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Andrea Graziosi

Crimea. Quella penisola di nessuno eterna terra di

conquista la Repubblica - 6 marzo 2014


Nel corso della storia la Crimea, penisola che si affaccia sul Mar nero che oggi fa parte dellUcraina, stata teatro di lotte di potere che continuano ancora oggi. Per la sua posizione geografica, la Crimea storicamente una regione di passa ggio e transito. Nel corso dellet moderna stata lungo al centro di lotte tra la Russia e lImpero ottomano, lotte degenerate poi nella guerra di Crimea, un conflitto internazionale che vide la partecipazione delle potenze europee. Entrata a far parte dellUcraina negli anni cinquanta, oggi abitata da una popolazione in gran parte russa. Proprio a causa della sua delicata posizione geografica e del suo contesto demografico, la Crimea una della zone chiave nel conflitto tra Russia e Ucraina, che si sta sviluppando in questo periodo. La Crimea non appartiene storicamente a nessuno: luogo di migrazioni e rimescolamenti costanti, e bersaglio di pianificazioni violente che volevano svuotarla o ripopolarla, essa divenuta negli ultimi due secoli, contro la sua storia, un simbolo del nazionalismo russo, come dimostra la crisi di questi giorni tra lUcraina di cui la penisola fa parte e Vladimir Putin pronto a invaderla per difendere la maggioranza russa della popolazione. Prima per la penisola era stata colonizzata da greci, romani, bizantini e genovesi e solo nel 1783 la vittoria di Mosca mise fine a lunghi secoli di dominio ottomano. Le decine di migliaia di tatari e musulmani che allora labbandonarono furono sostituiti con una colonizzazione imperiale, e quindi non etnica, che vide stanziarsi nella regione slavi, anabattisti tedeschi, greci ortodossi, armeni, ebrei e anche piccole comunit italofone. Nel 1854-55, tuttavia, laccanita difesa opposta dalla citt-fortezza di Sebastopoli allassedio franco-britannico avvi la trasformazione di questa penisola dallo spiccato carattere plurinazionale in unicona del nazionalismo russo risvegliato qualche decennio prima dallinvasione napoleonica. La capitolazione della guarnigione, di cui aveva fatto parte anche il giovane Tolstoj, fu infatti trasformata in una nuova epopea della resistenza russa allOccidente e in un segnale della necessit di riforme che rendessero vittoriosi i futuri confronti con quella parte di mondo. Subito dopo la sconfitta, militari incattiviti e unamministrazione ostile spinsero quasi 200.000 tatari, forse due terzi della popolazione originaria rimasta, a partire per limpero ottomano, e la penisola fu cos oggetto di nuove immigrazioni nonch di insediamenti estivi della corte e della nobilt. La sua bellezza e il suo passato classico ne fecero anche un luogo ideale della cultura russa. Essa sarebbe poi divenuta durante la guerra civile una roccaforte bianca e nazionalista, lultima regione a essere evacuata dalle sconfitte forze antibolsceviche. [] Nel primo decennio sovietico, il contenimento poi del nazionalismo russo and di pari passo con una politica favorevole alle minoranze, e quindi in Crimea ai tatari, che lo zarismo aveva tanto represso. Ma la svolta staliniana del 1928-29 port alla ripresa di unaggressiva politica anti-straniera: proprio per il carattere cosmopolita della sua popolazione, la Crimea soffr particolarmente delle purghe e del terrore scatenato contro le minoranze nazionali nel 19361938, anche allo scopo di purificare le regioni di confine. Fucilazioni e deportazioni di massa ridussero allora la presenza dei non slavi, e anche la piccola comunit italiana fu perseguitata. Tre anni dopo, gli invasori tedeschi sottoposero Sebastopoli ad un secondo assedio, durato anchesso pi di un anno e costato decine di migliaia di morti. La retorica sovietica e ormai filorussa del regime staliniano celebr allora la citt-eroina i cui difensori si erano battuti come e pi di quelli zaristi per fermare un nemico in arrivo da Occidente. []

Nel 1944 la sconfitta tedesca provoc un nuovo e radicale mutamento nella popolazione della penisola: i suoi ebrei erano stati sterminati; molti degli slavi erano stati evacuati prima dellarrivo dei tedeschi o ne erano stati scacciati per ordine di Hitler, che voleva fare della regione un insediamento germanico; i vecchi coloni di ceppo tedesco seguirono la Wehrmacht in ritirata, e subito dopo la vittoria Stalin ordin la deportazione dei tatari rimasti, accusati di collaborazionismo con gli invasori. Si pose quindi il problema del ripopolamento della Crimea e gi nel 1944 Kruscev propose che esso fosse fatto da ucraini, cui la regione andava assegnata in ricompensa delle loro sofferenze. Stalin rifiut. Poco pi tardi, la proposta di stabilire in Crimea una repubblica autonoma ebraica, anchessa intesa come compenso per le stragi naziste, fu uno dei capi daccusa in base ai quali fu sterminato il Comitato antifascista ebraico sovietico. La regione fu quindi insediata essenzialmente da russi e ridivenne sede della flotta, simbolo del loro nazionalismo e luogo di vacanze di buona parte dellalta nomenklatura moscovita. Arrivato nel 1953 al potere, per, Kruscev torn alla sua vecchia idea, e non certo in un momento di ubriachezza decise di assegnare la regione allUcraina, di cui non aveva mai fatto parte. Allo stesso tempo egli conferm nel 1956 il divieto ai tatari di tornarvi, unico popolo che quindi non riebbe con la destalinizzazione il pieno ristabilimento dei propri diritti. Solo alla fine della perestrojka il divieto fu abolito e la Crimea riacquist cos almeno in parte il suo carattere multinazionale. Oggi una maggioranza di russi vi convive con circa un 25 per cento di ucraini e un 15 per cento di tatari: si potrebbe pensare che il problema posto da una penisola dal passato cos complesso, e con una popolazione dotata di una cos forte tendenza alla differenziazione, meriterebbe forse soluzioni politiche speciali e condivise, fondate su larga autonomia, forte apertura e garanzia dei diritti di tutti i suoi abitanti.

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