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Variazione

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Variazione
E' ogni riproposizione di un'idea musicale in cui essa subisca modifiche, pi o meno profonde, rispetto alla sua forma originaria. Le modifiche possono riguardare qualunque aspetto dell'idea di partenza, come l'armonia, la melodia, l'articolazione del contrappunto, il ritmo, il timbro strumentale, la dinamica e perfino l'organizzazione formale. Poich la variazione un procedimento cos generale, il suo significato formale e la stessa tecnica impiegata hanno subito profondi cambiamenti nella storia; si pu infatti affermare che ogni stile compositivo ha introdotto nella versatile arte della variazione i caratteri che gli sono stati propri. Ad esempio, se nel rococ germanico e nel barocco italiano essa era spesso un florilegio delle possibilit virtuosistiche di uno strumento realizzato mediante l'ornamento della linea melodica, con Beethoven e con i compositori a lui successivi diventa uno dei mezzi per sviluppare un tema, per far evolvere drammaticamente il discorso musicale, mentre nella musica del Novecento essa stata vista spesso come un'esplorazione delle possibilit armoniche del pensiero originario. L'uso della tecnica della variazione risale almeno all'antica Grecia. La musica greca, infatti, certamente impiegava tecniche di variazione, ad esempio nella riproposizione di nomoi arcaici secondo modelli ritmici tipici del periodo classico. La scarsa documentazione esistente sulla musica greca nel suo complesso non ci consente tuttavia di esprimere un giudizio assoluto sul grado di variet e di frequenza delle tecniche di variazione impiegate. Molto meglio documentato l'uso della variazione nel canto gregoriano, nel quale essa viene impiegata con grande ricchezza di forme. Nei capitoli fondamentali della salmodia, ad esempio, si passa gradualmente da un testo elementare e sillabico alle complesse fioriture dei responsori e dei graduali. L'arte dei virginalisti elisabettiani ebbe un importante ruolo nel conferire prestigio al genere del ground, da cui derivarono, in epoca barocca, la ciaccona e la passacaglia, forme in cui ad essere variato non era un tema melodico, ma uno schema di accordi, o un basso ostinato. Nel Seicento esempi di queste forme sono offerti da alcuni cicli di variazioni per organo e per cembalo di Frescobaldi e in genere dalle innumerevoli serie di variazioni scritte per il fortunato tema della follia. Il basso ostinato ebbe grande diffusione, nella seconda met del Seicento, anche presso la scuola organistica nord-tedesca, come ci dimostrano Pachelbel e Buxtehude. A questo genere appartengono anche le monumentali Variazioni di Goldberg di Bach, nelle quali appunto lo schema accordale a conservarsi. In quest'opera, di vastit assolutamente eccezionale per la letteratura per tastiera dell'epoca, le variazioni arrivano a modificare l'aria iniziale in maniera cos profonda da transitare, ad esempio, dalla forma della sarabanda a quella del fugato. Nell'et classica le variazioni cominciano a separarsi gradualmente dal genere che prevede il basso ostinato, per evolversi verso forme pi libere. Oltre a costituire una forma autonoma, il tema e variazioni diventa una delle forme pi usate per i movimenti lenti delle sinfonie, delle sonate e delle composizioni cameristiche organizzate in pi movimenti. Esistono inoltre numerosi esempi di variazioni usate come primo movimento o come finale. Quasi tutte le variazioni pianistiche di Mozart presentano un analogo schema drammatico: la penultima era in genere scritta in un tempo piuttosto lento, mentre l'ultima avrebbe fatto uso di un andamento pi rapido e spavaldo, a costituire il vero e proprio finale brillante del brano. Una soluzione formale altrettanto tipica e originale ce la offre Haydn, che fa uso frequente di variazioni doppie, nelle quali due diversi temi correlati, normalmente uno in maggiore e uno in minore, vengono presentati e poi variati alternativamente. Un esempio il movimento lento della sua Sinfonia n. 103 Rullo di timpani. Le variazioni Beethoveniane mature non hanno pi nulla in comune con l'antica arte di ornare un tema. L'idea musicale scelta spesso di grande semplicit, e costituisce una specie di materiale neutro che deve essere sviluppato e prendere forma nell'essere variato. L'ultimo Beethoven si mantenne fedele alla tecnica della variazione, impiegandola in lavori di grande complessit e impegno, come il movimento lento del quartetto Op. 127, il secondo movimento della sonata Op. 111, e le Variazioni su un tema di Diabelli. La sensibilit romantica si dimostr meno ricettiva nei confronti del tema e variazioni in quanto forma. Franz Schubert scrisse cinque cicli variazioni utilizzando i propri lied come temi. Tra i grandi musicisti romantici quello che ha impiegato pi regolarmente questa forma stato certamente Brahms. Egli scrisse infatti vari cicli di variazioni pianistici (su temi di Haendel e di Paganini), che richiedono uno sfolgorante virtuosismo strumentale, e orchestrali (su un tema a lungo attribuito a Haydn). Le variazioni brahmsiane si rifanno, per i principi costruttivi, al classicismo viennese, anche se naturalmente il contenuto musicale molto diverso, tipicamente brahmsiano dal punto di vista espressivo. L'opera di Wagner lo 16/03/2013 vede 11:27

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virtuosismo strumentale, e orchestrali (su un tema a lungo attribuito a Haydn). Le variazioni brahmsiane si rifanno, per i principi costruttivi, al classicismo viennese, anche se naturalmente il contenuto musicale molto diverso, tipicamente brahmsiano dal punto di vista espressivo. L'opera di Wagner lo vede continuamente alle prese con le tecniche di variazione. La stessa idea del leitmotiv impiegata sistematicamente nelle sue opere implica in effetti il principio della variazione, o meglio costituisce una specie di rovesciamento logico di esso: non si tratta tanto di riproposizioni dell'idea originale variata, ma di sue apparizioni, dotate di significati precisi, in contesti musicali molto eterogenei, che rappresentano il fluire della vicenda drammatica. Naturalmente da un punto di vista tecnico, cio prescindendo dalla trama drammatica e dai significati metafisici che Wagner attribuiva ai suoi temi, la precisazione precedente non ha ragione di essere. Tra le grandi composizioni orchestrali del primo novecento un notevole esempio di variazioni dato dal bolero di Maurice Ravel. Si tratta di un caso paradigmatico di variazione timbrica: mentre la linea melodica, lo schema armonico e il ritmo rimangono costanti per quasi tutta la durata del bolero, varia continuamente, arricchendosi ogni volta, la strumentazione impiegata. Ma soprattutto con la musica dodecafonica che le variazioni hanno riacquistato un ruolo centrale nel panorama musicale. Le tecnica seriale contiene intrinsecamente l'idea di variazione di un tema costituito dalla serie posta a fondamento dell'opera e la scrittura contrappuntisticamente elaborata della seconda scuola viennese rende i procedimenti di variazione molto ricchi e articolati

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