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Fulvio Delle Donne, Un’inedita lettera relativa allo ‘Studium’ di Napoli in epoca sveva, in Scritti per Isa. Raccolta di studi offerti a Isa Lori Sanfilippo, a c. di A. Mazzon, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 2008, pp. 303-311
Titolo originale
DelleDonne_Inedita Lettera Studium (Scritti Per Isa ISIME 2008)
Fulvio Delle Donne, Un’inedita lettera relativa allo ‘Studium’ di Napoli in epoca sveva, in Scritti per Isa. Raccolta di studi offerti a Isa Lori Sanfilippo, a c. di A. Mazzon, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 2008, pp. 303-311
Fulvio Delle Donne, Un’inedita lettera relativa allo ‘Studium’ di Napoli in epoca sveva, in Scritti per Isa. Raccolta di studi offerti a Isa Lori Sanfilippo, a c. di A. Mazzon, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 2008, pp. 303-311
NELLA SEDE DELLISTITUTO PALAZZO BORROMINI 2008 ROMA RACCOLTA DI STUDI OFFERTI SCRITTI PER ISA a cura di ANTONELLA MAZZON ISA LORI SANFILIPPO a FULVIO DELLE DONNE UNINEDITA LETTERA RELATIVA ALLO STUDIUM DI NAPOLI IN EPOCA SVEVA Nel manoscritto 1482 della Bibliothque Municipale di Troyes, un codice pergamenaceo del XIV secolo che conserva lettere non ordinate sistematicamente del cosiddetto epistolario di Pier della Vigna, nella prima colonna della c. 34r conservata una lettera qui edita in appendice che pu fornire qualche notizia ulteriore sulla storia dei primi anni di attivit dello Studium, ovvero Universit di Napoli 1 . Questa lettera, purtroppo, priva della salutatio, dalla quale avremmo potuto desumere informazioni utili a identificare mittenti e destinatario, tuttavia dal suo contenuto e dal linguaggio usato possiamo provare a rica- vare qualche indizio. Passiamo, quindi, ad analizzarla. Nellavvio, che potremmo considerare alla stregua di unarenga, i mitten- ti, nel ringraziare Dio per il fatto che il destinatario gode di buona salute, si esprimono in questo modo: Omnipotenti Deo, per quem reges regnant et principes optinent principatum, a quo solo munere defluunt bonitates.... Tale espressione, caratterizzata da giochi di parole e da frequenti allitterazio- ni, richiama il passo biblico di Prov. 8, 15-16: Per me reges regnant et legum conditores iusta decernunt; per me principes imperant et potentes decer- nunt iustitiam; ma anche uno stilema usato piuttosto spesso nelle cancelle- rie dellItalia centro-meridionale del XII e XIII secolo. Esso, infatti, si trova gi nel proemio delle Assise di Ariano e in qualche altro documento di epoca normanna 2 , ma anche in alcune lettere dellepistolario di Tommaso di Capua 1 Per una descrizione dettagliata del manoscritto cfr. soprattutto H.M. Schaller, Handschriftenverzeichnis zur Briefsammlung des Petrus de Vinea, in M.G.H., Hilfsmittel, 18, Hannover 2002, pp. 225-230, da cui possibile ricavare ulteriore bibliografia: la lettera che stiamo esaminando registrata al n. 150. 2 Cfr. G.M. Monti, Il testo e la storia esterna delle Assise Normanne, in Studi in onore di C. Calisse, I, Milano 1940, pp. 293-348: 309; nonch Le Assise di Ariano, testo critico, traduzione e note a cura di O. Zecchino, Cava dei Tirreni 1984, p. 22. Lo stilema usato anche in un documento del 1148 riportato da R. Pirro, Sicilia Sacra, Palermo 1733, p. 1109. e di Pier della Vigna 3 , tanto che lidentica espressione per quem reges regnant et principes optinent principatum si trova in un editto di Federico II databile tra la fine del 1231 e i primi mesi del 1232 4 . Naturalmente, tale concezione della derivazione del potere sembra risultare adatta a un sovra- no, ed per questo che la lettera, scritta da persone legate allo Studium di Napoli, si rivolge al suo destinatario parlando della sua personalis... maie- stas, mundo et rebus valde necessaria, facendo ricorso a un altro concetto della regalit che si incontra spesso nella produzione della cancelleria sveva 5 . Dunque, il destinatario della lettera, grazie alla virt ricevuta dallalto e alla pienezza della sua sapienza, magnificato pi di tutti i principi della terra. Egli pone aspera in vias planas e adequat tam diversa quam adversa regu- lariter, come si dice con unaltra formula ripresa dallelogio in onore di Federico II scritto da Pier della Vigna probabilmente prima del 1239, in cui si affermava che nellimperatore linsita forma boni, tanquam livore carens, elementa ligat et elementata coniungit, ut conveniant flammis frigora, iun- gantur arida liquidis, planis associentur aspera et directis invia maritentur 6 . 3 Cfr. le arenghe delle lettere 3 e 4 del terzo libro dellepistolario di Tommaso di Capua e larenga della lettera 1 del V libro dellepistolario di Pier della Vigna, su cui si veda E. Heller, Zur Frage des kurialen Stileinflusses in der sizilischen Kanzlei Friedrichs II., Deutsches Archiv fr Erforschung des Mittelalters, 19 (1963), pp. 434-450, contenente alcune aggiunte di H.M. Schaller. Si precisa che, quando si parla, qui, dellepistolario di Pier della Vigna, si fa riferimento alla versione riprodotta a stampa, e in particolare, per comodit di lettura, alledi- zione approntata da J.R. Iselius (Iselin), Basilea 1740 (ristampa anastatica Hildesheim 1991). 4 Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, II, a cura di L. Weiland, in M.G.H., Legum sectio IV, p. 192, n. 156; cfr. Die Regesten des Kaiserreichs unter Philipp, Otto IV., Friedrich II., Heinrich (VII.), Conrad IV., Heinrich Raspe, Wilhelm und Richard 1198-1272, (Reg. Imp. V, 1-3), a cura di J.F. Bhmer - J. Ficker - E. Winkelmann, Innsbruck 1881-1901, (ristampa anastatica Hildesheim 1971), n. 1917, e i Nachtrge und Ergnzungen, (Reg. Imp. V, 4), a cura di P. Zinsmaier, Kln-Wien 1983, n. 1917. Sulluso di simili arenghe nella cancelle- ria di Federico II cfr. anche G. Ladner, Formularbehelfe in der Kanzlei Kaiser Friedrichs II. und die Briefe des Petrus de Vinea, Mitteilungen des Inst. fr sterr. Geschichtsfrschung, 12 (1933), pp. 92-198: 131-132. 5 Cfr., ad es., il proemio delle Costituzioni Melfitane di Federico II: Die Konstitutionen Friedrichs II. fr das Knigreich Sizilien, a cura di W. Strner, in M.G.H., Const. II Suppl., Mnchen 1996, p. 147. Per una precisa contestualizzazione ideologica del proemio delle Costituzioni cfr. W. Strner, Rerum necessitas und Divina Provisio. Zur Interpretation des Prooemiums der Konstitutionen von Melfi (1231), Deutsches Archiv fr Erforschung des Mittelalters, 39 (1983), pp. 467-554. 6 Lelogio di Federico II riportato al cap. 44 del III libro dellepistolario di Pier della Vigna. Sulla contestualizzazione culturale di questo testo, che in questo punto si richiama a Boezio (Cons., metr. III 9, 6 e 10-11), e sulla sua datazione cfr. F. Delle Donne, Il potere e la sua legittimazione: letteratura encomiastica in onore di Federico II di Svevia, Arce 2005, pp. 59-97, dove si fornisce ledizione del testo dellelogio che qui viene seguito. FULVIO DELLE DONNE 304 Grazie alle virt del destinatario della lettera, poi, temporibus nostris malicie destructis fomentis, celestis iustitie regula gaudeant universa, si dice usando un altro passo dellelogio di Federico II scritto da Pier della Vigna, in cui si affermava che sub eius namque temporibus destruuntur fomenta malitie. E, proseguendo, ci si rivolge al destinatario in questo modo: Talem namque decebat orbem habere principem, qui de virtute iustificaret in benignitate, de sapientia gubernaret, foveret subditas homi- num nationes; dove ancora una volta risulta evidente il richiamo allelo- gio di Federico II scritto da Pier della Vigna: Talem namque totus orbis vocabat in dominum; talem requirebat iustitia defensorem, qui in potentia strenuus, in strenuitate preclarus, in claritate benignus, in benignitate sapiens, in sapientia providus, in providentia foret humanus 7 . Dopo questa sorta di arenga, in cui viene esaltata la figura del destina- tario dellepistola, i mittenti affermano che il loro numero stato accre- sciuto, passando, poi, a descrivere la felice situazione dello Studium di Napoli che diventa sempre pi rigoglioso in questo modo: propagina- tionis scolastice vinea, quam imperialis manus plantavit, crevit in altum et folia dilatavit. Anche questespressione offre un richiamo a una lettera prodotta sempre in ambito svevo, ovvero a un altro elogio quello di Pier della Vigna scritto da Nicola da Rocca tra il 1245 e il 1249 in cui il proto- notaro e logoteta imperiale viene esaltato in questo modo: Hec fuit itaque vinea, quam philosophie manus multo sudore plantavit et coluit 8 ; tuttavia lespressione vinea quam plantavit riferita direttamente allimperatore si legge anche in una lettera, presumibilmente del 1234, in cui Federico II viene invitato a rispondere a una profezia bolognese relativa alla dissolu- zione dello Studium di Napoli 9 ; e limmagine del maestro che coltiva gli allievi come fossero una vigna si trova anche in una lettera scherzosa di Terrisio di Atina, con cui questi chiede agli studenti di offrirgli doni 10 . 7 Forse nella parte finale della frase (subditas hominum nationes) si pu intravede- re la citazione del Missale Romanum, Orationes solemnes in Passione Domini; ma simile espressione ricorre piuttosto spesso in lettere di ambito svevo: cfr. Una silloge epistolare del XIII secolo. I dictamina provenienti dallItalia Meridionale del ms. Paris, BNF, Lat. 8567, a cura di F. Delle Donne, Firenze 2007, lettere nn. 60, 88 e 188. 8 La lettera la n. 45 del III libro dellepistolario di Pier della Vigna, ma il testo segui- to quello pubblicato in Nicola da Rocca, Epistolae, a cura di F. Delle Donne, Firenze 2003, n. 15, p. 33. 9 Cfr. K. Hampe, Zur Grndungsgeschichte der Universitt Neapel, Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie der Wissenschaften. Phil.hist. Kl., 10 (1923), pp. 1-15: 14. 10 Cfr. G. Paolucci, Documenti inediti del tempo svevo, in appendice a Il parlamento di Foggia del 1240 e le pretese elezioni di quel tempo nel Regno di Sicilia, Atti dellAccademia UNINEDITA LETTERA 305 Nella lettera segue, poi, un elenco delle discipline tutte caratterizzate da qualche attributo significativo finalizzato a dimostrarne lutilit che vengo- no insegnate presso lo Studiumdi Napoli: la grammatica, la logica, la fisica, la retorica, la metrica, la geometria, lastronomia, il diritto, la teologia 11 . Un elen- co che pu essere utile a risolvere una questione piuttosto dibattuta: ovvero se presso lo Studium di Napoli vennero insegnate la medicina, in concorren- za con Salerno, e la teologia. Per quanto riguarda questultima disciplina, il testo sembra offrire una risposta piuttosto perentoria, almeno per il periodo in cui la lettera fu scritta 12 ; per quanto riguarda la medicina 13 , invece, si dice che medicinas aperit fisica, espressione da cui, forse, si pu desumere che venivano insegnate discipline propedeutiche allo studio della medicina. Insomma, lo Studium di Napoli viget ad plenum 14 . Manca una sola cosa: la presenza di colui a cui si scrive. Per cui lo si invita a tornare nel Regno e a prendersi cura di maestri e alunni. E si conclude con laugurio che, inter pacem et iustitiam, quas propagastis 15 , la sua sapienza possa ottenere un posto centrale. di scienze, lettere e belle arti di Palermo, ser. III, 4 (1897), pp. 1-47: 45, doc. XV. 11 Potrebbe essere possibile che nellelenco fosse compresa anche la metafisica. Infatti, nella lettera, dopo theologia aperit celum segue una parola abbreviata di difficile inter- pretazione (mtedeni con una c un po obliqua posta sulla m) che si sciolta come men- tem denique, ma potrebbe anche essere sciolta come metaphisica denique, pensando alla trascrizione sbagliata di unabbreviazione che il copista non aveva capito. 12 Sulla questione relativa allinsegnamento della teologia presso lo Studium di Napoli, che forse venne sospeso solo per breve tempo dopo il 1240, cfr. soprattutto G.M. Monti, Per la storia delluniversit di Napoli. Ricerche e documenti, Napoli - Genova - Firenze - Citt di Castello 1924, p. 78; G. Arnaldi, Fondazione e rifondazioni dello studio di Napoli in et sveva, in La fondazione fridericiana dellUniversit di Napoli, Napoli 1988, p. 38 (il sag- gio stato pubblicato per la prima volta in Universit e societ nei secoli XII-XVI, Pistoia 1982, pp. 81-105, e poi in Il Pragmatismo degli intellettuali. Origini e primi sviluppi dellisti- tuzione universitaria, a cura di R. Greci, Torino 1996, pp. 109-123); G. Cremascoli, La facol- t di teologia, in Luoghi e metodi di insegnamento nellItalia medievale (secoli XII-XIV), Atti del convegno di studi (Lecce-Otranto, 6-8 ottobre 1986), a cura di L. Gargan - O. Limone, Galatina 1989, pp. 179-200: 181; e da ultimo, F. Violante, Federico II e la fondazione dello Studium napoletano, Quaderni Medievali, 54 (dic. 2002), pp. 16-85: 29-33. 13 Sulla questione relativa allinsegnamento della medicina presso lo Studiumdi Napoli cfr. soprattutto A. De Stefano, La cultura alla corte di Federico II imperatore, Palermo 1938, p. 298, e, da ultimo, Violante, Federico II cit., p. 33. 14 Il verbo vigere usato a proposito dello Studium di Napoli si trova anche in una lette- ra, probabilmente del 1226, in cui Federico II vieta a tutti i sudditi dellimpero e del regno di recarsi a Bologna per studiare o per insegnare e ricorda, al contempo, le vantaggiose con- dizioni di vita garantite per chi frequenta lo Studium di Napoli. Cfr. A. Gaudenzi, La costi- tuzione che interdice lo studio Bolognese, Archivio Storico italiano, ser. V, 42 (1908), pp. 352-363: 357. 15 Il riferimento alla pax e alla iustitia come reciprocamente imprescindibili si trova nel FULVIO DELLE DONNE 306 Purtroppo, da questa lettera, di cui abbiamo appena esaminato il con- tenuto, non possiamo ricavare molti dati certi. Infatti, come abbiamo gi detto, mancano le formule di saluto, da cui avremmo potuto ricavare i nomi dei mittenti e del destinatario. Tuttavia, in base allesame delle espressioni usate, si potrebbe giungere alla conclusione che la lettera sia stata inviata allimperatore Federico II. Infatti, in essa si fa riferimento alla vigna scolastica piantata dalla imperialis manus, e, poco dopo, quando si parla di Napoli, la si definisce civitas Cesaris: attributi, questi, che mal si adatterebbero a qualcuno che fosse soltanto re e non anche imperatore, come i figli di Federico II, Corrado IV o Manfredi. Certo, potrebbe esse- re possibile anche che il manoscritto di Troyes in cui la lettera conser- vata allinterno di una raccolta di dictamina destinata a maestri o a studen- ti di retorica presenti una versione ritoccata di quella lettera, trasforman- do i riferimenti alla dignit regale di Corrado IV o di Manfredi in riferi- menti alla dignit imperiale, pi adatti a loro padre Federico II. Una simi- le situazione si riscontra, infatti, in una lettera inviata, probabilmente nel 1263, da Manfredi alluniversit di Parigi, che, nella redazione trdita dal- lepistolario di Pier della Vigna, risulta inviata da Federico II e i riferimen- ti alla dignit regia vengono trasformati, appunto, in riferimenti alla digni- t imperiale 16 . Ma la lettera che stiamo esaminando conservata solo nel manoscritto di Troyes, e non riportata anche da una delle redazioni siste- maticamente organizzate dellepistolario di Pier della Vigna 17 : per cui non sarebbe ravvisabile la necessit di modificare il testo per renderlo con- gruente con un arco cronologico delimitabile entro gli anni di impero di Federico II. Dunque, va considerata come accettabile lipotesi che il desti- natario sia limperatore Federico II. proemio delle Costituzioni Melfitane di Federico II: cfr. Die Konstitutionen Friedrichs II. cit., p. 147. Lespressione, tuttavia, l probabilmente derivata da Psal., 84, 11, iustitia et pax osculatae sunt, che viene ripreso dal Normanno Alexander Telesinus, Ystoria Rogerii regis Sicilie Calabrie atque Apulie, a cura di L. De Nava, con commento di D. Clementi, IV/4, Roma 1991, p. 83. 16 La lettera trdita come inviata da Federico II dal cap. 67 del III libro dellepisto- lario di Pier della Vigna. Essa, tuttavia, trasmessa, come inviata da Manfredi, anche dal ms. Lat. 8567 della Bibliothque Nationale di Parigi, un codice che riporta una redazione estravagante e spesso affidabile di molte lettere che costituiscono il cosiddetto epistolario di Pier della Vigna. Sulla questione cfr. R.A. Gauthier, Notes sur les dbuts (1225-1240) du premier averrosme, Revue des Sciences Philosophiques et thologiques, 66 (1982), pp. 323-330; e F. Delle Donne, Uninedita epistola sulla morte di Guglielmo de Luna, maestro presso lo Studium di Napoli e le traduzioni prodotte alla corte di Manfredi di Svevia, Recherches de thologie et philosophie mdivales, 74 (2007), pp. 225-245. 17 Sui problemi relativi alla redazione di questo epistolario cfr. soprattutto H.M. UNINEDITA LETTERA 307 Per quanto riguarda la datazione, neppure possiamo giungere a con- clusioni certe. Tuttavia, possibile, anzi doveroso, avanzare qualche ipote- si. Innanzitutto, abbiamo visto che lepistola cita in maniera precisa alcuni passi dellencomio scritto da Pier della Vigna in onore di Federico II, che, come abbiamo detto, databile poco anteriormente al 1239. Gi questo ri- ferimento pu essere utile a fornire indicazioni utili. Ma la lettera, forse, ci fornisce anche qualche ulteriore indizio. Infatti, essa accenna al fatto che il numero di coloro che scrivono (plausibilmente i maestri o gli studenti dello Studium) aumentato, cos che la vigna scolastica cresciuta: per questo essi gioiscono. Ci potrebbe far pensare a una concessione recente dellimperatore, tanto pi che i mittenti si dicono nova gens vestri ope- ris. Perci, pu essere lecito pensare che la lettera sia stata scritta in occa- sione della costituzione, o meglio di una riforma o di una riapertura dello Studium di Napoli, che, fondato da Federico II nel 1224, venne chiuso pi volte, e pi volte riformato: nel 1234, nel 1239, nel 1254 e nel 1258 18 . E, continuando su questa strada, va tenuto conto anche del fatto che, stando a quello che si ricava dalla lettera, il destinatario si trovava lontano dal Regno, perch viene espressa la speranza che egli ad emisperium dulcis Apulie brevi circuitu revolvatur 19 . Proviamo a mettere assieme tutti i dati che abbiamo ricavato. Abbiamo detto, innanzitutto, che nella lettera ci sono citazioni tratte dallelogio di Federico II, scritto da Pier della Vigna poco prima del 1239. Gi questo ci Schaller, Zur Entstehung der sogenannten Briefsammlung des Petrus de Vinea, in H.M. Schaller, Stauferzeit. Ausgewhlte Aufstze, in M.G.H., Schriften, 38, Hannover 1993, pp. 225-270 (pubblicato originariamente in Deutsches Archiv fr Erforschung des Mittelalters, 12 (1956), pp. 114-159); H.M. Schaller, Lepistolario di Pier della Vigna, in Politica e cultura nellItalia di Federico II, a cura di S. Gensini, Pisa 1986, pp. 95-111 (ristampato in tedesco in Schaller, Stauferzeit cit., pp. 463-478). 18 Cfr. soprattutto F. Torraca, Le origini - Let sveva, in Storia dellUniversit di Napoli, Napoli 1924, pp. 7-13; Arnaldi, Fondazione e rifondazioni cit., p. 27; G. Arnaldi, Studio di Napoli, in Federico II. Enciclopedia fridericiana, II, Roma 2005, pp. 803-808; L. Capo, Federico II e lo Studium di Napoli, in Studi sul Medioevo per Girolamo Arnaldi, a cura di G. Barone - L. Capo - S. Gasparri, Roma 2001, pp. 25-54: 42; e Violante, Federico II cit., pp. 77 ss. 19 Questo augurio, dal tono alquanto confidenziale, mi aveva fatto pensare, in un primo momento, che la lettera, in qualche modo, potesse essere interpretata come inviata a un altro maestro, e che essa, con luso di espressioni parossisticamente elogiative, fosse impostata in maniera tale da parodiare il linguaggio cancelleresco, per sortire un effetto umoristico. A questo proposito, mi era venuta in mente una lettera in cui pure sarebbe possibile riconoscere un velato registro umoristico inviata dai notai della riformata can- celleria di Corrado IV di Svevia a Nicola da Rocca, perch torni a lavorare nuovamente con loro: cfr. Nicola da Rocca, Epistolae cit., n. 24, p. 44. Tuttavia, nella lettera che stiamo ana- lizzando, i riferimenti alla dignit imperiale appaiono troppo precisi e circostanziati. FULVIO DELLE DONNE 308 spinge a scartare le ipotesi che la lettera sia da mettere in connessione con la fondazione dello Studium, avvenuta nel 1224, o con la sua riapertura del 1234: tanto pi che in quelle occasioni Federico II si trovava nel Regno, e non lontano da esso 20 . Anche le rifondazioni del 1254 e del 1258 possono essere scartate, perch sono opera di Corrado IV e di Manfredi, e abbia- mo visto che la lettera che stiamo esaminando non sembra possa riferirsi a loro, perch non portarono il titolo imperiale. Dunque, scartate le altre ipotesi, resta in piedi solo quella che la lette- ra sia stata scritta in occasione della rifondazione dello Studium di Napoli del novembre 1239, quando Federico II si trovava effettivamente lontano dal Regno, e precisamente a Lodi 21 . questa, infatti, lunica data possibi- le che sia coerente anche con le puntuali citazioni tratte dallelogio di Pier della Vigna in onore di Federico II, scritto, appunto, poco prima di quel- lanno. Del resto, il tono della lettera sembra ben conciliarsi con questa con- clusione, in quanto nel 1239 non ci fu una vera e propria rifondazione, ma una sorta di riforma o ristrutturazione, peraltro richiesta dai docenti e dagli scolari di Napoli. Infatti, nella lettera di riforma del 14 novembre 1239, indirizzata ai maestri e agli scolari di Napoli, si legge: Cumque nu- per nos in Italia circa depopulationes nostrorum rebellium magnifice moraremur, in castris nuncios vestros magistrum G. de Antiochia et T. de Cremona fideles nostros ad nostram presentiam destinatos benigne recepi- mus et peticiones vestras in sinu clementie nostre clementer admisimus et inter tot occupationum genera, quibus nostra munificencia trahebatur, non inspecta presentis temporis qualitate, set tamquam studii et virtutum qua- rumlibet zelatores ad ordinacionem et cultum Neapolitani studii direximus aciem mentis nostre 22 . E, accogliendo la richiesta che gli era pervenuta da Napoli, Federico II dispone la libera ammissione allo Studium di tutti i sudditi del Regno, nonch ecco la novit di tutti coloro che proveniva- no dagli altri territori (compresi quelli ultramontani), con leccezione dei cittadini delle citt ribelli e dei sudditi del papa. Cos che, conclude lim- 20 Cfr. Die Regesten des Kaiserreichs cit., e i Nachtrge und Ergnzungen cit., nn. 1537 e 2044. Sulle due lettere del 1224 e del 1234 cfr. anche F. Delle Donne, La fondazione dello Studium di Napoli: note sulle circolari del 1224 e del 1234, Atti dellAccademia Pontania- na, n. ser., 42 (1993), pp. 179-197. 21 Le lettere relative alla riforma dello Studium del 1239, datate al 14 novembre, sono state edite, da ultimo, in Il registro della cancelleria di Federico II del 1239-40, a cura di C. Carbonetti Vendittelli, (Fonti dellItalia Medievale, Antiquitates 19), I, Roma 2002, nn. 156-159, pp. 145-151. 22 Ibid., n. 156, p. 146. UNINEDITA LETTERA 309 peratore, et vobis cedat ad commodum et profectum voti, quod geritis, et nos tam de fide vestra erga nostram excellentiam, quam etiam de processu ac incremento studii per effectum operis et exhibitionem devotionis et fidei merito gaudeamus 23 . A questo punto, possiamo concludere che la lettera contenuta nel manoscritto di Troyes sia databile, innanzitutto, entro la met del marzo 1240, quando Federico II rientr nel Regno 24 ; e, inoltre, che essa sia stata scritta da maestri e scolari magari proprio il maestro G. de Antiochia e T. de Cremona (forse uno scolaro) inviati come messi dello Studium allimpe- ratore nel novembre del 1239 per esprimere la propria gratitudine allim- peratore e dimostrare, al contempo, che la ristrutturazione dello Studium aveva sortito effetti positivi. In questo modo, del resto, acquistano pi pre- ciso significato i riferimenti fatti dai mittenti allincremento del loro nume- ro e alla dilatazione delle foglie della vigna piantata dalla mano imperiale. Cosa, questa, che era stata resa possibile dal permesso di frequentare lo Studium, esteso anche agli stranieri e non pi limitato solo a coloro che erano sudditi del Regno; e, magari, dallincremento del corpo docente. Incremento, che riguard certamente il diritto, perch, in quelloccasione, sappiamo che venne chiamato a insegnarlo Bartolomeo Pignatello di Brindisi 25 , ma che, forse, riguard anche altre materie, come la filosofia, dal momento che, nella lettera che abbiamo esaminato, tale disciplina viene messa particolarmente in rilievo, sia quando, prima di fare lelenco delle materie insegnate presso lo Studium, si dice specificamente che a Napoli sonant iugiter philosophorum organa; sia quando, pi oltre, si dice che in omni parte philosophie Neapolis perfectioni reperitur 26 . 23 Ibid., n. 156, p. 147. 24 Cfr. Die Regesten des Kaiserreichs cit., n. 2925a. 25 Cos risulta attestato da un altro mandato di Federico II, sempre del 14 novembre 1239: cfr. Il registro della cancelleria cit., n. 159, p. 151. 26 Non possiamo offrire conferme documentarie riguardo a questa ipotesi. Del resto, non conosciamo neanche con precisione quali furono i maestri che insegnarono quella materia. Secondo un elenco stilato da E. Kantorowicz, Federico II imperatore, Milano 1976 (ed. or. Berlin 1927-1930), pp. 714-717, maestri di filosofia e scienze affini, come logica e teologia, furono Pietro di Ibernia, Arnaldo Catalano, Erasmo di Montecassino, maestro Martino. A questi nomi, va aggiunto, poi, almeno quello di Guglielmo de Luna: cfr. Delle Donne, Uninedita epistola sulla morte di Guglielmo de Luna cit. FULVIO DELLE DONNE 310 Appendice Alcuni maestri o studenti comunicano, forse a Federico II, che lo Studium di Napoli divenuto florido e rigoglioso. Probabilmente la lettera da datare tra la fine del 1239 e linizio del 1240. Cod.: Troyes, Bibliothque Municipale, 1482, c. 34r (a), (siglato T) Omnipotenti Deo, per quem reges regnant et principes optinent principatum, a quo solo munere defluunt bonitates, universi et singuli pronis vultibus toto corde gratias agimus, quod personalis vestra maiestas, mundo et rebus valde necessaria, potitur desiderabili sospitate, quod succedentibus prosperis felicia vobis (a) tempora diriguntur, qui per virtutem quam accepistis ex alto et sapientie plenitudinem qua pre cuntis terre principibus magnificamini, benignitatis coope- rante gratia, ponentes aspera in vias planas, et tam diversa quam adversa regulari- ter adequatis, ut temporibus nostris malicie destructis fomentis, celestis iustitie regula gaudeant universa. Talem namque (b) decebat orbem habere principem, qui de virtute iustificaret, in benignitate de sapientia gubernaret, foveret subditas hominum nationes. Verum quod nos, vestre acquisitionis populus, ut nova gens vestri operis, vero non infima felicitati connectimur, letari debet augeri, quod suorum numerus est adauctus, et quod propaginationis scolastice vinea, quam imperialis manus plan- tavit, crevit in altum et folia dilatavit, quod Neapoli celebre studium viget ad ple- num in omnibus, ita quod nunc dici potest in civitate Cesaris (c) sonant iugiter phi- losophorum organa. Nam ibi gramatica sufficienter sua rudimenta premittit, logica silogismos discutit, medicinas aperit fisica, emittit dulces suadelas rethorica, colligit ars metrica numeros, distinguit spatia geometria, celestes format musica sonos, astrorum astronomia cursus edocet, lites leges dirimunt, dubia decreta decernunt, theologia aperit celum, mentem denique (d) tollit in altum, et, ut brevi- ter concludamus, in omni parte philosophie Neapolis perfectioni reperitur. Unum tamen et solum defectum patitur, quod vestri solum ad tempus care- mus presentia, ut ad emisperium (e) dulcis Apulie brevi circuitu revolvatur. Ceterum cum sub umbra respiremus protectionis imperatorie maiestatis et status noster existat incolumis, magistros et scolares habere dignemini (f) comendatos operi vestre de solita clementia, favorabilem gratiam impendentes, ut in diebus illis, quos Ille multiplicet, qui diem fecit et noctem, tanti boni novitas nulli mori- tura per Eum sub tali et tanto augusto feliciter augeatur, et inter pacem et iusti- tiam, quas propagastis vestris, sapientia medium locum teneat, sine qua nichil per- fectum est, nichil rationabiliter (g) gubernatur. (a) vobis] nobis T: emend.@@@(b) namque] naque T: emend.@@@(c) Cesaris] cosaris T: emend. (d) mentem denique] mtedeni con una c un po obliqua posta sulla m scrive T: si pensato che sia la tra- scrizione sbagliata di unabbreviazione che il copista non aveva capito@@@(e) emisperium] emusperium T: emend.@@@(f) dignemini] nel ms. scritto dig: si pensato di sciogliere cos, anche se labbreviazio- ne sembra quella usata per dignus@@@(g) rationabiliter] irrationabiliter T: emend. UNINEDITA LETTERA 311
71. F. Delle Donne, Una costellazione di informazioni cronachistiche: Francesco Pipino, Riccobaldo da Ferrara, codice Fitalia e “Cronica Sicilie”, «Bullettino dell’Istituto storico italiano per il medioevo», 118 (2016), pp. 157-178