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La storia compromettente del "compromesso storico"

Quarant'anni fa Enrico Berlinguer rilanci l'idea (che fu di Togliatti nel dopoguerra) della collaborazione fra Pci e Dc. Ma il flirt dur poco. E indebol entrambi i partiti Francesco Perfetti - Ven, 27/09/2013 - 09:25 commenta La proposta di un compromesso storico fra cattolici e comunisti la lanci l'allora segretario del Pci Enrico Berlinguer tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre 1973 dalle pagine di Rinascita, la rivista ideologica del partito fondata da Palmiro Togliatti, in tre articoli pubblicati con il titolo generale Riflessioni sull'Italia dopo i fatti del Cile.

Nel Paese latino-americano si era appena consumato il colpo di Stato del generale Pinochet contro Salvador Allende: era stata interrotta traumaticamente la via cilena al comunismo. Divenuto segretario del Pci nel marzo 1972 dopo esserne stato vice-segretario, Berlinguer si era formato ed era cresciuto politicamente all'ombra di Togliatti e durante la lunga segreteria di Luigi Longo si era rafforzata la sua autorevolezza. Aveva portato avanti la linea del dissenso dall'Urss dopo l'invasione della Cecoslovacchia del 1968, ma al tempo stesso aveva negato la possibilit di un abbandono dell'internazionalismo e di una posizione di rottura nei confronti dell'Unione Sovietica. I fatti cileni suggerirono a Berlinguer una proposta politico-strategica che egli rese nota attraverso quegli articoli senza che fosse prima discussa dagli organismi dirigenti del partito. Ci anche se in maggio sulla rivista Il Contemporaneo, supplemento mensile di Rinascita, era apparso un ampio dibattito sulla questione democristiana, in cui Alessandro Natta aveva accennato alla necessit di una intesa fra socialisti, comunisti e cattolici e Gerardo Chiaromonte aveva osservato che sarebbe stato difficile per i comunisti governare anche ottenendo la maggioranza assoluta dei voti a causa della estensione e della influenza delle forze avversarie. Ci non toglie, peraltro, che la paternit dell'idea del compromesso storico, cos come venne presentata, sia senza dubbio attribuibile a Berlinguer. Il caso cileno offriva una lezione importante. Dimostrava che l'unit delle sinistre, da sola, non era sufficiente a garantire la governabilit e che bisognava puntare alla collaborazione fra tutte le forze popolari, partito comunista e democrazia cristiana in primis, e quindi a un sistema di alleanze sociali che coinvolgesse ceti diversi. Al fondo, c'era la convinzione che solo cos sarebbe stato possibile sbloccare il sistema politico italiano che, di fatto, anche per la sua collocazione internazionale, non consentiva una alternanza. La formulazione della proposta era chiara: la gravit dei problemi del paese, le minacce sempre incombenti di avventure reazionarie, e la necessit di aprire finalmente alla nazione una sicura via di sviluppo economico, di rinnovamento sociale e di progresso democratico rendono sempre pi urgente e maturo che si giunga a quello che pu essere definito il nuovo grande compromesso storico tra le forze che raccolgono e rappresentano la grande maggioranza del popolo italiano. In altre parole, Berlinguer metteva in soffitta l'idea della alternativa di sinistra e la sostituiva con quella di una alternativa democratica che avrebbe consentito riforme radicali evitando il pericolo di derive reazionarie. La proposta poteva sembrare una novit. E come tale aliment il dibattito politico. Ma non era cos. Il filosofo cattolico Augusto Del Noce osserv che essa era condizionata interamente dalla linea gramsciana tanto che, riferita al pensiero di Gramsci, si configurava come offerta frutto

della constatazione della maturit storica per il passaggio dell'Italia al comunismo e per il transito dalla vecchia alla nuova Chiesa. D'altro canto lo stesso Berlinguer precis che l'offerta di compromesso storico non era una apertura di credito alla Dc, ma doveva intendersi come sollecitazione continua per una trasformazione radicale della stessa Dc che ne valorizzasse la componente popolare a scapito delle tendenze conservatrici e reazionarie. A ben vedere, il discorso di Berlinguer riprendeva, con altre parole e in un contesto diverso, il progetto che, all'indomani del secondo conflitto mondiale, Palmiro Togliatti aveva sintetizzato nella celebre espressione democrazia progressiva fondata sulla collaborazione fra le grandi forze popolari, ovvero comunisti, socialisti e cattolici. Esisteva, per dirlo con Del Noce, una continuit Gramsci-Togliatti-Berlinguer e delle formule della via nazionale e democratica e dell'accordo dei partiti di massa. Nella visione berlingueriana il compromesso storico avrebbe dovuto rappresentare lo strumento per sbloccare il sistema politico italiano che - in virt della tacita ma accettata conventio ad excludendum nei confronti del Pci per i suoi legami con Mosca e per la sua monolitica struttura interna di tipo leninista - precludeva ai comunisti l'ingresso nelle stanze del potere. Le opposizioni, pi che le perplessit, furono numerose sia all'interno del Pci, dove molti pensavano ancora all'ipotesi della trasformazione del Paese in una democrazia popolare, sia all'interno della Dc, del Psi e dei partiti laici minori, preoccupati, non a torto, che il compromesso storico si risolvesse nell'incontro fra due religioni secolari. Comunque sia, alla prova dei fatti il compromesso storico non si realizz. Gli anni fra il 1974 e il 1978 furono, s, quelli della grande avanzata elettorale del Pci e del suo ingresso nell'area di potere con l'appoggio esterno al governo monocolore di solidariet nazionale di Andreotti. Ma, al tempo stesso, furono anni - particolarmente difficili anche per l'offensiva del partito armato delle Brigate Rosse - che mostrarono come la strategia dell'attenzione nei confronti del Pci teorizzata da Aldo Moro fosse sostanzialmente velleitaria. Alla fine proprio il rapimento e l'assassinio di Moro chiusero traumaticamente la strada al compromesso storico. E aprirono una nuova stagione della politica italiana dominata dalla figura di Bettino Craxi e destinata a sua volta a esaurirsi con la fine ingloriosa della prima repubblica sotto i colpi di maglio della rivoluzione giudiziaria di Tangentopoli.

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