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Struttura delle Baccanti di Euripide

Prologo (1-63).
Come la maggior parte delle tragedie di Euripide, le Baccanti si aprono con un monologo (mentre
Sofocle preferisce il dialogo). Qui, come in altre opere, "la finalit principale del monologo situare
lazione nel suo contesto di tradizione leggendaria, fornendo coordinate temporali e spaziali, un
sommario degli antefatti e le relazioni fra i principali personaggi" (Dodds).
Il prologo recitato da Dionso stesso.
Egli a Tebe, presso le rovine fumanti, dove ancora lampeggia il fuoco della folgore con cui Zeus
folgor, "oltraggio di Era", sua madre Semele. Ha lasciato molte terre dove ha introdotto i misteri
del suo culto; e ora qui, nel luogo natio, dove Penteo, suo cugino, a cui Cadmo ha ceduto il
regno, combatte il suo culto. Perci egli ha "punto di follia" le donne di Tebe, e le ha costrette al
suo culto sul Citerone. Per questo, e per vendicare la memoria di sua madre, egli pronto a
scatenare le Menadi in guerra contro Tebe, dimostrando "di essere un dio".
Per fare ci ha "assunto sembianza mortale e mutato la forma nellidentit di uomo", diventando
"lo Straniero".

Parodos (64-167).
La parodos delle Baccanti una vera e proprio summa theologica e liturgica del culto dionisiaco. Si
pu dividere in tre parti:
1) un breve preludio (64-71);
2) due coppie strofiche (72-134);
3) un lungo epodo conclusivo (135-169).
Il coro delle donne barbare che segue Dioniso intona il canto. Canta la bellezza del culto e la sua
nascita prematura, quando fu accolto nella coscia di Zeus per nascere una seconda volta.
Egli gira per le terre del mondo in terre arse dal sole o bruciate dal gelo per diffondere la sua
religione.
L'epodo finale contiene un chiaro riferimento al culmine dei rituali segreti del dionisismo, lo
sparagms seguito dalla omophagha (= fare a pezzi una vittima e mangiarsela viva).
Misteriosamente allusiva la figura del "baccante" maschio che guida il rituale, probabilmente
destinato al duplice ruolo di sacerdote e vittima.

Primo Episodio (170-369).
Il vecchio Cadmo e il vecchio Tiresia stanno preparandosi per partecipare alle danze di Dioniso,
mascherati come Baccanti. Penteo, di ritorno da un breve viaggio, sorpreso e sdegnato dal
comportamento del nonno e di Tiresia, ed ancor pi dall'assenza delle donne di casa, vuole
ripristinare lordine in citt. Curiosamente Cadmo e Tiresia accusano Penteo di essere fuori della
legge; e non valgono le spiegazioni che sono state date per risolvere il paradosso. La "legge"
sarebbe linsieme delle tradizioni ancestrali che Penteo tradirebbe non riconoscendo la divinit di
Dioniso: ma egli un nuovo dio, che non ha tradizione e che sta girando il mondo appunto per
convincere della sua divinit senza passato.
Dopo uno scatto dira nei confronti di Cadmo, Pnteo si scaglia con tutta la sua velleitaria violenza
contro Tiresia, che gli ha appena spiegato il mito della nascita di Dionso e gliene ha rivelato la
potenza, e ordina l'arresto del dio.

Primo Stasimo (370-431).
Il coro invoca Dioniso, "il primo dio tra i beati", colui che pone fine agli affanni nel vino e nel
sonno. Il coro non dice quello che scoprir Agave: che la follia bacchica non d la felicit, ma
soltanto linsensibilit di fronte allinfelicit. Il coro, che segue il dio che sta spargendo follia,
accusa paradossalmente: non c nulla da sapere, nulla da cercare: bisogna seguire "ci che la
gente semplice pratica e crede". Protagora, il sofista, come il coro delle Baccanti, afferma:
"Riguardo agli di, non ho possibilit di accertare n che sono n che non sono, opponendosi a ci
molte cose: loscurit dellargomento e la brevit della vita umana". Lalternativa suggerita quella
di vivere senza chiedersi nulla, senza cercar di conoscere.

Secondo episodio (434-518).
I soldati portano davanti a Penteo il dio in catene; il re lo interroga per capire chi sia. Irritato dalle
sue risposte ambigue, lo fa rinchiudere, legato, in una stalla.
"Questa la prima delle tre scene tra uomo e dio, Pnteo e lo Straniero. Esse formano una specie
di trittico, artisticamente costruito con quella equilibrata, antitetica simmetria per la quale
risplende larte classica. In questo primo breve incontro il forte gioca a fare il debole, mentre il
debole si illude di essere il forte: si conclude con lapparente completa vittoria delluomo
sullessere soprannaturale. La lunga scena centrale, attentamente costruita (642-861), mostra il
processo attraverso il quale il rapporto viene lentamente rovesciato. La terza scena (912-976), di
nuovo breve, mostra il rovesciamento completamente effettuato. Questo conflitto nei suoi tre
momenti costituisce il nucleo drammatico della tragedia: ogni altra cosa conduce ad esso e
scaturisce da esso" (Dodds).
" notevole il reimpiego di questa scena allinterno delle coordinate culturali della Chiesa
primitiva: Clemente Alessandrino, commentando lepisodio di Cristo trascinato davanti ai suoi
giudici, impiega alcuni versi di Dionso (470-476), istituendo in tal modo una contiguit simbolica
tra le due figure del dio perseguitato" (Guidorizzi).

Secondo Stasimo (519-575).
un canto di dolore paragonabile nel tono e nellatmosfera ad alcuni dei Salmi. Il Coro fa un
ultimo appello a Tebe; riafferma la propria fede nel mistero di Dionso, denuncia il persecutore e
rivolge un invito al dio affinch lo salvi. Linvocazione del Coro prelude anche a quello che avverr
allinizio del terzo episodio.

Terzo Episodio (576-861).
Questo episodio, centrale e risolutivo del dramma, diviso da Dodds in tre parti, delle quali la
prima si articola a sua volta in tre scene:
a) i miracoli del palazzo di Tebe (576-659);
a1) il terremoto fa crollare e incendia la reggia di Pnteo (576-603);
a2) Dionso narra al Coro i miracoli nella reggia e il modo in cui riuscito a sfuggire alle catene di
Pnteo (604-641);
a3) Pnteo esce dalla reggia per il secondo scontro con Dionso (642-659);
b) il racconto del Messaggero (660-786);
c) la tentazione di Pnteo (vv. 787-861).
Una serie di fenomeni soprannaturali sconvolge la mente del re: la terra trema, il palazzo sembra
bruciare, Dioniso gli appare come un toro, un fantasma presente in tre luoghi
contemporaneamente. Infine il persecutore e il perseguitato liberatosi da ogni laccio si trovano
davvero di fronte. Intanto un servo giunge dal Citerone e racconta a Penteo come le Menadi, che
se ne stavano lass quiete e serene, sentendosi braccate si siano trasformate in furie, assalendo i
mandriani che davano loro la caccia, compiendo strage di armenti, devastando villaggi.
Penteo decide di mandare truppe contro le donne invasate.
Di colpo Dioniso interrompe il discorso di Penteo lanciando un urlo potentissimo, che funge da
spartiacque tra la prima e la seconda met della tragedia: gli rivela senza mezzi termini che cosa
desidera in realt, e cio vedere le donne (soprattutto sua madre) impegnate in oscure libidini; lo
distoglie dal proposito di combattere e gli suggerisce di andare a spiare tra i boschi le Menadi, ma
travestito per prudenza da donna: lo guider lui stesso. Del tutto inaspettatamente (ma in modo
psicologicamente ineccepibile), Penteo, smascherato dal dio e posto di fronte alle sue inconfessate
perversioni (prima fra tutte il voyeurismo), accetta subito e senza riserve.

Terzo Stasimo (862-911).
Il canto si divide in tre parti che presentano tre nuclei tematici:
1) la prima strofe, caratterizzata da esultanza ed entusiasmo per la vittoria di Dionso, tutta
costruita sulla consueta metafora della caccia, cui la cerbiatta (cio la menade) riesce a sfuggire
cercando scampo nella natura incontaminata e preclusa alluomo;
2) lantistrofe basata sul concetto di punizione degli empi, che ignorano le leggi della natura;
3) lepodo ha come tema la felicit interiore delluomo, che non consiste nel benessere dovuto alle
ricchezze materiali, ma nellesperienza quotidiana del divino.
Il refrain che ritorna alla fine delle due strofe imperniato su unidea di saggezza che ha fatto
molto discutere: questa saggezza, infatti, sembrerebbe essere costituita dalla vendetta.

Quarto Episodio (912-976).
Dal Palazzo esce Pnteo travestito da Baccante: egli appare gi fuori di s, ed a lui si rivolge
Dionso con atteggiamento di distaccata ironia, divertito e pronto ad eccitare sempre pi il delirio
della sua vittima. "Entrambi gli antagonisti sono ora trasformati in qualcosa di diverso
dallumano. Lo straniero si rivela pi che uomo; egli non circuisce pi, ma comanda E quello
che lo segue sulla scena meno che uomo: un essere che ride scioccamente, pi debole di un
bambino, pi sgradevole di un deficiente, un essere tuttavia pieno del senso dionisiaco della forza
(vv. 945 s.) e in grado di percepire il dio nella sua vera forma (vv. 920-922), perch il dio entrato
nella sua vittima. La scena fra questi due quanto di pi orribile vi sia in letteratura e il suo
orrore accresciuto da un bizzarro e terrificante humour. La situazione rovesciata rispetto a
quella del secondo episodio: il motivo scenico dellabbigliamento di Pnteo (vv. 925-944) il
corrispondente del motivo scenico dellabbigliamento dello Straniero ai vv. 493-497; per loltraggio
fatto allora alla sua persona lo Straniero si prende ora una fantastica rivincita, col pretesto di fare
da valletto (v. 932)." (Dodds).

Quarto Stasimo (977-1023).
un canto di vendetta composto, come il terzo stasimo, da strofe, antistrofe ed epodo, con un
refrain. Il Coro invoca i demoni della pazzia affinch entrino nelle donne del Citerone, come erano
gi entrati in Pnteo; poi descrive in una visione chiaroveggente che cosa accadr o addirittura sta
gi accadendo in qualche luogo sulla montagna.

Quinto Episodio (1024-1152).
La morte di Pnteo prima annunciata e poi descritta in tutti i suoi orrendi e sanguinosi
particolari dal suo servo, che con Dionso lo aveva accompagnato al Citerone. Il racconto di
quanto avviene sul monte preceduto da un breve dialogo che pone in netto contrasto le reazioni
del Messaggero e del Coro di fronte alla notizia della morte di Pnteo: il primo profondamente
scosso e addolorato dalla tragica morte del padrone, il secondo felice per la libert guadagnata.
Penteo si nascosto su un pino. Mentre tutto intorno si fa silenzio, Agave, madre di Penteo, e le
baccanti, credono di vedere sull'albero un leone di montagna; allora schiantano il pino e danno
inizio allo scempio. Invano Penteo cerca di farsi riconoscere dalla madre. Il suo corpo viene fatto a
brandelli e sparso ovunque, la testa gli viene staccata dalla stessa Agave, che la porta in trionfo,
sulla punta del tirso, nella citt di Tebe.
"La descrizione della morte di Pnteo, senza onore, senza dignit, condotta su un registro
patetico e teso, che insiste sullorrido e sul violento, in una delle scene pi compiaciutamente
macabre dellintera tragedia greca. Il racconto del messaggero speculare rispetto al primo:
descrive larrivo nel quieto ambiente montano, lo spettacolo delle baccanti in riposo, la loro
improvvisa furia, lassalto e lo smembramento della vittima, seguito dai canti di gioia delle donne"
(Guidorizzi).

Quinto Stasimo (1153-1164).
un canto astrofico e breve che, celebrando il trionfo di Dionso e preparando il macabro ingresso
di Agve col suo macabro trofeo, ripercorre con intenso lirismo la narrazione del Messaggero e
riassume con sintesi estrema il mito di Pnteo. stato a ragione notato che "la strofe, tutta
giocata su derisione e sarcasmo, si divide in due parti distinte: la prima, dedicata a Pnteo,
esprime gioia per la sventura del nemico.... La seconda, che comincia apostrofando Agve con il
collettivo "Baccanti cadmee", tutta allinsegna di un sarcasmo feroce, segnato dallinsistente
ritorno dellaggettivo "bello", applicato allorrida vicenda; le Baccanti asiatiche sanno bene, e
intendono ricordare alle Baccanti tebane, che la loro vittoria anche la loro punizione, che il loro
entusiasmo e le loro orge sul Citerone non hanno ingannato nessuno" (Vitali).

Esodo (1165-1392).
Si articola in cinque parti:
1) la scena della pazzia, che vede protagonisti Agve e il Coro, un dialogo lirico che riflette lo
stato di eccitazione di Agve quando entra in scena (1165-1215);
2) il ritorno di Cadmo dal Citerone con i resti del corpo di Pnteo e Cadmo che riporta in senno
Agve, la quale riconosce la testa del figlio e il delitto commesso (1216-1300);
3) il compianto di Cadmo sul corpo ricomposto di Pnteo (1301-1329) e il lamento funebre di
Agve (perduto);
4) lepifania e la predizione di Dionso ex machina (1330-1367; inizio perduto);
5) anapesti finali (1368-1392, con qualche lacuna).
Tutto lepisodio nel suo complesso mira - come suggerisce Dodds - a produrre un rovesciamento
della simpatia dal dio, che si vendicato in modo tremendo, alla vittima umana di tale vendetta.
Quale sia lo scopo di tale rovesciamento resta da comprendere.
Cadmo riconosce la testa di Penteo ed afferma che Bacco ha agito giustamente, portatore di una
strana giustizia che "oltre ogni limite" e che provoca un dolore che anchesso oltre ogni limite.
La follia a questo punto sarebbe un farmaco: ma Cadmo deve guarire Agave dalla follia, e perci
invita la figlia a guardare il sole; ella riconosce cos lorrore che stringe tra le mani.
Eccessiva pare la punizione, ma "io, un dio, sono stato offeso da voi", afferma Dioniso. "Non
giusto che nellira gli dei siano simili ai mortali", replica Cadmo. Ma la sua replica rimane senza
risposta. Cadmo deve partire, e con lui anche Agave.
Il sacrificio di Penteo non ha risolto nulla, non ha riportato Tebe alla condizione precedente la
crisi che ha determinato il sacrificio. E per la prima volta, nellultima tragedia da noi conosciuta,
la scena rimane completamente vuota. Non c nessuno che possa continuare la storia.
La tragedia ci ha portati alla fine del mito, alla fine della storia e delle storie.

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