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Meditazioni pascaliane by P.

Bourdieu
Review by: M. de Benedittis
Studi di Sociologia, Anno 37, Fasc. 2 (Aprile-Giugno 1999), pp. 273-276
Published by: Vita e Pensiero Pubblicazioni dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore
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ANALISI D'OPERE
P.
Bourdieu, Meditazioni
pascaliane, Feltrinelli,
Milano 1998. Un volume di
pp.
270.
In
questo testo,
il
sociologo
francese ritorna
ancora una volta sui concetti che informano la
sua intera
opera
-
habitus, campo,
violenza sim
bolica
-
partendo perd
da
un'esigenza epistemo
logica:
Bourdieu intende
infatti, operando
una
critica della
ragione scolastica,
mettere a nudo
l'inadeguatezza
di una scienza sociale che coltivi
l'illusione di un
soggetto
libero e
trasparente
a
se
stesso, capace
di
conseguire
una conoscenza
pura.
Secondo
l'autore, infatti, quanti
amano
credere al miracolo del
pensiero "puro"
devono
rassegnarsi
ad ammettere che l'amore della
verita o della
virtu,
come
qualsiasi
altra
specie
di
disposizione,
deve necessariamente
qualcosa
alle
condizioni in cui e andato
formandosi,
in altre
parole
a una
posizione
e a una traiettoria sociali
(p.
10). II richiamo a Pascal
presente
nel titolo
-
e che
percorre
tutto il libro
-
viene
giustificato
da Bourdieu con l'affinita che lo
lega
al filosofo
giansenista rispetto
a temi come il
potere
simbo
lico,
la rinuncia all'ambizione del
fondamento,
ma
soprattutto per
la sollecitudine dimostrata da
Pascal nel cercare
sempre
la
ragion
d'essere
delle condotte umane in
apparenza piu gratuite
e
ridicole,
senza
indulgere
nella condanna
(apparentemente)
dotta delle
opinioni
di senso
comune.
Bourdieu
dunque
muove dalla convinzione
che, per
liberare il
pensiero
sul mondo sociale
dall'implicito
che e in
esso,
dovuto alia nostra
stessa
implicazione
nel
mondo,
non si
possa
far
ricorso alia nozione comune di riflessivita intesa
come ritorno su di se del
pensiero pensante,
ma
sia necessario
oggettivare
il
soggetto dell'ogget
tivazione,
owero
portare
alia luce i
presupposti
e i
pregiudizi
insiti nelle sue
categorie
conosci
tive. Tali
presupposti appartengono
a tre ordini
differenti: in
primo luogo
vi sono
quelli
deri
vanti dalla
propria posizione
sociale e dalla
traiettoria
percorsa per occuparla,
che
pero,
in
quanto
connessi alle
particolarita
di una
persona
o di una
categoria,
sono facilmente evidenziabili
da coloro che non li condividono. In secondo
luogo,
vi sono le distorsioni
legate all'apparte
nenza a un
campo (religioso, artistico, filosofico,
sociologico),
e dovuti alia condivisione e all'ade
sione della doxa che lo definisce in modo
speci
fico.
L'implicito,
in
questo caso,
e cio che
implica
il fatto di esser
presi
nel
gioco,
cioe l'z7
lusio come credenza fondamentale nell'interesse
del
gioco
e nel valore delle
poste
inerente a
que
sta
appartenenza (p.
19).
Partecipare
a tale illu
sio, significa prender
sul serio le
poste
nate dalla
logica
del
gioco stesso,
e investirvi in maniera
assoluta. La
logica
del
campo
si
incorpora
nei
partecipanti
sotto forma di
habitus,
o di un
senso del
gioco,
che
pero
non e mai
posto
in
modo
esplicito. Infine,
il
presupposto piu
diffi
cile da
cogliere
e la
disposizione scolastica,
la
schole,
owero la condizione di esistenza di tutti i
campi
scientifici e conoscitivi: essa consiste in
quel tipo
di
atteggiamento
che tende a mettere
tra
parentesi
le
esigenze
della
situazione,
i vin
coli della necessita economica e
sociale,
nonche
le
urgenze
che essa
impone
o i fini che
propone
(p. 20), per occuparsi
seriamente di
questioni
che le altre
persone ignorano poiche prese
dalle
faccende della vita
quotidiana. Questo tempo
liberato dalle
occupazioni
e dalle
preoccupa
zioni
pratiche,
[...]
Yotium
studioso,
e la condi
zione dell'esercizio scolastico e delle attivita sot
tratte alia necessita immediata: lo
sport,
il
gioco,
la
produzione
e la
contemplazione
delle
opere
d'arte nonche tutte le forme di
speculazione gra
tuita,
che non hanno un fine fuori di se stesse
(p.
21).
Tale
disposizione, naturalmente,
viene innan
zitutto
acquisita nell'esperienza
della
scuola,
ma
puo perpetuarsi
anche
dopo
l'inserimento nel
mondo del
lavoro; tuttavia,
essa
puo compiersi
appieno
solo con
l'ingresso
in uno di
quei campi
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ANALISI D'OPERE
scientifici
che,
essendo
quasi completamente
cir
coscritti all'universo della scuola (ad es. il
campo
filosofico),
offrono le
migliori
condizioni
per
il
suo
sviluppo.
La
disposizione
scolastica,
secondo
Bourdieu,
non e distribuita in maniera
aleatoria tra le diverse
posizioni
sociali.
Infatti,
a mano a mano che ci si allontana dalle
regioni
inferiori dello
spazio sociale,
caratterizzate dalla
brutalita estrema dei vincoli
economici,
le incer
tezze si riducono e le
pressioni
della necessita
economica e sociale si
attenuano;
di conse
guenza, posizioni
definite in modo meno stretto
e suscettibili di lasciare
maggior
liberta di
gioco
offrono la
possibility
di
acquisire disposizioni
piu
affrancate da
urgenze pratiche
[...] e come
adeguate
in
anticipo
alle
esigenze
tacite
degli
universi scolastici
(p.
25). Questo processo
viene
poi sottoposto
a una sorta di
rimozione,
per
cui coloro che sono immersi
negli
universi
scolastici,
a volte anche dalla
nascita,
sono
por
tati a dimenticare le condizioni storiche e sociali
che hanno reso
possibile
il loro
sguardo
che e
del tutto
particolare
e viene invece
percepito
come
perfettamente
naturale. L'adesione incan
tata al
punto
di vista scolastico si radica nel sen
timento, tipico
delle elites
legate
alia
scuola,
del
l'elezione naturale attraverso il dono: uno
degli
effetti meno
appariscenti
delle
procedure
scola
stiche di formazione e di selezione che funzio
nano come veri e
propri
riti di istituzione e
quello
di
erigere
una barriera
magica
tra
gli
eletti
e
gli esclusi,
attuando
contemporaneamente
la
rimozione delle differenze di
condizione,
che
sono la condizione della differenza che esse
pro
ducono e consacrano
(p.
34).
Quello
che Bourdieu chiama l'errore scola
stico,
owero la tendenza ad universalizzare una
visione del mondo che e
particolare perche
favo
rita e autorizzata da una
specifica
condizione
sociale,
assume
per
l'autore tre
aspetti:
uno nel
l'ordine della
conoscenza,
uno in
quello
dell'e
tica o del diritto e della
politica,
e l'altro in
quello
dell'estetica.
Questi
tre
ambiti,
si sono
costituiti in
campi autonomi,
liberandosi dalle
necessita del mondo
pratico.
La
prima
forma
d'errore e
l'epistemocentrismo scolastico,
cioe
l'incapacita
da
parte
del
pensiero
scolastico di
cogliere
la
logica
della
pratica,
fatto che deter
mina che le distorsioni conoscitive siano tanto
piu grandi quanto piu l'oggetto
della conoscenza
e lontano dall'universo scolastico.
L'epistemo
centrismo
scolastico, dunque,
attribuisce al suo
oggetto
cio che in realta
appartiene
al modo di
coglierlo,
[e]
proietta
nella
pratica,
come la
rational action
theory,
un
rapporto
sociale
impensato,
il
quale
non e altro che il
rapporto
scolastico con il mondo
(p.
59). Questo pero,
per Bourdieu,
non
significa
che la scienza debba
far
propria
la
logica pratica,
ma
semplicemente
includere,
nella ricostruzione teorica di tale
logica,
anche la distanza che la
separa
dalla
logica
teorica.
Appare
chiaro che tale
posizione
e cruciale
per
il
sociologo,
e
implica
defle
precise
metodologiche:
come sostiene
Bourdieu,
occorre evitare di
porre agli
intervistati le
domande che ci si
pone
su di loro
(p. 65),
cosi
come domande che essi non si sono mai
posti
prima
che
qualcuno
le
imponesse
a
loro,
domande che
potrebbero
realmente
porsi
(cioe
produrre
con i loro mezzi)
solo se fossero
dispo
sti e
preparati
dalle loro condizioni di esistenza
ad assumere sul mondo sociale e sulla loro stessa
pratica
il
punto
di vista scolastico a
partire
dal
quale
sono state
prodotte, quindi
se fossero
qualcosa
di
completamente
diverso da cio che
sono
-
che
poi
e cio che si tratta di
capire (p.
66).
II secondo
tipo
di errore scolastico e
dato,
secondo
Bourdieu,
dall'universalismo
egoi
stico: con tale
espressione,
il
sociologo
francese
si riferisce a
quanti
(ad es. Habermas con la sua
teoria
dell'agire
comunicativo)
propongono
un universalismo non
accompagnato
da alcun
riferimento alle condizioni economiche e sociali
rimosse dell'accesso all'universale e da alcuna
azione
(politica)
mirante a universalizzare
prati
camente tali condizioni
(p.
71). Tali
posizioni
infatti,
non
tengono
conto del fatto che l'avere
un'opinione politica,
intesa nella sua defini
zione
legittima
(e scolastica) di discorso artico
lato e
generale
sul mondo
(p.
74) e una
possibi
lity che
dipende
dal
capitale
scolastico detenuto
e dal
peso
del
capitale
culturale
rispetto
a
quello
economico. I
piu deprivati sono, infatti,
anche
espropriati
dei mezzi di
produzione politici:
la concentrazione del
potere
nelle mani dei
mandatari e una
conseguenza dell'esproprio,
e
dell'affidamento di se che esso favorisce e che e
quindi
destinato a diminuire via via che si
gene
ralizza,
con la diffusione
dell'educazione,
l'ac
cesso
agli
strumenti di
produzione delTopinione
politica (p. 74, nota). Questo
non vuol dire ri
fiutare
ogni
forma di credenza
nell'universale,
ma rivendicare l'accesso universale alle condi
zioni di accesso all'universale.
Terza forma dell'errore scolastico e ^'univer
salismo
estetico,
cioe
quel tipo
di riflessione
estetica che non tiene conto che la
possibility
di
provare
il
piacere estetico,
il
piacere puro,
si
fonda,
da un
lato, sull'emergere
del
campo
arti
stico come universo
autonomo, emancipato
da
vincoli
politici
ed economici
e, dall'altro,
dal
l'occupare
una
posizione
sociale nella
quale
la
disposizione pura
a tale
piacere pud
formarsi
ed esercitarsi.
Analizzate
queste
tre forme di
errore,
Bourdieu afferma
quindi
che non si
pud
condi
videre l'ottimismo universalista dell'Illuminismo
ingenuo:
l'awento della
ragione
e
inseparabile
dall'autonomizzazione
progressiva
di microco
smi sociali fondati sul
privilegio,
nei
quali
si
sono a
poco
a
poco
inventati modi di
pensiero
e
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ANALISI D'OPERE
275
di azione teoricamente universali ma
pratica
mente
monopolizzati
da alcuni
(p.
84).
Detto
cio,
il
sociologo
francese non intende
cadere nel
relativismo,
ma
anzi,
e convinto che
proprio sottoponendo
la
ragione
alia storicizza
zione
per
evidenziare 1'arbitrarieta
deH'origine
degli
strumenti delle scienze storiche e
sociali,
si
possa
evitare di
consegnare
la
ragione
all'arbi
trio. In
particolare,
occorre
capire
che l'arbitra
rio (inteso come naturalizzazione di istituzioni
storiche e storicamente
impostesi
con la forza)
non e solo
all'origine per esempio
della
legge,
ma e anche alia radice di tutti i
campi, persino
dei
piu "puri",
come i mondi artistico e scienti
fico: ciascuno di essi ha la sua
"legge
fondamen
tale",
il suo nomos
(p.
102). Cosl, ogni campo
delimita le sue
specifiche poste
in
gioco,
che dal
punto
di vista dei
partecipanti
a un altro
campo,
diventano invisibili o
insignificanti:
in tal modo
si
configura l'importanza
del mondo
comune,
come terreno di intesa dove si
possono ritrovare,
alio stesso
tempo,
coloro che sono esclusi
dagli
universi scolastici non avendo accesso alia
dispo
sizione
scolastica,
nonche
gli appartenenti
ai
diversi universi
scolastici,
ai
quali
offre il lin
guaggio
comune
per parlare
di cio che accade
nei
singoli
universi chiusi in se stessi.
I
campi scientifici,
secondo
Bourdieu,
sono
mondi sociali come
gli altri,
con i loro
rapporti
di
potere,
concentrazioni di
capitale, conflitti,
interessi,
ma
questo
non vuol dire
negarne
1'ec
cezionalita: la
competizione
scientifica
presup
pone
e
produce
una forma
specifica
di
interesse,
che sembra disinteressato solo se lo si
configura
con
gli
interessi
ordinari, per
il
potere
e il
danaro in
particolare,
e che
appare
orientato
verso la
conquista
del
monopolio
deH'autorita
scientifica,
nella
quale competenza
tecnica e
potere
simbolico sono inestricabilmente confusi.
Ma,
nella sua dimensione
specifica, quello
scien
tifico si
distingue
da tutti
gli
altri
campi
[...]
attraverso la forma
organizzata
e
regolata
che in
esso assume la
competizione, per
i vincoli
logici
e
sperimentali
cui essa e
sottoposta
e
per
i fini di
conoscenza che
persegue (p.
116). L'universale
in tali
campi puo
affermarsi
proprio perche
e
oggetto
di un riconoscimento
universale,
dovuto
ai
profitti
simbolici che il sacrificio
degli
inte
ressi
egoistici comporta
in
questi campi.
Come detto in
precedenza,
la
ragione
e com
pletamente storica,
ma non riducibile alia storia
stessa: la storia e necessaria
per comprendere
i
principi
in base ai
quali
si sono istituiti
quei par
ticolari universi in cui la
ragione opera
in
maniera relativamente
indipendente
dalla storia
di cui e il
prodotto.
II rifiuto di
qualsiasi
ambi
zione fondatrice che
caratterizza, per Bourdieu,
le scienze
storiche, comporta
anche la rinuncia
alia nozione del
Soggetto creatore, cosciente,
razionale e
incondizionato,
ammettendo che il
vero
"soggetto"
delle
opere
umane
piu compiute
non e altro che il
campo
nel
quale,
cioe
grazie
al
quale
e contro il
quale,
esse si
compiono (p.
122);
e
qui
evidente la
polemica
a distanza con
Touraine.
Naturalmente,
i
principi
di
spiega
zione e
comprensione
enunciati da storici e
sociologi
sono validi anche
per
coloro che li
enunciano,
in
quanto espressioni
della
logica
di
un
campo sottoposto
alia dialettica
impersonale
della dimostrazione e della confutazione
(p.
136).
E
qui
che assume
grande importanza
la
nozione di
habitus,
che alio stesso
tempo per
mette di riconoscere
all'agente
un
potere
costruttivo e
classificatorio,
ricordando
pero
che
questa capacita
di costruire la realta
sociale,
anch'essa socialmente
costruita,
non e
quella
di un
soggetto
trascendentale bensi
quella
di un
corpo socializzato,
che investe nella
pra
tica
principi organizzativi
socialmente costruiti e
acquisiti
nel corso di
un'esperienza
sociale
situata e datata
(p.
144). Poiche 1 'habitus e il
prodotto dell'incorporazione
delle
regole
costi
tutive di un
campo,
esso
genera pratiche
imme
diatamente adattate al
campo stesso,
e
percio
riconosciute,
sia da colui che le
compie
che
dagli
altri
partecipanti,
come
giuste, adeguate,
senza
pero
risultare da un ordine
imperativo
al
quale
si
obbedisce. A
questo punto
Bourdieu si sofferma
ancora una volta sui temi a lui cari della dialet
tica fra
disposizioni
e
posizioni, sottolineando,
per fugare
le reiterate accuse di
determinismo,
che <A'habitus non e necessariamente
adeguato
ne necessariamente coerente
(p. 168),
e che
gli
gli
habitus cambiano continuamente in fun
zione delle nuove
esperienze
[...]. Le
disposi
zioni sono
sottoposte
a una sorta di revisione
permanente,
che tuttavia non e mai
radicale,
in
quanto
si
opera
a
partire
dalle
premesse
istituite
nello stato
precedente (p.
169).
II
sociologo
francese torna anche sul
rapporto
che sussiste fra violenza simbolica e
habitus, gia
trattato in molti suoi
lavori,
e in
particolare
in
quelli
di
sociologia
dell'educazione. L'habitus si
presenta
come il
principio, l'energia potenziale
o
forza dormiente dal
quale
la violenza simbolica
trae la sua efficacia: essendo il
prodotto
dell'in
scrizione nel
corpo
di un
rapporto
di
dominio,
le
disposizioni
sono l'autentico
principio degli
atti di conoscenza e di riconoscimento
pratici
della frontiera
magica
tra dominanti e dominati
che la
magia
del
potere simbolico, agendo
come
potere simbolico,
si limita a far scattare
(p.
178). Questa
inscrizione del sociale nelle cose e
nei
corpi
e cio che rende
illusorio,
secondo
Bourdieu, pensare
che la violenza simbolica
possa
vincersi con una
semplice
conversione
delle menti
(p.
189)
prodotta
dalla
predica
zione razionale e dall'educazione: e invece la
scienza
sociale,
tramite la storicizzazione e 1'ana
lisi delle
posizioni occupate
dai
corpi
nello
spa
zio
sociale,
che
permette
di
neutralizzare,
almeno nell'ordine della
teoria, gli
effetti della
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276
ANALISI D'OPERE
cedere a
spirale sugli
stessi temi che caratterizza
l'intera
opera
di
Bourdieu,
contribuendo a chia
rire,
oltre che molti dei suoi concetti
piu impor
tant,
anche alcuni
presupposti impliciti
del
mestiere di
sociologo.
naturalizzazione,
e in
particolare
l'amnesia della
genesi
individuale e colletdva di un dato che si
da con tutte le
apparenze
della natura
(p.
190).
In
questo processo,
e fondamentale una solida
rieta, parziale
e
ambigua,
fra detentori del
capi
tale culturale e
deprivati,
fondata
sull'omologia
tra una
posizione
dominata dell'uno o dell'altro
campo
di
produzione
culturale e la
posizione
dei
dominati nello
spazio
sociale
(p.
197).
Per
finire,
Bourdieu analizza una delle dimen
sioni che
piu
caratterizzano la situazione scola
stica,
owero
quella temporale:
la situazione sco
lastica infatti
implica per
definizione un
rap
porto
con il
tempo particolarmente libero, per
che liberato dalle
urgenze,
e
quindi
una visione
del
tempo
come
qualcosa
di esterno alle
prati
che,
che si ha o si
perde.
In
realta,
secondo
Bourdieu,
il
tempo
e
fatto
dalla
pratica, poiche
l'interessarsi a
qualcosa, l'eleggere qualcosa
a
centro di
interesse,
e cio che da senso
(nel dop
pio
senso del termine) all'esistenza
portando
a
investire in un
gioco
e nel suo a venire
(p.
218).
Piu
precisamente, l'esperienza
del
tempo
si
genera
nel
rapporto
tra le attese o le
speranze
pratiche
che sono costitutive di un 'illusio come
investimento in un
gioco sociale,
e le tendenze
immanenti a tale
gioco,
le
probability
di
appaga
mento che offrono a
queste
attese
(p.
219). Tale
investimento e definito dal
particolare rapporto
che si instaura in un
campo
fra
speranze sogget
tive e
opportunity oggettive,
tale
per
cui nulla e
assolutamente sicuro senza che con
questo
tutto
divenga possibile. Tuttavia,
occorre tenere
pre
sente che
speranze soggettive
e
opportunity
oggettive
sono distribuite in maniera molto dise
guale,
determinando
quella legge
tendenziale
delle condotte
umane, per
la
quale
la
speranza
soggettiva
di
profitto
tende a
proporzionarsi
alia
probability oggettiva
di
conseguirlo (p. 227),
legge
che comanda la
propensione
a investire nei
diversi
campi.
Bourdieu conclude con un invito a
guardarsi
dal trarre la conclusione che il cerchio delle
spe
ranze e delle
opportunity
non
puo
essere rotto
(p. 245). Infatti,
da una
parte,
il
generalizzarsi
dell'accesso all'educazione e dell'insicurezza
professionale moltiplica
le situazioni di inade
guatezza, generando
scollamento fra
speranze
e
opportunita; dall'altra,
va riconosciuta la relativa
autonomia dell'ordine
simbolico,
che
puo
lasciare un
margine
di liberta a un'azione
poli
tica volta a
riaprire
lo
spazio
dei
possibili,
in
quanto
il
potere
simbolico interviene in
quel
luogo
incerto dell'esistenza sociale in cui la
pra
tica si converte in
segni,
in
simboli,
in
discorsi,
e
introduce un
margine
di liberta tra le
opportu
nity
oggettive,
o le
disposizioni implicite
a esse
tacitamente
adeguate,
e le
aspirazioni esplicite,
le
rappresentazioni,
le manifestazioni
(p.
246).
Per
concludere, possiamo
dire che
questo
libro
segna
una riuscitissima
tappa
di
quel pro
M. de Benedittis
F.
Barbano,
La
sociologia
in Italia.
Storia,
temi e
probletni 1945-1960, Carocci,
Roma 1998. Un
volume di
pp.
610.
Primo in un
progetto
editoriale di
ampio
respiro
dedicato
all'esposizione
critica della
sociologia
in Italia a
partire dagli
anni della
Liberazione, questo
volume di
Filippo
Barbano
(protagonista
di rilievo delle stesse vicende
qui
narrate)
riprende
la trama e
gli
interessi di molti
studi
gia
dedicati in
passato
dal suo autore a tali
eventi
(anche,
ma non
solo,
ad uso
didattico),
informando il lettore con oltre 600
pagine,
fitte
di note e di richiami
bibliografici,
a testimo
nianza della
complessita
di
questa
storia. I
rap
porti
fra storia e
sociologia,
cultura scientifica e
sapere
sociale
sono,
del
resto, sempre
stati all'at
tenzione di
Barbano,
il
quale, appunto, proprio
in esordio di
questo
suo recente
lavoro,
annota:
ritengo
che la storia della
sociologia,
anche se
solo nell'ambito di un contesto
nazionale,
ma
non senza evidentemente
ignorarne
i
rapporti
con i contesti culturali di altri
paesi, sia,
oltreche
utile, necessaria, per
mostrare fino a che
punto
la storia di una
'scienza',
la sua
storiografia
e
ricerca storica
possono
contribuire: alia storia
della cultura di un
paese;
alia concezione e
alTimmagine
di
quella
'scienza' come
disciplina
e cultura
sociale;
alle
conoscenze,
ai metodi e
alle fonti di
quella
'scienza' a
partire
dalla sua
storicita,
dalla ricerca storica e dalla
storiografia
sociologica (pp.
12-13).
II volume di Barbano riannoda i fili
-
in
que
sta
prospettiva
di
'lunga
durata'
-
della rina
scita della
sociologia
in Italia e delle sue
nuove
configurazioni teoriche, metodologiche
e di ricerca
empirica,
con le vicende di una
-
per
alcuni
oggi
remota
-
prima sociologia
che
ebbe a crescere da noi tra la seconda meta
dell'Ottocento e la
prima
decade del
Novecento,
poi osteggiata
dal
risveglio
filosofico idealistico e
dal clima intellettuale
degli
anni del Fascismo.
Proprio l'esplorazione
-
condotta
altrove,
ma
qui
richiamata
-
di
quella prima sociologia
positivistica
e
positiva, per gli
effetti di circo
lazione del
sapere
e attivazione di risorse cultu
rali dirette a smantellare inveterate forme del
pensare retorico-letterarie,
conduce Barbano a
'provare'
l'efficacia
-
anche sulla storia della
nuova
sociologia
-
dei criteri
gia
adottati
per
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