fumata definitivamente la possibilità che la Fonda-zione Charis possa com-pletare il cantiere del Cam-pus Valcarenga, più noto come «Scuola di Cielle» nel quartiere di Ombriano, il Comune si sta attivando per rimediare al danno economico che potrebbe derivare da questo inconveniente. La Re-gione, infatti, aveva erogato un milione di euro, su un totale di 4milioni e 500mila, per la realiz-zazione del campus e il timore dell’amministrazione comunale è che, a fronte di un mancato completamento dei lavori, da Mi-lano possano richiedere indietro i soldi. Dove recuperare un milio-ne di euro di questi tempi? Molto meglio cercare una soluzione al-ternativa, che vada a beneficio di tutti. È proprio quanto si sta impe-gnando a fare il sindaco
Stefania Bonaldi
, che ha chiesto un in-contro all’amministrazione pro-vinciale, per prendere in conside-razione un impiego alternativo dell’immobile: per la precisione, un trasferimento a Ombriano del polo scolastico previsto a San Bartolomeo, dove la Provincia ha in progetto di riunire le tre sedi del liceo Racchetti, attualmente sparse in diverse zone di Crema e dove già si trovano il liceo artisti-co e l’istituto Sraffa. L’immobile di Ombriano, di cui ora è presen-te solo lo scheletro, aveva l’am-bizione di contenere quasi 1.000 studenti, dalla scuola dell’infan-zia alle superiori, con tanto di luogo di culto, un ampio audito-rium, mensa, palestra, piscina coperta e un centro di aggrega-zione giovanile. I lavori erano iniziati nel giu-gno del 2010 ma si erano poi in-terrotti per mancanza di fondi, fino alla comunicazione al Co-mune da parte della Fondazione Charis che quest’ultima non avrebbe ripreso i lavori entro la fine di questo mese, contraria-mente a quanto preventivato in una fase precedente, e della mes-sa in liquidazione volontaria del-la stessa. Il Comune di Crema punta a convincere l’amministra-zione provinciale, facendo leva sulla possibilità di beneficiare di alcune agevolazioni, dovute pro-prio alla liquidazione della Cha-ris, per cui la Regione ha nomi-nato un commissario ad hoc. Non solo. In questo modo si risolve-rebbe anche il problema del traf-fico, che a San Bartolomeo è già piuttosto congestionato. «Una cosa è sicura» puntualiz-za il sindaco: «Faremo di tutto per evitare di dover restituire un milione di euro alla Regione». Anche il campus in programma a San Bartolomeo prevede non so-lo un nuovo edificio scolastico ma anche una serie di altre strut-ture. In questo caso: due palestre, un auditorium e un laboratorio di cucina per gli studenti del corso di ristorazione dello Sraffa. Tut-tavia, esistono alcuni problemi che l’amministrazione provincia-le prenderà in considerazione, come è stato deciso durante il pri-mo, interlocutorio incontro tra il sindaco di Crema, l’assessore ai Lavori pubblici,
Giuseppe Fon-tanella
e i tecnici della Provin-cia, lo scorso martedì 12 marzo. «Non abbiamo pregiudiziali di sorta», spiega l’assessore, «ma non è chiaro se si possa fare que-sto cambio in corsa. I progetti sono diversi tra loro e il compito dei nostri uffici è ora quello di vagliare ogni questione, dal pun-to di vista giuridico e legale, non-ché di costi. Attualmente, per quanto riguarda il progetto di San Bartolomeo, la spesa è di circa 20 milioni di euro e stiamo proce-dendo con il contratto di disponi-bilità, che non è una procedura semplice. In merito al progetto per il campus di Ombriano, inve-ce, al momento abbiamo in mano veramente pochi elementi». Ma dal Pdl di Crema, non tutti sono d’accordo con la soluzione pro-posta dal sindaco. Nessuna voce polemica nel Pd, mentre il Sel tace.
Gionata Agisti
Il
PICCOLO
giornale del
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CREMASCO
LE SCUOLE DENTRO L’AREA DI CIELLE
Il sindaco mette le mani avanti: «Per non dover restituire un milione di euro alla Regione»
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ANNO II • NUMERO 11 • SABATO 16 MARZO 2013
S
Italia avrà un governo? Mah. Io vorrei solo ri-cordare come siamo arrivati a quest’ Italia che è stata giudicata ingovernabile perché se non c’è memoria, non ci sarà (migliore) futuro. Ci siamo arrivati con la gente che aveva la bava alla bocca. Per la rabbia causata dai troppi rospi che ha dovuto ingoiare. Per capirci meglio, ecco qualche esem- pio pratico che ha diffuso l’ulcera lungo la penisola. Dunque, mentre i cittadini stringevano la cinghia, e or-mai i buchi non bastano più, i consiglieri regionali del Lazio andavano regolarmente a cena da Pasqualino al Colosseo e si facevano grandi abbuffate con la carta di credito degli italiani. La Sicilia nel 2012 ha dichiarato 6 miliardi di deficit, e sull’isola - raccontava l’ex presi-dente Lombardo - non c’è lavoro nel privato. Come sia arrivata sul precipizio del default è facile da immaginare. E ancora: un consigliere regionale sici-liano con 10 anni di anzianità guadagna più di Obama, presidente degli Usa; il nostro ambasciatore a Berlino ha una busta paga più pesante del premier tedesco An-gela Merkel; uno stenografo al massimo livello retribu-tivo nel Parlamento italiano arriva a sfiorare uno stipen-dio lordo di 290 mila euro, solo 2mila meno di quanto lo Stato spagnolo dà al re Juan Carlos di Borbone; l’Italia ha aperto 325 sedi diplomatiche nel mondo, mentre gli Stati Uniti ne hanno 50 in meno. I nostri tribunali hanno speso 3 miliardi per informa-tizzare la Giustizia; solo che i computer del nostro siste-ma giudiziario non si parlano tra di loro. Mentre, per quanto riguarda i politici, Berlusconi aveva promesso ancora «meno tasse, meno spesa», ma lo fa da 20 anni, Bersani non utilizza mai la parola «concorrenza», Mon-ti è riuscito a spostare di qualche metro l’Italia dal ba-ratro ottenendo l’80% del gettito dalle tasse e solo il 20% dai tagli, Grillo si diverte a fare l’uomo maschera-to. Quale nazione al mondo riuscirebbe a salvarsi con questi personaggi?
L’
Italia, troppi paradossi
di Daniele Tarenzi
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IL PUNTO DI VISTA/2
Questa rincorsa allo scaricabarile
IL PUNTO DI VISTA/1
coppia mediaticamente un probabile conflitto d’interessi alla Fondazione S.Domenico. Il tenta-tivo viene sventato, ma non muta la sostanza e bene hanno fatto la Zanibelli, Agazzi e Patrini a nome dei rispettivi gruppi consiliari, a chiedere le di-missioni di chi si era reso responsabile di tale “caso”. Il sindaco di Crema si trova costretto a stracciarsi le vesta schierandosi genericamente, bontà sua, contro il cliente-lismo e il familismo. Il capogruppo del Pd, Giossi, scari-ca bellamente la dottoressa Elisa Marinoni, perché, ba-date bene, per quanto brava, non è iscritta al Pd. Eppure l’aveva proposta proprio lui in Consiglio co-munale per il suo gruppo. Valla a capire certa gente. Non c’è più il coraggio di assumersi le proprie responsabili-tà. Quasi un anno di governo della città, zero opere tran-ne portare a buon termine quelle lasciate in eredità. Neppure l’ombra di un bilancio che definisca le loro stra-tegie per lo sviluppo ed il decoro della città. Attendiamo tutti con infinita impazienza. Per ora si ha solo buona memoria di Alex, Matteo ed Elisa finiti nel tritacarne mediatico e del fatto che nessuno vuole assumersi la pa-ternità di averli scelti in modo quantomeno singolare. Vediamoli. Matteo, il presidente, oramai di parte, del consiglio comunale, continua imperterrito a far politica per il Pd e ad inviare inutili news al mondo intero. Alex, l’assessore scaricato alla Cultura, di tanto in tanto lancia strali di inefficienza culturale verso la giun-ta ed è difficile dargli torto. La dottoressa Elisa indicata da Giossi per il Cda del S.Domenico l’hanno laureata, anche politicamente, senza averle spiegato che certe co-se clientelari non si fanno, come quella del tipo di pro- porre alla direzione artistica della Fondazione qualcuno con il quale ha intrattenuto o intrattiene rapporti profes-sionali. Non sta bene ed è poco elegante. Direi anche poco trasparente. Solo che per scaricare qualcuno, si-gnor Giossi bisogna prima averlo imbarcato. E il pass per salire a bordo della nave glielo avete dato voi.
S
Si tratta del liceo Racchetti, dell’artistico e dello Sraffa che, nei progetti, dovevano formare il Polo scolastico a San Bartolomeo Per fare il cambio, il primo cittadino deve avere l’ok del presidente della Provincia, Massimiliano Salini. Ma rullano i tamburi
di Simone Beretta
simoneberetta@libero.it
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di Daniele Tamburini
è sicuramente una grande confusione sotto il cielo: non solo politica, ma an-che rispetto ai comporta-menti istituzionali. Tutto questo, in un momento in cui servireb-bero certezze e percorsi lineari; ma, ol-tre ai gravissimi problemi strutturali e congiunturali dell’economia, del lavoro, del sistema del credito, siamo di fronte anche a un bell’”inghippo” formale, e mai, come in questo caso, la forma è sostanza. Come funziona un governo di minoranza? È questa l’unica strada per-seguibile, con questi numeri, e soprat-tutto con le porte che vengono vicende-volmente e alternativamente “sbattute” tra Pd, Pdl, Movimento 5 Stelle?. Ma la sostanziale impossibilità a formare una maggioranza non è il solo nodo assai problematico in ballo: il presidente della Repubblica è nel semestre bianco e, secondo la Costituzione, non può scio-gliere le Camere. E non dimentichiamo che, appunto, dovrà essere eletto anche il nuovo Presidente della Repubblica. Parliamo dei vari scenari e delle varie ipotesi con la professoressa
Marilisa D’Amico
, docente di Diritto Costituzio-nale all’Università Statale di Milano.
Professoressa D’Amico, come fun-ziona un governo di minoranza?
«Il Governo di minoranza o, più corret-tamente, di maggioranza relativa è quello che non ha avuto la fiducia dalla maggio-ranza dei componenti delle Camere, ma solo dalla maggioranza dei presenti. Lo consente l’art. 94 della Costituzione che non prescrive, per la concessione della fiducia, maggioranze qualificate. Non sarebbe la prima volta che accade, ma è evidente che si tratterebbe di un Gover-no “debole” che dovrebbe ogni volta as-sicurarsi i voti necessari a far approvare i propri provvedimenti».
Facciamo delle ipotesi di possibili governi… Pd con l’astensione del Mo-vimento Stelle? Con l’appoggio ester-no sulla base dei punti programmatici?
«Sarebbe possibile, anche se la rego-la prevista dal regolamento del Senato per il computo degli astenuti complica le cose. L’art. 107 del regolamento del Se-nato prevede che le deliberazioni siano prese a maggioranza dei senatori che partecipano al voto, ivi compresi gli astenuti. Il voto di astensione rende dun-que più difficile il raggiungimento della maggioranza, perché l’astensione fini-sce per valere come un voto contrario. Stando così le cose, la procedura per-ché un Governo targato PD ottenga la fiducia con l’astensione del M5S al Se-nato è piuttosto complicata.
I senatori del M5S potrebbero uscire dall’Aula, ma, a quel punto, i parlamentari del Pdl potrebbero fare lo stesso e far così mancare il numero legale. In alterna-tiva – ma il meccanismo è piuttosto bizan-tino – il PD dovrebbe assicurarsi i voti dei senatori della Lista Monti e chiedere ad una rappresentanza di grillini (una quindi-cina circa) di restare nell’aula, astenendo-si, ma assicurando il numero legale».
Napolitano potrebbe incaricare un esponente 5 Stelle?
«In linea teorica, sì, ma solo se il Pre-sidente della Repubblica capisse, dalle consultazioni, che un esponente 5 stelle ha la possibilità di trovare una maggio-ranza parlamentare. Politicamente mi sentirei però di escludere questa circo-stanza».
E l’ipotesi di “governissimo” Pd-Pdl, che, comunque, la direzione Pd ha escluso?
«Da un punto di vista costituzionale, non è una strada impraticabile, dal punto di vista politico, invece, non mi sembra proprio che vi siano le condizioni.
Qualcuno parla di una prosecuzio-ne “tecnica” del governo Monti, che, però, tecnico non è più…
«Qui bisogna fare un po’ di chiarezza. Oggi il Governo Monti è dimissionario, ma resterà in carica fino a quando non si formerà un nuovo Governo. In questo senso - se vogliamo - possiamo parlare di prosecuzione “tecnica”. Il Presidente della Repubblica ha, però, il dovere di aprire le consultazioni per formare un nuovo Governo. Diverso è il caso in cui il Presidente della Repubblica decida, all’esito di queste consultazioni, di con-ferire un “nuovo” incarico a Monti. Que-sta ipotesi, però, non sarebbe più una prosecuzione tecnica, bensì l’inizio di un nuovo Governo “politico”, tanto più che Monti ha partecipato alla competizione elettorale.
Ultima questione: come si mettono insieme due fatti, l’uno possibile (nes-suno riesce a formare un governo e si deve tornare al voto), l’altro reale (il presidente della Repubblica, nel “se-mestre bianco”, non può sciogliere le Camere)?
«Il presidente della Repubblica, fino alla scadenza del suo mandato, non può sciogliere anticipatamente le Camere. Questo lo dice l’art. 88, comma 2, della Costituzione. Pertanto, se non si riesce a formare un nuovo Governo e l’unica strada percorribile è quella di tornare al voto, bisognerà necessariamente atten-dere l’elezione del nuovo Capo dello Stato che, come primo atto, scioglierà le Camere. Nel frattempo, il Governo Mon-ti, dimissionario, proseguirà “tecnica-mente” il suo lavoro. Questo, però, solo se davvero nessuno riesce a formare un Governo. Se, invece, viene nominato un nuovo Governo, che giura nelle mani del Presidente della Repubblica, e questo Governo non ottiene la fiducia iniziale, sarà comunque quest’ultimo a dover gestire il periodo elettorale e firmare il decreto di scioglimento delle Camere.
Se la sente di formulare una pre-visione?
«Non me la sento di formulare una pre-visione relativamente ai prossimi sviluppi. In questo caso, mi sembra proprio che la realtà potrebbe superare la fantasia».
C’
Governo, quali scenari sono possibili?
La costituzionalista Marilisa D’Amico, professoressa alla Statale di Milano: «Governo, la realtà potrebbe superare la fantasia»
«Pd con l’astensione del M5S? Possibile, ma le regole sul computo degli astenuti potrebbero complicare le cose»
CREMONA
Approva anche a Cremona la campagna Nontiscor-dardime, promossa dal circolo Legambiente “Vedover-de”. Nella mattinata di sabato 16 marzo gli studenti dell'Istituto Einaudi visioneranno il film-documentario "L'età del cemento”,dedicato al consumo di suolo in Lombardia. Successivamente gli alunni delle classi 1Dr e 1Br piantumeranno delle primule nel giardino della scuola come simbolo di salvaguardia della natura.
ALL’EINAUDI
Iniziativa “verde” per gli studenti
Se non si riesce a formare un nuovo Governo e l’unica strada percorribile è que
lla di tornare al voto, bisognerà necessariamente attendere l’elezione del nuovo Capodello Stato
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