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REPUBBLICA ITALIANA
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
contro
la Regione Campania, nella persona del Presidente della Giunta Regionale e legale
e nei confronti
- del Comune di Vico Equense, in persona del Sindaco pro tempore, rappresentato e
- di Lorenzo Gargiulo, di Aldo Gargiulo e del Presidente della Giunta Regionale della
per l’annullamento
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del Piano Regolatore Generale del Comune di Vico Equense, approvato con decreto n.
regionale della Regione Campania e pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione
Campania n. 82 del 15 febbraio 1986, nonché di ogni altro atto presupposto connesso e
contro
e nei confronti
- del Consiglio Provinciale della Provincia di Napoli, nella persona del legale
- della ditta Gargiulo Calcestruzzi, nella persona del legale rappresentante pro tempore,
per l’annullamento
del Piano Regolatore Generale del Comune di Vico Equense, adottato con delibera
nonché della delibera del Consiglio provinciale della Provincia di Napoli n. 191 del 18
contro
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il Comune di Vico Equense, in persona del Sindaco pro tempore, rappresentato e
e nei confronti
- della Provincia di Napoli, nella persona del legale rappresentante pro tempore, non
costituito in giudizio,
- della ditta Gargiulo Calcestruzzi, nella persona del legale rappresentante pro tempore,
per l’annullamento
delle delibere del Consiglio comunale del Comune di Vico Equense n. 72 del 7 luglio
1998 e n. 33 del 22 marzo 2002, della delibera della Giunta provinciale della Provincia
di Napoli n. 1251 del 6 dicembre 2001 e della delibera del Consiglio provinciale n. 191
del 18 dicembre 2001, nonché di ogni altro atto presupposto connesso e conseguente;
contro
e nei confronti
- della Provincia di Napoli, nella persona del legale rappresentante pro tempore, non
costituito in giudizio,
- della ditta Gargiulo Calcestruzzi, nella persona del legale rappresentante pro tempore,
per l’annullamento
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del decreto del Presidente della Provincia di Napoli n. 1302 del 3 settembre 2003, di
approvazione definitiva del nuovo Piano Regolatore Generale del Comune di Vico
Udite, alla pubblica udienza del 12 dicembre 2007, le parti presenti come da
separato verbale;
FATTO
1. Con atto notificato in data 10 febbraio 1987 e depositato in data 5 marzo 1987
sito nel Comune di Vico Equense, al corso Filangieri n. 158, ha impugnato il Piano
Regolatore Generale del Comune di Vico Equense, approvato con decreto n. 9736 in
della Regione Campania, nella parte relativa alla disciplina dell’area sulla quale sorge
(sita a circa 300 mt dal mare, aggettante sul rivo Mirto e visibile da tutti i punti della via
nazionale Napoli/Sorrento, dal ponte della ferrovia Vesuviana e via comunale che
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conduce alla Marina d’Aequa), l’impugnato Piano Regolatore Generale avrebbe dovuto
precisare che nella Zona A3 non poteva essere consentita la permanenza di tale
sia con l’art. 80 del regolamento di polizia urbana del Comune di Vico Equense, con
l’art. 660 cod. pen., con l’art. 66 della legge n. 773/1931, con la legge n. 319/1976, con
aprile 1968, con l’art. 19 della legge n. 765/1967 e con la legge n. 431/1985.
con la quale è stata, tra l’altro, eccepita sia l’inammissibilità del gravame in ragione
nuovo Piano Regolatore Generale del Comune di Vico Equense, con decreto del
3. Con atto notificato in data 5 marzo 2002 e depositato in data 14 marzo 2002
Generale del Comune di Vico Equense, adottato con la delibera del Consiglio
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comunale n. 72 del 7 luglio 1998 (in adeguamento al P.U.T. approvato con la legge
Il ricorrente - premesso che, nel corso del procedimento di adozione del nuovo
1998) in relazione alla disciplina dell’area sulla quale sorge l’impianto di betonaggio di
proprietà dei fratelli Gargiulo e che tale osservazione è stata parzialmente accolta
mediante l’inserimento, nelle norme tecniche di attuazione del P.R.G., dell’articolo 45,
comma 3, secondo il quale “qualora nelle zone artigianali e/o commerciali siano
abusivi, di cui alle leggi 47/1985 e 724/1994, nel caso gli stessi non conseguano la
seguenti motivi.
che nell’osservazione n. 11 del 10 novembre 1998 era stato ampiamente dimostrato che
attraverso la disciplina di piano prevista per l’area sulla quale sorge l’impianto
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battigia, a fianco del torrente Seiano (e quindi non condonabile ai sensi dell’art. 33
d’Aequa (in violazione della distanza minima di 20 mt prevista dal D.M. 1° aprile
1968), servito da autocarri mediante un accesso impervio su una via larga meno di 5 mt,
molto trafficata nella stagione estiva (e quindi non condonabile ai sensi dell’art. 32, lett.
C, della legge n. 47/1985) e non conforme alla disposizione dell’art. 80 del regolamento
di polizia urbana del Comune di Vico Equense, che proibisce attività rumorose entro
l’insediamento ricade nella zona territoriale 4, di cui al titolo III della legge regionale
Amalfitana) - sostiene che la qualificazione dell’area ove sorge tale insediamento come
zona omogenea D2.1 – attività artigianali e/o commerciali esistenti è incompatibile con
ambientale di 1° grado, per la quale la legge n. 35/1987 dispone che il P.R.G. possa
prevedere distinte zone omogenee e qualificare una di queste come zona omogenea D1,
agricoli, tra le quali non può essere compreso l’impianto di betonaggio de quo.
II) Eccesso di potere per motivazione perplessa, erronea e sviata. Innanzi tutto il
ricorrente, dopo aver riportato un ampio stralcio del dibattito svoltosi in sede comunale
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dell’area del Vallone di Seiano imposto dal P.U.T. (stante il pregio ambientale
ed alberghiere) è stato recepito nel P.R.G. attraverso la qualificazione di tale area come
“zona omogenea H – insediamenti turistici recettivi”, con la sola eccezione della zona
omogenea D2.1 prevista per l’area ove sorge l’impianto di betonaggio de quo. Inoltre il
ricorrente, dopo aver riportato un altro stralcio del dibattito svoltosi in sede comunale
destinazioni transitorie, afferma che, se l’area in questione, nel caso di rigetto della
domanda di condono, sarà qualificata come zona agricola, ancor meno si giustifica la
attraverso una previsione a carattere generale, a piccoli abusi edilizi. Infine il ricorrente
evidenzia che il P.R.G. prevede una zona destinata ad insediamenti produttivi e, quindi,
desumibili, secondo il ricorrente, oltre che dal dibattito svoltosi sulla predetta
data 14 giugno 2002, con la quale è stata eccepita, tra l’altro, l’inammissibilità del
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ricorso per carenza di interesse e di legittimazione ad agire del ricorrente e per tardività
5. Con atto notificato in data 31 maggio 2002 e depositato in data 24 giugno 2002
marzo 2002, con la quale il Consiglio comunale del Comune di Vico Equense ha preso
atto delle modifiche al P.R.G. apportate dal Consiglio provinciale della Provincia di
Napoli con la delibera n. 191 del 18 dicembre 2001 (sulla base della proposta della
Giunta provinciale di cui alla delibera n. 1251 del 6 dicembre 2001), deducendo le
seguenti censure.
motivo riproduce, nella sostanza, le censure dedotte con il secondo motivo del ricorso
n. 2820/2002.
presente motivo, oltre a riproporre le censure dedotte con il terzo motivo del ricorso n.
non abbia ancora provveduto all’esame della domanda di condono relativa all’impianto
IV) Eccesso di potere per sviamento, falsità dei presupposti e contrasto con la legge
marzo 2002 nella parte in cui inquadra il corso d’acqua Rivo d’Arco tra i torrenti di
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scarsa portata, con conseguente divieto, ex lege n. 14/1982, di ogni nuova edificazione
della Provincia di Napoli n. 1302 del 3 settembre 2003, di approvazione definitiva del
nuovo Piano Regolatore Generale del Comune di Vico Equense, deducendo le seguenti
censure.
riproporre le censure dedotte con il primo motivo del ricorso n. 2820/2002, il ricorrente
motivo riproduce, nella sostanza, le censure dedotte con il secondo motivo del ricorso
n. 2820/2002.
motivo riproduce, nella sostanza, le censure dedotte con il terzo motivo del ricorso n.
data 18 maggio 2004 con la quale è stata eccepita, tra l’altro, l’inammissibilità del
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ricorso per carenza di interesse e di legittimazione ad agire del ricorrente e per tardività
gravame dipenderebbe dal fatto che il decreto del Presidente della Provincia di Napoli
n. 1302 del 3 settembre 2003 avrebbe dovuto essere impugnato con motivi aggiunti, e
non con ricorso autonomo, trattandosi di provvedimento connesso con quelli oggetto
9. Con istanza depositata in data 19 marzo 2007 il ricorrente ha chiesto, tra l’altro,
10. Alla pubblica udienza del 12 dicembre 2007 la causa è stata assunta in
DIRITTO
indicati per ragioni di connessione soggettiva e oggettiva. Infatti tutti i gravami proposti
P.R.G. del Comune di Vico Equense, nella parte relativa alla disciplina dell’area sulla
del Comune di Vico Equense nella memoria depositata il 29 novembre 2007, deve
del Comune di Vico Equense (approvato con decreto n. 9736 in data 12 novembre
Campania), che risulta allo stato sostituito dal nuovo Piano Regolatore Generale,
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definitivamente approvato con decreto del Presidente della Provincia di Napoli n. 1302
nuovo Piano Regolatore Generale del Comune di Vico Equense, il Collegio deve
depositata in data 14 giugno 2002, si fonda sul fatto che il ricorrente, essendosi
territorio nel quale sorge l’impianto di betonaggio di proprietà dei fratelli Gargiulo e sul
fatto che l’immobile di proprietà del ricorrente comunque ricada in una zona omogenea
sussistenza di uno stabile collegamento con la zona interessata (T.A.R. Puglia Bari, Sez. III,
7 maggio 2007, n. 1254) - ritiene sufficiente evidenziare che al ricorso n. 2820/2002 risulta
ove quale sorge l’impianto industriale in questione, e dal fatto che la stessa
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l’inserimento delle norme di attuazione del P.R.G. dell’articolo 45, comma 3), abbia
dal fatto che i ricorsi in esame abbiano ad oggetto atti a contenuto non immediatamente
nella memoria depositata in data 14 giugno 2002, la disciplina urbanistica contestata dal
Tale affermazione non è condivisibile perché non tiene conto del fatto che le
previsioni di piano impugnate dal ricorrente non riguardano un’area destinata in futuro
ad accogliere nuovi insediamenti produttivi, bensì un’area che allo stato già risulta
(T.A.R. Campania Napoli, Sez. VII, 26 febbraio 2007, n. 1255), la sopravvenienza di una
normativa vincolistica rispetto alla data di esecuzione delle opere abusive (ed anche
rispetto alla data di presentazione della domanda di condono edilizio) non ne esclude
tempus regit actum, sia in base al principio specifico desumibile dall’art. 32 comma 2,
della legge n. 47/1985, emerge con ogni evidenza l’attualità dell’interesse ad agire del
ricorrente. Infatti i gravami in esame sono tesi ad affermare, nella sostanza, che
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paesistico (com’è quella ove esso sorge) avrebbe dovuto imporre la delocalizzazione di
tale impianto.
delibera n. 72 del 7 luglio 1998, con la quale il Consiglio comunale del Comune di
adottate nel 1999 (eccezione sviluppata nelle memorie depositate in data 14 giugno
2002 e 18 maggio 2004), risulta palesemente ininfluente nel caso in esame perché,
secondo una consolidata giurisprudenza (Cons. Stato, Sez. IV, 27 giugno 2006, n. 4166),
costituisce per il soggetto da esso inciso solo una facoltà, e non un obbligo, trattandosi
di rimedio inteso ad ampliare l’area di tutela di detto soggetto prima che la definitiva
provinciale della Provincia di Napoli n. 191 del 18 dicembre 2001 (di approvazione con
modifiche dello strumento urbanistico), e del ricorso n. 418/2004, con il quale è stato
impugnato il decreto del Presidente della Provincia di Napoli n. 1302 del 3 settembre
2003 (di approvazione definitiva dello strumento urbanistico), e che tali ricorsi
consiliare n. 72 del 7 luglio 1998 - il Collegio rileva che, seppure la predetta eccezione
fosse fondata, dal suo accoglimento non deriverebbe alcun effetto pratico. Infatti la
giurisprudenza (T.A.R. Lazio Roma, Sez. II, 17 aprile 2007, n. 3390) ha già avuto
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definitivamente approvato, è pienamente impugnabile in relazione ad ogni vizio
relazione al fatto che il decreto del Presidente della Provincia di Napoli n. 1302 del 3
settembre 2003 avrebbe dovuto essere impugnato con motivi aggiunti, e non con
precedenti ricorsi.
Infatti, secondo una consolidata giurisprudenza (ex multis, T.A.R. Liguria Genova,
Sez. II, 7 giugno 2007, n. 1050; T.A.R. Lazio Roma, Sez. II, 5 luglio 2005, n. 5481), l’articolo 21,
205/2000 (secondo il quale tutti i provvedimenti adottati in pendenza del ricorso tra le
stesse parti, connessi all’oggetto del ricorso stesso, sono impugnati mediante
motivi aggiunti costituisce una mera facoltà per il ricorrente, e non un obbligo.
4. Nel merito risultano fondate le censure (di cui ai primi due motivi dei tre
dell’area ove sorge l’impianto di betonaggio in questione è viziata per violazione della
legge regionale n. 35/1987 e per eccesso di potere (del quale è chiaro sintomo la
suddetta osservazione n. 11 del 10 novembre 1998), sia nella parte in cui tale area viene
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qualificata come “zona omogenea D2.1 – attività artigianali e/o commerciali esistenti”,
sia nella parte in cui si prevede (articolo 45, comma 3, delle N.T.A.) che “qualora nelle
condono edilizio, in quanto integralmente abusivi, di cui alle leggi 47/1985 e 724/1994,
nel caso gli stessi non conseguano la concessione in sanatoria e siano demoliti, la
come zona omogenea D2.1 è incompatibile con la disciplina della zona territoriale 4 del
P.U.T., per la quale la legge regionale n. 35/1987 dispone che il P.R.G. possa prevedere
distinte zone omogenee e qualificare una di queste come zona omogenea D1, a
condizione che tale zona sia destinata ad insediamenti produttivi artigianali o a piccole
tra le quali non può essere certo compreso l’impianto di betonaggio in questione.
competente ad adottare il P.R.G. (come quella dell’articolo 45, comma 3, delle N.T.A.)
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4.1. Innanzi tutto il Collegio premette che, nel caso in esame, non si tratta di una
all’articolo 3 precisa, tra l’altro, che tale strumento urbanistico funge da Piano
ambientali, prevede norme generali d’uso del territorio dell’area - nella quale è
alle quali i Comuni devono uniformarsi nella predisposizione dei loro strumenti
prescrittive per la formazione dei Piani Regolatori Generali”) in relazione alla zona
che comprende anche la località di Seiano (come si può evincere dalla relazione
ambientali della Provincia di Napoli n. 2799 in data 7 novembre 2001) - precisa che
tale zona territoriale comprende aree agricole ed insediamenti (spazi, per nuclei o
accentrati) di interesse ambientale, che tra questi insediamenti alcuni possono rivestire
di qualità ambientale, e che per tale zona occorre procedere ad una complessa
articolata “in zone di Piano Regolatore, con normativa, nel rispetto delle indicazioni del
presente articolo” e che tra tali zone possono essere eventualmente individuate anche
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Quanto all’eventuale zona omogenea H, l’articolo 17 dispone, in particolare, che
relazione del Piano Urbanistico Territoriale parte IV, e nel rispetto delle norme tecniche
nuovi addetti pari a 50) di trasformazione dei prodotti agricoli e che, in tal caso, la
4.2. Inoltre il Collegio ritiene necessario evidenziare che nel corso del procedimento
in questione con la legge regionale n. 35/1987 (sia perché non trattasi di un’attività
artigianale, sia perché non può parlarsi di un opificio esistente, in quanto abusivo e non
l’inserimento, nell’articolo 45 nelle norme di attuazione del P.R.G., del già richiamato
comma 3) con la seguente motivazione: “il PRG, sulla base delle indicazioni espresse
condonabilità degli abusi edilizi realizzati e oggetto di due leggi dello Stato che ne
che, nel caso la concessione in sanatoria per i manufatti in questione non venga
rilasciata, la destinazione della zona debba decadere, evitando il rischio che, qualora
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liberato il sito dall’abuso condonato, si possa, questa volta legittimamente, utilizzare
multis, Cons. Stato, Sez. IV, 26 aprile 2006, n. 2291), le scelte effettuate dall’amministrazione
ovvero dal travisamento dei fatti in relazione alle esigenze che si intendono
concretamente soddisfare.
Pertanto, se è vero che, secondo una consolidata giurisprudenza (ex multis, Cons.
Stato, Sez. IV, 11 ottobre 2007, n. 5357 ), la reiezione delle osservazioni presentate dei privati
in sede di formazione del piano regolatore generale (da qualificare come meri apporti
onere di motivazione, essendo sufficiente che esse siano state esaminate e ritenute in
contrasto con gli interessi e le considerazioni generali poste a base della formazione del
piano, è anche vero che la decisione sull’osservazione deve comunque essere congrua
(T.A.R. Sardegna Cagliari, Sez. II, 25 marzo 2005, n. 469 ) ed è, quindi, sindacabile da parte del
giudice amministrativo.
come “zona omogenea D2.1 – attività artigianali e/o commerciali esistenti” appare
1
nell’adeguamento di quelli vigenti) per zona territoriale 4 - costituiti da insediamenti
artigianali o piccole industrie (con un numero massimo di nuovi addetti pari a 50) di
qualificare l’area sulla quale sorge soltanto tale impianto come zona di P.R.G. destinata
stessa Amministrazione comunale, tra le scelte di fondo poste a base della formazione
del P.R.G., ha previsto espressamente (come si può evincere dalla già citata relazione
data 10 novembre 1998, avrebbe dovuto chiarire anche perché non veniva presa in
condonabilità degli abusi edilizi realizzati e oggetto di due leggi dello Stato che ne
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Innanzi tutto per effetto di tale decisione l’esercizio della funzione urbanistica
principale - ossia la pianificazione urbanistica, che l’articolo 42, comma 2, del decreto
territorio, che richiede, per l’appunto, una mera verifica della conformità del singolo
intervento agli strumenti urbanistici e che l’articolo 107, comma 3, del decreto
legislativo n. 267/2000 affida, quindi, agli organi cui compete l’attuazione delle scelte
termini, come acutamente rilevato nei ricorsi in esame, attraverso l’introduzione del
predetto elemento accidentale nella disciplina urbanistica relativa all’area ove sorge
di pianificazione urbanistica.
Inoltre il Collegio ritiene che in questa sede non possa trovare applicazione il
principio, affermato giurisprudenza (T.A.R. Lombardia Milano, Sez. III, 11 ottobre 2004, n.
5524), secondo il quale gli impianti in esercizio e le attività già esistenti all’atto
per ottenere una decisione su tale domanda. Pertanto, non solo non può ritenersi (come
già evidenziato in precedenza) che l’impianto in questione si sottragga tout court alla
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illegittima la apodittica decisione dell’Amministrazione di “assumere la tendenziale
edilizio non ancora definite, ivi compreso l’impianto abusivo in questione, nonostante
le molteplici ragioni ostative alla sanatoria di tale impianto evidenziate dal ricorrente
devono essere accolti, con assorbimento delle restanti censure. Per l’effetto si deve
disporre annullamento del P.R.G. del Comune di Vico Equense, nella parte relativa alla
P.Q.M.
Per l’effetto annulla il Piano Regolatore Generale del Comune di Vico Equense,
quattromila/00).
Il Presidente
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L’estensore