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C O O R D I N A M E N T O G E S T I O N E C O R R E T TA R I F I U T I E R I S O R S E

L’ALTERNATIVA C’E’

L’INCENERITORE A PARMA NON E’ NECESSARIO

PROGETTO ALTERNATIVO PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI

w w w. g e s t i o n e c o r r e t t a r i f i u t i . i t • g e s t i o n e c o r r e t t a r i f i u t i l @ g m a i l . c o m
L’Alternativa c’è
Premessa

La produzione dei rifiuti nel mondo è indubbiamente una delle chiare ed evidenti prove di come l’attuale
programmazione e produzione umana di merci non sia sostenibile. Una merce che alla fine del suo ciclo di
utilizzo resta come rifiuto, e pertanto come sostanza che inciderà negativamente sull’ambiente, è un chiaro
esempio di come vi siano errori fondamentali nel sistema di progettazione delle merci stesse. Su tutti i piani
di gestione dei rifiuti, sia quelli locali che nazionali, si legge che il primo passo per la corretta gestione è la
riduzione della produzione stessa dei rifiuti. Una raccomandazione che viene sistematicamente disattesa, dal
momento che in Italia, ad esempio, la produzione è costantemente in aumento. Dire che il rifiuto, come resi-
duo della merce che si ottiene alla fine vita della merce stessa, è essenzialmente un difetto di progettazione
sembra una cosa ovvia. Il ciclo aperto e lineare che l’uomo ha messo in atto dal momento della rivoluzione
industriale (estrazione delle materie prime, lavorazione, trasformazione, produzione, uso, distruzione, rifiu-
to) è purtroppo la causa prima della grave situazione che il mondo attuale si trova a gestire. La soluzione
ovvia sarebbe prendere esempio dai cicli della natura, cicli chiusi nei quali il prodotto di scarto di un sistema
(animale, vegetale, et) diventa la fonte primaria di sostentamento per gli altri. Senza banalizzare, dire che la
soluzione deve essere ricercata nell’eliminazione della produzione del rifiuto (politica RIFIUTI ZERO- Zero
Waste) è una verità indiscutibile ed una realtà che potrà essere raggiunta solo con una presa di coscienza del
mondo politico-legislativo tramite una legislazione che imponga la mondo produttivo di commercializzare
solo ed esclusivamente materiali e merci riciclabili al 100%. Qui sotto riportiamo un piccolo schema che
esemplifica il vero ciclo corretto dei rifiuti (in questo caso gli imballaggi che sono la finte principale insieme
all’umido dei rifiuti domestici).

IL CICLO DEGLI IMBALLAGGI

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Nella prospettiva di raggiungere questo risultato, le possibilità attuali che abbiamo sono quelle di minimiz-
zare gli impatti sull’ambiente e la salute dell’uomo derivanti dalla gestione dei rifiuti. Per far questo basta
seguire la gerarchia dei vari passaggi nella gestione dei rifiuti dettata dalla Comunità Europea. Se immagi-
niamo il sistema di gestione dei rifiuti come una sorta di catena ad anelli chiusa, dove gli anelli più grossi
rappresentano le fasi più significative della gestione (modifiche progettazione, riduzione, riuso, riciclo) è del
tutto evidente che l’anello che rappresenta l’impianto che dovrà gestire il materiale non altrimenti differen-
ziabile (il cosiddetto secco), non potrà che essere l’anello più piccolo perché non avremo bisogno di costruire
grossi impianti con emissioni impattanti sulla salute e l’ambiente, ma basterà un impianto di recupero per
ottenere dal rifiuto una materia “prima seconda” utile da re-immettere nei cicli produttivi. Pertanto alla ge-
rarchia dettata dalla normativa europea vigente, va aggiunto il progetto alternativo che presentiamo in que-
sta brochure, un sistema che potrà traghettarci col minimo impatto ambientale verso il sistema Rifiuti Zero –
Zero Waste.

La Normativa Europea

Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, relativa ai rifiuti. La
presente direttiva abroga le direttive 75/439/CEE, 91/689/CEE e 2006/12/CE.

La direttiva stabilisce un quadro giuridico per il trattamento dei rifiuti all'interno della Comunità. Essa mira
a proteggere l’ambiente e la salute umana attraverso la prevenzione degli effetti nefasti della produzione e
della gestione dei rifiuti. Prevede una specifica gerarchia per proteggere maggiormente l'ambiente, decre-
tando che gli Stati membri devono adottare delle misure per il trattamento dei loro rifiuti conformemente al
seguente ordine di priorità:

• Prevenzione – riduzione
• Preparazione per il riutilizzo
• Riciclaggio;
• Recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia ma non necessariamente tramite incenerimento
del rifiuto
• Smaltimento.

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Gli Stati membri possono attuare misure legislative per rafforzare questa gerarchia nel trattamento dei rifiuti.
Tuttavia, essi devono garantire che la gestione dei rifiuti non metta a rischio la salute umana e non compro-
metta l'ambiente. Noi crediamo che la scelta fatta oggi dall’amministrazione provinciale e comunale di ince-
nerire i rifiuti residuali dalla raccolta differenziata, sia una scelta contraria a tale raccomandazione.

Piani e programmi

Le autorità competenti sono tenute a predisporre uno o più piani di gestione dei rifiuti, volti a coprire l'intero
territorio geografico dello Stato membro interessato. Tali piani contengono in particolare il tipo, la quantità e
la fonte dei rifiuti, i sistemi di raccolta esistenti e i criteri di riferimento. Devono inoltre essere elaborati dei
programmi di prevenzione, al fine di dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla
produzione dei rifiuti. Tali programmi devono essere comunicati dagli Stati membri alla Commissione euro-
pea.

Contesto

La produzione di rifiuti tende ad aumentare all'interno dell'Unione europea. Per questo la legislazione preci-
sa i concetti basilari, come le nozioni di recupero e smaltimento, in modo da inquadrare meglio le attività di
gestione dei rifiuti. È necessario inoltre rafforzare le misure in materia di prevenzione e di riduzione degli
impatti ambientali della produzione e della gestione dei rifiuti. Il recupero dei rifiuti deve infine essere inco-
raggiato, al fine di preservare le risorse naturali.

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RIDUZIONE

Appare del tutto evidente che il primo passo da fare per arrivare alla minor produzione di rifiuti possibile è
ridurne la produzione. Troppo poco si è fatto fino ad ora, pur essendo presente nel cappello iniziale di ogni
piano provinciale sui rifiuti (PPGR) l’intenzione di volerli ridurre. Alle parole purtroppo però non seguono
mai i fatti. Sarebbe invece utile anche solo copiare quello che succede all’estero. Caso esemplare è stato quel-
lo della provincia di Ebersberg in Baviera, dove una seria politica di riduzione dei rifiuti alla fonte adottata
dagli amministratori locali, ed amplificata dalla emanazione nel 1991 di una nuova legge nazionale, nota
come "Decreto Töpfer" dal nome dell'allora Ministro dell'Ambiente, ha portato ad un crollo della produzione
dei rifiuti fra il 1988 ed il 1993, ottenendo una riduzione ad un sesto in soli cinque anni! Il Decreto Töpfer
attribuisce la responsabilità dei rifiuti da imballaggio alle ditte produttrici e distributrici; ciò ha portato alla
nascita del DSD, un consorzio fra le imprese per la raccolta. Il consorzio si finanzia con gli in-
troiti del "Punto Verde" ("Der Grüne Punkt"), un marchio per contraddistinguere gli imballaggi
per i quali è stata versata la tariffa, commisurata alle dimensioni ed al peso, per la loro raccolta
e riciclaggio. Questo sistema ha comportato un forte impegno da parte delle imprese a ridurre
gli imballaggi e contemporaneamente ha orientato le scelte del pubblico verso i prodotti con minori imbal-
laggi, in quanto meno costosi.

Altre esperienze internazionali sono state coronate da successo, come nel distretto di Alameda in California o
a Canberra in Australia, dove in dieci anni è stata dimezzata la quantità di rifiuti da smaltire.

Da ultimo in Israele è stata promulgata una normativa che obbliga i produttori a riciclare gli imballaggi dei
loro prodotti
(http://www.cosmeticsdesign-europe.com/Packaging-Design/Israel-plans-packaging-recycling-revolution
/?c=f6nYxo1Clf18a5wQ54zu9w%3D%3D&utm_source=newsletter_daily&utm_medium=email&utm_camp
aign=Newsletter%2BDaily
A livello provinciale nei diversi comuni esistono pratiche di riduzione dei rifiuti, purtroppo presenti in modo
non omogeneo per cui può succedere che in un comune esita un progetto particolare (ad es. l’incentivazione
per l’uso dei pannolini riciclabili) mentre in altri si trovano altre misure (ad es. il fontanello di acqua pubbli-
ca depurata per ridurre l’uso di acqua in bottiglie di plastica). La soluzione sarebbe applicare su tutto il terri-
torio provinciale in modo omogeneo quelle misure già al momento attuabili e collaudate per portare ad un
rapido decremento nella produzione rifiuti tutto il territorio provinciale.

Si dovrà in primo luogo anche pensare ad una innovazione tecnologica del sistema di packaging. La nostra
regione vede la principale presenza sul territorio nazionale di imprese per il packaging, in primis quello per
il settore agroalimentare. Indirizzare precise scelte industriali, anche supportate dalla ricerca fatta in collabo-
razione con le università delle diverse provincie, porterebbe in breve alla produzione di packaging riciclabile
o riutilizzabile al 100%, evitando così di buttare in discarica o negli inceneritori tonnellate di materia.

Di seguito si riportano alcune politiche di riduzione rifiuti, in parte già applicate ma non con l’attenzione che
meriterebbero, che, se estese su tutto il territorio provinciale, determinerebbero un sicuro calo della produ-
zione.

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1. Compostaggio domestico

Circa il 30% dei rifiuti soldi urbani è composto dall’umido, la frazione organica. Tonnellate di organico po-
trebbero andare direttamente nei terreni e negli orti, invece di finire nei cassonetti. Incentivazione del com-
postaggio domestico con corretti controlli di efficienza e qualità.

2. Acquisti verdi

Per sottolineare anche l’importanza dell’utilizzo dei materiali riciclati e di alimentare il mercato dei prodotti
con materie prime seconde, si dovrebbe adottare il sistema degli acquisti verdi GPP (Green Public Procure-
ment); tutti gli acquisti degli enti comunali su tutto il territorio provinciale e la stessa Provincia, dovrebbero
essere vincolati ad una procedura che selezioni i prodotti fatti dando una preferenza a quelli prodotti con
materiale riciclato in modo da sostenere la domanda dei prodotti realizzati con un minor impatto ambientale
e dimostrare che anche attraverso gli acquisti si può incidere.

Oltre alla procedura per acquisti verdi andrebbe avviato un sistema interno ai palazzi delle amministrazioni
per la raccolta differenziata ed il recupero dei rifiuti speciali come, ad esempio i toner delle stampanti, che in
questo modo potrebbero essere rigenerati e avviati a nuova vita.

3. Acqua buona nelle mense

L’Italia è il paese Europeo con il maggior consumo di acque minerali. Un consumo che non è certo motivato
dalla minor qualità delle acque di acquedotto bensì da una massiccia campagna pubblicitaria che ci induce
all’acquisto dell’acqua al supermercato con costi superiori del 1000% rispetto a quella “pubblica” e con una
qualità non certo migliore. L’acquisto di acque minerali comporta gravi conseguenze sull’ambiente per i ri-
fiuti che producono ma anche per la grande circolazione di TIR che attraversano l’Italia per trasportare l’ac-
qua del Sud Italia al Nord e viceversa. Decidere di sostituire progressivamente dalle mense scolastiche le
acque minerali con l’utilizzo delle brocche di acqua del rubinetto. farebbe risparmiare economicamente le
scuole e calerebbe la produzione di consumo di plastica. La stessa politica andrebbe applicata alle residenze
assistenziali protette e a tutte le comunità.

Utile anche l’installazione di fontanelle pubbliche con acqua filtrata e controllata per la distribuzione pubbli-
ca. Questa soluzione, attuabile sia nei paesi che nei quartieri cittadini, darebbe la possibilità di rifornirsi da
parte delle famiglie, in modo comodo e conveniente, risparmiando sul conto mensile per il consumo di ac-
que minerali in bottiglia di plastica. La riduzione del quantitativo di plastiche PET da mandare a riciclo sa-
rebbe evidente nel giro di pochi giorni.

In Italia consumo medio pro-capite di 204,8 litri di acqua in bottiglia nel 2007
(fonte: http://www.eticaeconomia.it/il-mercato-delle-acque-in-bottiglia-in-italia.html)
1 bottiglia da 1,5 lt in PET pesa mediamente 35 grammi (varie fonti su internet)
Popolazione provincia di Parma 425.690 abitanti (fonte:
http://www2.provincia.parma.it/page.asp?IDCategoria=1257&IDSezione=5060)
Verosimile consumo totale di acqua in bottiglia della Provincia di Parma = Litri
87.181.312, Bottiglie ipotetiche consumate per anno: 58.120.874, PET da smaltire o da
riciclare in totale: 2.034 tonnellate Consumo PET pro-capite per anno: 4,77 kg
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Quindi se si passa al rubinetto si ha:
- minor produzione di PET
- minor inquinamento dovuto al trasporto su TIR
- risparmio per il portafoglio della famiglia (calcolato in 250-500 Euro anno per famiglia
di 4 persone)
- maggiori introiti per il gestore locale (ENIA) che "vende" più acqua e può investire nel
miglioramento del servizio.

4. La Via dell’Acqua

Con lo stesso obiettivo di diminuire l’utilizzo delle acque minerali ma anche per valorizzare i luoghi delle
fonti naturali presenti sul territorio come luoghi di “bene comune”, si dovrebbero costruire percorsi deno-
minati: “La Via dell’Acqua”. Il percorso valorizzerebbe la presenza delle fonti con una cartellonistica stradale
e l’indicazione delle proprietà dell’acqua che ne sgorga e la garanzie dell’assoluta sicurezza nell’utilizzo.

5. Latte alla spina

Per la riduzione degli imballaggi ma anche per la valorizzazione della “Filiera Corta” si dovranno realizzare
distributori automatici di latte alla spina. Grazie a questo distributore: il cittadino potrà avere un latte più
fresco, non trattato e più genuino, il latte sarà più economico perché con 1 euro si acquista 1 litro di latte fre-
sco appena munto; all’allevatore viene riconosciuto più del doppio rispetto a quanto riconoscono le centrali
del latte; il latte può essere acquistato con un proprio contenitore riutilizzandolo e risparmiando all’ambiente
l’utilizzo dei contenitori “usa e getta”.

6. Detersivi alla spina

Detersivi di qualità, naturali ed ecologici, di produttori locali, possono essere acquistati, direttamente usando
un proprio contenitore! Sarà necessario creare punti vendita in tutto il territorio cittadino e nei diversi paesi
per acquistare in comodità detersivi alla spina risparmiando e facendo risparmiare all’ambiente lo smalti-
mento di tanti inutili imballaggi.

7. Eco-sagre

Obbligare, tramite uno specifico regolamento, ad utilizzare esclusivamente materiale riciclabile nelle sagre,
manifestazioni, feste di quartiere, raduni, etc. Più Ecosagre significa ridurre l’impatto ambientale delle mani-
festazioni nel territorio provinciale. Gli organizzatori delle sagre estive, infatti si impegneranno a: differen-
ziare tutti gli scarti prodotti dalla sagra e dei partecipanti; ridurre la produzione di rifiuti e di imballaggi du-
rante le feste utilizzare stoviglie, posate e bicchieri riutilizzabili o in materiale compostabile.

8. Pannolini ecologici

Grazie ai pannolini lavabili si riduce notevolmente la produzione di rifiuti ma anche la spesa! I nuovi Panno-
lini lavabili, semplici da usare, sono riutilizzabili: per il 90% sono costituiti da cotone biologico e materiali
naturali, si possono lavare anche in lavatrice e comportano un risparmio di oltre il 70% per le famiglie rispet-

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to ai normali pannolini. I comuni su tutto il territorio provinciale dovranno fornire alle famiglie il primo kit
e, dopo un'iniziale sperimentazione di 20 giorni, a chi intende proseguire nel progetto, fornire il secondo kit
con una sovvenzione del 50%.

9. Assorbenti ecologici

Rendere disponibili alla vendita presso le farmacie comunali, ma accendere una specifica convenzione con
tutte le altre, gli assorbenti ecologici. Grazie alla possibilità di essere lavati e più volte riutilizzati contribui-
scono alla riduzione dei rifiuti. C'è anche un risparmio per le signore perché con la spesa equivalente di una
quattro mesi di "usa e getta" si acquistano assorbenti ecologici che durano 10 anni. Il prodotto è anallergico e
facilmente lavabile.

10. Mercatino di scambio e riuso

Gli oggetti inutilizzati possono essere utili agli altri. E' questa l'idea che sta alla base del mercatino di scam-

bio e riuso. Al termine delle giornate specificamente istituite, i cittadini possono lasciare in piazza le cose che
non servono più, che sono state messe all’asta, sono state vendute, scambiate, regalate o barattate. Gli oggetti
invenduti verranno riciclati.

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11. Via la plastica da tutte le mense

Con le nuove gare delle mense scolastiche e comunali, i comuni metteranno al bando l'usa e getta! In tutte le
mense scolastiche e comunali dove ancora si usa la plastica, verranno invece inserite le lavastoviglie indu-
striali e i piatti di coccio. Niente più piatti o bicchieri di plastica ma piatti lavabili che permetto un ulteriore e
notevole riduzione nella produzione degli scarti.

12. Progetto scuole a costo zero

Al momento le scuole sostengono costi elevati per la rottamazione e smaltimento dei loro rifiuti (oggetti, ar-
redo, etc). Comuni di media grandezza come Treviso arrivano a spendere anche 150.000 euro all’anno per
tale servizio. La proposta è quella di creare squadre di ragazzi in ogni istituto o comprensorio che possa fun-
gere da “smontatori” in modo da poter recuperare oggetti e arredo scolastico non più fruibile da inviare al
centro di recupero. Tale progetto potrebbe essere a costo zero per i comuni dal momento che il materiale
fungerebbe come sorta di pagamento per il servizio svolto una volta consegnato al centro di recupero.

Riportiamo qui sotto un diagramma per spiegare come sono i flussi della raccolta all’interno delle scuole del
trevigiano grazie al progetto di collaborazione fra provincia e Centro Riciclo di Vedelago.

13. Utilizzo stampanti


Sembra una banalità ma se settassimo le nostre stampanti di casa e dell'ufficio in modalità fronte/retro si
risparmierebbe più o meno il 50% di carta. Considerando che un foglio A4 pesa circa 5 grammi (quelli più
usati hanno una grammatura da 80 gr/mq) e conoscendo il volume di pagine stampate in un anno (in molte
stampanti è possibile verificarlo dal menu sul display) si può facilmente calcolare quanti chili di carta si è
evitato di stampare. Anche in questo caso benefici in:

- meno alberi tagliati


- meno TIR che viaggiano per trasportare le vostre risme di carta

Altre proposte

• riduzione del numero di imballaggi e dei contenitori ed il loro riutilizzo, promuovendo il ripristino del
sistema del vuoto a rendere a cominciare dai settori della ristorazione, ricezione e distribuzione;
• incentivazione ed il sostegno ad aziende e distributori che convertono almeno il 30% del proprio prodotto
venduto (ad es. latte fresco, acqua minerale, detersivi, ecc.) in contenitori a rendere con cauzione;
• prevenzione dei rifiuti basata sul riciclaggio e sulla sistematica estrazione ad oltranza dei materiali riutiliz-
zabili rinvenibili nei rifiuti stessi;
• responsabilizzazione delle varie utenze:
- utenze domestiche (iniziative di educazione ambientale, tariffa, incentivazione all’autocompostaggio,
ecc.);
- utenze attività produttive (promozione di accordi di programma e/o incentivi per l’attuazione di stra-
tegie rivolte alla riduzione degli scarti e alla commercializzazione di merci durature);
- utenze commerciali (promozione accordi di programma e/o incentivi per l’attuazione di strategie ri-
volte non solo alla riduzione e riutilizzo degli imballaggi, ma anche all’identificazione e alla vendita di
prodotti con materiali più sostenibili in fase di recupero e smaltimento);
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- grande distribuzione (promozione di accordi di programma e/o incentivi per l’attuazione di strategie
rivolte alla riduzione degli scarti e alla commercializzazione di merci durature, sistemi di ricarica con
dispenser, buoni sul reso ecc.);
- utenze uffici (iniziative di educazione ambientale, promozione della carta riciclata, ecc.);
- utenze pubbliche (attuare all’interno delle pubbliche amministrazioni misure di riduzione degli imbal-
laggi, raccolta differenziata, politica di acquisti verdi;
- favorire la proliferazione di impiantistica per il riciclo e nobilitazione di materiali recuperati; rendere
più conveniente l’uso di prodotti riciclati anche con politiche fiscali (tassa sulle materie vergini).

Queste vogliono essere solamente alcune linee guida e idee che devono naturalmente essere integrate anche
con esperienze ed iniziative già in essere in molte realtà nazionali ed internazionali.

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IL RIUSO

Un’altra possibilità che abbiamo per ridurre i rifiuti è recuperare all’originale funzione oggetti e materiali che
vengono buttati perché presumibilmente non più idonei a svolgere il loro compito. Recuperare e ridare nuo-
va vita a questi oggetti significa evitare di consumare materie prime per produrre analoghi con la stessa fun-
zione. All’interno dell’ECO Centro sarà presente un'apposita area per il recupero e la riparazione di questi
oggetti.

Raccolta Porta a Porta

Il tema della raccolta differenziata Porta a Porta è quello centrale di tutto il ciclo per una corretta gestione dei
rifiuti. Non è possibile eseguire una corretta raccolta differenziata, specie di qualità con possibilità di invio al
recupero il 100% del materiale raccolto, se non si applicano tre punti per noi fondamentali:

1. Raccolta differenziata PaP su tutto il territorio

2. Eliminazione dei cassonetti stradali

3. Applicazione di una tariffa puntuale (pago per quanto produco di secco indifferenziato)

4. Eliminazione del concetto di assimilazione dei rifiuti commerciali a quelli urbani ed estensione della rac-
colta differenziata capillare presso tutti gli operatori del settore commerciale

Solo applicando questi passaggi si ritiene di poter assistere ad una riduzione significativa della produzione
dei rifiuti pro-capite, come è già successo in tutti i territori dove questa filosofia è stata applicata. Al momen-
to, infatti, la presenza dei cassonetti stradali sulla maggior parte del territorio provinciale, determina il falli-
mento di una corretta raccolta porta a porta. Il cittadino non virtuoso non esita ad eliminare anche materiale
totalmente riciclabile nel cassonetto dell’indifferenziato, destinando così quel materiale ad un recupero tutto
da dimostrare, ma sicuramente condannandolo alla discarica o ad un inceneritore (vedi Rapporto Osservato-
rio Rifiuti Provincia di Parma 2008).

Qualità della Raccolta differenziata PaP

Il secondo aspetto non meno importante è la qualità della raccolta differenziata. Il cittadino differenzia cor-
rettamente, o con un margine di errore prevedibile, purtroppo mescolando il cosiddetto multi-materiale (ve-
tro, plastiche, alluminio) in un unico contenitore che viene poi svuotato in un camion compattatore. All’in-
terno del cassone del camion, il materiale viene mischiato, schiacciato e reso in questo modo quasi insepara-
bile o quanto meno recuperabile con ulteriore costo per la ditta cui tale materiale è destinato. No per altro, il
comune di Parma ha perso lo scorso anno ben 600.000 euro di incentivi negati dal consorzio del riciclo CO-
NAI proprio per la cattiva qualità della raccolta differenziata. Separare inoltre il vetro singolarmente porta
alla concessione sicura degli incentivi CONAI che altrimenti vanno perduti. Va quindi rivista anche la mo-
dalità di raccolta del materiale da inviare al riciclo e quindi al riuso, pena una consistente perdita economica
insieme ad uno scarso risultato in termini di recupero dei materiali.

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Quale Raccolta differenziata

Il tema centrale poi, oltre ad applicare un corretto sistema per la raccolta differenziata, è l’estensione della
raccolta porta a porta ad una quantità di frazioni merceologiche la più ampia possibile. Al momento vengo-
no raccolte a nostro giudizio solo poche frazioni (verde, carta, vetro, plastiche, alluminio, metalli) ma le pos-
sibilità sono molto più ampie. Basti pensare alla capacità di recupero che si avrebbe se solo durante le demo-
lizioni degli edifici si evitasse di buttare in discarica tutto il legno, vetro, metalli, etc che normalmente vedo-
no quel destino.

Viene qui sotto riportato una lista delle possibili altre frazioni merceologiche recuperabili tramite raccolta
differenziata PaP.

Tutte le risorse scartate possono essere divise in 12 categorie di mercato

C AT E G O R I A ESEMPI

Elettrodomestici, Oggetti in plastica durevole, Tessili, Mate-


RIUTILIZZABILI rassi e mobili, Residui di costruzione e demolizione, Libri e
cataloghi, altri oggetti riparabili

Cartone, Carta da ufficio, Giornali, Riviste e cataloghi, Altra


CARTA carta da ufficio, Cartoncino (es. da imballo), Altro / carta
composita

RESIDUI VEGETALI Foglie e erba, Residui di potatura, Rami e ceppi

Residui alimentari, Residui di pesce e carne, Residuo fango-


PUTRESCENTI
so, LEGNO, Legno non trattato, Legno trattato

CERAMICHE Cemento, Asfalto da pavimentazione

TERRENI Lavagne per gesso, Particelle rocciose

Carcasse di auto, Lattine di alluminio, Latte d’acciaio, Me-


METALLI
talli ferrosi, Non ferrosi,

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C AT E G O R I A ESEMPI

Contenitori vetro trasparente, Contenitori vetro misto, Vetro


VETRO trasparente, Vetro verde, Vetro misto, Vetro marrone, Vetro
di finestre, Altro vetro

TESSILI Fibre in poliestere, Cotone e lana

1 PET (CRV), 2 HDPE Colorato, 2 HDPE Naturale, 1 PET


POLIMERI Plastica, 4 Sacchetti di plastica, Copertoni, Altre plastiche,
Bitume per rivestimento tetti, Pellicole in plastica

Olio per motori usato, Rifiuti pericolosi di casa, Assorbenti


CHIMICI
usa e getta e igiene femminile, Rifiuti medici trattati

Un esempio di quello che si potrebbe fare con i copertoni:


I copertoni usati possono essere utilizzati per la fabbricazione di:

a. copertoni rigenerati

b. conglomerati bituminosi speciali


c. membrane impermeabili
d. barriere acustiche
e. basamenti stradali anti-rumore (massicciate per tram)
f. cordoli ed altri attrezzi spartitraffico
g. materiali per fondazioni speciali
h. isolanti per tetti
i. pavimentazioni pedonali
l. supporti antistatici per apparecchiature elettriche ed elettroniche
m. sigillanti adesivi
n. tappetini
o. suole per calzature
p. parti per macchine industriali
q. nastri trasportatori
r. imballaggi
s. materiali miscelati con altre plastiche
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t. pavimentazioni sportive
§ ecc.

Qui sotto si riporta una tabella dove si evidenziano i guadagni e il potenziale occupazionale di 1,000,000 Ton
di risorse gettate.

Categorie della Prezzo di mercato Valore totale delle


“Chiara Dozzi- Posti lavoro Ton /anno
$/T (stima) risorse ($)
na”SM

1. Riutilizzabili 350 28,000 550 15,400,000

2. Carta 65 370,000 20 7,400,000

3. Residui vegetali 30 100,000 7 700,000

4. Putrescenti 85 190,000 7 1,330,000

5. Legno 24 40,000 4 320,000

6. Ceramica 7 20,000 4 80,000

7. Terreni 20 10,000 7 70,000

8. Metalli 35 60,000 40 2,400,000

9. Vetro 75 30,000 10 300,000

10. Polimeri 1,020 110,000 100 11,000,000

11. Tessili 340 40,000 200 8,000,000

12. Chimici 4 2,000 15 30,000

Totale 2,055 1,000,000   47,030,000

 By Richard Anthony

E’ evidente che basterebbe aggiungere altre frazioni merceologiche a quelle che si raccolgono già con modali-
tà porta a porta per ottenere sicuri vantaggi in termini non solo di protezione della salute e dell’ambiente,
ma anche in termini economici e occupazionali.

Quello che in effetti stupisce della decisione delle Amministrazioni di bruciare rifiuti favorendo così il gesto-
re principale – ENIA, è la volontà di chiudere totalmente al mondo della cooperazione questo settore che al
contrario sarebbe stato trainante per le moltissime realtà presenti sul nostro territorio. In un momento in cui
la crisi economica e lavorativa sembra spingere le economie dei paesi verso l’allarme rosso, non comprende-
re quale potenziale sarebbe disponibile seguendo questo semplice schema è veramente incredibile.

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La nostra proposta si caratterizza anche per la possibilità di dare occupazione ad un numero nettamente
superiore di lavoratori rispetto alla semplice gestione con un forno inceneritore. Si calcola infatti che per un
lavoratore impegnato nell’impianto di incenerimento si hanno 15 lavoratori coinvolti nel sistema del riciclo e
del sistema di riutilizzo della materia che illustreremo

Tale scelta poi andrebbe a tutto vantaggio delle tasche dei cittadini, dato che l’unico modo di far pagare di
meno l’utente è quello di premiare tramite una tariffa puntuale lo sforzo fatto per la separazione dei materia-
li. La raccolta PaP ha dimostrato di comportare i maggiori vantaggi sia in termine di riduzione di rifiuti (me-
diamente -20%), aumento della raccolta differenziata (fino al 70-80%) e, soprattutto, a regime, diminuzione
delle tariffe (- 15%). Ricordiamo che già nel 2006 una ricerca su oltre 13 milioni di cittadini fatta dall'Ecoisti-
tuto di Faenza dimostrava quanto detto sopra. Già oggi un cittadino che vive in un appartamento di 80 metri
quadri in provincia di Treviso, ove si fa il porta a porta, paga per la Tarsu 90 euro l'anno rispetto ai 120 euro
circa della media del comune capoluogo e di 230 euro pagati dalle nostre famiglie tra Parma e provincia.

RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA

La parte da leone in tutto il ciclo dei rifiuti, sembra anche superfluo dirlo, la fa la raccolta differenziata. Ep-
pure non è così scontato questo tema. In particolar modo per la nostra realtà cittadina. Se è pur vero che sul
territorio comunale si assiste ad un notevole successo in termini di raccolta PaP (fino anche all’80%), c’è una
triste realtà per cui alcuni comuni della provincia sono fuori legge per ciò che riguarda addirittura il rispetto
del decreto Ronchi con percentuali di raccolta differenziata ben al di sotto del 35%. Uniformare pertanto la
percentuale di raccolta differenziata su tutto il territorio provinciale, e in particolar modo su quello del co-
mune capoluogo, porterebbe ad ottenere il massimo risultato in termini non solo di miglioramento della
qualità della raccolta dei rifiuti, ma soprattutto in termini di riduzione delle produzione totale. La realtà del
territorio comunale del capoluogo, purtroppo grazie alla compresenza del sistema misto di raccolta PaP/
cassonetto che vanifica non solo i risultati quantitativi ma anche qualitativi della raccolta stessa, è il punto
centrale da modificare al più presto (bastano pochi giorni) per rientrare in parametri ottimali. Il sistema che
vede sacrificato il corretto ciclo della raccolta differenziata è purtroppo legato alla equiparazione dei rifiuti
commerciali al rifiuto urbano (assimilazione). Questo porta i gestori delle attività commerciali a impegnarsi
al minimo nella raccolta differenziata, sicuri che, avendo a disposizione ampi cassonetti stradali per lo smal-
timento, non avranno bisogno di preoccuparsi per il destino dei loro materiali inutilizzati. Spesso si tratta di
plastiche perfettamente riutilizzabili, di carte, cartoni e umido. Risulta evidente che obbligare il settore
commerciale al corretto recupero dei materiali riciclabili e l’invio dell’umido al compostaggio, darebbe una
grossa mano nella riduzione del quantitativo totale dei rifiuti prodotti per anno pro capite sul territorio pro-
vinciale (al momento intorno ai 612 kg/abit/anno). Si calcola che solo togliendo i cassonetti stradali e so-
spendendo l’assimilazione agli urbani dei rifiuti commerciali si potrebbe scendere come produzione pro ca-
pite alla metà del valore attuale (350 Kg pro-capite anno invece di

In questo modo ne risulterebbe un vantaggio non solo in termini di quantità ma anche di qualità della raccol-
ta PaP, con sicuro recupero degli incentivi CONAI, attualmente non concessi per intero al comune capoluogo
proprio per la scarsa qualità della raccolta stessa.
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LA PIATTAFORMA DEL RICICLO

Autonomia e autosufficienza sono i secondi punti centrali del nostro progetto alternativo. Al momento,
escluso alcune frazioni merceologiche come carta e metalli e in parte una bassa percentuale delle plastiche, il
materiale post consumo da riciclare e l’umido viene inviato fuori provincia, con costi elevati per la comunità
sia in termini ambientali che economici. Il centro di trattamento rifiuti dovrà gestire sul posto tutto il ciclo
del recupero delle frazioni merceologiche, in modo da preparare all’invio diretto alle ditte che riutilizzano, le
materie così recuperate col minimo costo ambientale riducendo la movimentazione dei camion per il tra-
sporto in altri centri. Parlare di autosufficienza provinciale senza che questa sia reale anche in termini di re-
cupero e preparazione corretta all’invio delle materie recuperate con la raccolta PaP, è non comprendere che,
se facciamo il grosso del lavoro in sede, si otterranno dei benefici immediati in piena autonomia.

Pertanto all’interno del PAIP dovrà essere presente una sezione per il recupero e imballaggio delle frazioni
merceologiche di cui sopra da inviare direttamente alle ditte per il riuso.

IL TRATTAMENTO DELL’INDIFFERENZIATO

In questo modo rimarrebbe solo ciò che impropriamente oggi viene chiamato rifiuto indifferenziato, cioè
quella materia che a fine del suo ciclo di utilizzo, non essendo possibile riportarla al riciclo o riuso, viene in-
viata all’incenerimento per ottenere una minima quantità di energia. Energia che sicuramente è in saldo ne-
gativo se solo si considerasse quanto l’energia consumata per estrarre il materiale, trasformarlo, produrre la
merce, trasportare e utilizzare quella data merce in realtà incida sul bilancio generale. In questo caso ci si ac-
corgerebbe facilmente che il saldo energetico è fortemente negativo e che l’energia prodotta dall’inceneri-
mento di quel rifiuto è decisamente molto inferiore a tutta quella che si è consumata per produrlo e usarlo,
senza considerare i costi di esternalizzazione sanitaria, cioè l’impatto che le emissioni tossiche prodotte dal-
l’incenerimento di quel dato oggetto provocheranno in termini di aumento delle malattie e della spesa sani-
taria per la cura delle stesse.

TRATTAMENTO FANGHI DI DEPURAZIONE

Un altro tema delicato è quello del trattamento dei fanghi di depurazione. Il nuovo progetto di ENIA preve-
de di bruciare anche questi fanghi, fino a poco tempo fa sparsi sui terreni agricoli come fertilizzanti. Una re-
cente normativa di legge impedisce ormai questa pratica, per cui, come materiale organico, ENIA si appresta
a bruciarli per ottenere sostanzialmente gli incentivi dei cosiddetti Certificati Verdi (incentivi ottenuti per le
fonti rinnovabili, in modo del tutto improprio, simili ai CIP6 per i quali, e solo in Italia, ottenere energia elet-
trica bruciando rifiuti significa ottenere ernergia da Fonti Rinnovabili, come sole, vento e mare. Per tale mo-
tivo l’Italia è sotto procedura d’infrazione da parte della Comunità Europea. Ora, esistono altri metodi per
trattare i fanghi di depurazione.
In 37 comuni della provincia milanese si sono consorziati per dare vita ad un progetto che nell'ottobre del
2008 ha finalmente visto la luce.
Si tratta di una Spa, la Idra, fondata nel 1971 per iniziativa della Provincia di Milano che ha realizzato un
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impianto di trattamento, depurazione e allontanamento delle acque reflue nell'ottica di tutelare il territorio e
difendere il suolo e il sottosuolo e, diciamo noi, en passant, la qualità dell'aria. Il bacino di utenza del proget-
to assomma a 300.00 abitanti. Il sistema innovativo è denominato “Athos” ed utilizza l'ossidazione termica,
in grado di ridurre il volume e rendere stabile il composto trattato. Alla fine del trattamento si ottiene un li-
quido organico biodegradabile e tecnosabbia. Tutti i fanghi sono al 100% riciclati, valorizzati o reintrodotti
nell'ambiente naturale.

http://www.gruppoidra.it/

IL CENTRO DI RECUPERO
Dopo aver attraversato tutte le tappe viste in precedenza, il materiale arriva all’ECOCENTRO, un impianto
che potrebbe vedere la luce nell’esatta posizione dove sta sorgendo il PAIP, con l’unica differenza che per
trattare il rifiuto residuo non ci sarà l’inceneritore.

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Qui sotto viene riportata una tabella che definisce il materiale in entrata all’Ecocentro.

ECO-CENTRO

PROCESSI DI RECUPERO

• Ricevimento frazioni secche riciclabili da raccolta


differenziata multimateriale o monomateriale: (vetro,
plastica, metalli) – (plastica, metalli) – (plastica mista);
• Selezione dei materiali in base alla composizione
1° AREA merceologica;
Selezione e • Selezione della plastica per colore e polimero;
Riduzione • Riduzione volumetrica (pressatura) dei vari materiali;
volumetrica • Gestione delle singole tipologie di materiali, consegnati a
impianti di seconda lavorazione (impianto di de-
stagnazione, impianti per la preparazione del pronto-forno
per le vetrerie, ecc.) o a specifiche aziende che impiegano i
materiali nei loro cicli produttivi.

• Valorizzazione dello scarto di selezione degli imballaggi,


della frazione secca RSU (rifiuto indifferenziato) e degli
2° AREA
scarti conferiti dalle aziende.
Produzione • Il granulato prodotto (“sabbia sintetica”) viene
Granulato consegnato a specifiche aziende per l’impiego nei
successivi cicli produttivi.

Nello schema qui sotto vediamo come sarebbe strutturato il centro e quali corpi vedrebbe al suo interno

“I SEI GRANDI IMPIANTI” che OGNI comunità dovrà costruire

1. L’IRM ... (impianto di recupero materiali provenienti da raccolta differenziata PaP)

2. Il CMRD ... (Centro per i materiali riciclabili con difficoltà)

3. L’impianto di compostaggio

4. L’impianto per il ri -utilizzo

5. L’impianto C e D ... ( detriti di costruzioni e demolizioni)

6. L’impianto per i rifiuti residui - Estrusione

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IRM

Nel primo impianto si trattano ovviamente i materiali provenienti dalla raccolta differenziata e li si separano
e imballano per il reinserimento nel ciclo produttivo.

CMRD

Nel centro per i materiali difficili da riciclare dovranno entrare quegli oggetti che hanno una via difficile per
l’invio al recupero:

• gli articoli riciclabili “non – tradizionali”

• rifiuti elettronici, TV, libri, scarti di plastiche, polisterene, sacchetti di plastica, vetro non di contenitori,
ecc.

Tra gli usi previsti nella commercializzazione finale ci saranno il ri-uso, il riciclo e lo smontaggio finalizzato
al riciclo.Tale tipo di impianto dovrà necessariamente essere gestito con una filosofia del vuoto a rendere, con
l’intento di responsabilizzare i produttori sull’impatto del loro prodotto finale, stimolando il sistema al cam-
bio di rotta. Pertanto vi sarà una contribuzione economica da parte dei produttori, mentre si può ipotizzare
che parte dei costi vengano sostenuti dai cittadini per riciclare alcuni oggetti tipo rifiuti elettronici (compu-
ters) e TV.

COMPOSTAGGIO

L’impianto di compostaggio potrebbe ricevere parte del materiale organico proveniente prevalentemente
dalla città. Altri impianti dovrebbero essere ideati sul territorio montano e collinare per ridurre al minimo il
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numero dei camion per il trasporto, contribuendo così alla riduzione della CO2. L'impianto riceverà solo
l’organico proveniente da raccolte differenziate tra cui avanzi di cibo, carta sporca, rifiuti di giardinaggio e
bioplastiche. Ci sono tre tecniche principali che funzionano tutte… ma tutto dipende da quanto terreno e
quanti soldi ci sono. Eco alcuni esempi:

• A lunghi cumuli aperti … è la tecnica più semplice e meno costosa;

• A cumuli statici aerati … sono cumuli con gestione attiva dell’aria e dell’umidità;

• Digestore anaerobico … è il sistema più complesso e costoso.

IMPIANTO DI RI-UTILIZZO

L’impianto di ri-utilizzo dovrà separare e gestire i materiali ancora idonei al riutilizzo (oggetti d’arredo, tes-
suti, elettrodomestici riparabili, recupero pezzi di ricambio, altro).

IMPIANTO C e D

In questa area dell’impianto si separeranno e si invieranno al recupero i materiali di demolizione e decostru-


zione. La raccolta dei rifiuti agricoli (teli, taniche, contenitori, ecc.), promossa dalla Provincia di Treviso do-
vrà essere gestita da un consorzio esterno (tipo Consorzio Priula).

IMPIANTO PER RIFIUTI RESIDUI - ESTRUSIONE

Il materiale non altrimenti riciclabile, invece di essere inviato all’incenerimento, sarà inviato, previo recupero
di materie ancora ulteriormente differenziabili, ad un sistema detto di “estrusione” per ottenere MATERIA
PRIMA SECONDA (detto granulo) cioè una sostanza similplastica che potrà essere venduta sul mercato rin-
viandola ai cicli produttivi per essere utilizzata al posto della materia prima, con evidenti benefici economici
e ambientali (non si dovrà estrarre altra materia per le lavorazioni).

In pratica, negli impianti che abbiamo visto prima vengono trattate tutte le frazioni merceologiche che pos-
sono essere avviate a re-
cupero e riuso. Quello
che non può essere rici-
clato (plastiche non al-
trimenti riciclabili, film
plastici, carta oleosa,
elementi di arredo, secco
residuo della raccolta
differenziata PaP, et)
vengono avviate all’im-
pianto di estrusione. Ri-
portiamo qui sotto un
piccolo schema dei flussi.
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Il materiale viene sottoposto a controllo, successivo asporto imballaggi presenti e triturazione miscela, quin-
di a separazione dei materiali ferrosi e non ferrosi. Da qui la materia così separata viene avviata ad un sem-
plice estrusore che la lavora a 80 gradi, facendola passare fra dischi che omogeinizzano il tutto. Si ottiene così
un materiale stabile, sanificato che viene inviato a successiva granulazione (Granulazione e vagliatura per
granulometria). Il materiale triturato poi una volta raffreddato, viene triturato in granuli di diverso tipo di
diametro, e viene utilizzato come GRANULATO PLASTICO RP-MIX-CEM Conforme alle Norme UNI EN
10667-14/2003 e Classificato “materia prima seconda”art. 181 D.lg. 152/2006).

Dal trattamento di estrusione si ottiene, quindi, un granulato a matrice prevalente plastica, a norma UNI
10667/14-16, che viene venduto alle Aziende del settore edile per l’utilizzo nelle miscele di calcestruzzo per
la produzione di manufatti e alle Aziende della lavorazione e stampaggio per la produzione di manufatti a
matrice plastica. Il mercato di riferimento è ITALIANO, EUROPEO ed extra Europeo.

I campi di applicazione sono i seguenti:

• settore industria edile - aggregante malte cementizie (manufatti in cemento, massetti, pali, pavimenti all.,
tegole, pareti divisorie, etc.)

• settore industria plastica - produzione di manufatti (pallet, casseri, tegole, dissuasori, arredo urbano, etc)

Ipotizzando anche che la produzione dei rifiuti nella provincia di Parma restasse la medesima per i prossimi
anni, cosa che ovviamente va contro tutte le regole dettate dalle normative attuali che impongono invece una
riduzione significativa, si può concludere che il materiale raccolto come indifferenziato – secco con la raccol-
ta PaP, corrispondente al 25% delle previsioni (75% raccolta differenziata e 25% di secco residuo) potrà essere
trattato senza incenerimento, senza impatto sulla salute dei cittadini e sull’ambiente e con un costo economi-
co estremamente inferiore quello previsto dal progetto attuale di ENIA con l’inceneritore. Vediamo come.

La produzione attuale dei rifiuti (dati osservatorio provinciale rifiuti, Provincia di Parma, dati 2008) è di
265.000 tonnellate anno, con una produzione annua pro-capite di 612 kg.

Con le politiche di riduzione illustrate tale produzione pro-capite potrebbe scendere facilmente a 350 kg,
percentuale che si osserva come media nei territorio dove la raccolta viene fatta PaP senza cassonetti stradali.

Faremo comunque riferimento ai quantitativi attualmente prodotti.

Al 2008 ogni abitante inviava a smaltimento 318 kg anno di rifiuti, con una produzione complessiva di secco
indifferenziato di 126.800 tonnellate anno.

Questo materiale, trattato dai preselettori della comunità montana e quello di Parma, dopo aver recuperato
in parte l’umido e materiale plastico (quantitativi estremamente scarsi) viene poi inviato per la regione e an-
che fuori in varie discariche e inceneritori.

Se noi applicassimo una raccolta differenziata di qualità, come anche da previsioni della Provincia e della
stessa ENIA che promette di arrivare al 75% di R.D. al 2012, avremmo una produzione annua di secco resi-
duo di 66.250 tonnellate, che è grosso modo quello che prevede di bruciare ENIA al 2012 (65.000 ton annuo
di RSU).

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Nessuno può effettivamente rassicurare su questi dati, specie perché il gestore dell’impianto di incenerimen-
to che si vuole costruire è il medesimo (ENIA) che si occupa della raccolta differenziata. Esiste quindi un
“conflitto di interesse” che potrebbe compromettere l'incremento di raccolta differenziata per garantire mate-
ria all'inceneritore, un impianto che deve bruciare carta e plastiche, frazioni merceologiche che possono esse-
re differenziate e recuperate.

Per arrotondamento abbiamo considerato una produzione di 250.000 tonnellate anno di rifiuto che a fine
trattamento di riciclo si riducono a 67.000 tonnellate anno di secco indifferenziato.

Qui sotto riportiamo un grafico che individua i flussi e le destinazioni dei vari materiali, sia da raccolta diffe-
renziata, sia del secco indifferenziato che verrebbe inviato al processo di estrusione.

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Passiamo a spiegare quello che è contenuto nel grafico che, a prima vista, può sembrare un po’ complicato.
L’ipotesi di gestione viene fatta su di una popolazione di 433.000 abitanti della provincia, quelli attuali, con
produzione annua di 250.000 tonnellate per una produzione di circa 577 kg per abitante (ancora al di sopra
delle reali quantità al ribasso che si potrebbero ottenere con le politiche di riduzione, riuso e differenziazione
riportate sopra).
Nella prima parte in alto vengono identificati i flussi di materia post consumo ottenuti dalla raccolta porta a
porta facilmente differenziabili. Carta e umido avrebbero un immediato recupero al 100%. Per “recupero” si
intende l’invio diretto dei materiali facilmente rivendibili alle aziende per la reintroduzione nei cicli produt-
tivi. Restano imballaggi (prevalentemente plastiche), ingombranti, oli, batterie, RAE e secco residuo che in-
vece verrebbero destinati alla piattaforma di selezione dove verrebbero recuperate le frazioni riciclabili come
vetro, alluminio e acciaio con una percentuale del 100%.

Le plastiche sarebbero inviate al recupero per il 55% (plastiche di qualità che possono rientrare facilmente e
in modo immediato nel ciclo produttivo come PET, PE, et), mentre il 45% andrebbero all’impianto di estru-
sione per un riciclo vicino al 98%. In pratica si tratta di materiale plastiche oggi detto “plasimix” che, non
provenendo dalla classe degli imballaggi misti, deve essere inviato dal CO.RE.PLA con costi di smaltimento
elevati o a smaltimento o a recupero a proprie spese. In questo caso si recuperano ulteriori incentivi del CO-
NAI e il materiale viene inviato all’estrusore e non in discarica o agli inceneritori come si fa oggi.

Vi è poi la quota dello “scarto di selezione”, vicino al 10% del totale di produzione dei rifiuti, che è dovuto
agli errori di conferimento dei cittadini (ad es. plastiche non idonee al recupero, et) che attualmente vengono
inviate ad incenerimento, mentre col nostro progetto potrebbero essere inviate all’impianto di riciclo (estru-
sore) per ottenere anche in questo caso materia prima seconda.

Nel terzo capitolo dello schema, identificabile come “Impianto di Riciclo”, avviene il recupero vero e proprio
tramite estrusione di quel materiale cui accennavamo prima che al giorno d’oggi finisce in discarica o negli
inceneritori, con costi elevati sia in termini economici che sanitari, per l’inquinamento prodotto dal questa
pratica.

Tramite il sistema di estrusione invece si potranno trattare quelle frazioni che abbiamo visto prima (ingom-
branti, plasmix da imballaggi misti, scarto di selezione) per una quota di poco superiore alle 13.000 tonnella-
te, insieme a tutto il secco residuo, ovverosia l’indifferenziato che viene raccolto col sistema Porta a Porta
(bidone grigio).

Una buona quota parte sia di ingombranti (45%) sia di scarto di selezione (10%) viene recuperato, e quindi di
fatto differenziato al 100% per essere materiale ancora nobile e vendibile sul mercato.

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Nel secco residuo troveremo ancora materiale come carta e plastiche che potranno essere recuperate (35%),
mentre il resto viene inviato all’impianto di estrusione sempre per ottenere materia prima seconda. Si tratte-
rebbe nel complesso di 9500 tonnellate anno, 950 recuperabili e 8552 inviate al riciclo con estrusione.

Esiste una quota variabile poi di circa il 18% identificata per tutte le frazioni come “calo di processo”, cioè
perdita di peso tramite evaporazione acquea che si ottiene durante la sosta del materiale sui piazzali del-
l’area e da perdita di condensa. Tale liquido viene trattato dai sistema di recupero acque dell’intero piazzale
dell’impianto.

Tutta la quota rimanente di materiale post consumo attualmente non differenziabile in altro modo, e quindi
al giorno d’oggi inviato in discarica o bruciato, pari ad un quantitativo di 55.303 tonnellate anno, e pertanto
molto vicino alla quota di RSU che ENIA si appresta a bruciare nell’inceneritore al 2012, nel nostro progetto
viene inviato a riciclo nell’impianto di estrusione per ottenere materia prima seconda che ha possibilità di
piazzamento sul mercato come abbiamo visto sopra.

Rimarrebbero 2765 tonnellate anno di materiali post consumo definiti “scarto” e quindi non riutilizzabili in
alcun modo. Tale quota, stoccata in un primo momento presso l’area “Rifiuti Residui”, verebbe studiata pres-
so il Centro educazione/formazione e studio per capire quale errore di progettazione sta alla base della pro-
duzione industriale per avere tale materiale non altrimenti riciclabile. Da qui deve partire l’indicazione di
fermare le produzioni industriali che portano ad ottenere tali materiali non riutilizzabili e convertire le pro-
duzioni con materiali facilmente recuperabili. In questo modo si otterrebbe rapidamente il 100% del riciclo
ovverosia il primo passo per realizzare il progetto “ZERO WASTE”. Questo materiale potebbe comunque
essere stoccato tranquillamente anche in piazzali o in discariche non pericolose perché è materiale sanificato
e inerte. Ricordiamo che invece l’inceneritore produrrà a regime il 30% di ceneri (di cui il 10% ceneri tossi-
che) che al momento attuale non si capisce bene che destino avranno (discariche? Cementifici?). Sicuramente
le ceneri tossiche dovranno essere inviate in discariche speciali (di solito quelle di salgemma della Germania)
con costi elevatissimi sia economici che ambientali.

Il vantaggio del nostro sistema appare del tutto evidente. Si recupera materia, si occupano più lavoratori nel
settore e l’ambiente e la nostra salute non verrebbero minate dalle emissioni tossico nocive di un incenerito-
re.

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CONSIDERAZIONI ECONOMICHE
DESTINAZIONE RIFIUTI

a RICICLO Ricavi da conferimento - Investimenti


Ricavi da contributi CONAI - Costi di lavorazione
Ricavi da vendita materiali

a DISCARICA - Perdita Contributi Conai


- Costi di allestimento
- Costi di gestione
- Costi di post-esercizio
- Costi di bonifica
- Costi ambientali e sociali

a INCENERIMENTO Ricavi da recupero energia - Perdita Contributi Conai


- Costi di costruzione
- Costi di gestione
- Costi di discarica per le ceneri
- Costi di bonifica
- Costi ambientali e sociali

Utilizzo di energia per prodotti da materia riciclata e materia vergine (MJ/Kg)


By prof. Jeff Morris

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Risparmio di energia: riciclaggio contro incenerimento (MJ/Kg)

Emissioni di CO2 per prodotti da materia riciclata e materia vergine (Kg eCO2/Kg)

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Emissioni di CO2: riciclaggio contro incenerimento (kg eCO2/kg)

Emissioni di CO2: compostaggio contro incenerimento (kg eCO2/kg)

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