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Curaro

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Curaro
Il curaro un estratto vegetale preparato a partire da numerose e varie piante della foresta amazzonica, utilizzato
dagli indigeni delle zone come veleno da freccia per la caccia e la guerra.
Storia
Strychnos toxifera da Koehler 1887
Nel XVI secolo gli esploratori occidentali osservarono gli indigeni
delle zone del Per, Brasile, Ecuador e Colombia usare un veleno da
freccia chiamato Curari o Woorari (che in lingua locale significa
appunto veleno), in grado di uccidere animali e uomini in pochi minuti,
anche solo dopo una ferita superficiale. Il veleno pu essere usato per
la caccia perch, mortale quando penetra direttamente nel torrente
ematico, viene degradato facilmente dai succhi gastrici.
Le prime notizie di questa sostanza in Europa si hanno nel 1516 e sono
contenute in alcune lettere a Giovanni de' Medici da parte di Pietro
Martire d'Anghiera; fu portato per la prima volta in Europa da Charles
Marie de La Condamine nel 1736.
solo nel XIX secolo che la preparazione del curaro fu descritta in
maniera dettagliata ed esatta, da parte dei grandi esploratori Alexander
von Humboldt e Aim Bonpland: il curaro viene preparato a partire da
Chondrodendron tomentosum, abuta e curarea (tutte liane), mescolate
a volte con Strychnos. Le cortecce vengono grattate e poste in una
foglia messa a guisa di imbuto, appesa a due lance; acqua fredda viene
versata nell'imbuto e fatta percolare, il liquido scuro gocciola e viene raccolto in un recipiente di ceramica. Il liquido
raccolto viene portato allebollizione varie volte per farlo schiumare, fino a che non si addensa lentamente; il liquido
viene raffreddato e quindi scaldato un'ultima volta, fino a che non si forma uno strato vischioso che viene rimosso.
Le punte delle frecce vengono bagnate nel liquido ed essiccate al fuoco.
Gli indigeni parlavano di "curaro un albero", "curaro due alberi" e "curaro tre alberi" per distinguere il curaro potente
(una scimmia avvelenata pu solo compiere un balzo da un albero ed un altro) e quello meno potente (la scimmia
pu saltare fino a tre alberi); la parola esatta che usavano per il curaro, infatti, era Urari, che significa "chi lo riceve
cade".
[1]
Ci che pi colpisce di questa preparazione il fatto che i popoli cacciatori fossero riusciti a capire
lefficacia del veleno attraverso le lesioni ma non per ingestione, capendo che era possibile utilizzarlo per la caccia.
Nel 1820 Charles Waterton comprese il meccanismo d'azione del curaro: speriment infatti il veleno su una mula che
fin in morte apparente per poi venire rianimata grazie alla ventilazione artificiale. La pianta agisce quindi sulla
respirazione, bloccandola e provocando la morte per asfissia. Nel 1844 il grande fisiologo francese Claude Bernard
conferma che il curaro agisce bloccando la trasmissione nervosa alla muscolatura.
Negli anni venti del Novecento uno studioso americano, Richard Gill, spese molti anni tra gli indigeni ecuadoriani e
studi attentamente la preparazione del curaro; nel 1938 ritorn negli USA con qualche chilo di curaro e cerc di
interessare le case farmaceutiche ad una sostanza che credeva molto promettente. Nel frattempo infatti il chimico
King, nel 1935, era riuscito ad isolare il principio attivo del curaro. Dato che non possedeva alcun campione di
curaro, King aveva dovuto utilizzare per le sue analisi il campione originale di Spruce conservato ad Harvard. Dato
che il campione era conservato in un tubo, la molecola si chiam tubocurarina (la struttura proposta da King risult
poi errata, ma la molecola era stata isolata). Gill non riusc a trovare appoggi se non anni dopo, e solo nel 1941
iniziarono i primi esperimenti sugli animali: la tubocurarina venne aggiunta agli anestetici per le operazioni
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chirurgiche, ma gli animali morirono di asfissia.
Nel 1942 Harold Griffith, presidente del dipartimento di anestesia della McGill University, cap che all'utilizzo della
molecola doveva sempre essere associata la ventilazione forzata e, nello stesso anno, comp le prime operazioni su
esseri umani.
[2]
Oggi i curari vengono utilizzati in campo anestesiologico come miorilassanti. La miorisoluzione una delle tre
componenti di una anestesia generale, insieme all'ipnosi e all'analgesia. Distinguiamo due categorie di curari: i
depolarizzanti (come la succinilcolina) e i non depolarizzanti (come l'atracurio, il cisatracurio, il rocuronio, il
mivacurio).
Note
[1] Joe Schwarcz, Come si sbriciola un biscotto?, pag. 144.
[2] Joe Schwarcz, Come si sbriciola un biscotto?, pag. 146.
Bibliografia
Jean De Maleissye, Storia dei veleni. Da Socrate ai giorni nostri, Bologna, Odoya, 2008 ISBN
978-88-6288-019-0.
Voci correlate
Tubocurarina
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