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Francesco Lamendola

Le gesta mitizzate di Alessandro Magno sono narrate dallArabia fino a Giava e Sumatra
possibile che loccidentale di media cultura ignori che la XVIII Sura del Corano, denominata Al kahf (La caverna), contiene un ricordo mitizzato di uno dei pi importanti personaggi della storia antica: Alessandro Magno. In essa si parla della leggenda dei sette dormienti, interessantissimo esempio di sincretismo islamico-cristiano, che avrebbe le sue radici nella leggenda dei sette martiri di Efeso, che si lasciarono murare vivi dai pagani in una caverna al tempo dellimperatore Decio, verso la met del III secolo; per poi tornare alla luce, viventi testimonianze del vero Dio, due secoli pi tardi, prima di morire definitivamente. Una caratteristica festivit in onore dei sette santi dormienti si celebra ogni anno in un paese della Bretagna, Stiffel, il giorno della ricorrenza di santa Maria Maddalena; festa alla quale intervengono, oltre ai devoti cristiani, anche numerosi musulmani provenienti dai luoghi pi disparati (e ci ben prima del fenomeno, relativamente recente, della massiccia immigrazione dallAsia e dallAfrica verso la Francia e altri Paesi dEuropa), come lAfrica subsahariana e le isole Comore, dato che, appunto nella Sura XVIII, i sette martiri sono ricordati come Ahlu-l-khafi, vale a dire la gente della caverna; devozione che, per quanto strano possa apparire, non mai stata sconfessata dallIslam ufficiale. Cos, nella piccola parrocchia di Vieux Marchs, nella Ctes du Nord, le voci di cristiani e musulmani si mescolano nella preghiera, allorch viene cantata una lunga lauda in lingua bretone che ricorda leroico sacrificio dei sette giovani martiri: esempio forse unico di convergenza culturale fra le due grandi religioni monoteiste derivate dallebraismo. E, intrecciata alla versione islamica leggenda (usiamo qui la parola leggenda nel senso pi generico e non per avanzare un giudizio di merito, ch essa potrebbe anche avere una radice storica reale), vi il ricordo - che ha assunto nel tempo dei tratti sempre pi leggendari - della straordinaria personalit e delle imprese eccezionali di Alessandro Magno, colui che cerc di fondere la cultura delOccidente con quella dellOriente. Nel corso del Medioevo, svariate localit della Germania, della Francia e della Spagna si vantarono di accogliere le reliquie dei sette martiri della grotta di Efeso; e anche nellarea islamica lo stesso culto si diffuse in diverse localit carovaniere, specialmente del Nord Africa. Ha osservato in proposito Federico Perrone, nel suo commento al Corano (Milano, Mondadori, 1979, vol. 1, p. 422): tutta una storia del mondo antico che fa riscoprire la localizzazione di un culto parallelo tra islam e cristianesimo. L. Massignon lo ricollega a un culto venerando e preistorico, quello della rugiada celeste delle sette pleiadi che portava la benedizione al raccolto dellannata, a fine luglio, dai paesi dove si coltiva il riso fino alle steppe degli Arabi dello Yemen e a quelle dei Turchi. Questo tema di terra perdonata e di vegetazione risuscitata diventa, in ambiente marittimo, un tema di navigazione protetta. I sette dormienti diventano protettori dei naviganti in pericolo. La loro leggenda si estesa fino a Sumatra, di dove sarebbe partito, nel secolo XII, il battello che avrebbe portato nel Madagascar la colonia musulmana da cui nacquero gli Hovas. Ancora non molti anni fa i piloti delle isole Comore onoravano le loro imbarcazioni con il nome dei sette.

Di fatto, sedici versetti della Sura XVIII sono consacrati ad Alessandro Magno, qui chiamato Dhl-Qarnain, ossia Quello dal Doppio Corno. In quella sura, Mohammed risponde a quattro difficili domande postegli dai rabbini di Medina: prima, chi sia il misterioso personaggio che dorme in una caverna e che si risveglier solo alla fine dei tempi; seconda, chi possiede la Fontana della Vita eterna; terza, chi pu essere pi grande e anche pi piccolo di Mos; quarta, chi fa il giro della Terra, in attesa del Giudizio universale. Orbene: mentre la prima domanda chiama in causa, in modo abbastanza esplicito, la leggenda cristiana dei sette martiri di Efeso rinchiusi nella caverna, la quarta ed ultima si riferisce proprio ad Alessandro Magno: un Alessandro Magno, per, totalmente islamizzato e trasformato, addirittura, in un vero e proprio messaggero divino. Nella risposta, infatti, Mohammed afferma che egli il difensore della Fede, colui che porta in ogni continente la luce della vera religione e la cui preghiera risuona da Occidente a Oriente, da Mezzogiorno a Settentrione. Il bicornuto, infatti, - come appare anche sulle monete del IV secolo avanti Cristo - il dio Ammone; trasformatosi poi in Alessandro, suo divino messaggero (e da non confondersi con Mos, egli pure rappresentato sovente, nelliconografia occidentale, con un corno sulla fronte). Cos, Alessandro - che, come noto, condusse personalmente una spedizione fino allOasi di Siwa, sede di un celebre oracolo di Ammone, in cui (secondo la testimonianza di Diodoro Siculo, storico greco del I secolo avanti Cristo ) egli venne sepolto dopo la morte improvvisa, avvenuta a Babilonia il 13 giugno del 323, per sua esplicita volont - diviene, nel Corano, la spada fiammeggiante di Dio, il vero credente che separa i giusti dai malvagi e che prepara, da un confine allaltro del mondo, lavvento della vera religione. Ed ecco che sia la leggenda dei sette giovani dormienti, sia quella di Iskander, il divino messaggero bicornuto, si diffondono dal Mediterraneo allOceano Indiano e alle coste sud-occidentali del Pacifico, ove nel corso del Medioevo si stabilirono numerose colonie di mercanti arabi, importandovi naturalmente anche il loro credo religioso. Come si formata, in seno allIslam, la tradizione di un Alessandro Magno che indica la via del Cielo ai veri credenti; non gi di un profeta, ma di un mistico personaggio che viene mandato sulla Terra da Dio stesso, dotato di autentica onnipotenza? In parte dalla tradizione orale e in parte dal Romanzo di Alessandro dello Pseudo-Callistene, formato da una serie di racconti apocrifi raccolti ad Alessandria dEgitto a partire dal secolo successivo alla morte del sovrano, che ebbero straordinaria fortuna sia in Occidente che in Oriente e che vennero tradotti in ebraico, in siriaco, in arabo, in persiano, in latino, in greco, in numerose lingue europee moderne, comprese quelle slave. Cos, prima di approdare alla XVIII Sura del Corano, Alessandro Magno era gi stato trasformato in una sorta di eroe santificato, benefattore dellumanit, attraverso lantichit ed il Medioevo, sia nellambito della cultura cristiana, sia di quella ebraica. Non che la leggenda relativa al sovrano macedone sia sempre stata interamente positiva. Nel Libro dei Maccabei egli ricordato in termini sostanzialmente negativi, come esempio di orgoglio sfrenato e di ambizione smisurata; e anche nella tradizione persiana, ad esempio nel Vero Libro della Legge, scritto in epoca sassanide (VI secolo dopo Cristo), il maledetto Iskander viene descritto addirittura come un inviato sulla Terra di Ahriman, il Dio del male. Tuttavia, la tradizione a lui favorevole - che, in ambito ellenistico, lo vede addirittura come una sorta di incarnazione di Dioniso-Bacco -, finir per prevalere nettamente, specialmente in ambito ebraico, cristiano e musulmano, e ci in ragione di due elementi decisivi: il fatto che sia stato colui che ha liberato i popoli semiti dal dominio persiano e, in secondo luogo, il fatto che si mostrato ovunque rispettoso dei culti locali. La sura della Caverna, pertanto, raccoglie essenzialmente la tradizione ebraica del Romanzo di Alessandro, con evidenti influssi cristiani e gnostici e arricchendola con il ricordo di numerosi eventi soprannaturali, in cui il gusto del meraviglioso si mescolo alla volont edificante e forgia un personaggio dai caratteri semidivini, mandato dal Cielo a portare la giustizia tra i popoli e a preparare lavvento del Giudizio finale.

Ha scritto lo storico francese Paul Faure nella sua biografia Alessandro Magno titolo originale: Alexandre, Paris, Fayard, 1985; traduzione italiana di Francesco Morabito per Il Giornale, Roma, 1989, 313-15): Mentre gli Arabi fanno di lui un pio mussulmano che andato in pellegrinaggio alla Kaaba, i principi di Georgia, dArmenia, del Turkestan antica Sogdiana -, dAfghanistan si lusingano e si gloriano di discendere da Alessandro. Egli ha fondato in Asia sei Alessandria, a Begram, a Termez, a Leninabad a/o presso Sukkar, alla foce del Purali e presso Abadan. La tradizione, che gliene ha attribuito dodici, quarantadue, addirittura settanta, ha fatto fiorire la sua leggenda quasi ovunque nellantico Impero persiano. I suoi immediati successori, Antioco e Seleuco, hanno dato il suo nome ai posti che fortificavano o cercavano di colonizzare per assicurare la continuit dellimpero. Ed cos che, sino ai giorni nostri, Iskanderun (Alessandretta) in Turchia, Muhammarah in Iraq, Marv (Merv) in Uzbekistan, Khanu e Hormuz in Iran, Herat e Kandahar in Afghanistan, Uchh e Karachi in Pakistan hanno preteso di essere state fondate da Alessandro in persona. I loro abitanti conservano pietosamente la leggenda del re-giustiziere, protettore e salvatore dellumanit, unificatore dellImpero, anche se non ha fatto altro che passare a cavallo attraverso una borgata indigena, molto anteriore per data. Lungo tutto il corso dellAmu Daria e del Wakhsh, lantico Osso, gli abitanti segnalano dei tumuli, dei forti, dei muri, dei passaggi di Iskandar. A Derbent essi mostrano il luogo di nascita di Rossana o Roshana, sua sposa. A Kilif, 70 km a nord-ovest di Balkh (Battra), i geografi arabi del Medio Evo situavano la Rubat Dh-l-Qarnain, cio il Posto di guardia di Alessandro, testimone del suo passaggio dalla Battriana in Sogdiana nella primavera del 329 a. C. Le atuali guide del Tadijkistan e dellUzbekistan non mancano di raccontare ai turisti di tutto il mondo le alte gesta ed i misfatti di Alessandro in occasione delle sue campagne in Sogdiana e di mostrare qualche traccia del suo passaggio, da Tashkent a Samarcanda, nella valle dello Zeravshan. Sottolineano che egli ha perduto pi di 2.000 uomini nellestate del 338 (Arriano, IV, 6, 2; Quinto Curzio, VII, 7, 39). La citt di Marghilan, nel Ferghana, pretende di conservare uno dei suoi stendardi e vi si mostra persino la sua tomba. Nella valle della Kunar, lantica Euaspla, a nord-est di Djalabad, gli uomini dagli occhi azzurri discendono da Alessandro. A qualche chilometro da Taxila, nel Pakistan, dove lesercito si acquartierato nellinverno 327-326, a Mankiala, gli indigeni credono che sotto lo stpa del centro della pianura Alessandro in persona abbia inumato il cavallo Bucefalo. Essi continuano persino a chiamare cos i loro propri cavalli. Presso la citt santa di Thata dove, si dice, terminata la grande marcia verso est, si parla comunemente dIskedder Sia, Alessandro il Grande. Ma ben alidl di questo punto, nella valle del Gange che egli non ha percorso, e dove solo Megastene si recato verso il 280 a. C., il folklore evoca il Conquistatore, sia che si faccia di lui il rivale di andragupta, sia semplicemente che si giochi a scacchi, gioco della kshah, o a carte, gioco del naib, suo luogotenente. Molti amici, in Iran, in Afghanistan e in Pakistan, sono stati capaci di raccontarmi in dettaglio le imprese di questuomo prodigioso e ispirato, non solo secondo il Corano e la vita romanzata, attribuita a Callistene e tradotta in indostano, ma secondo la tradizione locale e linsegnamento dei loro precettori. La storia dIskandar Zulkarnain, conquistatore del mondo e portatore delle luci della vera religione, penetrata con lislam a Giava, nel XV secolo, e si diffusa, nel XVI e XVII secolo, in malese, in giavanese e in bugi. La versione malese studiata da Van Leeuwen nel 1937 riporta, dapprima in stile epico, le vittorie di Alessandro, non senza assimilazioni audaci. cos che Andalo-Candolo vi confuso con Andalas, altro nome di Sumatra. Poi lautore-interprete mostra il suo eroe alla ricerca della sorgente delleternit. Questa ricerca filosofica lo conduce a tuffarsi in fondo allOceano in una sorta di campana e ad esplorare il mondo infernale. La sua personalit stata introdotta alle origini della dinastia dei sovrani malesi. Nella regione di Palembang si pu venerare la sua tomba ai piedi del monte Siguntang. No, lIskandar malese non , come Vishn, o Bhma, un dio che discende sulla terra, scompare e rinasce metamorfizzato: un eroe culturale misterioso e che non mai morto del tutto.

Il fatto che la leggenda di Alessandro Magno sia giunta a diffondersi in un ambito geografico cos lontano dai luoghi che videro le sue imprese e nei quali si formarono i primi racconti su di lui, pu stupire solo chi ignori quanto grande sia la capacit di diffusione delle tradizioni orali nelle culture antiche ed in quella medievale. stato osservato, ad esempio, che elementi culturali dellIndia antica si sono agevolmente diffusi non solo fino al Sud-est asiatico, alla Cina e allEstremo Oriente (a cominciare dal Buddhismo), ma anche molto pi in l, fino agli arcipelaghi del Pacifico meridionale. Oppure, per spostarci nellambito delle culture precolombiane delle due Americhe, siamo oggi pressoch certi che elementi culturali incaici, ivi comprese certe tecniche di tessitura e decorazione, hanno valicato la Cordigliera delle Ande e si sono diffusi fra i popoli indigeni del bacino del Paran-Paraguay, a migliaia di chilometri di distanza dallaltopiano peruviano e boliviano da cui si erano irradiati in origine. Quanto, poi, al fatto che la tradizione relativa alle gesta mitizzate di Alessandro sia sfociata in un vero e proprio culto religioso, o meglio, che sia confluita in una religione mondiale, come lIslamismo, anche questo non dovrebbe meravigliare poi troppo, se si superano gli angusti schemi mentali propri di tanta cultura accademica e si ammette che la storia umana un palcoscenico molto pi grande di quanto solitamente siamo disposti a immaginare. Gli elementi storici, trasformati dai racconti mitizzati di innumerevoli generazioni, possono entrare nel corpo delle religioni e viaggiare attraverso lo spazio ed il tempo in una maniera assai pi audace di quel che non si creda; e la stessa cosa vale quando si tratti della loro confluenza non gi in una sola religione, ma addirittura in due, come nel caso del romanzo di Alessandro Magno e della leggenda dei sette giovani dormienti, incorporati sia nel Cristianesimo che nellIslam e tuttora vitali, al punto da formare la materia di una particolare forma di devozione popolare. Cos, quando i pescatori di Giava e di Sumatra invocano, ai nostri giorni, la protezione di Iskandar, prima di affrontare le onde del mare dal quale traggono le fonti di sostentamento, di certo essi ignorano che il loro protettore celeste non altri che un antico sovrano macedone il quale concep e realizz, in maniera che ancora oggi possiede del sorprendente, laudacissimo disegno di fondere la cultura greca con quelle dEgitto e dellAsia anteriore e che si spinse con i suoi eserciti fin nel cuore dellIndia, in un tempo in cui scarse e fantastiche erano le conoscenze geografiche tra il bacino del Mediterraneo e quello dellOceano Indiano.

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