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9.5.

2012 FLAVIO DALLA VECCHIA INTRODUZIONE INCONTRO SUL GESU STORICO La riflessione sul Ges storico ha visto negli ultimi tempi lesportazione del dibattito a livelli assai pi ampi del ristretto ambito accademico, comportando la presa di coscienza che ci si trovi di fronte a posizioni spesso distanti e per certi versi non ricomponibili. Nello stesso tempo ci si pu legittimamente chiedere se il problema sia impostato in modo confacente alloggetto, allorch si distingue tra il Ges della storia e il Cristo della fede. Gi la congiunzione tra le due affermazioni (e), la quale suppone una certa qual distinzione, esposta a interpretazioni plurime. Senza entrare in merito a una rivisitazione storica della ricerca, sulla quale peraltro risultano illuminanti recenti prese di posizione di Mauro Pesce, possiamo individuare almeno tre modi di comprendere il rapporto tra le due affermazioni. Vi chi ha visto nella congiunzione unesile passerella collocata sopra un ampio fossato (cos Lessing), chi vede in essa lespressione della continuit teologica, infine chi vi legge un e esplicativo, a sottolineare che la fede solo la fede rivela chi Ges (cf. J. Ratzinger). Dopo la pretesa della ricerca liberale ottocentesca di ritrovare il Ges della storia e il suo dichiarato fallimento nel bilancio condotto da A. Schweitzer (1913), anche la Formgeschichte non riuscita a fornire un paradigma credibile, lasciando campo libero alla cosiddetta III ricerca basata su una pi sofisticata critica delle fonti e sullaccoglienza dei dati della sociologia storica. Va chiarito che la cosiddetta III ricerca rappresenta pi una nebulosa che un movimento unificato, sebbene per tutti sia fondamentale la constatazione dellebraicit di Ges, la quale non rappresenta per una novit, poich gi Reimarus ne aveva parlato; la novit consiste piuttosto nel fatto che da essa si traggono conseguenze effettive. Per la III ricerca il quadro per capire Ges di Nazaret il giudaismo del I secolo E.V.; inoltre Ges, pur essendo allorigine del cristianesimo, non ne fa parte (cf. lopera di J.P. Meier). Resta tuttavia decisivo un altro fronte della ricerca, al quale tuttavia studiosi di vaglia come Meier e Dunn forniscono una risposta sotto molti punti di vista affrettata, come certamente illustrer il prof. Norelli. Si tratta della considerazione dei cosiddetti apocrifi quali fonti per la ricostruzione della figura storica di Ges. Qui entra ovviamente in campo il problema delluso delle fonti e della valutazione della loro pertinenza; ma entra soprattutto in gioco un punto di vista che, a livello storico, rischia di precludere un serio dibattito: in effetti, la distinzione tra canonico e non canonico per i primi quattro secoli della storia cristiana si dimostra anacronistica e ci impone di non escludere a priori cio a partire da presupposti teologici -prodotti letterari che sotto molti punti di vista si avvicinano ai testi canonici e che illuminano circa ambiti e modalit della recezione della figura di Ges che possono rivelarsi fruttosi per una ricostruzione storica delle azioni e delle parole di Ges di Nazareth (si veda il libro di Bart D. Ehrman, I cristianesimi perduti, Carocci, Roma 2005). Infine, come sottolinea D. Marguerat, si impone oggi la constatazione che il frutto delle ricerche storiche consiste, al massimo, nella presentazione di un Ges possibile. Lambizione di riesumare un Ges reale deve essere lasciata alla letteratura divulgativa. I lavori di Crossan, per esempio, hanno mostrato che la selezione operata tra le fonti documentarie e la valutazione (arbitraria) della loro affidabilit permettono di ricostruire il Ges che si vuole. Di conseguenza, la dualit Ges storico/Cristo della fede non pi unequazione semplice. Esiste una molteplicit irriducibile di Ges storici, cos come vi una molteplicit di Cristo della fede (quello di Mt, di Mc, di Lc, di Gv e di Paolo).

Nella storiografia, infatti, non si danno bruta facta, bens solamente fatti interpretati ed espressi (articolati) in un intreccio storiografico. La pretesa positivistica di separare il fatto dalla sua interpretazione deve essere oggi dichiarata obsoleta, per lasciare posto a unermeneutica della rappresentazione narrativa della storia che aiuti a comprendere la diversit delle storiografie che ci sono proposte, evitando di contrapporre una storia che sarebbe vera a una storia che sarebbe tendenziosa. Ci porta a comprendere che la contemporanea rappresentazione narrativa della storia e quella dei credenti dei vangeli dipendono da ricostruzioni contestuali della figura di Ges; ogni ricostruzione scaturisce da un ambiente intellettuale contrassegnato da specifici bisogni e presupposti ideologici. Sia le ricostruzioni moderne che quelle dei primi credenti sono destinate a un pubblico specifico e, nel caso del Ges storico, a una intelligentsia, nel caso del Cristo della fede allistituzione ecclesiale. Ciascuna ricostruzione va valutata in funzione del punto di vista che la governa e dei bisogni culturali a cui risponde. Sia il Ges degli studiosi sia quello dei credenti sono rappresentazioni narrative che rispondono ai quesiti di un pubblico specifico. Sembra dunque legittimo respingere lantagonismo tra Ges della storia e Cristo della fede, per sottolineare invece una tensione dialettica tra i due (cos ALETTI 2009). In effetti, senza il controllo della biografia storica, lapproccio teologico opera su un prodotto dogmatico privato dellancoraggio nella storia della Palestina del I sec. E.V.; nello stesso tempo, senza la provocazione della biografia teologica, la biografia storica non coglie il suo oggetto perch dimentica che lagire di Ges non ha che una finalit: dire Dio. E la ricerca del Ges della storia rappresenta lantidoto pi forte alla comprensione mitica o gnostica di Ges Cristo. Ma quale contributo possono offrire le diverse ricostruzioni storiche contemporanee, dato che, secondo il Papa, ci troviamo di fronte a un cimitero di ipotesi? In realt, se si applicasse la stessa regola per la teologia cio che le ipotesi screditano ipso facto la teologia si dovrebbe chiedere ai teologi di abbandonare ogni riflessione. Avanzare ipotesi deriva dallessenza stessa di ogni attivit scientifica. La scienza progredisce a tentoni; solo gli ispirati si autoproclamano detentori della verit eterna. Le fonti documentarie non dettano la ricostruzione del passato, al massimo vi pongono dei limiti, cio indicano ci che non adeguato dire in una ricostruzione del passato; ed questo controllo che consente di distinguere tra storiografia e romanzo. Proprio la pluralit degli esiti della ricerca storica su Ges mostra come egli sia irriducibile alle categorie elaborate dagli storici (p. es.: E.P. Sanders, secondo il quale Ges era un profeta carismatico e autonomo; R.H. Horsley: un rivoluzionario non-violento; J.D. Crossan: contadino ebreo cinico), rifiutando di essere ingabbiato in modelli predefiniti. Forse il miglior servizio che la recente storia rende alla fede di evitarle la deriva del dogmatismo, o peggio ancora, dellideologia. Alla luce di questo, mi permetto di concludere citando affermazioni del relatore che ho lonore di introdurre: forse proprio questo il momento di assumere responsabilmente una ricerca, che [], pur consapevole del carattere sempre situato e provvisorio di questioni , metodi, procedimenti e risultati del lavoro che la comunit internazionale riconosce come scientifico, proceda sulla via dellapplicazione libera e illimitata alle fonti su Ges e sui primi credenti in lui della ricerca storica allo stesso modo in cui consideriamo legittimo applicarla alle altre religioni e a ogni realt del passato umano (E. Norelli, Considerazioni di metodo sulluso delle fonti, in E. Prinzivalli (cur.), Lenigma Ges. Fonti e metodi della ricerca storica, Carocci, Roma 2008, p. 67). Sono certo che stasera ci sar offerto un percorso esemplare in questa direzione.

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