Sei sulla pagina 1di 6

La Giornata

* * * * * *
In Italia Nel mondo
Roma. Dunque i Ds raccolgono le criti-
che, individuano con onest gli errori, e
ammetteranno doverosamente le contrad-
dizioni. Ma lo faranno per respingere la
vergognosa aggressione e il tentativo di
delegittimazione morale di cui si procla-
mano vittime. I colori del melodramma so-
no riusciti a scongiurarli, cos come hanno
oscurato la paura che qualcosa di brutto
possa ancora sopraggiungere dalle procure
di Roma e Milano. Dopo una giornata di ne-
goziati interni, dopo che marted notte Mas-
simo DAlema aveva assicurato che i diri-
genti diessini si sarebbero pre-
sentati allappuntamento uniti
come un sol uomo, la direzione
nazionale di ieri andata come
promesso. E cominciata con lo
sventolio della ritrovata con-
cordia, si conclusa con un or-
dine del giorno unitario nel qua-
le il partito ha voluto accredita-
re la propria monumentale su-
periorit rispetto alle vicende
giudiziarie che riguardano le
scalate bancarie. Agevolati dal-
la tenue autocritica dalemiana
di tre giorni fa (Lopa di Uni-
pol stata un azzardo), i Ds
hanno trovato il loro punto
dequilibrio nel rifiuto orgo-
glioso di essere processati
per intelligenza con Giovanni Consorte.
Nellautodifesa da ogni accusa di collate-
ralismo con lex presidente della compa-
gnia assicurativa consanguinea, nella ri-
vendicazione di una speciale moralit che
si pretende immutata malgrado gli attacchi
di una parte dellestablishment economico
ed editoriale (Ci aggrediscono, ma noi sia-
mo persone perbene, ha detto il segretario
Piero Fassino); e malgrado il centrodestra
abbia tentato dilluminare per quanto pos-
sibile gli aspetti pi limacciosi delle inter-
cettazioni fin qui pubblicate sui giornali.
Il presidente del partito, Massimo DAle-
ma, si spinto un poco pi avanti. Fino a
dire che loperazione finanziaria delle coo-
perative rosse su Bnl era una cosa seria e
vantaggiosa per il paese. E che lombra di
ritorno dei banchieri baschi sullistituto ca-
pitolino non un segnale favorevole per il
nostro sistema economico. Non solo. Ferma
restando la fiducia nei magistrati, DAlema
ha lamentato ancora una volta lo spio-
naggio ai danni dellopposizione, riferen-
dosi ai colloqui tra Piero Fassino e Con-
sorte registrati dalla guardia di finanza e
finiti sulla prima pagina del Giornale. Uni-
ca ammissione di responsabilit: un defi-
cit di valutazione delle resistenze e ostilit
politiche innescate dalloperazione di
Unipol su Bnl. Perch, se come dice DA-
lema nessuno ha fatto un tifo da curva
sud, certo che quello dei Ds non stato
un contegno neutrale sulla faccenda. E ora
che Bankitalia si pronunciata contro il
sogno della banca assicuratrice romano-
emiliana, la classe dirigente diessina
Fassino in testa deve necessariamente
certificare lesistenza di destini separati. Il
che tuttavia non significa rinunciare a cer-
te pretese di grandezza, a giudicare dalla
vecchia critica disseppellita da Fassino
contro Luca Cordero di Montezemolo:
Sbaglia quando invita le cooperative a oc-
cuparsi soltanto di supermercati.
Questi sono giorni amari
Se DAlema portava il volto dellorgoglio
ferito, Fassino era il pi indicato anche fi-
siognomicamente per dire ai compagni
che questi sono giorni amari. Con queste
parole ha aperto la direzione. Ed stato ap-
plaudito pure da chi, alla sua sinistra, come
Fabio Mussi e Cesare Salvi, di l a poco
avrebbe perfino un po ecceduto nellap-
puntare sui Ds medaglie di superiorit eti-
ca. Non va sottovalutato il fatto che la mi-
noranza della Quercia, ieri, ha ottenuto da
Fassino limpegno pubblico per una gestio-
ne pi collegiale del partito. Formalmente
si tratta di unarretramento del potere fas-
siniano, cheverrsottopostoaverificheset-
timanali da parte dellufficio di presidenza.
E la fine del consolato con DAlema? Chis-
s. Per lo meno una novit che incoraggia
Antonio Bassolino a reclamare una rap-
presentanza dellopposizione allinterno
della segreteria. Infine c Walter Veltroni.
Preceduto da una certa curiosit, il suo in-
tervento non poteva che confermare il cli-
ma generale. Malgrado questo, il sindaco di
Roma ha detto che il rischio principale
quello di arroccarci, di pensare che la so-
luzione sia quella di una campagna di tutti
contro tutti. Una buona contromisura, per
Veltroni, sta nel lasciare inascoltato il ri-
chiamo di un riflesso che viene dal passa-
to per proseguire invece nellincontro
strategico tra le diverse culture riformiste.
Tutto questo nel giorno in cui, dopo la
mezzabocciaturadi FaustoBertinotti, i Co-
munisti italiani rifiutano di sottoscrivere la
bozza del programma prodiano. Il Profes-
sore ieri ha definito pessimo linizio del-
la campagna elettorale, promettendo di
non dare il suo contributo ai veleni.
FASSINO: NESSUNA QUESTIONE MO-
RALE. SIAMO GENTE PERBENE. Lo ha
ribadito il segretario della Quercia nel suo
discorso alla direzione del partito: Sono
giorni amari. Siamo vittime di una campa-
gna di aggressione condotta dalla destra
che pur di non perdere le elezioni non esi-
ta ad annientare lavversario. Fassino ha
poi sottolineato che sono esponenti della
maggioranza a essere implicati negli af-
fari di Fiorani, ha riconosciuto che su Uni-
pol qualcosa non ha funzionato e ha ri-
lanciato sul Partito democratico. Per Prodi:
Il Partito democratico rimane il punto di
riferimento di un cammino comune. La di-
rezione Ds ha approvato un ordine del gior-
no unitario sul caso Unipol-Bnl.
Il premier Silvio Berlusconi ha dichiara-
to di avere conoscenza di ulteriori elementi
sullaffare Unipol: Sto pensando di por-
tare questa cosa a conoscenza della ma-
gistratura. I Ds hanno risposto: Se sa
qualcosa vada in procura. Il segretario
dei Ds si costituito parte offesa nel-
linchiesta in corso a Milano per le in-
tercettazioni delle telefonate con
Consorte. Una vicenda che DAle-
ma ha definito di spionaggio.
* * *
Smentisco di conoscere alcun di-
rigente della Banca popolare di
Lodi. Cos Bossi sulle notizie
pubblicate dai giornali secon-
do le quali avrebbe
avuto 100 milioni di
lire dallIstituto di
credito.
Il Tribunale dei mini-
stri ha chiesto di poter
procedere nei confronti del ministro
Alemanno accusato di aver ricevuto dalla
Parmalat di Tanzi contributi illeciti da de-
stinare ad An. Alemanno ha deciso di ri-
nunciare allimmunit parlamentare.
* * *
La tassazione delle rendite finanziarie si
pu aumentare. Lo ha detto Berlusconi a
Porta a Porta.
* * *
La guardia di finanza in Bankitalia, su in-
dicazione dei pm della Procura di Roma,
ha acquisito ieri la documentazione relati-
va allistruttoria chiusa con la bocciatura
dellOpa di Unipol su Bnl.
* * *
Alle elezioni con misura e rispetto . E
linvito al dialogo che ieri il presidente
Ciampi ha rivolto a tutti i partiti.
* * *
Amnistia. Il gruppo dei Ds alla Camera
ha deciso ieri sera di mantenere la posizio-
ne per lastensione sugli articoli del prov-
vedimento di clemenza (in esame oggi) che
riguardano lamnistia e di votare s allin-
dulto. Il gruppo Dl orientato per il no al-
lamnistia e il s lindulto. An e Lega Nord
contrarie.
* * *
La Rosa nel pugno sar nellUnione. Lo
ha confermato ieri Prodi.
* * *
Niente scioperi durante le Olimpiadi in-
vernali di Torino. Laccordo tra governo e
parti sociali eviter scioperi dal 31 gennaio
al 23 marzo nei trasporti e nei servizi.
* * *
Una mina stata recapitata a Mediaset.
Lordigno, privo di innesco, era dentro una
busta indirizzata al Tg5 ed stata aperta da
un impiegato di Cologno Monzese.
Mediaset ha avviato la procedura che
porter alla cessione del 2,73 per cento di
Hopa a Fingruppo per 45.766.000 euro.
* * *
Michele Santoro torna in video su Raitre a
febbraio e su Raidue a maggio.
* * *
Borsa di Milano. Mibtel: 27.511 (+0,89%).
BLAIR: NESSUNA MISURA E ESCLU-
SA CONTRO TEHERAN. In un discorso di
fronte al Parlamento, il premier britannico
ha attaccato la decisione dellIran di ri-
prendere il suo programma nucleare e ha
sottolineato che la prima cosa da fare un
accordo per deferire lIran al Consiglio di
sicurezza dellOnu. Poi dovremo decidere
quali misure prendere. E nulla pu essere
escluso. Immediata la risposta del presi-
dente iraniano Ahmadinejad che ha rilan-
ciato la sfida: Il governo e la nazione ira-
niana non hanno paura del baccano del-
lOccidente e continuer i suoi programmi
nucleari con determinazione e saggezza.
E prevista per oggi a Berlino la riunio-
ne di Francia, Germania e Gran Bretagna,
insieme a Solana, ministro degli Esteri del-
la Ue, che dovr valutare le mosse di Tehe-
ran sul nucleare. La Russia si associata
agli Stati Uniti nellesprimere profonda
delusione per la decisione dellIran.
* * *
Nuovo allarme in Cina per linfluenza
aviaria dopo che lOrganizzazione mondia-
le della Sanit (Oms) ha annunciato altre 2
vittime causate dal virus killer. Un altro al-
larme stato lanciato dalla Fao: Il virus
potrebbe diventare endemico in Turchia e
potrebbe diffondersi nonostante le misure
di controllo gi prese. Nuovi focolai sono
stati scoperti in Romania e in Indonesia.
La Ue ha esteso il monitoraggio degli uc-
celli selvatici e del pollame sino alla fine del
2006 e ha stanziato fondi aggiuntivi per
aiutare a combattere linfluenza aviaria.
* * *
Il presidente iracheno Talabani si detto
fiducioso riguardo la creazione di un nuo-
vo governo nel giro di un mese.
Tre soldati americani sono rimasti ucci-
si nellesplosione di un ordigno a Fallujha.
Due ex alti ufficiali del deposto regime di
Saddam sono stati assassinati a Baghdad.
Ucciso in unimboscata anche un ufficiale
del ministero degli Interni.
* * *
Il voto con cui il Parlamento ucraino ha
sfiduciato il governo destabilizza la situa-
zione ed un atto irresponsabile. Lo ha
affermato il presidente Yuschenko.
* * *
Lieve miglioramento per Sharon. Lo
hanno detto i medici dellospedale Hadas-
sah, pur sottolineando che le sue condizio-
ni restano gravi ma stabili. E stata so-
spesa la somministrazione di anestetici.
Kadima, il nuovo partito di Sharon, con-
tinua a salire nei sondaggi. Un nuovo rile-
vamento gli assegna 44 dei 120 seggi della
Knesset. I dirigenti del partito pensano di
confermare Sharon al primo posto della lo-
ro lista elettorale.
* * *
La distruzione dIsraele non menzionata
fra gli obiettivi della piattaforma elettorale
di Hamas, che stata resa nota in vista del-
le elezioni del 25 gennaio. Il documento, co-
munque, esorta alla lotta armata.
* * *
Il magistrato belga Brammertz il nuovo
capo della commissione Onu sullomicidio
di Hariri, lex premier libanese assassinato
il 14 febbraio del 2005. Lo ha nominato il se-
gretario delle Nazioni Unite, Annan.
* * *
Per noi il trattato morto. Lo ha detto il
ministro degli Esteri olandese, Ben Bot, al-
la presidenza austriaca della Ue riferendo-
si alla Costituzione europea.
* * *
Nuova revoca dellimmunit per Pinochet
per due omicidi eseguiti nellambito dello-
perazione Carovana della morte, scattata
il giorno del golpe nel settembre del 1973.
* * *
Un uomo ha ferito sette persone con un
coltello in una sinagoga di Mosca.
IL FOGLIO
ANNO XI NUMERO 10 DIRETTORE GIULIANO FERRARA GIOVED 12 GENNAIO 2006 - 1
quotidiano
La direzione dei Ds
Autocritica finanziaria,
autodifesa politica,
autocelebrazione morale
Il partito di Fassino e DAlema sventola
la ritrovata unit. Veltroni chiede di
non ascoltare il richiamo del passato
Il rimpianto per lopa fallita
Milano. Il cortile di casa comincia a
preoccupare Washington, ma con giudizio. I
paesi a sud degli Stati Uniti si stanno deci-
samente allontanando dalle politiche eco-
nomiche care agli Stati Uniti e si stanno pe-
ricolosamenteavvicinandoai suoi nemici di
sempre. Nonbastavail populistavenezuela-
no Hugo Chvez, arricchito dal prezzo del
petrolio alle stelle. Non erano sufficienti
lexsindacalistaLulainBrasile, RicardoLa-
gos in Cile, il peronista Nestor Kirchner in
Argentina, TabarVasquez inUruguay eora
leroe dei cocalero Evo Morales in Bolivia.
Al prossimo giro potrebbe toccare a Michel-
le Bachelet in Cile (domenica), forse di nuo-
voaDaniel Ortegain
Nicaraguae, aluglio,
a Lopez Obrador in
Messico. Washington
sa che non sono tutti
novelli Castro, nono-
stante Chvez e Mo-
rales indichinoil dit-
tatore cubano come
un modello. Alcuni
dei nuovi o dei pros-
simi capi di governo
provengono da sini-
stra, anzi dallestre-
ma sinistra, altri so-
no populisti di vec-
chio stampo. Guada-
gnano ovunque con-
sensi inrelazioneallepoliticheeconomiche
neoliberiste, giudicate col marchio di fab-
brica di Washington. Con leccezione del Ci-
le, ha scritto su Newsweek Jorge Castaneda,
queste politiche economiche, ovvero le libe-
ralizzazioni, le privatizzazioni, i tagli alla
spesa, gli investimenti stranieri e le politi-
che fiscali, non hanno funzionato a dovere.
Lacrescitaeconomicarestamoltobassanon
solo rispetto ad altre regioni, ma anche ri-
spetto alla stessa America Latina di
trentanni fa. Lacorruzionesemprepiva-
sta, lasicurezzadiventatounproblemapi
grande e ovviamente non piace la sottomis-
sione dei governi locali nei confronti di
unAmministrazioneamericanaconsiderata
indifferente, se non apertamente ostile. In
realt anche in Cile cominciano a criticare
le liberalizzazioni degli anni Ottanta e No-
vanta. La socialista Michelle Bachelet e il
suoavversarioconservatoreSebastinPie-
ra sono daccordo soltanto sulla necessit di
cambiare il tanto rinomato sistema pensio-
nistico cileno, preso a modello in mezzo
mondo. AncheBush, conlasuapropostapoi
abortita di introdurre conti pensione perso-
nali, si era esplicitamente ispirato al siste-
ma cileno. I difensori di quel sistema, come
leconomista Jos Piera, oggi al Cato Insti-
tute, sostengonochelepropostedei duecan-
didati alla presidenza siano pura e sempli-
ce demagogia.
Cile, Brasile e Uruguay hanno o avranno
capi di governo socialisti che certamente si
trovanoindisaccordoconWashingtonsuva-
ri temi di politica estera, sociale e commer-
ciale, manonfinoal puntodaromperedav-
vero congli Stati Uniti. Il Brasile proprio ie-
ri ha bloccato, su richiesta americana, la
vendita di navi militari al Venezuela di Ch-
vez (il qualeminacciadi servirsi inCina). So-
no politici pragmatici che conoscono bene i
danni cheil comunismohafattoallAmerica
latina e sanno altrettanto bene che dovran-
no muoversi allinterno di una cornice eco-
nomicaglobaleinfluenzatadagli Stati Uniti.
E potenzialmente pipericoloso laltro tipo
di populismo, quellovenezuelano, boliviano
e magari quello del vincitore annunciato
delle elezioni messicane del 2 luglio. Ma gli
analisti ricordanocomeanchenei momenti
di confronto piaspro conWashington, Ch-
vez non ha mai chiuso i rubinetti del petro-
liodaesportareinAmerica.
La rivolta contro il muro
Il presidente messicano Vicente Fox non
hamai risparmiatocriticheaBush, maaWa-
shington considerato unserio uomo di go-
vernononchunalleato. Manonsi potrpi
candidare. Il favorito il candidato di sini-
stra Andres Manuel Lopez Obrador, gi sin-
daco di Citt del Messico, il quale si presen-
ta con programma iper populista in difesa
dei poveri. Foxhaprovatoadichiararloine-
leggibile, ma non c riuscito. Gli analisti
americani non sono ancora in grado di pre-
vedere quanto il nuovo presidente si allon-
taner dalle politiche non ostili al mercato
di Fox e dei predecessori Zedillo e Salinas.
Poi c lemigrazione. Nei giorni scorsi a
Citt del Messico si tenuto un vertice con
Messico, Colombia e Repubblica Dominica-
na, in cui stata contestata lapprovazione
da parte del Congresso di W ashington del
Border Protection, Anti-Terrorism, and Il-
legal Immigration Control Act, una legge
che, tralealtrecose, prevedelacostruzione
di una barriera high tech di un migliaio di
chilometri sul confine tra Stati Uniti e Mes-
sico. Questo mentre da due anni Bush pro-
pone un approccio diverso: rafforzamento
dei controlli allafrontiera, accompagnatoda
unprogrammadi legalizzazioneatempodei
clandestini conunlavoro negli Stati Uniti.
America latina e di sinistra
Per Bush il cortile di casa
un guaio. Ma pi
chiassoso che pericoloso
I paesi a sud degli Usa si allontanano
dalle politiche economiche care alla
Casa Bianca. Il problema immigrazione
Domenica tocca al Cile
La Giornata realizzata incollaborazione conDire
Con la sua solita prosa
generosa nei confronti
delle persone che han-
no perso, Francesco
Merlo ci pone una que-
stione delicata: Come
si pu mettere sullo
stesso piano da un lato
Ricucci elasuabandadi speculatori edi pre-
stigiatori finanziari e dallaltro Della Valle,
cheunimprenditoreconunmarchiointer-
nazionale?. Giustadomanda. Mahamai let-
to, Merlo, quella scrittrice tutta acqua e sa-
pone e buoni sentimenti della Silvia Balle-
stra? Restava, invece, il solidoRedelleMar-
che, lindustriale delle suolette e delle finte
scarpe da golf il quale, tramite la sua segre-
teria newyorkese questo burino voleva
dialogareconlei, unincapacecheavevacau-
satoil fallimentodi unadittapiccolamaflo-
ridissimaeoradovevaapparireagli occhi del
rapace una specie dentit studentesca gio-
vanile inoffensiva, docile, di cui fare un sol
bocconeeraunburinoambiziosoeuncaz-
zo di presenzialista. Ora, va ovviamente
esclusochelaBallestraavesseinmenteDel-
laValle, maMerlocapircomeil tipoantro-
pologico che descriveva, ormai quasi dieci
anni fa, rendesse disperante la distinzione
(almeno da piccoli) tra un tipo del genere e
diciamounRicucci.
Questo numero stato chiuso inredazione alle 20,15
GEORGE W. BUSH
Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO
Alito annoia e vince
C
auto, indipendente, modesto, sereno, di-
staccato, rassicurante, sicuro di s. E
apparso cos Samuel Alito nei primi due
giorni di udienze alla commissione Giusti-
zia del Senato. Il contrario di evasivo, in-
sincero e deferente, come lo descrive
Maureen Dowd sul New York Times. Nes-
suno mi ha detto cosa dovevo dire, ha di-
chiarato lavvocato italoamericano ex giu-
dice della Corte dappello della Pennsylva-
nia, scelto da Bush per sostituire Sandra
Day OConnor alla Corte suprema. Nessu-
no al di sopra della legge, nemmeno il
presidente e la Corte suprema, rispon-
dendo a una domanda del senatore demo-
cratico Patrick Leahy. Fallito quindi ogni
tentativo dei democratici di far sembrare
Alito come un estremista. Alito quasi riu-
scito a far sbadigliare il pubblico per la sua
bravura. La noia mi ha reso molto, molto
felice, ha detto un senatore repubblicano.
Alito ha spiegato senza battere ciglio che i
giudici hanno un ruolo limitato e che lui ri-
spetter le precedenti sentenze della Corte
suprema, come la Roe vs. Wade sullaborto.
Ma con i suoi saggi silenzi ha fatto capire
che non avverr in modo assoluto, altri-
menti Plessy vs. Ferguson sarebbe ancora
nei libri. Nella sentenza Plessy (1896), la
Corte suprema stabil la costituzionalit di
una legge segregazionista della Louisiana.
ADDIO MIRROR
Salv la regina ma perse il trono
dei tabloid per delle foto false
Per Piers Morgan non si lamenta
P
iers Morgan non fa la lagna. Come po-
trebbe? E un ragazzo fortunato. A veva
ventotto anni e si occupava di spettacoli al
Sun. Sua madre non era poi troppo conten-
ta, quandoerastatoassuntoavevadovutodi-
re alledicolante di portarle quel tabloidac-
cio ogni giorno, oltre al suo amato ed ele-
gante Times. Un giorno il suo direttore gli
diede un biglietto per Miami. Doveva anda-
re a incontrare il nuovo editore, tal Rupert
Murdoch. Cosa vuole da me?, Vai a vede-
re. A Miami Murdoch lo porta in giro, pas-
seggiano sulla spiaggia, la sera c una festa,
lo presenta ai suoi collaboratori: Lui
Piers Morgan, unmiogiovaneamicoinglese,
sar il nuovo direttore del News Of the
World. Il NOTW ledizione domenicale
del Sun. La mamma di Piers dovr vergo-
gnarsi un giorno solo a settimana. Alla vigi-
liadel primonumerodalui diretto, unuomo
nudo con i genitali dipinti di verde si para-
caduta su Buckingham Palace. Abbattendo
la regola numero uno dei domenicali: Il sa-
bato non succede mai nulla.
Due anni dopo, Morgan diventer diretto-
re del Mirror . Fino a quel 14 maggio del
2004, quando, due settimane dopo le foto di
un soldato inglese che piscia su un prigio-
niero di guerra, due settimane dopo smenti-
te, dubbi, contestazioni circa lautenticit
delle foto, Morganviene convocato dai gran-
di capi, e nessuna segretaria osa guardarlo
in faccia, e come nella sceneggiatura di un
film americano anni Ottanta gli viene chie-
sto indietro il Blackberry, immediatamen-
te, per favore, e viene accompagnato alla
porta. Deve farsi recuperare giacca e telefo-
no dalla (ex) segretaria, nella sua ex stanza,
e farseli portare fuori. Ha trentanove anni,
ed un ex direttore.
The Insider (Random House, 7 sterline e
99) il libro meno lagnoso che trombato po-
tesse scrivere, ed anche un irresistibile
spaccato delle commistioni tra giornalismo
e potere. Di quella fondamentale compo-
nente che Liz Smith (la rubrichista del New
York Post che probabilmente la pi famo-
sa cronista pettegola del mondo) sintetizz
come accesso. Guadagnarsi la fiducia dei
protagonisti, metodooppostoal mitodel do-
ver darelanotizia. Cmoltochepufar in-
nervosire chi abbia il mito della notizia, in
The Insider, diario di dieci anni di direzioni
di tabloid. Il 31 agosto 1997, ad esempio. Il
giorno pi lungo per chiunque facesse quel
mestiere. La morte di Diana Spencer. Le fo-
tochearrivano. Avevaunariaserena, come
sedormisse. Ceraunrivolodi sanguechele
scendeva dal labbro, ma nessun altro segno
evidente di ferite. Fissai lo schermo per mi-
nuti, ripetendo solo Fuck me. Non avevo
mai vistoimmagini pisensazionali. Poi rea-
lizzai lenormit di quel che stavo guardan-
do. Morgan chiama lagenzia. Fa ritirare le
foto. Nessuno le ha mai pubblicate. Due pa-
gine dopo al telefono con lattendente del
principe Carlo, che gli dice che la famiglia
reale a Balmoral ,terrorizzata, che non
sanno cosa fare, che il protocollo dice
Mark, la cosa migliore che la regina pu fa-
re mettere quella cazzo di bandiera a
mezzasta, tornare, e parlare alla nazione in
tv. La mattina dopo il Mirror titola: Il tuo
popolo sta soffrendo, parla con noi, la ban-
diera a mezzasta e lattendente telefona
per comunicarechelareginastatornandoe
che Carlo si far vedere con i figli: Assicu-
rati che sia affettuoso, che non li tratti con
freddezza protocollare, sarebbe un disa-
stro. Carlo terr Harry per mano, quel gior-
no, eMorganpotrdiredi aver salvatolaco-
rona. In fondo la storia non di chi fa le co-
se, ma di chi pu convincentemente raccon-
tare di aver suggerito il modo in cui era be-
nefosserofatte: inquestosensosublimelo
scambio tra Morgan che si complimenta per
il discorso su Diana di Blair, il modo in cui
ha toccato le corde giuste, la principessa
del popolo, e Alastair Campbell che ri-
sponde: S, sono stato bravo, vero?.
Mica lEspresso
Laccesso, si diceva. Chiamare lallora mi-
nistro dellInterno Jack Straw per dirgli che
suo figlio ha venduto droga a un giornalista,
chenonloscriverannoperchminorenne,
ma insomma ci stesse attento. Scoprire che
il padre ha portato il figlio in commissaria-
to. Aquel puntodecideredi scriverlo, prima
che lo faccia qualcun altro. Ma senza fare i
nomi. E tutti i ministri con figli minorenni
improvvisamente sono sospetti. L accesso.
Vedersi offrire dalla nuova fidanzata del
maggioreHewitt leletterecheDianagli ave-
va scritto durante la loro relazione, fingere
di volerle pubblicare, restituirle alla fami-
glia. Laccesso. Fare una piazzata a Camp-
bell perch Cherie ha detto al Sun di essere
incinta, e doveva essere unesclusiva del
Mirror. Ricevere le scuse di Blair . Dieci an-
ni cos. Sepoi ti licenziano, cosavuoi chesia.
Era il Mirror, mica lEspresso.
OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO
LIRAN AL PUNTO
DI NON RITORNO
CONTRO I TURBANTI A TOMICI,
lavorare per il meglio e prepararsi
al peggio (editoriale pagina tre)
ISPEZIONE DI BUNDESBANK
sulle attivit italiane di Deutsche
Bank (pagina tre)

Kiev. Il primo incontro a quattrocchi tra


Vladimir Putin e Viktor Yushenko dopo il
sofferto compromesso sul gas stato allin-
segna della distensione. Stando alle dichia-
razioni dei protagonisti, assieme ad Astana
per la rielezione del presidente kazako Na-
zarbayev, la crisi stata archiviata. Abbia-
mo attraversato un periodo difficile, forse il
pidifficilenei nostri rapporti hadettoYu-
shenko ma penso che sia stato utile a en-
trambi. Note positive anche da Putin che
ha descritto la risoluzione della disputa
corretta e ugualmente vantaggiosa per en-
trambi, tempo di voltare pagina; Russia e
Ucraina ha aggiunto possono ora concen-
trarsi su questioni diverse dal gas. Ma lotti-
mismo rischia di rivelarsi prematuro.
In Kazakistan, il presidente Yushenko ce-
lebrava la pace, a Kiev, per quella stessa pa-
ce, il suo governo veniva liquidato da un
Parlamento inassetto di guerra preelettora-
le e linsistenza del presidente sulla bont
dellaccordo era anche unorgogliosa difesa
aoltranzadel suooperatoedi quellodel go-
verno. Affossato da 250 voti su 450 (ne basta-
vano 226) il premier Yuri Yekhanurov, vitti-
madellafaidafratricidatragli arancioni, at-
tende lesito del braccio di ferro intorno al-
la sua poltrona e allinterpretazione del re-
bus legaledeterminatodallapprovazione, il
1 gennaio, di una riforma istituzionale. La
nuova legge limita lautorit del presidente
afavoredel Parlamento, chehafacoltdi ri-
muovere il primo ministro, ma contestabi-
le che la disposizione sia immediatamente
applicabile con lesecutivo in carica e Y u-
shenko, su queste basi, ha tacciato dincosti-
tuzionalit la censura del Parlamento e pro-
messo battaglia alla Corte suprema.
Yushenko non si fatto pregare nel defi-
nire la mozione di censura incomprensibi-
le, illogica e sbagliata. Anche a tenere i
nervi saldi earibadirechecertononuna
tragedia, il fattocheper lasecondavoltain
sei mesi a Kiev cada un governo non aiuta a
vedere il bicchiere mezzo pieno. Lo scacco
del Parlamento ha ammesso Y ushenko
nonserveadaltrocheadestabilizzarelasi-
tuazione e il primo bersaglio di questa of-
fensiva proprio lui, il leader un tempo in-
contrastato della rivoluzione arancione.
I mandanti
Non un mistero che non si debba guar-
dare lontano per trovare i mandanti della
sconfitta di Yekhanurov: a questo obiettivo
hanno dedicato ogni slancio Y ulia Timo-
shenko, lex alleata di ferro del presidente
ed ex primo ministro, accusata di abuso
dufficio e liquidata a settembre, e il blocco
nazionalista del firmamento politico ucrai-
no impegnato in costanti anatemi contro la
svendita degli interessi nazionali. Mentre
Yushenko indossava i panni responsabili
del capo di stato, convinto della necessit
di mediare in nome della ragion di stato, i
sostenitori dun tempo sono rimasti aggrap-
pati ai loro slogan tutto e subito oppure
niente. Il problema che la vittoria degli
ex compagni di strada di Yushenko segna
anche un trionfo per la deposta fazione fi-
lo-russa di Viktor Yanukovych e, mentre gli
arancioni disperdono forze e credito inter-
nazionale tra vendette e schermaglie elet-
torali suonando la grancassa dellorgoglio
nazionale, a Kiev a guadagnare terreno so-
no i vecchi potenti, ampiamente in vantag-
gio con un solido 31 per cento, secondo un
recentesondaggio. YushenkoeTimoshenko
non supererebbero ciascuno con il proprio
partito il 17.
Ieri Condoleezza Rice ha avuto un lungo
colloquio telefonico con Yushenko, i merca-
ti hannodatosegni di sofferenza. Cchi get-
ta acqua sul fuoco e sminuisce i contraccol-
pi, come lanalista Katya Molofeeva, per la
quale la mozione di censura un effetto di
ingegneriapreelettoraleecomunqueconal-
tri due mesi e mezzo solo alle elezioni il go-
verno avrebbe avuto le mani legate. Ma il
patto tra Putin e Yushenko per ora stato fi-
nalizzatosolotralesocietcoinvolteedovr
essere suggellato da un accordo intergover-
nativo. Nellasituazioneattuale sottolinea
il giornalista Roman Kupchinsky il nuovo
governo potrebbe essere sotto unenorme
pressione per rifiutare il compromesso. Il
gioco al rilancio di T imoshenko rischia di
non valere la candela e mentre sminuisce
laccordo con Mosca, dichiarando che sar
valido solo per i primi sei mesi dellanno, e
getta insinuazioni sulla natura dellinterme-
diazione svizzera (che ha permesso laccor-
do tra Kiev e Gazprom), la pasionaria degli
arancioni non pu non sapere che cos fa-
cendo rischia di riconsegnare lUcraina nel-
le mani di chi ha tanto combattuto.
Putin e Yushenko rinsaldano
unintesa allo stato gassoso
I due leader ostentano ottimismo, ma
il gioco di Yulia Timoshenko duro
La crisi ucraina
L
a cosa pi sorprendente che emerse da
Tangentopoli non fu lesistenza o lesten-
sione della cosiddetta corruzione, quella
sorta di welfare in nero di cui innumere-
voli generazioni di italiani avevano lunga-
mente beneficiato. E non fu nemmeno la de-
terminazione con cui una parte della magi-
stratura tracim dal suo letto. La cosa che
pi colp fu invece la rapidit con cui parti-
ti dalle radici secolari crollarono, come fos-
sero minati da un oscuro senso di colpa. Li-
gnavia di un ceto politico di lungo corso e
dallapellacciadurachesi arresesenzacom-
battere. Che stoltamente credette in unim-
probabile salvezza individuale. Bettino
Craxi fu il solo a non gemere, a non recitare
atto di contrizione: rimase nellarena e con
la furia del toro ferito caric le barriere del-
lipocrisia. Qualcuno ha scritto recentemen-
te che il suo discorso nellaula silenziosa e
sgomenta del Parlamento con cui chiam i
partiti alla presa di coscienza e di responsa-
bilit collettive sia stato il punto pi basso
della vita della Repubblica. Che Craxi abbia
reagito perch costretto dagli avvenimenti
senzaltro titolo di demerito ma che labbia
fatto un merito storico che nessuno gli pu
togliere. Le parole e il coraggio del leader
socialista furono la sola occasione per risol-
vere la crisi dallalto, per modernizzare la
politica e farle ritrovare le sue lettere di no-
bilt. Ma forse quei partiti indeboliti e quel
ceto politico erano veramente troppo logori
per poter fare altro. Craxi fin come vittima
sacrificale di mezzo secolo di Repubblica, il
paese perse unoccasione. Questa storia di
opa e scalate non T angentopoli. Proprio
per questo ci saremmo aspettati da un parti-
to solido come i Ds e da dirigenti di tale li-
vello una reazione ben diversa.
Ci penseranno i ragazzi dell89
Ci saremmoaspettati per esempiodaMas-
simo DAlema che, come noto, ha della po-
litica unalta concezione, che si fosse com-
portato come Craxi. Che a domande che poi
domande non sono ma piuttosto pensierini
di quelli che avvolgono i cioccolatini, avesse
risposto proprio con quel tanto di arroganza
e disprezzo che gli rimproverano. Che aves-
se detto che s, non sta scritto da nessuna
parte che una florida compagnia dassicura-
zioni espressione del mondo della coopera-
zione non possa papparsi un boccone che
sulla carta quattro volte pi grosso ma a
conti visti sembra piuttosto il quinto centro
siderurgico del sistema bancario mondiale.
Che se Unipol avesse preso Bnl e il suo am-
ministratore avesse intrattenuto relazioni
privilegiate con i Ds non avrebbe fatto nulla
di diverso da quello che potenti banchieri
cattolici fanno con Prodi. Che non detto
che lItalia avrebbe avuto un cattivo partito
e una pessima banca, come ha scritto Sergio
Romano, ma forse un partito pi forte, pi
influente e chiss anche una banca meglio
gestita. Che suo diritto tifare e appoggiare
chiunque tanto pi che non nemmeno al
governo. Che insomma li avesse messi tutti a
tacere con un e allora! E se proprio il coro
fosse continuato, avesse tirato fuori larma
assoluta, dicendo che tempo di introdurre
qualche regola nuova. Di sopprimere il fi-
nanziamento pubblico ai partiti, iniziativa
che per altro piacerebbe molto a nove ita-
liani su dieci. Di consentire a chiunque di
dare ai partiti i contributi che vuole, magari
deducibili dalle imposte, a condizione che ci
sia assoluta trasparenza e che tutti possano
sapere chi aiuta chi. Che lattivit di
lobbying sia scoperta e altrettanto traspa-
rente senza che ci si debba dannare lanima
per sapere chi sono i sottomarini della Fiat,
di Mediaset o della Rai, perch in fondo un
Parlamento moderno anche camera di
compensazione di interessi materiali incon-
flitto. Infine che si metta la Consob in condi-
zione di poter intervenire in tempo reale e
autonomamente sui mercati con potere di
autorit giudiziaria. Che fra gli azionisti ven-
gano vietati patti di sindacato, partecipazio-
ni incrociate, perch vede, caro Mario Pira-
ni, EnricoCucciastatocertamenteungran-
de, ma questa storia del capitalismo senza
capitali, del socializzare le perdite e priva-
tizzare i profitti ha fatto bancarotta e se il ta-
citurno siciliano fosse vissuto in America
avrebbe dovuto cambiare la sua visione del
capitalismo e i suoi metodi o sarebbe finito
dritto-dritto in galera, non lo dico io che so-
no di sinistra e sempre sospetto inquanto ex
comunista, ma un grande giovane, mai ab-
bastanzarimpianto, comeGiovanninoAgnel-
li. Se DAlema avesse detto questo, sarebbe
stato ascoltato con lo stesso silenzio e imba-
razzo con cui laula stracolma di Montecito-
rio ascolt Bettino Craxi. Invece non ha det-
to questo. Per due settimane assieme al se-
gretario ds s spalmato per giornali e tele-
visioni a chiedere scusa sia pure su un regi-
stro diverso, comunque in una pantomima
surreale visto che di indagato non c nem-
meno un iscritto alla pi periferica delle se-
zioni. Se da appassionato qual dellarte
della guerra ha ritenuto di dover fare un
passo indietro per evitare un avversario su-
periore in uomini e mezzi, forse ha sbaglia-
to valutazione. I cosiddetti poteri forti oggi
sono carta velina. Se invece ha letto gli av-
venimenti come preludio forzoso al cosid-
detto partito democratico, quale migliore oc-
casione per dimostrare che i Ds non solo so-
no parte integrante del progetto ma possono
anche essere il motore dellaggiornamento,
nella cultura e nel programma, battendo
danticipoRutelli elostessoProdi? Quel che
temiamo, invece, che DAlema e con lui
Fassino abbiano fatto marcia indietro per le
e-mail militanti, per le picche dei nonni no-
bili, di cugini acquisiti e figlioli scemi. Per il
timor panico dello strappo, si sono ancora
una volta consegnati a coloro che il guado
tra lideologia e la politica non vogliono pas-
sarlo, n ora n mai. In fondo c tempo. Co-
me ha detto Massimo Brutti, a modernizzare
il paese ci penseranno i ragazzi dell89.
Lanfranco Pace
ANNO XI NUMERO 10 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 12 GENNAIO 2006
Roma. Prima dellamniocentesi e delle
ecografie prenatali, dicono, era molto peg-
gio: alle bambine indiane veniva riempita
la bocca di troppo riso, per soffocarle, op-
pure finivano ammazzate con grandi dosi
di oppio. O anche, semplicemente, gettate
via, come si butta la spazzatura, o lasciate
morire di fame. Se invece scampavano al-
la morte da piccole, facevano in tempo a
suicidarsi da adolescenti, quando non ce-
rano i soldi per la dote e gravavano soltan-
to sulla reputazione della famiglia. Succe-
de ancora, succede anche che le ragazze
muoiano in pazzeschi incidenti di cucina,
completamente bruciate dai fornelli, o da
un ferro da stiro impazzito. Soprattutto se
non sono riuscite a regalare ai genitori del-
lo sposo il televisore promesso. Un com-
merciante di Calcutta ha strangolato sua
moglie e le sue cinque bambine. Non mi
haregalatodei figli, disseal processo. Me-
glio morire prima, allora, meglio non na-
scere, meglio laborto selettivo di disgra-
ziati feti femmine. Sta scritto anche sui mu-
ri dei villaggi, Paga 500 rupie e rispar-
miane 50 mila, abortisci subito ed evita di
accollarti il costo di una stupida bambina
che chiede di vivere, evita anche di stran-
L E BAMBI NE MANCANT I
golarla di cacciarla via di bruciarla con il
gas, selezionala prima.
E una storia vecchia, questa, denunciata
gi da ventanni da tutte le possibili asso-
ciazioni umanitarie, negata dai medici in-
diani che se ne stanno nei villaggi dove
nemmeno c laspirina ma la macchinetta
portatile per lecografia s, negata dal go-
verno indiano finch stato possibile, fin-
ch lIndia diventata il paese con la per-
centuale pi bassa di donne al mondo: in
soli due anni (tra il 1996 e il 1998) si sono re-
gistrati dai 51 mila ai 62 mila aborti seletti-
vi e allora il premier arrivato a fare la
pubblica denuncia degli omicidi privati,
aborti che costano solo 44 dollari e avven-
gono dopo che il test degli ultrasuoni ha
stabilito che il feto sano ma non ma-
schio, quindi il nulla: Laborto selettivo
un crimine inaccettabile: dobbiamo im-
pedire che si faccia un cattivo uso delle tec-
nologie mediche pi avanzate e che si ag-
gravi un fenomeno che ha gi raggiunto
proporzioni allarmanti, creando enormi
squilibri a livello demografico per il nostro
paese, ha detto, e comunque gi dal 1994 il
test prenatale era stato vietato, senza suc-
cesso: per aggirare la legge medici ed eco-
grafisti fanno con le dita la V di vittoria
se il figlio maschio. Senn, niente, e allo-
ra il rimedio semplice.
Due giorni fa la rivista medica inglese
Lancet ha pubblicato lultima ricerca, con-
dotta da esperti indiani e canadesi: negli
ultimi ventanni lIndia ha perso pi di die-
ci milioni di bambine, cio non ha lasciato
che nascessero. Non il dato pi allarman-
te che si conosca (la United Nations Popu-
lation Fund, lagenzia delle Nazioni Unite
che si occupa di demografia, parla addirit-
tura di sessanta milioni di bambine man-
canti, fra i zero e i sei anni). Ne ha scritto
subito anche il New York Times: nel 1991
cerano 945 donne indiane per mille uomi-
ni, nel 2001 invece, 927 ragazze per mille
maschi in Europa la proporzione 1.050 a
mille. Il demografo francese Claude Che-
snais aveva parlato sul Monde, a questo
proposito, di olocausto femminile, il rap-
porto di Ginevra di massacro di Eva. Ma
i medici indiani, attraverso lAssociazione
medica, continuano a negare: sostengono
che dal 2001, da quando la Corte suprema
di Nuova Delhi ha approvato una nuova
normativa che prevede, tra laltro, misure
restrittive (diecimila rupie di multa, circa
APPENA I NAUGURA T A A MI L ANO, L ABBI AMO V I S I T A T A
La Casa degli embrioni, limbo a -190 tra concepimento e nascita
Milano. Il Padiglione Marangoni in una
palazzina antica, capitelli ed archi seicen-
teschi, i ritratti dei Carcano, grandi donato-
ri dantan, che guardano severi dalle pare-
ti. Un angolo un po strano di quellenorme
cittadella della medicina che il Policlini-
co di Milano. Un angolo appartato, defilato
dal viavai delleambulanze, dei pazienti, dei
camici verdi. Verrebbe da pensare a un re-
siduo del tempo che fu, buono per far figu-
ra con le belle arti e i visitatori.
Niente di pi sbagliato. Nei suoi sotter-
ranei c il Centro di Risorse Biologiche,
uno dei laboratori pi avanzati dEuropa
per la criogenia. Scale di pietra consunte,
qualche rampa, poi, di colpo, una porta
dacciaioemodernit. Serraturaatesserino
magnetico e sistema di video sorveglianza.
EdeccolaCasadegli embrioni, lazonaad
alta sicurezza in cui verranno conservati
quelli sovrannumerari, cio non utilizza-
ti, provenienti dai centri di procreazioneas-
sistita. Il primo scaglione arriver entro
gennaio, per i restanti si vedr. Gli embrio-
ni prodotti e congelati prima della legge 40
sono circa trentamila. C voluto un anno
per fare un censimento completo, contatta-
re le coppie e metterle davanti a una scelta.
Listituto Superiore di Sanit ha inoltrato
migliaia di chiamate: Li volete ancora?.
Solo per quattrocento la risposta stata no,
e questi saranno i primi ad arrivare a Mila-
no, in questo limbo a meno 190 gradi Cel-
sius, destinati probabilmente alladozione,
cos come caldeggiato dal Comitato nazio-
nale di bioetica e dal ministro della Salute
FrancescoStorace, chestavalutandolapos-
sibilit di un decreto in tal senso. Perch,
ha detto, sarebbe sbagliato lasciarli nel
congelatore fino alla loro fine naturale.
Noi visitiamo la Casa degli embrioni,
inaugurata a met dicembre, con la guida
del direttore del Centro, il professor Paolo
Rebulla, che apre la porta con il suo tesse-
rino di riconoscimento. C un corridoio
stretto, due uffici, computer e personale in
camice bianco. Poco pi avanti una doccia.
Uno spruzzatore demergenza che spunta
in mezzo al corridoio. Serve nel caso qual-
cuno si versi addosso del materiale biolo-
gico, la procedura di lavarlo via il prima
possibile. Anche avendo a che fare con pro-
dotti innocui, nei laboratori sempre me-
glio essere pronti.
Andandoavanti sincontralaCordBlood
Bank. E la parte pi vecchia del centro,
fondata dal professore ed ex ministro della
Salute Girolamo Sirchia nel 1993. Trentun
contenitori di metallo bianco e azzurro in
cui pompato azoto liquido. Conservano
cinquemilaottocento donazioni di sangue
placentare, materiale ricchissimo di stami-
nali che consente di fare ricerca senza
sfruttare gli embrioni e che soprattutto
usato per trapianti nella terapia delle leu-
cemie e dei linfomi nei bambini. Da qui ne-
gli anni sono partite pi di duecentocin-
quanta unit di sangue per pazienti di ven-
ti diverse nazioni.
La zona destinata gli embrioni, invece,
sulla sinistra. Una stanza pi piccola con
apparecchiature per abbassare la tempera-
tura secondo un percorso controllato, anco-
ra una porta di sicurezza e, pi in l, i con-
tenitori: sei barattoloni panciuti su rotelle.
Attorno, i serpenti metallici in cui scorre
lazoto liquido, e sbarre che garantiscono la
sicurezza. Guardando linterno di queste
culle del freddo, i piccoli scomparti in me-
tallo in cui riposeranno le provette, non si
pu fare a meno di domandarsi quanto pu
sopravvivere un embrione congelato. Il pro-
fessor Rebulla ci risponde che non ci sono
dati certi, ma sappiamo che materiale cel-
lularegenericopusopravvivereanchedie-
ci anni. Cos si finisce a riflettere, sempre
occhieggiandoattraversolesbarre, suquan-
to pu durare quel sonno tra il concepi-
mento e la nascita. Su quanto si possa dila-
tare il tempo, almeno l, in quella zona gri-
gia in cui la vita ancora cos piccola ma
gi cos tenace. Perch che cosa fare degli
embrioni, che per la legge non si possono
distruggere o usare per esperimenti, non
ancora del tutto chiaro, anche se ormai li-
potesi di darli in adozione a coppie, anche
non sterili, che ne facessero richiesta,
quella pi accreditata.
Il professor Rebulla non si pronuncia:
Sono scelte della politica. A noi tocca oc-
cuparci dellaconservazionedegli embrioni.
Se si decider per ladozione abbiamo lat-
trezzatura e lesperienza per portarli dove
verranno impiantati. E mostra alcuni pic-
coli contenitori, adatti al trasporto. Poi si av-
vicina a uno schermo piatto che spunta da
un muro. E il sistema computerizzato che
sorveglia chi entra e chi esce e il funziona-
mento di tutti i frigoriferi. Dovrebbe garan-
tire da ogni tipo di incidente, e in caso di
malfunzionamento grave gli embrioni e le
altre risorse biologiche possono essere
spostati in un centro privato convenzionato.
Insomma, quello che la tecnica poteva fa-
re lha fatto. Il resto galleggia, sospeso, nel-
lo zero termico che separa letica dalla po-
litica. Cos, il nostro Virgilio chiosa: Non
solo questione dembrioni. E che la gente
deve pensare a dove vuole andare con le
biotecnologie. Soprattutto non deve aver
paura delle donazioni, essere informata.
Qui, oltre che di embrioni, ci occupiamo di
decine di progetti importanti. Salutiamo,
risalendo la scala onusta danni. La porta
della modernit si chiude. Dietro, nel fred-
do, cova, non sappiamo che felicit o infeli-
cit, nuova.
Matteo Sacchi
I L V I RUS DEL L AV I ARI A S ECONDO Z I NCONE
Ecco il Pollo Mannaro, ultima incarnazione del bisogno di aver paura
I
l Pollo Mannaro saccosta allEuropa.
Prima era in Cina, poi in Giappone e in
Vietnam, adesso uccide i bambini turchi.
E domani temiamo che arrivi da noi, ca-
valcando qualche stormo duccelli (altro
che Hitchcock!). Linfluenza aviaria non
una favola, ma ha i connotati narrativi del-
le favole, che sono quasi tutte spaventose,
specialmente quando scandiscono i passi
della minaccia che savvicina inesorabil-
mente. Il lupo nel bosco, sulla strada,
bussa al portone, accanto al letto. Aiuto!
Il piccino sar divorato dalla belva, o dal-
lorco, o dalla strega. Scrivono gli austeri
critici che i bimbi dovrebbero esser difesi
dagli spettacoli televisivi crudeli. Eppure
ogni fiaba dimostra che i pargoli amano la
paura e che sognano desser mangiati (di
tornare in pancia?), perfino quando sono
molto lontani dal celebre cannibalismo
comunista.
A me sembra che anche gli adulti senta-
no la necessit di provare spaventi. Perch
il terrore iscritto nel Dna degli umani,
che in tutta la loro storia hanno subito
guerre, epidemie, carestie e, insomma, pia-
ghe bibliche permanenti. Antonin Artaud e
Albert Camus immaginarono addirittura
che la Peste fosse un flagello metafisico,
che sempre colpisce chi mentalmente
predisposto ad accoglierlo. Nella feroce
storia del pianeta anomala, semmai, la
lunga belle poque europea, nella quale al-
leviamo (come orfani) le nostre nostalgie di
terrori. Inquestonerodesiderio, i mass me-
dia ci aiutano, poich ci portano in casa tut-
te le tragedie del mondo, nellartificiale
unit di tempo e di luogo per cui non fini-
sce mai il disastro di Ustica e per cui lo tsu-
nami avviene sullo schermo della Tv, cio
proprio in casa nostra.
Ogni sciagura del globo, insomma, ci ri-
guarda e ci assedia. Per fortuna o per forza,
per, la civilt delle immagini produce spa-
venti semprenuovi, checi consentonodi di-
menticare quelli antichi. Laltro ieri erava-
mo in ansia per la guerra nucleare o per la
pioggia di certi giganteschi meteoriti, poi ci
afflissero i pesci al mercurio, il virus Ebola
(febbre emorragica) e la Sars (sindrome re-
spiratoria acuta e grave). Chi se ne ricorda,
chi ne parla pi? Cera una volta la Mucca
Pazza. Oggi si festeggia la resurrezione del-
la bistecca fiorentina. Ci sono ancora pia-
ghe tenaci come lAids, come il terrorismo.
Ma scaturiscono continuamente anche pau-
re effimere e contraddittorie. Le confezio-
ni di latte avvelenate dallinchiostro. Lura-
nio di Teheran. Il grano tossico importato
dal Canada. I corsi dacqua mefitici. E pe-
ricoloso mangiare e bere? S, e anche re-
spirare, perch laria inquinata dalle pol-
veri sottili. Nel frattempo si deforesta e si
desertifica, si sciolgono i ghiacciai eterni e
la faccia del mondo rischia di cambiare,
per causa nostra, per nostro eterno rimor-
so. Eppure lorbe terracqueo mutato di
brutto perfino quando lUomo era meno po-
tente, inquinante e tecnologico. Pisa, per
esempio, era una repubblica marinara, e
oggi non troppo marina, non certo per col-
pa delle bombolette spray . Loccidentale
contemporaneo ha bisogno di paure, ha bi-
sognodi rimorsi. Equindi (purtroppo?) con-
tinua ad inseguire i suoi incubi, senza ba-
dare a spese, pensando ai simboli, pi che
alle vite umane. In Iraq, per esempio, sono
gi morti pi cittadini americani (born in
Usa) di quanti ne siano caduti nel clamoro-
so eccidio delle Torri Gemelle. Ma questo
paragone futile, di fronte alle emozioni
delle masse, innamorate degli spaventi
spettacolari.
Si parva licet, c la campagna elettora-
le. Le falangi antagoniste puntano (anche
loro) sulla paura. Se vinceranno gli avver-
sari, strillano, il Paese subir una pande-
mia che porter degrado, paralisi, miseria,
fascismo o bolscevismo. Ci crederanno, gli
italiani? Attenzione: tra le favole terribili
canchequelladi Pierinoeil Lupo. Setut-
ti continueranno ad esagerare con i loro
spauracchi, la gente seppellir le contrap-
poste incandescenze con un boato di risate.
E non andr a votare.
Giuliano Zincone
PI CCOL O BRAD O PI CCOL A ANGI E?
Pitt e Jolie incinti, il pi bel bimbo del mondo sar almeno antipatico?
D
unque il bambino pi bello del mondo
stato concepito. E il terzo della cop-
pia, i primi due sono stati adottati, il ma-
schietto molto particolare, la femmi-
nuccianonpuchemigliorarecrescendo. Il
terzo erede della coppia Pitt-Jolie, che il
primogenito generato dalla coppia pi im-
barazzantemente bella tra quelle in circo-
lazione sul globo, non potr che somigliare
ai genitori e quindi, per quanto al ribasso
possano essere i suoi geni, rendere com-
plessati a vita i fratelli pregressi ma geneti-
camente svantaggiati. Per dirla pi sempli-
cemente: Angelina Jolie incinta. E uffi-
ciale. Confermato. Scevro dalla patina di
fuffa da tabloid che sembrava essere la gra-
vidanza, e prima ancora la storia e prima
ancora la fantascientifica ipotesi che quat-
tro labbra cos potessero coesistere in una
sola coppia. Per dirla ancora pi semplice-
mente: Angelina e Brad stanno insieme.
Stanno insieme probabilmente da pi di un
anno, pi di un anno che i tabloid lo scri-
vono, ei duenel frattempohannovisitatoin
coppia ambasciatori delle Nazioni Unite,
esteso alla coppia ladozione di bambini
epidermicamente svantaggiati, fatto la cop-
pia in un film ad alta densit ormonale, ma
mai, mai hanno fatto sul loro essere o meno
coppia una dichiarazione pubblica, mai
hanno dato unintervista a cuore aperto,
mai hanno versato una lacrima da talk
show, mai si sono messi nelle condizioni di
farsi chiedereStateinsiemeono?. Brade
Angelina la dimostrazione, casomai ne
servisse una a Flavio e Sabrina e alle altre
microcelebrit locali, che non collaborare
allo sporco mestiere dei tabloid, ovvero
quello di fare del privato delle celebrit
carne di porco, possibile, un lavoro dif-
ficile ma realizzabile, persino se si appar-
tiene al club della ventina di attori pi fa-
mosi del mondo Angelina e Brad, dunque,
oltre a non parlare coi giornali, non hanno
dato grandi soddisfazioni ai fotografi: mai si
sono neppure sfiorati una mano in pubbli-
co. Si devono essere evidentemente baciati
(oltre ad aver concepito) sempre e solo die-
tro tende rigorosamente tirate.
Ci piace pensare che labbiano fatto per
rispetto di Jennifer , intesa come Aniston,
moglie di Brad quando si avviarono i lavori
sul (galeotto, scriverebbero i saggi rotocal-
chi) set di Mr. eMrs. Smith, filmincui Angie
e Brad facevano la coppia in crisi e veden-
doil qualestatoevidenteachiunqueaves-
se poca pratica di pettegolezzi ma molta di
chimica dei corpi che quel film l quei due
lavevano fatto per avere una scusa per po-
tersi sparare e rotolare e schiaffeggiare e
spintonare e insomma passare del tempo
assieme e che no, non era proprio pensabi-
le che non stessero assieme e che no, non
cera niente di cui meravigliarsi se Jennifer
piangeva inconsolabile su mensili patinati
eintalkshowsentimentali, nondestavame-
raviglia che le spezzasse il cuore vedere il
marito rapito dalla sirena dalle labbra a
cuore e gli occhioni verdi, destava semmai
meravigliachenonlavesselegato, quel ma-
rito, allalbero maestro, impedendogli con
qualunque mezzo di girare un film del ge-
nere con una partner del genere. Ci piace
pensarecheaBraddispiacesseavereilluso
una ragazza normale che esistesse una co-
smica giustizia poetica, un babbo natale co-
smico da lui stesso rappresentato, e che in-
somma lei, una carina-ma-normale, potesse
stare con luomo pi hollywoodianamente
belloincircolazione. Ci piacepensareBrad
si sentisse in colpa, nel realizzare lupgra-
ding che gli era geneticamente dovuto, met-
tendosi infine con una che giocava nel suo
stesso campionato. E che tuttavia la tenta-
zione di concepire il bambino dalle labbra
perfette e gli occhi perfetti e gli zigomi per-
fetti eleperfetteossa, il bambinoconlacre-
sta iliaca pi bella del mondo, fosse irresi-
stibile. Ci piace pensare che il bambino che
verr, quello ufficialmente annunciato al
mondo ieri, cresca almeno con un caratte-
raccio. Deve pur esistere, una cosmica com-
pensazione.
Guia Soncini
173 euro, e tre anni di carcere) nei confron-
ti di ginecologi e radiologi che praticano la
diagnosi prenatale, il fenomeno dellabor-
to selettivo diminuito in misura conside-
revole. Dicono che certe cose non succe-
dono pi, o almeno non cos spesso, ma i
numeri spiegano il contrario, mostrano che
in India una donna e un disabile sono, cul-
turalmente, la stessa evitabile spazzatura,
lo stesso guaio individuabile in tempo con
la macchinetta portatile. Nelle comunit
cristiane le cose non vanno meglio, come
ha spiegato John Dayal, presidente di All
India Christian Council: Il feticidio pra-
ticato anche nelle loro comunit, e anzi le
donne che fuggono in altri stati ritengono la
Chiesa sostenitrice dei diritti dei maschi. Il
fatto che non si tratta soltanto di dispera-
zione e povert, di scelte terribili dettate
dallamiseria: Nonunfenomenoraro, ac-
cade dovunque e senza ostacoli. Non una
pratica diffusa fra i poveri e gli illetterati,
ma in crescita nelle regioni pi ricche, dal-
la prosperit relativa e con unelevata edu-
cazione, spiega il rapporto della United
Nations Population Fund. Non pi una
questione di soldi, in India: eugenetica
contro le donne. (ab)
In India non si tratta pi di povert, eugenetica contro le donne
Un errore coi baffi
Il rammarico pi grosso che
Massimo DAlema non abbia
risposto a tutti con un e allora!
L
aborto, come si dice spesso, per ad-
dolcirlo, o per passare ad altro,
sempre esistito. Come ogni cattiveria
umana, non dunque una novit. Ma
quello che dobbiamo chiederci, per non
affogare nella banalit, il perch una si-
mile, terribile realt, sia esplosa a livello
di massa. Nel mondo pagano laborto ce-
ra, ma nulla si conosceva dellintima vita
embrionale, e si considerava il feto solo
come una pars ventris della donna. Mol-
tissime testimonianze greche e romane
dimostrano per che vi era comunque
una grande cautela. Aristotele, ad esem-
pio, nella Politica legittima laborto, ma
solo prima che nel feto si siano svilup-
pate la sensibilit e la vita; similmente
secondo la lex cathartica di Cirene, col-
locabile tra il 331 e il 326 a.C., se la gra-
vidanza in stato avanzato, il feto viene
considerato un essere umano (Giulia Ga-
leotti, Storia dellaborto, il Mulino). An-
cora pi chiara la posizione di Ippocrate,
il cui giuramento (460-370 a.C.) recita:
Non somministrer ad alcuno, neppure
se richiesto, un farmaco mortale pari-
menti mai ad alcuna donna suggerir pre-
scrizioni che possano farla abortire. Ip-
pocrate infatti conosceva il pericolo cui si
sottoponevano, e si sottopongono tuttora,
le donne che abortivano: Quelle che
abortiscono corrono maggior pericolo; gli
aborti, invero, sono infatti pi penosi dei
parti C infatti pericolo e questo pe-
ricolo grande.
Mario Palmaro, nel suo Ma questo un
uomo (San Paolo), fornisce una lunga se-
rie di giudizi avversi allaborto di perso-
nalit del mondo romano, da Cicerone, a
Plinio il Vecchio, secondo il quale labor-
to rende gli umani ben pi nocivi delle
fiere, al poeta Ovidio, che in una elegia
deplora lamica Corinna, che si procura-
ta laborto per motivi estetici, perch il
ventre non abbia il guaio delle rughe, ed
ora a letto in pericolo di vita. Ma ci
che appare pi significativo il fatto che
anche a livello di leggi il mondo romano,
che pure, lo ripeto, non conosceva la vita
prenatale, e che prevedeva lo ius vitae ac
necis del pater sulla moglie e sui figli gi
nati, concedeva per al feto un qualche
status giuridico, nel momento in cui, ad
esempio, considerava la pratica (abortiva,
ndr) causa di separazione matrimoniale
e faceva rimandare lesecuzione o la tor-
tura di una donna incinta.
La struttura portante non porta pi
Nellantichit pagana, dunque, laborto
era stigmatizzato dalla cultura dominante.
Oggi tutto cambiato: laborto diviene
sempre pi diffuso, un vero fenomeno di
massa, difeso, frainteso, talora sacralizza-
to come diritto, da gran parte degli intel-
lettuali contemporanei. Lo notava anche
Giuliano Amato, nel 1988, allorch ricor-
dava come nel sentire della sua genera-
zione fosse talora contemplata la possibi-
lit di abortire, cos, semplicemente per
poter concludere un libro, senza disturbi.
(Panorama, 15.05.1988). Occorre dunque
andare alla radice, alle cause culturali, re-
ligiose. Non esiste pi, oggi, un concetto di
famiglia condiviso: la struttura portante
della societ non porta pi, ed diventata,
al contrario, il luogo, spesso, della depres-
sione e dello scetticismo. Chi lo dice, ai
miei alunni senza padre, o senza madre,
che la vita sacra, quando non possono in-
casellarla, per esperienza, in una istituzio-
ne che la curi, la coltivi e la renda degna?
Chi mostra, ai giovani sbattuti qua e l da
genitori in perenne conflitto, che la vita
bella, perch espressione dellamore, del
servizio, dellessere in relazione? Chi lo di-
ce, a quelli che hanno convissuto con pi
padri, o pi madri, che non giusto avere
rapporti occasionali, anche perch si pu
dar vita, per gioco, a una creatura vera, e
trovarsi poi a sopprimerla, con violenza?
Ma soprattutto, chi ricorda, nellepoca del
matrimoniosvilitodallabanalizzazionedel
divorzio, che un figlio di due persone, di-
venute una? Perch il problema forse
qui: nel non voler riconoscere che entram-
bi, uomo e donna, sono responsabili della
nascita, o delleliminazione, di un figlio, in
quanto di entrambi la responsabilit del
rapporto che lo ha preceduto. La vita, cio,
si concepisce prima, come dice la parola,
nello spirito, come apertura cosaltro ci
chiesto, e cosaltro potremmo offrire? ad
essa: cos la morte. Per questo gli aborti so-
no pi numerosi l dove si utilizzano di pi
gli anticoncezionali: come rimedio a un lo-
ro fallimento, o alla volont di due persone
di non assumersi la responsabilit, cio la
pienezza, del loro amore. Per questo la
Ru486, con la sua sola presenza, contri-
buir a rinvigorire, e alla grande, lodierna
cultura di morte.
Francesco Agnoli
Laborto antico
Da Aristotele alla Ru486, storia del
progresso di conoscenza sulla vita
prenatale e del suo svilimento
Grazie Signore di aver-
mi fatto moderatamente
ma sinceramente antide-
mocratico, senza miei meriti particolari
salvo forse la lettura di un paio di libri di
AristoteleeSartori, perchaltrimenti og-
gi sarei un elettore della Lega e un so-
stenitore del ministro Castelli, definito in
televisione figura-limite da un vecchio
signore benpensante come Eugenio Scal-
fari che cos facendo lo ha apparentato
agli amatissimi Bukowski, Cellini, Drieu
La Rochelle, Ferrara (Abel), Pound, Sa-
viane (Sergio), V an Gogh (V incent e
Theo), Villon, tutte persone che non han-
no usato gli anni solo per incanutire, che
sono andate dallaltra parte e ci hanno
raccontato quello che su Repubblica non
si legger mai.
PREGHIERA
di Camillo Langone
DIARIO DI PACE CONTRORIFORME
MEDICI SENZA ASPIRINA MA CON LA MACCHINETTA PORTATILE PER LECOGRAFIA, 10 MILIONI DI FEMMINE ABORTITE IN 20 ANNI
EDITORIALI
ANNO XI NUMERO 10 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 12 GENNAIO 2006
Palermo. Balduccioeraperplesso, diceil
pentito Michelangelo Camarda: perch i
carabinieri non perquisirono subito il covo
di Tot Riina, dopo larresto del boss, fatto
catturare proprio da Di Maggio? V uoi ve-
dere che gatta ci cova? Balduccio era dub-
bioso, insiste laltro pentito Santino Di Mat-
teo: perch il complesso residenziale di via
Bernini, dal quale era uscito Riina la mat-
tina in cui fu arrestato, il 15 gennaio del
1993, non fu tenuto docchio? Di Maggio
per nega tutto: io perplesso? Macch
E sullanimus dellex pentito che fece
catturare Riina e che parl del bacio tra il
superboss e Giulio Andreotti, che i pm vo-
levano incentrare sei confronti sei, fra lo
stesso Balduccio e altri collaboratori, fra
Giovanni Brusca e Giusy Vitale, fra Brusca
e Gino La Barbera. Il processo quello per
la mancata, o ritardata, perquisizione del
covo di Tot Riina: due carabinieri, il ge-
nerale Mario Mori, direttore del Sisde, e il
capitano Ultimo, il tenente colonnello Ser-
dagare su Balduccio e sulla sua presunta
arrabbiatura nei confronti del generale
dei carabinieri Francesco Delfino.
Cui prodest? ha risposto per il tribuna-
le: a che serve, tutto questo, per accertare
le eventuali responsabilit di Mori e De Ca-
prio? Il processo va dunque avanti, si avvia
alla conclusione. Il presidente della terza
sezione del Tribunale, Raimondo Loforti, si
stancato di indagare su dati di fatto che
risultano da documenti. Cos la sentenza
potrebbe arrivare presto, probabilmente il
20 febbraio prossimo. Sulla decisione fina-
le nessuno ovviamente azzarda previ-
sioni. Ma pi della sentenza, la vera inco-
gnita di questo dibattimento che nessuno
voleva sar la richiesta dei pm: condanna o
assoluzione? Cosa chiederanno, ai giudici,
Antonio Ingroia e Michele Prestipino, luno
autorevole rappresentante dellala dura e
caselliana, laltro vicino allattuale procu-
ratore nazionale antimafia Piero Grasso e
al suo aggiunto Giuseppe Pignatone? Le
due anime della procura, sempre pronte al-
lo scontro, su questo processo hanno avuto
poco da discutere: per due volte, infatti, i
pm avevano chiesto larchiviazione e in en-
trambi i casi il gip Vincenzina Massa si ri-
fiutata di chiudere il caso. Il processo sta-
to cos sostanzialmente imposto e laccusa
ha svolto fino in fondo il proprio compito.
Anche chiedendo i confronti. Il contrasto
scrive per il tribunale anche se fosse ri-
solto, non potrebbe refluire sul convinci-
mento del giudice Le circostanze riferite
intermini contrastanti sonoirrilevanti ai fi-
ni del decidere. Il processo Mori sconta
comunque fino allultimo la sua intima con-
traddizione di fondo: come sostiene Piero
Milio, legale di Mori, laccusa, pur chieden-
do larchiviazione per limpossibilit di di-
mostrare laccordo tra mafiosi e carabinie-
ri, aveva adombrato e continua a farlo
che sotto sotto ci fosse stato chiss che. Fi-
nendo indirettamente per mascariare, an-
che in caso di assoluzione, il generale.
gio De Caprio, colui che cattur Riina, sono
imputati di favoreggiamento aggravato, per
quel ritardo, interpretato come prova di
chiss quale accordo segreto tra il Ros e i
mafiosi. La partita giudiziaria rischiava di
diventareinfinitaeinvecesi conclusacon
un cappotto, un secco sei a zero: sei con-
fronti richiesti, zero accordati dal tribuna-
le. Il processo come psicanalisi e maieuti-
ca: nellottica dei pm avrebbe dovuto sca-
vare nellanimo umano e cercare di risol-
vere le contraddizioni di un ex pentito co-
me Balduccio Di Maggio, cacciato dal no-
vero dei collaboranti dopo che si scopr che
approfittava della protezione dello stato
per tornare in Sicilia a fare un po di puli-
zia etnica dei suoi avversari mafiosi. Dai
convegni e dai libri in cui magistrati come
Gian Carlo Caselli, Roberto Scarpinato e
Gioacchino Natoli dibattevano animata-
mente di psicologia e psicopatologia ma-
fiosa o di psichismo mafioso, o di Polis
mafiosa, alla richiesta della procura di in-
offerta. La marcia di Roberto Colaninno si
conclude a fine maggio quando la conqui-
sta di Telecom Italia si avver, con il fe-
steggiamento dei banchieri coinvolti nella
battaglia nella sede di Mediobanca.
Di l a poco Matteo Arpe lascia Medio-
banca per passare a Lehman (e poi a Ca-
pitalia), Alessandro Mitrovich, un altro
banchiere che con Imbert mette a punto il
maxi-finanziamento, passa a Royal Bank
of Scotland, i banchieri della DLJ, James
Curran and Jim Cantwell, vengono assun-
ti da e.Biscom e trasferiti a Lugano per oc-
cuparsi dellespansione internazionale
della start-up milanese. Nelle posizioni
strategiche delle grandi case daffari ame-
ricane si ritrovano gli stessi banchieri che
hanno sostenuto finanziariamente anche
Parmalat. E di nuovo Federico Imbert a
garantire nel 1993 i fondi necessari a ri-
sollevare le sorti del gruppo. L amicizia
con lex numero uno del gruppo di Collec-
chio, Calisto Tanzi, si consolida. Imbert si
dichiara pronto a investire in unazienda
in cui crede. Laggressivo piano di espan-
sione di Parmalat degli anni tra il 1994 e il
1996 viene quasi sempre finanziato da
banche straniere golose di commissioni
miliardarie. Entrano in gioco anche Citi-
bank, Bank of America. Ed ancora Im-
bert che avvisa Tanzi che la situazione a
rischio gi alla fine del 2000 quando il de-
bito lordo sfonda quota cinque miliardi.
Ma laccoppiata Tanzi-Tonna non lo ascol-
ta e il debito sale sino al tracollo del 2003.
Ma veniamo ora ai giorni nostri. Tutte le
banche daffari coinvolte nella scalata Te-
lecom appaiono anche nelle scalate ad
Antonveneta e a Banca nazionale del la-
voro, con pi o meno gli stessi uomini. Per
Lehman che affianca AbnAmro lavorano
ancora Pignatti Morano e Magnoni, ormai
giunti ai vertici internazionali della ban-
ca. Mediobanca (dove nel frattempo sono
cresciuti i due dioscuri Alberto Nagel e
Renato Pagliaro, una volta andato via Ar-
pe) ha affiancato sia Antonveneta sia Ban-
ca nazionale del lavoro. Quanto a Royal
Bank of Scotland, l Mitrovich sostiene
Emilio Gnutti, di cui amico dai tempi dei
capitani coraggiosi appunto, e supporta il
piano di Unipol e di Banca popolare ita-
liana.
Chi si trova in una posizione delicata
Milano. Gli attori finanziari di quella
che venne etichettata come la madre di
tutte le scalate, lopa su T elecom Italia,
sono gli stessi delle operazioni finanzia-
rie lanciate lo scorso anno su Antonvene-
ta e Bnl. I banchieri daffari alla guida
delle attivit italiane delle banche ame-
ricane, che gi a novembre del 1998 ave-
vano un piano finanziario da oltre cin-
quanta miliardi di euro per impossessar-
si della societ telefonica, erano: Vittorio
Pignatti Morano e Ruggero Magnoni di
Lehman Brothers, Federico Imbert capo
dellallora Chase Manhattan Bank suc-
cessivamente assorbita da JP Morgan, as-
sieme ai banchieri della Donaldson Jen-
rette & Lufkin capitanati dal finanziere
milanese Francesco Micheli. Micheli
come ricorda Roberto Colaninno nel li-
bro intervista con Rinaldo Gianola appe-
na uscito era stato il primo uomo di fi-
nanza italiano a occuparsi di un piano di
acquisizione di Telecom (anche se resta-
no numerose e in contraddizione tra loro
le interpretazioni sulla paternit delli-
dea della scalata e sui modi attraverso i
quali il gruppo dei capitani coraggiosi e
dei loro banchieri organizzarono lopera-
zione). La scalata divent di dominio pub-
blico il 12 gennaio 1999 quando Repub-
blica riport parte del piano. Lo scena-
rio descritto nellarticolo di Repubblica
si legge ancora oggi sul sito di T elecom
Italia costruito su un castello di ipote-
si e di congetture tanto infondate quanto
impraticabili. I vincoli tecnici, i rischi e
le imponenti dimensioni finanziarie da
sole evidenziano limpossibilit e linfon-
datezza di unoperazione come quella
prospettata nellarticolo. Il piano era in
realt pronto. Fu Nerio Nesi, gi presi-
dente di Bnl, deputato dei Comunisti ita-
liani a dichiarare il 18 febbraio del 1999
che lopa sarebbe stata lanciata da un
gruppo italo-lussemburghese. Dopo qua-
rantotto ore Olivetti annuncia la propria
Quella mezza dozzina di banchieri (sempre loro) che scalano in Italia
CasoMori, il pmvuole linchiestasullaperplessitdi Di Maggio
Roma. Lincontro di ieri tra i radicali, ma
senza Marco Pannella, e Romano Prodi
stato soltanto un primo passo, come i primi
passi della forza durto parlamentare del
nuovo soggetto della Rosa nel pugno sono
stati prima il s allamnistia ottenuto in
Commissione Giustizia, poi linizio del di-
battito in aula. Primi passi, dunque.
Eppure da tempo sembrava fatta. A via di
Torre Argentina, sede radicale, erano quasi
tutti convinti che questa fosse la volta buo-
na. Dopo i no allospitalit alle scorse regio-
nali, dopo la sconfitta del referendum, no-
nostante lappoggio di gran parte del cen-
trosinistra, i radicali pensavano di essere
riusciti a entrare nella coalizione. Con lac-
cordo politico, programmatico ed elettorale
con lo Sdi per la Rosa nel pugno sembrava
nondovessero esserci piveti alla presenza
di Pannella & Co nellUnione. Invece pare
chelaRosaabbiafattousciredallaportase-
condaria lo Sdi, che non partecipa pi ai
vertici del centrosinistra, e questa sensazio-
mento in Rosa nel pugno. Prodi si trova in
unimpasse e ieri poco o nulla ha potuto di-
re ai radicali. Marco lo sapeva e ha rinviato
il faccia a faccia a quando i tempi saranno
pi maturi per la stretta finale. Prodi, da
una parte, ha Clemente Mastella che non si
vuole sedere ad alcun tavolo con i pannel-
liani. Il professore, infatti, ha subito chia-
mato il leader dellUdeur per dargli di per-
sona la notizia, per lui sgradita, dellincon-
tro, eper rassicurarlo. Dallaltraparte, per,
c lipotesi, per tutto il centrosinistra sgra-
dita, di perdere una forza che potrebbe rag-
giungere il 4 per cento. Ma se lo Sdi un
partito interno e costituente del centrosini-
stra, tanto da essere invitato ai vertici sul
programma, perchcquestadifficoltnel-
laccettare un soggetto che per met gi
dentro? Mastella e qualche margheritico a
parte, non sembrano esserci gravi ostacoli.
Perch Enrico Boselli, che ieri ha elogiato
Prodi e criticato Piero Fassino sulla que-
stione del rapporto con la Rosa, non decide
per una volta di partecipare alle riunioni di
verticeedi mandarci unradicale? Adesem-
pio Emma Bonino. Ostacoli di programma?
Ma dov il programma?, rispondono i radi-
cali. Ne stiamo discutendo, lo stiamo sti-
landocontutteleforzedellacoalizione. Ma
come si fa a buttare gi un programma sen-
zaunadelleforzecostituenti (Sdi oRosanel
pugno)? Il purgatoriosembranonfiniremai.
Finora Pannella e Boselli hanno preferito
non forzare, optando per la politica dellof-
ferta, senza richieste stringenti. Ma tra i ra-
dicali spuntano dubbi: se lo Sdi non inizia a
farelavocegrossaconlacoalizione, laRosa
rischiadi nontrovarealcungiardinoedi do-
versi accontentaredel proprioorticello, con
lapossibilitdi restareancorafuori dal Par-
lamento. Per i pannelliani sarebbe la fine.
Luned si era riunito il vertice della Rosa
e come unico effetto aveva portato la sco-
munica di Bobo Craxi, col quale si cercava
un accordo elettorale. Nessuna parola, o
quasi, sul tema accordo con lUnione.
ne, nei giorni in cui si ricomincia a parlare
di Partito democratico, inizia a risultare un
po sgradevole per qualche boselliano.
Ieri una delegazione pannelliana, con
MarcoCappato, segretariodellAssociazione
Coscioni, eDanieleCapezzone, segretariodi
Radicali italiani, andata a Piazza Santi
Apostoli. Se son rose fioriranno, ha detto
Capezzone. Serve coesione per riforme
profonde, ha risposto il prof. Tutto qui. E
stato Prodi a convocarli, li ha voluti vedere
per la prima fase interlocutoria di dialogo.
Nellottica pannelliana, quella del leader
dellUnione una presa datto che succes-
so qualcosa di nuovo: i radicali scelgono il
prof. come alternanza al Cav. e nasce la Ro-
sa. Ma la strada lunga: nel centrosinistra
pochi vogliono considerare la Rosa nel pu-
gno non solo come un accordo elettorale tra
due partiti, ma come un vero progetto poli-
tico. Eppure la scelta per le due forze coin-
volte cos strategica da aver indotto lo Sdi
a cambiare il nome del gruppo in Parla-
Dopo la marcia di Pannella, solo piccoli passi tra Rosa e Prodi
Il ruolo di Lehman Brothers, Jp Morgan e delle altre banche daffari
internazionali nelle vicende che contano del nostro mercato: dallopa
Telecom di Roberto Colaninno, al caso Parmalat, fino alle scalate
alla Banca Antonveneta e alla Banca nazionale del lavoro
Imbert. Personalmente ha sempre avuto
una certa simpatia per il new comer Gian-
piero Fiorani. E cos lufficio italiano di JP
Morgan lavora per la Lodi. Ma nel frat-
tempo accade che la casa madre JP Mor-
gan viene viene assunta dalla banca che
combatte la Lodi, e cio AbnAmro, per la
raccolta delle adesioni allopa. Cos nel gi-
ro di poche settimane la partecipazione
della banca americana nella Banca popo-
lare italiana scende, JP Morgan mette in
liquidazione una fiduciaria svizzera con-
trollata da Lodi e Imbert suo malgrado de-
ve sfilarsi da unoperazione per dovere
dobbedienza.
Allesercito dei banchieri americani
si aggiungono anche quelli della Deutsche
Bank (gi coinvolti nella vicenda Parma-
lat) e della Dresdner Kleinworth Wesser-
stein. Loperato dei banchieri alla guida
della sede italiana di Deutsche Bank sot-
to duplice osservazione. Da una parte so-
no gi stati colti in fallo dalla magistratu-
ra e dalla Consob per la cessione delle
partecipazioni di minoranza di Banca po-
polare italiana in alcune controllate, e per
aver aiutato Unipol nella scalata a Bnl.
Adesso, secondo alcune indiscrezioni, le
attivit della sede italiana di Deutsche
Bank, guidata da Vincenzo De Bustis, ex
amministratore delegato di Banca 121 e
direttore generale di Monte dei Paschi di
Siena, sarebbero anche sotto la lente del-
la Bundesbank, la banca centrale tedesca.
La vigilanza tedesca allindomani della gi-
randola di notizie provenienti dallItalia
riguardo al coinvolgimento di Deutsche
Bank nel finanziamento dei concertisti,
avrebbe avviato unindagine interna al co-
losso di Francoforte. In verit la sede ita-
liana di Deutsche Bank si sempre difesa
dicendo che la linea di credito da un mi-
liardo di euro a disposizione di Stefano
Ricucci era stata deliberata direttamente
da Londra. Evidentemente la Bundesbank
vuole vederci pi chiaro.
LA FINANZA CHE AFFIANCA I CAPITANI CORAGGIOSI. LA BUNDESBANK ESAMINA LE ATTIVIT ITALIANE DI DEUTSCHE BANK
La sorpresa Bov
Q
uesta volta la voce grossa lhanno
fatta gli europei, non gli americani.
Non solo Tony Blair, ma anche Jacques
Chirac e Angela Merkel. Gianfranco Fi-
ni ha condannato la decisione iraniana
di togliere i sigilli Onu alle centrali nu-
cleari e ha detto che su questo punto
Teheran non ci divider. Il ministro
degli Esteri di Mosca, che pure forni-
sce tecnologia a T eheran, ha detto di
essere dispiaciuto della scelta ira-
niana e ne ha discusso con Condoleez-
za Rice, mentre i cinque membri per-
manenti del Consiglio di sicurezza ave-
vano gi ufficialmente chiesto a Tehe-
ran di non riaprire le centrali nuclea-
ri. Il presidente Ahmadinejad ha re-
plicato che non si far intimidire da
tanto baccano occidentale. La Gran
Bretagna non esclude nessuna opzio-
ne. La Francia parla di grave errore.
La Germania certa che il gesto non
rimarr senza conseguenze. Siamo
arrivati al punto di non ritorno, hanno
detto i diplomatici del terzetto europeo
a nome dei 25 membri dellUnione, do-
po il fallimento della lunga trattativa
con Teheran. Gli americani avevano
previsto questo esito molti mesi fa, ma
avevano lasciato tentare gli europei. La
questione arriver al Consiglio di sicu-
rezza dellOnu probabilmente gi oggi
pomeriggio. Eprima o poi lOnu varer
sanzioni di qualche tipo.
Il punto che ormai non c pi al-
cun dubbio sulle intenzioni iraniane.
Chi giudicava le preoccupazioni della
Casa Bianca assurde paranoie di una
presidenza neoimperiale s reso con-
to che gli ayatollah non hanno mai ri-
nunciato a dotarsi della Bomba. La lo-
ro strategia sempre stata ispirata al
principio se fate i cattivi ci facciamo
la Bomba, ma se fate i bravi ce la fac-
ciamo lo stesso. Una teocrazia islami-
sta con latomica un problema serio,
perch non va dimenticato che alla
guida ci sono i maniaci religiosi che vo-
gliono cancellare Israele dalla carta
geografica ed esportare la rivoluzione
integralista nel resto del mondo. LAm-
ministrazione Bush, cos come il gover-
no inglese del laburista Blair , non
esclude a priori nessuna opzione, nem-
meno quella militare. Unipotesi soste-
nuta anche dal campione della realpo-
litik Henry Kissinger. Colpire chirurgi-
camente le centrali nucleari con raid
aerei mirati, simili a quello israeliano
che nel 1981 rase al suolo lo stabili-
mento di Osirak di Saddam, sembra
unidea dimprobabile realizzazione
per svariati motivi, non ultimo il vuoto
politico in Israele. Preparandosi al
peggio, non sarebbe male che intanto il
mondo civile lavorasse per il meglio.
Vale a dire per fornire allopposizione
iraniana tutti i soldi, tutta lassistenza
e tutti gli strumenti necessari ad avvia-
re una rivoluzione democratica che
provi a cambiare dallinterno il regime
dei turbanti atomici.
L
a General Motors sta perdendo il
primo posto nelle vendite mondia-
li di auto a favore della Toyota, perch
nel 2005 ha ridotto gli incentivi agli ac-
quirenti e ha ancora intenzione di far-
lo nel 2006. Limpresa comunque in
rosso perch i costi unitari delle vettu-
re sono aumentati, a causa della mag-
giore incidenza dei costi per il perso-
nale dovuta alla diminuzione del fattu-
rato. Lamministratore delegato Rick
Wagoner dichiara che ridurr lorgani-
co di un massimo di 30 mila unit. Si
tratta di cambiare struttura. Sembre-
rebbe che GM sia avviata irrimediabil-
mente al declino e, forse, al fallimento.
Ci pu apparire paradossale, perch
leconomia degli Stati Uniti in una
corsa ininterrotta da oltre tre anni. Lin-
dice Dow Jones ha toccato il magico li-
vello di 11 mila, un picco raggiunto nel
giugno 2001, perso di vista dopo la ca-
duta connessa all11 settembre e allo
sgonfiamento della bolla speculativa di
Wall Street. Lattuale quota 11 mila non
gonfiata dall e speculazioni, riflette
buona salute. Le prospettive del 2006
sono di crescita del Pil superiore al 3
per cento, con le grandi imprese che
fanno buoni profitti, da quelle elettro-
niche e informatiche come Microsoft e
Google, alle chimiche, alle elettromec-
caniche come General Electric. Va ma-
le lauto, per: non solo GM, anche
Ford. Appare in crisi il modello orga-
nizzativo fordista, con cui questi gigan-
ti industriali si sono affermati nel no-
vecento. E quello che sembra avere ca-
pito Kirk Kerkorian, re dei casin, che
ha comprato azioni GM, sino ad averne
il 10 per cent o, che comporta la mag-
gioranza relativa. Kerkorian, che fino a
ieri sera limitato a spronare Wagoner,
ora dopo avere ceduto il 2 per cento
delle azioni in perdita si stancato ed
ha chiesto di inserire un suo uomo,
Jerry York, nel consiglio di amministra-
zione, che dovrebbe attuare una drasti-
ca cura strutturale (Kerkorian ha sug-
gerito anche una riduzione dei dividen-
di e un taglio ai compensi di quadri e di-
rigenti). Il titolo perci risalito del 7,7.
Si attende di capire in che cosa consiste
la fuoriuscita dal fordismo. Per adesso
si crede che essa sia possibile. Negli
Usa le scalate dei parvenus alla pro-
priet delle grandi imprese possono
portare al rinnovamento.
I
n vista delle elezioni presidenziali
francesi dellanno prossimo, nei
due maggiori partiti, quello gollista e
quello socialista, si contrappongono
candidature alternative che rendono
difficile presentare unimmagine con-
vincente allelettorato. Nellestrema
sinistra, invece, che sempre stata
caratterizzata da unampia frammen-
tazione, che vedeva contrapposti per
ragioni ideologiche i vari movimenti
e partiti (il Pcf, i Verdi, due formazio-
ni trotzkiste), si va facendo strada li-
potesi di una candidatura unitaria di
Jos Bov.
Leader di un sindacato contadino,
militante no global, fortemente impe-
gnato nella lotta contro le multinazio-
nali e lUnione europea, Bov stato
tra i protagonisti della battaglia con-
dotta da sinistra contro lapprovazione
della Costituzione europea al referen-
dum dellanno scorso. Per le opinioni
che rappresenta, capaci di sollecitare
insieme lo spirito antagonistico e quel-
lo nazionalista tanto forti in Francia,
risulta una delle personalit pi popo-
lari del paese. Secondo un sondaggio
dellIfop svolto il mese scorso, la popo-
larit di Bov raccoglie la maggioranza
dei francesi e addirittura i due terzi fra
quelli orientati a sinistra. Se si candi-
der potrebbe rappresentare una sor-
presa capace di sconvolgere i giochi
delle grandi forze politiche. Potrebbe
infatti contendere una delle due posi-
zioni che consentono di partecipare al
ballottaggio conclusivo, come accadde,
nellultima tornata, al leader delle-
strema destra Jean Marie Le Pen.
Il fatto che candidature espresse da
forze politiche che non hanno che un
simulacro di rappresentanza parla-
mentare possano piazzarsi ai primi po-
sti nella contesa presidenziale un se-
gnale preoccupante per la tenuta del
sistema politico francese. Daltra parte
queste formazioni, di estrema destra e
di estrema sinistra, hanno raccolto la
maggioranza nel referendum sullEu-
ropa, e ora giocano la carta sul piano
elettorale. Quel che stupisce linca-
pacit di reazione dei grandi partiti,
buoni solo a guardare dentro di s.
Quella chance di nome Kirk
LIran al punto di non ritorno
Il re dei casin Kerkorian ha imposto un suo uomo nel cda di General Motors
Contro i turbanti atomici, lavorare per il meglio e prepararsi al peggio
Il leader dei contadini antieuropei pu far sobbalzare la gara per lEliseo
U
n giorno mi venne in mente di rac-
contare i fatti che stavo vivendo
isolandoli e sorprendendoli in unatmo-
sfera immobile, e mi ci provai Alla fine
dove sar possibile, voglio raccontare sen-
za commenti ed ora che son distante pi
facile, perch non ho ancora lasciato la
vecchia pretesa di tirarne fuori qualcosa
di narrato ( novella o romanzo che sia).
1944, Bianciardi soldato, ma non parla di
guerra nei suoi diari e non ne parler mai.
Questo per sgombrare il campo da un fa-
cileautobiografismoincui si potrebbesci-
volare di fronte alla pubblicazione delle
sue opere complete. Impressiona il di-
stacco con cui osserva, la lucidit con cui
racconta fatti, idee, uomini, libri, amori,
calcio e televisione. Un occhio disincanta-
to e dolente, cui non sfugge niente, come
quello della sua foto, la faccia incazzata,
una benda da pirata su un occhio, la ca-
micia bianca sbottonata, che compare sul-
la copertina.
Un piacere prendere in mano il grosso
volume de Lantimeridiano, rilegato in
un sobrio cartoncino grigio, con la costa di
pelle nera, sfogliare le pagine di carta sot-
tile e vagare tra i testi, sprofondarsi nella
lettura. Carosello a Manhattan una
cronaca Rai-Tv del 1965. Bianciardi, tra-
duttore di Henry Miller , nel suo unico
viaggio americano se ne sta chiuso in al-
bergo e sattacca alla televisione. Quella
devessere la chiavetta dei canali (quanti
saranno, nove, dieci, mille?), la gira, e fi-
nalmente si vede qualcosa. C una bella
signora che butta dalla finestra un ferro
da stiro. Dice che non serve. Non serve,
perch oggi gli indumenti si fanno di fibra
sintetica, che dopo lavata non ha bisogno
di stiratura. Larticolo fa il paio con la se-
rie di Viaggio in Barberia del 69. La ri-
vista Automark lo manda a testare la nuo-
va Fiat 125 sulle piste del deserto maroc-
chino e lui invece di parlare delle presta-
zioni dellautomobile, peraltro non aveva
neanche la patente, fa un viaggio nella
memoria. Cionellinfanzia. Raccontale-
timologia dellarabo e del francese parla-
ti laggi. Insofferente agli intellettualismi,
dalle pagine del settimanale scandalistico
ABC prende in giro le nuove discipline:
semiologia, sociologia, antropologia. Si
cominci a dire che la condizione operaia,
contadina e sottoproletaria ormai non in-
teressava pi, e che era meglio darsi al fu-
tile, o addirittura al cheap. Con intenti
scientifici, beninteso. Nonsi pumicapar-
lare di James Bond senza avere prima
conquistato una cattedra universitaria!
Una persona seria fa il suo tirocinio, met-
tiamo, alluniversit di Detroit, dove inse-
gna, in perfetto inglese bostoniano, storia
della cultura europea, poi torna in Italia e
ti pubblica, l, un bel libro sui fumetti.
Di proposito, abbiamo rimandato la let-
tura de La vita agra, il suo romanzo pi
celebre, cos bello che avrebbe preso tut-
to lo spazio, cos pericoloso nella sua so-
vrapposizione tra arte e vita che Bianciar-
di nonhamai sopportato. Laggettivoagro
sta diventando di moda Finir che mi
daranno lo stipendio mensile solo per far
la parte dellarrabbiato italiano mi co-
mincio a vergognare, e perci ho ricomin-
ciato col solito lavoro di tutti i giorni, per
riconquistarmi la stima di me medesimo.
Il libro del 1962, sembra oggi. Il protago-
nista non ha nome lavora alla sua mac-
china da scrivere tutto il giorno e dalla fi-
nestra vede gli operai che scavano il mar-
ciapiede. Aperta la buca, se ne vanno. Il
giorno dopo altri operai provvedono a ri-
mettere a posto la terra scavata, che risul-
tasempretroppaefail montarozzo, sicch
bisogna far venire il rullo compressore e
schiacciarla, e poi unaltra macchina a
stendere altro asfalto, bitume e ghiaino.
Gli scavatori intanto si sono spostati pi in
l, sempre sul marciapiede, e scavano una
fossa nuova, che sar riempita puntual-
mente il giorno dopo.
LIBRI
Luciano Bianciardi
LANTIMERIDIANO
OPERE COMPLETE VOLUME PRIMO
2.085 pp. Isbn, euro 69
OGGI Nord: aumentodellanuvolosit
alta e stratificata, dapprima sulle Alpi
poi anche sulle pianure, ma senza con-
seguenze. Temperatureinlieveaumen-
to. Centro: sututteleregioni bel tempo,
salvo annuvolamenti sparsi su Marche
edAbruzzo, chepotrannoanchefavori-
re qualche debole rovescio. Sud: peg-
gioramento con nuvolosit irregolare e
rovesci sparsi. Temperatureinlievedi-
minuzione.
DOMANI Nord: qualche velatura mat-
tutina ma con tendenza a generale ras-
serenamento, nebbie in banchi al mat-
tino in pianura. Centro: bel tempo su
tutte le regioni salvo qualche modesto
addensamento su Marche e Abruzzo.
Sud: tendenza a graduale attenuazione
dei fenomeni e a un certo migliora-
mento. Temperature stazionarie.
ANNO XI NUMERO 10 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 12 GENNAIO 2006
Al direttore - Si legge sui giornali di miliar-
di di qua miliardi di la (di euro) come se fos-
sero bruscolini. Pu confortare quello che quel
mattacchione di Seneca ha detto qualche an-
no fa: Neminem pecunia divitem fecit. Il de-
naro non ha mai fatto ricco nessuno. Sar ve-
ro o se lo inventato lui?
Gianni Boncompagni
Al direttore - Isolde Kostner non potr fare
le Olimpiadi invernali perch incinta. Le si
congelerebbe lembrione.
Maurizio Crippa
Al direttore - I lettori del Foglio non gradi-
ranno troppo che lanno cominci (o quasi)
con una mia lettera, ma proprio non posso
fare a meno di infliggere loro questa sofferen-
za. Mi riferisco allarticolo dell11 gennaio in-
titolato La discriminante discriminatoria.
Non discuto la diversa opinione sul discri-
mine allinterno del mondo politico italiano:
resto fermo sulle mie posizioni, ma ovvia-
mente non pretendo che siano condivise da
tutti. Nellarticolo per vengono anche espo-
ste circostanze di fatto che non corrispondo-
no al vero. Non vero che lattacco giudi-
ziario a Giulio Andreotti (a parte limpro-
priet di definire attacco un atto istituzional-
mente obbligatorio) si sia rivelato un bluff
privo di consistenza. Non vero che io non
abbia mai sopportato critica anche quan-
do stata esercitata dai massimi organismi
giudiziari, come la Corte di Cassazione. Non
vero per il semplice fatto che nel processo
palermitano a carico del senatore Andreotti
la Cassazione ha confermato in via definitiva
ed irrevocabile la sentenza 2.5.03 della corte
dappello di Palermo relativa al senatore An-
dreotti che dichiara estinto per prescrizione il
reato di associazione per delinquere concre-
tamente ravvisabile a carico dellimputato e
da lui commesso (le parole sono proprio
concretamente ravvisabile a carico e com-
messo) fino alla primavera del 1980. In par-
ticolare, a pagina 1517-18 della sentenza sta
scritto riassumendo conclusivamente la-
nalitica e specifica dimostrazione contenuta
nelle pagine precedenti che limputato ha,
non senza personale tornaconto, consape-
volmente e deliberatamente coltivato una
stabile relazione con il sodalizio criminale (
Cosa nostra n.d.r.) ed arrecato, comun-
que, allo stesso un contributo rafforzativo
manifestando la sua disponibilit a favorire
i mafiosi. Dunque, nessun bluff e nessuna
critica della Cassazione, anzi conferma del-
la fondatezza della tesi dellaccusa fino al
1980 (per i fatti successivi vi stata assolu-
zione con lo schema argomentativo tipico
dellinsufficienza di prove; chi volesse saper-
ne di pi sullintiera vicenda potr trovare
unapprofondita analisi nel libro di Livio Pe-
pino Andreotti, la mafia, i processi, Ed.
EGA, Torino 2005). Del mio lavoro e di quel-
lo dei miei colleghi di Palermo si pu ovvia-
mente pensare tutto quel che si vuole. Ma le
parole scritte nelle sentenze sono chiare. Una
volta si diceva che la Cassazione facit de al-
bo nigrum, oppure che aequat quadrata
rotundis. Non pretendo tanto, ma quan-
tomeno una forzatura agganciare lantica te-
si delle procure politicizzate ad una pro-
nunzia della Cassazione che ci ha dato in
gran parte ragione. Scusandomi per la lun-
ghezza, La saluto cordialmente.
Gian Carlo Caselli
Gentile dottor Caselli, non ho mai capi-
to come il diritto possa essere cos storto
da consentire a un giudice di dire: su quel-
limputato non posso emettere sentenza,
perch sono prescritti i termini del giudi-
zio, ma posso dire che colpevole. Ne ho
parlato a lungo in tv con il chiarissimo
Caselli ci ricorda: Andreotti stato assolto, ma dichiarato colpevole. A noi sembra surreale
Il principe Carlo ha avuto in omaggio
da un amico belle cravatte di seta di Ru-
binacci. Nel negozio di Mount Street si co-
minciano a vedere volti noti del-
lentourage reale.
Alta Societ
professor Cordero, ma nessuna delucida-
zione arrivata. T ecnicamente e logica-
mente, dunque, per me quelle righe della
Cassazione sono chiacchiere senza senso e
senza conseguenze. Per considerare col-
pevole un cittadino occorre una sentenza,
credo, non una motivazione. Per me pa-
cifico che Andreotti abbia esercitato atti-
vit politiche collusive con la mafia in Si-
cilia negli anni del quieto vivere, e non fu
il solo. Ma il senatore stato assolto dalla
specifica accusa di associazione mafiosa
che lei elev contro di lui, e che ha fatto
epoca negli anni di T ot Riina, dei baci,
delle stragi. E questo un fatto che ha il
suo peso, sebbene lei tenda sempre a tra-
scurarlo.
Al direttore - Ho letto e sentito che qualcu-
no della Margherita, con il presidente in testa,
non ha gradito vedermi camminare e mani-
festare nel giorno di Natale con Pannella &
C. per denunciare la gravissima situazione
delle galere e della giustizia in Italia. Mi per-
metto di chiarire che non ero solo io con Pan-
nella ma che con me cera la Comunit di S.
Egidio, don Gallo e altre associazioni cattoli-
che. Non ci siamo mai confusi n sottomessi
ai radicali ma solo serenamente aggregati
per una battaglia condivisibile. Sottolineo che
per certe battaglie bisogna avere il coraggio di
mettere insieme anche lesercito di Masaniel-
lo. Qualcuno poi della stessa Margherita,
sempre con il presidente in testa, mi deve
spiegare perch lamnistia sarebbe una cosa
cos purulenta e maleodorante. Non vi pare,
amici cari (purtroppo per me restate sempre
amici. Non faccio parte di quelli che saltano
spesso e volentieri le corsie) che se c qualco-
sa di ingiusto e purulento siano i milioni di
processi inevasi, i lunghissimi anni di attesa
di povera gente (illegali secondo i tribunali
europei) parte in galera (si parla del 36% dei
carcerati in attesa di giudizio) e parte a casa.
Vi pare che noi, associazioni impegnate in
questi campi, da sempre a nostro rischio,
(chiaro?!) siamo cos svampiti e incoscienti
(cos ci ha definiti Monaco) da non capire co-
sa sia meglio fare per voi, per noi, e soprat-
tutto per la gente in predicato? Se si deve par-
lare di illusioni o di delusioni, dovremmo es-
sere noi i primi ad essere delusi di voi. Anda-
re alle elezioni con una bomba ad orologeria
sotto il sedere, come i 60.000 stipati nelle ga-
lere, non crediate che vada a scapito solo del-
le destre. Saremo noi i primi a denunciare le
vostre strane incertezze e le inconsistenti pre-
dicazioni. Definire la clemenza come elemen-
to che intorbidisce le acque; restare insensibi-
li a galere stracolme pi degne delle dittatu-
re che delle democrazie, accusando noi inve-
ce di accusare voi stessi qualora le speranze
venissero deluse, per lo meno ipocrita. T ut-
ti sappiamo che trattasi di male minore e di
emergenza apocalittica. Poich non siamo
nati per fare i portatori di moccoli e nem-
meno per farci spaventare da alcuni giova-
notti arrivati troppo presto sugli scranni alti
e che mai hanno saputo che cosa sia il dolo-
re, la povert e lingiustizia, attendiamo un
segnale ben preciso. Vorremmo essere convo-
cati per guardarci almeno in faccia. Ritenia-
mo ancora possibile che un pizzico di saggez-
za vi possa aiutare e farvi passare dallasten-
sione al s.
don Antonio Mazzi
Al direttore - Torno da una lunga parentesi
a Lincoln, capitale del Nebraska, e riprendo i
giornali italiani sempre alle prese con le di-
sdicevoli contaminazioni tra politica, banche,
finanza ed economia. Curioso. Invitato dal
gentile governatore di quel ricco e repubblica-
no Stato americano a visitare il loro parla-
mento, noto fuori dallaula (diciamo lequiva-
lente del nostro transatlantico di Montecitorio)
un gran numero di capannelli: una dozzina di
gruppi di cinque, sei persone che parlottano
tra loro in attesa che termini la seduta. Poich
noi italiani ci facciamo sempre riconoscere, io
dico: Caspita, quanti giornalisti!. E il gover-
natore, con aria stupefatta: No, qui la stam-
pa non viene quasi mai. Quelli sono tutti lob-
bisti, sono qui per seguire i loro interessi, latti-
vit politica, parlare dei finanziamenti ai de-
putati. En plein air. E senza la vergogna del
peccato originale.
Antonello Capurso
Un re in esilio. Che
Christian Vieri sia
stato un re non sol-
tanto del prendere a calci una palla ma
dellintera vita italiana tra la met dei
Novanta e il debutto del terzo millennio,
non vha alcun dubbio. Quel re ha ades-
so deposto lo scettro, e temo per sempre.
Ce lo aveva detto unimmagine televisi-
va della domenica sera, limmagine di
Christian in tribuna durante la partita
di Milano tra il Milan e il Parma. In tri-
buna uno che per quasi dieci anni era
stato devastante quando irrompeva in
area di potenza, un centravanti inteni-
bile da quanto era fisicamente forte e
sapeva colpire di testa e al volo? V iene
per tutti il declino, a un centravanti di
potenza arriva a nemmeno trentatr an-
ni. Lui che era stato quel che erano un
tempo le rockstar americane, e non ce-
ra soubrette o modella che non gli sorri-
desse, e per una velina farsi fotografare
con lui su una spiaggia della Sardegna
equivaleva a quella che per la Fiat
una campagna pubblicitaria che costa
miliardi. In pi Christian era simpati-
cissimamente strafottente, se ne infi-
schiava di tutto e di tutti, e una volta dis-
se dei giornalisti roba che suonava mu-
sica alle mie orecchie: pi o meno che li
considerava dei pezzi di merda. E quan-
to al fatto che lui non parlasse ma mu-
gugnasse, non lasciatevi ingannare dal-
le apparenze le pi fasulle. Una volta
me lo disse Marco Tardelli, per dire di
uno che stimo ciecamente. Perch non
provi a intervistare Bobo? Guarda che
ne vale la pena. Arrivederci, re delle no-
stre domeniche.
UFFA!
di Giampiero Mughini
I
l silenzio e la discrezione che hanno av-
volto il rapimento in Iraq del francese
Bernard Planche sono state larma miglio-
reper arrivareallasualiberazione, nondel
tutto fortuita. Una tattica caldeggiata dagli
americani, che punta a non alzare la posta
per il rilascio dellostaggio. Nelle fasi ini-
ziali del sequestro ha tentato di utilizzarla
anche il giornale statunitense Christian
ScienceMonitor, chiedendoagli altri media
di non rivelare il nome della sua corri-
spondente a Baghdad, Jill Carroll, rapita
domenica scorsa. Lobiettivo era mantene-
re un profilo basso, ma il nome trapelato
e luccisione dellinterprete nellimboscata
sul luogo del sequestro ha attirato i riflet-
tori dei media. Dopo uniniziale mobilita-
zione con appelli e conferenze stampa,
sembra che la tattica della discrezione sia
stata adottata anche nel caso del gruppo di
volontari occidentali di unorganizzazione
pacifista cristiana, rapiti agli inizi di di-
cembre a Baghdad.
La faccenda dellostaggio francese pi
complessa e misteriosa, come ha spiegato
al Foglio una fonte occidentale a Baghdad,
perch il vero ruolo dellingegnere in Iraq
ancora tutto da chiarire. Cinquantadue
anni ben portati, Planche bazzicava lIraq
ancora prima della caduta di Saddam. Con
il cambio di regime si era insediato in pian-
ta stabile a Baghdad, fondando la poco no-
ta organizzazione umanitaria non governa-
tiva Aaccess. Dal 2003 cominci subito a la-
vorare con lautorit provvisoria della coa-
lizione che gestiva il paese, guidata da Paul
Bremer. Dallambasciata francese trapela
che Planche aveva a che fare ben pi con
gli americani che con Parigi. Quando sta-
to rapito non si occupava, come stato
scritto, della distribuzione dellacqua tra-
mite la sua Ong, ma era un consulente del
ministero del Petrolio iracheno. Una fonte
del Foglio garantisce che alla notizia del
rapimento lambasciata francese si mobi-
litata attivando i suoi servizi segreti, ma
senza grande entusiasmo, considerando
che la patata bollente sarebbe stata gestita,
e meglio, dagli americani.
Il rapimento avvenuto il 5 dicembre,
mentre lingegnere si recava al suo suppo-
sto lavoro, in un impianto idrico della capi-
tale, senza scorta. Appresa la notizia in
Francia le figlie hanno subito chiesto il si-
lenzio stampa per motivi di sicurezza. Lo-
pinione pubblica non si mobilitata come
nel caso della giornalista Florence Aube-
nas, lultimo ostaggio francese, la cui gigan-
tografiaerastataespostainpiazzadellaRe-
pubblicaaParigi. Per nonparlaredellamo-
bilitazione a favore dei giornalisti Christian
Chesnot e Georges Malbrunot, rapiti nel
2004. Su Planche, invece, silenzio e discre-
zione per motivi diversi. Sar un caso, ma
lingegnere tornato a casa nel giro di un
mese, mentre gli altri ostaggi francesi han-
no subito una lunga e penosa detenzione.
Lennesimastranezzadel casoPlancheri-
guarda il video di rivendicazione del se-
questro apparso sugli schermi della televi-
sione al Arabiya a fine dicembre. Lostaggio
ripreso, come da manuale, in mezzo a due
uomini armati e mascherati. Pronuncia ba-
nalit, mentrei sequestratori minaccianodi
ucciderlo se la Francia non metter fine
alla sua presenza illegittima in Iraq. Pec-
cato che non ci sia un solo soldato doltral-
pe nellex regno di Saddam e che Parigi sia
stata la pi irriducibile avversaria dellin-
tervento alleato contro il dittatore. Non so-
lo: i sequestratori si sono presentati con la
sigla sconosciuta del Battaglione della vi-
gilanza dellIraq. Indizi che fanno pensare
adunsequestroper fini di lucro, pichepo-
litico, organizzato da criminali comuni, i
quali si sono poi trovati spiazzati dallassor-
dante silenzio sul rapimento.
Nessuna accoglienza al ritorno
Anche la liberazione del tecnico france-
se ben poco chiara, ma fra le righe degli
scarni comunicati ufficiali si capisceche gli
americani hanno dato un grosso contributo.
Domenica scorsa truppe irachene e statuni-
tensi stavano effettuando un rastrellamen-
to, incercadi depositi di armi, nellazonadi
Abu Ghraib, vicino a Bagdad. I rapitori vo-
levano vendere lostaggio a un altro gruppo
e stavano organizzando il trasferimento,
quando sono arrivate in zona le truppe. Col-
ti dal panico avrebbero lasciato Planche
per strada, poco distante da un posto di
blocco volante delle truppe americane. Co-
munque sia andata, lostaggio rientrato in
Francia poche ore dopo e non ha fornito al-
cun dettaglio sulla sua detenzione e sulla li-
berazione. Ha parlato invece il primo mini-
stro francese Dominique de Villepin. In un
comunicato trasmesso dal suo ufficio, il ca-
po dell'esecutivo, oltre che congratularsi
con i servizi dOltralpe per il rientro in pa-
tria di Planche ha ringraziato le autorit
americane che hanno portato il loro contri-
buto alla sua liberazione.
Fausto Biloslavo
Berlino. Per la sua prima e attesissima
visita da cancelliera domani a W ashing-
ton, Angela Merkel non arriver a mani
vuote. Secondo una notizia pubblicata dal
quotidiano Welt, la Kanzlerin, pur esclu-
dendo un qualsiasi intervento diretto del-
la Germania in Iraq, offrir al presidente
americano Bush un sostanzioso pacchetto
di aiuti per il paese del Golfo. La Germa-
nia incrementer il programma di adde-
stramento delle forze di polizia irachene,
avviato nel marzo del 2004 nei vicini Emi-
rati Arabi. Merkel si sarebbe anche di-
chiarata favorevole ad aumentare laiuto
finanziario per listruzione dei giovani ira-
cheni, contribuendo maggiormente al fon-
do istituito dalle Nazioni Unite, lUNDP:
sar il know how tedesco nel settore del-
laddestramento professionale a rivestire
un ruolo prioritario.
La strategia che traspare dalla notizia
conferma quanto Merkel ha sempre di-
chiarato di voler fare. La politica estera di
Gerhard Schrder ha esposto pi di una
volta la Germania: dal suo scontro con Bu-
sh alla sua amicizia con Putin, dalla sua
liaison con Chirac alle tensioni con
Bruxelles. Se per Schrder linteresse te-
desco era spesso incarnato dalla logica
uno (o due) contro tutti, Merkel sin dalli-
nizio ha fatto capire chiaramente che per
lei linteresse tedesco come il W all
Street Journal di ieri le ha giustamente tri-
butato rappresentato dalle alleanze,
dalle cooperazioni, dallunit europea e
dalla partnership transatlantica. Anzi, dai
rapporti speciali con lAmerica. V oglio
che la nostra amicizia migliori in termini
di qualit e di sostanza. E che questo sia
possibile lo dimostrano le elevate aspetta-
tive che si nutrono al di l dellAtlantico
nei suoi confronti. Senatori repubblicani e
democratici sembrano tutti concordare sul
fatto che con lei vi saranno discorsi pi
chiari e schietti e dunque una possibilit
reale di procedere fianco a fianco nella
lotta al terrorismo.
Anche oltre oceano si inizia dunque a
sperare nel benefico effetto Merkel co-
me lha definito qualche settima fa
Alexander Adler, commentatore del quo-
tidiano francese Le Figaro. Un effetto do-
vuto anche alla sua totale mancanza di ar-
roganza, ma ancora di pi al suo spiccato
talento di Maklerin (mediatrice). Lha di-
mostrato con la Russia. Alla domanda se
anche lei, come Schrder, definirebbe Pu-
tin un democratico al cento per cento ha
risposto: Mi auguro che il paese imbocchi
la strada di uno sviluppo il pi possibile
democratico. Nel giudicare la Russia biso-
gna per anche tenere a mente qual sta-
to il passato di questo paese. La nostra
concezione di democrazia non pu essere
trasferita schematicamente. Un riferi-
mento al passato, che oltre a tendere una
mano verso il Cremlino, al contempo an-
che un segnale verso gli otto paesi del cen-
tro ed est Europa entrati nel 2004 nell Ue,
segnati dallo stesso passato.
Il colpo a sorpresa di Fischer contro Sharon
Lunico contrasto ingaggiato al momento
dalla cancelliera quello con Parigi. Il pri-
mo segnale netto lha dato durante il verti-
ce di dicembre, prestando pi ascolto al
premier britannico. E anche riguardo alla
questione della liberalizzazione di servizi,
Berlino sembra essere ora meno contraria,
salvo chiedere qualche correzione alla di-
rettiva, di quanto non sia stata in passato.
Lultima risposta secca allEliseo arrivata
martedi. Alla proposta di Chirac di ratifi-
care solo parti del Trattato costituzionale
Merkel gli ha risposto senza giri di parole,
che questa soluzione non potrebbe funzio-
nare, cos come si detta contraria a unEu-
ropa guidata dalla zona euro.
La cancelliera guarda gi al 2007 quando
la Germania avr la presidenza di turno, e
le priorit britanniche (tecnologia e svilup-
po) le stanno molto pi a cuore di quelle
(agricole) francesi. Infine la politica medio
orientale. Merkel dovrebbe recarsi a Geru-
salemme a fine gennaio, anche in risposta
alle recenti dure provocazione del presi-
dente iraniano Ahmadinejad.
Il suo ministro degli Esteri Frank-Walter
Steinmeier in unintervista al mensile Cice-
ro si detto sicuro che nulla cambier nei
buoni rapporti coltivati dal suo predecesso-
re Joschka Fischer, il quale per dopo tre
mesi di silenzio si rifatto vivo con un pez-
zo assai critico sulla politica del premier
israeliano Sharon, pubblicato oggi dal setti-
manale Zeit. Secondo lex ministro degli
Esteri tedesco, Sharon non mai stato un
uomo di pace. E stato il fautore dello sgom-
berodallaStrisciadi Gaza, mastatoanche
il padre putativo della politica di insedia-
mentoisraeliana. CinonostanteFischer ri-
conosce che con il ritiro unilaterale dal ter-
ritorio occupato, si aperta una nuova pro-
spettiva politica per il medio oriente. E
qualsiasi sar lesito delle elezioni non si
potrtornareal passato. Certo, continualui,
il processo avviato da Sharon deve ora es-
sere emendato dagli errori, un compito che
spetter ad altri assolvere.
Andrea Affaticati
Londra. Mentre lex leader dei Liberal
Democratici britannici, Charles Kennedy ,
annunciavadavanti alletelecameredi voler
lasciare la guida del partito per problemi di
alcolismo, molti fra i giornalisti di Sua Mae-
st si sono sentiti alleggeriti di un peso, ma
uno in particolare si sentito finalmente
vendicato. Che il re fosse nudo e spesso
ubriaco da tempo lavevano capito in mol-
ti. Nessuno, per, osava dirlo pubblicamen-
te. Ni compagni di partito, cheavevanopi
volte dovuto coprire il loro capo perch non
fosse scoperto barcollante per i corridoi di
Westminster, n le decine di reporter inca-
ricati di raccontare la politica del paese. E
quando Jeremy Paxman, il conduttore del
pi prestigioso programma di attualit poli-
tica della Bbc, per primo aveva osato porre
limbarazzante accusa allinteressato in
unintervistatrasmessanel lontano2002, era
stato poi costretto a porgere delle umilianti
scuse per aver posto una domanda di trop-
po sullargomento.
Davanti alle telecamere, Paxman aveva
introdotto il tema facendo presente che tut-
ti i parlamentari con cui aveva parlato pre-
parando lintervista gli avevano augurato di
cogliere il giovane leader dei LibDem in un
momento di sobriet. E quando Chat-show
Charlie come soprannominato Ken-
nedy per le sue frequenti e animose appa-
rizioni in televisione aveva cercato di li-
quidare largomento rispondendo che simi-
li insinuazioni erano soltanto calunnie, il
giornalista aveva insistito: La notte lei be-
ve whisky da solo?. Sul momento, lex lea-
der del terzo partito britannico aveva nega-
to senza apparire pi di tanto scosso, ma
appena tornato al sicuro nel suo quartier
generale a due passi da Westminster, Ken-
nedy aveva scatenato un putiferio per il
trattamento subito negli studi di zia Beeb.
Dopo lintervista la segreteria del partito
si lament con i vertici della Bbc, chieden-
do che Paxman porgesse le sue scuse pub-
blicamente, confida al Foglio un giornali-
sta che al tempo lavorava per la redazione
del suo programma. E per salvare le rela-
zioni con il partito, il mastino da intervista
fu costretto a riparare.
Quando si tratta di fare domande scomo-
de, Paxman non si mai tirato indietro. In
unintervista passata alla storia, laggressivo
conduttore pose per ben 14 volte lo stesso
quesito allallora capo del partito conserva-
tore Michael Howard, il quale adogni tenta-
tivo cercava di sviare la risposta, coprendo-
si semprepidi ridicolo. Inquelloccasione,
per, lungi dal doversi scusare per il suo at-
teggiamento, la grinta del giornalista fu pre-
saaparadigmadellindipendenzadei media
dallinfluenza dei politici. Cos come suc-
cesse quando, allannuncio dei risultati del-
le ultime elezioni, Paxman domand insi-
stentemente al neo eletto George Galloway
se era orgoglioso di aver battuto la candida-
ta labourista alla sua circoscrizione, di fatto
eliminando dal parlamento una delle po-
chissimedonnedi colore. Nonostantelarea-
zione stizzita del parlamentare, che inter-
ruppe sdegnatamente lintervista, anche in
quel caso nessuno si sogn di fare alcuna
ammenda.
La gara aperta per la successione
In prospettiva, stupisce quindi la remissi-
vit della Bbc e, pi in generale, latteggia-
mentoal limitedellaconnivenzadimostrato
da tutti i media britannici nei confronti di
Charles Kennedy. Conleccezionedel Times,
unicodopoPaxmanadaver osatodirecome
stavano le cose in seguito ad una misteriosa
assenza di Kennedy ad una seduta cruciale
del parlamento nel 2004, nessun altro ha
avuto il coraggio di parlare francamente.
Era perch nessun giornalista sapeva o per-
ch erano in molti ad essere tanto vicini al
partito LibDem da non potersi pi permet-
tere di criticarlo liberamente?
Oltre ad aver dato soddisfazione allag-
gressivo Paxman, lannuncio pubblico di
Kennedy ha ovviamente aperto la gara per
la sua successione. Ma a soli quattro mesi
dalle prossime elezioni locali, le improvvise
dimissioni dellex leader rischiano di tra-
sformarsi in un duro colpo per il partito
arancione.
La decisione sulla nuova leadership sar
presa attraverso primarie che si conclude-
rannol1 marzo. Inizialmente, il timonesem-
brava essere destinato a passare senza con-
testazioni allattuale leader ad interim Sir
Menzies Cambell. Ministro ombra per gli
Esteri, Ming lo spietato una delle figure
piautorevoli chesiedononellaCameradei
Comuni. Visto landazzo politico, per, alcu-
ni hanno cominciato ad esprimere dubbi
sulla sua capacit di dare continuit alla
guida degli arancioni. Se fino a non molto
tempofa, a64 anni si eranel pienodellama-
turit politica, oggi si rischia di essere con-
siderati inetpensionabile. Epronti per ce-
dere il passo a colleghi pi giovani come
Mark Oaten o Simon Hughes.
Nicola Scevola
Cos Merkel riavvicina la Germania a Washington
Cos Sarkozy riaffila le sue due armi segrete, lAmerica e Cecilia
Parigi. E proprio vero: con larrivo di
Angela Merkel, nulla pi come prima
nelle relazioni tra Francia e Germania.
Marted 10 gennaio, nella tradizionale ce-
rimonia degli auguri al corpo diplomatico,
Jacques Chirac ha delineato le sue idee
per tirar fuori dai guai lEuropa, dopo che
il suo referendum sul Trattato ha affossa-
to la Costituzione europea. Un misto di
vecchie idee il nocciolo duro e il trico-
tage del Trattato costituzionale che nel-
le stesse ore stato sonoramente bocciato
dalla nuova cancelliera tedesca. Prende-
re singole parti della Costituzione, senza
sapere dove andiamo ha dichiarato
Merkel a Der Spiegel non funzionereb-
be. Lepisodio sintomatico dello smar-
rimento della politica estera francese.
Senza un alleato di peso interno allUe,
Chirac non pu pi propagandare il suo
mondo multipolare e del resto, nel suo
discorso ai diplomatici, non ne ha quasi
fatto menzione , mentre sui principali
dossier dellagenda internazionale co-
stretto a inseguire: lunilateralismo di
Ariel Sharon diventato coraggioso, in
Iraq le elezioni possono unire gli irache-
ni attorno a un progetto nazionale, in
Iran la comunit internazionale deve far
rispettare imperativamente gli impegni
sul nucleare. Imprigionato nellantiame-
ricanismo che tanta popolarit gli ha ga-
rantito durante la guerra in Iraq, Chirac
assiste impotente al ritorno del transa-
tlantismo e allisolamento della Francia.
Con un primo ministro, Dominique de
Villepin, impregnato dello stesso tipo di
grandeur e un ministro degli Esteri, Phi-
lippe Douste-Blazy, che di Chirac mero
esecutore, la situazione non destinata a
cambiare. Almeno fino al 2007, quando al-
lEliseo arriver un nuovo inquilino. La mi-
schia di candidati alle presidenziali non fa
ben sperare per una rivoluzione: tutti i pre-
sidenziabili, tantoadestraquantoasinistra,
hanno applaudito ai bastoni tra le ruote de-
gli Stati Uniti. Tutti tranne uno: il solito Ni-
colas Sarkozy, che in Francia qualcuno ha
gi soprannominato Sarko lAmricain.
Lui, che ha fatto della rottura il tema cen-
traledellasuacampagnapresidenziale, non
smentisce. Anzi contento di quellepiteto
che nel pensiero unico francese vero e
proprio insulto. Alcuni in Francia mi chia-
mano Sarkozy lamericano. Ne sono fiero
Condivido molto dei valori americani, di-
ceva il presidente dellUmp nel 2004.
La pace fatta con la moglie
In effetti, i discorsi di Sarko sono ricchi
di valori americani: quando voglio, pos-
so, la societ del merito, il liberalismo,
il mercato sono temi ricorrenti. In campo
europeo, il leader dellUmp vicino al mo-
dello britannico che Tony Blair, durante la
sua presidenza Ue, avrebbe voluto espor-
tare in Europa. Lincontro a Parigi, in pie-
na campagna elettorale tedesca, tra Merkel
e Sarkozy fa presagire un asso franco tede-
sco del tutto nuovo. Ma, in caso di elezione
allEliseo, la rottura maggiore sarebbe in
politica estera e non un caso se i prin-
cipali oppositori di Sarko sono i mandarini
del Quai dOrsay, che ricordano con orrore
i suoi viaggi trionfali negli Usa e in Israele.
Istituzionalmente silenzioso sullIraq, pri-
vatamente Sarko non ha nascosto il suo ma-
lessere per lopposizione alla guerra. Ri-
sultato: in visita a Washington da ministro
dellEconomia, stato accolto da Colin
Powell e Condoleezza Rice, che ancora
snobbavano la diplomazia francese. Poi,
nel dicembre 2004, va in Israele e invece
di ricevere laccoglienza di capo di partito,
Sarko trattato come un capo di stato,
scrive scandalizzato il quotidiano comuni-
sta Humanit. La rottura si annuncia an-
che nella politica pro-araba della Francia.
Basti lesempio di Chirac che, nel dicem-
bre 2003, incens il presidente tunisino
Ben Ali per i suoi successi economici, de-
gradando la democrazia a diritto di livello
inferiore. Sarko, per contro, ospita sul suo
sito una lunga intervista a Neila Charchour
Hachicha, una delle principali voci del dis-
senso in Tunisia, che domani sar allAme-
rican Enterprise Institute (il tempio dei
neocon americani) per una conferenza su
dissidenti e riforme nel mondo arabo.
Resta il pi difficile: convincere della
necessit della rottura un popolo conser-
vator-giacobino. I sondaggi di popolarit
danno Sarko in netto calo (meno 9 punti),
sopravanzato dalle vedette del pensiero
unico, la socialista Segolene Royal e il pri-
mo ministro Villepin. In difficolt, Sarko ha
allora deciso di riprendere nella sua squa-
dra quella che stata la sua migliore con-
sigliera: una certa Cecilia, che allo stato ci-
vile fa Sarkozy . La riconciliazione uffi-
ciale e oggi, alla cerimonia degli auguri al-
la stampa del ministero degli Interni, la fa-
miglia Sarko potrebbe ripresentarsi al
completo.
David Carretta
Londra. Era destino che la risposta arri-
vasse nel giro di poco. Fin dal giorno del-
lelezione del nuovo leader dei Conservati-
ves il dicembre scorso, la stampa non face-
va altro che parlare della cosiddetta banda
di Notting Hill, il gruppo di conservatori
rampanti e a loro modo rivoluzionari di
cui fa parte il neoeletto David Cameron.
Il New Labour di Tony Blair, per, non
un partito disposto a farsi relegare a lungo
in ruoli di secondo piano. Ed ecco quindi
materializzarsi la banda di Primrose Hill:
un gruppo altrettanto promettente di poli-
tici della nuova generazione, a cui il pre-
mier ha affidato il compito di continuare a
battere la strada da lui aperta nel 97, quel-
la Terza Via che ha riportato al potere il
Labour dopo 18 anni allopposizione. E gra-
zie a unintervista in cui il primo ministro
ha definito i membri del gruppo come gli
esponenti della nuova generazione che
continuer a far avanzare la politica pro-
gressista, le quotazioni del Primrose Hill
Set hanno preso improvvisamente il volo.
Capolistadellenuovepromesseil tren-
tanovenneDavidMiliband, parlamentaree
sottosegretarioper leautoritlocali, chela-
vora nellufficio del vicepremier John Pre-
scott. proprionel salottodi casasua, adue
passi dallelegante collina di Primrose, alle
spalle di Regent s Park, che la banda usa
riunirsi informalmente. Sposato con una
violinista americana, prima di essere eletto
in Parlamento, Miliband ha cominciato la
sua precoce carriera lavorando nellufficio
politico di Tony Blair. Oltre alla classe ana-
grafica, Miliband condivide con il suo riva-
le Cameron unesperienza universitaria ne-
gli Stati Uniti e una malcelata antipatia per
il cancelliere dello Scacchiere Gordon
Brown. Mentre, per, la rivalit politica as-
sicura al leader dei conservatori di poter
esprimere liberamente le diversit di vedu-
te con linquilino del numero undici di
Downing Street, la posizione di prominenza
allinterno del Labour appena acquisita da
Miliband, lo ha costretto a seppellire lascia
e a fare buon viso a cattivo gioco. Fonda-
mentale nellazione distensiva stato suo
fratello Ed, anche lui parte del cervello del-
la banda, ma soprattutto fidato ex assisten-
te di Brown.
Laltro pezzo forte del Primrose Hill Set
lattuale sottosegretario addetto ai rap-
porti con lUnione europea, Douglas
Alexander, uno scozzese anche lui cresciu-
to allombra del cancelliere dello Scac-
chiere. Il terzo ex-brownite del gruppo
leconomista Ed Balls. Descritto come la
mente dietro la riforma che port allindi-
pendenza della Banca dInghilterra, im-
piegato al ministero del Tesoro dal 1999 co-
me consigliere speciale.
A dispetto della tradizione egalitaria che
contraddistingue il Labour, nel circolo non
particolarmente nutrita la presenza di
donne, i cui nomi si riducono a due: la par-
lamentare Yvette Cooper, moglie di Balls e
sottosegretario per gli alloggi, e Kitty Us-
sher, unica neoeletta dellultima tornata,
ma gi considerata pronta per un incarico
di governo. Sei nomi quindi, sulle cui spal-
le pesa il compito di continuare a percor-
rere la Terza Via che ha fatto del Labour il
partito delle aspirazioni , e che recente-
mente Miliband e Alexander hanno miste-
riosamente definito come quella Via fatta
dauninsieme di valori tradizionali in con-
testo moderno . E a cui, soprattutto, spetta
di ridare impulso e grinta al New Labour ,
cercando di riconquistare lattenzione dei
media, al momento costantemente concen-
trati sulla banda rivale.
A rendere il compito pi difficile fin dal-
linizio, per, ha contribuito la scarsa origi-
nalit del nome assegnato al giovane think
tank della sinistra inglese. Mentre quello
dei rivali del Notting Hill Set infatti del
tutto originale, il nome scelto dai politici
della collina dirimpettaia richiama invece
quello di un altro gruppo divenuto famoso
alla met degli anni Novanta per tuttaltri
meriti. Originariamente, Primrose Hill Set
era infatti il nome con cui sidentificava un
gruppo formato da vip e celebrit varie,
amanti dei party e della bella vita londine-
se. LattoreJudeLaw, lasuaexmoglieSadie
Frost, la supermodella Kate Moss e il musi-
cista del gruppo elettronico dei Prodigy
Liam Howlett erano distinti membri della
compagnia di amici ormai sciolta.
Per questo, pensando anche alle recenti
rivelazioni emerse a proposito di alcuni
personaggi del vecchio giro, viene da pen-
sare che la primavera del Labour avrebbe
forse potuto cominciare il suo difficile cam-
mino scegliendo un nome dalleredit mo-
rale meno discussa. (n.s.)
Primrose Set Hill, ecco la risposta di Blair ai giovinciuffi dei New Tory
Londra. I neocon sono cosa vecchia, i teo
-con roba dellanno passato. Adesso, il fer-
tilissimo crogiuolo di intuizioni e innova-
zioni della destra anglosassone festeggia
lennesima variante: i Crunchy Cons.
Un curioso ibrido demografico, formato
in grande parte dai membri di quella ge-
nerazione X celebrata negli anni 90 dallo
scrittore Douglas Coupland, quello che co-
ni anche il felice neologismo macJobs
per tutti quei lavoretti senza prospettive
creati nel terziario avanzato. Se quelli del-
la generazione X non avevano la dirom-
pente originalit idealistica dei loro pre-
decessori hippy e fricchettoni, almeno ne
copiavano lo stile nel cibo (organic) e ne-
gli abiti (un po grunge, con i sandaletti te-
deschi Birkenstock ai piedi, forse non puli-
tissimi), e seguivano una linea politica as-
sai conformista, schiacciatasullecologismo
di maniera West Coast.
Lintuizione e il neologismo si devono
a Rod Dreher , battagliero intellettuale
trentennedi destra, chefirmalapaginadei
commenti domenicali sul Dallas Morning
News in T exas, e il cui attesissimo libro
Crunchy Cons esce a febbraio.
Dreher con la moglie, e molti loro ami-
ci da sempre filo Reagan, rimasti convinti
elettori repubblicani, tutti con un lavoro di
successoaWall Street oParkAvenueaNew
York, o nelle altre grandi citt americane
del capitalismo selvaggio hanno scoperto
alcuni anni fa che preferivano comprare da
mangiare nei Farmers markets, roba pu-
rissima prodotta da agricoltori locali, piut-
tosto che nei supermercati da qui il crun-
chy onomatopeico, con il salubre muesli a
colazione o la verdura biologica cruda si fa
crunch crunch come nei fumetti quando
si sgranocchiano carote e comprare dai
negozietti locali piuttosto che nei grandi
anonimi Mall dellAmericapost reaganiana.
E preferivano lHome schooling tanto
in voga nella sinistra newyorkese anti-in-
dottrinazione religiosa, magari con le
mamme che fanno downshifting, lascian-
do il lavoro ad alto profilo per concentrarsi
sui mocciosi a casa, come hippy perfette. E
si preoccupavano anche per lo stato del-
lambiente del mondo, indignandosi per i
consumi di benzina eccessivi di quelle Suv
in voga fra le soccer moms della periferia
borghese benestante.
Tutto questo continuando a votare Bush,
a frequentare la chiesa locale ogni domeni-
ca, eadappoggiareil dirittodi portarelear-
mi, e restando a favore di una forte politica
estera. Dopo il primo editoriale sul sito di
National Review Online sul fenomeno
Crunchy cons, la posta elettronica di
Dreher stata inondata da messaggi di ade-
sione da ogni angolo degli Stati Uniti, di
gentecomelui ei suoi amici, conunlookda
sinistra alternativa e una mente da destra
radicale. Un sacco di gente che mi diceva,
eccomi qua, ci sono anchio!.
Gente come il fondatore Vegan di Whole
Foods, una catena di supermercati stretta-
mente biologici, che vende carne e verdura
prodotte in modo umano, che adora Rea-
gan e vota a destra. Oppure Robert Hut-
chins, ex direttore di una grande ditta di
contractors nel settore della difesa, che ora
produce carne organic nel suo ranch vici-
no Dallas, insieme con la moglie e i dodici
figli, tutti rigorosamente home schooled.
La distinzione che Dreher compie tra i suoi
cari colleghi croccanti e la vecchia sini-
strapacifistaambientalistachei crunchy
cons sono figli entusiasti della parabola
Thatcher-Reagan, e dellesplodere della li-
bertdi mercato. E cheorasiamoinunal-
tra fase storica, e bisogna andare oltre quei
paradigmi spiega Dreher in un articolo sul
Times di Londra. Il neo-liberalismo sel-
vaggioeranecessario, sempremegliodel si-
stema socialista che ha storicamente rim-
piazzato, ma basato su una visione mate-
rialista del mondo. E noi abbiamo bisogno
di valori pi sostanziosi.
Di atti, Dreher elencacomemaitrepen-
ser favoriti filosofi come il cattolico Peter
Kreeft, il ceco Vaclav Havel con la sua po-
litica anti-politica, e Russell Kirk padre di
tutto il pensiero eco-conservatore america-
no. Adesso, dalle pagine del T imes, Rod
Dreher guarda con grande simpatia al nuo-
vo filone tory ambientalista voluto da Da-
vid Cameron, e spera che quanto prima an-
dr al potere il primo governo Crunchy
Conservative.
William Ward
I Crunchy conservatives inglesi mangiano genuino e tifano Cameron
ANNO XI NUMERO 10 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 12 GENNAIO 2006
Francese a Baghdad
Lo strano caso di monsieur
Bernard Planche, sequestrato in
sordina e ritrovato con freddezza
Super(Pax)man
Chiese a Kennedy se era alcolista
e fu costretto alle scuse. Ora si gode
lubriacatura Lib Dem. Cin Cin
UNALTRA EUROPA E POSSIBILE
PI IMPEGNO IN IRAQ. LINEA DURA CON LIRAN. BUONI RAPPORTI ANCHE CON LONDRA E GERUSALEMME. PARIGI PI LONTANA
Alain Finkielkraut, lintellettuale
francese che i lettori del Foglio ben co-
noscono, ha partecipato a un incontro
del Centro culturale di Milano, il 29 no-
vembre 2005, che aveva come titolo
quello del suo ultimo libro, Noi altri, i
moderni. In quella occasione il men-
sile Tracce gli ha fatto questa intervi-
sta, che pubblichiamo in anteprima,
come contributo al dibattito sul tema
delleducazione, rilanciato in Italia da
un manifesto firmato da centinaia di
intellettuali.
N
el suo libro Noi altri, i moderni, de-
scrive la parabola del mondo moderno
che sfocia nel relativismo e nellindividua-
lismo post-moderni. Che ne delleduca-
zione, nel nostro mondo che a un tempo
moderno e post-moderno? E ancora possi-
bile leducazione nellaccezione intesa da
Hannah Arendt, cio integrazione dei nuo-
vi nati al mondo che era gi l prima di lo-
ro e trasmissione del sapere?
Non bisogna dare a questa domanda
una risposta troppo categorica, ma diciamo
pure che la scuola non pi di casa nel
mondodoggi. Lascuolaapparesemprepi
come uneccezione, una bizzarra, un ana-
cronismo. La modernit dava grande im-
portanzaallascuola, maoggi lascuolasem-
bra anti-moderna. Fra essa e la societ si
aperta una voragine: la scuola e la societ
non parlano la stessa lingua. La scuola par-
la di pazienza, di anamnesi; la societ par-
la di istantaneit, di godimento immediato.
Ed grande la tentazione di rinunciare a
preservare o rafforzare leccezione scola-
stica, di porvi fine, di regolare la scuola sul
regime della societ: una scuola, cio, to-
talmenteprofana, chefunzionacongli stes-
si ritmi e obbedisce agli stessi valori della
societ. Quel cherestavadelleducazioneli-
berale soccombe a vantaggio dellutile e
dellimmediato; quel che restava della tra-
smissione soccombe a vantaggio della co-
municazione. Quel chepimi turbasonole
dimissioni dellistituzione stessa. Dopo tut-
to si pu capire che la scuola abbia delle
difficolt, cheabbiarapporti difficili col re-
sto del mondo; di questo ce ne si pu fare
una ragione. Il problema che listituzione
stessa rinuncia a difendersi: tutte le rifor-
me concepite in questi anni e che sono sta-
te preparate col concorso della scuola stes-
sa, mirano a descolarizzare sempre di pi
la scuola. E a sostituire la cultura scolasti-
ca con una cultura comune che ha per mo-
dello ladattamento; adattamento al merca-
to, al clima sociale, ai valori dominanti del-
limmediato e dellutile, adattamento, infi-
ne, ai bisogni dellallievo che nel linguag-
gio odierno non pi chiamato lallievo,
ma il giovane. Trovo che questa innovazio-
ne lessicale sia molto rivelatrice. In unisti-
tuzione ci sono degli allievi, perch lallie-
voil partner del gioco istituzionale: ci so-
no allievi perch ci sono maestri. Si eleva-
no allievi dentro al perimetro di una scuo-
la; nonli si portaaltrove. Giovane unter-
mine generico che si usa in tutte le situa-
zioni della vita e che, dunque, contribuisce
a dissolvere listituzione scolastica nel so-
ciale. E se non ci sono pi allievi, ma giova-
ni, allora non ci sono pi maestri, ma ani-
matori e istruttori. Albert Thibaudet ha
scritto, a proposito della Terza Repubblica,
di una repubblica dei professori; il XXI se-
colo in Francia vede la nascita della re-
pubblica degli istruttori.
Oggi, quando leggiamo le raccomanda-
zioni che lUnione europea sottopone agli
stati membri in materia di educazione, ve-
diamo che si parla soprattutto di compe-
tenze matematiche, di studio della sociolo-
gia, di apprendere ad apprendere. Da co-
sa dipende questa svolta materialista del-
leducazione?
Lo scopo dellinsegnamento era la co-
noscenza. La cultura doveva essere fine a
se stessa. Non si va a scuola per essere as-
sunti, si va a scuola per essere coltivati. Ed
questa accezione che oggi cade nelloblo.
Soprattutto in seno alla grande burocrazia
mondiale, di cui lUnesco una delle gem-
me pi belle. Competenza matematica, so-
ciologia: si tratta di una visione strumenta-
le della scuola e dellintelligenza; daltra
parte, lascesa della sociologia una delle
numerose manifestazioni dellavvento del
regno dellimmediato. La sociologia tiene
conto della societ cos come ora: essa si
sviluppa a svantaggio della storia. Il primo
e il pi grande dei sociologi, August Comte,
diceva che la societ composta pi di
morti che di vivi; la sociologia contempora-
nea costituita e si sviluppa attorno ai vivi
soltanto. Una volta la cultura era in fondo
una sorta di culto reso ai grandi morti; di
questareligioneci stiamodisfacendoavan-
taggio di un senso comune, di un genere di
esistenza nella quale solo i viventi sono
considerati vivi. Abbiamo la tendenza a di-
menticare i morti e quello che dobbiamo
loro; la scuola era una lotta contro questo
oblo; ora la scuola non lotta pi, ma parte-
cipa alloblo generalizzato dei morti.
La modernit si trova in trappola
Alla giornata dinaugurazione dellUni-
versit Cattolica, Benedetto XVI ha detto
che la ragione stata ridotta allesperi-
mento, e in tal modo le questioni fonda-
mentali della vita delluomo, la vita e la
morte, sono state gettate fuori dello spazio
della ragione. Cosa ne pensa?
Direi che effettivamente la modernit si
sviluppata anzitutto come uno spazio di
sperimentazione. Detto in altre parole, uno
degli effetti dellIlluminismo stato di so-
stituire lexpertise allesperienza. Daltra
parte, la modernit si trova presa in trap-
pola: con Cartesio ha voluto sottomettere la
ragione al metodo, ma il metodo ha co-
struito un mondo che, per molti aspetti, gli
sfugge. E un mondo dove la tecnica fabbri-
ca, dove si immersi nellincertezza e dove
i rischi procedono dalla tecnica stessa, mol-
to pi che dalla natura esterna. Da qui la
necessit, per luomo, del metodo, di risco-
prire le virt della prudenza; il mondo del
metodo un mondo divenuto incontrolla-
bile e incerto, che esige da noi quel che i
greci chiamavano fronesis, cio la saggezza
pratica adatta alla particolarit dei casi,
per risolvere i problemi di fronte a cui luo-
mo si trova.
Sia che si tratti di educazione fisica, sia
che si tratti di educazione intellettuale, il
problema sembra essere lo stesso: lattitu-
dine strumentale. E possibile pensare oggi
uneducazione che non sia puramente stru-
mentale, che sia aperta alla realt e la lasci
parlare?
E possibile, perch comunque la tradi-
zione ce la propone. Ma ci vogliono dei
maestri e degli allievi che possano com-
prenderla. Il problema : c posto per la
passione e per lascesi nel mondo di oggi?
E vorrei aggiungere una cosa: una delle
difficolt che la scuola incontra oggi ha a
che fare con lo sviluppo e anche con lavvi-
tamento su di s della passione per lugua-
glianza. Essa la passione che ci domina
tutti; ma la scuola rappresenta uneccezio-
ne al riguardo. Perch abbia luogo la tra-
smissione del sapere, occorre ammettere
che esiste unasimmetria: quella fra lallie-
vo e il maestro, ma anche quella fra lallie-
vo e le opere. Occorre che possa svilup-
parsi la capacit di ammirare, e non sem-
plicemente quella di rispettare la dignit
di ciascuno. Occorre la capacit di ammi-
rare la superiorit di qualcun altro. Pochi
si accorgono che il rispetto democratico
continuamente invocato sta uccidendo
lammirazione. E se non c pi posto per
lammirazione, allora linsegnamento uma-
nistico, linsegnamento liberale non pi
possibile. Oggi, la tendenza prevalente
quella di considerare umilianti non solo i
brutti voti che si possono ricevere, ma an-
che il confronto degli allievi, nella loro im-
perfezione, con la schiacciante bellezza
delle grandi opere dellumanit. La ten-
denza attuale al livellamento, in nome
delluguaglianza. Evidentemente un tale li-
vellamento fatale alla scuola, o alla cul-
tura nella scuola in ogni caso.
Durante la sua conferenza milanese del
29 novembre lei ha detto che la scuola di
oggi d la parola agli allievi prima di aver
dato loro la lingua. Perch questa sconfitta
della lingua nel mondo di oggi?
Effettivamente io credo che tutta la pe-
dagogia moderna sia fondata sul principio
di espressione. Il suo imperativo : sconfig-
gere le inibizioni di cui gli allievi sono vit-
time, metterli nelle condizioni di esprime-
re se stessi. Si tratta dello stadio terminale
del soggettivismo: siamo tutti capaci di pen-
sare autonomamente, questo il bel prin-
cipio fondamentale dellIlluminismo. Oggi,
per, questo principio impazzito; mentre
lIlluminismo distingueva fra adulti e bam-
bini, attualmente il principio dellautono-
mia si applica a tutti immediatamente,
bambini compresi. Pertanto, con una gene-
rosit imbecille la scuola pretende di dare
la parola agli allievi, prima di aver dato lo-
ro la lingua, dimenticando che nessuno
pensa da se stesso intorno a se stesso, ma
solo dentro a un mondo che ci precede e ci
trascende, e soprattutto dentro a un mondo
verbale. Eddi unimportanzacrucialeche
tutti gli uomini possano abitare questo
mondo verbale. Perch pi si fa parlare,
pi si fa guardare; la qualit del nostro
sguardo dipende dalla qualit della nostra
sintassi. Bisogna dare un nome a quel che
si vede per poterlo vedere. Bisogna elabo-
rare e decostruirle sensazioni, per avere
delle sensazioni; la qualit della nostra re-
cettivit dipende dalla qualit della nostra
lingua. La logica dellespressivit sopra a
ogni cosa, invece, porta a lasciar parlare co-
loro che non hanno una lingua. Questa
una tragedia che si avverte particolarmen-
te in Francia, dove la lingua francese si sta
perdendo; sempre meno francesi parlano
la propria lingua: la televisione, cio la te-
le-realt dei talk show, lo dimostra. E una
catastrofe nazionale.
Il pensiero, la lingua, lo sguardo: tutto
conduce al giudizio. Che cos per lei il giu-
dizio?
Qui bisogna fare riferimento a Hannah
Arendt: il pensiero deve condurre al giudi-
zio. Cio, non si pu giudicare in una qua-
lunque maniera: occorre che il giudizio sia
illuminato. In definitiva, occorre saper di-
stinguere, opporre, ordinare gerarchica-
mente. Uno degli scopi delleducazione do-
vrebbe essere quello di sviluppare latten-
zione, come diceva Simone Weil, e cos pu-
re lattitudine a un giudizio scrupoloso. Ma,
in realt, la cultura di oggi si ispira a un cri-
stianesimo banalizzato per dire non giudi-
cate. E non giudicate diventa la parola
dordine della tolleranza. E questa la sfida
che viviamo oggi: lantagonismo spaventoso
fra il giudizio e la tolleranza, perch giudi-
care discriminare. A cosa siamo inces-
santemente invitati ed esortati? A rifiutare
tutte le discriminazioni. E perci a erigere
a modello, in nome della tolleranza, la mor-
te. Perch la morte rende tutto uguale, lei
la grande egalizzatrice. Nessuno pu ugua-
gliarla nellegalizzazione. La nostra epoca,
per essere fedele al principio di apertura e
di tolleranza che suo, avanza sempre pi
vicina alla morte. Ed la fine.
a cura di Rodolfo Casadei e Flora Crescini
Tracce, gennaio 2006
Gerusalemme. Oggi, a Tel Aviv, il comita-
to centrale del Likud vota per i 92 candida-
ti da presentare alla Knesset, il Parlamen-
to israeliano. I vertici del partito di centro-
destra si aspettano questanno un afflusso
molto basso. Molti membri del comitato
centrale sono passati nelle ultime settima-
ne a Kadima, il giovane partito del premier
Ariel Sharon, oppure hanno perso interes-
se nel movimento, come ricorda il quoti-
diano Jerusalem Post. Le ultime elezioni
interne, nel 2002, sono ricordate come un
carnevale: si vendevano hot dog, i candida-
ti distribuivano gadget e stringevano le ma-
ni agli elettori in coda alle urne. Il leader
Benjamin Netanyahu, questa volta, ha chie-
sto un voto pi sobrio.
Ieri un gruppo di membri del Likud, vi-
cini al fuoriuscito leader Sharon, si tro-
vato a Tel Aviv per stilare la lista dei ri-
belli, che si opposero al ritiro dalla Stri-
scia di Gaza, avvenuto questestate, e che
hanno portato allo scisma e alluscita del
primo ministro. Il Likud appare diviso al
suo interno, e lotta per ritrovare quella
centralit politica che luscita di Sharon gli
ha portato via. Ma i suoi politici ora prefe-
riscono attendere e sono silenziosi da mer-
coled scorso, da quando il premier en-
trato in ospedale. Nessuno parler prima
dei risultati di stasera.
Il Likud ha optato per la strategia del
bassoprofilo; attaccareoralavversario, Ka-
dima, mentre il premier ancora ricovera-
to, significherebbe dare ai politici apparte-
nenti al neonato schieramento di centro
lopportunit di un contropiede: la destra,
direbbero, non ha rispetto per il dolore di
un padre della nazione. Tal Harel, porta-
voce di Uzi Landau, membro del Likud, ne
sicuro. Dice al Foglio che il suo partito
non attaccher Kadima adesso: Chiunque
nel Likud lo facesse, la stampa direbbe: ve-
dete, fannopoliticainvecedi mostrarecom-
passione per il primo ministro.
Le elezioni del 28 marzo si avvicinano,
nonostante la situazione politica, dal rico-
vero di Sharon, rimanga in stallo. E il vo-
to pi strano nella storia dIsraele dice
Harel A tre mesi dalle elezioni non sap-
piamo cosa attaccare e non conosciamo la
piattaforma di Kadima. Ieri, il quotidiano
israeliano Haaretz ha pubblicato un son-
daggio: se si votasse oggi, Kadima otterreb-
be 44 seggi alla Knesset, Avoda, i laburisti,
16, mentre il Likud 13.
Secondo Harel, gran parte dellelettora-
to tradizionale del Likud pensa erronaea-
mente che Sharon rappresenti il vero
Likud. Rimane il fatto, spiega, che se il
premier non fosse stato ricoverato, merco-
led scorso, la stampa israeliana starebbe
oggi parlando dei suoi problemi con la giu-
stizia, del processo di pace e delleconomia
del paese. In seguito allemorragia cerebra-
le che lo ha colpito, le accuse di corruzione
sono sparite dai giornali. Per Landau, cono-
sciuto per essere uno dei politici pi puli-
ti nel paese, questo inaccettabile. Al
Foglio spiega che come se la questione
fosse sparita e fosse diventata irrilevante.
Scetticismo, ma anche paura
Agli occhi degli uomini del Likud, Sha-
ron, prima di essere ricoverato, non aveva
ancora fatto chiarezza sulla via da percor-
rere verso i negoziati per il processo di pa-
ce. La piattaforma di Kadima parla soltan-
to della necessit di ulteriori concessioni
territoriali. Landau spiega che il Likud
non crede nelle cessioni di terra ai palesti-
nesi, senza concessioni della controparte.
Non crede nel buttare fuori dalle proprie
case gli israeliani senza prima chiederglie-
lo. Non crede negli israeliani che cacciano
altri israeliani. Deve essere offerta una
scelta: le persone devono avere la possibi-
lit di votare.
Ora, gli sviluppi del processodi pacesem-
brano essere nelle mani del premier in ca-
rica, Ehud Olmert. Per Harel, se Kadima
vincesse, il politico cederebbe terra senza
concessioni (dallaltra parte) e andrebbe
avanti conulteriori ritiri unilaterali. SeSha-
ronrimanesseincosciente, giustificherebbe
ogni mossa dichiarando: questo quello
cheSharonavrebbevolutochefacessi.
Olmert diventato ministro delle Finan-
ze dopo le dimissioni di Benjamin Ne-
tanyahu, arrivate alla vigilia del ritiro dalla
Striscia di Gaza. Harel critica apertamente
lattuale primo ministro: Olmert continua
a parlare della finanziaria del 2006 come
della mia finanziaria e continua a critica-
re il Likud e Netanyahu per le condizioni
economiche dIsraele. E una bugia, dice il
portavoce. La finanziaria stata pensata e
stilata da Netanyahu. E il suo lavoro e non
ha niente a che vedere con Olmert.
Landau e Harel prevedono che il Likud
di Bibi, contrariamentealleaspettativedel-
la stampa internazionale, prender una po-
sizionedi centrodestraenondi estremade-
stra, e rimangono entrambi molto scettici
sulle sorti di Kadima dal cui interno
giunta ieri la proposta di mantenere il no-
me del premier in testa alla lista elettorale
senza Sharon. Senza di lui, non ha iden-
tit dice Landau meno attraente e sen-
za un programma. Per Harel, il successo
del giovane partito legato a unipotetica
guarigione del premier: Se Sharon uscisse
dal coma e pronunciasse due parole: vota-
te per Kadima sarebbe la fine, Kadima vin-
cerebbe. La forza e la popolarit di Sharon
sono, che ci piaccia o no, molto forti.
Per Finkielkraut lascuolanoncapisce piil mondo, masadegua
Professore convertito, professore licenziato. La regola del college evangelico
toliche rimaste davvero tali, solo il 53 per
cento dei docenti sono cattolici, contro l85
degli anni Settanta. Nel 1990 Giovanni
Paolo II disse che le universit cattoliche
non potevano permettersi di avere una
maggioranza non-cattolica nel corpo do-
cente. Il carattere cattolico di Notre Da-
me non era solo un fattore, ma il fattore,
dice lo storico Brad Gregory . La George-
town, che resta cattolica solo nel nome, nel
2003 ha nominato un gesuita per curare
limmagine religiosa delluniversit.
Ci sono stati numerosi casi di studenti
eccellenti provenienti da Wheaton, fra i
pi bravi del loro corso, che una volta ar-
rivati a Notre Dame per il post-graduate si
sono convertiti al cattolicesimo. E stato un
momento di grande imbarazzo per Whea-
ton. Cos, dopo una fase di apertura ai cat-
tolici, oggi luniversit evangelica si
chiusa a riccio. Tre anni fa un gruppo di
studenti evangelici aveva fondato la Chri-
stian Union, unorganizzazione che inten-
de reclamare la Ivy League in nome di
Cristo. Per ora hanno aperto sedi alla
Brown, Cornell e Princeton. Al Congresso
della Ivy League per la Fede e lAzione
lospite donore era Chuck Colson, lex uo-
mo di Nixon rinato alla fede. Amo queste
universit, ma mi si spezza il cuore nel
pensare a come sono oggi, dice Matt Ben-
nett, fondatore della Christian Union. Lo-
biettivo allettante. Dalla Ivy League so-
no usciti sette dei nove giudici della Corte
suprema, quattro dei sette della Corte su-
prema del Massachusetts, presidenti e uo-
mini daffari. Tim Havens uno dei mis-
sionari evangelici che si occupa di fare
proseliti nella Ivy League. La sua vita cam-
bi con lingresso alla Brown University ,
dove scopr che levento dellanno era lin-
contro SexPowerGod, organizzato da le-
sbiche, transessuali e gay.
La storia di Joshua ancor pi singola-
re. Padre ebreo e madre luterana, si avvi-
cin al cristianesimo grazie a un amico
episcopaliano. Fra tutte le denominazio-
ni protestanti, gli episcopaliani sono i pi
vicini ai cattolici, nella dottrina e nella li-
turgia. Joshua ha studiato san Tommaso a
Notre Dame. Avevo amici che pensaro-
no: stai andando a Notre Dame, ti conver-
tiranno. Gli fu offerto un dottorato sia da
Wheaton sia dalla cattolica Mount St.
Marys. Scelse il primo e al decano di
Wheaton Joshua spieg che la Bibbia an-
dava letta letteralmente, ma sotto il magi-
stero di tradizioni autorevoli. A vevo
studenti che mi chiedevano perch non
fossi cattolico. Non trovai mai una rispo-
sta decente, dice Joshua. Si iscrisse a un
corso di catechismo cattolico e lo comu-
nic al portavoce del dipartimento di filo-
sofia. Il preside di Wheaton Duane Liftin
lo convoc nel suo ufficio per dirgli che
poich per un cattolico Bibbia e Papato
erano sullo stesso piano, un cattolico ro-
mano non poteva sottoscrivere i principi
su cui Wheaton era stato fondato nel 1860.
Non vedevo ragioni per cui dovessi la-
sciare il mio lavoro al Wheaton solo per-
ch avevo abbracciato il cattolicesimo.
Oggi Joshua insegna alla Mount St. Marys.
Roma. Nemmeno un mese fa lAssocia-
tion of Christian School International, che
rappresenta oltre 4.000 high school priva-
te, aveva citato in giudizio lUniversit del-
la California. Secondo loro gli studenti che
provengono dai circuiti religiosi sono di-
scriminati, perch la California University,
di cui fa parte Berkeley, si rifiuterebbe di
riconoscere corsi come La cristianit nel-
la letteratura americana o L influenza
della cristianit in America.
Il Wheaton College anche chiamato
la Harvard dei college evangelici. Al
Wheaton hanno studiato Michael Gerson,
lo speechwriter born again di Bush, e Bill
Graham, orecchio mistico di molti presi-
denti. Luniversit era orgogliosa del suo
giovane studioso di san Tommaso, Joshua
Hochschild. Ma quando Joshua ha annun-
ciato al decano della facolt la sua con-
versione al cattolicesimo, il college lo ha
licenziato in tronco. La sua storia finita
in una lunga inchiesta del W all Street
Journal sui college religiosi. Il Wheaton ri-
chiede per statuto che i suoi docenti siano
protestanti e che sottoscrivano il cuore
dellevangelismo americano, linfallibilit
inerente della Bibbia, suprema e finale
autorit. I college cattolici stanno attra-
versando una crisi di missione. A Notre
Dame, lultima delle grandi universit cat-
Dawkins, il rottweiler di Darwin, spiega in tv il virus della fede
colo XXI sta rapidamente e allarmante-
mente riguadagnando terreno contro la
verit scientifica. Laddove infatti dice
Dawkins la scienza si basa sullevidenza
empirica, la fede si fonda sullesatto con-
trario, sul non-provato eretto a sistema e
come tale lodato. Da ci, quindi, la voca-
zione naturale della religione a farsi intol-
lerante, predatoria, violenta e distruttiva.
Dawkins esamina le tre fedi abrami-
che, giudaismo, cristianesimo e islam,
viaggiando tra Francia, Colorado Springs,
Gerusalemme e una scuola religiosa bri-
tannica.
Generazioni di giovinetti rovinati
Tutto inizia dal cattolicesimo, con i pel-
legrinaggi a Lourdes definiti un tuffo nei
rituali medioevali della fede. Subito do-
po, Dawkins tampina i protestanti del Co-
lorado, bersagliando gli evengelicali con-
servatori definiti talebani americani e
colpevoli di fascismo cristiano. Quindi
lo scienziato sbarca a Gerusalemme e, di
fronte alla moschea di al-Aqsa, ascolta un
ebreo americano convertitosi allislam e
fattosi fondamentalista che lo avvisa di
prepararsi allimpero musulmano mon-
diale. Subito dopo i due litigano perch il
convertito dice allo studioso che odia gli
atei E tutto questo che per Dawkins co-
stituisce quellimmensa delusione che li-
dea di Dio .
Luned prossimo dunque si bissa, con
lautonominatosi neoimmunologo di
Oxford che rincarer la dose prendendo di
mira leducazione religiosa. A dei bambi-
ni innocenti, dir Dawkins, vengono rifi-
late falsit dimostrate. E giunta lora di sfi-
dare questo abuso dellinnocenza infantile
praticato attraverso certe superstiziose
idee di roghi infernali e di dannazioni
eterne. Non del resto strano che si sia
abituati a identificare automaticamente un
bimbetto con la religione dei suoi genito-
ri? Di per s no, ma per Dawkins, per il
quale le scuole confessionali hanno rovi-
nato intere generazioni di ragazzi, il tutto
anatema.
Ce n, chiaro, anche per la Bibbia. Ca-
pita che il Dio dellAntico Testamento sia
il personaggio pi sgradevole di tutta la
letteratura: geloso, e orgoglioso di esserlo,
meschino, vendicativo, ingiusto, per nulla
disposto al perdono e razzista, sciorina
Dawkins paragonando Mos ad Adolf Hi-
tler e a Saddam Hussein. N meglio il
Nuovo Testamento, dove, con revanscismo
neonietzscheano, lo scienziato se la pren-
de con san Paolo, padre della ripugnante
e sadomasochista dottrina della riparazio-
ne per il peccato originale.
Ora, diversi ambienti religiosi anglofoni
hanno gridato allo scandalo, ma la perfor-
mance tiv di Dawkins fa soprattutto ride-
re. E niente di pi che un centone (dim-
magini, cembali tintinnanti e campane fes-
se) di vecchie cose malstudiate e maldige-
rite, offerte nella rilettura ululante e par-
venu di una piccola vedette britannica per
la quale levoluzionismo ha reso possibi-
le dirsi atei intellettualmente paghi. Un
tipo che, per spiegarsi e pubblicizzarsi, il 6
gennaio, alla vigilia della prima del suo
documentario, se n uscito sul Belfast
Telegraph appellandosi allautorit di
John Lennon: Immaginate un mondo do-
ve nessuno viene intimidito perch segue
la ragione, ovunque essa lo conduca. Po-
treste definirmi un sognatore, Ma non sono
lunico.
Il cristianesimo, che Lennon riteneva in
immediata via di estinzione, sopravvis-
suto al cantante defunto. Per certo soprav-
viver anche a Dawkins. Le altre fedi pure.
E questa scienza.
Marco Respinti
L
o chiamano il rottweiler di Darwin
per, ovvio, le sue posizioni urlate in te-
ma di evoluzionismo, e Channel 4 lo ha ap-
pena nominato novello, vero esorcista. Lui
Richard Dawkins, Charles Simonyi Pro-
fessor of the Public Understanding of
Science dellUniversit di Oxford e autore
del best-seller Il gene egoista (1976). La
nuova etichetta affibbiattagli dallemitten-
te britannica se l guadagnata sul campo
per meriti acquisiti dopo aver scritto e con-
dotto per lo stesso Channel 4 un docu-
mentario in due puntate sulla religione. Il
titolo, Roots of All Evil? (La radice di
tutti i mali?), scomposto come in Albione
non si usa, in realt una domanda retori-
ca. Il va sans dire, per Dawkins, che la reli-
gione sia la radice di ogni male. Anzi, per lo
scienziato educare un bimbo alla fede co-
me abusarne sessualmente. Nientepopodi-
meno. Dawkins lo illustra didascalicamen-
te in due puntate intitolate The God Delu-
sion (Dio una delusione) e The Virus
of Faith (Il virus della fede), la prima
trasmessa luned 10 alle 8 di sera, la secon-
da in onda luned prossimo, stessa ora.
La prima serata, insomma, per denun-
ciare quel processo di non-pensiero chia-
mato fede (parole sue) che allalba del se-
ANNO XI NUMERO 10 - PAG II IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 12 GENNAIO 2006
IL MINISTRO DELLISTRUZIONE, LE-
TIZIA MORATTI, HA SCELTO PARIGI
per presentare i due nuovi centri di ec-
cellenza nella formazione post-universita-
ria creati dal governo della Casa delle li-
bert, LIstituto Italiano di Scienze Uma-
ne di Firenze e lIMT (Istituzioni, Merca-
ti, Tecnologie) di Lucca avranno dora in
poi un proprio corpo docente, un bilancio
e una direzione autonoma ha detto il mi-
nistro davanti alllite del mondo accade-
mico francese riunita allIstituto italiano
di cultura. Con una dotazione per i prossi-
mi tre anni di ventotto milioni di euro,
dieci dei quali da enti privati, i due istitu-
ti, secondo il ministro Moratti rappre-
sentano un primo passo importante verso
la creazione della rete europea delle gran-
di scuole, su cui si giocher il futuro del-
lUnione.
Linsonnia del Likud
Se Sharon si risveglia e dice
votate Kadima, per noi la fine.
Oggi il partito sceglie i candidati
LEXPERTISE HA SOSTITUITO LESPERIENZA, E SCOMPARSA LA CAPACIT DI AMMIRARE, IMPERA IL TERRORE DEL GIUDIZIO
Lopzione Barak
Kadima va forte nei sondaggi ma
cerca leader: lex soldato e premier
laburista conosce bene Olmert
Gerusalemme. I medici di Ariel Sharon
stannoriducendoal minimoladosedi seda-
tivi chemantieneil premier israelianoinco-
ma farmacologico. Non nascondono che ci
vorranno giorni prima di capire quali siano
le sue reali condizioni. Ehud Olmert, il pre-
mier in carica, si occupa del paese nel frat-
tempo. Ieri haincontratoleprimedifficolt:
lindisciplinatoministrodellaDifesa, Shaul
Mofaz, hadichiaratocheIsraeleavrebbeper-
messoaGerusalemmeest di partecipareal-
le legislative palestinesi. La mossa non era
concordata. Olmert hainformatoil segretario
di Statoamericano, CondoleezzaRice, cheil
suogovernodecidersoltantodomenicasul-
laquestione. Il giovanepartitocreatodaSha-
ron si mantiene comunque in vetta ai son-
daggi, nonostantelassenzadel premier. Tra
lesuefilaci sonopolitici provenienti dai ran-
ghi del Likud, il centrodestra, edaquelli dei
laburisti di Avoda. Malasuaanimadi centro,
a giudicare dalla provenienza dei membri
piinfluenti, tendepiadestra. Olmert, Tzi-
pi Livni, ministrodellaGiustizia, eMofaz ar-
rivano dal Likud. Shimon Peres, ex leader
storico della sinistra, il grosso nome che
Avodahapersoabeneficiodi Kadima. Que-
stosquilibriointerno, daribilanciareper ot-
tenereuncentroperfetto, aumentalinteres-
seattornoallevoci chevoglionoinpossibile
avvicinamentolexprimoministrolaburista,
EhudBarak, al neopartito.
Le cronache politiche israeliane raccon-
tanolimminenzadi unincontrotraOlmert e
Barak. I due uomini, nonostante lapparte-
nenza a schieramenti politici opposti, sono
molto vicini. E il migliore per guidare
Israele, ha detto Barak di Olmert. Lo staff
dellattuale premier conferma che i due si
sianoparlati al telefono, manegalapossibi-
litdi unincontro. AGerusalemme, qualche
giornale, come il conservatore Arutz Sheva,
si spintoascriverechesi parladi unapos-
sibile entrata di Barak in Kadima. La piat-
taforma del partito, con il suo ritorno alla
road map e limpegno in vista della forma-
zione di uno Stato palestinese, fa sperare
nellariaperturadi unprocessodi paceeri-
cordaleradei negoziati, gli accordi di Oslo,
Camp David 2, T aba. Giorni lontani, in cui
Barakeraprotagonistacomeprimoministro
epoi rimossi dalloscoppiodellasecondaIn-
tifada, nel settembre 2000. Quei giorni sono
riscoperti sottounaltraformula, quelladel-
lunilateralismo, dal progetto del vecchio
premier. Sharon ha sviluppato la sua idea
rispettoaquellochepercepivaessereil fal-
limento degli Accordi di Oslo, firmati nel
1993, manonconclusi finoal 2000 racconta
al Foglio Raymond Cohen, professore alla
Hebrew University di Gerusalemme presso
il dipartimentodi Relazioni internazionali
e il fallimento di Camp David 2, nel 2000. Il
processo di pace fall. Dice Cohen che, nel
caso del progetto di Sharon, si pu parlare
dellanti ereditdi Oslo, dacui il premier
hacercatodi muoversi per trovareunaterza
viacapacedi aprireanuovi negoziati. Barak
impersonifica quel fallimento agli occhi di
molti israeliani. Tuttavia, spiega Cohen, la
possibilitchelexpremier laburistasi uni-
scaaKadimac.
Il protagonista dei lontani accordi di Oslo
Barak, per, rimane un politico poco po-
polare in Israele. Per parte della popolazio-
ne ha commesso errori ai tempi dei nego-
ziati. Kadima pu forse corteggiarlo, perch
interessata ad aggiudicarsi altri grossi nomi
dalle fila di Avoda. E Olmert un amico. Ma
per Shaul Mofaz, uno dei possibili competi-
tori per la leadership e ministro della Dife-
sa, un uomo come Barak, noto per la sua de-
vozione alla sicurezza del paese, sarebbe
forse di troppo. Spiega David Hazony di-
rettore della rivista politica Azure, dello
ShalemCenter di Gerusalemme cheBarak
ancora percepito come il primo ministro
chehafallito: unasuaentratainKadimada-
rebbe al leader del Likud, Benjamin Ne-
tanyahu, loccasione per dare pi di un col-
po al neo partito. Corteggiare Barak non
una buona mossa strategica. E pi probabi-
le, racconta Hazony, che siano i laburisti a
corteggiarlo. Avoda ha perso personaggi im-
portanti. E cerca una figura capace di dare
credibilit alla sua politica di sicurezza.
IL FOGLIO quotidiano
ORGANO DELLA CONVENZIONE PER LA GIUSTIZIA
DIRETTORE RESPONSABILE: GIULIANO FERRARA
VICEDIRETTORE ESECUTIVO: UBALDO CASOTTO
VICEDIRETTORE: DANIELE BELLASIO
REDAZIONE: ANNALENA BENINI,
MAURIZIO CRIPPA, STEFANO DI MICHELE, MARCO FERRANTE,
ALESSANDRO GIULI, PAOLA PEDUZZI, MARIANNA RIZZINI,
CHRISTIAN ROCCA, GUIA SONCINI, NICOLETTA TILIACOS,
VINCINO.
GIUSEPPE SOTTILE (RESPONSABILE
DELLINSERTO DEL SABATO)
EDITORE: IL FOGLIO QUOTIDIANO SOC. COOPERATIVA
LARGO CORSIA DEI SERVI 3 - 20122 MILANO
TEL. 02.771295.1 - FAX 02.781378
PRESIDENTE: GIUSEPPE SPINELLI
CONSIGLIERE DELEGATO: DENIS VERDINI
CONSIGLIERE: LUCA COLASANTO
DIRETTORE GENERALE: MICHELE BURACCHIO
REDAZIONE ROMA: LUNGOTEVERE RAFFAELLO SANZIO 8/C
00153 ROMA - TEL. 06.589090.1 - FAX 06.58335499
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI MILANO N. 611 DEL 7/12/1995
TIPOGRAFIE
TELESTAMPA CENTRO ITALIA SRL - LOC. COLLE MARCANGELI - ORICOLA (AQ)
STEMEDITORIALE SPA - VIA BRESCIA, 22 - CERNUSCO SUL NAVIGLIO (MI)
S.T.S. SPA V STRADA 35 - PIANO DARCI (CT)
CENTRO STAMPA LUNIONE SARDA - VIA OMODEO - ELMAS (CA)
DISTRIBUZIONE SO.DI.P. SPA VIA BETTOLA 18
20092 CINISELLO BALSAMO TEL. 02.660301
PUBBLICIT: P.R.S. STAMPA SRL
VIA B. QUARANTA 29 MILANO, TEL 02.5737171
ABBONAMENTI E ARRETRATI: STAFF SRL 02.45.70.24.15
VERSAMENTI SU CCP N.43000207 INTESTATI A: STAFF SRL/GESTIONE IL FOGLIO
UNA COPIA EURO 1,00 ARRETRATI EURO 2,00 + SPED. POST.
ISSN 1128 - 6164
www.ilfoglio.it e-mail: letter e@ilfoglio.it

Potrebbero piacerti anche