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INTERESSE

ETIMOLOGIA: dal latino interesse, che un verbo sostantivato. Deriva dalla composizione di inter- fra ed esse essere, indicava quindi, originariamente, un essere fra o essere con, essere fra e cose di alcuno e prendere parte delle medesime.( dizionario etimologico)

DEFINIZIONE: In senso ampio, partecipazione pratica e attiva dello spirito a una qualsiasi realt, fatto, evento, applicazione, che si concreta in vario modo, come desiderio di conoscere, di apprendere, come curiosit e attenzione di fronte a ci che si vede, si ascolta, si legge, come impegno nello svolgimento di un'attivit. Esigenza di un bene, cio di cosa atta alla soddisfazione di un bisogno umano e individuale e quindi a contenuto non solo economico, ma anche morale, religioso, scientifico, sentimentale, umanitario. Nell'accezione psicologica, la disposizione favorevole dell'animo verso un certo oggetto, l'attrazione che questo esercita su di esso, la tendenza, conscia o no, a porsi in rapporto con esso, a farlo oggetto d'attenzione, ad elaborarlo e ad appropriarselo spiritualmente (nel che si distingue dal desiderio, che tensione verso il possesso pratico, l'utilizzazione e la fruizione dell'oggetto). Da questo punto di vista, si pu distinguere tra un i. attuale, implicito in ogni processo d'attenzione, del quale non che l'aspetto sentimentale e conativo insieme, e un interesse costituzionale e potenziale, che consiste in quelle originarie e naturali esigenze, disposizioni, tendenze proprie dello spirito, che sono il presupposto d'ogni suo possibile attuale interessarsi a un oggetto qualsiasi. Tutta la pedagogia moderna, da Herbart in poi, si fondata, in modo sempre pi consapevole o addirittura scientifico, sull'i., sebbene l'importanza di questo non fosse mai sfuggita ai grandi pedagogisti ed educatori, in particolare, tra i pi moderni, a Comenio e a Rousseau. Non v' apprendimento senza attenzione e non v' attenzione senza interesse. E non

v' educazione che non s'adegui e non soddisfi ai costitutivi i. e bisogni spirituali dell'essere umano da svolgere. Herbart ha classificato cos tali i.: a) conoscitivo, distinguibile in empirico e speculativo; b) estetico (che comprende quello morale); c) simpatetico; d) sociale; e) religioso. Gl'i. non sono che le varie forme o direzioni dell'attivit stessa dello spirito; in tal senso, essi sembrano non contraddire all'anti-innatismo dell'Herbart; ma in realt essi non possono non essere considerati come originar e, costituire innate (non certo nel senso cartesiano) disposizioni e tendenze o esigenze dell'io, forze motrici d'ogni sua autoconservazione (unica tendenza innata per Herbart) e realizzazione. L'educazione non si compie che mettendo in moto codesti i. e soddisfacendoli in armonia tra loro (multilateralit degl'interessi) e cos formando una larga e coerente personalit. Per quanto svariatissimi siano stati gli apporti al moto contemporaneo dell'attivismo pedagogico, il diretto precedente di questo sul terreno psicopedagogico il principio dell'i. di Herbart, in quanto radice ed espressione genuina dell'attivit del soggetto. Pedocentrismo ed attivismo intendono partire appunto dal fanciullo come attivit mossa da suoi propr, costitutivi i., e mirano a rendere questi operativi al massimo grado, come spinta, iniziativa, azione personale, che l'educatore facilita, colla quale collabora e che, occorrendo, indirizza o sollecita. La psicologia infantile odierna in gran parte psicologia degl'i. e su questa fondata in misura sempre maggiore la pi recente pedagogia e didattica, da J. Dewey ad A. Ferrire, da . Claparde a O. Decroly, da M. Montessori a J. Piaget, da H. Wallon a H. Bouchet, ecc. Naturalmente, un problema importante in tale ordine di ricerche e di applicazioni quello dell'evoluzione degl'i. nello sviluppo della personalit. Il Ferrire p. es., vi distingue queste fasi:1) i. sensoriali; 2) i. sparsi o di giuoco; 3) i. immediati; 4) i. concreti specializzati; 5) i. astratti semplici; 6) i. astratti complessi. Una certa reazione, peraltro, si avuta da parte di pedagogisti che vedono nell'i. solo una manifestazione superficiale e ritengono che la pedagogia debba da esso risalire alle motivazioni.

Due punti, comunque, emergono da tutta l'attuale psicologia e pedagogia dell'i.: 1) l'i. non esclude lo sforzo, spesso anzi, se intenso e vivo, lo implica:

2) non tutti gl'i. van posti allo stesso livello: vi sono determinazioni particolari, pi o meno transitorie o contingenti, dell'i., che dipendono dal carattere individuale e da circostanze momentanee o estrinseche. Quindi gl'i. non han tutti lo stesso valore e l'educatore deve soddisfare e incoraggiare quelli che possono ricondursi alle tendenze essenziali e veramente costruttive dello spirito, e favorirli. Donde la necessit di non ridurre la pedagogia dell'i. a uno spontaneismo o a una pedagogia del facile e del piacevole, ambedue deleterie. Infine, bisogna, teoricamente e praticamente, distinguere l'interesse dall'istinto o dal bisogno vitale. Quando il Decroly pone a base del suo metodo gl'i. che chiama di nutrizione, di difesa (contro le intemperie e i nemici), di riposo e di ricreazione, di associazione, in fondo assume come interessi degl'istinti o bisogni vitali, comuni agli animali: istinti e bisogni che possono essere e sono occasione e materia non trascurabile al vero interesse (come l'oggetto del senso al conoscere), ma non sono l'i. vero e proprio. Il quale fatto spirituale, che supera la natura, e tende, consciamente o incosciamente direttamente o indirettamente, a realizzare valori (conoscitivi, morali, estetici, sociali, religiosi, ecc.). Bibliografia: G. Cal, La psicologia dell'attenzione in rapporto alla scienza educativa, Firenze 1907; J. Dewey, Interest and effort in education, Boston 1913; id., Interest as related to the training of the will, Bloomington 1896 (trad. in francese con altri saggi nel vol. L'cole et l'enfant, da L. S. Pidoux, Neuchtel 1913, 3 ed. 1931); A. Ferrire, L'cole active, Ginevra 1922 (trad. it. Firenze 1947); A. T. Jersild, R. J. Tasch, Childrens interests and what they suggest for education, new York 1949; M. Eliot, Autour de quelques dfinitions de l'intrt, in Pour l're nouvelle, 1952, fasc. 11-12, pp. 11-21; R. Cousinet, L'intrt, in Cahiers de l'cole nouvelle franaise, n. 30, 1955; v. anche globalismo, in questa Appendice.

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