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Published On 13 novembre 2013 426 Views
By Emanuele Bianchi Cinema, Festival,
Festival Di Roma 2013, Primo piano,
Recensioni
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FESTIVAL DI ROMA 2013: ELI FESTIVAL DI ROMA 2013: ELI
ROTH TORNA ALLA GRANDE ROTH TORNA ALLA GRANDE
CON THE GREEN INFERNO CON THE GREEN INFERNO
[RECE/INCONTRO] [RECE/INCONTRO]


Stai attenta,
la giungla un
posto
pericoloso

Ben tornato Eli Roth! Lattore americano
ideatore della saga di Hostel dopo cinque
anni torna dietro la macchina da presa per
dirigere The Green Inferno suo nuovo
horror, genere da lui amato. Dopo essere
stato presentato in anteprima mondiale al
Festival di Toronto, l film stato presentato
Fuori Concorso durante la quarta giornata
del Festival di Roma accolto con favore
dalla critica.
Un gruppo di amici ambientalisti di New
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York decide di partire per il Per con
lintento di salvare la foresta amazzonica e
lestinzione di una trib locale. Dopo essere
riusciti nellimpresa laereo sul quale
viaggiano per tornare a casa si schianta nel
pieno della giungla e i sopravvissuti
vengono fatti prigionieri da una trib
indigena. Presto i ragazzi si rendono conto
che le intenzioni nei loro confronti sono
tuttaltro che benevole. Inizia cos per i
ragazzi una disperata lotta per la
sopravvivenza nel tentativo di non essere
divorati dai cannibali.
Roth dirige e sceneggia, insieme a
Guillermo Amodeo, un horror ben
costruito, dove vi il giusto equilibrio tra
linizio in una New York in fermento per le
proteste studentesche, dove la vita dei
personaggi scorre nella pi totale normalit
tra lezioni universitarie, passeggiate per il
campus e pranzi in famiglia ed una
seconda parte adrenalinica dove il gruppo
di attivisti dar il via al suo piano di
salvataggio della foresta e dove avr luogo
il loro pi grande incubo.
100 minuti che faranno la felicit degli
amanti del genere poich non mancano
squartamenti, torture, tentativi di fuga non
riusciti, riti tribali ed ovviamente sangue,
che scorre abbondante. Scene adatte a
stomaci forti che rendono The Green
Inferno un horror degno di nota dove non
mancano citazioni ad Apocalypse Now di
Coppola, Cannibal Holocaust di Deodato e
a Sin City (pi precisamente al
personaggio del Bastardo Giallo).
Un horror capace di non prendersi troppo
sul serio dove non manca lironia e le
critiche, tuttaltro che velate, verso le
multinazionali che sono pronte a
distruggere il pianeta e sterminare intere
popolazioni per il profitto, verso la politica
militare americana e nei confronti di
quelle organizzazioni umanitarie il cui
obiettivo sensibilizzare lopinione pubblica
riguardo argomenti come i bambini soldato
o la deforestazione della foresta
amazzonica, come nel caso del film.
Organizzazioni che considerano usano
come armi internet ed i social network
convinti di poter cambiare il mondo con un
click, mostrando come spesso le persone
partecipino a tali proteste pi per
dimostrare di essere impegnate e non
perch ci credano davvero.
Con The Green Inferno il regista dimostra
ancora una volta di essere un buon regista,
in grado di saper conquistare lattenzione
dello spettatore grazie ad una regia in
grado di mostrare da vicino le disavventure
vissute dai protagonisti e le espressioni di
terrore sui loro volti. Buona la prova degli
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attori protagonisti,in particolare della bella
Lorenza Izzo, brava nel rendere
linvoluzione di Justine,che da ragazza
borghese che decide di impegnarsi nel
sociale si trasforma pian piano mostra tutta
la sua forza e il suo istinto animale. Puro
Horror.
CONFERENZA
STAMPA
Eli Roth, accompagnato dallattrice
protagonista del suo ultimo film Lorenza
Izzo, si presentato in forma smagliante
alla conferenza stampa di The Green
Inferno, il suo personale omaggio a
Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato e
al genere cannibal. Il regista e attore ha
risposto con sagacia e interesse alle
risposte poste dagli addetti al settore. Qui
di seguito il nostro resoconto:
Come nasce The Green Inferno?
E. Roth: Nasce come omaggio al cinema
cannibalistico italiano per poi sforare in
qualcosa di diverso. Adoro il cinema di
genere italiano di Dario Argento, Lucio
Fulci, Marco e Lamberto Bava, tutti autori
con cui sono cresciuto da giovane e che
sono riusciti a portare il cinema italiano in
America. Nessuno bravo a far vedere la
violenza e il realismo annesso sul grande
schermo come gli italiani. Da grande poi ho
scoperto Cannibal Holocaust di Ruggero
Deodato; ho cominciato a informarmi
sullestetismo del realismo italiano che lui
riprende da Pasolini e da Sergio Corbucci.
E lui che ha creato unaltra forma di cinema
italiano, il docustyle (ripreso poi da pellicole
come Cloverfield o Paranormal Activity). I
suoi film e quelli di altri autori erano
considerati i peggiori film, il peggior modo
di esprimere lhorror. Ora invece vedi molti
giovani che indossano magliette sul suo
film. E un tipo di cinema pericoloso per il
suo realismo e che amo.
Per The Green Inferno non avevo
intenzione di starmene seduto dietro la
macchina da presa; volevo fare un film folle.
Siamo andati in Per, nella giungla, in un
villaggio di 300 persone senza elettricit e
televisione. L abbiamo fatto veder loro per
la prima volta un film (Cannibal Holocaust)
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e sono orgoglioso che sia stata stata una
pellicola italiana. Una delle tematiche
affrontate nel film lutilizzo che le persone
fanno delle tecnologia e, in maniera
specifica, dei social network. Ormai twitter
diventato un luogo in cui le persone
salgono in cattedra, si battono per portare
avanti cause sociali o fingono nel dare
questa impressione. E una nuova forma di
comunicazione e di attivismo (vedi le
proteste a Wallstreet o la campagna CONI
2012). Nel film volevo anche parlare dello
scontro tra civilt e di questo mondo che sta
scomparendo.
[A Lorenza Izzo] come hai vissuto questa
esperienza?
L. Izzo: Non sapevo molto di questo genere
di film. Li ho scoperti ieri sera a cena con
Ruggero Deodato. E stata unesperienza
unica nella giungla. L eravamo
completamente isolati. Nel villaggio ho
conosciuto questo popolo di agricoltori che
svolgono una vita semplice ma appagante,
pi piena della nostra. Mi sono sentita in
qualche modo nuda ma arricchita.
Durante le riprese nella giungla hai
sviluppato una sensibilit sul tema
ambientale? Il finale del film voluto per
dare una coerenza alla causa perseguita
o per mantenere una certa coerenza con
la storia?
E. Roth: Quando ero l sono stato
rassicurato dal fatto che il disboscamento
non cos devastante. Il villaggio protetto
e il governo peruviano lo tutela anche se
poverissimo, pagando con il gas naturale le
infrastrutture. Usano questa sorta di
ostaggio per negoziare. Il problema l
gravissimo; vorresti intervenire, anche
economicamente, ma da americano non
una realt tua. Cosa vuole quindi Justine?
Vuole aiutare queste persone o fare in
modo che siano distrutte? Oggi tramite la
tecnologia possibile mostrare via
streaming quello che accade e questo pu
far cambiare le cose. Mi piace un finale
dove la gente, uscita dalla sala, inizia a
discutere non mi piace un finale pulito.
E vero che il cinema di Herzog stato
quello che lha ispirata di pi per questo
film?
E. Roth: Non ho detto esattamente questo.
Linfluenza maggiore deriva da Cannibal
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Holocaust mentre dal punto di vista
fotografico mi sono ispirato a Herzog (Es: la
scena del fiume). Volevo cercare la mia
estetica omaggiando questo maestro
passando da un film pulito e sicuro alla
degenerazione. Alla fine sei sempre
influenzato da quello che ami.
[A Lorenza Izzo] quanto cambiata la sua
percezione della tecnologia stando l?
L. Izzo: E buffo, allinizio non riuscivamo a
farcela, poi vedendo come era la situazione
eri costretto a comunicare con tutti ed
stato fantastico. Alla fine arrivavi a uno stato
di calma con te stesso e con la natura. So
che servono queste tecnologia ma alla fine
il rapporto tra me loro cambiato; si
trasformato il rapporto interiore, stato
incredibile. A volte ci dimentichiamo che
possiamo avere una conversazione con gli
altri.
In quante copie verr distribuito il film?
E. Roth: Siamo entusiasti. Il film verr
distribuito in moltissime copie, tre mila in
America grazie a Locke Media. Mi piace
continuare la tradizione horror cambiando
un po le cose. Il genere cannibal
conosciuto poco per questo una bella
avventura. Non unesperienza dolorosa;
violenza e sangue possono essere
divertenti.
C un parallelo tra Hostel e The Green
Inferno, un tema sotterraneo, la visione
del viaggio come pericolo; una cosa
voluta?
E. Roth: Si dice che qualunque cosa si
faccia, si ripete alla fine lo stesso film.
Siamo quello che siamo. Mi rendo sempre
conto di scrivere sceneggiature su giovani
americani, benestanti, che vivono al sicuro
e che offendono la propria cultura; mi
interessano questi temi perch fanno parte
della mia adolescenza. Sono un cittadino
del mondo, mi piacerebbe girare in Italia,
immergermi completamente in una nuova
cultura. In entrambi i film troviamo questa
folle idea americana dellintoccabilit o
inviolabilit da parte degli altri.
Foto: Flavia Guarino
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Reply
Stuz
3 days
ago
Piu che citazione di Cannibal Holocaust mi pare proprio un mezzo remake :D A leggere la trama pare cambi giusto il movente che spinge i
protagonisti nella giungla, ma per il resto...
In ogni caso CH mi fece schifo, solo per il fatto che vennero ammazzati animali veri.
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