Sei sulla pagina 1di 6

Epicuro

La vita
Epicuro nacque nel 341 a Samo. Inizi a dedicarsi alla filosofia allet di 14 anni e proprio a Samo partecip
alle lezioni del platonico Panfilo e del democriteo Nausifone ed grazie a Nausifone che si appassion alla
dottrina di Democrito anche se in seguito si distacc da questultimo e dal suo pensiero criticandolo e
affermando lindipendenza del proprio. A 18 anni si rec ad Atene per compiere i due anni di servizio militare
richiesto dagli efebi. La sua attivit di maestro cominci a 32 anni: inizialmente fond una piccola comunit
filosofica a Mitilene, una sullisola di Lesbo e una a Lampsaco. Intorno al 307 ritorn ad Atene dove vi rimase
fino alla morte avvenuta tra il 271-270 a.C.
La scuola epicurea
Ritornato ad Atene, Epicuro acquist una casa con un giardino e vi fiss la sua scuola, una comunit filosofica
di amici chiamati filosofi del giardino. Si trattava di unassociazione di carattere religioso che a differenza
delle altre scuole,la divinit alla quale lassociazione era dedicata era lo stesso fondatore. A questa scuola
appartenevano anche donne e schiavi poich essa era basata sulla solidariet e sullamicizia dei suoi membri.
I discepoli di Epicuro erano numerosissimi e ognuno di loro cercava di modellare la propria condotta sul suo
esempio; infatti Comportati sempre come se Epicuro ti vedesse era uno dei precetti fondamentali. Anche
dopo la sua morte, la fedelt e la venerazione per il capostipite fu un contrassegno tipico e costante della
scuola epicurea e infatti la figura di Epicuro fin per sfumare nella leggenda e nel mito per essere addirittura
caricata di valori divini: per i discepoli degli anni a venire Epicuro non fu pi solo il maestro, ma una sorta di
divinit tanto vero che gli tributarono onori quasi divini e celebravano nel ventesimo giorno di ogni mese la
sua memoria e quella di uno dei suoi discepoli pi vicini, Metrodoro di Lampsaco, i cui scritti furono in massima
parte di contenuto polemico. Ma nonostante avesse numerosissimi discepoli, nessuno di loro apport alcun
contributo originale alla sua dottrina poich egli esigeva che ognuno di loro osservasse strettamente i suoi
insegnamenti, infatti possiamo riportare soltanto il nome di quei discepoli attraverso i quali ci sono giunte
ulteriori notizie intorno alla dottrina epicurea: Filodemo, del quale ci rimangono dei frammenti che trattano
numerosi problemi epicurei, in particolare la polemica che si svolgeva allinterno della stessa scuola epicurea o
tra essa e altre scuole e Tito Lucrezio Caro, che scrisse il De rerum natura, unesposizione fedele
dellepicureismo. Lopera incompiuta ed formata da sei libri divisi in tre parti rispettivamente dedicati alla
metafisica, allantropologia e alla cosmologia e ognuna delle quali composta da due libri. I primi due trattano
di tutta la realt, dello spazio, della materia e della costituzione dei corpi sensibili, il terzo e il quarto delluomo
e gli ultimi due delluniverso e dei pi importanti fenomeni fisici.
Gli scritti
Epicuro fu autore di circa 300 scritti, di cui ci sono pervenuti le Massime capitali e il Testamento conservateci
da Diogene Laerzio, una raccolta di Sentenze ritrovata in un manoscritto vaticano e frammenti dellopera Sulla
natura grazie ai papiri ercolanesi. Intatte ci restano solo tre lettere: Epicuro attribuisce grande importanza
allesercizio della memoria infatti le lettere hanno lo scopo di consentire ai principianti di fissarsi in mente gli
elementi fondamentali della sua filosofia e ai pi progrediti di richiamarli e usarli nelle varie circostanze della

vita e inoltre espongono in forma compendiata i capisaldi della sua dottrina. Queste lettere sono state
conservate nel decimo libro della Vita dei filosofi di Diogene Laerzio e sono state indirizzate a tre diversi
destinatari: a Erodoto ( sui principi della dottrina anatomista), a Meneceo ( sulletica) e a Pitocle ( su questioni
metereologiche).
La filosofia
Epicuro considera la filosofia uno strumento utile alluomo per raggiungere la felicit che intesa come
liberazione dalle passioni. Infatti gli uomini attraverso di essa possono liberarsi da ogni desiderio turbolento e
irrequieto, da opinioni irragionevoli e vane e turbamenti che ne derivano da esse. La filosofia ha una funzione
terapeutica e fornisce alluomo un quadruplice farmaco che costituito da quattro massime che
rappresentano un rimedio o farmaco contro i dolori e le angosce della vita: non bisogna aver timore degli dei,
non bisogna aver timore della morte, il bene facile a procurarsi, il male facile a sopportarsi:
-Gli dei, beati e incorruttibili, non si curano del mondo e quindi gli uomini non devono temere un loro intervento;
Lessere beato e incorruttibile non ha di per se stesso affanni e non li reca ad altri. N ira n benevolenza
dunque lo tengono: le passioni di questo genere sono solo nel debole
( Massime capitali)
-La morte non ha alcun rapporto con luomo: come la vita si forma per aggregazione di atomi, cos la morte
avviene per disgregazione degli stessi atomi: di conseguenza, finch luomo esiste, essa non c e, quando
essa viene, luomo non pi;
Il pi orribile dei mali, la morte, niente per noi, perch, finch noi siamo, la morte non c; quando la morte
c, allora noi non siamo pi; sicch essa nulla e per i vivi e per i morti, poich in quelli non c e questi non
sono pi (Lettera a Meneceo)
-Il bene, cio la serenit dellanima, si pu raggiungere facilmente seguendo la saggezza e la prudenza, che
suggeriscono quali bisogni possano essere soddisfatti e quali altri invece debbano essere rifiutati;
-Il male, cio il dolore, pu essere sopportato col ricordo della felicit passata e la speranza del bene futuro.
Inoltre il dolore, se violento, passa presto; se leggero pu essere tollerato facilmente perch lorganismo vi
si abitua.
La canonica
Epicuro distingue tre parti della filosofia: la canonica, la fisica e letica. Ma la canonica concepita in rapporto
cos stretto con la fisica che si pu dire che le parti della filosofia sono soltanto due: la fisica e letica. La
canonica o dottrina della conoscenza considerata diretta essenzialmente a fornire il criterio della verit
ovvero il canone capace di portare luomo verso la felicit. Tale criterio quadruplice ed fondato sulla
sensazione, sulla prolessi o anticipazione concettuale, sulla ipolessi o supposizione e sullo slancio o colpo
docchio. Le sensazioni sono sempre vere , non ingannano mai sulla rappresentazione sensibile dell'oggetto ,
ma non tutte sono egualmente evidenti . Soltanto quelle evidenti sono testimonianze attendibili sulla realt
oggettiva ; le altre , invece , attendono conferma dalle prime. Luomo la riceve passivamente senza
aggiungere o togliere niente. Diogene Laerzio infatti diceva :Il senso non agisce di per s stesso, ma,

ricevendo limpressione da altro, non pu ad esso n aggiungere n togliere nulla. La prolessi
lanticipazione concettuale che luomo ha di un oggetto prima di sperimentarlo. Tale anticipazione non deriva
da idee innate bens dalle esperienze precedentemente compiute e conservate nella memoria, riassunte e
fissate in un nome appropriato. Di conseguenza luomo, ogni volta che sente ripetere un nome sa gi
anticipatamente a quale oggetto esso corrisponde, anche prima di sperimentare tale oggetto. Gli Epicurei
designano la prolessi come anticipazione concettuale insita in noi, ossia memoria di ci che ripetutamente ci
apparso dallesterno. Per esempio: lessere uomo ci che ha certe determinate caratteristiche. Infatti nellatto
stesso di pronunziare la parola uomo, subito, per prolessi, si pensa alla sua forma, secondo la precedente
esperienza dei sensi. La ipolessi la supposizione che luomo esprime oltrepassando i dati sensoriali del
momento. Esempio: vedendo un bastone immerso nellacqua, si suppone che esso sia spezzato. Tale
supposizione va oltre la sensazione visiva perch un giudizio del genere ( il bastone spezzato) dovrebbe
presupporre anche la sensazione tattile, alla quale il bastone stesso si riveler invece dritto e non spezzato.
Perci ogni supposizione, perch possa essere considerata vera, ha bisogno di essere confermata o, almeno,
non smentita da altre esperienze sensibili. Ma ogni sensazione di per s vera: vera anche limmagine del
bastone spezzato per la vista; lerrore nelloltrepassare la sensazione e anticipare giudizi che altri sensi non
confermeranno.
La ipolessi chiamano anche supposizione o opinione e dicono che pu essere vera o falsa; qualora infatti si
fondi su testimonianza o non riceva attestazione contraria, risulta vera. Qualora invece non abbia
testimonianze favorevoli o ne abbia di contrarie, falsa.(Diogene Laerzio)
Linganno e lerrore si trovano sempre in ci che la nostra supposizione aggiunge a ci che attende di essere
confermato o almeno non contraddetto. (lettera a Erodoto)
Lo slancio o colpo docchio lintuizione immediata di ci che non pu essere oggetto di esperienza, come lo
spazio infinito, latomo, lesistenza degli dei. Tali intuizioni non possono ricevere conferma dalle sensazioni, ma
non devono essere contraddette dallesperienza sensoriale.
La fisica
Per Epicuro la fisica ha lo scopo di escludere dalla spiegazione del mondo qualunque causa soprannaturale e
di liberare gli uomini dalla paura di essere alle dipendenze di forze sconosciute e di misteriosi interventi e per
fare questo la fisica deve essere materialistica, dal momento che esclude la presenza di ogni anima o principio
spirituale, riprendendo quindi la teoria atomistica democritea, e meccanicistica perch si avvale
esclusivamente del principio del movimento dei corpi per spiegare tutto ci che fisico. Viene escluso, quindi,
ogni possibile principio di finalismo. Ne deriva che tutto ci che esiste, per gli epicurei, non pu che essere
corpo, dal momento che solo il corpo pu agire o subire unazione. Il vuoto (unico non corpo) considerato
necessario al movimento dei corpi, ma proprio per la sua natura incorporea passivo, non agisce, non
subisce. Come Democrito, gli epicurei ritengono che nel vuoto, infinito, vi siano corpi minuscoli e indivisibili che
muovendosi si urtano, unendosi o dividendosi. Rinnovando la dottrina di Democrito, lEpicureismo afferma che
il mondo formato da innumerevoli atomi che si muovono nel vuoto. Gli atomi hanno forma, grandezza e
pesantezza diverse: muovendosi nel vuoto, dallalto verso il basso, essi non si incontrerebbero mai, ma
cadrebbero parallelamente e con la stessa velocit (nel vuoto i corpi cadono con la medesima velocit, perch
non incontrano alcuna resistenza), se non possedessero la capacit di deviare obliquamente dalla linea

perpendicolare. Tale deviazione spontanea, detta clinmen dal romano Lucrezio, permette lincontro degli
atomi e la formazione delle cose.
Quando gli atomi cadono, per il proprio peso, gi diritti, deviano poco dal loro cammino, tanto da poter dire
che mutato il loro movimento. Perch, se non avessero la possibilit di declinare, cadrebbero tutti in basso
come gocce dacqua e non avverrebbe alcun incontro: cos che nulla mai avrebbe creato la natura ( Lucrezio,
La natura)
Caratteristiche essenziali dellatomo per Democrito erano la figura (forma), lordine e la posizione. Per Epicuro
invece sono la figura (forma), il peso e la grandezza. Le forme differenti degli atomi (solo quantitativamente e
non qualitativamente come lo erano invece per le forme platoniche o aristoteliche), necessarie per spiegare le
diverse qualit fenomeniche delle cose che ci appiano, devono essere diversissime e numerosissime ma non
infinite (e qui sta unaltra differenza con Democrito, che le riteneva anchesse, infinite, come il numero degli
atomi). Il numero degli atomi invece anche per Epicuro infinito. Il peso viene utilizzato per spiegare il moto
originario degli atomi. Infatti, a differenza degli Atomisti che consideravano il moto degli atomi in tutte le
direzioni, Epicuro individua un moto di caduta, di uguale durata per tutti gli atomi, diversi sia in grandezza che
peso, verso il basso nellinfinito spazio dovuto al peso degli atomi. Gli atomi non cadono in linea parallela
senza mai toccarsi in base alla teoria della declinazione degli atomi, il clinmen. La teoria della declinazione
utilizzata da Epicuro, oltre che per ragioni fisiche, soprattutto per ragioni etiche. Lincontro meccanico degli
atomi che danno origine ad infiniti mondi per Democrito presenta alla base una Necessit che viene a mancare
con il clinamen, il caso e fortuito, introdotto da Epicuro. Luomo libero dalla Necessit, dal Destino che lo
imprigionava. Mentre Democrito non crede in uno spirito organizzatore e finale, comunque sia pone delle
cause allorigine del mondo, quale appunto il NECESSARIO incontro di atomi, mentre Epicureo elimina le
cause che stanno allorigine del mondo, ponendolo totalmente a caso, senza finalit, Intelligenza Primaria o
Necessit, attraverso il clinamen e la derivazione degli atomi lungo la loro traiettoria. Epicuro ammette
l'esistenza degli dei . Un argomento a favore di essa dato dal consenso di tutti gli uomini : ci su cui tutti gli
uomini sono concordi deve essere vero . Inoltre , tutti ritengono che gli dei siano immortali , felici e dotati di
figura umana . Ma queste credenze non sono altro che prolessi , concetti derivati dall'esperienza : per esempio
, durante il sonno si hanno visioni di dei , le quali , quindi , come ogni prolessi , derivano da oggetti reali . Un'
altra dimostrazione dell'esistenza divina proprio data dai sogni , dove compaiono anche le divinit , che sono
per Epicuro antropomorfi , uguali a come ci appaiono nei sogni . Per Epicuro la divinit non si interessa
minimamente delle vicende umane ed egli lo dimostra con un ragionamento simile a quello aristotelico : la
divinit una realt beata , e se si occupasse delle vicende umane come potrebbe esserlo ? Sarebbe
un'autodiminuzione occuparsi di tali cose . Ma gli dei dove stanno ? Epicuro un materialista e quindi deve pur
collocarli da qualche parte : egli li colloca negli " intermundia " , ossia gli spazi che separano un mondo
dall'altro . Tuttavia dire che gli dei non si curano delle vicende umane non vuol dire che siano irrilevanti : essi
sono un modello da imitare per l'uomo ( come Epicuro era per i suoi seguaci ) ; gli dei vivono la migliore delle
vite , piena di felicit e l'uomo imitandoli pu condurre una vita uguale alla loro : da qui nasce la teoria secondo
cui l'uomo uguale agli dei , pu assimilarsi ad essi ( viene ripreso il concetto del diventare come un Dio , di
Platone ) . L'unica differenza tra uomo e dei che loro hanno la vita eterna ( e di conseguenza la felicit eterna
) , l'uomo no . Ma che cosa mi importa se c' la felicit quando io non ci sono pi , diceva Epicuro ? " Non
infatti per me cosa piccola o priva di importanza ci che rende la mia disposizione d' animo simile a quella
degli dei e indica che non siamo inferiori alla natura incorruttibile e beata , nonostante la nostra condizione
mortale . Perch , da vivi , possiamo godere di una felicit pari a quella degli dei anche se si sia ricevuta una
diminuzione ; ma se non si in grado di sentire , in che modo si pu ricevere una diminuzione ? " ( Lettera alla

madre ). Se per Aristotele la divinit muoveva il mondo , per Epicuro essa muove gli uomini , che devono
tentare di imitarla ( esattamente come i pianeti per Aristotele imitavano l' eternit e la perfezione di Dio ) . Tra
l'altro questa concezione della divinit che non interviene nel mondo umano sortisce anche un altro effetto :
dissipa il timore per la divinit , che non va temuta in quanto non interverr mai nel nostro mondo . Per Epicuro
la religione tradizionale degenera in superstizione e atteggiamenti ridicoli dati dalla paura che l'uomo prova nei
confronti di dio : " non irreligioso chi rinnega gli dei del volgo , ma chi le opinioni del volgo applica agli dei "
dice Epicuro . Epicuro utilizza a proposito degli dei che appaiono nel sonno la dottrina , gi in parte democritea
, secondo la quale dagli oggetti emanano incessantemente flussi di atomi , detti eidola ( letteralmente immagini
) , i quali conservano fedelmente la configurazione degli oggetti da cui provengono , se non subiscono
modificazioni nel loro tragitto . Ma gli dei , secondo Epicuro , non sono composti come gli altri oggetti ,
altrimenti sarebbero anch'essi sottoposti ai processi di disgregazione . Gli dei , invece , sono immortali ,
immuni da dolori , e vivono beati in quelli che in latino saranno detti intermundia , gli spazi che separano tra
loro gli infiniti mondi . La condizione di beatitudine , ossia l'assenza di ogni genere di turbamento , usata da
Epicuro per dimostrare che gli dei non si occupano del mondo e delle cose umane . Attribuire agli dei il
governo del mondo equivarrebbe a privarli della beatitudine , che propria della loro condizione divina . Altro
argomento , forse di origine epicurea , contro la provvidenza divina quello che fa leva sulla presenza del
male nel mondo . Se gli dei intervengono nelle vicende del mondo , perch non eliminano il male ? Le risposte
possibili hanno la forma di una disgiunzione completa : o perch non possono o perch non vogliono o perch
n possono n vogliono . Ma se non possono , gli dei sono impotenti ; e se non vogliono sono invidiosi , ossia
non sono divinit buone . Impotenza e invidia sono caratteristiche incompatibili con la nozione di divinit .
D'altra parte se possono e vogliono , come mai il male continua a essere presente nel mondo ? L'unica
soluzione che consente di non attribuire alla divinit caratteristiche negative consiste , allora , nel riconoscere
che gli dei non si occupano del mondo e delle faccende umane , perch in fondo sarebbe un'autodiminuzione
da parte loro. Gli dei sono indifferenti all'uomo , n minacciosi n benigni , e la natura non un ordine
protettivo nel quale gli esseri umani sono inseriti.
Letica
Letica epicurea in generale volta alla ricerca della felicit, la quale consiste nel piacere che il principio e il
fine della vita beata. Infatti il piacere il criterio della scelta e dellavversione: si tende al piacere, si sfugge al
dolore. Il criterio che regola la vita pratica la ricerca del piacere e lallontanamento del dolore, in modo che si
stabilisca nellanima delluomo uno stato permanente di calma e di serenit con leliminazione del dolore fisico,
aponia o assenza di dolore e del turbamento spirituale, atarassia o assenza di turbamento. Tale stato di
serena tranquillit non si ottiene con il godimento sfrenato di tutti i piaceri e con la rimozione di ogni dolore, ma
occorre che luomo si lasci guidare da una assennata valutazione delle conseguenze che deriveranno, in
seguito, dalla soddisfazione di un piacere presente o dalla rinuncia e dalla soppressione di un dolore attuale o
dalla accettazione: infatti, un piacere soddisfatto pu generare dolori pi grandi, come un dolore accettato pu
procurare gioie maggiori. Di conseguenza necessario per luomo limitare lappagamento dei propri desideri,
desideri che nascono dai bisogni.
Noi diciamo che il piacere principio e fine della felicit, perch questo abbiamo riconosciuto come bene
primo e congenito. E da questo iniziano ogni scelta e repulsione ed a questo perveniamo giudicando ogni
bene secondo la norma del piacere e del dolore. Poich il piacere il bene primo e congenito, non accettiamo
qualsiasi piacere, ma accade talora che a molti piaceri rinunziamo quando ne consegue per noi maggiore

molestia, e molti dolori riteniamo migliori dei piaceri, quando per noi maggior piacere ne consegua, se per
lungo tempo li avremo sopportati.(Lettera a Meneceo)
Epicuro, inoltre, distingue i bisogni umani in naturali e necessari ( mangiare, bere, dormire), naturali e non
necessari( mangiare cibi raffinati, bere eccessivamente, dormire troppo) e non naturali e non necessari (
ricchezza, gloria, onori). I primi bisogni devono essere appagati, perch, quando sono stati soddisfatti, cessa
nelluomo quello stato di dolore che nasce dal bisogno e dal desiderio; gli ultimi devono essere sempre rifiutati
perch se vengono appagati, risorgono di continuo con rinnovata violenza, togliendo alluomo la tranquillit. I
desideri della seconda categoria possono essere soddisfatti con moderazione e prudenza, affinch non turbino
lequilibrio interiore.
Tra i desideri, alcuni sono naturali e necessari; altri naturali e non necessari; altri ancora, n naturali n
necessari, ma nati da vana opinione. Sono naturali e necessari quei desideri che ci liberano dal dolore
corporeo, come bere quando si ha sete; naturali ma non necessari quelli che non sottraggono il dolore
corporeo, ma solo variano il piacere, come i cibi sontuosi: non naturali e non necessari quelli che nascono da
vana opinione, come il desiderio di corone e di statue in proprio onore (Massime capitali)
Epicuro ritiene inoltre che se luomo vuole possedere pienamente la tranquillit della vita e la felicit interiore,
deve vivere appartato non partecipando allattivit politica, causa di agitazione e di amarezze. Vivi nascosto
il suo precetto: gli uomini saggi devono necessariamente rimanere estranei alla vita politica poich essa
ostacolo al raggiungimento dellatarassia.
Ritirati in te stesso, specialmente quando devi stare in mezzo alla folla. Essenziale alla felicit il nostro stato
interiore, che dipende da noi. La vita del soldato gravosa e sottoposta al comando di altri; la vita delloratore
inquieta e ansiosa di riuscire a persuadere la folla. ( Frammenti)
Unica forma di rapporti con gli altri uomini lamicizia, libera e disinteressata, che procura conforto duraturo
anche nei momenti del dolore.
Lacquisto dellamicizia di gran lunga il massimo dei beni che la saggezza pu procurare per la felicit
dellintera vita. (Massime capitali)
Lamicizia nasce dallutile ma essa un bene per s infatti lamico non n chi cerca sempre lutile, n chi non
lo congiunge mai allamicizia, giacch il primo considera lamicizia come un traffico di vantaggi, mentre il
secondo distrugge quella fiduciosa speranza di aiuto che necessariamente fa parte dellamicizia.

Potrebbero piacerti anche