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Antropologia Prof.: A.

Guerci Appunti presi alle lezioni 4/10: Dalletimologia greca si deduce che il significato del termine antropologia ( + ) discorso sulluomo o che comunque riguarda luomo. Un tempo nellantropologia rientravano molte scienze; con lavvento delle specializzazioni questo fenomeno si ridotto, cio sempre meno discipline rientrano nel campo dellantropologia, che in ogni caso resta una sorta di baluardo contro le specializzazioni. Esse costituiscono la fine delle discipline perch consentono di contestualizzare meno. Lantropologia ha avuto nel tempo varie definizioni, oggi si usa storia naturale delluomo; luomo rimane il punto fermo, non lo si pu eliminare. Questa definizione introduce immediatamente due parametri, ovvero spazio e tempo; lantropologia ha cercato di chiudere in categorie lintera umanit. Questo fenomeno della categorizzazione tipico delle discipline che si occupano di capire lumanit. Ci per riduce e semplifica loggetto in questione, di fatto un processo riduttivo e distorcente la realt poich noi occidentali siamo abituati alla categorizzazione degli opposti. Ovvero comprendiamo un concetto solo concependo un suo opposto. E una peculiarit della nostra cultura, infatti altre culture non ragionano in questa ottica, prevedendo delle categorie intermedie. Solo noi occidentali abbiamo categorizzato gli altri, a partire dal IV secolo a.C, tramite luso di quattro termini: 1) razza (1300-1900) 2) etnia 3) popolazioni umane 4) genotipi Con il termine razze si era soliti designare le popolazioni in base alle caratteristiche morfologiche, cio apparenti, che tutti possono vedere (colore della pelle, costituzione fisica, forma del naso, forma del capello, forma dellocchio, forma della testa). E una distinzione ridicola se non offensiva; in pi ci si accorse che nella maggioranza dei casi esistevano pi variabili allinterno delle stesse categorie (intra-gruppali) che tra le diverse categorie (inter-gruppali). Con il 1950 questo termine stato abolito, almeno in ambito antropologico. Si arriva alla parola etnia, allontanandoci dalla morfologia e avvicinandoci al comportamento e al modo di vestire, mangiare, costruire,; ma gli individui non rientrano in queste categorie, per cui anche la parola etnia sta per essere abbandonata. Oggi il termine che accomuna un po tutti popolazioni umane perch non d quella sensazione di chiusura in griglia, cio di classificazione. In questi ultimi anni si affacciato un nuovo termine: genotipo (tipo genetico). In pratica un ritorno della razza sotto altre spoglie! Una prima definizione di genotipo la si ha nel 1900 (inizi) con uno studioso che defin i gruppi sanguigni. Da qualche anno per si registra una deriva della genetica abbastanza preoccupante. Altre culture non hanno mai usato termini per classificare gli altri, forse perch lo facciamo solo noi. Per quanto riguarda invece la descrizione dei fenomeni umani si usano due termini: natura e cultura. La cultura come la intendiamo noi oggi nasce nel 1800, per volere di alcuni studiosi che lo decisero a tavolino. Stesso discorso vale per la natura nel 1700. E noi oggi viviamo i fenomeni umani in base a questo dualismo. 6/10: Abbiamo gi accennato ai cosiddetti secular trends ovvero gli andamenti secolari, presi in considerazione nel nostro caso per laltezza media degli individui. Abbiamo osservato un andamento piuttosto irregolare, con continui alti e bassi. Gli studiosi hanno cercato di spiegare

questo fenomeno in vari modi, osservando che i decrementi si sono manifestati in periodi bellici, di carestia, di sfruttamento minorile. Anche il fattore sanitario ebbe la sua importanza. Oggi si sa che, specie in et infantile, si contraggono delle malattie, per lo pi infettive, che fanno arrestare la crescita staturale finch non scompaiono. Tali malattie fanno la loro comparsa accompagnate da febbri alte e impiegherebbero due-tre settimane per scomparire. Ovviamente lintervento tempestivo del medico permette di portare questi tempi a 4-5 giorni. Certo che questo pu avvenire da noi, in Occidente, mentre per circa 3 miliardi di persone una cosa infattibile. Anche in Italia la situazione era molto grave fino a una-due generazioni fa. Ovviamente oggi, prima arriva il medico e prima si inizia la terapia, il che permette di riprendere in tempi brevi laccrescimento strutturale. Dove questa serie di passaggi impiega molto pi tempo oppure del tutto assente, e le malattie si protraggono per mesi, evidente che poi il recupero non cos immediato. Gli studiosi hanno identificato inoltre nelle ossa delle linee, dette di Harris; tali linee permettono, dopo aver esaminato alcuni loro parametri (distanza tra luna e laltra, colore,), di conoscere gli episodi febbrili dellindividuo, perch hanno comportato un arresto dellaccrescimento, arresto a cui queste linee si riferiscono. A grandi linee un po quello che si fa con i cerchi concentrici delle piante. Un fattore importante in tutto questo costituito dalla luce elettrica; essa influisce sullaccrescimento e la sua importanza in merito era gi stata sperimentata da alcuni zootecnici sui cosiddetti polli da batteria. Questi polli, illuminati 24 h al giorno, cibati in abbondanza ed accuditi, dimezzarono i tempi di crescita, aumentando inoltre il peso e laltezza. Questo accadeva 20 anni prima che si fosse intuito che la stessa cosa valeva anche per luomo. La luce infatti entra dalla pupilla, stimola la retina da cui parte uno stimolo in collaborazione con alcune ghiandole quali epifisi e ipofisi, le quali stimolano la secrezione di due ormoni, il FICTH e il CH, entrambi ormoni dello sviluppo. Tornando a quanto detto in merito alle stature medie, facendo unanalisi di esse divise per regioni (dalla pi alta alla pi bassa), ci si accorge che si di fronte al processo di elettrificazione dellItalia. Ovvero i risultati vedrebbero in testa le regioni Nord-Occidentali per poi passare ad una via di mezza rappresentata dalle regioni del Centro e per chiudere con la Basilicata e le isole. Infatti ci sono regioni che fino a 60 anni fa non avevano una copertura elettrica completa su tutto il proprio territorio. Per cui tale fenomeno influenza la biologia dellindividuo. Nel periodo 1200-1300, ai tempi di Federico II (che fu un grande imperatore, ma anche studioso) si cerc di capire quale fosse il ceppo linguistico ancestrale. Il quesito se lo pose direttamente Federico II, da grande conoscitore di lingue quale era (ne sapeva circa sette-otto). Voleva dunque scoprire il ceppo linguistico ancestrale dellumanit, un compito arduo e di difficile risoluzione perch non c possibilit di interazione con nessuno che sia vissuto talmente a lungo da poter offrire la propria testimonianza. Federico II decise allora di fare il seguente esperimento: prendere molti neonati appena partoriti (tra quelli che venivano abbandonati, dato che il fenomeno era molto frequente) e metterli in stanze ben pulite, arredate, areate e illuminate. Insomma trattarli come dei piccoli imperatori, ovviamente cibati in abbondanza, curati ed assistiti. Lunica condizione era che nessuno avrebbe dovuto proferire loro parola, in maniera che non subissero alcun condizionamento esterno (imprinting linguistico). Federico II ovviamente pensava che prima o poi avrebbero dovuto cominciare a comunicare, a scambiarsi delle opinioni, magari prima a gesti, poi a versi, per arrivare finalmente ad una forma orale codificata, che avrebbe rappresentato loggetto del suo esperimento cio il ceppo linguistico ancestrale. Dalle testimonianze dei biografi del tempo, sappiamo che la maggior parte dei neonati mor entro i 2 anni di vita (per c da considerare anche il fatto che la mortalit infantile era molto alta a quei tempi) forse a causa dellesperimento o forse no. I pochi sopravvissuti dopo 3-4 anni risultarono essere nani. Le osservazioni terminano qui, ma nel 1950 uno studioso americano riprese questi studi integrandoli con una tragica esperienza personale: appena arrivato in Europa fu catturato ed internato in un campo di concentramento. Ebbe modo di osservare i bambini, nel loro modo di comportarsi e di crescere, li misur e li pes. Ne dedusse uno sviluppo lento. Tornato negli Usa port a termine i suoi studi ma non senza essere tornato in Europa a visionare quei bambini da lui studiati: voleva notarne la crescita, ma erano tutti nani. Trov dunque qualche analogia con lesperimento di Federico II e cerc di spiegare che tipo di nanismo avesse di fronte.

Perch due forme erano gi note: una portava ad unossificazione precoce degli arti inferiori, per cui le gambe risultavano essere pi piccole mentre il busto era quello di una persona normale, mentre la seconda, detta ipofisaria, portava ad un soggetto piccolo in cui per il rapporto tra arti inferiori e tronco era armonioso, ed dovuta essenzialmente ad un deficit ormonale. Lo studioso americano cap allora che nel caso di Federico II si trattava di nanismo ipofisario, cos come quello osservato da lui nei campi di concentramento. Port definitivamente a termine i suoi studi e defin questa forma di nanismo per deprivazione affettiva (o di Gardner). Per cui una mancanza daffetto provoca una forma di nanismo. Osserv come bambini sottoposti a stress fisico e/o psichico subivano arresti di crescita. Anche il sonno ha la sua importanza nella crescita: esso suddivisibile in 4 fasi circa e sono vissute da tutti gli individui. La terza fase la pi importante e viene detta anche REM. Un soggetto in fase evolutiva, arrivato inconsciamente alla terza fase del sonno, conosce un aumento della secrezione di ormoni FICTH e CH. Se il soggetto stressato, stanco, ha subito violenze,, tale 3 fase sparisce. Questo comporta la non-secrezione dei due ormoni sopra citati e quindi uno sviluppo minore. Questo ci che successo ai bambini di Federico II, che erano s trattati benissimo ma non ricevevano alcuna comunicazione dallesterno, specialmente quella affettiva. Oggi invece, si osserva un incremento staturale ma si presenta un fenomeno piuttosto strano. Come detto la media staturale aumenta ma nei paesi industrializzati si registra un decremento. Quindi in questi anni siamo in una fase di decremento. Ovviamente la media non destinata a crescere allinfinito ed inoltre qualcuno comincia ad affermare che sia stato raggiunto ormai il nostro limite biologico che, come daltronde tutti gli esseri, possediamo. (vedi disegno su appunti). I genetisti se ne sono occupati, hanno cercato di capire quanto centri in questo il fattore ereditario. Un certo Galton nel 1850 fece la seguente osservazione: Da genitori pi alti della media nascono figli pi alti della media ma pi bassi dei genitori. Da genitori pi bassi della media nascono figli pi alti dei genitori ma pi bassi della media. Osserva dunque una diminuzione della variabilit staturale. Ammesso infatti che vi sia un gene che fissi ad un 1,80 m il limite di un individuo, non deve venire a mancare un solo parametro esterno (e vedremo che sono tanti) per raggiungere tale limite, altrimenti non lo si raggiunge. Ma siccome il verificarsi di tutti i fattori alquanto improbabile, tale limite non lo raggiungeremo mai. Per cui bisogna ricercare nei paesi industrializzati dei fattori ambientali che condizionano la biologia degli individui. Quali possono essere questi fattori in paesi che dispongono di tutto? La statura non abbiamo visto come sia indice di benessere? Evidentemente tutto ci stato raggiunto con troppo stress e fatica, che si ripercuotono sui ragazzi in et evolutiva. E quindi difficile da spiegare questo fenomeno. Mancano elementi sociali, affettivi, i bambini sono sottoposti a stress. C poca comunicazione emotiva. 7/10: Oggi introduciamo il concetto di normalit, che tanto comune fra noi occidentali. La normalit diventa successivamente norma e ci che norma diventa a sua volta normativo, cio giuridicamente legale. Chi non rientra nella normalit pu essere dunque perseguito. Se poi questa normalit viene valutata su parametri non oggettivi, il triplice passaggio che abbiamo osservato diventa pericoloso. Vediamo dunque cosa viene considerato normale e come sia facile criticare tale concetto. Facciamo ricorso alla curva di Gauss:

La curva di Gauss si compone di un m che rappresenta il valore medio (quello cosiddetto normale o che funge da punto di riferimento, anche Vm) e di un che invece rappresenta la deviazione standard. Facciamo alcuni calcoli, prendendo in considerazione la Curva di Gauss relativamente alla popolazione mondiale: Vm = 68 %, Vm 2 = 97%, Vm 3 = 99.7 %. La curva di Gauss si crea molto facilmente e arriva ad ottenere delle medie. Dopo aver trovato il Vm, tramite ulteriori calcoli si arriva a determinare il , cio quel parametro che esprime, a seconda del suo valore, lomogeneit o disomogeneit del campione analizzato. Convenzionalmente il valore medio si ottiene facendo Vm 2, poich si sa che circa il 97 % della popolazione vi compresa. La critica per presto fatta: la curva di Gauss ha infatti un difetto. Se si prende in considerazione un solo fattore essa pu andare bene, ma in molti studi (nella maggior parte) non interessa un solo fattore ma pi fattori. Si cerca di sapere se una persona normale in base a 10, 100, 1000 fattori messi insieme. Inoltre i fattori possono essere fra di loro correlati o non correlati, anche se la maggior parte dei fattori morfologici, antropici, psicologi, non correlata, per cui ognuno va secondo la propria strada. Prendendo in considerazione tre fattori insieme, la popolazione normale si riduce al 38 %, prendendone quattro del 23 %, prendendone venti dello 0,005 %. Quindi dove risiede la normalit?? Da questo si deduce che la curva di Gauss va bene quando si prende in considerazione un solo fattore, ma ovviamente un antropologo, un sociologo o un medico hanno bisogno di analizzare una moltitudine di fattori. Passiamo ora ad analizzare la storia del pensiero evoluzionistico: le difficolt furono molte e soprattutto nelle classificazioni, nelle quali il soggetto rappresenta anche loggetto. Se per gli animali ovviamente non si mai registrata unopposizione, per luomo non si pu dire la stessa cosa: anzi praticamente impossibile fornire una classificazione che metta tutti daccordo. Nel 1750, uno studioso svizzero, Ardl, tent una classificazione delluomo, secondo cui luomo bianco derivava direttamente da Dio, i gialli venivano da Est e il loro capostipite era un Imperatore e i neri derivavano dai batteri (quindi dagli unicellulari). Aldil dellovvia stupidit e infondatezza di tale classificazione, altre proposte poco credibili in merito alle classificazioni umane sono proseguite per almeno altri due secoli. Il 700 era stato il secolo delle nuove scienze (naturali). La Chiesa pose per subito i suoi paletti. Essa affermava che luomo era comparso sulla Terra verso la fine di ottobre del 4004 a.C. in base a calcoli astrusi; pi avanti, soprattutto i naturalisti, osarono affermare che la Terra per formarsi e permettere la vita anche delluomo avrebbe necessitato di pi dei 4000 anni a cui si rifacevano gli ecclesiastici, per cui si ipotizz una data vicino ai 100 milioni di anni fa. La verit in questo campo molto relativa, oggi ad esempio si arrivati ai 5-10 miliardi di anni fa. Per quanto riguarda la vita sulla Terra essa dovrebbe essere intorno a 1-2 miliardi di anni fa. Luomo lultimo arrivato sotto tutti i punti di vista. Andando avanti sempre nel 700, troviamo C.Linneo: egli ha classificato l80 % delle specie viventi terrestri (piante, animali, organismi). Anche lui si pose il problema di quando

comparse la vita sulla Terra. Dopo di lui arrivarono Lamarc e Darwin che cominciano ad accorgersi che le specie non sono state create fisse (tipico carattere dell800). Lamarc si rif allambiente che pu modificare i caratteri mentre Darwin si rif alla selezione naturale (1869 Origine delle specie); entrambi buttarono gi il fissismo provando che gli organismi si modificavano. Furono loro ad affermare per primi che in un magma inorganico si sarebbero organizzate delle particelle e in seguito, in modo del tutto casuale, sarebbe scattata la vita. Si parte da un organismo unicellulare per arrivare ai pesci, poi agli animali terrestri fino alluomo. Quindi c una continuit. Entrambi erano evoluzionisti. Oggi questa teoria accettata, ma nella met dell800, in pieno fissismo rappresent un duro colpo. Lunicellulare a cui entrambi fanno riferimento dovrebbe essere nato quasi sicuramente in mare, poich l vi lambiente pi sicuro. Il mare costante, uniforme, non ci sono scontri meccanici, la temperatura costante, la luminosit pura: lacqua dunque rappresenta lambiente ideale per originare una forma fragile che deve consolidarsi. Si pensi alle altre forme di vita che si sviluppano in medesime condizioni (luomo). Se fin qui tutte le teorie convergono e sono daccordo, da questo punto in poi si giunge ad un bivio: il problema rappresentato dai passaggi, ovvero si arrivati alluomo tramite un disegno ben definito in cui sono stati superati tutti i passaggi (teoria della continuit) oppure ci si arrivati casualmente con salti da un passaggio allaltro (teoria della discontinuit) ?. Oggi la pi accettata la seconda. Un tempo invece si cercava sempre lanello di congiunzione tra una specie e laltra. Ai nostri giorni questo pu far sorridere soprattutto alla luce degli studi di Darwin e della selezione da lui mostrata. Un tempo per si cercava e allora tra la scimmia e luomo dove tale anello? Fra un essere che non pi scimmia ma non ancora uomo avrebbero risposto, ma evidente che la risposta non sta in piedi. Con una teoria discontinua questo problema non sussisteva pi, ma se ne presenta un altro: come si passati da un organismo unicellulare ad uno pluricellulare e cos via? Tramite mutazioni dicono i seguaci di questa teoria. Mutazioni che possono essere a livello di singola molecola (gene) o di pi molecole (cromosomi) o anche di grossi pezzi di genoma. Una modificazione del primo caso spiega salti che comportano una diversa variet (come dal bassotto si passa al doberman), una del secondo caso comporta un salto improvviso e a livello superiore cio pi visibile (nel caso delluomo si ha il caso della trisomia 21 quindi sindrome di Dawn). Il nostro pi vicino antenato, lo scimpanz ha 48 cromosomi e si ritiene che allimprovviso sia nata una generazione di 46 cromosomi. Nellultimo caso, quello di grossi pezzi di genoma limpatto in termini di risultato violentissimo. Oggi gli studiosi sono quasi tutti daccordo su unevoluzione a salti, ma un quesito delicato rappresentato da: come e perch sono avvenuti questi salti? E anche qui si assiste ad una divisione tra gli studiosi. Da una parte i creazionisti, dallaltra gli evoluzionisti. I primi sostengono che questo salto finalistico per arrivare allHomo, per gli evoluzionisti invece ogni salto avviene casualmente. Non ci sarebbe la finalit di arrivare alluomo; quindi da una parte tutto sembra essere finalistico (e finalizzato) mentre dallaltra tutto casuale. Le tappe fondamentali nello sviluppo delluomo sono materia di studio della paleoantropologia e per trovare i nostri antenati si deve andare indietro di circa 4 milioni di anni (ma non c certezza, oggi sembra cos). Considerando forme bipedi, che hanno acquisito una postura stabile e non provvisoria, emergono 4 milioni di anni fa appunto. Lacquisizione della postura eretta ha trasformato il soggetto perch si avuta una vera e propria rivoluzione. I primi esseri, gli australopitechi, possiamo studiarli in base a piccoli reperti che ci sono giunti. Possiamo stabilire che il peso e laltezza erano inferiori rispetto a noi, ma non sappiamo se fossero pelosi o meno o altri dettagli di questo tipo. La fortuna di poter disporre di un cranio intero offre moltissime soluzioni e risposte a problemi di questo tipo. Solo lacquisizione della postura eretta ha permesso la migrazione degli occhi sulla stesso piano e non pi di lato. Ci ha permesso dunque la visione stereoscopica e quindi la prospettiva. Anche le dimensioni craniche sono aumentate da circa mezzo litro a 1 litro, per arrivare a circa 1,5 litri del nostro cervello. Purtroppo ci ha coinciso con la presunzione che cranio grande = pi intelligenza, anche fino a tempi non remoti. Invece non cos: la media di oggi intorno ai 1480 cm e pi se ne ha e peggio perch una patologia. Infatti dimensioni del cranio ed intelligenza non hanno punti in comune, sono indipendenti.

11/10: Da quando le civilt si sono trasformate da nomadi a sedentarie, da quando si cominciato a dividere le comunit in classi e ceti, da l in poi stata la cultura a fare la differenza nei rapporti: ecco allora che la selezione diventata da naturale a culturale. La selezione naturale colpiva a caso, quello culturale normatizzata. Quindi meno democratica rispetto alla prima. Darwin forse questo non lo aveva pensato. Solo mezzo secolo dopo di lui nascer la genetica, grazie ad un monaco, un certo Mendel. Con la genetica nasce il Neo-Darwinismo, cio la spiegazione dei concetti di Darwin tramite la genetica. Ultimamente stata rivolta qualche critica alla genetica e soprattutto a chi la pratica, perch a sentir loro sembra essere tutto spiegabile e giustificabile ma ci ovviamente impossibile. Stanno per ci nascendo nuove posizioni Neo-Lamarchiane che mettono in risalto limportanza dellambiente rispetto a quella del gene e della genetica. Cerchiamo di stabilire una differenza fra filogenesi e ontogenesi. La prima spiega la storia del filum partendo dagli unicellulari fino ad arrivare alluomo. Lontogenesi spiega invece lo sviluppo individuale dalla fecondazione alla morte. La filogenesi rappresenta la parabola delle specie viventi, lontogenesi solo quelle delluomo. Un certo Eckel disse che lontogenesi ricapitola la filogenesi e questo in base ad unosservazione molto soggettiva. Partiva dal presupposto che la vita fosse iniziata con una cellula nelloceano e che via via tale cellula avesse acquistato particolari caratteristiche che le avrebbe permesso di abbandonare lacqua e conquistare lambiente terreno e/o sub-aereo, fino ad arrivare alluomo. Stessa cosa secondo Eckel avviene nellontogenesi: una cellula al momento della fecondazione come sopravvive? Come respira? Con le branchie che inizialmente sono tre. E poi, altra cosa importante, prima di acquistare la postura eretta, un bambino sta su 4 zampe: per cui lontogenesi rappresenta la rivisitazione della filogenesi. 13/10: Analizziamo linvecchiamento: perch si invecchia? Non facile trovare una risposta, specialmente a livello individuale, ma si sa che soddisfacente a livello di specie. Se ci non avvenisse ci sarebbe molta pi competizione tra gli individui che finirebbe necessariamente con il soccombere in seguito a violenze fra di loro. Questo fenomeno non solo stato osservato in via sperimentale ma anche nella realt con le popolazioni di alcune isole. In pratica si potrebbe arrivare fino allestinzione della specie se non fosse presente il processo di invecchiamento. Altra domanda che viene spontaneo porsi : ma quando si invecchia? Quando arrivano i primi segnali dellinvecchiamento? Molto interessante a tal proposito ci che dicono i libri di gerontologia, che trattano linvecchiamento normale, a differenza della geriatria che studia le patologie dellinvecchiamento. La gerontologia produce i suoi primi volumi alla fine dell800: si pu notare come vari autori attribuiscano diverse et allinizio dellinvecchiamento. Nell800 esso fissato intorno ai 65 anni, poco dopo si sposta a 60 anni. Fra la prima e la seconda guerra mondiale intorno ai 50 anni, nel 1950 gi tocca la soglia dei 40. Verso gli anni 80 si parla di 25 anni, mentre negli anni 90 si scende ulteriormente intorno ai 18-20 (termine fase di accrescimento). Oggi si scesi ancora arrivando ad affermare che i primi segni dellinvecchiamento si hanno a partire dalla 3-4 settimana di vita intra-uterina. Quindi ancora prima di nascere. Vediamo nel dettaglio in base a cosa ogni autore attribu il proprio valore e come si arrivati a questultimo che desta non poche perplessit. Nell800, e sar cos fino agli anni 90, si guardava allinvecchiamento di un apparato particolare: il primo ad essere osservato fu lapparato cerebrale (65 anni) poi quello riproduttivo (55 anni) e via via uno dopo laltro lapparato scheletrico (40 anni) e quello muscolare (25 anni). Per quanto riguarda lultimo dato, quello della 3-4 settimana, seppur il pi strano esso appare il pi corretto: questo perch in questo periodo di vita, le cellule, che fino ad ora sono tutte identiche tra loro, si sistemano su 3 strati (vedi disegno) tanto da formare tre foglietti embrionali. A questo punto accade un fatto misterioso ma fondamentale: dalle cellule che costituiscono il foglietto interno si dipartono delle linee cellulari che si

specializzano (fino ad ora erano tutte uguali, senza particolarit) in cellule dellepidermide e cellule del sistema nervoso (neuroni). Assistiamo ad un processo detto processo di specializzazione improvviso. Dal foglio intermedio si dipartono linee cellulari che formeranno le ossa, il pancreas e il fegato, mentre dalle cellule del foglio pi esterno si formeranno le viscere ed altri organi interni. In poche parole, nel periodo della 3-4 settimana di vita intra-uterina, assistiamo al processo di specializzazione della cellula che fino a quel momento non ha particolarit e soprattutto ancora eterna; specializzandosi la cellula firma la propria condanna a morte, in un periodo che pu essere pi o meno lungo. Per questo i gerontologi che sostengono questa tesi particolare forse non hanno poi tutti i torti. Soffermiamoci ora su due termini usati per lo pi in malafede dagli esperti del settore: ovvero la durata media di vita e la speranza media di vita. Ovvero DmV e SmV; la maggior parte degli studiosi utilizza tali termini a seconda del proprio tornaconto ma indicano due dati completamente diversi. La DmV rappresenta una sorta di fotografia di una popolazione; ad esempio poniamo il caso che si voglia sapere la DmV dei genovesi nel 2000-2004. Si va presso gli archivi comunali e si guardano tutti i certificati di decesso del periodo 2000-04: ipotizziamo siano 50000, si guarda let e si fa la media; il numero che si otterr, diviso per 50000, dar la DmV. Per quanto riguarda invece la SmV essa tuttaltra cosa: in pratica unestrapolazione statistica. Si considerano 25-30 parametri (quelli oggi utilizzati) del tipo seguente: capacit economiche della famiglia di appartenenza (ricche, buone, discrete, sufficienti,). A seconda della risposta viene attribuito un coefficiente: si parte dal presupposto che migliore la condizione in cui un soggetto nasce e maggiori saranno le cure, attenzioni, alimenti,. Si considerano inoltre parametri quali la vicinanza da ospedali e farmacie, e la specializzazione di tali ospedali: ovviamente anche tali parametri attribuiscono un coefficiente. Tutti i coefficienti contribuiscono a formare un valore finale che appunto la SmV. Quindi i due valori, DmV e SmV, sono completamente diversi ed hanno anche una valenza differente. Unico carattere comune lessere entrambi indicatori di invecchiamento. Guardiamo il caso della Liguria: SmV donne = 83 anni SmV uomini = 78 anni DmV (2000-04) = 47.5 anni Per cui le differenze non sono di poco conto, anzi. Oggi purtroppo si gioca su questi termini, un po per ignoranza e un po per tornaconto. La SmV ha la caratteristica di non essere influenzata dalle morti perch si calcola in base a parametri. La DmV invece influenzata da esse che, a seconda dellet del defunto, alzeranno o abbasseranno il valore. Negli anni scorsi il C.N.R. di Napoli ha svolto un lavoro di studio su tutte le regioni italiane dividendoli per zone (litoranee, rurali, montane) e per grandezza (citt e piccoli centri), e ne ha calcolato sia la DmV che la SmV. Ne emerse che le situazioni pi favorevoli erano al Nord Italia e nelle grandi metropoli, dove la SmV era pi alta: seguivano i grandi agglomerati e le grandi citt del Sud. Allultimo posto stavano i paesini isolati del Sud-Italia che presentano la minor speranza di vita. Ma come detto poco fa, essi studiarono anche la DmV e il risultato fu esattamente linverso di quello verificato per SmV: ovvero ai primi posti vi erano i paesini del Sud mentre allultimissimo posto le grandi metropoli del Nord Italia. Quindi da ci si deduce che spesso questi due dati, SmV e DmV, se considerati per lo stesso luogo possono dare anche informazioni molto distanti tra loro, ma questo normale in virt del fatto che esprimono due valori differenti. Piuttosto bisognerebbe riflettere su tali dati e sulle contraddizioni sociali che da essi emergono (basti pensare alla Liguria, di cui sopra). Il fenomeno di una DmV molto pi corta rispetto alla SmV un fatto normale ormai nei paesi industrializzati; osserviamo le curve di sopravvivenza (vedi appunti) dei paesi altamente industrializzati e successivamente quella dei paesi in via di sviluppo. Il crollo, come si pu vedere chiaramente dal disegno, si ha nei 16-21 anni, falcidiati dagli incidenti stradali. Se guardiamo invece ai paesi del 3 mondo, la fase cruciale rappresentata dalla peri-natale, ovvero quella subito successiva alla nascita: la mortalit peri-natale in alcuni paesi infatti raggiunge punte del 15 %, con una media generale del 10 %, mentre da noi

dello 0,02 %). Per cui il crollo nella mortalit infantile dove la selezione naturale continua a farla da padrona, ma chi arriva a superare tale soglia sembra poi essere pi resistente. Per cui i due grafici non discostano poi di molto. Ci avviciniamo cos a studiare la longevit e soprattutto gli ultra centenari: chi sono? Che caratteristiche hanno? Da dove escono? Dalle metropoli o dai paesini? Sono figli di ricchi o poveri? La risposta ad alcune di queste domande la seguente: vengono per lo pi da ambienti poveri, lontani dai grandi centri urbani. Lo studio sui longevi nato con la volont di scoprire le loro caratteristiche; oggi si calcola che al mondo mediamente vi sono tra gli 8 e i 10 ultra centenari ogni 100000 abitanti (8-10 u.c./100.000 ab.). A Genova dovrebbero esservene circa 50. Ma nel mondo questo dato non omogeneo. Le prime osservazioni in merito ad una elevata presenza di ultra centenari in comunit giunsero dalla regione Caucasica (1800-2000 m); part dunque unequipe e fece i suoi studi calcolando che questa popolazione aveva valori pi elevati rispetto alla media, poich si assestava sui 12-13 u.c./100.000 ab.; venti anni dopo (negli anni 70) arrivarono nuove segnalazioni da una regione posta tra Ecuador e Colombia. Partirono altre equipe, qui laltitudine era di circa 2500 m e il valore di ultra centenari di 15-16/100.000 ab. Vennero elaborate le prime ipotesi, tra cui che laltitudine influenzasse la durata della vita. Non trov tutti daccordo questa tesi, tanto che altri focalizzarono la propria attenzione sullo stile di vita. Passano pochi anni ed unaltra segnalazione, questa davvero incredibile, arriva dallItalia, da Limone sul Garda: l si trasfer in blocco il C.N.R. di Milano insieme ad altri 8-9 centri di ricerca mondiali. Qui laltitudine non centra, forse le condizioni di vita s: il luogo fuori dai grandi centri abitati e vi turismo. Venne addotta una nuova considerazione: questa popolazione aveva un buon stile di vita e presentava una proteina in pi, che fu chiamata L, dal nome del limone, lagrume cos frequente in quella zona. Quindi comincia ad entrare il fattore alimentare. Siamo agli inizi degli anni 80. Fu studiato anche che i longevi mangiavano meno rispetto agli altri, per cui arrivarono le prime critiche al fabbisogno quotidiano stimato in 2500-3000 Kcal, mentre queste persone ne consumavano si e no 900. Qualcuno cominci dunque a domandarsi da dove provenissero tali tabelle, chi le avesse preparate e in base a cosa. Fu un giovane ricercatore che si rivolse a vari enti a livello mondiale che lo spedirono negli Usa dove scopr che tali analisi erano state svolte presso alcune universit su un campioni di studenti di 20 anni che praticavano pi di uno sport! I dati pi interessanti che completarono il quadro sulla longevit si ebbero quando allinterno di una popolazione, nera, Usa della zona del Mississipi-Missouri, si trovarono ultra centenari in percentuali altissime (20-22 u.c./100.000 ab.). Lo stile di vita era tipicamente rurale, lalimentazione buona, ma non potevano bastare queste due sole cause a spiegare un tale fenomeno. Vennero allora avanzate proposte pi accettabili, che prevedevano giustificazioni genetiche oltre a quelle sociali/economiche/culturali e alimentari. Tali popolazioni infatti avevano subito in passato una doppia selezione. Una prima selezione avvenne 3 secoli prima, nellepoca degli schiavisti. Si sa che in questo periodo circa 90 milioni di neri furono deportati negli Usa (ne arriv solo 1/3). Ma i bianchi nella scelta dei neri da deportare seguivano certi parametri, cio li selezionavano: questo testimoniato dal ritrovamento di documenti che lo prova chiaramente, nellattuale Senegal. I documenti parlano di statura, larghezza spalle, braccia muscolose, larghezza fianchi, quindi requisiti essenzialmente morfologici. Successivamente vi era la seconda selezione per coloro i quali erano stati scelti e quindi imbarcati: avveniva nel lungo viaggio che li portava in America. Tra alimentazione scarsa e le epidemie (che falcidiavano anche il 60 % dei viaggiatori) chi arrivava in America e dunque sopravviveva aveva guadagnato limmunit fisiologica. Per cui tali soggetti erano stati selezionati due volte il che sembra spiegare liper longevit di questa popolazione. Negli ultimi 15-20 anni gli studi sui longevi furono condotti anche dalle scienze umane e non solo dai medici. Notando il caso di Genova, dei circa 50 ultra centenari il 97 % sono donne, vissute per lo pi quasi sempre da sole e che hanno avuto molti figli e che allo stato attuale hanno molti nipoti, il che le fa vivere in un ambiente familiare. Questultima osservazione, relativa allambiente familiare stata studiata in alcune trib: in presenza di villette a schiera, le giovani coppie tendevano a collocarsi allesterno, mentre crescendo avanzavano verso il centro (lasciando posto ad altre coppie pi giovani) fino ad arrivare al centro solo in vecchiaia. Questo un tratto tipico anche oggi: lanziano sta in ambienti

frequentati, centrali, in cui magari non conosce nessuno ma comunque contento perch non solo ed circondato da un continuo passaggio di persone. 14/10: In merito al processo di invecchiamento bene citare alcune frasi pronunciate da celebri personaggi: Invecchia chi vuole invecchiare disse C.Bo, e in effetti non aveva tutti i torti, poich tale frase contiene in s i giusti requisiti fisici e psicologici. Fisici nella parola invecchia e psicologici nel vuole invecchiare, poich infatti ci sono anziani che sono ancora giovani dentro e al contrario gi psicologicamente vecchi. Tra i padri della gerontologia vi da ricordare un tal Greppi, che afferm: I gerontologi nei loro studi dovrebbero operare in modo da aggiungere non tanto anni alla vita ma vita agli anni. Il senso della sua affermazione era che non bisogna cercare a tutti i costi di allungare la vita alle persone se poi esse sono sofferenti, sole o disagiate; piuttosto si cerchi di rendere pi vivibile la loro vita. Un altro importante contributo fu dato in un convegno sulla longevit da una serie di saggi: fu stilato una sorta di decalogo per poter raggiungere i 100 anni. Si raccomandava ad esempio di non mangiare troppo, di eliminare i vizi, di fare un po di movimento ogni giorno e soprattutto di usare il meno possibile i farmaci. Il 9 comandamento era di scegliersi bene i genitori e lultimo quello di avere una buona dose di fortuna. Per questo motivo tale decalogo di regole sembr un po strano, poich se da una parte vi erano delle raccomandazioni dallaltra si ricorreva a fattori aleatori (come gli ultimi due). Velocemente passiamo in rassegna alcune tra le principali teorie addotte per spiegare il meccanismo dellinvecchiamento: le prime fioriscono intorno a fine 800-primi del 900. Si danno alcune spiegazioni piuttosto parziali ed ognuno pone lattenzione sul proprio campo dindagine: per cui il cardiologo dar la colpa al cuore, lortopedico alle ossa e cos via, e tale comportamento verr mantenuto fino a non molti anni fa. I primi ad elaborare una teoria sui meccanismi dellinvecchiamento furono due studiosi, Bende e Voronov, i quali attribuirono la causa al calo del desiderio sessuale dovuto a particolari ghiandole. Ne erano talmente convinti che nel periodo 1915-1928 fecero costruire a Genova una clinica in cui venivano trapiantati testicoli dalle scimmie agli uomini. E cera una vera e propria coda per questintervento, specialmente tra i ricchi anziani di Genova. Pochi mesi dopo il trapianto il soggetto in effetti presentava nuovamente un aumento del desiderio sessuale ma trascorsi altrettanti pochi mesi esso tornava a calare, anche al di sotto del precedente, per cui se loperazione non fosse avvenuta la situazione sarebbe stata migliore. Inoltre bisognare considerare le frequenti crisi di rigetto che si verificavano e che portavano molti alla morte (ma un tempo non si avevano conoscenze in merito). Trascorso qualche anno, la causa dellinvecchiamento fu individuata nellalimentazione: gli studiosi affermavano che gli individui ingerivano nel corso della loro vita una certa quantit di mondo esterno e si ipotizz che tale mondo esterno lasciasse delle tracce tossiche che portavano allaccumulo di scorie e di conseguenza allinvecchiamento. Lipotesi seppur suggestiva non del tutto infondata, ma gli studiosi del tempo non si resero conto che essa non era che una con-causa dellinvecchiamento e non la causa principale. Dopo la seconda guerra mondiale la biologia elabor la teoria dellorologio biologico: ogni cellula alla nascita come se fosse caricata con una carica lunga o breve, ed una volta terminata inizia linvecchiamento. Questo studioso americano che elabor questa teoria fu il primo a coltivare dei tessuti al di fuori del corpo umano. Si accorse che se una cellula apparteneva ad un neonato si riproduceva per 62 volte prima di morire. Se la cellula apparteneva ad un bambino di 10 anni si riproduceva 50 volte, e via via fino ad arrivare agli 80enni in cui si riproducevano solo 2 volte. Unaltra ipotesi (anni 50-60) fu quella delluso e consumo degli organi: bisognava considerare luomo come una macchina, ideologia tipica di quegli anni. Si ragion che se in una macchina si rompeva un pezzo lo si sostituiva e lo stesso si sarebbe potuto e dovuto fare con luomo: parte lera dei trapianti. Trapianti migliori rispetto a quelli analizzati negli anni 20, con maggior attenzione alle condizioni igienico-sanitarie e alle possibili crisi di rigetto. Si va cercando unimmortalit che impossibile. Lerrore per sta alla base: luomo non una macchina, non costituito di materia inorganica, per cui qualsiasi confronto

non proponibile. Quindi intorno agli anni 80 anche questa teoria fu archiviata come una concausa dellinvecchiamento. Successivamente troviamo una teoria detta della catastrofe degli eventi fatta propria dalla matematica: una serie di errori, di tagli interni, che porterebbero allinvecchiamento. Poi si aggiunse la teoria auto-immunitaria, secondo cui nellinvecchiamento si formano delle sostanze diverse da quelle prodotte in giovent e il nostro organismo non riconosce pi di conseguenza le cellule che noi stessi abbiamo creato, per cui ci sarebbe un rifiuto delle nostre stesse cellule (da cui il termine auto-immunitario). Infatti se si considerano gli anziani, essi presentano sempre un sistema immunitario piuttosto allertato come se combattessero di continuo contro qualcosa. Oggi si arrivati alla teoria dei radicali liberi: essa afferma che luomo possiede un insieme di sostanze, proteine, e le circostanze ambientali fanno s che in alcuni punti fragili esse si rompano. I punti di rottura sono punti reattivi quindi la sostanza in questione non pu rimanere monca e cerca un legame per restabilizzarsi e nella maggioranza dei casi si legano fra di loro e quindi portano alla formazione di nuove molecole non pi riconosciute dallorganismo. Questa lultima teoria sullinvecchiamento. Per rendere inattivi tali monconi oggi si usano particolari sostanze e proteine che agiscono su di essi (vitamina E degli agrumi). Ovviamente questa carrellata di teoria vale per il mondo occidentale, altre culture avranno prodotto altre giustificazioni. I Cinesi ad esempio idearono un sistema per studiare la longevit: un lungo ideogramma. Uno studioso olandese disse che spiegare ogni ideogramma avrebbe richiesto almeno 30 righe per ciascuno. Il disegno che si ricavava da tale ideogramma assomigliava al nostro numero 125 come forma, per questo oggi ad ogni farmaco o prodotto orientale viene associato questo numero (del tipo se prendi il ginseng o farai la ginnastica cinese vivrai 125 anni, in armonia con te e con gli altri, senza ammalarti). Ma i Cinesi non intendevano questo. Cerchiamo ora di osservare e di spiegare come si invecchia: da un punto di vista osservativo si potrebbe usare una sola parola disidratazione. Infatti se si pensa che un neonato composto al 93 % di acqua mentre in un anziano tale percentuale scende al 65 %, laffermazione giustificata. Lanziano si disidrata e il primo segno la comparsa delle rughe. Per rappresentare invece linvecchiamento su di un grafico non si potrebbe ricorrere ad una sola curva, ma bisognerebbe farne di pi, tante quante gli organi del corpo. Erroneamente fino a 30 anni fa si riteneva che la ghiandola del timo cessasse la propria attivit intorno ai 15 anni e dunque spesso essa veniva necrotizzata con raggi UV: successivamente per si scopr che il suo funzionamento proseguiva almeno fino ai 70 anni con la secrezioni di altri ormoni fino ad allora sconosciuti. Oggi si fa lo stesso con la milza e le tonsille, ma la verit di oggi magari un domani verr smentita. Tutti gli organi invecchiano, in condizioni normali. Invecchia il cuore cos come le ossa che hanno attratto molti studiosi: esse non sono tutte piene, altrimenti il peso arriverebbe sui 180 kg solo con lo scheletro!. Le ossa al loro interno sono trabecolate, ovvero presentano dei buchi, a seconda dei movimenti che ogni singolo osso deve poter permettere allindividuo: infatti le ossa hanno ognuna una propria funzione, chi di sostenere il peso, chi di permettere movimenti particolari, Quindi ogni osso avr una diversa disposizione delle trabecole. La loro importanza sta nel sopportare anche sforzi intensi e permettere movimenti ampi. Ci ha stimolato la fantasia di architetti che, sfruttando la bio-meccanica e le sue leggi, hanno dato vita a costruzioni futuristiche. Nellinvecchiamento viene a mancare la materia inerte tra le trabecole che si fanno pi rare e diventano pi suscettibili agli urti, non tanto agli sforzi (specie quelli alto-basso). Per cui le ossa hanno un proprio iter proprio come tutti gli apparati. Quello nervoso merita una pi ampia discussione: diviso in centrale e negli organi di senso. Questi ultimi sentono particolarmente il tempo (udito, vista). Lolfatto e il tatto non sono da meno e forse accusano maggiormente il tempo. Il sistema nervoso centrale ampiamente trattato nei libri di gerontologia gi da molti anni. Esso costituito da cellule (i neuroni) sulle quali fu impostato uno studio sbagliato: si diede infatti importanza al numero e alla loro diminuzione. Si pensava che i neuroni si esaurissero col tempo ma ci falso, anzi col tempo si moltiplicano. Per quanto riguarda la memoria a breve e lungo termine (che sono le due partizioni della memoria) da una serie di osservazioni e questionari somministrati agli anziani, si osserv come essi ricordino perfettamente avvenimenti (anche banali) avvenuti molto tempo prima mentre non si ricordano avvenimenti

vicini. C quindi un sito dove si accumulano tali informazioni, forse in cellule perenni che permangono (memoria a lungo termine) mentre altre informazioni rimangono in cellule e in un sito temporaneo e quindi temporaneamente. Era un problema ancora irrisolto e dunque si fece un esperimento: si presero dei giovani sani e gli si chiese di andare a fare la spesa (7-8 articoli non di pi). Oltre il 90 % di essi torn con cose dimenticate, mancanti o sbagliate. Uno studioso allora introdusse un elemento nuovo e fondamentale: la motivazione. Lanziano ripone una motivazione affettiva, emotiva in certi avvenimenti mentre in altri no. E stessa cosa vale per i ragazzi: se non c motivazione le informazioni non vengono trattenute. Per cui i concetti di memoria a lungo e breve termine furono decisamente rivisitati. 18/10: Interessante, ai fini dellinvecchiamento, uno studio compiuto da uno studioso americano che decise di osservare le date di nascita e di morte dei pi grandi artisti medioevali. Fece una breve statistica e concluse che let media di morte di tali artisti era intorno ai 75 anni; quindi largamente superiore a quella che era la media della popolazione normale (almeno 30 anni in pi). Cerc di capirne il motivo, adducendo come prime ipotesi le maggiori disponibilit economiche e una vita pi tranquilla (anche se non in tutti i casi erano presenti questi due fattori). Tali consederazioni verranno poi riprese da un gerontologo francese che negli anni 70 fece un interessante esperimento: selezion in tutta la Francia un campione di soggetti con 59 anni e 6 mesi. Allinterno di tale campione selezi, dopo accurate analisi, solo quelli che versavano effettivamente in condizioni di buona salute. Per cui arriv a selezionare un campione sano, di circa un migliaio di persone: le stesse sarebbero dovute tornare esattamente un anno dopo ad effettuare i medesimi controlli. Ci che stup, fu che lanno successivo, dopo le analisi, l80 % di tali soggetti presentava parametri fisici, psichici e biologici completamente sballati. Perch questo? Perch in un anno le stesse persone subivano cambiamenti cos profondi? Non a caso let indagata 59.5-60.5 era quella in cui ricadeva esattamente il periodo della pensione (60 anni) e questo momento sociale dellesistenza comportava uno sfacelo fisico e psicologico. Unendo i dati della vita media degli artisti rinascimentali con i dati di questo campione di persone, il gerontologo concluse che gli artisti rinascimentali non si vedevano mai sottratti dalle proprie occupazioni, nessuno era mai giunto a farlo, come invece nel caso del campione analizzato: l infatti la pensione sottrae di fatto le persone dalle proprie abituali occupazioni. Si ci rese conto dunque che la creativit, la necessit di lavorare, di svolgere una qualche attivit, giocavano un ruolo fondamentale nella vita di ognuno. Di qui in poi cominciarono le iniziative per la 3 et, in modo da coinvolgere gli anziani e motivarli a fare qualcosa che non pi il proprio lavoro abituale. Da unanalisi statistica emerse anche che di questo 80 % che presentava parametri sballati, la maggior parte era rappresentata da uomini che quindi subivano maggiormente il traumo del pensionamento rispetto alle donne. Donne che o facevano le casalinghe oppure svolgevano una sorta di doppio lavoro (casa e lavoro) e vedevano il pensionamento con felicit poich finalmente potevano dedicarsi ad una sola occupazione. Per luomo invece la situazione era diversa, la pensione rappresentava un baratro psicologico che influiva a livello biologico. Spostiamo ora il nostro interesse verso le prime forme umane e verso i resti di esse, vedendo cosa di pu ricavare anche da un solo frammento scheletrico. I ritrovamenti scheletrici in genere avvengono in campagne di scavo, e tali scavi vengono svolti in siti accuratamente scelti in base ad alcuni parametri. Inoltre bisogna tener conto che le campagne di scavo hanno costi altissimi per cui ci si reca dove si stima di avere la maggior probabilit di ritrovare qualcosa. Vengono scartate a priori le zone interessate da glaciazioni, mentre si guardano con maggior interesse le zone temperate ed equatoriali. Anche le zone che per molto tempo sono state occupate dallacqua vengono escluse perch lacqua avrebbe corroso e rovinato i reperti. Si parlato anche di terreno e quello che permette la miglior conservazione dei fossili quello ricco di silice (sabbioso), non certo quello acquitrinoso, argilloso o glaciale. Il terreno silicio idrofobo, allontana lacqua e mantiene costante la temperatura. Negli scavi si opera per mezzo dei carotaggi,

ovvero si fa una buca nel terreno nel quale viene mandata una sonda che seziona il terreno in vari strati. In altri casi si ha talvolta la fortuna che avvengano dei sommovimenti terrestri (in 1000 o 10000 anni) che portano in luce antichi reperti. E il caso di Olduvay, in cui un sommovimento port alla luce le prime forme di australopitecine datate 4.200.000 anni fa. C stato in quel caso uno sprofondamento del terreno e i paleoantropologi si sono trovati di fronte ad una parete che parlava! Avevano di fronte a s pi o meno 8.500.000 di anni di storia dellumanit. E l che fu ritrovata Lucy la prima australopitecina ritrovata quasi intera e datata circa 3.800.000 anni fa. Fu una spedizione franco-americana ed ebbe davvero molta fortuna. Ovviamente quando si ha a propria disposizione solo frammenti possiamo ricavare poche informazioni, se invece si trova un osso lungo possiamo cominciare a stabilire il sesso, la forza muscolare, e via cos fino al caso in cui si possa disporre di un cranio da cui veramente si pu ricavare qualsiasi tipo di informazione. In ogni caso, di fronte ad un reperto scheletrico, la prima cosa da fare stabilire una datazione del reperto per cui bisogna datarlo. Seconda cosa, datare let del soggetto a cui apparteneva tale reperto, poi stabilirne il sesso e cos via. Non mai sufficiente una sola osservazione per stabilire questi parametri ne servono molte e creano una probabilit (quindi non si parla mai di certezza). Inoltre dal particolare si pu ricostruire addirittura un habitat (come da un dente: si possono ricavare informazioni circa lalimentazione e quindi lambiente circostante) oppure risalire alle malattie avute (perch lasciano impronte sullo scheletro). Oggi possiamo anche contare sul cosiddetto DNA storico, leggibile dal frammento osseo opportunamente trattato; si possono ricavare 1-2 molecole e tramite enzimi vengono fatte riprodurre in vitro. Ci aiuta a capire meglio la storia di alcune malattie ma anche la filogenesi umana. Il suo limite di andare indietro nel tempo solo per migliaia di anni, non per milioni di anni. 20/10: Tra i metodi biologici per datare un reperto fossile, vi anche linversione del magnetismo terrestre: ci si accorti che periodicamente si assiste ad uninversione dei poli magnetici (il N va a S e viceversa), grazie alle eruzioni vulcaniche che emettono veri e propri magnetiti (come aghi di bussole) nel sottosuolo, i quali una volta arrivati in superficie si orientano secondo lorientamento che avevano nel momento in cui furono prodotti. Vengono prodotti con la lava e in determinati periodi si visto che sono tutti disposti parallelamente ed orientati verso nord mentre in altri periodi verso sud. Servono relativamente per la datazione dei fossili, ma in Africa a Laetoli, fu ritrovata una passeggiata di circa 10 metri di tre australopitechi, individuata in base alle impronte dei piedi: si trattava con ogni probabilit di due adulti ed un bambino, e sempre in base alle orme si stim che i due adulti dovessero pesare intorno ai 50 kg mentre il bambino meno della met. In questo caso i magnetiti presenti nella zona hanno permesso una datazione di circa 4 milioni di anni fa. Microfauna e micro-flora rientrano anchessi tra i metodi biologici come la dendro-cronologia cos come la racemizzazione (dal racemo, cio una sostanza che si pu presentare con una spigolatura a destra o sinistra a seconda della luce: con la morte del soggetto le proteine deviano verso destra. Vedi disegno su appunti). Ogni anno un tot percentuale di proteine (circa il 13% annuo) cambia da sinistra a destra. Passiamo ai metodi di datazione chimico-fisici: ce ne sono moltissimi. Per stabilire una datazione tramite essi bisogna usare una porzione di ossa molto elevata (circa 1 etto). Con il metodo del C14 (Carbonio 14) si riesce a sacrificare solo pochi grammi del reperto e si ottengono informazioni anche maggiori. Tali metodi si basano su un principio fondamentale: ogni elemento chimico che noi ingeriamo nel corso della vita, alla morte si trasforma o diminuisce in termini di contenuto, per cui o si trasformano o si eliminano. Le ricerche hanno cercato di capire la quantit annua di trasformazione o eliminazione. Quindi ad esempio si prendono elementi come il potassio, luranio, ecc e tramite analisi si giunge ad una datazione. Il Carbonio 12 (C12) lelemento stabile, che si pu trovare ovunque, mentre il Carbonio 14 (C14) il suo prototipo, attivo e o si pu trovare in ogni luogo solo in certe quantit. Nel corso della vita introduciamo una certa quantit sia di C12 che di C14 (carbonio instabile), pi o meno 70 % C12 e 30 % C14. Nel momento in cui

lindividuo muore il C14 si trasforma progressivamente in C12. Si stima che trascorsi 1000 anni dalla morte del soggetto, il C14 si sar ridotto al 20 %; facendo due calcoli si giunge fino ai 57-58 mila anni, dopodich il C14 non lascia pi tracce, essendosi trasformato tutto in C12. Lemivita, il periodo di dimezzamento del C14 in C12 di circa 5600 anni. Per cui se troviamo un individuo con pi di 60000 anni il metodo del C14 inutilizzabile, poich non ve ne pi alcuna traccia. E questo rappresenta appunto il suo limite; la critica che invece viene mossa al C14 che la sua percentuale nel corso dei 60000 anni della sua esistenza potrebbe anche essere rimasta sempre la stessa (cosa peraltro probabile). Esistono infine altri metodi, come la termo-luminescenza, che per non datano gli scheletri ma i manufatti. Come gi visto in precedenza, la prima domanda da porsi di fronte ad un reperto la datazione, la seconda let del soggetto: possibile arrivare a questo dato attraverso parametri o dei cosiddetti range. Si fa infatti rientrare il soggetto in alcune soglie, tipo 3-5 anni, 58, 8-12, 12-15, 15-18, 18-25, 25-40. Come si pu notare con il sopraggiungere ed il consolidarsi dellet adulta diventa molto difficile stabilire con esattezza la data di morte per cui le soglie si allargano molto. Anche in questo campo, lesperienza e labitudine del paleoantropolo sono molto importanti nello stabilire una prima datazione approssimativa (da verificare poi tramite accurate analisi). Ovviamente il lavoro del paleoantropologo dipende dai reperti di cui si dispone: meglio riuscire a disporre di pi ossa e magari in buono stato. Spesso infatti molti reperti vengono bollati come SD (senza data) perch risulta impossibile stabilirne una datazione corretta o credibile. Analizziamo i criteri: se siamo in possesso dei denti possiamo ricavarne informazioni importanti, ad esempio sulla loro comparsa (7 mesi per i primi incisivi interni, 10-11 mesi incisivi interni superiori, 14-15 mesi incisivi laterali, e cos via per i canini e i molari fino ai 5-6 anni in cui si forma la dentatura lattea di 20 denti; negli anni successivi si ha la dentatura adulta con i denti del giudizio intorno ai 20 anni). Ovviamente anche in questo caso si usano le fasce precedentemente descritte, cio ricorrendo ad espressioni del tipo: Lindividuo in questione doveva avere pi dei anni ma meno dei anni. Disponendo delle ossa si possono invece fare osservazioni sulle trabecole, sugli spazi infra-trabecolari, ecc Esiste una mappa abbastanza precisa per stabilire le datazioni: il cranio. Bisogna immaginare di spianarlo e poi suddividerlo in un certo numero di ossa (vedi disegno su appunti). Come si sa alla nascita il cranio deve ancora svilupparsi in alcune sue zone, le cosiddette fontanelle, formate da cartilagine. Solo ad un certo dellevoluzione si verifica lossificazione tra tutte queste varie zone (frontale con parietale, parietale con occipitale, ) e non un processo immediato, dato che pu concludersi anche intorno ai 50 anni. La saldatura completa si nota dal perfetto incastro, per cui le due ossa formano un unico incastro (vedi disegno). I paleoantropologi conoscono le date in cui avvengono queste saldature fra le varie parti craniche, per cui in base a ci che hanno di fronte possono stabilire anche con il semplice sguardo una datazione approssimativa del soggetto. La terza cosa da stabilire, dopo datazione assoluta e del soggetto, il sesso: i criteri per stabilirlo possono essere ad esempio le osse pi lunghe, come il femore. Anche in questo caso lesperto riesce a capire subito il sesso, anche dal peso: il femore di un uomo pi pesante rispetto a quello femminile, perch ci sono maggiori creste. Le creste rappresentano i punti in cui i tendini si saldano ai muscoli che a loro volta sono attaccati allosso: quindi si deduce che la muscolatura di un uomo pi massiccia. Per stabilire il sesso si fa una sorta di tabella, in cui vengono elencati alcuni parametri: creste, ossa del bacino (tendente a V = donna; a U = uomo), da cui si ricava una percentuale finale sui due sessi (ad esempio, 80 % maschio e 20 % femmina). Se si ha a disposizione un cranio si ha tutto: innanzitutto le forme (e lesperto capisce subito) poi grandezza, peso, rapporto tra volume del cranio e peso (se pi pesante sar maschile). La forma pi tondeggiante, pi armonica, pi arrotondata se appartenente ad una femmina; poi vi lanalisi dellorbita oculare (se presenta il bordo tagliente di una femmina), delle cavit nasali in rapporto alla testa (se sono grosse sar di un uomo) e delle mandibole (si osservano anche l le creste poich le mandibole presentano una muscolatura molto intensa). Tutti questi dati che si possono osservare in un cranio contribuiscono ad unanalisi probabilistica sul sesso del soggetto: pi indietro si va nel tempo e pi difficile stabilirlo, perch in periodi molto antichi le differenze sessuali non erano poi cos marcate. Ci si rif dunque ad altri dati indicativi, come la statura e le

dimensioni. Oltre alle prime tre importanti informazioni da ricavare da un reperto, si possono ottenere informazioni anche in altri ambiti, come ad esempio quello alimentare. Grazie agli elementi in traccia, scoperti con luso di moderni strumenti tecnologici super-sensibili, i quali scovano anche le minime tracce di qualsiasi elemento chimico indicandone la percentuale. Sempre in merito agli elementi chimici, si scoperto grazie alle nuove tecnologie che essi sono contenuti in determinati alimenti. Tali elementi chimici, quando presenti in sovrappi, si posizionano in determinate zone dello scheletro: ad esempio il ferro nello sterno, il calcio nelle ossa lunghe, il molibdeno nel cranio e cos via, per cui possiamo ricavarne una sorta di mappa e determinare una sorta di paleo-alimentazioni. 21/10: Iniziamo la nostra analisi delle malattie che colpiscono luomo tramite unosservazione significativa: oggi sempre pi diffuso lallattamento artificiale rispetto a quello naturale. Eppure esso rappresenta un elemento molto importante per la crescita del bambino, poich con lallattamento naturale la madre trasmette parte delle difese immunitarie al figlio che quindi si trova parzialmente difeso. Le malattie di oggi, ci si accorti da studi adattativi-evolutivi, erano presenti anche nellantichit. Le malattie che colpiscono luomo sono di pi rispetto a quelle che colpiscono gli animali o le piante, esse rappresentano una sorta di indice di adattamento al proprio habitat: luomo quindi non si adatta facilmente al suo ambiente visto che si ammala cos di frequente e con cos tante e differenti patologie. Si pu dire quindi che la sua nicchia sia stata toccata, modificata, inquinata. La visione Darwiniana quella che sostiene lindice di adattamento nellammalarsi. Negli ultimi due secoli inoltre si notato che gli agenti patogeni sono stati come incattiviti dai farmaci: essi sono sicuramente un bene ma dalla fine della 2 guerra mondiale se ne fatto un abuso, soprattutto di determinati farmaci come gli antibiotici, ed oggi se ne pagano le conseguenze. Spesso sono stati anche mal utilizzati e in tal caso possono diventare micidiali: per prima cosa perch se un individuo si ammala di una patologia batterica essi vanno bene ma se si ammala di malattie virali (in cui il virus entra nelle cellule e sostituisce il codice a suo favore) gli antibiotici non servono. Contro i virus oggi esiste solo la vaccinazione; i virus sono sensibili solo alla temperatura. Vivono sul nostro pianeta da poco dopo la sua conformazione (quindi da 2-3 miliardi di anni) quindi hanno avuto tutto il tempo per regolarsi al materiale organico che in esso presente. Anche attraverso studi scheletrici, si notato che le famiglie di virus 10 milioni di anni fa erano molto meno rispetto ad oggi. Una loro moltiplicazione si avuta proprio con i farmaci, quando cio hanno dovuto affrontare elementi chimici: per cui essi mutano. Sono sensibili, come gi detto, alla temperatura e si sono scelti la loro nicchia ideale. Quando comparso luomo l hanno individuato il loro habitat, perch esso omeotermo, cio presenta temperatura costante, non come i rettili che sono eterotermi oppure altri animali che non presentano una circolazione interna. Luomo inoltre vive in piccoli spazi con molti altri suoi simili, quindi il virus trova il suo habitat ideale nelluomo. Ci fornisce alcune indicazioni: i virus preferiscono animali omeotermi, ma luomo per difendersi innalza la propria temperatura corporea che di fatto lunica arma a sua disposizione per ammazzare i virus. Per oltre 60 anni la somministrazione di antibiotici stata esagerata con dosi altissime a cui ovviamente i virus si sono abituati. Questo ha favorito la formazione di nuovi e strani ceppi virali. Il primo antibiotico fu la penicillina che pero, data in grandi quantit, ha dato luogo a virus penicillo-resistenti e successivamente penicillo-dipendenti. Stessa cosa con altri antibiotici come le cefalosporine. In definitiva si contano due atteggiamenti, uno medico che vede il virus come un nemico da sconfiggere e uno antropologico che vede la battaglia come gi persa in partenza, e che comunque considera che il virus non abbia intenzione di distruggere la sua nicchia per cui bisogna imparare a convivere pacificamente. Un importante modo per convivere con essi unattenta analisi della flora intestinale: l vi sono i batteri e i virus della peggior specie. Alcuni aiutano anche nella metabolizzazione di alcuni elementi. Intervengono quando si verificano delle modificazioni al Ph. Dalla medicina sappiamo che molte patologie hanno accompagnato da sempre

luomo, in alcuni casi lopposizione delluomo era maggiore, in altri lo solo oggi. E il caso delle epidemie. E possibile leggere dagli scheletri le patologie del passato: possiamo addirittura scoprire alcuni atteggiamenti comportamentali. La volta interna del cranio infatti presenta una serie di vasi e canali che un tempo erano vene ed arterie: dunque limpronta della circolazione sanguigna. La presenza di pi vasi a sinistra e pi profondi indica che lindividuo era destro (viceversa per i mancini). Dagli incisivi si po notare il tipo di striature (vedi disegno) e da ci come addentava il cibo, ma anche in questo caso si pu stabilire se fosse destro o mancino. La presenza di destrismo o mancinismo oggi ampiamente descritta, ma in passato no perch abbiamo pochi esemplari su cui effettuare analisi. Quindi ogni raffronto con la nostra civilt improponibile. Fino ad un milione di anni fa comunque la percentuale doveva essere tra il 25-35 %. Intorno a 100-150 anni fa, stata attuata una vera e propria persecuzione verso i mancini e si osservata via via una diminuzione del fenomeno del mancinismo; in Cina fino a 6 anni fa i mancini venivano puniti fisicamente tanto che oggi la loro percentuale solo dello 0,3 %. Nel 900 in Italia da una situazione superiore al 20 % si passati ad un 4 %, mentre oggi la situazione si sta lentamente riprendendo e si pensa si possa tornare ad un 35 %. Tornando invece alle analisi da operare di fronte ad un reperto scheletrico, analizziamo il caso di Luni (Lunigiana-Toscana), in cui furono ritrovati individui con crani interi su cui lavorare intensamente. Come al solito si procedette determinando et, sesso, abitudini ma sorse unaltra domanda, ovvero a che popolazione appartenessero. Perch effettivamente in quella zona vi era lo sconfinamento di Liguri ed Etruschi, per cui linterrogativo era se appartenessero alluna o allaltra popolazione. In genere questo tipo di analisi non sono facili e non sempre portano a risposte veritieri o comunque credibili, ma in questo caso il problema fu risolto abbastanza semplicemente: infatti labbondante presenza di tombe etrusche aveva dato vita ad una serie di analisi craniche fino a stabilire una media del cranio etrusco rispetto ad un qualsiasi punto di riferimento. Erano presenti anche molti scheletri descritti come sicuri Liguri con le relative analisi grafiche e i rispettivi riferimenti cranici: perci non fu poi cos difficili stabilire a quale delle due popolazioni appartenessero, bast svolgere delle analisi sui crani ritrovati e poi vennero sovrapposti ai due modelli precedentemente creati. Si not una sovrapposizione quasi speculare con il modello dei proto-liguri. Cerchiamo di determinare ora, cosa si possa dedurre culturalmente da un reperto scheletrico: innanzitutto necessario stabilire il volume (o anche capacit cranica) Con i computer oggi si possono fare molte analisi anche se i paleoantropologi preferiscono comunque calcolarla da s. Nel corso del tempo, a partire dalle Australopitecine, quindi 4.000.000 di anni fa circa, poi con lHomo abilis e lhomo erectus (1.000.000 di anni fa), luomo ha sempre vissuto in Africa e solo con questultimo abbiamo labbandono dellAfrica, la conquista di tutta lEuropa e larrivo in Cina e a Giava. Il popolamento dellAmerica avvenne probabilmente per mano di popolazioni mongole che attraversarono lo Stretto di Bering: per popolarla tutta, cio arrivare fino alla Terra del Fuoco, impiegarono circa 10 mila anni. Lhomo abilis cominci a trasformare le pietre in manufatti, lhomo erectus cominci anche nelle sembianze ad assomigliare alluomo attuale, lhomo di Neanderthal origin invece una disputa ancora irrisolta: rappresenta una specie a s o un ramo di unaltra? Sembra, dagli ultimi studi, che lhomo di Nearderthal appartenesse ad un ramo laterale, quindi non diretto, della specie umana. Si potrebbe dunque pensare ad una sua estinzione, ma restano da chiarire allora i motivi e i metodi. Si pensa per lo pi fisicamente, anche perch lhomo Sapiens e lhomo di Cromagnon sembrano aver avuto il sopravvento. Ma resta comunque un fatto molto strano, anche pensando alle dimensione dellEuropa e al fatto che era popolata solo da circa 2 milioni di abitanti quando comparve lhomo di Nearderthal, per cui ci sarebbe stato spazio per tutti. C chi invece percorre unaltra strada, ovvero quella dellestinzione culturale: le loro capacit sarebbe state inferiori rispetto allHomo Sapiens e quindi non vi sarebbe stata comunicazione, soprattutto verbale. Una terza teoria, ma poco accreditata, quella che parla di ununione con il nuovo Sapiens Sapiens emergente, ma in molti non sono daccordo (infatti si cerca un riscontro nella genetica). Questo ci apre ad un nuovo problema, quello dellominificazione: esistono infatti teorie discordanti e posizioni antitetiche in materia. Si parla per lo pi di monogenismo e poligenismo. Il monogenismo sostiene che vi sia stata ununica genesi umana, partita dallAfrica

circa 4 milioni di anni fa e giunta fino ai giorni nostri (ed la pi accreditata). Il poligenismo invece afferma che luomo sarebbe nato contemporaneamente in pi luoghi al mondo. In Cina ad esempio sono votati al poligenismo. Per cercare di tamponare questo netto divario tra le due teorie sorto una specie di multi-regionalismo secondo cui diversi focolai sarebbero nati un po qua e l sulla Terra: rappresenta una via di mezza. Spesso gli Europei hanno contestato i Cinesi per quanto concerne le datazioni dei reperti scheletrici, perch essi cercavano sempre di giustificare la propria civilt e origine tramite datazione volutamente sballate. Ultimamente, dopo una pessima figura rimediata a livello mondiale proprio in campo di datazioni, la Cina svolge analisi molto accurate e forse anche pi precise rispetto agli occidentali. In conclusione quasi tutti comunque sono daccordo sul fatto che la forma pi antica di uomo sia da collocare in Africa (Tanzania, Olduvay, zona dei grandi laghi africani). Levoluzione biologica di unindividuo la si pu osservare dal cranio: bisogna notare la mappatura delle aree neurologiche, dove si trovare le aree di Broca e di Vernice, le aree del dolore e del senso, e cos via. Oggi sappiamo che gli Australopitechi avevano una capacit cranica tra i 430 e i 510 cm, mentre luomo moderno ha in media 1450 cm. Un salto tra le scimmie antropomorfe e gli australopitechi comunque c stato, cos come tra questi ultimi e lhomo abilis che arriva quasi a 700 cm, mentre lhomo erectus arriva a 1000 cm. Si registra quindi un aumento della capacit cranica fino ad arrivare allhomo Sapiens Sapiens con 1450 cm. Lunico interrogativo riguarda i Neanderthaliani che avevano una capacit cranica vicina ai 1600 cm. Alcuni studiosi per predicano cautela, perch a loro giudizio gli esemplari a nostra disposizione sono ancora troppo pochi per poter fare dei raffronti credibili (fino a qualche decennio fa, quando gli esemplari a disposizione erano solo 7-8, la media era ancora pi alta e toccava i 1700 cm, per cui con i nuovi ritrovamenti si gi abbassata). Per cui il cranio riesce a collocare filogeneticamente luomo in una scala solo in base alle sue dimensioni, rappresenta quindi un discrimine. Per molto tempo i paleoantropologi e i paleoetnologi si sono chiesti se potevano rappresentare levoluzione biologica e quella culturale. Non sapevano se gli elementi a loro disposizione erano abbastanza sia per luna che per laltra disciplina. Giunsero alla conclusione che entrambe potevano essere messe su un grafico e successivamente si poteva osservare se fossero andate di pari passo, sia biologico che culturale. Furono due studiosi, un belga ed un francese, a proporre di trovare parametri per le due evoluzioni e le sorprese non furono da poco. 25/10: Trattiamo oggi il rapporto tra levoluzione biologica e quella culturale. Evoluzione biologica: il dato pi interessante riguarda la capacit cranica che indiscutibilmente aumentata. Con laumentare di essa si hanno le prime lavorazioni di oggi, per cui rappresenta un indice di sviluppo molto valido. Evoluzione culturale: da rapportare con il dato biologico, come nel grafico proposto. A tal proposito per introduciamo il concetto del principio edonistico secondo cui luomo, come lanimale, utilizza appunto il principio edonistico, cio legato al piacere (dal greco ). Lhomo abilis utilizzava delle pietre scheggiandone solo una parte: facciamo il rapporto tra peso e superficie tagliente. Successivamente il peso della pietra diminuisce ma aumenta la superficie tagliente, e ci testimonia unevoluzione culturale. Il parametro coincide con le variazioni sul tema di un attrezzo costruito (n variazioni sul tema). E il caso ad esempio di un amo da pesca che pu subire variazioni in base alle situazioni. Non esistono correlazioni tra evoluzione biologica e culturale, potrebbe trattarsi del fenomeno del linguaggio. Oggi utilizziamo circa il 20 % delle nostre potenzialit craniche ma fra molti anni sapremo sfruttarle adeguatamente. Uno studioso, Ruffi, prende in considerazione dei fenomeni di ingigantimento come per esempio la lunghezza delle elitre, le ali degli insetti. Egli not che si passa da ali piccole ad ali molto grandi dopo alcune migliaia di anni, ma tali insetti poi si estinsero. Altro esempio quello relativo alle tigri a sciabola. Ruffi ricerca tutti gli animali in cui vi stata unesplosione di un organo, e nota che dopo diverse generazioni si ha uno svincolamento a livello genetico, il che fa s che lorgano aumenti per conto suo. Laumento della capacit cranica ha subito uno svincolamento come avvenuto in alcune specie animali.

Vediamo ora come un individuo diventato ortostatico: la struttura scheletrica di un quadrupede conformata per subire la forza di gravit. La colonna vertebrale si inserisce nel cranio tramite un foro occipitale, ed in posizione opposta rispetto al cranio facciale. A livello di proscimmie troviamo un bipedismo imperfetto, pi regolare. Ad esempio gli scimpanz che presentano un bipedismo ortostatico per alcune ore al giorno. Si ha dunque una migrazione della colonna vertebrale di qualche grado verso il basso e cos facendo si sposta anche il foro occipitale. Nelluomo questa migrazione ha comportato la migrazione degli occhi che da laterali, si pongono sullo stesso piano. Ci permette la visione stereoscopica binoculare. Per quanto riguarda la colonna vertebrale, se essa nelle scimmie un arco, nelluomo invece ha una forma a doppio S che serve per sopportare la forza di gravit. Con lo spostamento del foro occipitale si liberato un volume immenso per lo rimpimento di materia celebrale e tutto ci grazie allortostatismo. In pratica si sono registrati 90 di modificazione biomeccanica. Gli arti superiori sono pi lunghi rispetto a quelli inferiori per adattamento; nelle scimmie infatti gli spostamenti erano per lo pi aerei e quindi i piedi erano adibiti allappoggio, con il passare del tempo poi avvenuto il contrario. Il bacino con lortostatismo diventa pi ampio e quindi a U; le prime forme di australopitechi presentavano gi un bipedismo acquisito in maniera perfetta, lo si pu notare dal foro occipitale spostato di 1,5 pi indietro rispetto a quello dellHomo Sapiens sapiens. DallHabilis fino a noi la postura la stessa. Questa rotazione di 90 comporta uno svincolamento degli arti che da anteriori sono diventati posteriori. I piedi invece sono interessati dalla Teoria del piede ancestrale cio un piede piatto: perch nel corso dellevoluzione il piede sempre stato piatto, solo luomo moderno dotato di un piede cavo e ci avvenuto solo recentemente. 27/10: Abbiamo osservato il passaggio al bipedismo e le successive trasformazioni che ad esso sono seguite. C stata una sostanziale modifica del cranio nella parte posteriore tanto che si formata unarea libera, la quale ha permesso il processo di encefalizzazione. Si avuto quasi un raddoppiamento della capacit cranica. Tale passaggio al bipedismo avvenuta in tempi relativamente brevi, circa in 1 milione di anni. Una troppo rapida acquisizione della postura bipede porta allinsorgere di alcune patologie della colonna vertebrale. Una di queste, abbastanza frequente, la ptosi: indica uno scivolamento degli organi (cuore, reni, viscere) dalla loro posizione originale. Ovviamente tale scivolamento porta anche numerosi problemi. Ci avviene perch non si sono ancora formate delle strutture in grado di trattenere gli organi nella loro posizione. Molti studiosi quindi sono concordi nellaffermare che luomo non si sia ancora adattato alla sua postura. Tornando sullo sviluppo umano, facciamo un breve resoconto: gracili (pi antiche) Australopitecine (da 4 ad 1 milione di anni fa): robuste (pi recenti) Luoghi: localizzate nellAfrica sub-sahariana o centro orientale Statura: tra 1 m e 1.20 m Peso: tra i 25 e i 35 kg Capacit cranica: 440-450/500 cm Non hanno mai abbandonato lAfrica, la loro espansione stata piuttosto limitata. Forse avevano trovato il loro habitat. Non sono mai stati ritrovati utensili lavorati: probabilmente utilizzavano le pietre cos comerano. Si ritiene che avessero comportamenti particolari dopo averli confrontati con alcune popolazioni che, oggi, vivono allo stato naturale. Non tutti per sono daccordo con questo raffronto, ritenendolo improponibile. Di sicuro vivevano in gruppi (e per questo accostati a forme pigmoidi non solo delle foreste ma anche dei deserti, come i Boscimani del Kalahari) composti da non pi di 25-30 persone, un numero ideale per le economie nomadi. Bisogna infatti distinguere tra popolazioni nomadi e sedentarie. In popolazioni di questo tipo (nomadi) con la nascita dei figli i

gruppi si separavano ed in genere erano i giovani ad andare a costituirne di altri. Forse era presente un nomadismo di ritorno, magari ogni 3-4 anni (fenomeno tipico ad esempio dei pescatori). Nelle popolazioni nomadi non c necessit di accumulare beni perch basta lo stretto necessario a sopravvivere in un luogo per 5-6 mesi. Laccumulo e la conservazione di beni sono caratteri tipici delle popolazioni sedentarie. Pi gruppi nomadi composti da 25-30 persone si univano per la caccia allelefante: lo uccidevano e lo spartivano fra i vari gruppi. In genere la carne durava per 6 mesi. Il nomade non nasce altruista, non ha interesse per nemmeno a fare le guerre: perch non potrebbero ad esempio fare prigionieri (dovrebbero metterli nelle loro piccole comunit ma ci comprometterebbe leconomia della popolazione) e soprattutto la maggior parte di loro non la volevano perch riconoscevano in essa scarsa convenienza. Il contrario avviene invece con la sedentarizzazione; nel momento in cui occupo un territorio, magari fertile, alcuni possono voler espandere le proprie conquiste e quindi la guerra viene vista come conveniente. In questi gruppi, agli uomini erano demandati i compiti pi duri e difficili, alle donne la cura della casa e dei figli. Luomo doveva essere cacciatore. Si nota dunque gi una differenziazione dei ruoli tra uomo e donna. Nelle societ sedentarie c una suddivisione dei ruoli ancora maggiore: non solo in base al sesso ma anche allinterno del sesso stesso. Nel mondo sedentario alcuni studi hanno individuato persone pi attive, altre meno attive, altre ancora governanti. Fu un certo Tobias, studioso sudafricano, a svolgere questo tipo di indagini. Aveva vissuto nelle aree interessate da quelle popolazioni che poi lui studi. Afferm che i nomadi potevano arrivare a percorrere anche 20 km al giorno e anche un bambino di 5-6 anni doveva essere in grado di reggere alla fatica. Chi non vi riusciva veniva di fatto eliminato, tramite un rito. Ci testimonia quanto linteresse dellindividuo fosse secondario in queste popolazioni rispetto alla collettivit. Tobias fece studi di economia alimentare su molte popolazioni, anche occidentali, studiando il rapporto consumo/utilizzo, cio quante Kcal utilizziamo per ottenere un tot di kcal dallambiente? Voleva stabilire se si fosse in deficit o in vantaggio. Tobias not che nelle popolazioni antiche il rapporto era 1/1, cio tante kcal consumo e tante ne riprendo. Ovviamente per tali popolazioni questo calcolo era completamente inconscio, ma quando in un certo senso si rendevano conto che il rapporto cominciava ad essere negativo allora si spostavano. Tobias poi riport anche il rapporto delle popolazioni occidentali moderne, in cui vengono considerati alcuni fattori come il lavoro, gli spostamenti, : tale rapporto di 1/200 !. Si stimato che le popolazioni antiche, ma anche gli Indios, necessitassero di almeno 5-6 ore al giorno di svago, quindi sbagliato immaginarseli tutto il giorno intenti a cacciare. Homo habilis (da 2.5 a 1.8 milioni di anni fa) Ad essi furono trovate associate le prime industrie; molto elementari, anche solo per creare un utensile, scheggiare una pietra o renderla pi tagliente. Si stanzi in Kenya, nel Corno dAfrica ed in Sudafrica. Statura intorno al 1.50 m, mentre la capacit cranica era ancora sotto i 1000 cm Homo erectus (da 1.8/1.7 milioni di anni fa a 500-600.000 anni fa) Per primo super i 1000 cm di capacit cranica ed abbandon finalmente lAfrica andando a popolare lEuropa e la Cina. Nel frattempo continuavano ad esistere anche gli Australopitechi che dunque hanno convissuto con habilis ed erectus (magari senza mai incontrarsi). Homo Sapiens (300.000 anni fa) Alcuni parlano dellesistenza di una forma ancora pi evoluta, il Sapiens Sapiens (che analizzeremo in seguito). Homo di Neanderthal (250-200.000 anni fa)

Compare in un periodo particolare e viene a contatto con le forme gi evolute di Homo Sapiens. Fa anchegli parte della categoria del Sapiens ma possiede caratteristiche proprie. Vive per 200.000 anni circa poi si estingue, e su tale estinzione ci sono varie teorie che cercano di spiegare i motivi. Comparve intorno al periodo della grande glaciazione quindi era abituato al freddo. Occup zone di Francia, Germania e Mediterraneo fino alla Palestina (ma la morfologia europea non era quella attuale per cui le distanze, seppur considerevoli, erano minori rispetto alle attuali). Homo Sapiens Sapiens (35.000 anni fa) Detto anche di Cromagnon dal nome del luogo francese in cui vi furono i ritrovamenti. E la forma che popol poi definitivamente lEuropa. Ci fu unaccesa discussione su questa forma: dai luoghi del ritrovamento e dalle dimensioni craniche si stabil (o forse si pens solo) che luomo di Cromagnon fosse nero. Introduciamo ora un altro aspetto, quello relativo alladattamento umano. Non solo una caratteristica delluomo ma di tutti gli organismi, a partire dagli unicellulari. In particolari condizioni climatiche (glaciazioni, desertificazioni, ) vengono esaltate alcune caratteristiche umane. Luomo si adatta alle regole che lambiente detta, e si costruisce il proprio habitat in modo che il mondo esterno diventi secondario. Ma per fare ci bisogna intervenire culturalmente, quindi creiamo altri ambienti artificiali a cui ci adattiamo. Il grado di adattamento allambiente lo si pu leggere tramite determinati parametri: le nostre valutazioni saranno sempre fuori luogo. E evidente che situazioni climatiche estreme lasciano unimpronta sullorganismo: esistono addirittura leggi ecologiche che parlano della struttura corporea in ambienti estremi. Si pu dire generalmente che le popolazioni che vivono in ambienti caldi hanno arti (superiori ed inferiori) pi lunghi mentre quelli che vivono in climi freddi (Lapponi, Innuit) sono pi brevilinei. E un fenomeno fondamentale chiamato termo-regolazione. E uno sforzo continuo dellorganismo (inconscio) di tenere la temperatura costante. Luomo infatti omeotermo, quindi come pochi altri viventi ha una possibilit di oscillazione di temperatura molto limitata. Sotto i 35 corporei si rischia la morte o comunque tale valore incompatibile con la vita cos come i 41-42. Quindi unoscillazione molto limitata specie se si pensa ad altri animali, come ad esempio le lucertole, che possono arrivare a 55 interni e scendere poi fino a 15. 28/10: Ladattamento un fenomeno che coinvolge tutti gli esseri viventi e si concretizza come uno scambio continuo tra organismo e ambiente. Quindi non solo luomo ma anche animali e piante ne sono interessati. Vi sono caratteri morfologici (che si notano a prima vista), fisiologici (che non si vedono) e psicologici che intervengono in questo importante processo. La base delladattamento la termoregolazione, processo che permette nellimmediato la sopravvivenza in un determinato ambiente. Luomo un essere omeotermo, quindi con una temperatura costante ed unoscillazione tra i 36-42, molto contenuta. Ovviamente ogni popolazione si adattata al clima ed alla temperatura esterna in una certa maniera: le popolazioni delle zone calde tenderanno a disperdere il calore (quindi si ha un aumento della superficie corporea: i neri infatti hanno arti pi lunghi) mentre le popolazioni delle zone fredde tenderanno a trattenerlo. Aumentare la superficie corporea, e quindi quella espositiva, significa avere un aumento dei pori della pelle (legati alle ghiandole sudorifere). Per le popolazioni fredde un corpo ideale sarebbe quello sferico (massimo contenuto col minimo di superficie esterna) il quale permetterebbe di esporre il minimo di superficie al mondo esterno. I pori devono eliminare sudore quindi far emergere un liquido (sudore) che appena giunge in superficie evapora. Ogni cambiamento di stato avviene con sottrazione di calore quindi con raffreddamento. Per cui il sudore, evaporando, raffredda la pelle. Un dato significativo quello del numero di pori tra popolazioni fredde (150-200 pori/cm) e popolazioni calde (500-600 pori/cm).

Si nota quindi una forte differenza. Anche il brivido legato al raffreddamento della temperatura: esso infatti rappresenta uno sfregamento tra fasci muscolari che provoca proprio un raffreddamento della temperatura. Anche la pigmentazione cutanea un fattore morfologico, nato in base allambiente e al soleggiamento del luogo in cui si vive. Non sono ancora chiari i meccanismi delleredit dei colori della cute: si sa solo che in genere la pelle scura si ha in zone a forte soleggiamento mentre pelle chiara in zone a scarso soleggiamento. La pigmentazione provocata dalla melanina che si trova nella zona interna del derma: contenuta come in serbatoi dalle cellule e quando c soleggiamento, tale melanina sale negli strati superiori e provoca un inscurimento della pelle. Questo processo si innesca per proteggere la pelle dai raggi solari, perch costituisce uno schermo. I raggi solari pi pericolosi sono gli ultra-violetti, se vi fossero solo gli infra-rossi con ci abbronzeremmo. Sono pi pericolosi e a breve lunghezza donda. (vedi disegno su appunti) La pericolosit dei raggi sta nella loro acrofase (fase pi alta, indicata nel disegno con in punto): quindi si pu facilmente dedurre che una cellula pu anche non essere mai attraversata da unacrofase di raggi infrarossi poich la lunghezza donda molto lunga. Linverso succede con i raggi UV i quali hanno una lunghezza donda molto breve e possono attraversare la cellula anche pi di una volta. La cellula quindi si schermisce con la secrezione di melanina. Per quanto riguarda le differenze nella pigmentazione, gi Linneo aveva provveduto a dividere le popolazioni in melanoderme (neri; molta melanina), leucoderme (bianchi; poca melanina) e xantoderme (gialli; melanina + xantina). Esistono popolazioni bianchissime nel Nord-Europa ma anche nere in alcune isole del Mediterraneo, e ci rappresenta ancora una volta come le differenze intra-gruppali siano molto pi ampie rispetto a quelle inter-gruppali. Altri caratteri sono ad esempio la fora del naso: largo e basso (pop.calde), stretto e alto (pop.fredde). Perch occorre che arrivi aria ai polmoni a temperatura ambiente. Poi ci sono i capelli, che alcuni studiosi hanno diviso in 3 tipi in base alla sezione (circolare, ovale o ellittica). Con sezione circolare il capello piatto, pesante; con sezione ovale pi ondulato e leggero; con sezione ellittica stringe la nervatura quindi si hanno i riccioli. Il 1 tipo lo si trova per lo pi nelle popolazioni fredde: non lascia spazio allaria; il 2 tipo invece tipico delle popolazioni pi calde. Il 3 tipo rappresenta capelli ricci e cos resistenti che viene detto a grano di pepe, poich si ripiegano in se stessi. Ci sono i caratteri fisiologici, a cui si accennava allinizio: sono il risultato di un adattamento a situazioni esterne (che possono essere rappresentate anche da un agente patogeno). Linnalzamento della temperatura ad esempio un carattere fisiologico, come il battito cardiaco (maggiore frequenza cardiaca, maggior vaso-dilatazione, maggior sudorazione) o la pressione sanguigna. La vaso-dilatazione comporta un abbassamento della pressione. Lambiente svolge un ruolo importante nella modificazione dei caratteri fisiologici. Anche la capacit respiratoria si pu misurare e la media in un soggetto normale di 3-3,5 litri; chi fa sport arriva anche a 4-4,5 litri, con il record detenuto dai pallanuotisti (7.5 litri). Quindi con lo sport si hanno spesso delle modificazioni. Uneccessiva attivit sportiva fa male, perch comporta modifiche irreversibili o quasi. Per quanto riguarda i caratteri psicologici, anche in ambito sportivo stato dimostrato che la motivazione psicologica fondamentale. A parit di prestazione vince chi pi motivato psicologicamente. Motivazione che pu essere rappresentata ad esempio dal premio messo in palio. Vi poi tutta una temporizzazione delle gare dovute alle risposte dellorganismo, quindi ambiente ed organismo sono sempre in contatto, in stretta relazione. Ci comporta lesistenza nel mondo di unestesa variabilit quindi diversificazione di modelli di vita. Non riusciamo a cogliere quelle di esseri a noi inferiori, perch magari ci fermiamo alla morfologia. Ci sono segnali di altro tipo che testimoniano la diversit. Riusciamo ad evidenziare solo la nostra diversit. A questo punto lecito chiedersi il perch di tutta questa diversit, perch non vi siano cloni: la risposta molto semplice, tale diversit garantisce la sopravvivenza della specie. La natura ha come sommo interesse non quello individuale ma quello della specie. Se fossimo tutti uguali, quindi 6 miliardi di cloni sulla Terra, succederebbe qualcosa di simile a questo caso avvenuto in Russia: l si decise di creare in laboratorio dei semi di grano per diventare indipendenti nella produzione. Lidea fu di un famoso genetista russo, Lisenko, e fu subito accolta tanto che il governo russo gli diede carta bianca. Egli sapeva che da seme a seme cera differenza e quindi pens di

creare un super-seme e poi tanti cloni di questultimo. Prese in esame tutti i diversi tipi di semi e calcol le temperature estive ed invernali degli ultimi 50 anni nellarea che poi avrebbe coltivato. Cre semi che dessero il massimo della propria germinazione alla temperatura di -15 e tutta la Russia fu seminata con tali semi. Il primo anno and bene, anche perch furono confermate le previsioni invernali ma lanno successivo, pi freddo, non vide spuntare neppure una spiga. Questo perch non cera variabilit, tutti i semi erano programmati per una temperatura di -15 ed alla minima variazione il risultato fu catastrofico. Chi salv lUrss dal disastro fu un altro agronomo, il quale non avendo pi semi di grano a sua disposizione in natura, si rec al museo dellagricoltura dove erano conservati ancora alcuni semi ad alta variabilit pre-clonazione: grazie ad essi lUrss fu riseminata. Quindi ne consegue che la non specializzazione dannosa, e la variabilit significa sopravvivenza. Se fossimo programmati per un certo clima, umidit, insolamento,, alla minima variazione dei fattori ambientali moriremmo tutti. Se persiste e permane una certa variabilit invece ci garantiamo la continuit. Per adattarci ad un ambiente comunque abbiamo a nostra disposizione anche unaltra arma, ovvero la cultura. Non sempre le modifiche che dovrebbero migliorarci la vita arrivano per tempo, in genere sono molto lente. Ad esempio i cromosomi nostri sembrano pi grossi rispetto a quelli di 4 secoli fa, ma per arrivare a dei risultati bisognerebbe attendere altre 5 generazioni. La cultura ci permette di trovare soluzioni adattative immediate. Si parla quindi di eredit adattativa genetica (nel nostro genoma, ma quella pi lenta) e di eredit adattativa culturale (immediata). Ne emerge il nostro corpo come unimmagine sociale, una costruzione sociale. Abbiamo limpressione che sia un oggetto biologico, a volte che sia un oggetto. Ma guardando con una certa distanza vediamo che esso rappresenta un progetto sociale, costituito e modellato dalla cultura dappartenenza. 3/11: Vediamo alcune scienze che sono state afferenti allantropologia ma che poi sono cadute nel dimenticatoio. Sono studi (antropometria, biotipologia) volti a classificare i viventi, le popolazioni e luomo. Da Linneo (700) e fino agli anni 60 si utilizz sempre la parola razza per descrivere individui diversi. Poi questo termine fu cancellato dagli antropologi perch privo di connotazione biologica e quindi fu introdotto etnia. Anche questultimo un termine con il quale si sono classificate le popolazioni umane (per lingua, costumi, abitudini, teologia): nacque gi nell800. La razza descriveva i caratteri appariscenti, quindi morfologici, mentre qualche decennio dopo nacque etnia per classificare luomo secondo altri criteri. E proprio questa gabbia sta facendo abbandonare anche il termine etnia perch non permette unevoluzione. Una cultura infatti deve essere dinamica, deve subire le influenze delle altre popolazioni, quindi subire uneredit culturale in tempi brevi; le popolazioni si modificano e le classificazioni non sono valide per sempre ma solo per brevi periodi. Quindi parlare di etnia significa riferirsi a qualcosa di obsoleto e statico. Oggi infatti si parla di popolazioni umane: il termine che crea meno scontenti. Sta per emergendo una nuova mania classificatoria di tipo genetico, detta genotipo. Inizialmente questi termini erano stati usati senza questa mania classificatoria. Prendiamo infatti alcuni esempi molto remoti anche non occidentali: nellIndia del II Millennio a.C. sappiamo dellesistenza di un certo Dosha che rappresenterebbe il giusto equilibrio dellumore e del corpo. Ne abbiamo testimonianza grazie alla letteratura aiurvetica, che spiega tale dosha come un liquido circolante nel corpo umano che pu assumere tre differenti aspetti: si parla infatti di teoria del tri-dosha. In Cina, in tempi pi recenti (VIII-IX sec. a.C.), troviamo teorie dello stesso tipo che parlano di energie circolanti che possono assumere cinque forme, dunque pressoch la stessa cosa. Solo in tempi pi recenti arriveranno le classificazioni occidentali, e il primo ad operarne una fu Ippocrate (IV sec. a.C.) colui che viene considerato il padre della medicina. Egli classifica le persone secondo due diverse tipologie, in base al loro habitus: 1) habitus phisicus; 2) habitus apoplepticus. La finalit era quella di inserire in una delle due categorie un individuo, con la sola osservazione. Ed ovviamente Ippocrate fornisce anche una descrizione dettagliata di entrambi gli habitus, che ora riduciamo cos:

phisicus = secco, magro, longilineo; apoplepticus = pi alto, un po soprappeso, In verit la finalit era, pi che inserire un individuo in una categoria piuttosto che nellaltra, quella di capire a quale patologia tale individuo era maggiormente esposto. In Occidente poi questa corrente continuata in maniera particolare. Dopo Ippocrate ci sar Galeno, ma ben 7 secoli dopo: egli lesse molto attentamente il suo predecessore e formul la teoria dei 4 umori o Ippocratico-Galenica. I 4 umori a cui Galeno fa riferimento sono: sangue, bile, linfa e atrabile. Dalla loro presenza un individuo era classificato come Sanguigno, linfatico, bilioso, atrabilioso. Latrabile non esiste in realt, solo una forma patologica della normale bile. Questa teoria costituir fino al 1600 la base per gli studi medici e filosofici. Fino al 600 infatti, non vi era un medico che non conoscesse questa teoria in ogni suo minimo dettaglio; da quel periodo in poi per cominciarono nuovi tentativi di classificazione in base a nuovi criteri ma solo con la seconda met dell800 si ottennero nuove classificazioni biotipologiche. Sar un francese, Sigaud, che in base alleccesso di un apparato rispetto allaltro, elabora una teoria divisa in 4 diversi stati: digestivo, respiratorio, muscolare, cerebrale. C una quasi totale sovrapposizione con il metodo ippocratico-galenico, si nota solo una terminologia pi moderna. Si pu dunque concludere che le concezioni fra Oriente ed Occidente sono molto diverse: nel primo caso ogni teoria prevede almeno 3 casi, o comunque un numero dispari e ci significa che esiste uno stato di mezzo, che rappresenta la normalit. Ed proprio questo il punto: in Oriente esiste la normalit, non un caso la numerazione dispari. Ci non si verifica in Occidente dove invece si ragiona in termini pari e quindi oppositivi: escludiamo la normalit anzi rappresentiamo ognuno una deviazione dalla normalit. C un diverso rapporto tra lindividuo e il sistema medico. 4/11: La biotipologia nasce come studio completo sulluomo; nel 1925 a Genova nasce la prima societ di biotipologia umana fondata da N.Pende. Da qui in poi, societ francesi, tedesche e americane fioriranno a grappoli per studiare la morfologia, la fisiologia e la psiche umana. Pende fu il padre dellendocrinologia. Questo tentativo biotipologico forn nuovi elementi per il processo evolutivo della medicina: furono infatti approfonditi alcuni temi (quali ad esempio lendocrinologia). Successivamente alla seconda guerra mondiale la biotipologia fu abbandonata, salvo essere ripresa recentemente dagli studi di neuro-scienze. Nel 1925 con Pende si ha una nuova classificazione su base endocrinologia con 6 tipi fondamentali (sempre n pari): sono fondamentali soprattutto 3 ghiandole endocrinologiche (ipofisi, surrenali, sessuali). Egli ritiene luomo come una struttura piramidale a base quadrangolare da cui si ergono 4 facce: 1) faccia morfologica; 2) faccia fisiologica; 3) faccia psicologica; 4) faccia intellettiva (valutativa dellintelligenza). La base, quadrangolare, il patrimonio ereditario del soggetto. Il vertice la sintesi del biotipo (vedi disegno su appunti). Ci che scredit maggiormente il modello di N.Pende fu soprattutto la cosiddetta faccia intellettiva, perch gli antropologi ancora oggi non sanno dare una definizione di intelligenza, figurarsi 80 anni fa e su basi del tutto infondate. Tra coloro i quali invece impostarono la loro biotipologia in 3 fasi troviamo per primo un francese, Martigny: prevedeva una struttura a 3 foglietti (endoderma, esoderma, ectoderma). Dal momento in cui si forma questa struttura, egli afferma che inizia la specializzazione (qualcosa di simile gi visto nellinvecchiamento). Da ogni foglietto partiranno linee cellulari che porteranno alla formazione dei vari organi. Ad accrescimento avvenuto, a seconda che prevalgano organi di un foglietto piuttosto che di un altro, Martigny individua 3 tipi fondamentali (endoplastico, esoplastico, ectoplastico). Esiste poi un 4 tipo, che si ottiene per solo se fra i 3 tipi precedenti si ha un equilibrio perfetto, ovvero non c prevalenza di uno sugli altri. Un tedesco invece, Kreischmer, fece una classificazione particolare: era direttore degli ospedali psichiatrici tedeschi nel periodo tra la 2 guerra mondiale e gli anni 60. Si accorse che vi erano fondamentalmente alcune patologie psichiche differenziali che colpivano persone con morfologie differenziali. Analizz molti pazienti e soprattutto fotograf i volti. A quel tempo si dividevano le patologie psichiche sostanzialmente in due gruppi, schizofrenia e psichico-depressive.

Osserv che molti suoi pazienti affetti da psicosi manioca-depressiva avevano un volto largo, tondeggiante, picnico (dal greco , largo) e con vestiboli ampi (occhi); gli schizofrenici invece erano leptosomici (stretti), alti, magri e con vestiboli piccoli. Prova tutto statisticamente. La ciclotimia la fase precedente alla maniaco-depressiva, gli schizoidi sono individui invece non schizofrenici ma quasi: si hanno quindi altre due categorie. Tutto ci che stato espresso finora richiama la fisionomica, il cui padre fu Cesare Lombroso: egli osservava il volto delle persone e lo metteva in relazione psichico-caratteriale. Kreischemer prende molto dalla fisionomica. I primi scritti occidentali in materia sono di un monaco, Lavater, austriaco: descrive tutte le possibili presenze di piccole bozze, protusioni, foruncoli,, sul viso umano. Non nemmeno certo che abbia provato tutto ci su una sufficiente casistica di persone per sostenere poi le sue tesi. Con tuttaltra impostazione e visione furono i lavori di Dalla Porta: si bas su affinit nei profili del volto tra animali e uomini. Si parte ad esempio da una pecora e si arriva alluomo, e quindi chi risponde a questa somiglianza sar, in questo caso specifico, un codardo, senza iniziativa, , e cos per molti altri casi. Tra fine 700 ed inizio 800 c una fisionomica senza troppo rilievo. Si arriva dopo la seconda guerra mondiale a Curry (austriaco) che d un certo contributo: studia il volto. Era un medico generalista di Vienna e veniva sempre chiamato per le diagnosi di decesso. Nel corso della sua vita professionale si accorse che i suicidi (coloro che si suicidavano) avevano delle caratteristiche del volto particolari: individu due categorie. Si rivolse al servizio meteorologico e si fece consegnare tutti i dati (temperatura, gradienti, umidit,) e stabil correlazioni tra certi decessi e certi gradienti. Fond poi la biometeorologia (1955) e nel 1967 a Milano ci fu la prima cattedra di bioclimatologia. Si studiano le reazioni ai gradienti esterni (elettricit dellaria, per esempio). Curry stabil principalmente due gruppi: F (degli individui pi sensibili al fronte freddo) e C (degli individui pi sensibili al fronte caldo), oltre ad un gruppo M (medio). Credeva che vi fosse tra questi gruppi un elemento comune e discriminante, per cui un soggetto si suicidava in presenza di un determinato gradiente ambientale. Cre a Vienna le stanze climatiche, luoghi in cui le condizioni si modificavano a piacimento dei ricercatori, per studiare le reazioni. Gli studi confermarono in buona parte le premesse sulle osservazioni dei suicidi ma non trov quel famoso elemento comune e discriminante. Fu solo dopo la sua morte che i suoi studenti stabilirono che lozono combinato con lelettricit dellaria determinava reazioni opposte. Per cui importante il rapporto tra ambiente e salute, che da sempre stato sottolineato. Questi studi ormai oggi sono sconfinati, in qualche caso, nellantropometria, specialmente negli ambiti sportivi e pediatrici. In questultimo caso esistono infatti ancora gli auxogrammi, grafici con riportati i dati medi (e quindi normali) relativi a peso e statura a seconda degli anni di et. 8/11: Stilando una sorta di cronologia dei sistemi di classificazione umana, per primo fu utilizzato quello zoologico, poi quello genealogico (o gerarchico) ed infine, per terzo, quello geografico. Il primo a classificare luomo fu Linneo, con il sistema zoologico. Con questo metodo ci si basava sulla morfologia, sui caratteri quindi evidenti, quelli usati per classificare anche gli animali. Linneo considera caratteri morfologici ma anche caratteriali: arriv a considerare anche la forma di governo, il modo di vestirsi, il temperamento Ci mise un po di tutto insomma. Successivamente verranno gli autori che privilegiarono un solo carattere morfologico: da l in poi nascer allora il fattore della pigmentazione della pelle, ma anche della forma del naso, del capello, della testa. Tra questi studi e il razzismo c una stretta correlazione, anzi di sicuro contribuirono allemergere di certe forme di razzismo ma non tanto quanto lantropologia culturale e letnologia. Inoltre questi studi erano rivolti a poche persone, ad unelite, ed anche i mezzi di divulgazione riservati a tali teorie erano pochi (le riviste che pubblicavano tali studi erano 7 in tutto il mondo). Gli antropologi culturali invece, con i loro giudizi, hanno dato un apporto maggiore e determinante al razzismo. Dalla fine dell800 alla 2 guerra mondiale entr infatti in gioco il criterio genealogico (o gerarchico) da cui gli antropologi culturali attinsero molto. Si arriv a dividere le popolazioni in:

primitive, principali e derivate; oppure in primarie, secondarie e terziarie. Si arriv anche a determinare le cosiddette popolazioni neo-derivate, per marcare una sorta di superiorit. Con la fine della seconda guerra mondiale si abbandona il termine razza (1960). Si comincia a parlare di popolazione umana e quindi del criterio geografico. Autori famosi in questo ambito sono Vallois e Biasutti (storico-geografico). Il primo cerca le isole antropologiche, gli isolati. Parla delle condizioni della Terra dalla sua esistenza ad oggi, individuando 6 aree antropologiche (America, Europa, Asia Cis-Himalayana e Trans-Himalayana, Africa sub-sahariana, Oceania). Cerca di capire gli elementi che impedivano le facili comunicazioni tra i continenti (montagne e oceani) e che dunque hanno impedito la libera circolazione degli uomini sulla Terra da sempre e quindi anche la formazione di ununica popolazione umana. Infatti, secondo Vallois, questo isolamento port alla formazioni dei vari gruppi umani dato che le persone si accoppiavano solo allinterno della stessa popolazione. Biasutti invece fa una classificazione per lo pi storica, cerca le origini storiche di tutte le popolazioni, descrivendone i flussi migratori. Considera 29 popolazioni diverse divise in ulteriori sotto-popolazioni. Una nuova corrente di genetisti sta riproponendo classificazioni di stampo genetico.

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