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famiglie.
Lorenzo entr nella Bala (assemblea legislativa straordinaria) e fu ammesso nel
Consiglio dei Cento. Nel 1470 Firenze blocca il colpo di mano di alcuni fuoriusciti
fiorentini che occuparono la citt di Prato.
Ottiene presto importanti successi diplomatici. L'8 luglio del 1470 ottenne una
conferma dell'accordo fra Milano e Napoli, entrambi alleati e sostenitori dei Medici. A
Firenze nel luglio del 1471 ottenne dalla Bala l'esclusione dei nemici personali e dei
sospetti tali dagli elenchi degli eleggibili nei pubblici uffici (fra gli esclusi dallo
scrutinio c'erano i Pazzi). La posizione politica di Lorenzo ne usciva cos rafforzata.
Avendo dunque ampio raggio d'azione e ricoprendo una posizione di alto prestigio, il
Medici continu nell'opera di mediazione fra Milano e Napoli, di nuovo in contrasto.
Nel 1471, in qualit di ambasciatore ufficiale della Repubblica fiorentina, and
personalmente a Roma per rendere omaggio al nuovo pontefice Sisto IV della
Rovere, con il quale tent di avviare un buon rapporto. Questi affid al banco Medici
il compito di sostenere le casse pontificie impoverite e dunque nomin Lorenzo
tesoriere pontificio affidandogli l'ufficio della depositeria apostolica. Per parte sua il
Magnifico chiese al pontefice di ammettere il fratello Giuliano alla porpora
cardinalizia.
Non mancavano comunque i dissensi interni. Nel 1472 Volterra si ribell per ottenere
l'indipendenza dalla signoria fiorentina, Lorenzo fece inviare l'esercit per reprimerla.
Andato sul posto per organizzare l'opera di ricostruzione, impose l'edificazione di una
fortezza per porre sotto controllo la popolazione.
La congiura dei Pazzi
I rapporti fra Lorenzo de' Medici e Sisto IV per presto si ruppero. Infatti il Magnifico
oppose le schiere fiorentine all'esercito pontificio impegnato nella conquista di Imola
e Faenza in Romagna a favore di Pietro e Girolamo Riario, nipoti del papa (1473), e
nell'assedio di Citt di Castello (1474) posta sotto la signoria di Niccol Vitelli. Sisto
IV revoc l'ufficio della depositeria al Medici e nomin arcivescovo di Pisa,
Francesco Salviati, parente dei Pazzi, con l'intento di farlo poi arcivescovo di
Firenze.
Per far fronte alla situazione, Lorenzo stipul una lega fra Firenze, Venezia e Milano
(2 novembre 1474). Il re di Napoli, contrario, si alle a Siena per contrastare la citt
medicea. Con la morte di Galeazzo Maria Sforza a Firenze venne meno l'appoggio di
Milano.
In un contesto denso di tensioni, contrasti e deboli alleanze, Girolamo Riario, i Pazzi,
l'arcivescovo di Pisa e altre famiglie fiorentine organizzarono una congiura contro
Lorenzo e Giuliano de' Medici con il sostegno di Sisto IV. La repubblica di Siena,
Ferrante d'Aragona re di Napoli e Federico da Montefeltro, duca di Urbino, erano
pronti a dare l'appoggio militare all'ingresso delle truppe pontificie a Firenze.
Il 26 aprile del 1478 la congiura dei Pazzi si tenne in Duomo. Ma di fatto l'attentato
fall: se Giuliano mor sotto le pugnalate, Lorenzo ferito riusc a salvarsi e pot, con
l'appoggio della Signoria, fronteggiare la situazione. Il papa reag all'insuccesso
lanciando la scomunica a Lorenzo e l'interdetto alla citt, e muovendo guerra contro
Firenze con il concorso del re di Napoli. Senza potere contare sull'aiuto dei
tradizionali alleati, Lorenzo riusc a risolvere la difficile guerra, andando
personalmente a Napoli per convincere il re a recedere dalla lega col pontefice
(dicembre 1479). Dopo che re Ferdinando d'Aragona in accordo con il Magnifico
aveva ritirato le proprie truppe (6 marzo 1480), anche Sisto IV rinunci alla guerra e
ritir interdetto e scomunica.
Lorenzo il Magnifico mor l'8 aprile del 1492 nella villa di Careggi. Al suo capezzale
c'erano Agnolo Poliziano e Pico della Mirandola. Negli ultimi giorni aveva ricevuto
anche la visita di Girolamo Savonarola, chiamato a Firenze dallo stesso Lorenzo e
divenuto priore di San Marco.
Il corpo del Magnifico fu esposto nella chiesa di San Marco. Passato poi nella sede
della confraternita dei Magi venne trasportato in San Lorenzo dove vennero celebrate
le esequie.
La sua sepoltura si trova ora nella Sagrestia Nuova di Michelangelo.
Il giorno della morte del Magnifico un fulmine colp la palla dorata sulla cupola del
Duomo: l'evento parve presago di sventura.
L'equilibrio politico italiano, che con tanta tenacia e tanto acume Lorenzo aveva
perseguito, mostrava le prime incrinature che presto avrebbero portato alla discesa di
Carlo VIII nella penisola. Intanto, a Firenze Girolamo Savonarola richiamava folle
sempre pi ampie con le sue prediche che annunciavano eventi apocalittici e invitano a
recuperare fede e rigore.
Lorenzo scrittore
Lorenzo il Magnifico fu uno dei protagonisti della cultura fiorentina quattrocentesca e
vi contribu in prima persona come artefice con al sua attivit di scrittore. In generale
Lorenzo tende a mediare le tendenze letterarie del suo tempo interpretando i gusti
della societ fiorentina del tempo, in un nutrito ed eclettico corpus letterario costituito
da rime e prose volgari.
Fin dai suoi primi componimenti, anteriori al 1469, Lorenzo presenta due maniere
diverse di poetare: una propria delle Rime - strettamente ispirata ai modi del
Petrarca e dello Stilnovo, l'altra realistica e scherzosa con accenti rusticani.
Quest'ultimo stile riscontrabile in opere influenzate dall'arte di Luigi Pulci, il poeta
pi rappresentativo della "brigata" riunita intorno al Medici caratterizzata da un gusto
popolareggiante. A tale maniera appartengono le due novelle Giacoppo e Ginevra,
l'una una storia di beffe e amori licenziosi ispirata a Boccaccio, l'altra incompiuta di
taglio sentimentale. Ad esse si aggiungono tre poemetti burleschi, da cui emergono le
qualit di vivace ritrattista dell'autore: il Simposio in terzine, scherzosa rassegna di
ubriaconi ("beoni") fiorentini, l'Uccellagione di starne in 45 ottave, una descrizione
burlesca e caricaturale di una giornata di caccia, e la Nencia da Barberino, forse il
capolavoro del Magnifico, una divertita rappresentazione di un amore rusticano.
Negli anni seguenti il Magnifico entro il 1484, ormai entrato a pieno titolo nella vita
pubblica dopo la morte del padre (1469), scrisse opere ispirate al neoplatonismo e a
Marsilio Ficino. Temi ricorrenti sono l'aspirazione a Dio e la condanna dei beni
terreni. A tali caratteri rispondono il dialogo filosofico della Altercazione in terzine
(1473-1474), i 7 Capitoli a sfondo religioso, il Comento (1481-1484) incompiuto,
dove Lorenzo illustra quarantuno fra i pi rappresentativi sonetti del suo canzoniere
amoroso in chiave neoplatonica.
Nel 1476-1477 scrisse la Raccolta aragonese, una antologia di antiche rime italiane,
inviata in dono a Federico d'Aragona, figlio di re Ferdinando, con una epistola
introduttiva di Agnolo Poliziano.
Dopo il 1484, in un periodo di severo classicismo, Lorenzo fu molto influenzato dal
Poliziano. Al letterato, si ispirano alcuni poemetti mitologici in volgare (Corinto,
Apollo e Pan, Ambra) e le Selve, divagazioni amorose in ottave tratte dalle Sylvae. In
questa fase affiora una profonda malinconia, che associata a un senso di precariet
sempre vivo permarr fino alle ultime opere del Magnifico.
L'ultima attivit letteraria di Lorenzo fu soprattutto a carattere religioso. Scrisse infatti
piazza San Marco, affidandolo alle cure dell'amico Bertoldo: qui i giovani fra cui
Michelangelo - potevano liberamente entrare per confrontarsi e esercitarsi su pezzi
archeologici messi a disposizione dal Medici.
Con la sua forte personalit, Lorenzo condizion le preferenze di altri committenti e
mecenati, anche al di fuori dei confini fiorentini. Lorenzo caldeggi la commissione
del Cenotafio di Niccol Forteguerri nel Duomo di Pistoia a Andrea Verrocchio
(1476) e quella di Santa Maria delle Carceri a Prato a Giuliano da Sangallo (1485).
Dagli anni Ottanta, dopo che Firenze aveva siglato accordi di pace con lo Stato
Pontificio e il regno di Napoli, il Magnifico invi i migliori artisti fiorentini presso
importanti corti italiane, spesso accompagnati da proprie lettere di presentazione: per
esempio, mand Leonardo presso gli Sforza a Milano (1481), Botticelli, Ghirlandaio,
Cosimo Rosselli, Piero e Antonio Pollaiolo a Roma, Giuliano da Maiano presso il
duca di Calabria a Napoli (1484), Filippino Lippi presso il cardinale Oliviero Carafa
ancora a Roma (1488). Inoltre trasform opere d'arte eccelse in doni diplomatici,
come il disegno di un palazzo fatto dal Sangallo mandato al re di Napoli e due rilievi
in marmo con Dario e Alessandro realizzati da Verrocchio recapitati al re d'Ungheria.
Tali presentazioni e tali doni avevano lo scopo di accrescere il prestigio della
posizione politica del Magnifico e la sua fama.
Parte importante nella Firenze laurenziana ebbero le feste pubbliche, religiose e
profane. Verrocchio e Botticelli furono spesso impiegati nella realizzazione di
apparati, drappi stendardi per i giochi cavallereschi che si tenevano nelle strade e nelle
piazze della citt.
Diversamente Lorenzo coltivava i propri interessi privati nelle eleganti residenze
suburbane, luoghi di colta evasione immersi in una natura sapientemente ridisegnata,
deputati a un vagheggiamento di un ideale classicheggiante di vita rurale.
Emblematica in tal senso risulta la Villa di Poggio a Caiano, il "capriccio di Lorenzo"
e la sua pi importante commissione architettonica (1480 ca.), concepita secondo
moduli 'all'antica' da Giuliano da Sangallo. Intorno al 1487 il Magnifico incaric
Botticelli, Perugino, Filippino e Ghirlandaio di affrescare la Villa di Spedaletto
presso Volterra. A Verrocchio commission il David bronzeo poi donato con Giuliano
alla Repubblica e il Putto con pesce per la villa di Careggi, dove Lorenzo am riunire
la cosiddetta Accademia Platonica.
In generale, dunque, il Magnifico impresse un preciso orientamento al contesto
intellettuale e culturale entro il quale, in poco pi di un decennio, si svilupparono le
arti e le scienze nel solco di una insuperabile abilit tecnica. Talvolta per le scelte
culturali di Lorenzo paiono contraddittorie: le predilezioni personali si diversificano
da quelle dettate dalle necessit pubbliche, la continuit della tradizione familiare si
contrappone a istanze innovative. Del resto una certa ambiguit nella personalit
sfuggente di Lorenzo fu osservata gi da Niccol Machiavelli, che nelle Storie
fiorentine scrisse: "si vedeva in lui essere due persone diverse, quasi con impossibile
congiunzione congiunte" (1532, ed. Gaeta 1962, p. 576).