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Il presente lavoro
1
ha tratto spunto dallo studio condot-
to sulla Corona Ferrea conservata nel Duomo di Monza da
S. Lusuardi Siena, che propone di riconoscere in questo
diadema una insegna di potere di et gota, originaria-
mente affine ad un casco
2
. Gli stimoli offerti da questo
lavoro hanno portato alla costituzione di un gruppo di
lavoro che, nellambito delle ricerche avviate allinterno
dellIstituto di Archeologia dellUniversit Cattolica del S.
Cuore di Milano, ha affrontato il problema dei modelli
culturali e materiali dei caschi-diadema, in particolare
intraprendendo lo studio delle differenti tipologie di
elmi in uso fra IV e VI secolo. In occasione del Convegno
Internazionale Miles romanus: dal Po al Danubio nel
Tardoantico stato presentato un lavoro a pi mani che,
affrontando lanalisi delle fonti archeologiche, letterarie,
iconografiche e numismatiche, mirava da un lato a offri-
re una sintesi dei dati disponibili sugli elmi ad arco o
Gardehelme, e dallaltra a indagare il rapporto imperatore-
elmi nelle fonti letterarie e numismatiche
3
.
In questa sede si presenta un ulteriore approfondi-
mento che, riprendendo precedenti lavori di studiosi
come Alfldi, Rheinart e Overbeck, intende evidenzia-
re, attraverso lanalisi delle raffigurazioni monetali, il
valore di insegna di potere assunta dagli elmi in una
prospettiva diacronica.
Le prime raffigurazioni di imperatori elmati
I primi ritratti monetali di imperatori con il capo coper-
to da un elmo, attico o corinzio, riccamente ornato da
motivi a sbalzo o dallinserzione di gemme e ulterior-
mente impreziosito dalla sovrapposizione della corona di
alloro o di quella radiata, appartengono alle emissioni di
Gallieno (fig. 2) e dellusurpatore Postumo
4
(fig. 1) del
260-261. Nonostante lopinione contraria del Kraft
5
, la
pressoch simultanea comparsa del tipo nella monetazio-
ne di entrambi i contendenti
6
suggerisce che lelmo
assuma qui il valore di simbolo della dignit imperiale,
come affermato da Bastien
7
. Vegezio (II, 13 e 16), inoltre,
indica negli elmi uninsegna militare del grado
8
. , quin-
di, naturale che limperatore, in quanto capo supremo
dellesercito, avesse un elmo che lo distingueva dagli altri
e che rappresentava linsegna del suo potere
9
. Va, inoltre,
rilevato come la sottolineatura del ruolo guerriero
dellimperatore e della sua capacit di ottenere la vittoria
appaiano conformi al periodo storico che vede limpero
dilaniato da lotte intestine e assalito da nemici esterni
10
.
Monete e insegne del potere: la raffigurazione di elmi
fra IV e VI secolo d.C.
GRAZIA FACCHINETTI
1. Lo svolgimento della ricerca stato finanziato con i fondi del pro-
getto Giovani ricercatori dellUniversit Cattolica del S. Cuore
di Milano, esercizio 2000.
2. Lusuardi Siena 1998.
3. Lusuardi Siena, Perassi, Facchinetti, Bianchi 2002.
4. Bastien 1992-1994, p. 201, 203-206. Per le raffigurazioni su
medaglioni: Toynbee 1944, p. 155.
5. K. Kraft (Der Helm der rmischen Kaisers. Ein Beitrag zur
Vorgeschichte der mittelalterlichen Herrscherinsignien, in
Gesammelte, Aufstze zur antiken Geldgeschichte und Numismatik, I, hrsg.
von H. Gastritius, D. Kienast, Darmstadt 1978, p. 134-144) sup-
pone che lelmo simboleggi esclusivamente la virtus militare
dellimperatore quando associato alla scritta Virtus Postumi Aug per
Postumo e Virtus Aug per Gallieno.
6. Bastien 1992-1994, vol. I, p. 203.
7. Bastien 1992-1994, vol. I, p. 201-204. Anche considerando lelmo
solo simbolo della virtus, come vorrebbe il Kraft (vedi nota 5), il
casco pu essere interpretato come insegna di potere proprio per-
ch la virtus militare, consentendo il raggiungimento della victoria,
costituisce uno dei requisiti del comando: Gag, M.: La thologie
de la Victoire impriale, Revue Historique, 58, 1933, p. 1-43; Fears,
J. R.: The Theology of Victory at Rome: approaches and Problems,
ANRW II, 17/2, Berlin New York 1981, p. 736-825.
8. Vegezio ricorda, infatti, come i centurioni della antiqua legio portas-
sero caschi con cimieri metallici trasversali (cristae transversae et
argentatae) per poter essere facilmente riconosciuti in battaglia (ut
celerius agnoscerentur a suis). I termini cronologici in cui inserire la
legione descritta da Vegezio sarebbero da porre tra il 260 e il 290:
Giuffrida Manmana, C.: Introduzione e traduzione di F. Vegezio Renato,
Compendio delle istituzioni militari, Catania 1997, p. 67.
9. Ammiano Marcellino (27, 10, 10), infatti, racconta che
Valentiniano II si sarebbe tolto lelmo per non farsi riconoscere dai
nemici durante una rivista militare prima della battaglia di
Solicinium. Lo stesso imperatore risulta, poi, privo del suo elmo
quando, assalito nel corso di una ricognizione, fu costretto a fug-
gire attraverso una palude dove smarr il prezioso copricapo
insieme al servo al quale era stato affidato (Amm. 27, 10, 11).
10. La Toynbee (1944, p. 154-155, 159-160) ha notato una sempre
maggiore insistenza sullaspetto militare del potere imperiale nei
medaglioni a partire dal III secolo.
La scelta di riprodurre elmi attici
11
e corinzi
12
, non pi
in uso da lungo tempo, sembra essere indicativa del loro
valore simbolico e potrebbe essere finalizzata a istituire
una relazione con liconografia delle divinit che tradi-
zionalmente recavano sul capo questi caschi
13
. Verrebbe
in questo modo sottolineato lo stretto rapporto esis-
tente tra limperatore e gli dei
14
, se addirittura non si
dovesse pensare a unulteriore manifestazione dellassi-
milazione dellimperatore alla divinit che diviene
evidente, sullo scorcio del III secolo, nel cerimoniale
15
.
Tornando alle raffigurazioni monetali da rilevare
come le forme di decorazione del casco con gemme e
motivi a rilievo trovino riscontro in descrizioni lette-
rarie
16
, come quella delle galeae gemmatae che fece
realizzare Massimo, figlio di Massimino il Trace
(235-238)
17
, e in taluni caschi da parata di et impe-
riale, pur di tipologia differente rispetto a quelli
raffigurati sulle monete
18
.
La fortuna delleffigie imperiale elmata nella monetazio-
ne precostantiniana resa evidente dal suo ricorrere nelle
emissioni di quasi tutti gli augusti succeduti a Gallieno,
nonch di alcuni caesares e usurpatori
19
.
Costantino
Anche Costantino inizialmente viene raffigurato con
lelmo attico o corinzio. A questi, a partire da una
emissione in biglione della zecca di Augusta Treverorum
del 313
20
, viene affiancato il cosiddetto elmo di tipo
persiano
21
corrispondente agli elmi ad arco o
Gardehelme della letteratura archeologica. Questo nuovo
tipo di casco, che, durante il regno di Costantino, non
compare mai nella monetazione dei suoi colleghi o
figli
22
, viene raffigurato, solo nella pars occidentis dellim-
pero, da lui controllata
23
, in alternativa a quello attico,
mentre quello corinzio dal 315 viene usato, insieme a
quello attico, solo sulle emissioni a nome di Crispo.
Dal 324, significativamente dopo la sconfitta di
Licinio e poco prima dellintroduzione, in occasione
dei vicennalia del 325-326, delleffigie dellimperatore
con il capo cinto dal diadema, Costantino non appare
pi nella monetazione con lelmo sul capo.
Linteresse degli studiosi stata da tempo attirata dalla
raffigurazione degli elmi di tipo persiano, per la pre-
senza, in alcuni casi, del cristogramma
24
e perch si
tratta di una tipologia di nuova introduzione che trova
precisi confronti archeologici
25
negli elmi ad arco.
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11. Gli elmi del tipo Weiler/Guisborough (met I-II d.C.), riprendono in
parte le caratteristiche degli elmi attici, particolarmente nella forma
della visiera: Waurick 1988, p. 341-345. La loro datazione, molto ante-
cedente alle emissioni di Galllieno e Postumo, consiglia di escluderli
quale possibile modello delle raffigurazioni monetali anche perch
queste presentano numerosi tratti in comune con raffigurazioni di et
ellenistica, quali il Cammeo Tolemaico del Kunsthistorisches Museum
di Vienna (278-270/69 a.C.) e il Cammeo Gonzaga del Museo
dellErmitage (III a.C.): Furtwngler, A.: Die antiken Gemmen: Geschichte der
Steinschneidekunst, im klassichen Altertum, Leipzig-Berlin 1900, taf. LIII.
12. Contrariamente a quelli attici, gli elmi corinzi non sembrano tro-
vare confronti nei caschi di et romana.
13. Nelle raffigurazioni storiche romane frequente luso di elementi dellar-
matura greca al posto dei corrispondenti romani per nobilitare le scene
rappresentate, conferendo loro un alone quasi mitico. Tale pratica
attestata dallet repubblicana allet tardoantica: Waurick, G.:
Untersuchungen zur historisierenden Rstung in der rmischen Kunst,
JRGZ, 1983, p. 265-301. stato evidenziato come le raffigurazioni
sculturee degli oggetti di armamento siano sempre meno rispondenti alla
realt quanto pi il soggetto ritratto ha un grado elevato: Feugre, M.:
Lquipment des officiers dans larme romaine, La Hirarchie (Rangordnung)
de larme romaine sous le haut empire. Actes du Congrs de Lyon (15-18 septembre
1994), d. Y. Le Bohec, Paris 1995, p. 113-126. Particolarmente idealizzato
e non reale dovrebbe essere, quindi, lequipaggiamento militare dellimpe-
ratore nelle raffigurazioni dellalto impero.
14. Tale rapporto , peraltro, gi sotteso alladozione della corona
radiata: Bastien, P.: Couronne radie et buste montaire impriale.
Problmes dinterpretation, Studia Paulo Naster Oblata I. Numismatica
antiqua, a cura di J. Quaegebeur, S. Scheers, Leuven 1982, p. 263-
272; Bastien 1992-1994, p. 103-115.
15. Gli imperatori fra III e IV secolo si atteggiano progressivamente sem-
pre di pi a divinit nei confronti dei sudditi: Teja, R.: Il cerimoniale
imperiale, Storia di Roma III. Let tardoantica I, Crisi e trasformazione, a cura
di A. Carandini, L. Cracco Ruggini, A. Giardina, Torino 1993, p.
613-642. Si ricordi, per esempio, la ieratica fissit di Costanzo II
durante la trionfale cerimonia di ingresso in Roma nel 357 (Amm.
16, 10, 9-12). Sullassimilazione fra limperatore e Dio a
Costantinopoli: Pertusi 1976, p. 495-496 e 521-528.
16. Perassi in Lusuardi Siena, Perassi, Facchinetti, Bianchi 2002, p. 31-32.
17. SHA, Max. duo, XXIX, 8-9.
18. Waurick 1988. Bisogna chiedersi se davvero le raffigurazioni moneta-
li vogliono riprodurre un elmo su cui appoggiato un serto di alloro
o non piuttosto un elmo che presenta una decorazione a sbalzo, simu-
lante una corona come, ad esempio, nellelmo a maschera rinvenuto a
Vize (inizi I secolo d.C.): Waurick 1988, p. 350, fig. 9,3.
19. Secondo Bastien (1992-1994, p. 204-209) presentano il ritratto
elmato emissioni degli augusti: Claudio II, Aureliano, Probo, Caro,
Diocleziano, Massenzio, Galerio, Massimino Daia, Licinio; dei caesares
Carino e Numeriano e degli usurpatori Vittorino, Carausio e Alletto.
20. Bastien, P.: Lemission de monnaies de billon de Trves au dbut de
313, NumAntClas, XI, 1982, p. 271-277. Ma RIC VII, p. 181, n.
208a data al 318-319 d.C.
21. Alfldi 1932.
22. Vengono considerati un errore degli inscisori i folles, della zecca di
Lugdunum in cui Crispo indossa lelmo persiano: Alfldi 1932, p. 11.
23. Sono note emissioni delle zecche di Augusta Treverorum, Arelate,
Lugdunum, Ticinum, Roma, Siscia, Londinium e Thessalonica.
24. Ad es.: Alfldi 1932; Id. 1934; Id. 1939; Id. 1951; Bruun 1962.
Si noti che il cristogramma non mai presente sui pagani elmi
greci. Appare, quindi, opportuno chiedersi se lelmo ad arco sia
stato scelto per esprimere lappoggio dato da Costantino alla nuova
religione perch neutro dal punto di vista religioso.
25. Alfldi 1932; Id. 1934; Overbeck, B.: Numismatische Zeugnisse
zu den sptrmischen Gardehelmen, Studien zur vor-und
Frhgeschichtlichen Archologie, Festschrift fr Joachim Werner, Mnich
1974, p. 217-225; Overbeck, B.: Das Silbermedaillon aus der Mnzsttte
Ticinum. Ein erstes numismatisches Zeugnis zum Christentum Constantins I,
Milano 2000 (Iconografica 3); Facchinetti in Lusuardi Siena,
Perassi, Facchinetti, Bianchi 2002, p. 54-57.
Le ricerche degli ultimi decenni hanno portato ad una
migliore definizione tipologica e cronologica di questi
ultimi, che, come gi rilevato dallAlfldi, presentano una
parentela con quelli raffigurati su monete sassanidi
26
e
con elmi simili a quello rinvenuto a Dura Europos
27
.
Lesistenza di caschi protostorici italiani e alpini analoga-
mente strutturati
28
suggerisce, per, come tale soluzione
formale possa essere stata individuata in ambiti diversi in
momenti differenti per rispondere a problemi simili,
senza alcun rapporto diretto di dipendenza
29
.
Prima di procedere nellanalisi delle raffigurazioni mone-
tali, credo sia opportuno ricordare brevemente le
principali caratteristiche degli elmi ad arco, che per il
rivestimento in lamine dargento, spesso dorate, e talvol-
ta decorate dallinserzione di paste vitree imitanti pietre
preziose
30
, si configurano come un copricapo particolar-
mente lussuoso. La calotta, composita, resa coerente da
una fascia trasversale che ha anche la funzione di cresta.
La presenza o lassenza di una fascia frontale che raccor-
da la calotta con paranuca, paragnatidi e paranaso
consente di distinguere gli elmi ad arco in due grandi
gruppi, uno, con tale elemento, attribuito alla cavalleria
(fig. 17 a-f) e laltro, che ne privo, assegnato alla fan-
teria (fig. 17 g-q). Questi ultimi erano caratterizzati
dalla presenza costante di unapertura, per lasciare sco-
perte le orecchie, che pu interessare sia la calotta che le
paragnatidi e che in un caso (Berkasovo 2, fig. 17 c) rico-
rre per anche in un esemplare da cavalleria.
Lintroduzione di questi caschi nellarmamento milita-
re romano sembra da porre negli ultimi decenni del III
secolo
31
. Il termine cronologico pi basso per il loro
utilizzo costituito dal rinvenimento di un elmo
tipologicamente affine nella tomba unna di Concesti,
datata agli inizi del V secolo
32
(fig. 17f).
Lanalisi delle poche raffigurazioni di questi coprica-
pi
33
, come pure la loro preziosit, induce a ritenere che
si tratti di elmi destinati a corpi scelti
34
come gli
Stablesiani
35
e la guardia personale dellimperatore
36
,
forse indossati non solo durante cerimonie ma anche
in battaglia
37
.
Torniamo ora alla monetazione di Costantino. Essa pre-
senta quattro tipi differenti di elmo ad arco, uno da
fanteria e tre da cavalleria, che trovano riscontro in caschi
noti archeologicamente, anche se nelle raffigurazioni
monetali sono omessi il paranuca e il paranaso, mentre le
paragnatidi vengono normalmente raffigurate riducendo-
ne dimensioni e importanza e alterandone la forma.
MONETE E INSEGNE DEL POTERE: LA RAFFIGURAZIONE DI ELMI FRA IV E VI SECOLO D.C.
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26. Va, per, ricordato che tali emissioni si interruppero circa un seco-
lo prima di quelle costantiniana: Bastien 1992-1994, p. 213 e
Bianchi in Lusuardi, Perassi, Facchinetti, Bianchi 2002, p. 40-41.
27. James, S.: Evidence from Dura Europos for the Origins of the Late
Roman Helmets, Syria, 63, 1986, p. 107-134; Bianchi in Lusuardi,
Perassi, Facchinetti, Bianchi 2002, p. 42.
28. Egg, M.: Italische Helme. Studien zu den ltereisenzeitlischen Helmen italiens
und der Alpen, Mainz 1986, p. 23-40 e 154-188.
29. Contrariamente a D. Studer (Frgeschichtliche Kammhelme aus
dem Kanton Tessin und dem weiteren sdosteuropischen Raum
ein Faktor bei der Entiwicklung des sptrmischen Kammhelms?,
HelvetArch, 21, 1990, p. 82-126) non ritengo verosimile ipotizza-
re una derivazione diretta degli elmi ad arco da quelli protostorici
a motivo dellampio arco cronologico che separa queste due tipo-
logie di manufatti.
30. Recano questo tipo di decorazione gli elmi di Berkasovo I (fig. 17
b) e di Budapest (fig. 17 a). Claudiano (De cons. Stilic. II, 90, 11)
ricorda le galeas redundantes hyacinthis di propriet di Onorio e
Arcadio. Giacinti, smeraldi e perle sono riservati al solo imperato-
re da un decreto di Leone I (CJ, XI, 12, 1): Perassi in Lusuardi
Siena, Perassi, Facchinetti, Bianchi 2002, pp. 34-36. Probabilmente
queste stesse pietre potevano contraddistinguere lelmo imperiale,
come gi proposto da Alfldi 1934, p. 108.
31. La loro introduzione stata interpretata come una risposta allesi-
genza di semplificare il processo produttivo dopo la riorganizzazione
delle fabricae armorum statali in et tetrachica: James, S.: Evidence
from Dura Europos for the Origins of the Late Roman Helmets,
Syria, 63, 1986, p. 107-134; James, S.: The Fabricae: State Arms
Factories of the Later Roman Empire, Military Equipment and the
Identity of Roman Soldiers, Proceedings of the Fourth Roman Military
Equipment Conference, ed. J. C. Coulston, Oxford 1988 (BAR
International Series, 394), p. 271-273.
32. Skalon, K. M.: Der Helm von Concesti. Rumnien, Sptrmische
Gardehelme, pp. 91-94; Harhoiu, R.: Das frhvlkerwanderungszeitliche
hunnische Prunkgrab von Concesti in der oberen Moldau, Dacia, 40-42,
1996-1998, p. 267-304.
33. Facchinetti in Lusuardi, Perassi, Facchinetti, Bianchi 2002, p. 57.
34. In alcuni casi si potrebbe trattare di riconoscimenti del valore di
singoli, dal momento che in una lettera di Valeriano a Zosimo si
menziona una cassis inaurata donata a Claudio, tribuno militare
(SHA, Claud. 14, 5, II).
35. Lelmo di Deurne (fig. 17d) reca, infatti, la scritta STABLESIA VI:
Braat W. C., Der Fund von Deurne, Holland, Sptrmische Gardehelme,
p. 60; Facchinetti in Lusuardi, Perassi, Facchinetti, Bianchi 2002,
pp. 54 e 57.
36. Alfldi 1934, p. 108-110; Klumbach, H.: Einleitung, Sptrmische
Gardehelme, p. 11-12. Ammiano Marcellino (16, 10, 9-12) descri-
ve, infatti, lingresso trionfale di Costanzo II a Roma nel 357
circondato da un ordo geminus armatorum, clipeatus atque cristatus, corus-
co lumine radians. Inoltre sullelmo 2 di Berkasovo (fig. 17 c)
presente la scritta LICINIANA, verosimilmente il nome di un
reparto che traeva il suo nome dallimperatore Licinio, forse la sua
guardia personale: Manojtovic-Marijanski 1973, p. 28. La ripro-
duzione di elmi ad arco in un mosaico della villa del Tellaro in
Sicilia raffigurante il riscatto di Ettore, conforta lipotesi di una
loro attribuzione a truppe dlite e ad ufficiali, dal momento che in
questa scena sono Achille e Diomede, re dei Greci, a indossarli:
Voza, G.: Intervento, Kokalos, 18-19, 1972-1973, p. 190-192, tav.
XL, 2; Voza, G.: Lattivit della Soprintendenza alle antichit della
Sicilia orientale, Kokalos, 22-23, 1976-1977, p. 572-574, tav. CX.
37. Ricordo che i componenti di alcuni di questi corpi militari dlite
indossavano anche in battaglia, la barbarica, ovvero una veste ricama-
ta in oro, al fine di spaventare i nemici con il suo splendore: Speidel,
M. P.: Late-Roman Military Decorations II: Gold-embroidered
Capes and Tunic, AnTard, 5, 1997, p. 231-237. Sulleffetto prodot-
to nei nemici dalla vista dei soldati rilucenti doro: Julian. Or. 1, 31,
C; Amm. 18, 2, 17; 31, 10, 9 e 14. Alfldi 1934, p. 116-117.
Tipo I
Il primo tipo di raffigurazione di elmi ad arco rela-
tivo a caschi da fanteria, presenti, ad esempio, su
pezzi da due solidi delle zecche di Ticinum del 315
38
(fig. 3) e su multipli equivalenti a quattro solidi e
mezzo coniati a Thessalonica nel 315 o nel 317
39
, ma
anche su folles delle zecche di Siscia e di Lugdunum del
318-319
40
. Questo tipo di meno frequente ripro-
duzione sulle emissioni monetali rispetto agli elmi
da cavalleria
41
.
Il casco ha una calotta priva di decorazione, sulla
quale sovrapposta la corona di alloro
42
. Si noti il
taglio di calotta e paragnatidi che permette di lasciare
scoperte le orecchie. Le paragnatidi sono decorate da
punti in rilievo, forse pietre o una stilizzazione delle
fasce decorative a sbalzo presenti sulle lamine di
rivestimento.
La bassa cresta lungo lasse longitudinale sembra
composta da crini, conformemente a quanto attestato
dalle fonti letterarie e a quanto emerso dallanalisi dei
frammenti della cresta di un elmo ad arco da
Richborough, sui quali stata riconosciuta la presenza
di gesso marrone che doveva servire per fissare piume
o crini
43
.
Tipo II
Il secondo tipo rappresentato da un particolare elmo
ad arco raffigurato su unemissione di solidi della
zecca di Ticinum, databili secondo lAlfldi al 315-
317
44
(fig. 4). Lelmo dotato di una cresta dalla
particolare struttura simile a quella del pressoch con-
temporaneo elmo di Berkasovo I
45
(fig. 17 b),
realizzata completamente in metallo. Questultimo,
infatti, sopra la fascia trasversale di raccordo fra le
calotte presenta una seconda banda metallica, soste-
nuta da una serie di cannule dargento,
alternativamente dorate e non, allinterno delle quali
passano gli steli dei chiodi dargento di fissaggio, le
cui teste sferiche sono ben visibili anche nella ripro-
duzione monetale.
Inoltre, sia nellelmo di Berkasovo che sulla moneta,
ogni semicalotta costituita da due piastre triango-
lari tenute insieme da un setto centrale decorato da
pietre
46
.
Le fortissime analogie portano a ritenere che linci-
sore di questa emissione abbia preso a modello un
elmo del tipo di quello di Berkasovo 1, anche se con
qualche differenza come lassenza della decorazione
con gemme delle piastre triangolari della calotta e la
presenza di aperture che lasciano scoperte le orec-
chie. Questultima caratteristica, tipica degli elmi da
fanteria, si trova per nel secondo casco da cavalleria
trovato a Berkasovo (fig. 17 c), databile non dopo il
324
47
, e potrebbe, al limite, essere giustificato dalla
volont di non nascondere neanche parzialmente la
fisionomia dellimperatore, volont che si concretiz-
za gi nella mancata riproduzione del paranaso e del
paranuca.
GRAZIA FACCHINETTI
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38. RIC VII, n. 25, p. 362, tav. 9; Alfldi 1963 n. 643.
39. Alfldi 1963, cat. n. 644 (315); Bastien 1992-1994, p. 215
(315); RIC VII, n. 7, p. 499 (317).
40. Siscia: RIC VII, n. 53. Lugdunum: Bastien, P.: Le Monnayage de late-
lier de Lyon, de la rouverture de latelier en 318 la mort de Constantin
(318-337), Wetteren 1982 (Numismatique Romaine. Essais,
recherches et documents, 13), n. 1, p. 137, pl. 1. Vedi anche i soli-
di di Roma del 315: Alfldi 1963, cat. n. 646, taf. 6, 88; i
centenionales della zecca di Arelate del 319 e del 319-320: Depeyrot,
G.: Les missions montaires dArles (quatrime-cinquime sicles), Wetteren
1996 (Collection Moneta, 6), p. 43, n. 19/3 (=RIC VII, 185 o
188) e p. 44, n. 22/1 (=RIC VII 190, 191, 194, 196)
41. Questa disparit di attestazione sembra trovare una spiegazione
nella maggior importanza assunta dalla cavalleria nellesercito
tardoantico, in conseguenza della necessit di disporre di contin-
genti mobili in grado di far fronte alle sempre pi frequenti
incursioni delle popolazioni germaniche. La crescente richiesta di
cavalieri porta, inoltre, alla prevalenza di truppe ausiliarie barba-
riche a cavallo: Carri, J.-M.: Eserciti e strategie, Storia di Roma III.
Let tardoantica I, Crisi e trasformazione, a cura di A. Carandini, L.
Cracco Ruggini, A. Giardina, Torino 1993, p. 83-154, spec. pp.
102-103. Sulla presenza di elementi di origine barbarica nelle-
sercito tardo antico: Speidel, M. P.: The Rise of Ethnic Units in
the Roman Imperial Army, ANRW II, 3, Berlin - New York 1975,
p. 202-231. Sui rapporti fra esercito romano e barbari: Larme
romaine et les Barbares du IIIe au VIIe s. (Actes du Colloque International,
Saint-Germain-en-Laye, 24-28 fvrier 1990), d. F. Vallet, M.
Kazanski, Paris 1993 (Mmoires de lassociation franaise dar-
cheologie merovingienne, 5).
42. Si vedano in proposito le osservazioni alla nota 18.
43. Lyne 1994, p. 97.
44. Alfldi 1932, p. 19 n. 1. La Alfldi (1963, n. 1) propone, invece,
una datazione fra il 313 e il 317. Di questa emissione noto un
solo esemplare un tempo nella collezione Trau.
45. Tale datazione dipende dalla presenza della scritta LICINIANA
sullelmo (cfr. nota 36): Manojlovic-Marianski 1973, p. 29.
46. La verifica di questo particolare possibile grazie allelaborazione
digitale delle fotografie disponibili dellunico esemplare noto.
Questo procedimento consente di evidenziare sia la banda laterale
di unione delle piastre della calotta sia una piccola porzione della
fascia frontale gemmata.
47. Manojlovic-Marianski 1973, p. 22-24, 28.
Tipo III
Il tipo III rappresentato dal celeberrimo multiplo in
argento databile al 315 e assegnato alla zecca di Ticinum
48
(figg. 5-6). Analoga raffigurazione appare anche su
solidi di Ticinum del 316
49
.
Il confronto fra i tre esemplari noti del multiplo
50
e gli
elmi ad arco consente di formulare unipotesi di resti-
tuzione del copricapo della raffigurazione monetale,
che differisce da quella gi proposta da S. Lusuardi
Siena
51
principalmente per la forma della fascia trasver-
sale ad arco
52
(fig. 18). Lesemplare conservato a San
Pietroburgo si rivela particolarmente prezioso per la
comprensione della struttura composita della calotta e
della cresta, nonch della sua decorazione (fig. 5), men-
tre quello di Monaco meglio evidenzia il motivo
decorativo della fascia frontale, divisa in campi al cui
interno sono quattro pietre cabochon (fig. 6). La calot-
ta, bipartita, costituita da due piastre triangolari,
unite da un setto rettangolare, come nellelmo di
Berkasovo 1 (fig. 17b). Lesemplare rinvenuto a
Budapest (fig. 17a), invece, si configura come il pi
puntuale confronto per la forma della banda trasversale
dunione delle due semicalotte. Entrambi gli elmi citati
sono, poi, accomunati a quello del multiplo dalla pre-
senza di pietre incastonate
53
.
Il ricco cimiero di pavone dellelmo di Costantino
era forse fissato con un sistema analogo a quello
dellelmo di Budapest che, a questo scopo, dispone
di quattro fibbie disposte a croce sulla sommit
della calotta. Il suo aspetto confrontabile con il
cimiero presente sullelmo ad arco dorato indossato
da Achille in un mosaico della villa tardoantica del
Tellaro in Sicilia
54
. La presenza del cimiero piumato
e di gemme sullelmo di Costantino trova, inoltre,
conferme nelle fonti scritte
55
. Nazario (Pan. X, 29,
5), a proposito della battaglia di Ponte Milvio,
accenna al luccichio delle gemme della galea indossa-
ta dallimperatore e lanonimo panegirista autore del
discorso pronunciato nel 307 (Pan. VI, 6, 2) parla
di una galea doro dotata di cimiero di piume e ris-
plendente di pietre preziose.
Sul multiplo, alla base della cresta fissato un orna-
mento circolare decorato allinterno da un
cristogramma. La presenza di tale elemento sulle armi
di Costantino testimoniata da Eusebio di Cesarea
56
e da Prudenzio
57
, mentre rinvenimenti dalla Valle della
Mosa
58
e da Richborough
59
attestano luso su caschi di
MONETE E INSEGNE DEL POTERE: LA RAFFIGURAZIONE DI ELMI FRA IV E VI SECOLO D.C.
751
48. RICVII, p. 364, n. 36. Lattribuzione alla zecca di Ticinium proposta
da Alfldi 1932 e confermata da Kraft 1954-1955 viene comune-
mente accettata. Di recente C. Perassi ha suggerito lopportunit di
riesaminare tale attribuzione, non escludendo la possibilit di asseg-
narlo a un atelier orientale: Perassi, C.: Il medaglione di argento di
Costantino con elmo persiano, in La Corona Ferrea nellEuropa degli impe-
ri, II, Alla scoperta del prezioso oggetto, tomo 2, Scienza e tecnica, Milano
1998, p. 250-252; Perassi in Lusuardi, Perassi, Facchinetti, Bianchi
2002, p. 33.
49. RIC VII, p. 369, n. 57A; Depeyrot, G.: Les monnaies dor de Diocltien
Constantin I (324-337), Wetteren 1995 (Collection Moneta, 1),
Ticinum p. 72, n. 16/8. Forse anche al R/ Costantino indossa lel-
mo persiano, almeno a quanto dato capire dal disegno pubblicato
in Friedensburg, F.: Die antiken Mnzen der Sammlung der Stadt
Breslau, ZfN, 3, 1885, p. 123-124, sola riproduzione disponibile
dellunico esemplare conosciuto di questa emissione, ora disperso.
50. Come noto, sono conservati solo tre esemplari, custoditi a
Monaco, Vienna e San Pietroburgo. Il multiplo di Vienna, forte-
mente abraso, risulta poco leggibile nei dettagli e quindi
scarsamente utile ai fini della ricostruzione dellimmagine dellel-
mo di Costantino.
51. Lusuardi Siena 1998, p. 244, dove la fascia trasversale ad arco
rilevata come nellelmo di Deurne. Il confronto con lelmo di
Budapest suggerisce, per, la possibilit della ricostruzione qui
proposta.
52. Nella ricostruzione qui proposta non sono stati inseriti paranaso,
paranuca e paragnatidi, che pure dovevano essere presenti nellelmo
di Costantino, dal momento che la loro inserzione pone dei pro-
blemi. Nelle raffigurazioni monetali, infatti, chiaramente visibile
una fascia frontale gemmata continua, che mal sembra conciliarsi
con la presenza del paranaso. In linea di ipotesi, si potrebbe pensa-
re a una soluzione analoga a quella dellelmo di Budapest, dove la
fascia decorata con pietre si interrompe in corrispondenza di ques-
to elemento.
53. Sul medaglione queste sono rese con punti in rilievo disposti a
rosetta sulle semicalotte o in fila sulla fascia longitudinale ad
arco e sulla banda frontale. Si noti come paste vitree imitanti pie-
tre preziose siano sulla fascia frontale dellelmo di Budapest (fig.
17 a), alternate a una decorazione a rilievo: Alfldi 1934;
Thomas, E. B.: Der Helm von Budapest, Ungarn, Sptrmische
Gardehelme, p. 39-50.
54. Vedi supra nota 36. Anche il Kamelaukion sulla tela di Bamberga
sembra avere un cimiero di piume di pavone: Lusuardi Siena 1998,
p. 205.
55. Alfldi 1934; Perassi 1998; Perassi in Lusuardi Siena, Perassi,
Facchinetti, Bianchi 2002, p. 31-36.
56. Descrivendo il labaro, sormontato dal cristogramma, Eusebio
afferma che tale simbolo cristiano era inciso anche sullelmo di
Costantino (Vita Const. I, 31, 1). In un secondo brano (Vita Const.
III, 3, 1), poi, ricorda come nellaffresco presente sulla porta dac-
cesso del palazzo imperiale di Costantinopoli limperatore, con il
capo sormontato dal segno salvifico (ovvero la croce o il cristo-
gramma: si veda in questa sede il contributo di D. Wigg Wolf),
fosse ritratto nellatto di schiacciare un drago, simbolo di Licinio
e delle forze demoniache a lui alleate.
57. Contra Symm. I, 486-488: Christus purpureum gemmanti textus in auro /
signabat labarum, clipeorum insigna Christus / scripserat, ardebat summis crux
addita cristis.
58. Prins, J.: The Fortune of a late-Roman officer, Bulletin de lAssociation
pour lAntiquit Tardive, 1998, p. 52-53 (elmo ad arco da fanteria).
Prins, J.: The Fortune of a late Roman officer. A hoard from the
Meuse Valley (Netherlands) with helmet and gold coins, Bonner
Jahrbucker, 200, 2000, p. 309-328 dove lautore cita altri sei elemen-
ti simili ma che non dovevano essere applicati a elmi: 9. 319-321.
59. Lyne 1994.
ornamenti con il cristogramma, costituiti da un meda-
glione circolare sormontato da un triangolo
capovolto
60
. Decorazioni simili potevano anche essere
utilizzati per vesti, come, ad esempio, nel caso degli
esemplari trovati a Dombovar
61
e a Alshetny
62
.
Tipo IV
Il quarto tipo appare su numerose emissioni a partire
da quella gi citata della zecca di Treviri del 313
63
, e
ha da tempo attirato lattenzione degli studiosi per la
presenza, in alcuni esemplari, del cristogramma su un
lato della calotta
64
. Il casco presenta semicalotte com-
poste da due piastre unite da una fascia rettangolare,
come nei solidi e nel multiplo appena considerati ma
con cresta formata da una sorta di corta spazzola
posta nella parte sommitale del casco nella variante A
(fig. 7) oppure pi ampia e simile a quella degli elmi
del tipo I nella variante B (fig. 8). Il cimiero del tipo
A, seppur in visione laterale sembrerebbe composto da
piume, come suggeriscono talune raffigurazioni che
inseriscono nel pennacchio delle forme a losanga. La
posizione solo nella parte sommitale mi pare correla-
bile a quanto ipotizzato per il cimiero del casco di
Budapest. La cresta della variante B sembrerebbe, inve-
ce, realizzata con corti crini.
La raffigurazione monetale pu presentare linserzione
di gemme
65
(fig. 7) o la sovrapposizione della corona di
alloro
66
(fig. 8). Le paragnatidi sono strette e passano
sopra le orecchie
67
(fig. 7), talvolta visibili tramite un
foro come nel tipo I
68
(fig. 8), oppure dietro
69
. ipo-
tizzabile che non si tratti qui delle pi strette
paragnatidi del tipo da fanteria, quanto piuttosto
della riduzione grafica di quelle da cavalleria, come
suggeriscono la presenza ben evidente della fascia fron-
tale e le semicalotte composite che non sono mai
attestate in elmi da fanteria. In tal senso la raffigura-
zione di una fascia che protegge la nuca (fig. 7)
potrebbe essere interpretabile come la porzione supe-
riore del paranuca.
I figli di Costantino: Costanzo II
Dopo la sconfitta di Licinio nel 324, la monetazio-
ne di Costantino non raffigura pi il ritratto
dellimperatore elmato, cos come, fino al 352, quella
dei suoi figli. Solo al R/ di un medaglione doro di
Aquileia
70
(fig. 9) e di multipli aurei di Tessalonica
71
,
databili attorno al 340, Costante, in abiti militari,
indossa un elmo ad arco dotato di alta cresta piuma-
ta, in una scena di vittoria che verr ripresa anche in
un medaglione aureo di Valentiniano I
72
. Costanzo
II, invece, a partire dai solidi emessi in occasione
della celebrazione dei vota tricennalia suscepta nel 352
d.C. riprende il ritratto elmato, sovrapponendo al
casco, dotato di una cresta di piume, talvolta rappre-
sentate da file di globuletti, il diadema di perle, con
GRAZIA FACCHINETTI
752
60. Luso, su elmi, di ornamenti di forma simile, ma privi di cristogram-
ma, attestato, fra la fine del V e la prima met del VI secolo, da
raffigurazioni in dittici consolari: Delbrck, R.: Die Consulardiptychen
und verwandte Denkmler, Berlin - Leipzig 1929, n. 6, p. 100-103
(Basilio, 480); n. 16, p. 117-121 (Clementino, 513); n. 22, p. 137-
139 (Magno, 518); n. 32, p. 148-150 (Orestes, 530).
61. Von Augustus bis Attila. Leben am ungarischen Donaulimes, Stuttgart 2000
(Schriften des Limesmuseums Aalen 53), p. 108. Luso di acces-
sori recanti il cristogramma sembrerebbe configurarsi come una
moda che forse collegava laffermazione del credo cristiano a una
precisa scelta politica e sociale.
62.E. Tth, Az Alshetnyi 4. Szzadi erd s temet Kutatsa, 1981-
1986, Arch. rt. 114-115. 1987-1988, p. 58-59.
63. Le emissioni che presentano questo particolare tipo di elmo sono
estremamemente numerose e presentano notevoli varianti nella resa
della decorazione e dei particolari. Si vedano a titolo esemplifica-
tivo le tavole di Alfldi 1932.
64. LAlfldi (1932, p. 11) riteneva che il cristogramma fosse chiara-
mente visibile solo sulle prime emissioni, in conii probabilmente
copiati direttamente dal modello originale fornito dallamministra-
zione centrale. Una revisione della datazione delle emissioni della
serie Victoriae laetae (Bruun 1962, p. 13-18) ha, per, rivelato come
il cristogramma appaia solo in un momento successivo allavvio
dellemissione, probabilmente al di fuori degli intendimenti dei
responsabili della scelta dei soggetti monetali.
65. Ad es.: Numismatik Lanz Mnchen. Auktion 68. Mnzen der Antike.
6.6.1994, taf. 31, n. 844 (RIC VII, p. 128, n. 79; Lugdunum
320); Giessener Mnzhandlung Dieter Gorny GmbH, Mnchen, n. 71,
3.5.1995, p. 107, n. 851 (RIC VIII, p. 373, n. 91; Ticinum 319).
66. Ad es.: Giessener Mnzhandlung Dieter Gorny GmbH, Mnchen, n. 76,
22.4.1996, p. 80, n. 581 (RIC VII, p. 316, n. 176; Roma 318-
319).
67. Ad es.: RIC VII, p. 181, n. 208a, pl. 4 (Augusta Treverorum 318-319,
ma vedi sopra nota 20); RIC VII, p. 128, n. 79, pl. 2 (Lugdunum
320); RIC VII, p. 255, n. 192, pl. 6 (Arelate 319); RIC VII, p. 372,
n. 83, pl. 10 (Ticinum 318-319); RIC VII, p. 436, n. 95, pl. 13
(Siscia 319-320).
68. Ad es.: Bastien, P.: Le monnayage de latelier de Lyon de la rforme montai-
re de Diocletien la fermeture temporaire de latelier en 316 (294-316),
Wetteren 1980 (Numismatique romaine. Essais, recherches et
documents, 11), p. 256 n. 590, pl. LXIV (RIC VII, p. n. 45;
Lugdunum 315-316); RIC VII, p. 504, n. 30, pl. 15 (Thessalonica
318-319).
69. Ad es: Tradart. Monnaies antiques, Genve, 16.11.1995, p. 141, n. 249
(RIC VII, p. 316, n. 186; Roma, 318-319).
70. RIC VIII, p. 314, n. 1 (zecca di Aquileia, 9 settembre 337 340
oppure fra il 340 e il 342: p. 306-307).
71. Bruun, P.: Constans Maximus Augustus, Mlanges offerts Pierre
Bastien loccasion de son 75
e
anniversaire, d. H. Huvelin, M. Christol,
S. Gautier, Wetteren 1987, p. 189, 196-197, pl. 14, 8.
72. Kondic, V.: Two Recent Acquisitions in Belgrade Museums, JRS,
63, 1973, p. 48-49 (zecca di Costantinopoli, forse 369 d.C.).
o senza gioiello centrale
73
in raffigurazioni che lo
presentano sia di tre quarti (fig. 10) che di profilo.
Egli unifica cos le due insegne imperiali, elmo ad
arco e diadema, introdotte nella raffigurazione
monetale dal padre e crea un nuovo copricapo che
avr lunga fortuna anche dopo la dismissione degli
elmi ad arco da parte dellesercito romano. Infatti,
continuer a essere raffigurato nella monetazione
tardoromana e bizantina fino ai primi decenni
dellVIII secolo
74
, per il suo rilevante significato sim-
bolico
75
. Con Costanzo II, infatti, tale valore sembra
prevalere e portare a una standardizzazione della raf-
figurazione dellelmo lontana dal realismo riscontrabile
sulle emissioni di Costantino.
Raffigurazioni dellelmo ad arco fra IV e VI
secolo d.C.
Nella successiva monetazione imperiale, infatti, solo
alcune raffigurazioni di elmi si discostano in parte dal
modello introdotto da Costanzo II. Su solidi di
Onorio, emessi dalla zecca di Ravenna fra il 408 e il
423
76
, visibile un elmo la cui cresta sembrerebbe
assimilabile a quella metallica del tipo II di
Costantino (fig. 11). In solidi di Maggioriano delle
zecche di Arelate, Ravenna e Mediolanum (457-461)
77
,
invece, lelmo pare avere due creste, una metallica e
una in crini, mentre il diadema talvolta a rosette e
non del pi consueto tipo con file di perle (fig. 12).
Solo con Giustiniano si assiste a una effettiva innova-
zione, con laggiunta al casco-diadema dei pendilia
78
,
ben visibili ai lati del capo sia sulla monetazione in
metallo vile (fig. 13) che in quella in oro, a partire
allincirca dal 538
79
. Fra le emissioni di Giustiniano
non si pu non citare il celebre medaglione aureo da
36 solidi un tempo al Cabinet des Mdailles di
Parigi
80
, che raffigura al D/ il busto dellimperatore e
al R/ una scena di adventus (fig. 14). La raffigurazio-
ne del casco-diadema, indossato su entrambi i lati del
medaglione estremamente dettagliata, tanto da con-
sentire di proporre una ricostruzione del copricapo
giustinianeo sormontato da una ricca toupha
81
(fig.
19), ovvero verosimilmente da un ornamento postic-
cio in piume, analogo a quello ipotizzato per lelmo di
Costantino raffigurato sul medaglione di Ticinum
82
e
forse allorigine dellacconciatura giustiniana ricor-
data, ancora alla met del XIV secolo, dallo
Pseudo-Codino (De off. IV)
83
.
MONETE E INSEGNE DEL POTERE: LA RAFFIGURAZIONE DI ELMI FRA IV E VI SECOLO D.C.
753
73. Una fascia gemmata gi presente sugli elmi raffigurati nelle
emissioni di Costantino, ma in tal caso si tratta della decorazione di
una parte del casco e non di un elemento, realmente o fittizia-
mente, sovrapposto alla calotta come nel caso delle emissioni di
Costanzo II. In queste, infatti, la distinzione fra casco e diadema
suggerita dai nastri di chiusura di questultimo, che oscillano,
mossi dal vento, dietro la testa dellimperatore.
74. Le ultime raffigurazioni dellelmo ad arco appaiono, infatti, su
emissioni di Leone I datate tra il 717 e il 720: DOC III, 1, p. 251,
n. 20a e p. 253-254, nn. 23-27. In seguito la raffigurazione dellim-
peratore in abiti militari conosce uninterruzione di circa tre secoli,
dopo la quale si assiste a un mutamento iconografico che compor-
ta anche la sostituzione dellelmo ad arco con una corona: DOC III,
1, p. 125-126.
75. Lelmo simbolo di virtus e di vittoria militare imperiale, ma in et
bizantina anche memento dellincoronazione imperiale, nella prima
fase della quale il nuovo sovrano rivestendo labbigliamento mili-
tare e impugnando la lancia (simbolo del potere fin dallet
repubblicana: Alfldi, A.: Hasta - Summa imperii. The Spears as
Embondiment of Sovereignty in Rome, AJA, 63, 1959, p. 2-27;
Schfer, Th.: Flaminat und hasta. Bemerkungen zur
Selbstdarstellung eines munizipalen Magistraten, in Scritti in ricordo
di Graziella Massari Gaballo e di Umberto Tocchetti Pollini, Milano 1986,
p. 123-130) riceve lacclamazione da parte della guardia imperiale:
Pertusi 1976. Secondo questo autore il cerimoniale bizantino con-
tinuamente ripropone la cerimonia di incoronazione, ribadendo
cos lattribuzione del potere imperiale.
76. RIC X, n. 1310 p. 331.
77. RIC X, nn. 2605-2608, 2612-2614, 2623-2634, 2636, 2639, p.
399-404.
78. Piltz 1977, p. 59. Fra le numerose raffigurazioni di diademi con
pendilia si veda, ad esempio, il cosiddetto Colosso di Barletta: Piltz
1977, pl. 9.
79. DOC I (p. 159, n. 277) cataloga solidi della zecca di Cartagine con
elmo dotato di pendilia databili fra il 534 e il 545. Questo tipo di
raffigurazione ritorna anche sulle emissioni di Giustino II (ad es.:
DOC I, p. 198-201, n. 1-11), Tiberio II (ad es.: DOC I, p. 273-
274, n. 16-17), Maurizio (ad es.: DOC I, p. 296-299, n. 5-8) ed
Eraclio (DOC II, 1: p. 321-323, n. 167-170).
80. C. Morrisson (Mdaillon perdu de Justinien I
er
(527-565),
Byzance. Lart byzantine dans les collections publiques franaises, Paris 1992,
p. 167-169) ipotizza lemissione nel 534 in occasione del trionfo
decretato per le vittorie di Belisario in Africa.
81. Secondo A. Mastrelli (Tracce linguistiche longobarde nel Friuli, Paolo
Diacono e il Friuli altomedievale (secc. VI-X) (Atti del XIV Congresso
internazionale di studi sullAlto Medioevo, Cividale del Friuli
Bottenico di Moimacco, 24-29 settembre 1999), Spoleto 2001 (Atti
dei congressi, XIV), p. 780 e nota 74) la parola toupha/tufa sarebbe di
origine germanica e si sarebbe affermata prima dello sfaldamento
dellImpero romano. Ne deriverebbe, fra gli altri vocaboli, il francese
toupet. Secondo il Venerabile Beda (Hist. Eccl. 1.II c.16) con il termine
tufa i romani indicavano uno stendardo.
82. Una simile acconciatura era indossata da Giustiniano in una statua
equestre costantinopolitana nota da un disegno del XIV secolo:
Piltz 1977, fig. 39.
83. Pseudo-Kodinos, Trait des offices, d. J. Verpeaux, Paris 1966 (Le
monde byzantin, 1), p. 200 e nota 2. La fonte non descrive lac-
conciatura che solo in linea di ipotesi stata accostata dalla Piltz
(1977, p. 33) alla toupha giustinianea. Il Verpeaux pensa, invece,
che questa acconciatura di piume debba essere identificata con la
trionfale citata dalla stessa fonte.
GRAZIA FACCHINETTI
754
Elmi sulla monetazione barbarica
La rilevanza politica e ideologica della raffigurazione
del casco-diadema evidenziata dalla sua ripresa nelle
emissioni barbariche a nome degli imperatori bizanti-
ni. Il prestigio della raffigurazione imperiale sembra
veicolare anche il significato dellelmo come insegna
di potere nella monetazione autonoma ostrogota e
visigota, dove spesso connota ancora la dignit reale.
Ma non si tratta pi del desueto elmo ad arco, bens
dello Spangenhelm, ben riconoscibile sulle emissioni di
Teodato (fig. 15) e Totila ma anche su quelle dei re
Visigoti a partire da Leovigildo (568-586)
84
(fig.
16). Questi re, traendo i simboli del loro potere dal
mondo bizantino, sembrano volerlo autolegittimare,
ma nello stesso tempo ne affermano lautonomia sce-
gliendo come insegna di potere un nuovo tipo di
elmo, radicato nel mondo germanico e verosimilmen-
te prodotto in ambito goto
85
. Il rilevante significato
ideologico attribuito a questa tipologia di caschi
ancora vivo nellItalia longobarda, come testimonia la
Lamina della Valdinievole, dove raffigurata lofferta
al re Agilulfo di due Spangenhelme
86
.
Osservazioni conclusive
Concludendo, lanalisi delle raffigurazioni monetali,
tramite il costante confronto con altre classi di testi-
monianze, consente di seguire, fino alle soglie del
medioevo, il filo rosso dellevoluzione di quella parti-
colare insegna di potere costituita dallelmo, di volta
in volta analogo a caschi coevi o ripreso da una tradi-
zione iconografica precedente. da notare che
laffermazione di elmi che trovano attestazioni negli
armamenti contemporanei appare sempre legata a
situazioni storiche particolari, durante le quali si
affermano nuove forme di potere: limpero post-
tetrarchico e cristiano di Costantino e la monarchia
autonoma dei regni barbarici.
84. Reinhart, W.: Germanische Helme in westgotischen Mnzbildern,
JNG, 1950-1951, pp. 43-46.
85. Sulle problematiche relative agli Spangenhelme: Bhner, K.: Die frh-
mittelalterlichen Spangenhelme und die nordischen Helme der
Vendelzeit, JRGZ, 41, 1994, p. 471-549, con bibliografia precedente.
86. I soldati ai lati di Agilulfo in trono indossano, invece, elmi a lamelle,
come quello a cui apparteneva la lamina con funzione di frontale:
Lusuardi Siena, S.: Una precisazione sulla lamina di Agilulfo dalla
Valdinievole, in Studi di storia dellarte in onore di Maria Luisa Gatti Perer,
a cura di M. Rossi, A. Rovetta, Milano 1999, p. 15-26. Per il sig-
nificato di insegna di potere rivestito dallelmo in et medievale,
Silvia Lusuardi Siena (1998, p. 236-237), osserva che il
Pontificale di Egberto (met VIII sec., conservato in una copia di
met X) prevede ancora limposizione dellelmo sul capo del sovra-
no nel corso della cerimonia di investitura e richiama la presenza
di elmi nelle sepolture regali di Sutton Hoo: Bruce-Mitford, R.:
The Sutton Hoo Ship-Burial: reflections after Thirty Years, York 1979.
Ricordo, a questo proposito, che copricapi in tessuto a forma di
elmo sono stati rinvenuti in tombe di probabili capi trib in area
caucasica: Ierusalimskaja, A. A.: Die Grber der Mocevaja Balka.
Frhmittelalterliche Funde an der nord-kaukasichen Seidenstrasse, Mnchen
1996, p. 37, cat. n. 13 p. 144-145, fig. 207.
MONETE E INSEGNE DEL POTERE: LA RAFFIGURAZIONE DI ELMI FRA IV E VI SECOLO D.C.
755
Abbreviazioni bibliografiche
Alfldi, A. (1932): The Helmet of Constantine with
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GRAZIA FACCHINETTI
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1 2 3 4
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MONETE E INSEGNE DEL POTERE: LA RAFFIGURAZIONE DI ELMI FRA IV E VI SECOLO D.C.
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a b c
d
g h i l
n
Fig. 17
o p
q
m
e f
GRAZIA FACCHINETTI
758
Didascalie
Fig. 1. Postumo (Bastien 1992-1994); 2. Gallieno (Numismatica Ars Classica AG Zrich, Auction 10,
9.4.1997, t. G, n. 679); 3. Costantino tipo I (Bastien 1992-1994); 4. Costantino tipo II (Alfldi 1932);
5. Costantino tipo III, San Pietroburgo (Alfldi 1939); 6. Costantino tipo III, Monaco (La Corona Ferrea
nellEuropa degli imperi, II, 1, Milano 1998, p. 16); 7. Costantino tipo IV, var. A (Giessener Mnzhandlung Dieter
Gorny GmbH, n. 76, Mnchen 22.4.1996, p. 80, n. 581); 8. Costantino tipo IV, var. B (Bastien 1992-1994);
9. Costante (Gnecchi, I medaglioni romani); 10. Costanzo II; 11. Onorio; 12. Maggioriano (Bastien 1992-1994);
13. Giustiniano (Giessener Mnzhandlung Dieter Gorny GmbH, n. 82, Mnchen 29.4.1997, p. 70, n. 379);
14. Giustiniano (Gnecchi, I medaglioni romani); 15. Teodato (BMC Western & provincial Byzantine coins of the Vandals,
Ostrogoths and Lombards, pl. IX, n. 15); 16. Leovigildo (Miles, J.C.: The Coinage of the Visigoths of Spain. Leovigild to Achila
II, New York 1952, pl. II, n. 1).
17. Elmi ad arco da cavalleria: a. Budapest; b. Berkasovo 1; c. Berkasovo 2; d. Deurne; e. Burgh Castle; f. Conesti;
elmi ad arco da fanteria: g. Richborough 1; h. Worms; i-l. Augsburg-Pfersee; m-p. Intercisa; q. Augst (a-f; h-l; q:
Archivio Istituto di Archeologia, Universit Cattolica di Milano. Disegni di R. Rachini; g: Lyne, 1994; e-h:
Sptrmische Gardehelme).
18. Ricostruzione grafica dellelmo di Costantino raffigurato nel medaglione di Ticinum; 19. Ricostruzione gra-
fica dellelmo di Giustiniano raffigurato nel perduto medaglione aureo (Archivio Istituto di Archeologia,
Universit Cattolica di Milano. Disegni di R. Rachini).
Fig. 18 Fig. 19

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