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E cosa vuoi che facessero...

don Marco Pedron V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (7 febbraio 2010) Domenica scorsa Ges ha iniziato nella sinagoga di Nazaret la sua attivit pubblica: l'inizio non stato dei migliori perch proprio quelli di casa sua e del suo paese lo hanno rifiutato tanto da farlo quasi morire. Ges per non si scoraggia e continua a fare le due cose che sempre faceva: predicare e guarire. Ges diceva: "Il regno di Dio qui, presente, vicino" e poi lo faceva sperimentare alle persone: i ciechi tornavano a vedere, gli storpi a camminare, quelli chiusi ad aprirsi, quelli che non parlavano a parlare, quelli caduti a rialzarsi e i morti a vivere. La gente diceva: "Lui non solo dice; lui lo fa". Per questo Ges affascinava e aveva presa sulle persone. Ci che dici dev'essere provato dalla vita, dall'esperienza. Se mi dici che Dio libera, ma non posso vedere i segni della liberazione: come posso crederti? Se mi dici che Dio padre, ma poi in realt tutto giudizio, colpa e sacrificio, come posso crederti? Se mi dici che Dio vicino, ma poi non me lo fai sentire, sperimentare, toccare, come posso crederti? Se mi dici che Dio amore, ma poi mi trasmetti solo paura e sottomissione, come posso crederti? Le persone che sentivano Ges dicevano: "Lui ci parla di Dio e ce lo fa anche toccare". Per questo gli credevano, per questo lo seguivano, per questo lo amavano, per questo erano disposte a rischiare. Ges non solo. Un po' alla volta si forma attorno a lui un gruppo di persone che lo seguono, che lo appoggiano, che lo aiutano, che lo ospitano. D'altronde ovvio: ha guarito tuo figlio, come puoi non essergli riconoscente? Eri morto e ti ha ridato la voglia di vivere: come puoi non ringraziarlo per tutta la vita? Eri paralizzato e ti ha fatto camminare: come puoi non seguirlo, lui che ti ha guarito? Eri con il "demonio" dentro e lui ti ha liberato: come puoi non amare chi ti ha ridato la dignit di vivere? In questo gruppo ci sono tre fratelli, Lazzaro, Marta, Maria (Gv 11,1), che Ges amava in modo speciale, dove andava per riposarsi, per ricaricarsi, per trovare un po' di amore, di tenerezza, di ascolto e di ospitalit. C' Natanaele, un uomo dal cuore puro (Gv 1,47), un uomo senza falsit, senza maschere. C' Giuseppe Barsabba e Mattia (At 1,23) prescelti per sostituire in seguito Giuda Iscariota. C' Bartimeo, un cieco che Ges ha curato (10,46-52), un uomo dalla grande voglia di vivere, che non si arreso nonostante la sua condizione. Ci sono delle donne, ci sono dei familiari dei malati guariti e altri: gente semplice, spesso "peccatori". Era un gruppo che lo seguiva, in maniera molto libera, perch lo aveva visto, toccato, sperimentato. Giobbe 42,5: "Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono". E' cos! Ges non un'idea o una filosofia a cui aderire. Ges un'esperienza da fare. Se non ti lasci coinvolgere e sconvolgere, se non lo lasci entrare, se non gli permetti di guarirti, se non hai fatto esperienza sulla tua pelle di chi Lui, in realt non lo conosci. Sai delle cose su di lui ma Lui non sai chi . Chi lo seguiva, lo seguiva perch Ges lo aveva liberato, ridato dignit, guarito dalle paralisi, cecit, timidezze, chiusure, malattie: sapeva benissimo chi era Lui! Che cos'ha fatto Dio per te? Mai rispondere teoricamente: nella realt, nella tua vita, che cosa ha fatto? Da che cosa ti ha guarito? Da che cosa ti ha liberato? In che cosa ti ha fatto vivere? Ad un certo punto per Ges prende l'iniziativa e chiama un gruppo di persone pi ristretto: gli apostoli, i Dodici. Ci che Ges fa qualcosa di nuovo. Nell'A.T. la sequela (=seguire Dio) non una questione molto importante. L'A.T. diceva: "Se tu osservi i comandamenti segui il Signore, Dio tuo". Questa era la sequela. Anzi l'espressione "seguire, andare dietro" ha spesso un senso negativo di "cadere in balia, di andare dietro" agli dei stranieri (Dt 4,3; 13,3; Ger 2,5-25; Ez 20,16). Vi il caso di Eliseo che segue il profeta Elia (1 Re 19,19-21) ma la sequela non ha molta rilevanza. Lo scopo di questo gruppo quello di seguirlo, di vedere, di imparare e di fare poi come lui. Infatti, un giorno li mander anche loro: "Andate, predicate e guarite" (Mc 3,14; Lc 10,1-20). Non si pu rimanere sempre discepoli. Ad un certo punto bisogna diventare maestri, adulti, crescere.

Non si pu tutta la vita chiedere questo e quello a Dio o agli altri; non si pu essere solamente passivi; non si pu sempre aspettare; non si pu vivere facendo finta di non aver doti e capacit; non si pu rimanere sempre bambini. Dio ci manda. Il vangelo non un monastero chiuso: il vangelo andare nel mondo e cambiare il mondo. Il vangelo missione, portare la vita, la passione, il fuoco, la luce, la verit, che abbiamo trovato anche fuori di noi. E' normale: hai una grande gioia, come puoi tenerla per te? Hai scoperto un tesoro meraviglioso: come fai a lasciarlo nascosto? Hai scoperto ci che ti fa vivere: vuoi che tutti vivano, s'appassionino e si riempiano di questa "meraviglia"! Il vangelo come la scuola: si studia medicina non per studiare sempre. Lo scopo diventare medici! Si va a scuola di Ges per diventare degli altri Ges, non per rimanere sempre dei bambini dipendenti o dei piccoli che hanno sempre bisogno di ricevere. Perch dodici? Non potevano essere quindici oppure otto? Dodici un numero simbolico. Gli ebrei conoscevano bene questo numero: dodici erano le trib di Israele. Dodici ricordava l'antica alleanza di Dio con le dodici trib di Israele. Cosa vuol fare Ges fissandone allora dodici? (In realt non sappiamo se davvero erano numericamente dodici; forse di pi o di meno, gli stessi vangeli non concordano sul nome di tutti i Dodici; ci che conta il senso, l'aspetto simbolico). Ges ricostruisce il nuovo Israele: dodici apostoli perch dodici erano le trib, nate dai dodici figli di Giacobbe. Se quello era il popolo di Dio dell'A.T., questo il "popolo" nuovo di Ges e del N.T. Il sogno degli ebrei era da sempre quello di riunire Israele (=le dodici trib) come ai tempi di Davide (1000 a.C). Ges costituendo un nuovo gruppo di Dodici chiude l'aspettativa: il nuovo popolo non ha lo scopo di una riunificazione etnica o politica ma di essere una presenza liberatrice e guaritrice. Ges non vuole pi riunire le dodici trib di Israele ma vuole riunire tutti i popoli. Il vangelo di oggi ci riporta la chiamata dei primi quattro di questo gruppo: i due fratelli Pietro e Andrea, pescatori, e i due fratelli Giacomo e Giovanni, anch'essi pescatori ma di un livello sociale pi elevato (avevano, diciamo, un'impresa di pesca). Il vangelo in realt si focalizza e si centra sulla figura di Pietro. Mentre Mc e Mt raccontano semplicemente che Ges passando lungo il lago li chiam, Lc riporta questo brano di chiamata. Gv ha un brano molto simile (Gv 21,1-23) dove anche l si racconta di una pesca miracolosa ma dopo la morte e resurrezione di Ges. Cosa fa Lc in questo brano? Mette insieme varie vicende. 1. Pietro era stato chiamato durante la vita terrena di Ges e lo aveva seguito. Ne era stato affascinato, aveva mollato le sue barche e per lui aveva lasciato anche moglie e famiglia. Aveva veramente osato molto e fatto grandi proclami di fedelt: ma aveva anche spesso frainteso il messaggio di Ges (fedelt e infedelt di Pietro durante la vita di Ges). 2. Pietro lo aveva rinnegato tre volte durante la passione (22,61). Nonostante tutti i proclami di fedelt, nonostante che avesse giurato e giurato che lui mai l'avrebbe fatto, Pietro rinnega e abbandona Ges. E la colpa di ci che fece lo torment per molto tempo. 3. Pietro ha una visione, apparizione, dopo la morte di Ges (1 Cor 15,1-3; Lc 24,34), esperienza decisiva perch da quel giorno segu definitivamente il Signore e per Lui rischi tutto. Da quel giorno tutto gli fu chiaro e divenne lui stesso "nuovo Ges" (non per niente fu il primo Papa). 4. E' un tipico racconto di vocazione: Dio si presenta ad un uomo (5,1). L'uomo ha paura e Dio lo rassicura (5,10). L'uomo dubita (5,4) e Dio d una prova della chiamata (qui la pesca miracolosa (5,6)). L'uomo lo segue (5,11). In questo brano, allora, Lc mette insieme tutte queste tradizioni che sa di Pietro, lo schema tipico di chiamata di quel tempo e ne esce questo episodio. Lc inizia dicendo che siamo presso il lago di Genesaret. E' una semplice indicazione di luogo? No. Lago=scombussolamento (Mc 4,35-41; 6,45-52), rovesciamento, tempesta: un "rabbalton"! Come a dire: "Attento che succede qualcosa di forte".

Ma il lago indica anche la loro condizione di vita. La superficie del lago liscia, immobile, tranquilla. La vita di questi pescatori cos: sono sempre le solite cose che ogni giorno si fa. E' una vita sulla superficie del lago, simbolo di una vita di superficie. Non sono cattivi, non gente di malaffare, tant' vero che concedono a Ges di usare la sua barca. Pensano che la vita sia tutta qui. Pensano che questo sia vivere. Neppure sanno come si pu vivere! "Avere la salute, padre, perch quando si ha quella si ha tutto": e perch tanti di quelli che hanno la salute sono tristi, depressi, insoddisfatti e arrabbiati? E' vero che basta la salute? O forse:, una condizione ma non basta affatto. "Avere un buon lavoro... stare in pace con tutti": molta gente mira al massimo a questo. "La vita fatta di gioie e di dolori": in genere vuol dire che la vita solo una sofferenza. "La quotidianit del vivere": in genere vuol dire che si fan sempre le stesse cose senza entusiasmo. "Non si pu avere tutto dalla vita": in genere vuol dire che non si ha niente. "La vita questa; siamo tutti nella stessa barca": in genere vuol dire che siamo tutti abbastanza insoddisfatti, abbastanza delusi e che "tiriamo avanti". Ma la vera domanda, quella dura, quella a cui non si pu scappare : "Ma io sono davvero felice?". C' fuoco, c' passione nel tuo agire? C' luce nei tuoi occhi? C' sole nel tuo viso? C' profondit nelle tue parole? "Maestro abbiamo pescato tutta la notte e non abbiamo preso nulla" (5,5). Come a dire: "Faccio tante cose, corro tanto e sempre, ma dentro non "si pesca", non mi riempie niente". La realt che se tu vivi nella superficie non puoi essere felice: l, a quel livello, no. Gli apostoli lavano le reti ma mentre le lavano (5,2-3) lo ascoltano. Sentono la vibrazione che li tocca dentro; sentono che quelle parole ridestano emozioni "morte", che fanno vivere; sentono che Ges mostra loro "la vita vera", che li spinge ad osare. E che si fa? Perch viene un momento in cui bisogna decidersi: la nave pronta, l'equipaggio c' e l'occorrente pure. Adesso bisogna tagliare la corda e inoltrarsi nel mare. O si va o si sta. Non ci sono vie di mezzo. O ci si fida di lui e si va o si rimane l per sempre. Ad un certo punto bisogna rischiare, bisogna osare, bisogna andare. Si chiama semplicemente fede: mi fido e vado. Non so dove ma mi fido di te. "Che ne sar? Cambieranno gli affetti? Perder qualcuno? Soffrir? E se poi mi sbaglio?": domande legittime, certo. Ma se ascolti la paura non prenderai mai il volo. Ges non fa mai tanti discorsi. Perch seguire Ges non questione di essere convinti ma di amore e di fiducia. Non lo segui perch ti ha convinto ma perch ti sei innamorato di ci che puoi essere e vivere. Le proposte di Ges sono sempre grandi, larghe, profonde, di ampie visioni: ti costringe a metterti in gioco. Ges ti fa andare l dove mai avresti pensato di poter andare e vivere ci che neppure pensavi esistesse. Per questo quelli che lo incontravano gli dicevano: "Tu sei la Vita", perch Lui s che faceva vivere! Due inviti, semplici, decisi e chiari. Il primo: "Prendi il largo" (5,4). Prendi il largo non ha bisogno di molte spiegazioni. Vuol dire: inoltrati nell'ignoto, esci fuori dai tuoi soliti schemi, dai tuoi soliti modi di pensare, di fare e inoltrati nella vita. "Ma io ho paura?". "Capisco, ma quando s'ha da fare, quando bisogna andare, bisogna andare". "Ma rischioso!?". Lo so. "E poi?": non lo so. "E se poi non riesco, non funziona?". Possibile. Devi decidere se vuoi vivere cos, e allora non lamentarti, o se vuoi provare davvero a vivere e a prendere il largo. Il treno passa nella vita, ma tocca a te prenderlo: questo nessuno pu farlo per te. O tu o nessun'altro. Un uomo fa centocinquanta chilometri ogni settimana per partecipare ad un incontro di formazione. Gli ho chiesto: "Ma chi te lo fa fare?". E lui: "Il cuore". Non gli ho pi chiesto nulla... tutto chiaro! Una donna ha sempre fatto la ragioniera. Ma lei non voleva vivere cos tutta la vita. Cos'ha fatto un giorno? Una pazzia. Ha lasciato un lavoro sicuro, andata a fare la cameriera alla sera per mantenersi e si iscritta ad un corso di rolfing (tecnica fisioterapica di massaggio). Ma andata a Monaco di Baviera per farla! Pazza? Per molti s! Per i suoi familiari "fuori di testa". Per il fidanzato "un affronto": "Non pensi a me?". Per i nonni: "E' sempre stata un po' strana". Per il suo parroco: "Quel gruppo l, le ha bevuto la testa". Per Ges ha solo preso il largo. E adesso? Adesso fa massaggi rolfing: fa ci che

voleva fare e dice: "E' stata dura... ma come ne valeva la pena! Adesso io sono io". Osa, abbi il coraggio di raggiungere ci che sogni; pensa a te come a qualcosa di grande (perch lo sei), non ridurre la tua visione solo per la tua paura (o per quella di chi ti vicino, il che peggio ancora). Molta gente dice: "Non per me; sarebbe bello ma bisogna essere realisti; non ne sono capace" e si convince di questo. In realt dovrebbe dire: "Ho paura". Stai nelle solite compagnie e nel solito giro di amici che non ti d pi niente: "Prendi il largo!". Frequenti i tuoi colleghi dove si parla solo di sesso, sport, soldi e lavoro: "Ma prendi il largo!". Frequenti un ambiente e ti senti oppresso dai giudizi, dagli sguardi, dalle invidie: "Prendi il largo!". Hai una sete terribile di verit, di ricerca, di scoprire, di capire; non ti accontenti delle risposte preconfezionate, classiche, vuoi andare al centro della vita: "Prendi il largo!". Una rana sguazzava in una pozza di venti centimetri di diametro: "Com' bello il mare!". Un giorno pass un cavallo selvaggio, che correva spesso libero in riva alla spiaggia che dava sul grande mare, e la sent dire: "Com' bello il mare!". Le disse: "Tu non hai neppure idea di cosa sia veramente il mare". Un orso tenuto per tanto tempo in cattivit, in uno spazio dieci metri per dieci, fu riportato nei boschi. Lasciato libero, continu a muoversi sempre in quello spazio di dieci metri per dieci. Non c'erano pi le sbarre della prigione della cattivit ma erano rimaste nel suo cuore. "Prendi il largo!". L'altro invito : "cala le reti". Cio: "Vai dentro; vai a fondo; vai nel mistero della Vita". La Vita non si pu insegnare, ci si pu solo immergere. E non dev'essere per niente un caso che battesimo (baptizein) voglia dire proprio "immergersi". Ges era Figlio di Dio? S, certo! Ma quando ti ho dato questa risposta, ho saziato il tuo cervello ma non il tuo cuore. Scoprilo tu, cosa vuol dire che fosse Figlio di Dio! Entra dentro e senti in che modo era Figlio di Dio. Tu sei figlio di Dio? Oh, certo che s! Ma cosa vuol dire? Questa "rispostina" non risolve nessuno dei tuoi problemi e non ti cambia la vita. "Entra dentro, immergerti" e senti su di te tutta la forza, la potenza, la dignit di essere figli suoi. Tu hai una missione da compiere? Ma certo! Ma lo devi scoprire tu questo! Devi entrare in te. E come devo fare? Devi entrare dentro di te: non c' altra strada. Tutto ci che grande e vero avviene dentro. La nascita... tutto inizia dentro ad una pancia; il dolore, la rabbia... per stare bene dobbiamo guarire il male dentro di noi; i sentimenti... avvengono dentro il nostro corpo e poi nel nostro corpo si manifestano; il sangue... scorre dentro il corpo e dentro le vene; la linfa... dentro l'albero; l'amore... il sentimento interno di essere accettati e accolti per quello che si ; la fede... una percezione interiore (interior, "pi dentro" comparativo di intra, dentro); Dio... un mistero da penetrare, da conoscere, da entrarci dentro; lo Spirito... Dio dentro di te; il corpo di Cristo... lo mangi e va e finire dentro di te; per ascoltarsi... bisogna entrare dentro di s; la vera intimit... l'incontro delle anime, interno, di due persone (intimus, "destrissimo", superlativo di intra); l'amore... si fa penetrandosi e andando dentro l'altro; quando ci si ama... ci si mangerebbe, gli si andrebbe dentro. La Vita scorre dentro! La vita fuori solo il riflesso della vita che c' dentro. Delle farfalle ruotavano e danzavano intorno al fuoco. Ognuno faceva le sue supposizioni su cosa fosse il fuoco. Una diceva: "E' il sole che esce di notte!". "Ma no, un pezzo di giorno che illumina la notte!". "Ma no diceva un'altra: il nemico della legna". Erano ore e ore che discutevano su che cosa fosse il fuoco, anche se nessuna ne aveva la minima idea. Poi, ad un certo punto una ci si butt dentro e per qualche istante divenne una stella luminosa. Allora le altre commentarono: "Adesso lei sa cos' il fuoco!". Quando Pietro si rende conto di come pu vivere (la rete piena, stracolma di pesci! 5,6), prende paura: "Allontanati da me, peccatore". Cosa vuol dire questa espressione?

1. In primo luogo Pietro non si sente degno: "Ma io posso vivere cos?". Non crede di poter vivere cos. "Io ne sono degno?". S. "Come sarebbe bello! Quanto mi piacerebbe! Magari fosse vero! Non ce la faccio! Non ne sono capace! Non possibile!". La gente ha paura di essere felice. Un giorno, un uomo arido nel cuore come un deserto, quando ha scoperto una sorgente d'acqua dentro di s ha detto: "Ma tutto per me, questo?". "S tutto tuo; vivilo, gustalo, gioisci, abbeverati, immergiti". 2. In secondo luogo Pietro si sente in colpa per aver sprecato tutto questo tempo. Una delle sensazioni pi amare della vita il giorno in cui a quarant'anni (o cinquanta o quello che !) ci si sveglia, ci si rende conto di quanto sia inebriante e meraviglioso vivere e si dice: "Dio, quanta vita ho perso!". E ci si rende conto di non aver mai vissuto finora; la chiamavo "vita" ma era "vegetare" quella cosa l. Fa male scoprire quanto tempo si sprecato. 3. In terzo luogo Pietro si rende conto del suo "peccato". Pietro ha chiamato "vita" ci che era superficie, vegetare, "tirare avanti", vivacchiare. Peccato in ebraico una freccia che non centra il bersaglio: tu vivi e credi che questa sia la vita. Poi ti rendi conto che la vita un'altra cosa: non hai fatto centro, non era quella, ecco il vero peccato. Gettandosi in ginocchio (5,8) Pietro riconosce di aver chiamato "vita" ci che era "morte". Bisogna accettare di essersi sbagliati per trovare la strada giusta. Perch se tu ti intestardisci a percorrere una strada sbagliata, non potrai mai arrivare l dove devi arrivare. Siate umili. Quando una cosa errata, non vi d ci che vi dovrebbe dare, dite semplicemente: "Ho sbagliato, non vale la pena di proseguire. Lasciate andare la vecchia e percorretene una di nuova". Da pescato a pescatore: Pietro qui ha toccato, sentito, sperimentato cosa vuol dire incontrare il Signore. La mia vita era vuota, come una rete senza pesci: tu l'hai riempita da traboccare. Prima dicevo "vita" ed era vegetare, sopravvivere: tu mi hai aperto gli occhi. Prima ero pieno di paura, ma tu mi hai insegnato quanto sia bello prendere il largo e non rimanere al porto. Prima mi accontentavo, ma tu mi hai insegnato a raggiungere ci che posso vivere. Per questo, Signore, vale la pena di lasciare tutto, di rischiare, di osare. Capite perch Pietro lo ha fatto? Capite perch Andrea, Giacomo e Giovanni lo hanno seguito? E cosa volevate che facessero? Cos'altro avrebbero potuto fare? Erano morti; erano stati pescati e riportati in vita, cosa volevate che facessero se non che i pescatori di vita? La predicazione sostanzialmente qualcosa di abbastanza semplice quando hai incontrato il Signore: non c' tanto da dire se non ci che tu hai sperimentato. E poich tu lo vivi, risulta semplice ed efficace. Si d quello che si ha: quello che si conosce e quello che si ha vissuto in prima persona. La predicazione sostanzialmente impossibile se tu cerchi di trasmettere qualcosa che non conosci, che non hai vissuto, toccato o incontrato. Non sei efficace e non trasmetti perch il cuore non infiammato. Nessuno ti pu insegnare a pescare se non lo sa fare lui. Nessuno ti pu insegnare vela se non ci sa andare lui. Si d solo ci che si ha (che si vive). Passa ci che sei. Se Lo conosci, Lo farai conoscere. Pensiero della Settimana "Non abbiamo paura di non essere all'altezza, la vera paura che abbiamo di essere troppo potenti... Non sono le zone d'ombra a terrificarci di pi, ma la luce che in noi. Perch, chi siamo noi per essere cos brillanti, formidabili, pieni di talento e di risorse? Effettivamente, chi vi credete di essere, voi, per non poter essere tutto ci? Siete figlie e figli di Dio. Fare i piccoletti, non aiuta il mondo.

Disprezzare se stessi per riconfortare gli altri intorno a s, non ha nulla di eccezionale. Siamo stati creati tutti (e non solo qualcuno di noi) per diffondere la gloria di Dio che in noi. Quando la lasciamo risplendere, incitiamo gli altri a fare lo stesso. Quando abbandoniamo le nostre paure, la nostra presenza aiuta gli altri a liberarsi delle loro". Nelson Mandela

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