuge separato si formato una nuova famiglia, lassegno di mantenimento deve
contemperare le esigenze di sostentamento anche di questa.
La tutela e l'estinzione del diritto all'assegno di mantenimento
Il giudice pu imporre all'obbligato di prestare idonea garanzia e in caso di inadempimento ordinare il
sequestro dei beni dello stesso. Pu imporre ai terzi tenuti a corrispondere periodicamente somme di denaro
all'obbligato che una parte venga versata direttamente all'avente diritto. L'obbligo di corresponsione
dell'assegno cessa:
1. se il coniuge che lo percepisce passa a nuove nozze;
2. in caso di riconciliazione tra i coniugi;
3. per il venir meno dello stato di disagio economico del coniuge beneficiario dell'assegno;
4. la sopraggiunta impossibilit a far fronte alla somministrazione dell'assegno in capo al coniuge
obbligato.

GLI EFFETTI DELLA SEPARAZIONE DEI CONIUGI RIGUARDO AI FIGLI


La Novella nel 1975 rispetto alla precedente normativa ha il pregio di aver meglio strutturato la disciplina
della separazione personale riguardo ai figli. A questo proposito, occorre distinguere a seconda della
separazione sia consensuale o giudiziale; nel primo caso, sono i coniugi stessi a regolare, con l'accordo, la
situazione riguardo ai figli, salvo il controllo del giudice nella fase di omologazione; in caso di separazione
giudiziale, invece, il giudice che la pronunzia deve anche dichiarare a quale dei coniugi i figli sono affidati,
e adotta ogni altro provvedimento relativo alla prole con esclusivo riferimento all'interesse morale materiale
dei figli. Il giudice deve tener conto dell'accordo dei coniugi, mai i suoi provvedimenti possono
disattenderlo, se lo richieda il preminente interesse dei figli. Il giudice, nello scegliere il coniuge affidatario,
dovr accertare che questi dia garanzia di seriet e di idoneit ad una corretta educazione; dovr, anche,
tener conto dell'aspirazione di minori che devono essere affidati, specie se in et adolescenziale, quindi gi
capaci di manifestare consapevolmente i sentimenti affettivi. La separazione non dovr rivelarsi traumatica
per i figli, sicch il giudice potr anche affidarli al coniuge cui sia stata addebitata la separazione, se la loro
aspirazione sia in questa direzione, o quel coniuge appaia maggiormente idoneo alla funzione educatrice.
L'affidamento e disposto di regola in favore di uno solo dei coniugi genitori, ma non si pu escludere, che
appaia preferibile l'affidamento congiunto, vale a dire ad entrambi i genitori, i quali assumono uguale
responsabilit nello svolgimento del programma educativo. Quest'ultima figura di affidamento ha indubbi
vantaggi; la sua attuazione, pu divenire faticosa, specie allorquando i genitori dimorino in localit distanti,
o fra i coniugi persista una forte conflittualit. Si reputa inoltre applicabile analogicamente alla separazione,
la norma dettata in tema di divorzio, secondo cui pu essere disposto l'affidamento alternato di figli minori,
vale a dire per un periodo alla madre, per un altro al padre, purch ci risponda l'interesse dei medesimi,
anche relazione alla loro et. Non si manca, per, di sottolineare, come l'affidamento alternato si riveli
spesso dannosa alla prole, alterando il bisogno di stabilit, anche ambientale della stessa.
L'inidoneit di entrambi i genitori di divenire affidatari dei figli potr convincere il giudice dell'opportunit
di collocare la prole presso una terza persona. L'affidamento dei figli ad uno dei genitori non fa venir meno
il congiuntivo dovere degli stessi al loro mantenimento; il coniuge affidatario ha diritto, in ogni caso, a
percepire gli assegni familiari per i figli. Attraverso il provvedimento che affida i figli, il giudice stabilisce
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anche la misura e del modo con cui l'altro coniuge deve contribuire al loro mantenimento e alla loro
istruzione.
Ne discende, che il genitore non affidatario deve corrispondere all'altro un assegno periodico in danaro.
Secondo alcuni interpreti ammissibile l'adempimento in un'unica soluzione mediante la costituzione, a
favore dell'altro genitore, dell'usufrutto su un immobile, trasferito, per la nuda propriet, in capo al figlio
stesso. L'assegno viene corrisposto nell'interesse dei figli, ma ne titolare il genitore affidatario; secondo
alcuni interpreti, ne diviene titolare il figlio, se, al compimento della maggiore et, non sia ancora in grado di
provvedere da solo al soddisfacimento dei propri bisogni. A garanzia dell'obbligo di concorrere al
mantenimento potr essere costituito l'usufrutto a favore del coniuge affidatario della prole sulla parte dei
beni spettanti all'altro coniuge in seguito alla divisione dei beni della comunione; l'abitazione nella casa
familiare spetta di preferenza, ove sia possibile, al coniuge affidatario dei figli.
Nel provvedimento d'affidamento, il giudice stabilisce, altres, le modalit di esercizio dei diritti del genitore
non affidatario nei rapporti con i figli. Infatti, anche il genitore non affidatario deve poter sviluppare un
proprio rapporto affettivo con i figli: ha il diritto dovere di visitarli, di tenerti con s per determinati periodi
secondo le disposizioni del giudice, salvo che, in casi del tutto eccezionali, detti rapporti si rivelino di sicuro
nocumento all'educazione della prole, nel qual caso, il giudice pu limitare gli incontri, giungendo se
necessario a sospenderli. Gli incontri con il genitore non affidatario non possono essere imposti nei casi in
figlio, in et adolescenziale, manifesti sentimenti ostili nei suoi confronti.
La potest comune dei genitori non cessa quando, a seguito di separazione, i figli vengano affidati ad un solo
genitore; salvo diversa disposizione del giudice, per, il coniuge affidatario ad avere l'esercizio esclusivo
della potest, e a quel soggetto competono le decisioni relative alla vita quotidiana del minore.
Egli deve attenersi alle condizioni determinate del giudice; le decisioni di maggior interesse per i figli, si
pensi alle scelte scolastiche, o alle decisioni concernenti un grave intervento chirurgico, sono adottate da
entrambi i genitori; in caso di contrasto, la soluzione affidata al giudice ordinario.
Il genitore non affidatario ha il diritto e il dovere di vigilare sull'istruzione, sull'educazione della prole; pu
ricorre al giudice nel caso ritenga che siano state assunte decisioni pregiudizievoli nell'interesse della stessa.
L'amministrazione dei beni dei figli spetta il genitore che ha esercizio esclusivo della potest, al quale spetta
pure l'esclusiva titolarit dell'usufrutto legale; i coniugi hanno diritto di chiedere in ogni tempo la revisione
delle disposizioni concernenti l'affidamento dei figli, e di quelle connesse: si pensi ad esempio, al casi in cui
sia sopravvenuta inidoneit del genitore affidatario, o l'importo dell'assegno di mantenimento sia divenuto
inadeguato. competente il tribunale ordinario; competente il tribunale dei minori se si tratta di
provvedimenti di limitazione della potest, o di decadenza della stessa.

L'ABITAZIONE NELLA CASA FAMILIARE


Labitazione della casa familiare assegnata con preferenza al coniuge cui vengono affidati i figli, anche nel
in cui gli sia stata addebitata alla separazione. Con provvedimento singolare, una pronunzia giudiziale ha
assegnato ai figli la casa familiare, e ha disposto che i genitori dovranno alternarvisi, vivendo cos a turno
nella medesima, unitamente ai figli. Pu ricordarsi, inoltre, come abbia sollevato riserve il provvedimento
giudiziale d'assegnazione della casa familiare, ad entrambi i coniugi: alcune stanze al marito, altre alla
moglie, e i servizi da utilizzare in comunione secondo un uso turnario concordato. Per casa familiare deve
intendersi l'immobile in cui la famiglia abbia vissuto normalmente, sicch non tale l'abitazione destinata,
stagionalmente, alle vacanze. L'assegnazione della casa familiare al coniuge affidatario della prole
comprende i mobili e gli arredi a suo corredo, salvo quelli d'uso strettamente personale. L'assegnazione della
casa familiare in favore del coniuge affidatario dei figli avviene ove sia possibile, ma a quell'assegnazione,
pu essere disposta anche a favore del coniuge non affidatario della prole nel caso in cui questi versi in stato
di bisogno. Il coniuge assegnatario ha il godimento a titolo gratuito, ma a suo carico sono le spese ordinarie;

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qualora la casa familiare sia attribuita al coniuge non titolare del diritto al mantenimento, questi dovr
all'altro coniuge, comproprietario, un corrispettivo adeguato.
La norma suscettibile di due letture: che labitazione pu essere assegnata, sussistendo specifiche ragioni,
al coniuge non affidatario; oppure che il giudice, ove non lassegni al coniuge affidatario, deve omettere di
pronunciarsi sullassegnazione, lasciandola in godimento al coniuge che ha titolo per abitarla, quale
proprietario o quale locatario. Questultima linterpretazione preferibile: la norma si inquadra, come
mostra la rubrica dellart. 155, fra quelle concernenti i provvedimenti riguardo ai figli; ed incongruo
applicarla, quando la separazione intervenga fra coniugi privi di figli, per assegnare la casa ad un coniuge
diverso dal proprietario o dal locatario oppure ad uno dei due comproprietari o conduttori. Il provvedimento
adottato a questultimo riguardo non attribuisce al beneficiario un diritto reale, bens un diritto equiparabile
alla locazione ultranovennale; sicch il provvedimento, se non trascritto nei registri immobiliari, non
opponibile al terzo cui il proprietario abbia alienato limmobile, salva ovviamente lazione di danno verso
lalienante e, se consapevole, verso lacquirente. Nel caso infine, l'abitazione familiare fosse in un immobile
condotto in locazione dai coniugi, si deve rammentare che: in caso di separazione giudiziale tra i coniugi,
nel contratto di locazione succede al conduttore l'altro coniuge, se il diritto di abitazione nella casa familiare
sia stato attribuito dal giudice quest'ultimo. Nel caso il contratto di locazione sia stato stipulato da entrambi i
coniugi, il coniuge assegnatario dell'abitazione ne diviene esclusivo titolare; il diritto di abitazione, in questa
ipotesi, conserva la natura di diritto personale di godimento. Il provvedimento concernente l'abitazione nella
casa familiare soggetto a modifica e il diritto d'abitazione in questa ipotesi intrasmissibile ed incedibile.
Si estingue per morte del coniuge titolare; per provvedimento del giudice che accerti il venir meno delle
esigenze che ne giustificavano la previsione in favore del coniuge; col venir meno della separazione
personale.

LA SEPARAZIONE CONSENSUALE
quella che avviene per accordo delle parti; l'accordo per avere efficacia dovr essere omologato dal
tribunale. Anche in questa ipotesi, fatto salvo il dovere di assistenza materiale; la conversione di questo
dovere in obbligo di mantenimento sar regolata con l'atto di separazione, che potr anche concernere il
diritto di abitazione sulla casa familiare. Il decreto d'omologazione della separazione consensuale tra coniugi
costituisce titolo per l'iscrizione dell'ipoteca giudiziale. Non prescritto che i coniugi regolino gi all'atto
della separazione i rapporti patrimoniali potendo accordarsi successivamente in ordine ad essi. Nel caso i
coniugi non raggiungano un accordo sull'intera regolamentazione della separazione, si pensi, ad esempio, ai
rapporti patrimoniali, si reputa, da alcuni interpreti, ma non senza contrasti, che possano chiedere al giudice
l'adozione dei provvedimenti integrativi della separazione consensuale, concordemente, conferendo allo
stesso il relativo potere. L'intervento del giudice anche necessario, in sede di omologazione, relativamente
all'affidamento ed al mantenimento dei figli: qualora questo sia in contrasto con l'interesse della prole, il
giudice riconvoca i coniugi indicando loro le modificazioni alle condizioni pattuite, da adottare nell'interesse
dei figli. L'accordo di separazione non un contratto, dato che mira a sospendere il rapporto diconiugio, che
non un rapporto patrimoniale, bens un negozio giuridico bilaterale familiare. La legge non lo regola in
maniera specifica; ad esso si applicano i principi generali in tema di negozi giuridici: in particolare, quelli in
tema di capacit dei soggetti e di vizi del consenso. Per la sua validit occorre, pertanto la capacit di agire,
quindi la separazione consensuale preclusa all'interdetto giudiziale; l'emancipato e l'inabilitato possono
stringere l'accordo senza l'assistenza del curatore, se esso non comporti atti patrimoniali di straordinaria
amministrazione. In quanto atto personalissimo non ammessa la rappresentanza. Quel negozio non tollera
lapposizione di termine o di condizioni. La legge non richiede che l'accordo sia vestito con la forma scritta,
ma consueta la sua redazione per scrittura privata; in ogni caso, occorre l'adozione di una forma idonea ad
ottenere l'omologazione dell'accordo, senza la quale il medesimo non produce effetto. I coniugi possono
esprimere oralmente al giudice, in modo non equivoco, il loro consenso alla separazione. Gli effetti della
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separazione non si producono, se non si somma, all'accordo dei coniugi, l'omologazione del giudice,
espressa con decreto impugnabile in appello.
Con la stessa, che un provvedimento di volontaria giurisdizione, la separazione consensuale acquista
efficacia; essa concessa dal tribunale del luogo in cui i coniugi hanno residenza o domicilio, su ricorso di
entrambi o di uno solo. Riguardo al procedimento il presidente del tribunale deve sentire i coniugi nel giorno
da lui stabilito, e deve curare di conciliarli; se la conciliazione non riesce si d atto nel processo verbale del
consenso dei coniugi alla separazione e delle condizioni riguardanti i coniugi stessi e la prole. Il tribunale
procede all'omologazione con decreto, emesso in camera di consiglio su relazione del presidente. Il tribunale
non pu rifiutare l'omologazione essendogli sottratto il potere di valutazione delle ragioni che hanno portato
i coniugi alla manifestazione della volont di separarsi. L'omologazione tuttavia pu essere rifiutata, se
coniugi non adottino adeguate soluzioni riguarda l'affidamento ed al mantenimento dei figli. Prima del
omologazione l'accordo dei coniugi privo di efficacia, sicch ciascun coniuge pu ancora revocare il
consenso gi prestato, nel qual caso se coniugi non addivvengono ad un nuovo accordo, occorrer dar corso,
se vogliono ancora separazione, alla procedura giudiziale. Va ricordato infine, che la separazione
consensuale, protratta ininterrottamente per tre anni, anch'essa causa di divorzio.

LA SEPARAZIONE DI FATTO
Mentre la separazione giudiziale e quella consensuale sono figure di separazione che si suole denominare di
diritto, la separazione di fatto altro non che l'interruzione della convivenza dei coniugi, senza l'intervento
di alcun provvedimento del tribunale, ma attuata ugualmente, in via di mero fatto. Un'ipotesi pu essere
costituita dall'allontanamento di un coniuge dalla casa familiare tollerata dall'altro coniuge; l'allontanamento
dell'essere, ovviamente, privo di giustificazione obiettiva, sicch non sarebbe tale quello motivato da ragioni
di studio o di lavoro, in quanto non fa venir meno, mancando l'omologazione, gli obblighi coniugali. La
separazione di fatto priva, di per se stessa, di effetti giuridici, ma non del tutto irrilevante. Infatti:
l. 898 del 1970 stabilisce che pu essere causa di divorzio una separazione di fatto iniziata due anni
prima dell'entrata in vigore della legge e protratta per altri tre anni;
l. del 1983 n. 184 vieta l'adozione ai coniugi tra i quali sussista separazione personale anche di fatto;
l'art. 146: in caso di separazione di fatto senza giusta causa, l'allontanamento dalla residenza familiare, e
il rifiuto del coniuge a tornarvi, sospende il diritto all'assistenza morale e materiale;
l'azione di disconoscimento della paternit consentita quando i coniugi non abbiano coabitato nel
periodo compreso fra il tredicesimo e il centotrentesimo giorno prima della nascita.

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CAPITOLO VIII LO SCIOGLIMENTO DEL MATRIMONIO


LE CAUSE DI SCIOGLIMENTO DEL MATRIMONIO.
Nel nostro ordinamento, fino al 1970, unica causa di scioglimento del vincolo matrimoniale era la morte di
uno dei coniugi; il matrimonio, finch i coniugi erano in vita, era indissolubile: non era infatti ammesso il
divorzio, Istituto introdotto con la legge del 1 dicembre del 1970 numero 898, successivamente modificata
con la legge del 6 marzo 1987 numero 74.
Lattuale disciplina prevede le seguenti possibilit di scioglimento del matrimonio:
la morte di uno dei coniugi;
la dichiarazione di morte presunta;
il divorzio.
Si ricordi la differenza tra lo scioglimento e l'annullamento del matrimonio:
l'annullamento determina la fine del vincolo per una causa che si riferisce al momento della celebrazione
del matrimonio, mentre con lo scioglimento il vincolo viene meno per una causa successiva;
L'annullamento, poich determina il venir meno del matrimonio come atto, fa cessare il vincolo con
effetti retroattivi (salvi gli effetti del matrimonio putativo); lo scioglimento, invece, poich determina
sono la fine del rapporto matrimoniale, fa cessare soltanto gli effetti del matrimonio;
l'annullamento del matrimonio preclude la domanda di divorzio, mentre non avviene l'inverso.
Il numero sempre maggiore di matrimoni tra cittadini di diversi Stati dell'Unione Europea ha portato
all'approvazione del regolamento CE del consiglio n. 1374/2000 del 29 maggio 2000. Il regolamento cerca
di dare soluzione ai problemi posti dalla diversa cittadinanza dei coniugi - individuazione della legge
applicabile, accertamento del giudice competente, esecuzione delle pronunce, ecc, - in caso di crisi
dell'unione familiare. Tale regolamento costituisce un deciso passo in avanti verso l'introduzione di una
disciplina comune europea del diritto di famiglia.
LE SINGOLE CAUSE: LA MORTE
La morte costituisce il caso tipico di scioglimento del matrimonio. Gli effetti che perdurano dopo la morte di
un coniuge sono i seguenti:
il superstite ha diritti successori nei confronti dellaltro;
la vedova non pu contrarre nuovo matrimonio nel periodo di lutto vedovile;
la vedova conserva il cognome del marito finch non passa a nuove nozze;
i rapporti di affinit sorti con il matrimonio non cessano, salvo che per alcuni effetti specialmente
determinati.
Alla morte la legge equipara la dichiarazione di morte presunta.
IL DIVORZIO
Causa essenziale del divorzio la disgregazione definitiva della comunione materiale e spirituale tra i
coniugi. Si pu fermare che il divorzio, cos come traspare dalle leggi in vigore, non esser nazione di
comportamenti colpevoli dei coniugi, ma si ribella obiettivo rimedio al dissolvimento dellaffectio
coniugalis. Lo scioglimento del matrimonio non risulta informato al principio dell'autodeterminazione, ma
pu esclusivamente scaturire dalle situazioni contemplate dalla norma, che appaiono obiettivamente idonee
a dissolvere tra i coniugi l'originaria affectio. L'introduzione di esso ha costituito la rottura con una
tradizione millenaria ispirata l'idea cattolica dell'indissolubilit del matrimonio. L'introduzione dell'istituto e
stata lunga versata nel nostro, come in tutti gli ordinamenti dellarea cattolica.
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Molti tentativi sono stati fatti in tal senso per pi di un secolo, ma, solo negli ultimi decenni, il movimento
favorevole al divorzio e diventato a tal punto consistente da condurre l'approvazione della legge 898 del
1970 (cosiddetta legge Fortuna-Baslini) e poi all'insuccesso del referendum popolare che proponeva
l'abrogazione della legge. In tema di disciplina del divorzio si pu nell'alternativa tra varie concezioni:
quella del divorzio sanzione, ammesso solo in caso di condotta colposa di un coniuge verso l'altro
coniuge;
Quella del divorzio consensuale, attuabile sulla base del semplice consenso dei coniugi;
quella del divorzio rimedio, ammesso quando sia fallita la societ coniugale, essendo venuta meno, per
qualunque causa, da comunione materiale e spirituale tra i coniugi.
Tali concezioni non sono mai recepite nei diversi ordinamenti giuridici allo stato puro, ma per lo pi in
sistemi misti. In particolare alla nostra legislazione accoglie in modo predominante l'idea del divorzio come
rimedio.

LE CAUSE
L'art. 1 della legge 898 del 1970 stabilisce che il giudice pronuncia lo scioglimento del matrimonio
quando, esperito inutilmente il tentativo di conciliazione, accerta che la comunione spirituale materiale tra i
coniugi non pu pi essere mantenuta o ricostruita per l'esistenza di una delle cause previste dall'articolo 3.
Lo scioglimento subordinato all'esistenza di due condizioni:
1. sul piano soggettivo, l'accertamento della fine della comunione spirituale materiale dei coniugi. Tale
concetto, di non facile definizione, stato ravvisato dalla giurisprudenza nella convivenza caratterizzata
da un'organizzazione domestica comune, reciproco aiuto personale, e dei rapporti sessuali; dal punto di
vista spirituale, la considerazione del coniuge come esclusivo compagno e la volont di rispondere dei
doveri coniugali.
2. sul piano oggettivo la mancanza di communio deve essere in concreto accertata dal giudice con
riferimento alle singole cause tassative previste dalla legge tal fine.
Cause tassativamente previste dall'art. 3
Il venir meno della comunione materiale e spirituale tra i coniugi deve essere in concreto accertato dal
giudice con riferimento alle singole cause tassative previste dalla legge a tal fine:
1. la separazione personale dei coniugi protratta ininterrottamente da almeno tre anni. Il termine decorre
dall'avvenuta comparizione dei coniugi innanzi al presidente del tribunale per il tentativo di conciliazione
nella procedura di separazione personale. Il triennio deve maturare anteriormente alla proposizione della
domanda di scioglimento del matrimonio. Statisticamente, questa la causa pi ricorrente di divorzio: pi
del 90% delle sentenze di divorzio, infatti, sono pronunziate a fronte della pregressa separazione
personale dei coniugi, protratta per il tempo di legge. Riguardo a questa causa di divorzio, sono rilevanti
le modifiche apportate dalla novella del 1987; basti rammentare, che essa ha ridotto da 5 a 3 il periodo di
separazione dei coniuge; l'eventuale interruzione della separazione, vale a dire la riconciliazione dei
coniugi, deve essere eccepita dalla parte convenuta. Ai fini della pronunzia di divorzio, utile sia la
separazione giudiziale quando sia stata pronunciata con sentenza passata in giudicato, sia la separazione
consensuale omologata; non ha pregio la separazione temporanea. La separazione di fatto rileva in
un'unica ipotesi vale a dire nei casi in cui si iniziata almeno due anni prima del 18 dicembre 1970.
All'azione di scioglimento del matrimonio sono legittimati entrambi i coniugi; non rileva, invero, che solo
un coniuge sia responsabile della crisi del rapporto coniugale; anche il coniuge responsabile del
fallimento del matrimonio, pertanto, legittimato ad agire per lo scioglimento dello stesso.

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2. Cause a rilevanza penale: fra le cause di divorzio, anzitutto annoverata la condanna, dopo la
celebrazione del matrimonio e con sentenza passata in giudicato, anche per reati commessi prima della
celebrazione del matrimonio, ad una lunga pena detentiva.
Precisamente: all'ergastolo o ad una pena detentiva superiore ad anni 15, che pu anche risultare da pi
sentenze e per uno o pi delitti, purch dolosi ed esclusi i reati politici (esempio: attentato contro il
presidente della Repubblica) ed i reati commessi per motivi di particolare valore morale e sociale
(esempio: soggetto che commette un furto per sottrarre alla morte la madre bisognosa di cure costose).
Indipendentemente dall'entit della pena, il divorzio pu essere pronunziato a fronte della commissione di
gravi reati, in considerazione, altres, dell'interesse familiare leso dagli stessi. Si pensi, ad esempio, al
caso in cui un coniuge sia stato condannato per incesto, riguardo al quale, al fine della pronunzia di
divorzio, va osservato che il comportamento di incestuoso rileva anche in mancanza di pubblico
scandalo; si pensi, inoltre, alla condanna per induzione, costrizione, sfruttamento o favoreggiamento della
prostituzione. Sempre indipendentemente dalla pena inflitta, pu esservi richiesta di divorzio quando vi
sia stata condanna per omicidio volontario di un figlio, o per tentato omicidio a danno del coniuge o d'un
figlio, o, sempre se commessi in danno del coniuge o di un figlio, per lesioni personali aggravate
(esempio: lesioni con perdita di un senso o di un atto), per violazione degli obblighi di assistenza
familiare (articolo 570 del codice penale), per circonvenzione di persone incapaci. L'insieme delle
fattispecie richiamate si soliti individuarlo con l'espressione cause delittuose di divorzio o situazione
rilevanza penale giustificanti la pronunzia di divorzio. Le cause suddette, legittimano ad agire soltanto il
coniuge di colui che incorso in una delle situazioni richiamate. Codesto soggetto, inoltre, non
legittimato, se, dopo la condanna, i coniugi, riprendendo la convivenza, si siano riconciliati.
3. quando uno dei due coniugi, cittadino straniero, ha ottenuto allestero lannullamento o lo
scioglimento del matrimonio o ha contratto allestero nuovo matrimonio, nei paesi ove sia ammessa
la bigamia. Si rivela con immediatezza la giustificazione di detta causa di divorzio, diretta com, la
relativa pronunzia, ad impedire che il coniuge italiano patisca gli effetti conseguenti all'iniziativa del
coniuge straniero, il quale possa ottenere nel proprio paese la cancellazione del vincolo matrimoniale o la
contrazione di un nuovo vincolo, laddove il cittadino italiano resterebbe vincolato, secondo il nostro
ordinamento, nel matrimonio precedentemente contratto. legittimato ad agire pertanto, soltanto il
coniuge cittadino italiano, il quale, con la previsione di detta causa di divorzio, trova un mezzo rapido per
recuperare la libert di Stato.
4. quando il matrimonio non sia stato consumato: la ragione giustificatrice di questa causa di divorzio
di tutta evidenza, essendo la vita matrimoniale caratterizzata, altres, dall'unione sessuale dei coniugi.
Non rilevano le ragioni della mancata consumazione; si precisa che la consumazione del matrimonio
debba avvenire dopo la celebrazione dello stesso, sicch il divorzio pu essere domandato nonostante la
prova che due coniugi ebbero rapporti sessuali prima del matrimonio. Linconsumazione dipende,
generalmente, da cause obiettive; si rammenti, che, se dipendente da patologie o anomalie sessuali
sconosciute all'altro coniuge al momento della celebrazione del matrimonio, l'impotenza pu anche avere
rilevanza entro un limitato periodo di tempo ai fini dell'invalidit del matrimonio, qualora possa essere
sussulta nella fattispecie dell'errore sulle qualit essenziali dell'altro coniuge. Non va dimenticato, che
linconsumazione, pu anche dipendere da un accordo simulato stipulato tra i medesimi anteriormente
alle nozze. All'azione sono legittimati entrambi coniugi; la prova dell'inconsumazione pu essere data con
ogni mezzo. Anche la domanda congiunta di divorzio pu essere fondata sullinconsumazione del
matrimonio, giacch nel procedimento di divorzio su domanda congiunta dei coniugi, la cognizione del
giudice non si esaurisce nel mero controllo formale dei requisiti voluti dalla legge per lo scioglimento del
matrimonio, ma postula un accertamento rigoroso non dissimile da quelli effettuati in via ordinaria.
Ne deriva, che, se non sia raggiunta la prova del fatto della mancata consumazione, la domanda di
divorzio deve essere respinta.
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5. quando sia passata in giudicato la sentenza di rettificazione di attribuzione di sesso: la Novella del
1987 ha aggiunto, quale causa di divorzio, la pronunzia, passata in giudicato, di rettificazione
d'attribuzione di sesso ai sensi della legge 164 del 14 aprile 1982. Detta legge all'articolo tre stabilisce che
il tribunale, quando risulta necessario un adeguamento dei caratteri sessuali da realizzare mediante
trattamento medico chirurgo, lo autorizza con sentenza. Accertata l'effettuazione del trattamento
autorizzato, il tribunale dispone la rettificazione degli atti dello stato civile. Va osservato, per, che la
sentenza di rettificazione di attribuzione di senso non ha effetto retroattivo sicch per il passato, lascia
sussistere il sesso enunciato nell'atto di nascita; ne deriva, che, in matrimonio che si scioglie, non pu
reputarsi contratto da soggetti del medesimo sesso. Lo scioglimento, o la cessazione degli effetti civili del
matrimonio, pu essere domandato nel caso di passaggio in giudicato della sentenza di rettificazione
d'attribuzione di sesso.
Divorzio, cessazione degli effetti civili del matrimonio concordatario, invalidit del matrimonio.
Pu essere sciolto, nelle stesse ipotesi, anche il matrimonio cattolico: si parla in tal caso, di cessazione degli
effetti civili del matrimonio. Per la Chiesa, che considera il matrimonio indissolubile, il rapporto
matrimoniale continua (onde il divorziato non pu contrarre nuovo matrimonio cattolico); ma lo Stato che lo
considera dissolubile, ammette che gli effetti civili del matrimonio cattolico possano, negli stessi casi e allo
stesso modo del matrimonio civile, essere sciolti per divorzio. Con lo scioglimento del matrimonio, si ha
estinzione dei reciproci doveri coniugali, quale quello di fedelt di coabitazione con te, non potendo, per,
essere cancellata la realt di un'esperienza coniugale pur vissuta, imposta la sopravvivenza di alcuni doveri
e diritti.

IL PROCEDIMENTO DI DIVORZIO
La novella del 1987 ha anche rimodellato il procedimento di divorzio; Accanto a quello ordinario,
particolarmente importante quello abbreviato, avviato con domanda congiunta dei coniugi, rispetto al quale
sono sensibilmente abbreviati termini della procedura. Riguardo al procedimento ordinario, che si svolge
secondo le ordinarie forme del rito contenzioso, va ricordato che obbligatorio l'intervento del pubblico
ministero, la domanda di scioglimento del matrimonio va proposta con ricorso al tribunale del luogo in cui il
coniuge convenuto ha residenza o domicilio, o, in caso di irreperibilit o di residenza all'estero, al tribunale
del luogo di residenza o di domicilio del ricorrente; l'istanza pu essere presentata a qualunque tribunale
della Repubblica, nel caso entrambi i coniugi risiedano all'estero. Legittimati a proporre l'azione sono
soltanto i coniugi: si tratta di azione personale non proponibile da rappresentanti. L'azione pu anche essere
proposta dal coniuge al quale sia stata addebitata la separazione; la domanda non proponibile dal coniuge
che sia stato condannato per concorso nel reato, o quando sia ripresa la convivenza coniugale.
Presentato il ricorso, il presidente del tribunale fissa la data di comparizione dei coniugi innanzi a se, e
nomina un curatore speciale quando il convenuto sia malato di mente o legalmente incapace; la
comparizione diretta al tentativo di conciliazione dei coniugi: per questo il presidente deve prima sentire i
coniugi separatamente, indi congiuntamente; i coniugi devono comparire personalmente salvo sussistano
gravi e comprovati motivi, nel qual caso, si reputa possano essere rappresentati da un procuratore speciale.
Nel caso il tentativo di conciliazione fallisca, il presidente, eventualmente sentiti i figli minori qualora lo
ritenga strettamente necessario anche in considerazione della loro et, ordina, anche d'ufficio, i
provvedimenti temporali urgenti che reputa opportuni nell'interesse dei coniuge e della prole; detti
provvedimenti sono immediatamente esecutivi. Il presidente del tribunale nomina indi il giudice istruttore
per la prosecuzione del giudizio. Alla trattazione della causa, segue la pronunzia di scioglimento o di
cessazione degli effetti civili del matrimonio; la pronunzia ordina anche allufficiale dello stato civile del
luogo ove venne trascritto il matrimonio, di procedere all'annotazione della medesima.

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Si tratta di sentenza che ha efficacia costitutiva, contro la quale pu essere proposto appello, indi ricorso in
cassazione; la sentenza di divorzio pu essere impugnata, oltre che dai coniugi, dal pubblico ministero,
limitatamente agli interessi patrimoniali dei figli minori o legalmente incapaci.
Quanto all'annotazione della sentenza che pronunzia il divorzio, eseguita allorquando la stessa non sia pi
suscettibile d impugnazione. Si ritiene che gli effetti della sentenza decorrono tra le parti dal giorno del suo
passaggio in giudicato; rispetto ai terzi, invece, dal giorno dell'annotazione nei registri dello stato civile.
Con la sentenza che pronunzia il divorzio, si provvede anche in ordine all'assegno post matrimoniale e
all'affidamento dei figli. Il procedimento di divorzio si estingue, qualora sopraggiunga, prima della
pronuncia della sentenza di divorzio, la morte di un coniuge che scioglie automaticamente matrimonio.
La pronunzia di divorzio su domanda congiunta dei coniugi
La domanda congiunta dei coniugi, che indichi anche compiutamente le condizioni inerenti alla prole ed ai
rapporti economici, proposta con ricorso al tribunale in camera di consiglio ( il luogo dove materialmente
il giudice si ritira, o si riunisce, per decidere) Il tribunale, sentiti i coniugi, verificata l'esistenza dei
presupposti di legge e valutata la rispondenza delle condizioni nell'interesse dei figli, decide con sentenza.
In ipotesi di domanda congiunta dei coniugi, dunque, si ha un notevole snellimento della procedura, che si
riflette sensibilmente sui tempi d'ottenimento della sentenza di divorzio, certo pi brevi con il procedimento
camerale. Il tribunale ancora chiamato a verificare l'esistenza dei presupposti di legge, vale a dire la
sussistenza di una delle cause che giustificano lo scioglimento cos come previsto dall'articolo 3 della legge
sul divorzio. Nella fattispecie in esame, la semplificazione processuale lascia impregiudicata la disciplina
sostanziale del divorzio; pertanto in senso tecnico, non si in presenza anche in quest'ipotesi, di un caso di
divorzio consensuale; si tratta, in vero, di consensualit di natura meramente procedimentale.
indubbio, comunque, che l'innovazione circa la possibile domanda congiunta di scioglimento del
matrimonio assicura snellezza e celerit al procedimento di divorzio, nei casi in cui non sussistano
contestazioni tra i coniugi, i quali possono cos formulare conclusioni conformi. La competenza del
tribunale del luogo in cui uno dei coniugi abbia residenza o domicilio; il procedimento si svolge in camera di
consiglio sul ricorso congiuntamente presentato dei coniugi, i quali possono farsi assistere da un unico
patrono. In apertura del procedimento si ha l'audizione dei coniugi, diretta a valutare la loro permanente
volont nella dissoluzione del vincolo matrimoniale. Il collegio deve poi verificare la sussistenza dei
presupposti di legge valutando le prove; particolare attenzione deve porre, circa il regolamento convenuto
dai coniugi, alle disposizioni concernenti i figli nel caso lo reputi lesivo dell'interesse degli stessi, dispone il
passaggio al rito contenzioso. Il procedimento si chiude, anche nel caso di domanda congiunta di divorzio,
con sentenza che deve essere annotata nei registri dello stato civile.

GLI EFFETTI DEL DIVORZIO. GLI EFFETTI PERSONALI.


Alla pronuncia di divorzio si annodano molteplici effetti, sia di tipo personale, se di tipo patrimoniale. Lo
scioglimento del vincolo matrimoniale, che ha efficacia ex nunc, per cui non sorge il diritto di ripetere, ad
esempio, le donazioni obnuziale, estingue lo status coniugale e restituisce agli ex coniugi lo stato libero,
consentendo ai medesimi di contrarre nuovo matrimonio.
Sono effetti personali della sentenza di divorzio:
1. il mutamento dello stato civile e la conseguente possibilit di contrarre nuove nozze. La legge 74 del
1987, modificando l'articolo 89, ha escluso l'obbligo per la donna di rispettare il tempo lugendi quando il
divorzio intervenuto per separazione personale dei coniugi o per matrimonio non consumato.
2. La moglie perde il cognome che aveva aggiunto al proprio a seguito del matrimonio. Pur trattandosi di
un effetto automatico della pronunzia di divorzio, il tribunale, con quella sentenza, pu autorizzare la
donna, che ne faccia richiesta, a conservare il cognome del marito aggiunto al proprio quando sussista un
interesse suo o dei figli meritevole di tutela.
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La donna pu in ogni caso continuare nell'uso del cognome coniugale, se con lo stesso sia divenuta nota
in un dato ambiente professionale, economico, etc. In questo caso, il suo diritto si fonda non gi sulla
autorizzazione giudiziale, ma sui principi tutela ad esempio della ditta. In caso di violazione del divieto
d'uso del cognome del marito, questi pu chiedere la cessazione dellatto l'estivo, ed agire per il
risarcimento del danno.

GLI EFFETTI PATRIMONIALI


Sono effetti patrimoniali:
1. lo scioglimento della comunione legale qualora questo non fosse gi avvenuto per la separazione.
2. l'obbligo per uno dei due coniugi di corrispondere un assegno periodico all'altro, in proporzione alle
proprie sostanze e ai propri redditi. Il tribunale tiene conto per la disposizione di quest'obbligo, delle
condizioni economiche dei coniugi e delle ragioni della decisione. Nella determinazione dell'ammontare
dellassegno, poi, il giudice tiene conto del contributo personale ed economico dato da ciascuno dei
coniugi alla conduzione familiare e dalla formazione del patrimonio di ciascuno e di quello comune. Nel
caso sopravvengano giustificati motivi dopo la pronunzia della sentenza di divorzio, il tribunale, in
camera di consiglio, pu pronunziare, su istanza di parte, la revisione delle disposizioni relative alla
misura e alle modalit dell'assegno di divorzio: ad esempio, quando siano mutate in peggio condizioni
economiche dell'ex coniuge obbligato a somministrare l'assegno. Peraltro, se le parti si accordano in tal
senso, l'assegno pu essere corrisposto in un'unica soluzione. L'adempimento in un'unica soluzione si
reputa abbia natura di datio in solutum. Detta possibilit presuppone l'accordo delle parti, ed il
riconoscimento del tribunale, che la concreta corresponsione dell'assegno in un'unica soluzione equa.
La valutazione del tribunale necessaria ad evitare abusi in danno del coniuge pi debole, il quale, a
causa del suo stato di bisogno, potrebbe essere indotto ad accettare in un'unica soluzione attribuzioni
inadeguate. Pertanto, nel caso di corresponsione della segno in un'unica soluzione, non proponibile
alcuna successiva domanda di contenuto economico. Alla questione relativa alla natura dell'assegno
divorzile stata da sempre ricondotta all'altra, fondamentale, problematica inerente alla validit ed
efficacia degli accordi stipulati in vista del divorzio. L'assegno di divorzio stato considerato nel vigore
della legge 898 del 1970, di natura composita, in quanto si faceva riferimento a tre criteri:
criterio assistenziale, poich spetta all'ex coniuge il quale non abbia un reddito sufficiente a mantenere
il tenore di vita matrimoniale;
Criterio risarcitorio, in quanto nel determinare l'assegno il giudice deve tener conto delle ragioni che
hanno impedito la ricomposizione della compagine familiare;
criterio compensativo dato che si deve tener conto del contributo personale ed economico dato dal
coniuge durante il matrimonio. Occorre ricordare che in applicazione del criterio compensativo la
giurisprudenza ha considerato determinante anche il lavoro della casalinga.
Dalla natura mista o composita dell'assegno divorzile si argomentava la disponibilit e conseguente
transigibilit delle sole componenti compensativa risarcitoria, con esclusione, pertanto, di quella
assistenziale, ritenuta espressione del perdurare dopo lo scioglimento del vincolo matrimoniale, di un
rapporto di solidariet economica tra gli ex coniugi in cui si sarebbe trasformato il complesso dei precedenti
obblighi di assistenza materiale imposti dal matrimonio.
La legge 74 del 1987 ha, invece, disposto che l'attribuzione dell'assegno subordinata alla circostanza che il
coniuge non abbia mezzi adeguati, n possa procurarseli per ragioni oggettive, privilegiando cos la
componente assistenziale. La giurisprudenza, non senza oscillazioni, ha affermato che la mancanza di mezzi
adeguati sussiste solo quando il coniuge non pu mantenere un tenore di vita analogo a quello che aveva in
costanza di matrimonio. La natura eminentemente assistenziale attribuita l'assegno divorzile in conseguenza
la riforma dell'87 ne ha rafforzato il carattere di indisponibilit, conferendo il crisma della definitivit
all'assunto relativo all'invalidit degli accordi preventivi, stipulati in vista del successivo divorzio.
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La giurisprudenza di legittimit, peraltro, gi prima della riforma dell'87 aveva risolto definitivamente in
senso negativo il problema della validit degli accordi preventivi di divorzio considerandoli, a prescindere
dalla problematica pi generale relativa alla disponibilit dell'assegno, nulli per perde illiceit della causa.
Tali accordi, infatti, non avrebbero ad oggetto meri aspetti patrimoniali conseguenti allo status di coniuge
divorziato, bens lo stesso status di coniuge, con leffetto inevitabile di condizionare il comportamento delle
parti nel successivo giudizio di divorzio. Un'ulteriore novit prevista dalla legge di riforma del 1987 quella
prevista dall'articolo 10 che stabilisce che nella sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli
effetti civili del matrimonio debba essere stabilito un criterio di adeguamento automatico dellassegno,
almeno con riferimento agli indici di svalutazione monetaria. Tuttavia, il giudice con decisione motivata,
pu escludere l'adeguamento automatico in caso di palese iniquit. A garanzia della corresponsione della
legno prevista:
1. La possibilit di imporre al coniuge obbligato la prestazione di un'idonea garanzia; agli ordinari
rimedi lart. 5 ne aggiunge uno specifico: il coniuge creditore pu agire nei confronti del terzo
debitore dellaltro coniuge per la corresponsione periodica di somme di danaro (nei confronti,
essenzialmente, del suo datore di lavoro), per ottenere somme non superiori alla met di quelle
spettanti allaltro coniuge (e qui si va oltre il limite del quinto di cui allart. 545 c.p.c.)
2. la possibilit di porre sotto sequestro i beni del coniuge obbligato; previsto il sequestro
(conservativo) dei beni del coniuge debitore o dei suoi crediti verso il terzo, se questi si rifiuta di
corrispondere spontaneamente quanto dovuto al coniuge creditore dellassegno (art. 5, comma 7).
Il tribunale, nel pronunciare il divorzio, pu imporre al coniuge debitore dellassegno di prestare
idonea garanzia personale o reale (art. 8); e la sentenza, in ogni caso, costituisce titolo per
iscrivere ipoteca giudiziale sui beni del coniuge tenuto alla corresponsione dellassegno (art. 8,
comma 2).
3. la possibilit di esercitare un'azione diretta esecutiva nei confronti dei terzi tenuti a corrispondere
periodicamente somme di denaro al coniuge obbligato (esempio: il datore di lavoro);
4. l'applicazione delle pene previste dall'articolo 570 del codice penale.
Il diritto all'assegno post matrimoniale si estingue:
1. se l'ex coniuge beneficiario passa nuove nozze;
2. se il titolare del diritto riceva assistenza dal convivente more uxorio (si determina in questo caso una
quiescenza del diritto);
3. in caso di morte del beneficiario; se muore l'obbligato il beneficiario pu vantare il diritto all'assegno
successorio.

GLI EFFETTI RIGUARDO AI FIGLI


Per quanto concerne gli effetti riguardanti figli, il tribunale dispone a quale dei coniuge debbano essere
affidati, sancendo a carico dell'altro l'obbligo di contribuire al mantenimento, ed assume ogni altro
provvedimento relativo ad essi, avendo come criterio esclusivo di riferimento linteresse morale e materiale
degli stessi; opportuno evitare la separazione dei fratelli. Nei casi in cui i genitori risultino a entrambi,
temporaneamente, inidonei alla cura della prole, pu essere disposto l'affidamento familiare.
A questo proposito pu provvedere anche dufficio. Le disposizioni dettate al riguardo possono essere
successivamente modificate per sopraggiunti motivi. La casa familiare pu, con estensione al divorzio della
norma di cui allart. 155 c.c., essere assegnata al coniuge affidatario della prole, anche se il diritto reale o
personale di godimento sullimmobile spetta allaltro; lassegnazione, se trascritta, opponibile al terzo
acquirente. Nelladottare i provvedimenti relativi ai figli ed al loro mantenimento il tribunale non vincolato
dalle decisioni e dagli apprezzamenti gi effettuati in sede di separazione. Ove il tribunale lo ritenga utile
all'interesse dei minori pu essere disposto l'affidamento congiunto o alternato.
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Il giudice deve altres stabilire le modalit di esercizio dei diritti del genitore non affidatario nei rapporti con
i figli. Inoltre nel fissare la misura dell'assegno di mantenimento relativo ai figli, il tribunale determina
anche un criterio di adeguamento automatico dello stesso, almeno con riferimento agli indici di svalutazione
monetaria. Si ricordi che l'obbligo di cui agli articoli 147 e 148 di mantenere, educare ed istruire i figli nati
o adottati durante il matrimonio permane anche nel caso di passaggio a nuove nozze di uno o di entrambi
genitori. La formazione di una nuova famiglia, infatti, non legittima di per s ad una diminuzione del
contributo per il mantenimento dei figli nati in precedenza, poich la costituzione di un nuovo nucleo
familiare espressione di una scelta e non di una necessit dell'individuo, lasciando pertanto inalterata la
consistenza degli obblighi nei confronti della prole. Le Sezioni Unite della cassazione, gi prima della
Novella dell'87, avevano deciso di attribuire l'abitazione della casa familiare al coniuge affidatario.
Quando i figli raggiungono la maggiore et, ma non sono ancora indipendenti, la legittimazione all'assegno,
o all'aumento del suo ammontare, spetta non pi al genitore affidatario, ma agli stessi figli.
A differenza dell'assegno post matrimoniale, l'assegno per il mantenimento dei figli non pu essere liquidato
in un'unica soluzione. In caso di inadempimento, il genitore destinatario delle sanzioni previste
dall'articolo 570 del codice penale. Al genitore cui sono affidati i figli aspetta, salvo diversa disposizione del
tribunale, l'esclusivo esercizio della potest; le decisioni di maggior interesse per i figli, per, sono adottate
da entrambi i genitori. Il tribunale da, inoltre, disposizioni circa l'amministrazione dei beni della prole e circa
il concorso dei genitori nel godimento dell'usufrutto legale. Nel caso di affidamento congiunto o alternato
l'esercizio della potest spetta al entrambi genitori: si applicano in tal caso le regole previste per i genitori
conviventi.

GLI EFFETTI DI DIRITTO EREDITARIO


Con il divorzio si determina la perdita dei diritti successori. Tuttavia, mi sono eccezioni riguardanti quei
diritti che spettano allex coniuge superstite iure proprio e non iure hereditatis (infatti lex coniuge avendo
perduto lo status di coniuge non pu essere chiamato a succedere salvo che vi sia chiamata testamentaria):
La morte di un ex coniuge del diritto all'attribuzione di un assegno periodico a carico dell'eredit a favore
dell'ex coniuge in stato di bisogno qualora questi godesse gi dell'assegno alimentare. Nel determinare
l'entit dell'assegno successorio si dovr tener conto sia delle esigenze dell'ex coniuge superstite sia di quelle
degli eredi. L'assegno successorio pu essere corrisposto in un'unica soluzione; in tal caso si avr
l'estinzione di una qualsivoglia pretesa futura. L'assegno pu essere oggetto di revisione, il diritto a
percepirlo si estingue se il beneficiario passa nuove nozze; diviene quiescente se viene meno lo stato di
bisogno, ma pu essere nuovamente attribuito se rivive lo stato di bisogno. Tale assegno ha natura sia
successoria (attribuzione a causa di morte) che assistenziale (presuppone lo stato di bisogno).
Trova la sua giustificazione nel vincolo di solidariet familiare, in quanto i soggetti per un certo periodo
hanno vissuto in comunione materiale e spirituale.
Gli effetti previdenziali
Allex coniuge, in caso di morte dell'ex coniuge ed in assenza di un coniuge superstite, spetta l'attribuzione
della pensione di reversibilit sempre che questi sia gi titolare dell'assegno post matrimoniale. Tale
pensione gli sar attribuita per intero se l'ex coniuge defunto non si era nel frattempo risposato, altrimenti
andr ripartita tra il coniuge divorziato e quello superstite in ragione, prevalentemente, della durata dei
rispettivi rapporti matrimoniali. Il coniuge divorziato, titolare dell'assegno post matrimoniale, ha diritto, se
non sia passata nuove nozze, ad una percentuale sull'indennit di fine rapporto percepita dall'altro coniuge
all'atto della cessazione del rapporto di lavoro; tale percentuale pari al 40% dell'indennit totale riferibile
agli anni in cui rapporto di lavoro e coinciso con il matrimonio. Inoltre, all'ex coniuge, al quale non compete
ad altro titolo l'assistenza sanitaria, viene consentito di conservare il diritto nei confronti dell'ente
mutualistico da cui si assistito l'altro coniuge; il diritto si estingue apparse nuove nozze.
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CAPITOLO IX. LA FILIAZIONE


LA NASCITA
Si denominano fatti giuridici, gli avvenimenti ai quali l'ordinamento ricollega effetti. Fra i fatti giuridici di
pi rilevante importanza, la nascita: da questo momento, lindividuo persona, sicch ha l'attitudine a
diventare titolare di diritti e di obblighi; sinteticamente con la nascita si acquista la capacit giuridica.
L'ordinamento garantisce il diritto alla procreazione e riconosce il valore sociale della maternit tutelando la
vita umana sin dal suo inizio. La donna pu interrompere volontariamente la gravidanza entro i primi 90
giorni, se accusi circostanze per le quali la sua prosecuzione, il parto, o la maternit, comporterebbero un
serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni
economiche, o sociali, o familiari, o alle circostanze in cui avvenuto il concepimento, o a previsione di
anomalie o malformazioni del concepito. Dal punto di vista giuridico, uno dei profili pi interessanti della
nascita la filiazione.

LA FILIAZIONE LEGITTIMA E NATURALE


La nascita, come evento di natura, dovrebbe essere un avvenimento neutro; tuttavia, l'ordinamento giuridico,
sebbene in misura assai ridotta, sul piano degli effetti, rispetto al passato persiste nel distinguere a seconda
che essa avvenga in costanza di matrimonio o fuori di esso. La filiazione, infatti, mantiene ancora gli
attributi di legittima, allorquando i figli risultino procreati nel periodo in cui genitori erano tra loro uniti in
matrimonio; di naturale, si figli siano nati fuori del matrimonio; vi poi la filiazione civile vale a dire
l'adozione. Sul piano sostanziale, si ora giunti ad una pressoch completa parificazione dei figli naturali ai
figli legittimi, del resto sancita dalla costituzione all'articolo 30, sicch il figlio, per il fatto stesso che stato
procreato, vanta una serie di diritti nei confronti dei genitori. La filiazione, che un rapporto di
discendenza, indi di parentela si configura come rapporto giuridico: una relazione che intercorre tra una
persona ed i suoi genitori; un rapporto giuridico familiare, il cui contenuto dato da poteri e doveri.
I figli, infine, indipendentemente dal momento della nascita, hanno pari trattamento: sono scomparse, ad
esempio, le prerogative che si legavano alla primogenitura. La filiazione anche attributiva della
cittadinanza: cittadino, per nascita, il figlio di padre o di madre cittadino; il minore straniero adottato da
cittadino italiano acquistano la cittadinanza.
LA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA
Nel termine si ricomprendono quegli interventi, effettuati con tecniche biomediche, diretti a modificare la
fase naturale della procreazione. Importante la legge del 19 febbraio del 2004 n. 40 che contiene norme in
materia di procreazione medicalmente assistita.
Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilit o dalla infertilit umana
consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalit previste
dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito. Il ricorso alla
procreazione medicalmente assistita consentito qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per
rimuovere le cause di sterilit o infertilit. per necessaria:
1. l'informazione e l'assistenza riguardo ai problemi della sterilit e della infertilit umana, nonch alle
tecniche di procreazione medicalmente assistita;
2. l'informazione sulle procedure per l'adozione e l'affidamento familiare.
Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita consentito solo quando sia accertata
l'impossibilit di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed comunque circoscritto ai
casi di sterilit o di infertilit inspiegate documentate da atto medico nonch ai casi di sterilit o di infertilit
da causa accertata e certificata da atto medico.

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Le tecniche di procreazione medicalmente assistita sono applicate in base ai seguenti princpi:


1. gradualit, al fine di evitare il ricorso ad interventi aventi un grado di invasivit tecnico e psicologico pi
gravoso per i destinatari, ispirandosi al principio della minore invasivit;
2. consenso informato, da realizzare ai sensi dell'articolo 6.
3. vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo.
Possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso
diverso, coniugate o conviventi, in et potenzialmente fertile, entrambi viventi.
In ogni fase di applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita il medico informa in
maniera dettagliata i soggetti sui metodi, sui problemi bioetici e sui possibili effetti collaterali sanitari e
psicologici conseguenti all'applicazione delle tecniche stesse, sulle probabilit di successo e sui rischi dalle
stesse derivanti, nonch sulle relative conseguenze giuridiche per la donna, per l'uomo e per il nascituro.
Alla coppia deve essere prospettata la possibilit di ricorrere a procedure di adozione o di affidamento ai
sensi della legge 4 maggio 1983, n. 184, e successive modificazioni, come alternativa alla procreazione
medicalmente assistita. Le informazioni di cui al presente comma e quelle concernenti il grado di invasivit
delle tecniche nei confronti della donna e dell'uomo devono essere fornite per ciascuna delle tecniche
applicate e in modo tale da garantire il formarsi di una volont consapevole e consapevolmente espressa.
Alla coppia devono essere prospettati con chiarezza i costi economici dell'intera procedura qualora si tratti di
strutture private autorizzate. La volont di entrambi i soggetti di accedere alle tecniche di procreazione
medicalmente assistita espressa per iscritto congiuntamente al medico responsabile della struttura, secondo
modalit definite con decreto dei Ministri della giustizia e della salute, adottato ai sensi dell'articolo 17,
comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente
legge. Tra la manifestazione della volont e l'applicazione della tecnica deve intercorrere un termine non
inferiore a sette giorni. La volont pu essere revocata da ciascuno dei soggetti indicati dal presente comma
fino al momento della fecondazione dell'ovulo. Fatti salvi i requisiti previsti dalla presente legge, il medico
responsabile della struttura pu decidere di non procedere alla procreazione medicalmente assistita,
esclusivamente per motivi di ordine medico-sanitario. In tale caso deve fornire alla coppia motivazione
scritta di tale decisione. I nati a seguito dell'applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente
assistita hanno lo stato di figli legittimi o di figli riconosciuti della coppia che ha espresso la volont di
ricorrere alle tecniche medesime. Qualora si ricorra a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo
eterologo in violazione del divieto di cui all'articolo 4, comma 3, il coniuge o il convivente il cui consenso
ricavabile da atti concludenti non pu esercitare l'azione di disconoscimento della paternit nei casi previsti
dall'articolo 235, primo comma, numeri 1) e 2), del codice civile, n l'impugnazione di cui all'articolo 263
dello stesso codice. La madre del nato a seguito dell'applicazione di tecniche di procreazione medicalmente
assistita non pu dichiarare la volont di non essere nominata.
In caso di applicazione di tecniche di tipo eterologo in violazione del divieto di cui all'articolo 4, comma 3, il
donatore di gameti non acquisisce alcuna relazione giuridica parentale con il nato e non pu far valere nei
suoi confronti alcun diritto n essere titolare di obblighi.
Gli interventi di procreazione medicalmente assistita sono realizzati nelle strutture pubbliche e private
autorizzate dalle regioni e iscritte al registro. istituito, con decreto del Ministro della salute, presso
l'Istituto superiore di sanit, il registro nazionale delle strutture autorizzate all'applicazione delle tecniche di
procreazione medicalmente assistita, degli embrioni formati e dei nati a seguito dell'applicazione delle
tecniche medesime. L'iscrizione al registro di cui al comma 1 obbligatoria. L'Istituto superiore di sanit
raccoglie e diffonde, in collaborazione con gli osservatori epidemiologici regionali, le informazioni
necessarie al fine di consentire la trasparenza e la pubblicit delle tecniche di procreazione medicalmente
assistita adottate e dei risultati conseguiti.

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Sono previste sanzioni a carico di coloro che:


1. a qualsiasi titolo utilizza a fini procreativi gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente;
2. a qualsiasi titolo, in violazione dell'articolo 5, applica tecniche di procreazione medicalmente assistita a
coppie i cui componenti non siano entrambi viventi o uno dei cui componenti sia minorenne ovvero che
siano composte da soggetti dello stesso sesso o non coniugati o non.
3. tentano di ottenere un essere umano discendente da un'unica cellula di partenza, eventualmente identico,
quanto al patrimonio genetico nucleare, ad un altro essere umano in vita o morto, punito con la
reclusione da dieci a venti anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro. Il medico punito,
altres, con l'interdizione perpetua dall'esercizio della professione.
vietata qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano. La ricerca clinica e sperimentale su ciascun
embrione umano consentita a condizione che si perseguano finalit esclusivamente terapeutiche e
diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell'embrione stesso, e qualora
non siano disponibili metodologie alternative.
Sono, comunque, vietati:
a) la produzione di embrioni umani a fini di ricerca o di sperimentazione o comunque a fini diversi da quello
previsto dalla presente legge;
b) ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti ovvero interventi che, attraverso
tecniche di selezione, di manipolazione o comunque tramite procedimenti artificiali, siano diretti ad alterare
il patrimonio genetico dell'embrione o del gamete ovvero a predeterminarne caratteristiche genetiche, ad
eccezione degli interventi aventi finalit diagnostiche e terapeutiche, di cui al comma 2 del presente articolo;
c) interventi di clonazione mediante trasferimento di nucleo o di scissione precoce dell'embrione o di
ectogenesi sia a fini procreativi sia di ricerca;
d) la fecondazione di un gamete umano con un gamete di specie diversa e la produzione di ibridi o chimere.
vietata la crioconservazione e la soppressione di embrioni. Le tecniche di produzione degli embrioni, non
devono creare un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario ad un unico e
contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre. Qualora il trasferimento nell'utero degli embrioni
non risulti possibile per grave e documentata causa di forza maggiore relativa allo stato di salute della donna
non prevedibile al momento della fecondazione consentita la crioconservazione degli embrioni stessi fino
alla data del trasferimento, da realizzare non appena possibile; vietata la riduzione embrionaria di
gravidanze plurime. I soggetti sono informati sul numero e, su loro richiesta, sullo stato di salute degli
embrioni prodotti e da trasferire nell'utero.
Il personale sanitario ed esercente le attivit sanitarie ausiliarie non tenuto a prendere parte alle procedure
per l'applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita disciplinate dalla presente legge
quando sollevi obiezione di coscienza con preventiva dichiarazione. La dichiarazione dell'obiettore deve
essere comunicata entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge al direttore dell'azienda
unit sanitaria locale o dell'azienda ospedaliera, nel caso di personale dipendente, al direttore sanitario, nel
caso di personale dipendente da strutture private autorizzate o accreditate. L'obiezione pu essere sempre
revocata o venire proposta anche al di fuori dei termini di cui al comma 1, ma in tale caso la dichiarazione
produce effetto dopo un mese dalla sua presentazione agli organismi di cui al comma 1.
Al fine di favorire l'accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita da parte dei soggetti di cui
all'articolo 5, presso il Ministero della salute istituito il Fondo per le tecniche di procreazione
medicalmente assistita. Il Fondo ripartito tra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano sulla
base di criteri determinati con decreto del Ministro della salute, da emanare entro sessanta giorni dalla data
di entrata in vigore della presente legge, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le
regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.

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LO STATO DI FIGLIO LEGITTIMO

Si ha filiazione legittima quando concorrano quattro presupposti:


matrimonio valido o putativo tra i genitori;
figlio partorito dalla donna sposata;
generato dal marito;
concepimento avvenuto in costanza di matrimonio.
Per la prova dell'esistenza dei primi due presupposti non ci sono difficolt, ma per gli altri due una prova
diretta riesce impossibile e la legge interviene con le sue presunzioni. La prova facile per il matrimonio
cos come per la maternit per la quale basta l'atto di nascita. Ma, poich pater numquam certus, la legge
interviene con una presunzione, la famosa presunzione di paternit prevista dall'articolo 231 del codice:
padre semplicemente il marito della madre. Questa una presunzione relativa, con prova contraria
limitata: la prova contraria ammessa soltanto nei casi tassativamente indicati dall'articolo 235 mediante
l'esercizio dell'azione di disconoscimento della paternit. L'altro presupposto, il concepimento in costanza di
matrimonio avvolto nel nei veli del mistero, perch le leggi fisiologiche conosciute non ci danno una
regola precisa circa la durata della gestazione. La presunzione legale in questo caso, detta tradizionalmente
presunzione di legittimit, a diversit dell'altra di cui abbiamo appena parlato, presunzione assoluta, per
quanto si riferisce il figlio nato nel periodo indicato. Dice l'articolo 232 che si presume concepito durante il
matrimonio il figlio nato quando sono trascorsi 180 giorni dalla celebrazione del matrimonio e non sono
ancora trascorsi in 300 giorni dallo scioglimento o annullamento di esso. Per ovvie ragioni di probabilit il
legislatore fa un passo avanti e parifica al figlio concepito in costanza di matrimonio il figlio nato nel
matrimonio, anche se, essendo nato nei primi sei mesi, il suo concepimento stato certamente illegittimo.
Qui per non c' attribuzione assoluta di legittimit, e si ammette una opposizione da parte del padre o dello
stesso figlio, con un'azione che anche in questo caso si chiama di disconoscimento. Le due presunzioni di
paternit e di legittimit, intimamente legate tra loro sono ispirate al cosiddetto favor legittimatis; si
riconosce una tendenza ad ammettere ove sia possibile, la legittimit dei figli. La presunzione di legittima
paternit non opera decorsi 300 giorni dalla pronuncia di separazione giudiziale o dalla omologazione di
separazione consensuale, o dalla data della comparizione dei coniugi avanti al giudice, quando gli stessi
siano stati autorizzati a vivere separatamente nelle more del giudizio di separazione, o di scioglimento o di
annullamento del matrimonio. I coniugi e i loro eredi comunque, possono provare che il figlio nato dopo 300
giorni dall'annullamento, o dallo scioglimento del matrimonio, stato concepito durante il matrimonio: si
potr cio provare che la gravidanza fu di durata maggiore rispetto alla norma. In ogni caso, il figlio pu
proporre azione per reclamare lo stato di legittimo. Si comprende perch la presunzione di paternit del
marito non operi decorsi 300 giorni dalla separazione personale dei coniugi: cessando l'obbligo di fedelt
coniugale apparirebbe incongrua la permanenza di quella presunzione. Decorso il tempo stabilito dalla
legge, che quello normale di gestazione, l'avvenuta nascita di un figlio, verosimilmente, non riferibile al
marito, in quanto, pur sopravvivendo alla separazione il vincolo coniugale, n cessa uno dei pi significativi
doveri, che quello di fedelt. Lo status di figlio legittimo si acquista anche se la sua nascita sia successiva
alla morte del marito della donna che gli ha dato la luce. L'articolo 232 fa presumere il concepimento
durante il matrimonio, quando non siano ancora trascorsi 300 giorni dalla data del suo scioglimento, che
avviene, appunto, anche per morte di uno dei coniugi. La morte, pur estinguendo il vincolo di coniugio, non
pu far cessare lo Stato sui filiazione, sebbene il medesimo venga a trovare, in tale ipotesi, un contenuto
meno ampio. La morte del padre anteriore alla nascita del figlio infatti, impedisce che sorga la potest, come
pure il diritto di mantenimento ed istruzione dei suoi confronti, ma non impedisce certo l'insorgenza del
diritto al cognome e dei diritti ereditari.

71

L'ATTO DI NASCITA
La nascita risulta dai registri dello stato civile che sono ottenuti negli uffici di ciascun comune e sono
pubblici; l'atto di nascita altro non che un documento confezionato dall'ufficiale dello stato civile in base
alla dichiarazione di nascita. L'atto di nascita accerta formalmente il rapporto di filiazione, titolo di Stato, e
ne costituisce il mezzo privilegiato di prova; in sua assenza, si pu supplire, anzitutto, con il possesso di
Stato. La dichiarazione di nascita, che va resa entro 10 giorni presso il comune nel cui territorio avvenuto
il parto o, in alternativa, entro tre giorni, presso la direzione sanitaria dell'ospedale, o della casa di cura in cui
avvenuta la nascita, resa, indistintamente, da uno dei genitori, o da un procuratore speciale, o dal medico
o dalla ostetrica o da altra persona che abbia assistito al parto, rispettando l'eventuale volont della madre di
non essere nominata. Nel caso la dichiarazione di nascita avvenga dopo 10 giorni dalla nascita e non venga
indicata la ragione del ritardo o il dichiarante non produca la dovuta documentazione, la dichiarazione di
nascita pu essere ricevuta solo in forza di decreto dato con il procedimento della rettificazione; a tal fine,
l'ufficiale dello stato civile informa il procuratore della Repubblica per il promovimento del relativo
giudizio, il che avviene anche nei casi in cui l'ufficiale dello stato civile venga a conoscenza che la
dichiarazione di nascita non sia stata fatta neppure tardivamente. L'atto di nascita deve enunciare anche
l'anno, il mese, giorno, e l'ora della nascita e anche se il parto plurimo. L'atto di nascita deve enunciare il
nome dato al bambino; la scelta del prenome compete ad ambedue genitori; vi il divieto di imporre al
bambino lo stesso prenome del padre vivente, di un fratello vivente eccetera. I figli legittimi assumono il
cognome del padre; nel caso in cui vi sia la pretesa di attribuire il cognome materno occorre utilizzare il
rimedio del ricorso al presidente della Repubblica. Il figlio naturale assume il cognome del genitore che per
primo lo ha riconosciuto. Al bambino di cui non sono conosciuti i genitori, l'ufficiale dello stato civile che
vi impone il prenome ed il cognome; non possono essere imposti prenome o cognomi che facenno intendere
l'origine naturale, o cognomi di importanza storica o appartenenti a famiglie particolarmente conosciute del
luogo in cui l'atto di nascita formato; fatto divieto di imposizione di nomi ridicoli o vergognosi. Nel caso
la nascita sia da unione legittima (matrimoniale), nell'atto relativo debbono essere enunciate le generalit del
padre e della madre. L'atto di nascita il titolo dello stato di figlio legittimo, opponibile erga omnes.
Il possesso di stato
In mancanza dell'atto di nascita basta un continuo possesso di Stato di figlio legittimo. Tale mancanza pu
dipendere da varie cause: distruzione dei registri dello stato civile e mancata dichiarazione dalla nascita.
Il possesso di Stato nella sua essenza ha lo stesso fondamento della tutela possessoria che tutela dello
stato di fatto: questo si presume corrispondente al diritto fino a che venga provata una diversa situazione
giuridica. Esso risulta da un complesso di fatti da cui si deduce la relazione del figlio con il genitore e con la
famiglia. In ogni caso devono concorrere i seguenti elementi: il nomen, cio il figlio deve avere sempre
portato il cognome del padre; il tractatus, cio soprattutto si richiede che il figlio abbia ricevuto il
trattamento riconosciuto ai figli legittimi, sia dal padre, sia dalla famiglia; la fama, cio la considerazione del
figlio nei rapporti sociali dev'essere stata quella di cui godono generalmente i figli legittimi.
Il possesso di Stato non rilevante di fronte a un diverso atto di nascita; ne convalida invece il contenuto
quando sia conforme allo stesso. Salvo quanto previsto per il disconoscimento di paternit e per la
contestazione della maternit, nessuno pu impugnare uno stato che risulti dalla conformit dei due
elementi; pertanto chi si trova in tale situazione non pu reclamare uno stato diverso. Nel caso manchi, oltre
l'atto di nascita, il possesso di Stato, la prova della filiazione pu essere data per mezzo di testimoni, utile
anche nel caso in cui il figlio sia stato inserito sotto falso nome o come nato da genitori ignoti. necessario,
per, che vi sia un'un principio di prova per iscritto (doc. di famiglia) o che le presunzioni e gli indizi siano
abbastanza gravi da determinare l'ammissione della prova testimoniale; differentemente, detta prova non
potr essere ammessa.
L'accertamento della filiazione naturale non incontra limiti probatori.
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LE AZIONI DI STATO
L'ordinamento giuridico disciplina minuziosamente gli istituti diretti a modificare le risultanze dell'atto di
nascita nel caso in cui non siano conformi a verit. Questo risultato si ottiene o mediante accertamento
pubblico, che si attua con le cosiddette azioni di Stato, per le quali previsto l'intervento obbligatorio del
pubblico ministero, o mediante accertamento privato della filiazione. Con il disconoscimento di paternit e
con la contestazione di legittimit, possibile rimuovere lo stato di filiazione legittima; con l'impugnazione
del riconoscimento di figlio naturale, possibile rimuovere lo stato di filiazione naturale; con il reclamo di
legittimit possibile ottenere l'attribuzione dello stato di filiazione legittima, il che avviene anche con la
legittimazione; con la dichiarazione di paternit e di maternit naturale, si pu ottenere l'attribuzione dello
stato di figlio legittimo.

IL DISCONOSCIMENTO DELLA PATERNIT


Le azioni di disconoscimento della paternit vertono sull'elemento incerto della fattispecie: ad esso non si
pu ricorrere allorquando manchi l'atto di nascita, o nei casi in cui non sia menzionato come padre il marito
della donna che ha dato alla luce il figlio.
Esse sono proponibili in due ordini di ipotesi:
1. si ha vero proprio disconoscimento quando viene fatto nei confronti del figlio nato prima dei 180
giorni dalla celebrazione del matrimonio; in questo caso non occorre altra prova. il figlio, in quanto nato
in costanza di matrimonio, e si reputato legittimo, ma appare probabile che il suo concepimento sia
avvenuto prima nella celebrazione del matrimonio, pur essendo verosimile, che si avvenuta ad opera del
futuro marito; proponendo una azione di disconoscimento alla luce di codesta circostanza, si vince la
presunzione di paternit del marito, provando che questi non autore del concepimento, dimostrando ad
esempio, la sussistenza di incompatibilit genetiche, o del gruppo sanguigno, tra il presunto padre e il
figlio. L'azione non conosce limiti di ammissibilit.
2. In altro ordine di ipotesi l'azione di disconoscimento, esercita nei confronti del figlio concepito in
costanza di matrimonio (trascorsi i 180 dalla celebrazione), pi propriamente qualificata dalla dottrina
come impugnativa di paternit. Essa pu essere esercitata contro la presunzione di paternit nei soli
casi nei quali tassativamente messa alla prova contraria da fornire dall'interessato secondo l'art. 235:
Quando nel periodo legale del concepimento - cio in questo caso le 120 giorni che vanno dai 300 ai
180 prima della nascita - i coniugi non hanno coabitato;
Quando in detto periodo il marito era impotente anche solo per impotenza di generare;
Infine, quando in detto periodo la moglie ha commesso adulterio o ha tenuto celate al marito la propria
gravidanza e la nascita del figlio, mostrando con tale contegno di creder essere altri e non il marito il
padre di suo figlio. Comunque, la sola dichiarazione della madre non esclude la paternit, in quanto alla
stessa pu non avere la certezza, a volte, dell'autore del concepimento. Il marito presunto padre
agevolato nella dimostrazione che non il padre reale, provando, ad esempio, che il figlio presenta
caratteristiche genetiche o del gruppo sanguigno incompatibili con le sue. Quanto alle prove che
comportano un'ispezione sul corpo, si ritiene, che sia possibile rifiutare l'esecuzione dellordine
giudiziale di sottoporvisi, ma, in caso di rifiuto ingiustificato, il giudice potr desumere argomenti di
prova. Si esclude l'ammissibilit dell'azione di disconoscimento, allorquando la donna non abbia
commesso adulterio, ma sia stata vittima di violenza o nel caso di fecondazione eterologa concordata dei
coniugi.

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I legittimati attivi e passivi e gli effetti del disconoscimento.


Legittimati attivi:
L'azione di disconoscimento pu essere esercitata dal marito della madre entro un anno dalla nascita o dal
giorno in cui si presume che ne abbia avuto conoscenza, oppure dal giorno in cui il marito sia venuto a
conoscenza dell'adulterio della moglie; il termine per la proposizione dell'azione di disconoscimento della
paternit, nell'ipotesi di impotenza solo di generare del marito, decorre, per quest'ultimo, dal giorno in cui lo
stesso sia venuto a conoscenza della impotenza, e per la moglie, dal giorno in cui c' venuta a conoscenza
dell'impotenza del coniuge. L'azione pu essere esercitata anche dalla madre nel termine di sei mesi dalla
nascita e dallo stesso figlio entro un anno dal compimento della maggiore et o della sua conoscenza dei
fatti; pu essere anche promossa da un procuratore speciale nominato dal giudice su richiesta del figlio che
abbia 16 anni, o dal pubblico ministero quando si tratti di un minore di et inferiore. il termine, in ogni caso,
non decorre quando il legittimato attivo sia interdetto per infermit di mente; l'azione pu tuttavia essere
promossa dal tutore. Se il legittimato attivo non sia decaduto dal diritto di promuoverla, l'azione di
disconoscimento e trasmissibile; ad esempio nel caso di morte del presunto padre della madre, sono
legittimati a proporla i discendenti e gli ascendenti; nel caso di morte del figlio, sono legittimati il coniuge o
discendenti. In questo caso il termine di decadenza inizia a decorrere dal momento, ad esempio, della morte
del figlio.
Legittimati passivi:
Il presunto padre, la madre e il figlio sono litisconsorti necessari per giudizio di disconoscimento: cio
devono essere tutti chiamati a intervenire. Se una delle parti minore o interdetta, l'azione proposta in
contraddittorio con un curatore nominato dal giudice davanti al quale il giudizio deve essere promosso.
Se una delle parti un minore emancipato o un maggiore inabilitato, l'azione proposta contro la stessa
assistita da un curatore parimenti nominato dal giudice. Se il presunto padre o la madre o il figlio sono morti
la legittimazione passiva si trasmette agli stessi soggetti ai quali si trasferisce la legittimazione attiva, o in
loro mancanza, nei confronti di un curatore parimenti nominato dal giudice. L'esito positivo dell'azione di
disconoscimento della paternit, pronunziato con sentenza, che va annotata a margine dell'atto di nascita,
comporta che il figlio perda, rispetta presunto padre, lo status di legittimo, ed assuma quello di figlio
naturale; successivamente, il figlio potr essere riconosciuto dal padre naturale. Nell'atto di nascita, quindi,
rimossa la menzione della paternit del marito, ed il figlio risulta iscritto nei registri dello stato civile come
figlio naturale della donna che lo ha generato; rispetto alla madre, l'acquisto dello stato di figlio naturale
automatico, vale a dire non occorre riconoscimento. Sino a quando non si abbia riconoscimento da parte del
padre naturale, o accertamento giudiziale della paternit, il figlio assume il cognome della madre.
Il successivo eventuale matrimonio della madre naturale con il padre naturale comporta la legittimazione
del figlio per susseguente matrimonio. La rimozione dello status di figlio legittimo ha efficacia retroattiva;
tuttavia, il presunto padre non pu ripetere quanto abbia speso per alimenti o per istruirlo.
Sar risolubile, invece, la delazione ereditaria avvenuta in base a testamento che chiami a ad eredi i soli figli
legittimi di una determinata persona. Nei casi in cui l'azione di disconoscimento sia respinta, si reputa non
possa essere riproposta da altri legittimati. Il discorso sull'azione di disconoscimento della paternit venuto
in rilievo anche in riferimento alla procreazione assistita. In particolare ci si chiesti se il genitore che abbia
dato il suo preventivo consenso alla pratica dell'inseminazione eterologa possa, a seguito di un successivo
pentimento, agire per disconoscere il figlio della provetta adducendo l'impotenza a generare.
Questione questa in verit assai dibattuta ma cui ora alla giurisprudenza orientata a fornire una soluzione
decisamente negativa nel senso di precludere l'azione di disconoscimento genitore che abbia consentito
l'inseminazione artificiale eterologa. filiazione naturale, il che avviene altres, con il riconoscimento di figlio
naturale.

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LAZIONE DI RECLAMO DELLA LEGITTIMIT


La persona alla quale non sia ufficialmente attribuito lo stato di figlio legittimo (il soggetto stato dichiarato
figlio naturale dei propri genitori, laddove gli stessi risultino coniugati e il concepimento e la nascita siano
avvenuti in costanza di matrimonio e nel caso in cui nell'atto di nascita sia indicato un solo genitore), pur
sussistendo a suo favore tutti quattro i presupposti, pu esercitare un'azione di reclamo della legittimit,
per la quale baster dimostrare l'esistenza del matrimonio e la maternit: la prova dell'esistenza degli altri
due presupposti verr integrata mediante le presunzioni di paternit e di legittimit. Dunque, la prova della
filiazione deve essere data mediante l'atto di nascita, e in via meramente suppletiva per mezzo del possesso
di Stato, ma pu essere offerta anche tramite testimonianza che pu essere ammessa quando vi sia un
principio di prova per iscritto (documenti di famiglia, registri e carte private del padre o della madre) o
quando le presunzioni o gli indizi siano abbastanza gravi da determinare l'ammissione della prova. La prova
contraria, da parte di chiunque sia interessato o anche dal pubblico ministero (perch si tratta di
procedimenti che mirano alla ricerca della verit reale, sottratti alla disponibilit delle parti che agiscono in
funzione del loro interesse), pu essere data con qualunque mezzo. L'azione di reclamo imprescrittibile;
corretto ritenere che essa sia imprescrittibile anche per gli altri legittimati, quali sono i discendenti del
figlio. L'azione deve essere proposta contro entrambi genitori e, in loro mancanza, contro gli eredi. L'azione
imprescrittibile e pu essere proposta anche contro chi abbia un atto di nascita conforme al possesso di
stato. Alla sentenza che accerta la fondatezza dell'azione di reclamo della legittimit, che attribuisce lo stato
di figlio legittimo, deve essere data pubblicit attraverso il registro delle nascite.

LAZIONE DI CONTESTAZIONE DELLA LEGITTIMIT


Lazione di contestazione della legittimit deve essere diretta a far emergere che, fra i soggetti che risultano
genitori nell'atto di nascita non v matrimonio, o per far riconoscere che la donna indicata come madre non
tale nella realt, giacch la madre persona diversa da quella che figura nell'atto di nascita.
Con detta azione si mira a rimuovere lo stato di figlio legittimo risultante dall'atto di nascita, ma non
rispondente al vero per le ragioni richiamate. Quanto all'ipotesi in cui la donna indicata come madre non sia
tale nella realt, l'azione di contestazione della maternit avr esito positivo, se si dimostri la supposizione
di parto o la sostituzione di neonato. Si ha supposizione di parto, quando vengono finti una gestazione e un
parto inesistenti e la donna dichiara come proprio il figlio nato da un'altra; si avr sostituzione di neonato,
ad esempio, quando avviene uno scambio fortuito o volontario di neonati per opera di chi voleva una
discendenza di sesso diverso, o forse per negligenza o dolo di persone che hanno assistito al parto.
Le contestazione di legittimit per mancanza di matrimonio dei genitori, che rende non legittima la
filiazione, mira a far emergere che il matrimonio tra due genitori non fu celebrato, o vi fu celebrazione
soltanto religiosa, cui non ha fatto seguito la trascrizione nei registri dello stato civile.
Detta contestazione pu sempre essere fatta valere, esclusa l'ipotesi contemplata dall'articolo 240, ai sensi
del quale, non pu essere contestata nel legittimit del figlio di un uomo e di una donna che abbiano
pubblicamente vissuto come marito e moglie, e che siano morti entrambi, per il solo motivo che manca la
prova della celebrazione del matrimonio. L'assenza dell'atto di matrimonio pu dipendere da dolo da colpa
del pubblico ufficiale, o da una causa di forza maggiore che ne ha impedito l'inserimento nel registro dello
Stato civile; a quell'assenza si pu supplire con il possesso di Stato coniugale.
L'azione di contestazione di legittimit impercettibile; se proposta nei confronti di persone premorte, o
minori, o altrimenti incapaci, l'azione va esperita nei confronti di un curatore speciale nominato dal giudice.
Alla pronunzia che accerta la fondatezza delle ragioni addotte a sostegno dell'azione di contestazione delle
legittimit, dev'essere data pubblicit attraverso il registro delle nascite. Essa produce l'effetto, qualora venga
meno la maternit della donna menzionata nell'atto di nascita e, conseguentemente, la paternit del marito, di
rendere il figlio nato da genitori non conosciuti, con possibilit di successivo riconoscimento.
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Nel caso l'azione sia fondata sull'esistenza di matrimonio dei genitori l'effetto quello dell'automatica
attribuzione al figlio, dello stato di figlio naturale riconosciuto dei genitori indicati nell'atto di nascita;
diversamente dicasi per i casi in cui l'invalidit del matrimonio dipenda da incesto, giacch non consentito
l'accertamento formale della filiazione. Nell'ipotesi di nascita del figlio oltre 300 giorni dall'annullamento
del matrimonio, l'effetto della pronunzia quello di escludere la paternit del marito della donna che ha
generato il figlio, sicch lo stesso figlio naturale della medesima in via automatica.

LO STATO DI FIGLIO NATURALE RICONOSCIUTO


Lespressione filiazione naturale indica la generazione avvenuta in ambito non matrimoniale, sia a causa di
un'occasionale relazione sessuale o una stabile convivenza more uxorio. Il semplice fatto della nascita da
genitori non coniugati non attribuisce automaticamente lo status di figlio naturale, per l'acquisizione del
quale, la legge richiede o un formale atto di riconoscimento, o una dichiarazione giudiziale di paternit o di
maternit. Frequentemente, si ha il riconoscimento, fin dall'atto di nascita, da parte della madre: se i genitori
non sono coniugati, in genere la madre a dichiarare la nascita, ed il figlio ne assume il cognome; tuttavia
anche la madre ha facolt di non riconoscere il figlio all'atto della nascita, sicch lo stesso andr iscritto, nei
registri dello stato civile, come nato da genitori non conosciuti o che non si vogliono dichiarare; in questo
caso l'ufficiale dello stato civile ad imporgli il nome; il figlio verr ricoverato in un istituto in attesa
dell'espletamento degli atti necessari all'adozione.
Gli effetti: ai sensi dellart. 30 comma 3 della Costituzione: la legge assicura ai figli nati fuori del
matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima; i fini
naturali sono equiparati ai figli legittimi sia dal punto di vista dei rapporti con i genitori sia dal punto di vista
ereditario. Gli obblighi dei genitori nei confronti fini naturali decorrono sin dalla loro nascita; ne consegue,
che, anche nel caso d'accertamento della procreazione successivo alla nascita, insorge l'obbligo di
rimborsare pro quota l'altro genitore, il quale abbia sopportato per intero il carico del mantenimento fino a
quel momento, giacch esso ha efficacia retroattiva. L'obbligo di provvedere al mantenimento dei figli
naturali riconosciuti prescinde dal loro stato di bisogno, sorge con la nascita dei figli stessi e si estingue con
il raggiungimento della loro autosufficienza economica, o quando il genitore abbia posto in essere tutto
quanto sia necessario perch i beneficiari maggiorenni siano in grado di mantenersi da soli. Relativamente al
cognome del figlio se questi riconosciuto contemporaneamente da entrambi i genitori naturali, assume il
cognome del padre, similmente a quanto si verifica nella filiazione legittima; se il riconoscimento non
contemporaneo, il figlio assume sono il cognome del genitore che per primo lo ha riconosciuto.
Nel caso la filiazione nei confronti del padre sia stata accertata o riconosciuta successivamente al
riconoscimento da parte della madre, il figlio naturale pu assumere il cognome del padre aggiungendolo o
sostituendolo a quello della madre; nel caso di minore et del figlio, il giudice, vale a dire il tribunale dei
minori, a decidere circa l'assunzione del cognome del padre, valutando anche il possibile pregiudizio
derivante al figlio della perdita del cognome materno: si pensi, ad esempio, alla cattiva reputazione goduta
dal padre. Raggiunta la maggiore et, il figlio pu adottare una decisione non conforme a quella prescelta
dal giudice. Il figlio naturale nell'assumere il cognome del genitore che lo ha riconosciuto, pu ottenere dal
giudice il riconoscimento del diritto a mantenere, anteponendolo o, a sua scelta aggiungendolo a questo, il
cognome precedentemente attribuitogli con atto formalmente legittimo, se tale cognome sia divenuto
autonomo segno distintivo della sua identit. La potest spetta al genitore che ha riconosciuto il figlio
naturale; se il riconoscimento proviene da entrambi, esercitata congiuntamente dei genitori, qualora siano
conviventi. Fra genitori e figli naturali sorge reciprocamente l'obbligo alimentare.
L'inserimento del figlio naturale nella famiglia legittima di uno dei genitori circondato di cautele, dirette a
salvaguardare sia l'interesse del figlio a non vivere in un ambiente ostile, sia l'interesse della famiglia
legittima ad impedire che l'inserimento, nel suo seno, di una persona estranea, possa alterare l'armonia della
famiglia.
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IL RICONOSCIMENTO DI FIGLIO NATURALE


Lo status di figlio naturale si acquista, anzitutto, con il riconoscimento da parte del padre, della madre, o di
entrambi. Il riconoscimento l'atto formale con cui una persona attesta di essere il padre o la madre di un
determinato soggetto, generato al di fuori del matrimonio. Quest'atto, che rende certa una situazione, ha
efficacia retroattiva al momento della nascita del figlio. I genitori naturali hanno certamente l'obbligo morale
di riconoscere il figlio naturale, non gi per un obbligo giuridico; il figlio naturale, nondimeno, ha diritto a
ottenere in assenza del riconoscimento, la dichiarazione giudiziale di paternit o di maternit naturale. Il
riconoscimento da parte dei genitori, quindi, uno spontaneo atto di autonomia privata non sottoponibile a
condizione o a termine; ogni clausola diretta a limitare gli effetti di riconoscimento nulla. Il
riconoscimento presenta non solo il carattere della volontariet, ma, altres, quello della irrevocabilit; una
volta emessa la dichiarazione di riconoscimento, definitivamente prodotto lo status di figlio naturale, salva
la possibilit d'impugnazione, nei casi ammessi dalla legge e salvi i casi in cui occorre il consenso o
l'assenso, come previsto dall'articolo 250. Nel riconoscimento di figlio naturale si combinano l'attestazione
della verit del fatto della nascita di un soggetto da un altro soggetto, e la volont, attributiva, al primo, dello
status di figlio, cui si legano in modo pieno diritto e obblighi. Il riconoscimento una dichiarazione
unilaterale regolata minutamente dalla legge, che, tra l'altro, la concepisce non gi come atto a forma libera,
ma come atto che deve essere confezionato nella forma indicata dall'articolo 254. La natura d'atto unilaterale
non muta nei casi in cui sia richiesto l'assenzo di altri soggetti, che si riflette soltanto sull'efficacia del
riconoscimento. Il capoverso dell'articolo 250, infatti, stabilisce che il riconoscimento del figlio, il quale
abbia compiuto i 16 anni, non produce effetto senza suo assenso, ed il terzo comma dello stesso articolo
dispone che il riconoscimento del figlio, il quale non abbia compiuto i 16 anni, non pu avvenire senza il
consenso dell'altro genitore il quale abbia gi effettuato il riconoscimento. In quest'ultimo caso, il consenso
non pu essere rifiutato, se il riconoscimento risponde all'interesse del figlio. Nel caso vi sia opposizione,
decide il tribunale con sentenza, che, in ipotesi di accoglimento della domanda, tiene luogo del consenso
mancante; la giurisprudenza, sottolineato che il diritto di paternit o di maternit rispetto ad un minore un
diritto primario della personalit, osserva che esso pu venir meno solo in presenza di gravi e fondati motivi,
che rivelino la messa in pericolo dell'equilibrio affettivo e psicologico del minore. Il riconoscimento pu
riguardare anche un soggetto nascituro, purch concepito; in quest'ipotesi, gli effetti del riconoscimento, che
decorreranno dalla nascita, postulano che il concepito nasca vivo. Il padre ammesso al riconoscimento
anche l'assenza del riconoscimento materno, nel qual caso necessaria l'indicazione della donna, onde risulti
possibile l'individuazione del nascituro; fuor di dubbio l'interesse del padre ad un riconoscimento
tempestivo, e l'individuazione della madre, essendo soltanto necessaria al fine dell'identificazione del
nascituro, non acquista pubblica rilevanza. Intuitivamente, assodato che la donna, coniugata o non
coniugata, ha diritto di interrompere la gravidanza indipendentemente dall'assenso del padre del concepito,
leventuale riconoscimento paterno, posteriore al semplice concepimento, destinato ad essere privo
d'efficacia giuridica se, l'interruzione della gravidanza sia attuata. Il riconoscimento non pu essere espresso
da genitori i quali non abbiano ancora compiuto il sedicesimo anno di et; se il genitore interdetto
giudiziale, il riconoscimento pu essere impugnato. Il riconoscimento, in quanto atto personalissimo non
pu essere espresso per mezzo di rappresentante, n legale n volontario; pu essere manifestato dai genitori
sia separatamente che congiuntamente; il riconoscimento proveniente da uno solo dei genitori, produce
effetti solo riguardato a quel genitore. L'atto di riconoscimento non deve essere redatto secondo formule
sacramentali, sicch sufficiente che esprima, in modo non equivoco, laccertamento del rapporto di
filiazione. Nel caso provenga da uno solo dei genitori, non pu contenere l'indicazione relativa all'altro
genitore; queste indicazioni qualora siano state manifestate, sono senza effetto; qualora l'ufficiale dello stato
civile le riproduca sui registri dello stato civile soggetto ad una sanzione amministrativa pecuniarie e le
indicazioni devono essere cancellate. Permane il sostanziale divieto di riconoscere figli incestuosi.
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In virt della riforma sono oggi riconoscibili anche i figli cosiddetti adulterini, vale a dire nati da genitori
naturali, i quali, o uno dei quali, risultino legati da vincolo di matrimonio con un'altra persona all'epoca del
concepimento. La riforma ha tolto i limiti prima posti al riconoscimento dei cos detti figli adulterini ed ha
opportunamente rifiutato siffatta espressione. Il precedente disfavore legislativo nei confronti del
riconoscimento dei figli adulterini era motivata in base alla circostanza, che codesti figli originano dalla
violazione del dovere di fedelt coniugale con pericolo d'attentato alla famiglia legittima.
Quel disfavore, arrecava un sicuro nocumento ai figli naturali, sicch non solo scomparsa la riprovazione
penalistica dell'adulterio ma, opportunamente, la legge di riforma si orientata verso la possibilit del
riconoscimento pieno anche dei figli naturali predetti. L'eventuale inserimento del figlio naturale nella
famiglia legittima di uno dei genitori, tuttavia, deve essere autorizzato dal giudice, qualora ci non sia
contrario all'interesse del minore, se sia accertato il consenso dell'altro coniuge e dei figli legittimi che
abbiano compiuto il sedicesimo anno di et e siano conviventi, nonch dell'altro genitore naturale, il quale
abbia effettuato il riconoscimento. La legge consente il riconoscimento del figlio premorto, vale a dire
deceduto prima del riconoscimento; larticolo 255 stabilisce come esso debba giovare soltanto ai discendenti
legittimi e ai figli naturali riconosciuti del figlio naturale. La norma vuole evitare che un soggetto attui il
riconoscimento di una persona deceduta allo scopo di avvantaggiarsene; il riconoscimento, dunque, non
produce alcun effetto allorquando il riconosciuto premorto non abbia lasciato discendenti legittimi o figli
naturali riconosciuti. Diverso dal riconoscimento di figlio naturale premorto, il riconoscimento di figlio
naturale nato morto, che non pu sortire alcun esito, dal momento che chi nasce morto non , per
l'ordinamento, persona; un riconoscimento, dunque, che potrebbe presentare soltanto valore morale.
La forma
La volont di riconoscimento di figlio naturale dell'essere manifestata, in modo non equivoco, in una delle
forme tassativamente previste dall'articolo 254 del codice civile; il riconoscimento pubblicizzato attraverso
annotazione nell'atto di nascita. Trattandosi di forma richiesta, ad substantiam, priva d'effetti la
dichiarazione effettuata in modo differente; tuttavia la dichiarazione resa in una forma non contemplata dalla
legge, potr valere come utile indizio ai fini della prova della filiazione, che occorre fornire nel corso del
giudizio promosso per ottenere la dichiarazione giudiziale di paternit o di maternit naturale.
Il riconoscimento pu essere espresso, anzitutto, nell'atto di nascita, oppure con un'apposita dichiarazione,
posteriore alla nascita o al concepimento, davanti ad un ufficiale dello stato civile. La dichiarazione pu
anche essere affidata ad un atto pubblico, vale a dire pu essere ricevuta da un notaio o da un altro pubblico
ufficiale con funzioni di stato civile; ai sensi dell'articolo 254 il riconoscimento contenuto in una scrittura
privata e nullo. Ha valore di riconoscimento implicito la domanda di legittimazione presentata al giudice, o
la dichiarazione della volont di legittimare un figlio naturale espressa dal genitore in un atto pubblico o in
un testamento, anche se la legittimazione non abbia luogo. Il riconoscimento pu essere manifestato per
mezzo di testamento; qualunque ne sia la forma; idoneo al riconoscimento anche il testamento olografo.
La disposizione testamentaria con cui si attua riconoscimento, ha il carattere della non patrimonialit; il
testamento potrebbe anche essere confezionato all'esclusivo scopo di riconoscere un figlio naturale, potendo
essere assenti le disposizioni di carattere patrimoniale. Non richiesto che la disposizione di riconoscimento
abbia un contenuto particolare, ma dev'essere chiara ed univoca la volont di accertare il rapporto di
filiazione. Ne discende, che, qualora un soggetto, con testamento, nomini erede una persona indicandolo
esplicitamente come figlio, la disposizione vale anche come dichiarazione di riconoscimento di figlio
naturale, sempre che, beninteso, il chiamato non abbia gi lo status di figlio legittimo, o di figlio naturale
riconosciuto in virt di altro atto. Il riconoscimento, in quanto atto d'accertamento, irrevocabile; la revoca
del testamento non travolge il riconoscimento, che comunque ha effetto dal giorno della morte del testatore,
a meno che il soggetto non abbia redatto un testamento olografo senza portare a conoscenza di alcuno le
disposizioni testamentarie e lo abbia poi revocato per mezzo della sua distruzione.
78

In caso d'assenza del testatore, senza che vi sia ancora la certezza della sua morte, si ritiene che il
riconoscimento, contenuto in quell'atto, non produca i suoi effetti che dal momento dell'accertamento della
morte, o da quello della dichiarazione di morte presunta. Pertanto, poich il testamento produce effetti dal
momento della morte del suo autore, il riconoscimento del figlio naturale ad esso affidato, comporta che il
riconosciuto non possa vantare il diritto al mantenimento, all'istruzione e all'educazione nei confronti del
genitore premorto.
L'impugnazione
Il riconoscimento, qualunque ne sia la forma, pu essere impugnato, oltre che per difetti inerenti alla
medesima, per difetto di veridicit, per violenza e per incapacit che deriva da interdizione giudiziale;
l'atto invalido, inoltre, si stato confezionato in violazione di un divieto legale di riconoscimento.
Nel caso si ritenga fondata la ragione su cui poggia l'impugnazione, la sentenza rimuove lo stato di figlio
naturale acquistato tramite il riconoscimento. La sentenza passata in giudicato che accoglie l'impugnazione
dell'atto di riconoscimento, comunicata a cura del procuratore della Repubblica, o notificata, a cura degli
interessati, all'ufficiale dello stato civile, il quale ne fa annotazione nell'atto di nascita. La perdita del
cognome acquisito con i riconoscimento, non automatica, ben potendo il soggetto, pur non efficacemente
riconosciuto, rivendicare il diritto di conservare il cognome originario, portato per anni, e che caratterizza
ormai lui alla sua famiglia, sa s da costituire componente essenziale della sua identit personale.
Situazione questa che potr permanere anche se ottenga successivamente, l'accertamento della vera
paternit, che gli d il diritto di servirsi del cognome del genitore biologico. Quanto al difetto di veridicit,
di tutta evidenza che il riconoscimento produce i suoi effetti a condizione che sia vero il contenuto della
dichiarazione, vale a dire, che il riconosciuto sia stato realmente concepito dal dichiarante; l'impugnazione,
dunque, pu essere proposta sia nel caso in cui la dichiarazione sia frutto di errore, sia in quello di
dichiarazione mendace: si pensi al riconoscimento posto in essere al solo scopo di avere un rapporto di
filiazione aggirando le norme sull'adozione. In alcuni casi manifestata una mendace dichiarazione di
riconoscimento per compiacenza: riconoscimento del figlio nato da una donna con la quale si sia contratto
matrimonio, ma concepito da un altro uomo. Dalla dichiarazione mendace pu derivare responsabilit
penale. L'azione, che impercettibile, compete all'autore del riconoscimento, al soggetto che stato
riconosciuto e a chiunque vi abbia un interesse; essa ammessa anche dopo la legittimazione.
Avr interesse all'impugnazione anche il vero genitore del riconosciuto, o l'altro genitore; anche un
successibile del dichiarante potr impugnare il riconoscimento al fine di acquistare, o di rendere pi
consistente, un vantaggio ereditario. Il riconosciuto potr avere un interesse semplicemente morale
all'impugnazione, o un interesse patrimoniale: si pensi, ad esempio, all'estinzione dell'obbligo elementare
riguardo chi lo abbia riconosciuto. Il riconosciuto non pu impugnare il riconoscimento durante la minore
et o lo stato di interdizione per infermit di mente; tuttavia, il giudice, ad esempio su istanza del figlio che
abbia compiuto il sedicesimo anno di et, pu autorizzare l'impugnazione nominando un curatore speciale.
Il curatore speciale ammesso a richiedere anche la riparazione del danno non patrimoniale causato al
minore dal falso riconoscimento, essendo lo stesso pregiudizio riparabile, dato che il falso riconoscimento
pu integrare una fattispecie di reato. L'impugnazione avr esito positivo, solo dimostrando che l'autore del
riconoscimento non genitore del riconosciuto: ad esempio provando che quel soggetto era, al tempo del
concepimento, incapace di generare; non occorre anche dimostrare che sia il vero genitore.
Le dimostrazione della mancanza di veridicit del riconoscimento pu essere data senza limiti di prova.
previsto come obbligatorio l'intervento del pubblico ministero. Il riconoscimento impugnabile, inoltre,
se fu effetto di violenza; ne discende, che l'azione pu essere esercitata anche nel caso in cui il soggetto
riconosciuto sia effettivamente figlio del dichiarante. Legittimato attivo soltanto l'autore del
riconoscimento, il quale decade dall'azione, se la stessa non sia esperita entro un anno dalla cessazione della
violenza, o dal conseguimento della maggiore et, se riconoscimento provenga da minore ultrasedicenne.
79

Nel caso il riconoscimento sia impugnabile per difetto di veridicit o per violenza, l'autore del
riconoscimento sia morto senza aver promosso l'azione, essa si trasmette, sempre che non sia scaduto il
termine, ai discendenti, agli ascendenti o agli eredi. Pendente giudizio d'impugnazione, il giudice pu dare i
provvedimenti che ritenga opportuni nell'interesse del figlio.

LA DICHIARAZIONE GIUDIZIALE DELLA PATERNIT E DELLA MATERNIT NATURALE


In capo ai genitori naturali non sussiste l'obbligo giuridico ma soltanto morale di manifestare il
riconoscimento di un figlio naturale. La mancanza di spontaneo riconoscimento da parte di uno o di
entrambi genitori naturali, per, non pu essere di pregiudizio al figlio; pertanto, se questi non vogliano o
non possano riconoscerlo con l'atto d'accertamento privato, a quell'assenza deve potersi supplire
giudizialmente: quanto dispone l'articolo 269 che disciplina l'azione diretta alla dichiarazione di paternit e
di maternit naturale. Essa una azione di Stato, essendo diretta all'accertamento della filiazione naturale,
vale a dire all'acquisto, da parte del figlio naturale, del formale status di figlio naturale, non risultante
dall'atto di nascita in quanto mancato il riconoscimento dei genitori. L'articolo 269 del codice civile
assicurando al figlio naturale il diritto all'accertamento del suo rapporto di filiazione, d piena attuazione al
dettato dell'articolo 30 della costituzione. Ai sensi dell'articolo 269, la paternit va attribuita come mera
conseguenza giuridica della procreazione, non occorrendo anche una cosciente volont di procreare; con la
sentenza che dichiara la paternit e la maternit naturale, il figlio naturale ottiene il relativo status, cui si
legano gli effetti che produce ex tunc il riconoscimento. Il giudice pu anche dare provvedimenti che stima
utili per il mantenimento, l'istruzione, l'educazione e la tutela degli interessi patrimoniali del figlio.
Codesta sentenza, che supplisce al mancante atto di riconoscimento dei genitori, producendone i medesimi
effetti, d forma allo status su iniziativa del figlio naturale. L'azione, che pu essere proposta solo nei casi in
cui il riconoscimento ammesso, ed esclusa riguardo ai figli incestuosi non riconoscibili, spetta al figlio
senza limiti di tempo. La legittimazione attiva prevista anche in capo a suoi discendenti, non in capo ai
suoi eredi, se il figlio, muoia prima di aver iniziato l'azione; in questa ipotesi, per, l'azione non
imprescrittibile, ma va esercitata entro due anni dalla morte del figlio; i discendenti possono proseguire
l'azione promossa dal figlio deceduto prima dell'esito del giudizio. Nell'interesse del minore, hanno
legittimazione attiva anche il genitore che esercita la potest o il tutore. Nel caso il figlio abbia compiuto
l'et di 16 anni, occorre il suo consenso per promuovere o proseguire l'azione, sicch gli consentita una
personale valutazione riguardo alla convenienza dell'accertamento della filiazione. Il genitore naturale non
legittimato attivo per la dichiarazione giudiziale della sua paternit o maternit, dal momento che pu
accertare direttamente la filiazione naturale per mezzo dell'atto di riconoscimento. Nel caso gi sussista, in
capo al legittimato attivo, uno stato di filiazione, legittima o naturale, l'esperimento dell'azione
d'accertamento giudiziale della paternit o della maternit naturale deve essere preceduto dal provvedimento
che rimuova detto stato. Legittimato passivo il presunto genitore o, in mancanza, i suoi eredi.
Il procedimento
Al giudizio di accertamento competente il tribunale ordinario, se il figlio sia maggiore d'et, quello dei
minori, invece, nel caso della sua minore et; trattasi del tribunale del luogo di residenza del soggetto che si
assume essere genitore. Il giudizio si articola in due fasi. Prima fase: La proposizione dell'azione per la
dichiarazione giudiziale di paternit o di maternit naturale, che un'azione di Stato, deve essere preceduta,
da un giudizio di ammissibilit, diretto a verificare che sussistano specifiche circostanze tali da farla
apparire giustificata; in altri termini, la situazione descritta dall'attore deve convincere che verosimile,
probabile, l'esistenza del fatto della filiazione; si reputa sufficiente il concorso di circostanze, fatti, modalit,
idonei a convincere che la domanda abbia la possibilit di essere successivamente accolta sicch, ai fini
dell'ammissibilit dell'azione, sufficiente, ad esempio, che le caratteristiche somatiche del soggetto
richiedente la filiazione rendono plausibile la sua discendenza dal preteso padre.
80

In codesta fase preliminare, stabilita per salvaguardare la riservatezza e l'onorabilit di chi sia convenuto in
giudizio come preteso padre o pretesa madre, il tribunale, su istanza di chi intende promuovere l'azione,
accerta se l'azione sia o meno fondata. Al riguardo, svolge un inchiesta sommaria, che deve avvenire senza
pubblicit alcuna, e deve essere mantenuta segreta. Va sottolineato, pertanto, come in questa fase il giudice
debba anche valutare l'interesse del figlio infrasedicenne al riconoscimento. Il giudice deve accertare che al
minore giova l'ampliamento della sua sfera affettiva, sociale, economica; allorquando l'azione venga
giudicata ammissibile, ricorrendo il cosiddetto fumus boni iuris, la medesima pu essere proposta al
tribunale, sicch si instaura il giudizio, diretto al puntuale accertamento del fondamento dell'azione. In
giudizio, dovr essere fornita la prova della paternit o della maternit naturale che pu essere data con ogni
mezzo. La maternit dimostrata provando l'identit di colui che si pretende essere figlio e di colui che fu
partorito dalla donna, la quale si assume essere madre; la sola dichiarazione della madre, e la sola esistenza
di rapporti tra la madre preteso padre all'epoca del concepimento, non costituiscono prova della paternit
naturale. La prova della paternit certo pi impegnativa, ed un margine di incertezza sussiste sempre; si
ammettono anche le indagini, somatiche, e genetiche come ad esempio l'esame del Dna, che danno risultati
fortemente attendibili. Si rammenti, che il giudice valuta come prova a sfavore del preteso genitore il rifiuto
di sottoporsi a prelievo ematico. Si ammettono che la dichiarazione giudiziale di paternit naturale si possa
avere anche nel caso in cui la madre ed il presunto padre abbiano notoriamente convissuto come coniugi nel
tempo in cui risale il concepimento, o quando la paternit risulti indirettamente da sentenza civile o penale.
La prova, comunque, deve essere rigorosa, sicch il giudice non dichiarer la paternit naturale allorquando
sussistano gravi dubbi, dovendosi anche tutelare coloro che si pretende siano genitori naturali.
Passata in giudicato, la sentenza comunicata all'ufficiale dello stato civile, il quale ne fanno annotazione
nell'atto di nascita. Nei confronti del genitore giudizialmente dichiarato, il figlio naturale vanta i diritti ed
tenuto ai doveri, che la legge prevede per i figli legittimi, salvo le marginali, ancora sussistenti, differenze.

LA FILIAZIONE INCESTUOSA
La regola generale, secondo cui i figli naturali, alla luce della riforma del 1975, possono sempre essere
riconosciuti, anche se adulterini, soffre un'eccezione. La legge di riforma, ha infatti mantenuto il divieto di
riconoscimento e di legittimazione dei figli incestuosi, lasciando sopravvivere una discriminazione di dubbia
costituzionalit, dal momento dell'articolo 30 della costituzione assicura a tutti i figli nati fuori dal
matrimonio ogni tutela giuridica e sociale. La riprovazione sociale dell'incesto testimoniata anche
dall'articolo 564 del codice penale, che punisce chi, in modo che ne derivi pubblico scandalo, commette
incesto con uno dei parenti o affini menzionati dalla norma, e le preoccupazioni eugenetiche, non possono
che riflettersi negativamente nei confronti degli autori di quell'atto, non gi ha per, riguardo al soggetto
che rappresenta soltanto la conseguenza del medesimo, costretto a soffrire dell'assenza di uno stato
familiare. Deve essere rilevato, tuttavia, che il riconoscimento, rendendo pubblica l'origine incestuosa,
potrebbe avere riflessi negativi sullo sviluppo della personalit del figlio naturale; per questo il capoverso
dell'articolo 251 prescrive l'autorizzazione del giudice nel marginale caso di riconoscibilit ammessa dal
primo comma di questo articolo. Ai sensi dell'articolo 251 sono incestuosi i figli nati da persone tra le quali
esiste un vincolo di parentela, anche soltanto naturale, in linea retta all'infinito, linea collaterale nel secondo
grado, o un vincolo d'affinit in linea retta. Sono incestuosi, ad esempio, i figli nati dall'unione di un uomo e
una donna che ne sia figlia, anche soltanto naturale, o nati dall'unione del fratello con la sorella, del nonno
con la nipote, del suocero con la nuora, del genero con la suocera. Non sono incestuosi, ad esempio, i figli
nati dalla relazione di un cognato con la cognata. Il divieto di riconoscimento cade, se si dimostri che i
genitori ignoravano, al tempo del concepimento, il vincolo incestuoso esistente tra loro, o stato dichiarato
nullo il matrimonio da cui derivava l'affinit; la buona fede di uno solo del dei genitori del figlio incestuoso
rende possibile soltanto a lui riconoscimento.

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Il riconoscimento, per, va autorizzato dal giudice avuto riguardo all'interesse del figlio ed alla necessit di
evitargli qualsiasi pregiudizio, soprattutto di tipo spirituale, come nel caso in cui il figlio, per la sua et,
possa risentire della conoscenza dell'origine incestuosa, un danno maggiore del vantaggio conseguibile con
il riconoscimento. Eccettuate le marginali ipotesi sopra delineate, vi il divieto di riconoscimento da parte
dei genitori incestuosi, che preclude anche la dichiarazione giudiziale di paternit o maternit naturale; ne
discende, che i figli incestuosi non sono titolari di uno stato familiare. Di fatto, il divieto pu risultare
aggirato nel caso in cui il riconoscimento sia manifestato da uno solo dei genitori, dato che la nascita da
rapporto incestuoso emerge allorquando sia nota anche l'identit dell'altro genitore.
Il divieto di riconoscimento dei figli incestuosi non rende priva di effetti patrimoniali la filiazione
incestuosa. Il figlio incestuoso infatti pu sempre agire, previa autorizzazione del giudice, per ottenere il
mantenimento, l'istruzione e l'educazione; nel caso il figlio sia maggiore d'et, e versi in stato di bisogno,
pu agire e pretendere gli alimenti. L'azione pu essere promossa nell'interesse del figlio minore, da un
curatore speciale nominato dal giudice, su richiesta del pubblico ministero o del genitore che l'esercita la
potest. L'azione, naturalmente, comporta l'accertamento della paternit o della maternit naturale, cui non
consegue, tuttavia, uno status familiare pieno, indi comprensivo del cognome, dei diritti successori, ecc.
Il figlio potr pretendere dai genitori solo quanto gli occorra per il suo mantenimento e la sua istruzione.
Con il riconoscimento di questo diritto, il figlio potr anche vantare alla morte dei genitori, il diritto ad un
assegno. previsto infatti, che, pur non potendo vantare diritti successori pieni, quel soggetto ha diritto ad
un assegno vitalizio pari all'ammontare della rendita della quota di eredit alla quale avrebbe diritto, se la
filiazione fosse stata dichiarata o riconosciuta; su richiesta, ha diritto alla capitalizzazione dellassegno in
danaro, o, a scelta degli eredi legittimi, in beni ereditari. I figli incestuosi, naturalmente, possono essere
chiamati all'eredit di genitori in via testamentaria, nel qual caso, hanno la possibilit di rinunziare alla
disposizione e chiedere l'assegno; situazione analoga si ha quando il genitore abbia disposto per donazione
in favore dei figli incestuosi.

LA LEGITTIMAZIONE
Gli ampi mutamenti apportati dalla riforma del diritto di famiglia al fine di una piena, sostanziale
parificazione dei figli naturali ai figli legittimi, attenuano l'importanza della legittimazione, per mezzo della
quale attribuita, a chi sia nato fuori del matrimonio, lo status di figlio legittimo del proprio genitore.
La legittimazione pu avvenire o per susseguente matrimonio dei genitori del figlio naturale, o per
provvedimento del giudice. Essa, che esclusa riguardo ai figli che non possono essere riconosciuti, pu
anche aver luogo nei confronti dei figli premorti, ma solo se questi abbiano discendenti legittimi o naturali
riconosciuti. La legittimazione ha efficacia ex nunc, sia riguardo al figlio legittimato, sia riguardo ai genitori,
o al genitore nei confronti del quale sia concessa. La legittimazione anzitutto conseguenza automatica del
matrimonio dei genitori del figlio naturale, successivo alla sua nascita; se il figlio sia stato soltanto concepito
prima del matrimonio, ma nato in costanza di questo, con il matrimonio dei genitori gi di per s reputato
legittimo. Il riconoscimento, effettuato dopo il matrimonio dei genitori naturali, comporta che la
legittimazione produca effetto, riguardo ad ambedue genitori, dal giorno del riconoscimento; se il
riconoscimento, invece, avviene da parte di entrambi genitori nell'atto di matrimonio, o anteriormente, ha
effetto dal giorno del matrimonio. Quanto alla legittimazione per provvedimento del giudice, dispone
l'articolo 284 che stabilisce come la medesima possa essere concessa solo se corrisponda gli interessi del
figlio, e concorrano le condizioni seguenti:
1. domandata dai genitori o da uno di essi, e che il richiedente abbia compiuto il sedicesimo anno di et;
2. per il genitore vi sia l'impossibilit o un gravissimo ostacolo a legittimare il figlio per susseguente
matrimonio; si precisa che l'impossibilit o il gravissimo ostacolo al susseguente matrimonio, vadano
ravvisati, ad esempio, nel rifiuto dell'altro genitore naturale a contrarre matrimonio, o nella morte di
questi, o ancora, nell'esistenza di un impedimento non dispensabile;
82

3. vi sia l'assenso dell'altro coniuge, se il richiedente sia unito in matrimonio e non sia legalmente separato;
4. vi sia il consenso del figlio legittimando, se abbia compiuto gli anni 16, o il consenso dell'altro genitore
o del curatore speciale, se il figlio sia minore di anni 16 salvo che il figlio si gi stato riconosciuto.
Da ci deriva la sussidiariet della legittimazione per provvedimento del giudice, da quella per susseguente
matrimonio. La legittimazione per provvedimento del giudice pu essere anche successiva alla morte del
genitore; la domanda pu essere proposta dal figlio naturale se il genitore aveva espresso in un testamento o
in un atto pubblico la volont di legittimarlo; la legittimazione per provvedimento del giudice pu essere
chiesta anche in presenza di figli legittimi o legittimati, nel qual caso gli stessi devono essere ascoltati dal
presidente del tribunale, se d'et superiore ai 16 anni, onde si tenga conto anche dell'interesse di chi gi sia
membro della famiglia legittima. Competente il tribunale ordinario o dei minori, del luogo di residenza del
genitore istante; nel giudizio deve intervenire pubblico ministero. La sentenza impugnabile in appello
anche su istanza del pubblico ministero. La legittimazione per provvedimento del giudice produce gli stessi
effetti della legittimazione per susseguente matrimonio, vale a dire: acquisto da parte del figlio, il quale
abbia gi lo status di figlio naturale riconosciuto, del pi comprensivo status di figlio legittimo.
Detti effetti decorrono dalla data del provvedimento. Differentemente dalla legittimazione per susseguente
matrimonio, che, per sua natura, assicura pienamente lo status di figlio legittimo riguardo ad entrambi
genitori, la legittimazione per provvedimento del giudice comporta integralmente quello status, solo se sia
stata domandata da entrambi i genitori. Alla legittimazione pu essere tolto effetto mediante azione di
contestazione della legittimit.

IL RAPPORTO DI FILIAZIONE. I DOVERI DEI GENITORI


La filiazione, in quanto rapporto giuridico, implica diritti e doveri. Fra i diritti pu essere ricordato quello di
assumere il cognome paterno, se la nascita sia avvenuta in costanza di matrimonio; se diversamente, si
avvenuta al di fuori di esso, il figlio assume il cognome del genitore che per primo lo ha riconosciuto.
Quanto doveri, si pu ricordare che il figlio tenuto al rispetto dei genitori. Ai sensi dell'articolo 147 il
matrimonio impone ad ambedue i coniugi l'obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole tenendo
conto delle capacit, dell'inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli. Fino a raggiungimento dell'et in
cui il figlio sia in grado di provvedere da solo ai propri bisogni, esso vanta, anzitutto, nei confronti dei
genitori, il diritto di assistenza morale e materiale. I genitori non sono soltanto tenuti a farsi carico dell'onere
economico, che comporta il soddisfacimento delle esigenze della prole, ma debbono concorrere
personalmente alla sua formazione. Il soddisfacimento dei bisogni va inteso non solo con riguardo a quelli
prettamente alimentari, ma, altres, con riguardo al vestiario, alle cure mediche, alle esigenze spirituali e di
svago; il figlio titolare di reddito da lavoro deve contribuire al proprio mantenimento. L'obbligo dei genitori
di mantenere i figli non cessa automaticamente con il raggiungimento della maggiore et, ma persiste finch
non venga data la prova che il figlio abbia raggiunto l'indipendenza economica, o che lo stesso sia stato
posto nella condizione di essere economicamente autosufficiente. Accanto all'assistenza materiale, si pone,
fondamentalmente, l'assistenza morale, che si articola nelle manifestazioni d'affetto e nell'obbligo
d'istruzione e deducazione. Il figlio ha diritto di ricevere gli insegnamenti scolastici e di vita, atti a fargli
conseguire quelle conoscenze, anche culturali, che lo formano, e che debbono, essere attenti alle sue
inclinazioni ed aspirazioni; particolarmente delicati, appaiono gli insegnamenti religiosi e quelli formativi di
un'ideologia politica. Non si dimentichi, che il figlio trova anchesso garanzia costituzionale delle libert
dell'individuo, quale quella religiosa, politica, eccetera, n giova allo sviluppo della sua personalit, nelle
sue molteplici manifestazioni, la tenuta di comportamenti autoritari, di imposizione, banditi dal sistema
vigente. Il che non esclude che i genitori, specie riguardo i minori non prossimi all'et adolescenziale,
abbiano poteri di indirizzo e di controllo dell'attivit dei figli.

83

Agli obblighi fissati dall'articolo 147 sono tenuti, sin dal momento della nascita, entrambi genitori; fatta
salva la distribuzione fra il genitori, in proporzione alle rispettive sostanze, comprensiva dei beni non
produttivi di reddito e secondo le capacit di lavoro professionale o casalingo, del relativo costo.
Nel caso un genitore abbia integralmente adempiuto l'obbligo di mantenimento dei figli, quindi anche per la
quota a carico dell'altro genitore, legittimato ad agire iure proprio, nei confronti di quest'ultimo, per il
rimborso di quella quota, anche per il periodo anteriore alla domanda di vista di rimborso, atteso che
l'obbligo di mantenimento dei figli sorge per effetto della filiazione. Nel caso i genitori non abbiano
sufficienti mezzi, gli altri ascendenti, legittimi o naturali, sono tenuti a fornire ai genitori stessi, i mezzi
necessari, affinch possano adempiere i loro doveri nei confronti dei figli. Detti ascendenti sono gravati da
quest'obbligo in ordine di prossimit, nel senso che il pi prossimo esclude il pi remoto; fra gli
ascendenti di pari grado, l'obbligo solidale. Lobbligo imposto ai genitori, o in loro vece, agli altri
ascendenti, di mantenere, istruire, educare la prole, coercibile; infatti, l'articolo 148 prescrive che, in caso
di inadempimento, su istanza di chiunque vi abbia interesse, il presidente del tribunale possa ordinare che
una quota dei redditi dell'obbligato, sia versata direttamente all'altro coniuge, o a chi sopporti le spese per il
mantenimento, listruzione e l'educazione della prole. L'obbligo di mantenimento e d'istruzione non cessa
automaticamente con il conseguimento della maggiore dalla parte del figlio: questi, ha diritto di essere posto
in condizione di terminare un corso di studi, che gli consentano l'acquisizione delle conoscenze necessarie
all'esercizio di un'attivit professionale, raggiungendo con il proprio lavoro l'autonomia economica.
Lo Stato rende effettivo il diritto di raggiungere i gradi pi alti degli studi dei capaci e meritevoli, anche se
privi di mezzi, attraverso borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze. L'obbligo di
mantenimento in capo genitori cessa quando il figlio maggiore di et, pur in grado di procurarsi un reddito
attraverso un'adeguata attivit di lavoro, non vi provveda per sua negligenza. Si reputa che l'obbligo si
estingua anche nel caso in cui il figlio, privo di un'attivit professionale, contragga matrimonio: in questo
caso, infatti, si ritiene che l'obbligo di assistenza, gravante sul coniuge del figlio, prevalga sull'obbligo del
genitore al mantenimento. Non inutile ribadire, infine, che ha alla filiazione si legano effetti successori.
Esercizio della potest dei genitori
Con la novella del 1975, il tradizionale istituto della patria potest mutato, salvo marginali eccezioni, in
potest genitoria, data la piena uguaglianza dei genitori, perentoriamente affermata dalla costituzione. La
potest dei genitori, intesa non soltanto come autorit nei confronti dei figli minori, appare oggettivamente
necessaria, data insufficiente maturit dei soggetti, che non abbiano ancora compiuto il sedicesimo anno di
et, a curare da soli i propri interessi. La potest genitoria ha sicuramente perduto rispetto al passato quei
contorni di supremazia riguardo ai figli; oggi l'istituto totalmente permeato dalla concezione che quella
potest strumentale alla tutela dei figli, al raggiungimento dei loro interessi. Dunque, la soggezione dei
minori, tenuti ad uniformarsi alle decisioni dei genitori, non esclude la presenza di un'area, seppure limitata,
di autonomia del minore. Non solo i genitori devono tener conto, svolgendo le funzioni educative, delle sue
inclinazioni ed aspirazioni, ma debbono altres consentirgli quegli atti che giovano allo sviluppo della sua
personalit. Il figlio soggetto alla potest dei genitori sino all'et maggiore o alla emancipazione.
La potest esercitata di comune accordo da entrambi i genitori; si riconosce che le decisioni della vita
quotidiana possano essere assunte dai genitori disgiuntamente, laddove debbono essere congiuntive le scelte
di vita importanti. In caso di contrasto su questioni di particolare importanza ciascuno dei genitori pu
ricorrere senza formalit al giudice indicando i provvedimenti che ritiene pi idonei. Se sussiste un
incombente pericolo di grave pregiudizio per il figlio, il padre pu adottare i provvedimenti urgenti ed
indifferibili (322). Il giudice, sentiti i genitori ed il figlio, se maggiore degli anni quattordici, suggerisce le
determinazioni che ritiene pi utili nell'interesse del figlio e dell'unit familiare. Se il contrasto permane il
giudice attribuisce il potere di decisione a quello dei genitori che, nel singolo caso, ritiene il pi idoneo a
curare l'interesse del figlio.
84

Nel caso di lontananza, di incapacit o di altro impedimento che renda impossibile ad uno dei genitori
l'esercizio della potest, questa esercitata in modo esclusivo dall'altro. La potest comune dei genitori non
cessa quando, a seguito di separazione, di scioglimento, di annullamento o di cessazione degli effetti civili
del matrimonio, i figli vengono affidati ad uno di essi. L'esercizio della potest regolato, in tali casi,
secondo quanto disposto nell'art. 155. Al genitore che ha riconosciuto il figlio naturale spetta la potest su di
lui. Se il riconoscimento fatto da entrambi i genitori, l'esercizio della potest spetta congiuntamente ad
entrambi qualora siano conviventi. Si applicano le disposizioni dell'art. 316. Se i genitori non convivono
l'esercizio della potest spetta al genitore col quale il figlio convive ovvero, se non convive con alcuno di
essi, al primo che ha fatto il riconoscimento. Il giudice, nell'esclusivo interesse del figlio, pu disporre
diversamente; pu anche escludere dall'esercizio della potest entrambi i genitori, provvedendo alla nomina
di un tutore. Il genitore che non esercita la potest ha il potere di vigilare sull'istruzione, sull'educazione e
sulle condizioni di vita del figlio minore. Il figlio non pu abbandonare la casa dei genitori o del genitore
che esercita su di lui la potest n la dimora da essi assegnatagli. Qualora se ne allontani senza il permesso, i
genitori possono richiamarlo ricorrendo, se necessario, al giudice tutelare.
L'estinzione della potest dei genitori
La potest dei genitori ha durata limitata, essendo destinata ad estinguersi con il compimento della maggiore
et, o con l'emancipazione del figlio. Si ha invece sospensione della potest, in ipotesi di decadenza dalla
stessa pronunciata dal giudice (esempio condanna all'ergastolo), o in ipotesi di incapacit o di altro
impedimento, e in ipotesi di condanna penale. Causa d'estinzione della potest sono, inoltre, la morte del
figlio minore e la morte dei genitori; in caso di morte di uno soltanto dei genitori, essa si concentra in capo
al superstite.

RAPPRESENTANZA E AMMINISTRAZIONE
I genitori congiuntamente, o quello di essi che esercita in via esclusiva la potest, rappresentano i figli nati e
nascituri in tutti gli atti civili e ne amministrano i beni. Gli atti di ordinaria amministrazione, esclusi i
contratti con i quali si concedono o si acquistano diritti personali di godimento, possono essere compiuti
disgiuntamente da ciascun genitore (322). Si applicano, in caso di disaccordo o di esercizio difforme dalle
decisioni concordate, le disposizioni dell'art. 316. I genitori non possono alienare, ipotecare o dare in pegno
i beni pervenuti al figlio a qualsiasi titolo, anche a causa di morte, accettare o rinunziare ad eredit o legati,
accettare donazioni, procedere allo scioglimento di comunioni, contrarre mutui o locazioni ultranovennali
(1572) o compiere altri atti eccedenti la ordinaria amministrazione n promuovere, transigere o
compromettere in arbitri giudizi relativi a tali atti, se non per necessit o utilit evidente del figlio dopo
autorizzazione del giudice tutelare. I capitali non possono essere riscossi senza autorizzazione del giudice
tutelare, il quale ne determina l'impiego. L'esercizio di una impresa commerciale (2195) non pu essere
continuato se non con l'autorizzazione del tribunale su parere del giudice tutelare. Questi pu consentire
l'esercizio provvisorio dell'impresa, fino a quando il tribunale abbia deliberato sulla istanza (2198).
Se sorge conflitto di interessi patrimoniali tra i figli soggetti alla stessa potest, o tra essi e i genitori o quello
di essi che esercita in via esclusiva la potest, il giudice tutelare nomina ai figli un curatore speciale.
Se il conflitto sorge tra i figli e uno solo dei genitori esercenti la potest, la rappresentanza dei figli spetta
esclusivamente all'altro genitore. In tutti i casi in cui i genitori congiuntamente, o quello di essi che esercita
in via esclusiva la potest 1155), non possono o non vogliono compiere uno o pi atti di interesse del figlio,
eccedente l'ordinaria amministrazione, il giudice, su richiesta del figlio stesso, del pubblico ministero o di
uno dei parenti che vi abbia interesse, e sentiti i genitori, pu nominare al figlio un curatore speciale
autorizzandolo al compimento di tali atti. Gli atti compiuti senza osservare le norme dei precedenti articoli
del presente titolo possono essere annullati su istanza dei genitori esercenti la potest o del figlio o dei suoi
eredi o aventi causa.
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I genitori esercenti la potest sui figli non possono, neppure all'asta pubblica, rendersi acquirenti
direttamente o per interposta persona dei beni e dei diritti del minore. Gli atti compiuti in violazione del
divieto previsto nel comma precedente possono essere annullati (1422) su istanza del figlio o dei suoi eredi o
aventi causa. I genitori esercenti la potest non possono diventare cessionari di alcuna ragione o credito
verso il minore (1261).

USUFRUTTO LEGALE
I genitori esercenti la potest hanno in comune l'usufrutto dei beni del figlio. I frutti percepiti sono destinati
al mantenimento della famiglia e all'istruzione ed educazione dei figli. Non sono soggetti ad usufrutto legale:
l) i beni acquistati dal figlio con i proventi del proprio lavoro;
2) i beni lasciati o donati (587, 769) al figlio per intraprendere una carriera, un'arte o una professione;
3) i beni lasciati o donati con la condizione che i genitori esercenti la potest o uno di essi non ne abbiano
l'usufrutto: la condizione per non ha effetto per i beni spettanti al figlio a titolo di legittima (537);
4) i beni pervenuti al figlio per eredit, legato o donazione e accettati nell'interesse del figlio contro la
volont dei genitori esercenti la potest. Se uno solo di essi era favorevole all'accettazione, l'usufrutto legale
spetta esclusivamente a lui.
Obblighi inerenti all'usufrutto legale
Gravano sull'usufrutto legale gli obblighi propri dell'usufruttuario (1001). L'usufrutto legale non pu essere
oggetto di alienazione, di pegno o di ipoteca n di esecuzione da parte dei creditori. L'esecuzione sui frutti
dei beni del figlio da parte dei creditori dei genitori o di quello di essi che ne titolare esclusivo non pu
aver luogo per debiti che il creditore conosceva essere stati contratti per scopi estranei ai bisogni della
famiglia. Il genitore che esercita in modo esclusivo la potest il solo titolare dell'usufrutto legale. Il
genitore che passa a nuove nozze conserva l'usufrutto legale, con l'obbligo tuttavia di accantonare in favore
del figlio quanto risulti eccedente rispetto alle spese per il mantenimento, l'istruzione e l'educazione di
quest'ultimo. Cessato l'usufrutto legale, se il genitore ha continuato a godere i beni del figlio convivente con
esso senza procura ma senza opposizione, o anche con procura ma senza l'obbligo di rendere conto dei frutti,
egli o i suoi eredi non sono tenuti che a consegnare i frutti esistenti al tempo della domanda.
LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI DEI FIGLI

Il giudice pu pronunziare la decadenza della potest quando il genitore viola o trascura i doveri (147; Cod.
Pen. 570) ad essa inerenti o abusa dei relativi poteri con grave pregiudizio del figlio. In tale caso, per gravi
motivi, il giudice pu ordinare l'allontanamento del figlio dalla residenza familiare. Il giudice pu
reintegrare nella potest il genitore che ne decaduto, quando, cessate le ragioni per le quali la decadenza
stata pronunciata, e escluso ogni pericolo di pregiudizio per il figlio. Quando la condotta di uno o di
entrambi i genitori non tale da dare luogo alla pronuncia di decadenza prevista dall'art. 330, ma appare
comunque pregiudizievole al figlio, il giudice, secondo le circostanze pu adottare i provvedimenti
convenienti e pu anche disporre l'allontanamento di lui dalla residenza familiare. Tali provvedimenti sono
revocabili in qualsiasi momento.
Rimozione dall'amministrazione
Quando il patrimonio del minore male amministrato, il tribunale pu stabilire le condizioni a cui i genitori
devono attenersi nell'amministrazione o pu rimuovere entrambi o uno solo di essi dall'amministrazione
stessa e privarli, in tutto o in parte, dell'usufrutto legale. L'amministrazione affidata ad un curatore, se
disposta la rimozione di entrambi i genitori. Il genitore rimosso dall'amministrazione ed eventualmente
privato dell'usufrutto legale pu essere riammesso dal tribunale nell'esercizio dell'una o nel godimento
dell'altro, quando sono cessati i motivi che hanno provocato il provvedimento (336; att. 382, 51).
I provvedimenti indicati negli articoli precedenti sono adottati su ricorso dell'altro genitore, dei parenti (77)
o del pubblico ministero e, quando si tratta di revocare deliberazioni anteriori, anche del genitore interessato.
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Il tribunale provvede in camera di consiglio (Cod. Proc. Civ. 737) assunte informazioni e sentito il pubblico
ministero. Nei casi in cui il provvedimento e richiesto contro il genitore, questi deve essere sentito. In caso
di urgente necessit il tribunale pu adottare, anche di ufficio, provvedimenti temporanei nell'interesse del
figlio. Il giudice tutelare deve vigilare sull'osservanza delle condizioni che il tribunale abbia stabilito per
l'esercizio della potest e per l'amministrazione dei beni.
LA TUTELA

Se entrambi i genitori sono morti o per altre cause non possono esercitare la potest dei genitori, si apre la
tutela presso la pretura del mandamento dove la sede principale degli affari e interessi del minore (att.
129). Se il tutore domiciliato o trasferisce il domicilio in altro mandamento, la tutela pu essere ivi
trasferita con decreto del tribunale. L'ufficiale dello stato civile, che riceve la dichiarazione di morte di una
persona la quale ha lasciato figli in et minore ovvero la dichiarazione di nascita di un figlio di genitori
ignoti, e il notaio, che, procede alla pubblicazione (620) di un testamento contenente la designazione di un
tutore o di un protutore, devono darne notizia al giudice tutelare entro dieci giorni. Il cancelliere, entro
quindici giorni dalla pubblicazione o dal deposito in cancelleria, deve dare notizia al giudice tutelare delle
decisioni dalle quali derivi l'apertura di una tutela. I parenti entro il terzo grado (76) devono denunziare al
giudice tutelare il fatto da cui deriva l'apertura della tutela entro dieci giorni da quello in cui ne hanno avuto
notizia. La denunzia deve essere fatta anche dalla persona designata quale tutore o protutore entro dieci
giorni da quello in cui ha avuto notizia della designazione. Il giudice tutelare, appena avuta notizia del fatto
da cui deriva l'apertura della tutela, procede alla nomina del tutore e del protutore (348, 354, 360, 389).
E' nominato un solo tutore a pi fratelli e sorelle, salvo che particolari circostanze consiglino la nomina di
pi tutori. Se vi conflitto di interessi tra minori soggetti alla stessa tutela, il giudice tutelare nomina ai
minori un curatore speciale. Il giudice tutelare nomina tutore la persona designata dal genitore che ha
esercitato per ultimo la potest dei genitori. La designazione pu essere fatta per testamento (587-2), per atto
pubblico o per scrittura privata autenticata (2699; 2703). Se manca la designazione ovvero se gravi motivi si
oppongono alla nomina della persona designata, la scelta del tutore avviene preferibilmente tra gli
ascendenti o tra gli altri prossimi parenti o affini (74, 78) del minore, i quali, in quanto sia opportuno,
devono essere sentiti. Il giudice, prima di procedere alla nomina del tutore, deve anche sentire il minore che
abbia raggiunto l'et di anni sedici. In ogni caso la scelta deve cadere su persona idonea all'ufficio, di
ineccepibile condotta, la quale dia affidamento di educare e istruire il minore conformemente a quanto
prescritto nell'art. 147. Il tutore, prima di assumere l'ufficio, presta davanti al giudice tutelare giuramento di
esercitarlo con fedelt e diligenza. Non possono essere nominati tutori e, se sono stati nominati, devono
cessare dall'ufficio (att. 129):
1) coloro che non hanno la libera amministrazione del proprio patrimonio;
2) coloro che sono stati esclusi dalla tutela per disposizione scritta del genitore il quale per ultimo ha
esercitato la patria potest;
3) coloro che hanno o sono per avere o dei quali gli ascendenti, i discendenti o il coniuge hanno o sono per
avere col minore una lite, per effetto della quale pu essere pregiudicato lo stato del minore o una parte
notevole del patrimonio di lui;
4) coloro che sono incorsi nella perdita della patria potest o nella decadenza da essa, o sono stati rimossi da
altra tutela;
5) il fallito che non stato cancellato dal registro dei falliti.

La tutela dei minori, che non hanno nel luogo del loro domicilio parenti conosciuti o capaci di esercitare
l'ufficio di tutore, pu essere deferita dal giudice tutelare a un ente di assistenza nel comune dove ha

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domicilio il minore o all'ospizio in cui questi e ricoverato (402). L'amministrazione dell'ente o dell'ospizio
delega uno dei propri membri a esercitare le funzioni di tutela (355-2).
E' tuttavia in facolt del giudice tutelare di nominare un tutore al minore quando la natura o l'entit dei beni
o altre circostanze lo richiedono. Sono applicabili al protutore le disposizioni stabilite per il tutore.
Donazione o disposizione testamentaria a favore del minore
Chi fa una donazione o dispone con testamento a favore di un minore, anche se questi soggetto alla patria
potest, pu nominargli un curatore speciale per l'amministrazione dei beni donati o lasciati. Se il donante o
il testatore non ha disposto altrimenti, il curatore speciale deve osservare le forme stabilite dagli artt. 374 e
375 per il compimento di atti eccedenti l'ordinaria amministrazione.
Funzioni del tutore
Il tutore ha la cura della persona del minore (371), lo rappresenta in tutti gli atti civili e ne amministra i beni
(362 e seguenti). Il minore deve rispetto e obbedienza al tutore. Egli non pu abbandonare la casa o l'istituto
al quale stato destinato, senza il permesso del tutore. Qualora se ne allontani senza permesso, il tutore ha
diritto di richiamarvelo, ricorrendo, se necessario, al giudice tutelare.
Funzioni del protutore
Il protutore rappresenta il minore nei casi in cui l'interesse di questo in opposizione con l'interesse del
tutore (380). Se anche il protutore si trova in opposizione d'interessi col minore, il giudice tutelare nomina
un curatore speciale. Il protutore tenuto a promuovere la nomina di un nuovo tutore nel caso in cui il tutore
venuto a mancare o ha abbandonato l'ufficio. Frattanto egli ha cura della persona del minore, lo
rappresenta e pu fare tutti gli atti conservativi e gli atti urgenti di amministrazione. Prima che il tutore o il
protutore abbia assunto le proprie funzioni, spetta al giudice tutelare di dare, sia d'ufficio sia su richiesta del
pubblico ministero, di un parente o di un affine del minore, i provvedimenti urgenti che possono occorrere
per la cura del minore o per conservare e amministrare il patrimonio. Il giudice pu procedere, occorrendo,
all'apposizione dei sigilli (Cod. Proc. Civ. 752 e seguenti), nonostante qualsiasi dispensa. Il tutore, nei dieci
giorni successivi a quello in cui ha avuto legalmente notizia della sua nomina, deve procedere all'inventario
dei beni del minore, nonostante qualsiasi dispensa (363 e seguenti; att. 46-1).
col ministero ad esempio di un notaio a ci delegato dal giudice tutelare.
Il tutore non pu senza l'autorizzazione del giudice tutelare (377; att. 45-1) concludere determinati atti, quali
ad esempio la conclusione di contratti di locazione di immobili di durata ultranovennale, o per atti pi
importanti quali le divisioni o le transazioni. Gli atti compiuti senza tale autorizzazione, possono essere
annullati su istanza del tutore o del minore o dei suoi eredi o aventi causa (1425 e seguenti).
Atti vietati al tutore e al protutore
Il tutore e il protutore non possono, neppure all'asta pubblica, rendersi acquirenti direttamente o per
interposta persona dei beni e dei diritti del minore (1471, n. 3). Non possono prendere in locazione i beni del
minore senza l'autorizzazione e le cautele fissate dal giudice tutelare. Gli atti compiuti in violazione di questi
divieti possono essere annullati su istanza delle persone indicate nell'articolo precedente, ad eccezione del
tutore e del protutore che li hanno compiuti (1425 e seguenti). Il tutore e il protutore non possono neppure
diventare cessionari di alcuna ragione o credito (1261) verso il minore. L'ufficio tutelare gratuito. Il
giudice tutelare tuttavia, considerando l'entit del patrimonio e le difficolt dell'amministrazione, pu
assegnare al tutore un'equa indennit. Pu altres, se particolari circostanze lo richiedono, sentito il protutore,
autorizzare il tutore a farsi coadiuvare nell'amministrazione, sotto la sua personale responsabilit, da una o
pi persone stipendiate. Il tutore deve tenere regolare contabilit della sua amministrazione e renderne conto
ogni anno al giudice tutelare (att. 46-1). Il giudice pu sottoporre il conto annuale all'esame del protutore e
di qualche prossimo parente o affine del minore. Il tutore deve amministrare il patrimonio del minore con la
diligenza del buon padre di famiglia.
Egli risponde verso il minore di ogni danno a lui cagionato violando i propri doveri. Nella stessa
responsabilit incorre il protutore per ci che riguarda i doveri del proprio ufficio. Il giudice tutelare pu
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sempre esonerare il tutore dall'ufficio, qualora l'esercizio di esso sia al tutore soverchiamente gravoso e vi
sia altra persona atta a sostituirlo (att. 129-2). Il giudice tutelare pu rimuovere dall'ufficio il tutore che si sia
reso colpevole di negligenza o abbia abusato dei suoi poteri, o si sia dimostrato inetto nell'adempimento di
essi, o sia divenuto immeritevole dell'ufficio per atti anche estranei alla tutela, ovvero sia divenuto
insolvente.
Il giudice non pu rimuovere il tutore se non dopo averlo sentito o citato; pu tuttavia sospenderlo
dall'esercizio della tutela nei casi che non ammettono dilazione (att. 129-2).
Il tutore che cessa dalle funzioni deve fare subito la consegna dei beni e deve presentare nel termine di due
mesi il conto finale dell'amministrazione al giudice tutelare. Questi pu concedere una proroga (att. 46-1).
Il giudice tutelare invita il protutore, il minore divenuto maggiore o emancipato, ovvero, secondo le
circostanze, il nuovo rappresentante legale a esaminare il conto e a presentare le loro osservazioni.
Se non vi sono osservazioni, il giudice che non trova nel conto irregolarit o lacune lo approva; in caso
contrario nega l'approvazione (att. 45-1). Qualora il conto non sia stato presentato o sia impugnata la
decisione del giudice tutelare, provvede l'autorit giudiziaria nel contraddittorio degli interessati (att. 45-3).
Le azioni del minore contro il tutore e quelle del tutore contro il minore relative alla tutela si prescrivono in
cinque anni dal compimento della maggiore et o dalla morte del minore. Se il tutore ha cessato dall'ufficio e
ha presentato il conto prima della maggiore et o della morte del minore, il termine decorre dalla data del
provvedimento col quale il giudice tutelare pronunzia sul conto stesso (386). Riguardo al tutore e al
protutore stabilita l'incapacit di ricevere per testamento e, prima dell'approvazione del conto della sua
amministrazione, il tutore non pu adottare la persona della quale abbia avuto la tutela.

DOVERI DEL FIGLIO VERSO I GENITORI


L'articolo 315 del codice civile stabilisce che il figlio deve rispettare genitori; si tratta di un dovere che dura
per tutta la vita. La ratio della norma impone ai figli l'obbligo di rispetto perpetuo dei loro genitori; peraltro,
l'alto valore morale che la informa, sconsiglia un'esplicita sanzione legislativa nel caso di una sua violazione.
L'assenza di rispetto, nondimeno, qualora raggiunga manifestazioni esasperate, conosce sanzioni adeguate:
nel caso il figlio ingiuri o diffami i genitori, ad esempio, potr esservi l'irrogazione di una sanzione penale.
Nel caso vi sia la commissione di uno degli atti contemplati nell'articolo 463 insorger l'indegnit a
succedere. Non pu escludersi, inoltre, che il genitore, in seguito al mancato rispetto del figlio, lo privi,
attraverso manifestazione testamentaria, della quota disponibile. In capo al figlio sussiste anche l'obbligo di
contribuire al mantenimento della famiglia finch conviva con essa, in relazione alle proprie sostanze e al
proprio reddito. Sino alla maggiore et, sono i frutti percepiti dai beni del figlio, oggetto d'usufrutto legale,
ad essere destinati, oltre che all'istruzione e all'educazione dei figli, al mantenimento della famiglia;
raggiunta la maggiore et, che estingue l'usufrutto legale dei genitori, il figlio, il quale continua a vivere in
seno alla famiglia d'origine, deve contribuire al soddisfacimento delle varie esigenze familiari, anche in
relazione al reddito da lavoro. I genitori non possono imporre ai figli l'obbligo di svolgere un'attivit, che dia
reddito, prima che sia compiuta la loro formazione culturale e professionale. Il minore ha domicilio nel
luogo di residenza della famiglia o del tutore, o del genitore con quale conviva in caso di separazione,
scioglimento o annullamento del matrimonio. I figli sono tenuti all'obbligo elementare verso i genitori in
stato di bisogno.

Contenuto dellart. 463 del codice civile.


Art. 463 Casi d'indegnit
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E' escluso dalla successione come indegno (Cod. Civ. 466 e seguenti):
l) chi ha volontariamente ucciso o tentato di uccidere la persona della cui successione si tratta, o il coniuge,
o un discendente, o un ascendente della medesima (Cod. Civ.801), purch non ricorra alcuna delle cause che
escludono la punibilit a norma della legge penale (Cod. Pen. 45 e seguenti);
2) chi ha commesso, in danno di una di tali persone, un fatto al quale la legge penale dichiara applicabili le
disposizioni sull'omicidio (Cod. Pen. 397, 579, 580);
3) chi ha denunziato una di tali persone per reato punibile (*) con l'ergastolo o con la reclusione per un
tempo non inferiore nel minimo a tre anni, se la denunzia stata dichiarata calunniosa in giudizio penale
(Cod. Pen. 368); ovvero ha testimoniato contro le persone medesime imputate dei predetti reati, se la
testimonianza stata dichiarata, nei confronti di lui, falsa in giudizio penale (Cod. Pen. 372);
4) chi ha indotto con dolo (Cod. Civ. 1439) o violenza (Cod. Civ. 1434) la persona, della cui successione si
tratta, a fare, revocare o mutare il testamento, o ne l'ha impedita;
5) chi ha soppresso, celato o alterato il testamento dal quale la successione sarebbe stata regolata;
6) chi ha formato un testamento falso o ne ha fatto scientemente uso.

CAPITOLO X

LADOZIONE E LAFFIDAMENTO

FUNZIONE E NORMATIVA DELLADOZIONE

Si definisce adozione il rapporto di filiazione giuridica costituito fra soggetti non legati da filiazione di
sangue. L'adozione istituto di antica origine che ha avuto un'evoluzione storica parallela alle vicende socio
culturali del nucleo familiare. Il legislatore del 1942 ha disciplinato l'adozione come mezzo per procurare
una discendenza a coloro che ne erano privi. Successivamente la progressiva attenzione per i problemi del
minore e soprattutto uno spostamento dell'interesse ad una tutela del minore come persona, hanno
determinato il succedersi di una serie di provvedimenti legislativi in materia:
in un primo momento con la legge del 67 data da un lato modificata l'adozione prevista originariamente
dal codice, e dall'altro stata fiancata destra un adozione speciale, diretta non procurare una
discendenza, ma garantire una sistemazione familiare ai minori abbandonati;
dal 75, cio dalla riforma del diritto di famiglia in poi, sono stati effettuati diversi interventi legislativi
che hanno determinato problemi di coordinamento derivante soprattutto dall'esistenza in un unico
contesto di una pluralit di figure di matrice eterogenea (adozione ordinaria, adozione speciale,
affidamento e da filiazione).
Su questo complesso quadro normativo la legge 184 del 1983 ha operato una globale riforma.
LAFFIDAMENTO TEMPORANEO DEI MINORI
Il codice, in passato, dedicava un intero titolo all'affiliazione e all'affidamento: la materia stata
successivamente riformata dalla legge 184 del 1983 che ha soppresso l'affiliazione ed ha disciplinato
organicamente l'affidamento temporaneo del minore. Anche le norme in materia sono state riformate dalla
legge del 28 marzo del 2001 n. 149. Pu farsi luogo ad affidamento temporaneo quando il minore sia privo
di un ambiente familiare idoneo. In sostanza la legge consente laffidamento ogni volta che non si possa
attuare il diritto del minore ad unesistenza serena.
La situazione che legittima laffidamento deve essere temporanea e non duratura.
Possono divenire affidatari di minori, nellordine:
unaltra famiglia, possibilmente con figli minori;
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una persona singola;


una comunit di tipo familiare.
In caso di necessit previsto il ricovero in un istituto pubblico o privato di assistenza. La nuova legge
dispone che il ricovero in istituto deve essere superato entro il 31 dicembre 2006 mediante affidamento ad
una famiglia e, ove ci non sia possibile, mediante inserimento in una comunit di tipo familiare.
L'affidamento familiare disposto dal servizio sociale locale, previo consenso dei genitori o del genitore che
esercita la potest o del tutore; dev'essere sentito il minore che ha compiuto 12 anni e anche il minore di et
inferiore, in considerazione della sua capacit di discernimento. Il provvedimento esecutivo dal giudice
tutelare con decreto. in mancanza del consenso dei genitori o del tutore, provvede il tribunale per i
minorenni. Il provvedimento di affidamento deve indicare le motivazioni per le quali stato disposto, il
periodo di presumibile durata dello stesso, nonch i tempi e i modi nell'esercizio dei poteri riconosciuti agli
affidatari. Deve anche essere indicato il servizio sociale locale al quale affidata la responsabilit del
programma di assistenza e il dovere di vigilanza. L'affidatario deve accogliere presso di s il minore e
provvedere al suo mantenimento e alla sua istruzione ed educazione; durante l'affidamento devono essere
agevolati, anche grazie all'intervento del servizio sociale, i rapporti con la famiglia di provenienza del
minore ed il suo rientro nella stessa. L'affidamento cessa con provvedimento della stessa autorit che lo ha
disposto, una volta che si venuta meno la situazione di temporanea difficolt che lo ha determinato.
LA PORTATA DELLA L. 184/83
La L. 184/83 ha riformato listituto delladozione. In particolare:
ha eliminato la distinzione tra adozione ordinaria e adozione speciale;
ha eliminato la disciplina delladozione dei minori (ora dettata dalla sola legge speciale) dal codice civile;
ha regolato le adozioni internazionali;
ha eliminato listituto dellaffiliazione.
Da ultimo, deve citarsi la legge del 28 marzo 2001, 149, che intervenuta a modificare non solo la legge del
4 maggio 1983, 184, ma anche alcuni articoli del codice civile. Tale legge sancisce espressamente - con ci
sostituendo lo stesso titolo della legge 184 del 1983 - il diritto del minore ad una famiglia.
LADOZIONE COS DETTA PIENA
Ladozione dei minori ha preso il posto dellantica adozione speciale ed ha, come gi questa, la diversa
funzione di dare una famiglia ai minori che siano in stato di abbandono, come tale dichiarato a seguito del
preliminare giudizio di adottabilit.
La L. 184/83 richiede i seguenti requisiti soggettivi degli adottanti:
1. devono essere uniti in matrimonio da almeno tre anni e non devono essere separati neppure di fatto; e
preclusa l'adozione ai conviventi more uxorio. Sulla base dell'articolo 6, che richiede il requisito della
stabilit del rapporto, si ritiene che questo sussista anche quando i coniugi, abbiano convissuto in modo
stabile e continuativo prima del matrimonio per un periodo di tre anni, nei casi in cui il tribunale per i
minorenni accerti la continuit e la stabilit della convivenza; al momento, l'adozione da parte di chi non
sia coniugato, e limitata a casi particolari.
2. la loro et deve superare di almeno 18 ma non pi di 40 anni let delladottando; tali limiti possono
essere superati se tribunale per i minorenni accerti che dalla mancata adozione derivi un danno grave e
non evitabile in altro modo per il minore; inoltre ammessa l'adozione quando il limite massimo di et
sia superato da uno solo dei coniugi in misura non superiore a 10 anni, quando gli stessi siano genitori di
figli naturali o adottivi dei quali almeno uno in et minore, e, infine, quando l'adozione riguardi un
fratello o una sorella del minore gi adottato dagli stessi.
In precedenza l'et dei coniugi non doveva superare di pi di quarant'anni l'et del minore da adottare; la
corte costituzionale, per, si era pi volte pronunciata sulla questione, ritenendo la norma illegittima nella
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parte in cui non permetteva al giudice, nell'interesse del adottando, di derogare i limiti imposti dalla
legge; la nuova versione della norma, non prevede soltanto l'aumento del limite da quarant'anni a 45, ma
stabilisce anche che in limiti possano essere derogati qualora il tribunale per i minorenni accerti che, dalla
mancata adozione, derivi un danno grave e non altrimenti evitabile al minore.
3. devono essere idonei ad educare ed istruire il minore ed essere in grado di mantenerlo.
L'idoneit dei coniugi all'adozione, sulla quale sar basata la scelta fra pi coppie richiedenti, non pu essere
valutata solo con riferimento alla capacit economica, che pu sussistere altres nel caso vi sia, pur in
presenza di condizioni modeste, una regolare fonte di reddito derivante da attivit di lavoro stabile, ma,
soprattutto con riguardo all'attitudine ad allevare affettuosamente il minore, ed alla personalit degli
adottanti, di cui va accertata la compatibilit con quella del adottando.
Si discute sulladottabilit del figlio naturale di uno dei coniugi; ma la si deve escludere, atteso che il
genitore naturale ha gi il dovere di provvedere al proprio figlio, e non pu addurre lo stato di abbandono del
minore che ne causa.
Requisiti soggettivi del adottando:
l'adozione consentita per tutti minori, non essendo rilevante alla loro et. Mentre nel vigore della legge
sull'adozione speciale questa era consentita per i minori di t inferiore agli otto anni, a seguito della
riforma l'adozione consentita per tutti minori in stato di adottabilit;
Occorre lespresso consenso delladottando che abbia compiuto quattordici anni, mentre deve essere
sentito ladottando che ne abbia compiuto dodici, mentre si ha un'et inferiore deve essere sentito in
considerazione della sua capacit di discernimento; se gli adottanti hanno propri discendenti di et
superiore a quattordici anni, questi debbono essere sentiti dal tribunale.
il minore deve essere dichiarato in stato di adottabilit.
La dichiarazione dello stato di adottabilit
Lo stato di adottabilit dichiarato dal tribunale per i minorenni del distretto nel quale si trovano i minori.
Lo stato di adottabilit del minore presuppone una situazione di abbandono che si concreta nella mancanza
di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi; sono in quella
situazione i fanciulli che non abbiano pi genitori ne parenti, a seguito, ad esempio, ad una calamit
naturale; tale situazione di abbandono sussiste anche se il minore si trova presso istituti di assistenza o
comunit di tipo familiare ovvero sia in affidamento familiare. La mancanza di assistenza non deve essere
dovuta ad una causa di forza maggiore di carattere transitorio. Ipotesi rilevante, quella dei minori che, pur
in presenza di genitori o parenti, siano da questi privati dell'assistenza morale e materiale; situazione, questa,
accertata nel caso in cui il minore: sia stato oggetto di maltrattamenti; venga avviato all'accattonaggio;
affidato per lungo tempo a soggetti non legati da parentela entro il quarto grado; lasciati in ospedale a lungo
senza che si possano invocare ragioni di salute. Lo stato di abbandono pu sussistere anche
indipendentemente dalla responsabilit dei genitori, come avviene nei casi in cui gli stessi, per gravi ragioni
di salute o per et, non siano in grado di prestare l'assistenza necessaria. Si rileva, che l'assistenza materiale,
mancando anche il sostegno morale, integra lo stato di abbandono, che sussiste altres nei casi in cui il
minore sia in affidamento familiare, purch si accerti che i genitori fecero ricorso ad esso per sottrarsi
definitivamente ai loro doveri di assistenza. Si ritiene che non sufficiente ad integrare lo stato di
abbandono la semplice incapacit economica dei genitori, senza che questi vengano meno all'assistenza
morale; in questo caso, se i genitori manifestino affetto i figli, apparirebbe in giusto privarli degli stessi, i
quali hanno diritto ad essere educati nell'ambito della propria famiglia.
preferibile, pertanto, in questi casi, alla dichiarazione dello stato di abbandono, l'attivazione delle strutture
pubbliche, al fine di aiutare la famiglia priva di mezzi economici, qualora si sia rivelata infruttuosa la
richiesta di alimenti ai soggetti tenuti alla loro prestazione; azione alimentare, esperibile in questo caso, dal
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pubblico ministero. La solidariet sociale deve supplire a quelle carenze economiche; in questo senso vanno
lette le norme che individuano nelle regioni le possibili erogatrici di sussidi. Ricorre, tuttavia, lo stato di
abbandono, se l'indigenza dei genitori sia ascrivibile al loro responsabilit, il che avviene, ad esempio,
allorquando essi si rifiutino di esercitare un'attivit di lavoro pur potendola svolgere per et e per salute, o
rifiutino il sostegno dei servizi sociali. Lo stato di abbandono non sussiste, se la mancanza di assistenza sia
dovuta a causa di forza maggiore di carattere transitorio. Si ritiene in stato d'abbandono giustificato da causa
di forza maggiore transitoria, il minore in cui i genitori siano affetti da una grave malattia di carattere
temporaneo, che non consenta loro di prodigare le cure necessarie; quest'assenza di cure, temporanea, potr
giustificare, a protezione del minore, il suo affidamento familiare. La causa di forza maggiore dev'essere di
carattere transitorio, vale a dire, dev'essere destinata ad esaurirsi rapidamente; la giurisprudenza, pertanto, ha
escluso che si possa qualificare a causa di forza maggiore, di carattere transitorio, la detenzione del solo
genitore superstite, giacch essa stata determinata da una condotta criminosa volutamente posta in essere
nella consapevolezza del rischio di carcerazione, sicch deve essere dichiarato, in questa ipotesi, lo stato di
adottabilit. Il tribunale dei minorenni del luogo in cui il minore si trova, con sentenza emessa in camera di
consiglio, sentito il pubblico ministero, nonch il rappresentante dell'istituto di assistenza o della comunit
di tipo familiare presso cui il minore collocato o la persona qui egli ha affidato, dichiara lo stato di
adottabilit dei minori che si trovino in stato di abbandono (non dovuto a causa di forza maggiore di
carattere transitorio) o perch i loro genitori sono ignoti o perch, bench noti, li lascino privi di assistenza
morale e materiale, o perch sono minori affidati ad una comunit familiare o ricoverati in una istituzione di
assistenza. Devono essere sentiti anche il tutore, se esiste, e il minore che ha compiuto i 12 anni e anche il
minore di et inferiore, in considerazione della sua capacit di discernimento. La segnalazione della
situazione di abbandono pu essere effettuata da parte di chiunque alla pubblica autorit (che poi far
rapporto al tribunale per i minorenni). Essa invece obbligatoria per i pubblici ufficiali, gli incaricati di
pubblico servizio e gli esercenti di un servizio di pubblica necessit, nonch per chiunque, non essendo
parente entro il quarto grado, abbia accolto il minore stabilmente e per un periodo superiore a sei mesi
presso la propria abitazione. Diversamente, se, in base alle indagini effettuate, consti lesistenza dei genitori
o di parenti entro il quarto grado che abbiano mantenuto rapporti significativi con il minore, il presidente del
tribunale li avverte dell'apertura del procedimento invitandoli a nominare un difensore ed informandoli della
nomina di un difensore di ufficio per il casi in cui essi non vi provvedano. Successivamente ne fisser la
comparizione dinnanzi a s o ad un giudice delegato; udite le loro dichiarazioni il giudice ove ne ravvisi
l'opportunit impartisce genitori, oltre ai parenti, le prescrizioni idonee a garantire l'assistenza morale, il
mantenimento, istruzione e l'educazione del minore, stabilendo periodici accertamenti, da eseguirsi
avvalendosi dei servizi sociali. nel caso non sussistano i presupposti per pronunziare lo stato di adottabilit,
il tribunale dichiarer che non vi luogo a provvedere. Nel caso invece di dichiarazione con sentenza
definitiva dello stato di adottabilit, si procede alla sua trascrizione su un apposito registro conservato presso
la cancelleria del tribunale. La dichiarazione dello stato di adottabilit del minore prescinde dallassenso dei
genitori: costoro debbono essere sentiti; se il genitore non pu effettuare il riconoscimento perch non
ancora sedicenne la procedura viene rinviata. Ma per impedire lo stato di adottabilit, non basta la mera
dichiarazione dei genitori di volere provvedere allassistenza materiale e morale del figlio, se essi non danno
affidamento della seriet e concretezza della dichiarazione. Sulla base del medesimo criterio il tribunale pu
respingere lopposizione dei genitori alla dichiarazione di adottabilit.

Durante lo stato di adattabilit, sospeso l'esercizio della potest genitoria (nomina tutore); quello stato
cessa:
per adozione
per raggiungimento della maggiore et da parte delladottando
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venute meno le circostanze che configurarono lo stato d'abbandono; nel qual caso il tribunale revoca
dell'interesse del minore, il provvedimento con cui dichiar lo stato di adottabilit.
L'affidamento preadottivo e la dichiarazione di adozione
I coniugi che abbiano i requisiti di legge per ladozione ne fanno domanda al tribunale dei minorenni,
ottenendo laffidamento preadottivo di un minore dichiarato in stato di adattabilit, specificando l'eventuale
disponibilit all'adozione di pi fratelli. ammessa la presentazione di pi domande, anche successive, a pi
tribunali per i minorenni, purch esse ne dia comunicazione tutti tribunali precedentemente vinti; la
domanda decadde dopo tre anni dalla presentazione, ma pu essere rinnovata. Nella fase istruttoria
dev'essere data precedenza alle domande dirette all'adozione di minori di et superiore ai cinque anni o
portatori di handicap. Il tribunale deve svolgere un'indagine accurata, onde si accertata l'attitudine dei
richiedenti ad istruire, educare mantenere il minore; si deve considerare s alla loro situazione personale, sia
quella economica. Accertata la sussistenza delle condizioni richiamate, e sentito il minore che abbia
compiuto gli anni 12, ed anche il minore di et minore, in considerazione della sua capacit di
discernimento, il tribunale, omessa ogni altra formalit di procedura, dispone, senza indugio, l'affidamento
preadottivo, determinandone le modalit con ordinanza; il minore quattordicenne deve manifestare espresso
consenso all'affidamento alla coppia prescelta. L'affidamento preadottivo una fase necessaria della
fattispecie adottiva; nel caso si ravvisi una difficolt d'inserimento del fanciullo nella famiglia affidataria,
necessario non luogo all'adozione; si potr procedere ad un nuovo affidamento preadottivo a favore di
unaltra coppia di coniugi. I coniugi affidatari hanno l'obbligo di mantenere, istruire, educare il minore per
tutta la durata dell'affidamento, e competono loro le decisioni relative; al tribunale, e al giudice tutelare
invece, competono le decisioni pi rilevanti, riguardanti la persona del minore, la sua rappresentanza e
l'amministrazione dei suoi beni.
Decorso tale periodo di tempo, il tribunale per i minorenni verifica che sussistano tutte le condizioni previste
dalla legge e, senza altra formalit di procedura, provvede sulladozione con sentenza in camera di consiglio,
decidendo di fare luogo o di non fare luogo all'adozione. L'accertamento di difficolt di idonea convivenza
ritenuta non superabile tra affidatari e minore, giustifica la revoca del provvedimento di affidamento
preadottivo; la competenza del tribunale per i minorenni, sia d'ufficio, sia su istanza, ad esempio, del tutore
o del pubblico ministero. In caso di revoca, il tribunale per i minorenni adotta gli opportuni provvedimenti
temporali in favore del minore. Prima di pronunziare l'adozione, il tribunale deve sentire i coniugi adottanti,
il minore che abbia compiuto gli anni 12, il minore di et inferiore, in considerazione della sua capacit di
discernimento, il pubblico ministero, il tutore e coloro che abbiano svolto attivit di vigilanza di sostegno.
Nel caso gli adottanti abbiano discendenti di sangue questi debbano essere sentiti se maggiori di anni 14
prima della pronuncia d'adozione; la morte o l'incapacit di un coniuge sopraggiunta durante l'affidamento
preadottivo, non precludono la pronunzia d'adozione, se essa giovi al minore, ad istanza dell'altro coniuge
nei confronti di entrambi; in tal caso, l'adozione ha effetto per il coniuge deceduto, dalla data della morte;
intuitivamente, ladottato vanta diritti ereditari anche verso questo soggetto.
Ladozione spezza, definitivamente, e irreversibilmente, ogni rapporto delladottato con la sua famiglia
naturale (fatti salvi soltanto gli impedimenti matrimoniali): offre in questo modo agli adottanti la certezza di
poter costituire un vincolo affettivo con il minore adottato in nessun caso minacciato da eventuali pretese dei
genitori naturali.
Ladottato acquista, con effetto che retroagisce alla data dellaffidamento preadottivo, lo stato di figlio
legittimo degli adottanti, assume il cognome del padre adottivo, diventa parente degli ascendenti e dei
discendenti degli adottanti (ma non dei loro collaterali) ed assume la medesima posizione successoria dei
figli di sangue, sia come erede sia come ereditando. Qualsiasi attestazione di stato civile deve escludere ogni
riferimento alla paternit e alla maternit di sangue delladottato; e lo stesso rapporto di adozione deve
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restare occulto, essendo vietato allufficiale di stato civile, salvo autorizzazione espressa dellautorit
giudiziaria, di fornire notizie dalle quali possa comunque risultare il rapporto di adozione. La nuova legge in
materia di adozione prevede espressamente che l'adottato, raggiunta l'et di 25 anni, pu accedere alle
informazioni che riguardano la sua origine e l'identit dei propri genitori biologici. Tale possibilit prevista
anche per l'adottato che abbia raggiunto la maggiore et, quando, sussistono gravi e comprovati motivi
attinenti alla sua salute psicofisica. L'istanza va rivolta al tribunale per i minorenni del luogo di residenza.

L'ADOZIONE IN CASI PARTICOLARI


L'adozione in casi particolari un'ipotesi residuale rispetto all'adozione legittimante. Riguarda sempre i
minori di et ed ha lo scopo di assicurare al minore l'inserimento in un ambiente familiare che gli possa
garantire lassistenza morale e materiale che la famiglia di origine non in grado di fornire. La funzione
dell'istituto la stessa dell'adozione piena o legittimante ma sue caratteristiche peculiari sono oltre alla
residualit:
La diversit di requisiti degli adottanti: l'adottante pu essere una persona unita al minore da un
vincolo di parentela entro il sesto grado o da un rapporto di fatto stabile e duraturo preesistente alla
perdita dei genitori. Pertanto l'adozione pu essere effettuata: dal coniuge del genitore, anche adottivo,
del minore (preso atto che questa situazione ricorrente, soprattutto a seguito dello scioglimento del
matrimonio per divorzio, si rende facile l'adozione di un soggetto si estraneo al minore, ma con il quale
conviva ed abbia instaurato un rapporto d'affetto); nel caso in cui il minore sia orfano di padre madre;
quando vi sia la constatata impossibilit d'affidamento preadottivo; rilevano anche le situazioni dei
minori, i quali, per malattia gravi handicap, non siano accettati da alcuna famiglia che abbia presentato
richiesta d'adozione piena. Se il minore assistito stabilmente ed adeguatamente da parenti entro il
quarto grado, non dichiarabile lo stato di abbandono.
La semplificazione della procedura che pi snella;
la necessit del consenso dell'adottante e dell'adottando che abbia compiuto i 14 anni (se ladottando ha
un'et inferiore, l'adozione deve essere disposta dopo che sia stato sentito il suo legale rappresentante);
la revocabilit dell'adozione.
l'adozione consentita anche al singolo o ai conviventi more uxorio. Nel caso l'adottante sia persona
coniugata e non separata, l'adozione pu essere disposta solo a seguito di richiesta da parte di entrambi i
coniugi. L'adozione consentita anche in presenza di figli illegittimi; l'et dell'adottante deve superare di
almeno 18 anni quella del adottando; non prescritto un divario massimo di et, ma si reputa necessario,
che la differenza non sia superiore a quella normalmente esistente rispetto al genitore biologico. La corte
costituzionale ha disposto l'illegittimit dell'articolo 44 della versione precedente la novella del 2001
nella parte in cui non veniva consentito al giudice di ridurre l'intervallo minimo di 18 anni, se sussistenti
validi motivi per la realizzazione dell'unit familiare.
Gli effetti dell'adozione decorrono dalla data della sentenza che la pronuncia; sino a quando essa non sia
stata emanata, il consenso pu essere revocato, sia dalladottante, sia dalladottando.
Gli adottati di questa categoria non assumono una posizione del tutto identica a quella dei figli legittimi:
1. non si estende il rapporto con i parenti dell'adottante;
2. non viene meno il vincolo con la famiglia d'origine della quale non perde il cognome;
3. l'adottante deve mantenere educare e istruire l'adottato;
4. l'adottato accumula i diritti successori nei riguardi dei genitori d'origine e di quelli adottivi. I genitori
adottivi non vantano, verso l'adottato, in caso di sua premorienza, alcun diritto successorio, se non quelli
eventuali, derivanti dalla loro chiamata testamentaria, validamente disposta dall'adottato.
5. se l'adottato ha beni propri, la loro amministrazione sino alla sua maggiore et, spetta agli adottanti, i
quali non anno, per, l'usufrutto legale.
Lo status di figlio adottivo pu cessare quando il tribunale ne pronunzi la revoca:
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1. per indegnit dell'adottato: la revoca pronunziata nel caso in cui l'adottato, maggiore di 14 anni, abbia
attentato alla vita dell'adottante, o del suo coniuge, o dei suoi discendenti o ascendenti, o si sia reso
colpevole, le loro confronti, di un delitto punibile con pena restrittiva della libert personale non
inferiore, nel minimo, a tre anni; la revoca pu essere pronunziata su domanda dell'adottante, o, nel caso
l'adottante sia di ceduto in conseguenza dell'attentato, su richiesta di coloro ai quali si devolverebbe
l'eredit in mancanza dell'adottato e dei suoi discendenti.
2. per indegnit dell'adottante: nel caso tra gli atti siano stati compiuti dall'adottante nei confronti
dell'adottato, o del suo coniuge, o dei suoi discendenti o ascendenti, la revoca pronunziata su domanda
dell'adottato o su istanza del pubblico ministero.
Gli effetti dell'adozione cessano con il passaggio in giudicato della sentenza di revoca la cui competenza
del tribunale ordinario, o quello dei minori, a seconda che l'adottato abbia raggiunta o no la maggiore et.
LADOZIONE INTERNAZIONALE
La legge del 31 dicembre del 1998 n. 476, ha modificato profondamente le norme della legge 184 del 1983
in materia di adozione di minori stranieri, istituendo una commissione per le adozioni internazionali, presso
la presidenza del Consiglio dei Ministri, ed attribuendo importanti competenze ad enti non aventi scopo di
lucro iscritti in un apposito albo. L'attivit di questi ultimi autorizzata dalla commissione per le adozioni
internazionali, istituita presso la presidenza del Consiglio dei Ministri.
Le persone residenti in Italia che intendono adottare un minore straniero residente all'estero devono
presentare dichiarazione di disponibilit al tribunale per i minorenni del distretto in cui hanno la residenza e
chiedere che lo stesso dichiari la loro idoneit all'adozione. Il tribunale, se non ritiene di dover pronunciare
immediatamente decreto di inidoneit per manifesta carenza di requisiti di cui alla legge 184 del 1983,
trasmette copia della dichiarazione di disponibilit ai servizi socio assistenziali degli enti locali; questi ultimi
eseguono una serie di accertamenti sulla cui base il tribunale pronuncia un decreto che attesta l'inidoneit o
la inidoneit all'adozione. A questo punto gli aspiranti all'adozione che hanno ottenuto il decreto di idoneit
devono conferire l'incarico a curare la procedura di adozione ad un ente autorizzato il quale svolger le
pratiche di adozione presso le competenti autorit del paese estero. L'adozione pu essere disposta dalla
competente autorit del paese estero. In questo caso la commissione per le adozioni internazionali, valutate
le conclusioni dell'ente incaricato, dichiara che l'adozione risponde al superiore interesse del minore e ne
autorizza l'ingresso e la residenza permanente in Italia. Il minore adottato acquista la cittadinanza italiana per
effetto della trascrizione del provvedimento di adozione nei registri dello stato civile. Se l'adozione deve
perfezionarsi in Italia, il tribunale per i minorenni riconosce il provvedimento dell'autorit straniera come
affidamento preadottivo; decorso il periodo di affidamento, il tribunale, sussistendone i presupposti,
pronuncia l'adozione e ne dispone la trascrizione nei registri dello stato civile. penalmente sanzionata la
violazione delle norme in tema d'adozione: ad esempio, punito con la reclusione, da uno a tre anni, chi, in
violazione delle norme sull'adozione affidi a terzi con carattere definitivo, un minore, o lo avvia all'estero
perch sia definitivamente affidato. I genitori adottivi e coloro i quali abbiano un minore in affidamento
preadottivo, hanno diritto a fruire del beneficio dell'astensione dal lavoro e del congedo di durata
corrispondente periodo di permanenza nello Stato straniero, richiesto per adozione.
Quanto all'adozione, da parte di residenti all'estero, stranieri cittadini italiani, di minori di cittadinanza
italiana, la domanda deve essere presentata al console italiano competente per territorio, il quale vigila sul
buon andamento dell'affidamento preadottivo.
LADOZIONE DEI MAGGIORENNI
Ladozione di maggiorenni, riservata sostanzialmente a tutelare aspettative successorie, permessa alle
persone che non hanno discendenti legittimi o legittimati che abbiano compiuti i 35 anni e che superino di
almeno 18 anni l'et di coloro che intendono adottare. Si tratta sicuramente di un'imprecisione in quanto
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occorre che l'adottante abbia compiuto il trentaseiesimo anno di et dovendo ladottando essere maggiore
d'et e quindi aver compiuto almeno i 18 anni e dovendo sussistere tra adottante adottato una differenza di
et pari a 18 anni.
Non consentito adottare i propri figli naturali. Occorre il consenso delladottato e dei suoi genitori, nonch
quello del coniuge delladottante se questi sposato. Con una sentenza del 1988, la corte costituzionale ha
pronunziato l'illegittimit costituzionale dell'articolo 291 del codice nella parte in cui non consente
l'adozione a persone che abbiano discendenti legittimi o legittimati maggiorenni e consenzienti.
L'adozione civile, pertanto, risulta preclusa ai soggetti che abbiano discendenti minorenni, i quali non sono
in grado di esprimere temporaneamente un valido consenso, o maggiorenni che non prestino il loro
consenso. In considerazione di ci, s'appanna la ragione che ha sempre fatto da sfondo all'adozione civile,
vale a dire l'esigenza di assicurare la continuit del nome e nel patrimonio dell'adottante privo di figli di
sangue. l'istanza di adozione e avanzata dall'adottante al tribunale ordinario nel cui circondario egli ha
residenza. In ogni caso al tribunale rimessa una valutazione di merito se ladozione convenga
alladottando; e la previsione di una simile valutazione consigliata dal fatto che, talvolta, ladozione
preordinata al solo intento delladottante di procurarsi gratuitamente, offrendo la prospettiva della
successione futura, i servigi delladottato. Lo status di figlio adottivo si consegue per provvedimento del
tribunale: questo, per lart. 313 c.c., che decide di far luogo o non far luogo alladozione.
Il consenso delle parti, che deve essere manifestato personalmente al presidente del tribunale e pu essere
revocato fino a quando il provvedimento non sia stato emanato, un presupposto necessario del
provvedimento, non la fonte del rapporto. Se l'adottante more dopo la manifestazione del consenso, ma
prima dell'emanazione del provvedimento, il tribunale pu procedere al compimento degli atti necessari per
l'adozione che, se ammessa, produce i suoi effetti dal momento della morte dell'adottante.
Gli eredi dell'adottante possono presentare al tribunale memorie ed osservazioni per opporsi all'adozione.
Ladottato resta nella famiglia che era sua prima delladozione e vi conserva diritti e doveri salvo le
eccezioni stabilite dalla legge; l'adottato conserva l'obbligo, riguardo ai genitori di sangue, del rispetto,
nonch quello alimentare; ma in pi assume, rispetto alladottante, una posizione analoga a quella del figlio
legittimo: antepone al suo il cognome delladottante; se stato adottato da due coniugi, aggiunge quello del
marito. Tuttavia, mentre ladottato, come il figlio legittimo, ha diritti di successione legale verso ladottante,
questi non ha diritti di successione legale verso ladottato. Quando la legge parla, genericamente, di figli o,
come allart. 468, di discendenti, debbono ritenersi compresi anche i figli adottivi, salvo che non risulti una
diversa volont legislativa.
Dal momento che l'adozione civile oggi soltanto concepibile nei riguardi di persone maggiori d'et,
intuitivo che doveva cadere l'obbligo, prima previsto a carico dell'adottante, di mantenere, educare ed
istruire ladottato; analogamente, cade la potest dell'adottante sull'adottato. Si reputa, tuttavia, giustamente,
che l'adottante debba mantenere l'adottato sino a quando questi non abbia completato gli studi e la
preparazione professionale, che gli consentano l'esercizio di un'autonoma attivit lavorativa. L'adottato ha
l'obbligo legale degli alimenti verso l'adottante se questi cada in stato di bisogno; tra adottato e adottante vi
impedimento matrimoniale non dispensabile.
Revoca dell'adozione.
Ladozione pu essere revocata con provvedimento del tribunale sia, su iniziativa delladottato, per indegnit
delladottante sia, su iniziativa delladottato, per indegnit delladottante. Rendono indegni lattentato
delladottato o delladottante alla vita, rispettivamente, dalladottante o delladottato o del loro coniuge,
discendenti o ascendenti o la commissione nei loro confronti di un reato punibile con pena non inferiore a tre
anni. I casi di revoca sono legislativamente considerati come tassativi; il che non toglie che lo stato di figlio
adottivo possa venire meno in altri casi, oltre a quelli previsti come causa di revoca, e in particolare nei casi
in cui venga giudizialmente accertato un vizio del consenso prestato dalladottante alladottato. Qui la
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sentenza che accerta la mancanza di un valido consenso, ossia di un presupposto necessario alladozione, fa
venire meno ab initio gli effetti delladozione.

CAPITOLO XI. GLI

ALIMENTI

Lobbligazione alimentare unobbligazione:


personalissima e quindi intrasmissibile e inalienabile; un diritto indisponibile annoverabile fra i
diritti fondamentali della persona.
non pu essere ceduto e non suscettibile di compensazione: l'obbligato agli alimenti non pu
opporre all'altra parte la compensazione, neppure quando si tratti di prestazioni arretrate;
di valore e non di valuta;
impignorabile ed insequestrabile: non pu essere esperita dei creditori dellalimentando l'azione
surrogatoria, dal momento che il diritto, pur avendo contenuto patrimoniale, strettamente inerente
alla persona che ne titolare; nondimeno la surrogatoria pu essere esperita allorquando la
prestazione alimentare sia stata liquidata, e il creditore trascuri di esigerne l'adempimento.

II DIRITTO AGLI ALIMENTI


L'obbligo legale degli alimenti che espressione della solidariet familiare, pu essere considerato quale
rimedio ad un'eccezionale situazione di bisogno di una persona, che non sia in grado, da sola di provvedere al
soddisfacimento delle proprie esigenze di vita. Tale incapacit, pu derivare sia dall'assenza di mezzi
patrimoniali, sia dalla mancanza di reddito professionale o da lavoro dovuta ad esempio a ragioni
d'et o di salute. L'obbligo alimentare sussiste anche nei confronti di chi, pur provvisto un tempo di mezzi
patrimoniali, li abbia perduti in conseguenza di disordinate esperienze di vita. per ovvio che, la condotta
disordinata o riprovevole dell'alimentato, giusta causa della possibile riduzione dell'entit dell'assegno
eventualmente previsto in suo favore.
Il termine alimenti, in senso giuridico, ha un significato pi ampio di quello che generalmente gli viene
riconosciuto, e comprende, oltre all'alimentazione, anche tutto ci che occorre per l'alloggio, il vestiario, le
cure della persona, l'istruzione scolastica e cos via.
Il soggetto in favore del quale previsto l'obbligo alimentare si denomina alimentando, che diviene
alimentato nel momento in cui riceve concretamente la prestazione; alimentante (obbligato) , invece, il
soggetto a carico del quale posto 'obbligo della prestazione alimentare.
L'art 433, stabilisce un ordine successivo tra le varie categorie di persone che devono alimenti in base al
rapporto familiare. Sono dunque in ordine obbligati:
II coniuge: in caso di separazione con addebito, il coniuge cui non spetti il
mantenimento, permane titolare del diritto agli alimenti; nel caso di separazione
senza addebito, invece, rimane vivo il diritto al mantenimento. Il coniuge cui sia imputabile la nullit del
matrimonio tenuto a versare gli alimenti al coniuge in buona fede, sempre che non vi siano altri obbligati.
I figli: si trovano sullo stesso piano i figli legittimi, naturali e adottivi e in loro mancanza i discendenti
prossimi di questi; in caso ci siano pi figli, tutti dovranno concorrere alla prestazione alimentare, ciascuno in
proporzione delle proprie condizioni economiche.
I genitori: i genitori del figlio adottivo devono gli alimenti a quest'ultimo con precedenza sui genitori
legittimi o naturali di lui.
In mancanza di questi ultimi gli ascendenti prossimi, anche naturali:
Generi e nuore, suocero e suocera: l'obbligo previsto a loro carico, non si estingue per morte del coniuge da
cui derivava l'affinit, ma cessa se: l'alimentato sia passato a nuove nozze o quando il coniugo da cui
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derivava l'affinit e i figli nati dalla sua unione con l'altro coniuge e i loro discendenti sono morti. In caso di
divorzio l'obbligo alimentare viene meno in quanto cessa il vincolo di affinit.
I fratelli e sorelle sia germani che unilaterali con prevalenza dei germani sugli unilaterali. Ai sensi dell'ari
439 tra fratelli e sorelle gli alimenti sono dovuti nella misura dello stretto necessario. Tuttavia anche in
questo caso se l'alimentando minore l'obbligo pu comprendere pure l'educazione e l'istruzione scolastica.
Nel concorso di pi obbligati alla prestazione alimentare, ai sensi dell'art. 441 cod. civ., il giudice non
tenuto a ripartire fra i coobbligati in eguale misura l'assegno valutato sufficiente, allo stretto necessario, per
il sostentamento dell'alimentando, ma deve porre a carico di ciascuno di essi una parte della prestazione
stessa, in proporzione della sua capacit economica, e semprech tutti abbiano tale capacit economica, sia
pur diversamente graduata. Viceversa, nell'ipotesi in cui tutti i coobbligati, eccetto uno, non siano in grado di
sopportare l'onere "pro parte", l'obbligazione pu essere posta in tutto o in parte a carico dell'unico obbligato
economicamente capace.
Ai sensi dell'art. 437, prima ancora di questa categoria di obbligati, obbligato nei confronti dell'alimentando
il donatario, cio il soggetto che ha ricevuto una donazione da colui che versa nello stato di bisogno. Si tratta
di una specie di obbligo fondato sulla riconoscenza. ovvio che il donatario dovr rispondere limitatamente
al valore di ci che ha ricevuto in donazione o a quanto di essa rimasto nel suo patrimonio. Sono esclusi
dall'obbligo, i destinatari della donazione obnuziale e delle donazioni rimuneratorie. Inoltre, ai sensi dell'ari
800 del cod. civ., la donazione pu essere revocata per ingratitudine (se il donatario abbia rifiutato
indebitamente al donante gli alimenti - il rifiuto non indebito se il donatario dimostri di non essere in
grado di corrispondere gli alimenti - integra ingratitudine, solo l'indebito rifiuto degli alimenti dovuti dal
donatario a ragione di vincoli familiari ) e per sopravvenienza di figli, in questo caso si estingue l'obbligo
alimentare a carico del donatario. In donatario non sar, inoltre tenuto agli alimenti nel caso in cui, a sua
volta, ad esempio, abbia donato l'oggetto della donazione; differentemente si verifica se, al contrario, con il
ricavato della vendita di quel bene, abbia acquistato altro bene, presente nel suo patrimonio al momento della
richiesta alimentare.
Circa il modo di adempiere l'obbligo legale degli alimenti, la legge prevede una facolt alternativa, in quanto
l'obbligato pu scegliere se mantenere l'alimentando in casa propria provvedendo a lui direttamente, o se
corrispondergli un assegno periodico anticipato. Il diritto di scelta non per senza limiti; il modo di
somministrazione pu talvolta essere determinato dal giudice. ovvio che, la prestazione alimentare
mediante assegno richieder l'adeguamento agli indici di svalutazione monetaria. In relazione, inoltre, al
mutamento delle condizioni economiche sia dell'alimentante sia dell'alimentato, l'autorit giudiziaria
provveder per l'aumento, la riduzione o la cessazione degli alimenti, secondo le circostanze.
Bench astrattamente il diritto agli alimenti sorga al momento del sorgere del bisogno, concretamente,
l'obbligo non decorre prima della domanda. La sentenza del giudice che concreta l'ammontare preciso della
prestazione dovuta, sempre soggetta a revisione. L'assegno alimentare prestato secondo le modalit
stabilite, non pu essere chiesto di nuovo qualunque uso l'alimentando ne abbia fatto.

Il diritto agli alimenti si estingue:


quando viene meno un stato di bisogno del alimentando: in questo caso per, pi che di estinzione, parla
di quiescienza del diritto che pu divenire nuovamente attuale con il riaffacciarsi dello stato di bisogno;
con la morte o la dichiarazione di presunta morte del obbligato; l'obbligo non si trasmette agli eredi a
meno che a questi lo rientrino in una delle categorie di obbligati; nei casi in cui la morte del obbligato sia
imputabile ad un atto doloso colposo di un terzo, a favore dell'alimentato sorge il diritto al risarcimento
del danno;
in caso di revoca dell'adozione;
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in seguito al venir meno nellalimentando, delle disponibilit economiche che gli consentivano di
eseguire la prestazione alimentare; in questo caso per l'obbligo potrebbe sorgere in capo ad un altro
soggetto;
per i suoceri i generi e le nuore nei casi sopra esposti.
L'obbligo alimentare derivante da contratto o da testamento, potr cessare per una condizione o un termine
contemplati nel negozio stesso; il diritto agli alimenti non si estingue per prescrizione, mentre si prescrivono
in 5 anni le annualit alimentari scadute e non riscosse.

FONTE VOLONTARIA DEL DIRITTO AGLI ALIMENTI


Il diritto agli alimenti pu sorgere: per volont di legge, per contratto e per testamento e, inoltre, anche a
favore di soggetti non legati da vincolo familiare. Con il contratto di alimenti, ad esempio, posto in essere
per spirito di liberalit, un soggetto si obbliga a corrispondere ad una persona, per tutta la sua vita o per un
determinato periodo di tempo, quanto occorra per il suo sostentamento.
Con il testamento pu essere disposto a favore di una qualsiasi persona, un legato di alimenti, che operer in
modo non dissimile dall'attuazione dell'obbligo alimentare legale.
Sempre pi ricorrenti sono, inoltre, il vitalizio alimentare e il vitalizio assistenziale.
Si tratta di contratti atipici, in virt dei quali, ad esempio un soggetto trasferisce ad un altro un immobile
ottenendo in cambio non un corrispettivo in danaro, ma un'obbligazione di assistenza morale e materiale.

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