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30 GIUGNO 2013
Il continente sta emergendo, potenzialmente ricchissimo anche se da sempre sfruttato E qui riesco a farmi la pear
i dice mzungu, vuol dire uomo bianco ma per molti sinonimo di ricchezza. Puoi essere imprenditore o turista, studente o giornalista, ma se sei un occidentale e ti trovi nel cuore dellAfrica, puoi sentirti un walking dollars, soldi che camminano. E non puoi obiettare nulla, visto che in molte zone di Nairobi con 10 euro puoi portare al ristorante quattro amici. Spiegare che a Milano gli stipendi sono certo pi alti, ma poi laffitto costa 15 volte tanto, non convince nessuno: sei un miliardario, anzi, di pi. La controprova ce lhanno quando, appena salito sul matatu (furgoncino privato che ospita generalmente 5-6 viaggiatori pi del consentito), ti stupisci addirittura per la presenza di passeggeri nel bagagliaio (il biglietto costa 20 scellini in meno) o per lo stato pietoso delle strade, qui accentuato dalla folle velocit tenuta dal conducente, pi attento ad incrementare il numero di viaggi (e di soldi, quindi) della giornata che alla tenuta delle sospensioni. Kiambogo-Iten, nord ovest del Kenya: dal villaggio dove ha sede Run2gether, una piccola squadra che coniuga laspetto sportivo con quello sociale (i podisti meno talentuosi vengono sostenuti da un fondo comune, quelli fuori et reintegrati in altri ruoli), fino alla House of champions, la capitale del podismo 4mila abitanti, mille professionisti della corsa che ogni anno accoglie
so e non ci sono riusciti), preoccupazione (magari verr abbindolato la prossima volta, o forse gi accaduto). E delusione di se stessi: passi la questione di principio, ma vale la pena prendersela per 20 scellini in pi? Che poi sono 18 centesimi di euro: in Italia valgono mezzo caff alla macchinetta, il conducente avrebbe forse garantito alla figlia un piatto di ugali la polenta insapore di cui tutti qui hanno rispetto, perch almeno riempie la pancia. Poi i pensieri, per fortuna, si dissolvono davanti alla visione di Iten: questo piccolo paradiso di natura e sentieri in terra rossa vale anche un viaggio lungo il doppio. Mzungu, mzungu!, grida un gruppo di bambini con la divisa della scuola. Si avvicinano timorosi allo straniero, quasi fosse un alieno, e gli sfiorano la mano. Vogliono capire se la pelle come la loro, spiega Jos, che anche da piccolo qualche mzungu lo avr pur visto. Ha-ba-riu? Ha-ba-riu?. I bambini chiedono: Come stai?, ma lo scandiscono come se fosse un incitamento. A sorpresa, la risposta arriva: Mzuri sana, molto bene. Un ventaglio di piccoli sorrisi si apre: lalieno bianco parla la loro lingua. Sorride anche lo mzungu, rimettendosi lo zaino sulle spalle e riprendendo il cammino: del Kiswahili conosce appena tre parole e nulla pi. Ma Jos non rivela il segreto.
L. Gal.