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20 FEBBRAIO 2016 CARTEGGI LETTERARI

Daniele Greco Le narrazioni


Beati i puri, di Luciano Pagano
Una lettura di Beati i puri (Musicaos editore, 2016), il terzo romanzo di Luciano
Pagano
Andrea Bellomo un attore e regista teatrale salentino con la passione divorante per un mestiere
che lo rende incompreso e ostinato collezionista di insuccessi e fallimenti artistici. Quando decide
di abbandonare Lecce per dirigersi a Roma dove vive la sorella Maria nella finzione del romanzo
tra le pi celebri attrici italiane egli recide i legami col suo passato ed ignora cosa lo attender
nella capitale.
Chi provi a indagare il motivo della sua fuga pu credere alla necessit di Andrea di reinventarsi
altrove, oppure alla plausibile volont di frapporre, fra s e la madre Antonella, i chilometri
necessari a stare lontano da un segreto custodito gelosamente, che riguardava gli anni
delladolescenza delluomo e della sorella Maria nella provincia salentina. In ogni caso le sue
motivazioni, per merito dellabilit dellautore, appaiono sfumate e impossibili da chiarire una volta
per tutte.
Al suo terzo romanzo, dopo Re Kappa (Besa, 2007) ed tutto normale (Lupo, 2010), Luciano
Pagano con Beati i puri sorprende ancora una volta i lettori che aveva sedotto, col piglio comico e
grottesco dellesordio, e affascinato con licastico ritratto di una famiglia arcobaleno, tenuta
assieme da piccole menzogne e sotterfugi a fin di bene che sottendevano implicitamente il giudizio
di una sostanziale inconoscibilit dei rapporti tra congiunti.
Il ritratto della tranche de vie di Andrea Bellomo prende qualcosa da entrambi i libri precedenti per
approdare a una forma narrativa nuova, che affila sempre pi il linguaggio e la struttura narrativa.
Allo stile modellato sul parlato di Re Kappa omaggio al Cline del manoscritto mai ritrovato, la
Volont di Roi Krogold e alla articolata struttura romanzesca di tutto normale, viene sostituita
nellultimo romanzo una rarefazione dei precedenti motivi che portano allo stile asciutto e secco di
un dramma gravido di imprevisti.
Pagano aggiorna la galleria dei grandi e ostinati perdenti della letteratura, con un antieroe che si
ritrova catapultato tra le stelle del cinema, al quale dei successi assolutamente inaspettati rovinano
addosso, portandolo nel mondo in cui avrebbe sempre desiderato vivere, ma in maniera quasi del
tutto casuale. Il caso, vero motore romanzesco del libro, assegna ad Andrea la fama e il
riconoscimento delle proprie intuizioni teatrali; la qualit, che in provincia sembrava unonta, a
Roma diventa il passepartout per accedere alla possibilit di realizzarsi. In breve tempo egli passa
da una piccolissima parte come aiuto regista, per un teatro occupato della capitale, al ruolo di
protagonista maschile in un film tratto da un romanzo tedesco che nella finzione il Beati i puri
del titolo, al fianco della sorella Maria. Legati loro malgrado in maniera quasi morbosa, fin dalla
tenera et, Andrea e Maria si ritrovano fianco a fianco nella pellicola, le cui scene pi forti
avrebbero messo a dura prova le loro capacit attoriali e umane, trasformando il film in un vero e
proprio caso politico.

Se nel romanzo tutto normale le digressioni narrative e i frammenti del passato dei protagonisti
erano state le feritoie attraverso le quali il lettore poteva misurare lamore e linconoscibilit
reciproca tra Carlo, Ludovico e loro figlio Marco; le vite di Andrea, Maria e di Antonella la madre
rimasta vedova e chiusasi nel suo fervore religioso in Beati i puri, rassomigliano a tre mucchietti
di limatura di ferro le cui masse paiono poste a una distanza di sicurezza dal campo magnetico che
potrebbe attirarle. Solo che gli avvicinamenti e gli allontanamenti dei tre saranno determinati da
spostamenti impercettibili che, sulle prime, sembrano ininfluenti mentre e lo si scoprir leggendo
il libro mimano abilmente la vita reale, che con i suoi leggerissimi adattamenti e una certa inerzia
conducono verso linaspettata e imprevista piega che possono prendere gli eventi.
Nessuno pu dire in anticipo che cosa ne sar della storia, altrimenti non si
tratterebbe della vita, ma di una sceneggiatura o addirittura di un romanzo, troppo
difficile anticipare un bilancio di ci che indeterminato, a volte incommensurabile.
Quante cose dovranno succedere prima che tutte le cose che accadono risultino
necessarie e non accidentali? Quanti momenti dovremo gettare nelle ortiche dei
tentativi? Quanto ci vorr perch riusciamo ad accettare ci che superfluo? (p. 91).
Daniele Greco

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