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LUNED 31 DICEMBRE 2012 ANNO 51 - N.

52

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La selezione

Rita Levi Montalcini 1909-2012

Si spenta ieri nella


sua casa di Roma, allet
di 103 anni, la senatrice a
vita e premio Nobel per
la medicina, Rita Levi
Montalcini.
Torinese di nascita, divide le sue ricerche tra
lItalia e gli Stati Uniti.
Nel 1951 la sua scoperta
fondamentale: il fattore
di crescita delle cellule
nervose che le vale il Nobel nel 1986. Nel 2001 il
presidente Ciampi la nomina senatore a vita.
La camera ardente sar
aperta al pubblico oggi al
Senato dalle 15.30.
DA PAGINA 14 A PAGINA 17

In primo piano

Ciampi: io, la sua nomina


e quei fischi in Senato
Diceva: spero di lasciare
buone azioni, buoni pensieri
Le mille battaglie
di una donna coraggiosa

14 Primo Piano

Luned 31 Dicembre 2012 Corriere della Sera

Rita Levi Montalcini

1909-2012

La famiglia
La foto della
famiglia Levi
Montalcini
Il padre
Adamo Levi (a
sinistra) e la
signora Adele
Montalcini (a
destra) e in
basso a
destra le
gemelline
Paola e Rita
(foto
Fotogramma)

In laboratorio
La ricercatrice
in laboratorio
nellagosto
del 1980:
la scienziata
ha passato
tutta la vita
a cercare
di migliorare
lesistenza
delluomo
con le sue
scoperte
(foto di Umberto
Pizzi)

Gemelle
Il premio Nobel
(a destra) con
la sorella
gemella Paola
a Torino
il 12 luglio
1929. Insieme
hanno creato
20 anni fa
la Fondazione
per aiutare
le giovani
studentesse
africane
(Fotogramma)

La signora della scienza


Da un pollo arriv al Nobel
ROMA Non ho mai avuto paura n della morte n delle persecuzioni n delle malattie: ho un totale
disinteresse alla mia persona, disse
Rita Levi Montalcini a chi scrive il
primo agosto del 2001. Era stata nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica di allora, Carlo
Azeglio Ciampi, un altro italiano dotato del coraggio di non seguire le
mode del momento. difficile esplorare gli animi al punto di poter sapere se questa convinzione sulla morte sia resistita fino a ieri, quando a
103 anni di et, con una vista da tempo compromessa, la pi anziana in
vita tra quanti hanno meritato un
premio Nobel si spenta in casa a
Roma.
Sul disinteresse per la propria persona laffermazione era vera fino a
un certo punto. Con un garbo femminile non piegato dallet, finch
ha frequentato Palazzo Madama Rita Levi Montalcini non era indifferente a se un abito le stava bene o
male, aveva un suo particolare modo di piacere. Ma era vero che a lungo della morte non ha avuto paura.
Lo ripet quando comp 100 anni affermando che non conta quanto si
vissuto, ma il messaggio che si
dato. Invit i giovani a credere
nei valori, laici o religiosi che siano, non fa differenza, purch siano
valori, perch dopo la morte rimangono i messaggi che noi abbiamo lasciato. E il suo stato un messaggio di una vitalit ammirevole anche quando non era ammirata, anzi
non doveva farsi vedere.
Nata a Torino nel 1909 da genitori ebrei sefarditi, fu maneggiando
pezzi di pollo nella sua minuscola
camera da letto in quella citt che la
giovane Rita gett le basi delle ricer-

Dicembre 19

Addio a Rita Levi Montalcini, 103 anni


Il dolore del presidente Napolitano:
stata un orgoglio per lItalia

Vorrei un mondo
che crede nei
valori etici
e nella scienza

Mai interessata
a un futuro di
buona moglie o
di buona madre

Wojtyla era un
uomo di
progresso...
pi di Roncalli

86

che capaci di farle ricevere nel 1986


il Nobel per la medicina con lamericano Stanley Cohen. Per avere idea
di quanto non fosse provinciale, era
in Danimarca per una conferenza
mentre nel 1939 scoppi la Seconda
guerra mondiale. Tornata, le leggi
razziali imposte dal Fascismo le impedivano di compiere le sue ricerche in laboratori universitari. La
campagna antisemita era cominciata nel 1936 in modo subdolo, con
attacchi prima sporadici poi pi frequenti sui quotidiani, come ha ricordato in Elogio dellimperfezione,
Garzanti, 1990, serbando un distaccato ribrezzo per quei giornalisti e
per i delatori. E lei, incapace di star
ferma, si invent il suo laboratorio
dal 1941 al 1943 nella casa di Torino, poi in una vicino Asti nella quale sfoll.
Due termostati al posto di unincubatrice, mini forbici per uso oftalmico, aghi trasformati in bisturi passandoli su una mola, un microscopio che si portava nel rifugio antiaereo durante i bombardamenti: fu
con questi mezzi che la ricercatrice
clandestina studi su embrioni di
pollo linterazione tra i fattori genetici e ambientali nel controllo dei
processi differenziativi del sistema
nervoso.
Lo spazio di un articolo porta a
far scorrere come fotogrammi velo-

ci momenti intensi. La fuga a Firenze per non finire nei campi di sterminio nazisti. Rita attut il senso di colpa per non essersi messa a combattere da partigiana sfidando unepidemia di tifo addominale nei feriti che
curava da medico e infermiera. Nel
1947, in epoca di pace, nuovo incontro con Renato Dulbecco, gi compagno di studi, su una nave diretta in
America. Rest quasi trentanni, lei,
nellUniversit di St. Louis. A chi
lha conosciuta meglio rimasto impresso un intreccio tra tenacia, capacit esplorativa e attenzione per
lestetica tra le qualit che hanno
permesso la sua principale ricerca.
Il Nobel lo ebbe per aver messo a
fuoco il Nerve growth factor, Ngf,
fattore di crescita dei nervi. Le sue
scoperte hanno spinto in avanti le
cure per patologie della vista e affinato la comprensione dei meccanismi attivati da farmaci gi in uso
per la depressione e altre malattie.
Spiega Enrico Alleva, responsabile
di un laboratorio di neuroscienze
comportamentali allIstituto superiore di Sanit: Rita Levi Montalcini si
accorse che una sostanza contenuta
nei tumori o nei veleni di serpenti
poteva stimolare i gangli dellembrione del pollo: li faceva crescere
come una capigliatura. Se ne era innamorata. In effetti, quelleffetto-alone ha un che di stupendo, e

Guarda il video con una chiamata gratuita al

ogni volta nel rivederlo al microscopio diceva: " bellissimo".


Nella sua casa di Roma con un De
Chirico, piante e molta luce, a chi
scrive negli anni 90 la professoressa
spiegava che era il rischio di decadimento delle cellule cerebrali a preoccuparla, non la morte. Ma lo diceva
con un ottimismo argentato, fluido.
stata la capacit di ascolto una del-

+39 029 296 61 54

le sue qualit. Alleva lo aveva conosciuto perch a 13 anni possedeva


un falco che fugg sul suo terrazzo.
Si accorse che si interessava al comportamenti degli animali, gli chiese
di parlarne.
Si definiva di sinistra, Rita Levi
Montalcini. Nessuna retorica autocelebrativa. Del nazismo diceva: mi
ha dato lopportunit di dimostrare

Il genetista

Ci ha insegnato a far crescere le cellule


di EDOARDO BONCINELLI

na il
Svezia conseg
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Levi Mon
Il premio Nob r la medicina 1986 a Rita 51: il fattore di
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premiata per llule nervose, o Nerve grow n
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fu condiv

uomo ha coltivato da sempre colture batteriche, direttamente o indirettamente, dalla birra al formaggio, ma ha imparato a coltivare
le cellule del corpo solo nella seconda met del secolo scorso. Tra gli scienziati che hanno reso possibile
tutto questo spiccano gli italiani Renato Dulbecco e
Rita Levi Montalcini. Ieri, a 103 anni, Rita ci ha lasciato, dopo aver assicurato alla scienza un patrimonio di nuove conoscenze. Occorre fare un salto indietro per apprezzare in tutta la sua grandezza il suo
contributo, ma questo riassumibile in una semplice frase: Rita ha scoperto il primo fattore di crescita
cellulare della storia, lNgf, il Nerve growth factor.
Se io voglio far crescere in laboratorio alcune cellule per poterle studiare con calma, devo tenerle in
opportune considerazioni ma soprattutto devo dare loro uno o pi fattori di crescita, ovvero sostanze
che le stimolino a riprodursi, nella maniera giusta e
al ritmo giusto. Senza fattori di crescita non esiste
alcuna possibilit di far crescere cellule. Ma questo
una volta non si sapeva, non si sapeva neppure che

esistevano sostanze simili. Oggi ne abbiamo decine, ciascuna necessaria a coltivare un certo tipo di
cellule. La nostra scienziata ha scoperto la prima negli anni Cinquanta, e da allora le scoperte si sono
succedute a ritmo impressionante. In pi, quello
scoperto dalla Levi Montalcini non un fattore di
crescita qualsiasi, ma quello che serve alle cellule
nervose, o meglio, alle cellule nervose di un certo
tipo.
La sua ricerca cominci in Italia, a Torino, dove
lei aveva studiato con il grande professore Giuseppe Levi, non suo parente, e fu portata a termine negli Stati Uniti. Lo sforzo era quello di investigare a
fondo le cellule nervose, isolandole dai tessuti e cercando di tenerle in vita isolate il pi a lungo possibi-

Gli esperimenti nel sottoscala


La sua passione fu tale da farla lavorare
alla meglio anche in un sottoscala,
quando lItalia fu colpita dalle leggi razziali

le. La sua passione fu tale da farla lavorare anche in


un piccolo laboratorio allestito alla meglio in un sottoscala, quando il nostro Paese fu colpito dalle leggi
razziali. Ma ovviamente il suo genio esplose quando
finalmente pot lavorare nelle condizioni migliori
in un Paese, gli Stati Uniti, che pure muoveva i suoi
primi passi su un terreno impervio come questo.
Tanto studio, tanto impegno, tanta applicazione e...
un po di fortuna.
Quasi sempre le grandi scoperte avvengono quando si cerca di ottenere risultati importanti ma quasi
irraggiungibili, e spesso si trova una cosa mentre se
ne cercava unaltra. Limportante non farsela scappare. E Rita non se la fece scappare. Vide che trattando alcuni tipi di cellule nervose con un certo estratto, queste crescevano rapidamente. Lo cap, individu lagente principale e pass il resto della sua vita
a caratterizzarlo, approfittando del fatto che di questa sostanza se ne pu ottenere una notevole quantit dalle ghiandole che producono il veleno di una
certa specie di serpenti. Questo le permise di ottenerne una buona quantit e di studiarlo cos con tutta calma. importante capire che la difficolt princi-

Primo Piano 15

Corriere della Sera Luned 31 Dicembre 2012

La mia vita tanto lunga e piena di splendide


cose, ma quello che importa sono i valori
Rita Levi Montalcini per i suoi 100 anni

Ritratto
Il ritratto della
scienziata
quando
aveva 35
anni: il
quadro
stato
eseguito
nel 1944
dalla sorella
gemella
Paola, nota
pittrice,
mancata
nel 2000

Spettacolo
Con Sophia
Loren nel
giugno del
1994 a Roma.
In quello
stesso anno,
la scienziata
e lattrice
hanno
incontrato
lallora first
lady americana
Hillary Clinton
in visita in Italia
(foto Ansa)

Stavo leggendo un giallo di Agatha Christie


quando arrivata la telefonata da Stoccolma
Rita Levi Montalcini allannuncio del Nobel

Con Fiorello
Il premio
Nobel scherza
e si diverte alle
battute
di Rosario
Fiorello
a Palazzo
Torlonia
in occasione
della
consegna dei
premi Via
Condotti
(foto Isabella
Bonotto)

Con Fracci
La danzatrice
e ambasciatrice
di pace della
Fao Carla
Fracci accanto
al Nobel
per la medicina
durante
la Giornata
mondiale
dellalimentazione a Roma, in
una foto del 15
ottobre 2004
(foto Ansa)

Leredit Le giornate con Bobbio, Peres e Calvino. La scelta di non sposarsi

Di giorno lavoro,
la notte penso
Sopravviveranno
le mie azioni
Visto da vicino, il volto notissimo
di Rita Levi Montalcini colpiva per il
colore verde acqua degli occhi e per
la bellezza dei gioielli. Li disegnava
lei: un bracciale che aveva regalato
alla sorella gemella Paola; un anello
che era stato della madre; una fede
acquistata a Uppsala, simbolo del
suo matrimonio con la scienza. Raccontava di aver deciso fin da piccola
che non si sarebbe sposata: Giurai
a me stessa che non avrei mai obbedito a un uomo come mamma obbediva a mio padre. La prima volta che
andai in America, mi chiesero chi
fosse mio marito. Non erano abituati a una donna che conducesse la
sua vita di studiosa da sola. "Im my

Lultima dei magnifici tre


Lei, Dulbecco e Luria
studiavano insieme a Torino:
tutti e tre premi Nobel. Il loro
maestro fu Giuseppe Levi

Camera ardente
al Senato
La camera ardente
allestita al Senato oggi
dalle 15.30 alle 21. Ci
saranno anche Giorgio
Napolitano e il
presidente del Senato
Renato Schifani
Lingresso per il
pubblico in piazza
Madama

agli americani che anche gli italiani


sanno fare ricerca, come sanno i nostri ragazzi costretti a studiare allestero, racconta Massimo Bray, vicino a lei dal 1993 al 2002 mentre la
professoressa presiedeva la Treccani.
Nel 2007 i senatori a vita salvavano nelle votazioni un governo Prodi
gracile al Senato. Francesco Storace
li attacc, sostenne che lei faceva

pena. A difenderla fu Giorgio Napolitano: Tentare di intimidire la


professoressa, che ha fatto tanto
onore allItalia, semplicemente indegno. Ieri il presidente stato avvertito dalla scomparsa dalla nipote,
Piera, e lo ha ripetuto: stata un orgoglio per lItalia.

Maurizio Caprara
RIPRODUZIONE RISERVATA

own husband", sono il marito di me


stessa, risposi. Non capirono. Pensarono non sapessi linglese.
Ha incontrato quasi tutti i grandi
del suo tempo. Norberto Bobbio era
un amico di famiglia, si conoscevano da quando erano bambini. Fu la
prima donna a entrare allAccademia Pontificia: Wojtyla era un uomo di progresso, secondo me pi di

Il trio
Sopra,
insieme a
Renato
Dulbecco,
premio
Nobel per
la medicina
nel 1975
(Liverani). A
sinistra
Salvador
Luria

Roncalli che intratteneva buoni rapporti con Mussolini. Con Indro


Montanelli erano nati lo stesso giorno, 22 aprile 1909: A lungo ho fatto
fatica a stimarlo. Era un uomo di destra. Poi lho conosciuto di persona.
E lho stimato. Apprezzava molto
Italo Calvino. Era amica di Shimon
Peres e di Primo Levi, tanto da rifiutarsi di credere al suo suicidio: Un
uomo della sua statura morale non
si getta dalle scale. Secondo me ha
perso lequilibrio ed caduto. Il
suo maestro fu un altro Levi, Giuseppe, il padre di Natalia Ginzburg: tre allievi, lei, Dulbecco
e Luria, tre premi Nobel.
Ricordava bene la crisi del
1929, e invitava ad affrontare
la crisi di oggi con speranza,
consapevole delle sofferenze
infinitamente pi grandi che
lei aveva visto e talora vissuto, quando fu perseguitata
dai fascisti dopo le leggi razziali e dai nazisti durante la
guerra. In America sullautobus vedevo i neri alzarsi per
lasciare il posto ai bianchi, e
sono felice di aver visto un
nero presidente degli Stati
Uniti. Diceva che la vita a
centanni non era poi male:
udito e vista erano calati, ma
usava uno speciale visore che ingrandiva le parole di libri e giornali;
e poi il cervello per fortuna funziona. Mangiava una sola volta al giorno e dormiva due ore per notte: Di
giorno leggo e lavoro. Di notte penso. Non vero per che tra qualche
tempo diventeremo tutti centenari:
Al mondo non c cos tanto posto. Non temeva la morte: solo il
corpo che muore. Qualcosa di noi sopravvive. Non lanima, non credo. Il
messaggio, piuttosto. Le azioni, i
pensieri: ecco quanto rimane di noi.
Per questo spero di lasciare buone
azioni, buoni pensieri.

Aldo Cazzullo
RIPRODUZIONE RISERVATA

Limpegno
pale stava nella povert degli strumenti investigativi di allora, ma soprattutto nellassoluta novit concettuale di tutto questo. Il campo dei tessuti e il rapporto con le loro cellule era una terra completamente incognita, infestata per di pi di idee completamente sbagliate, che forse la cosa peggiore. Ora
tutto molto pi chiaro, ma sono persone come la
Levi Montalcini che ci hanno permesso di arrivare a
questo punto.
Rita ha studiato la sua molecola, lNGF, da tutti i
punti di vista e ha cercato senza sosta di trovare
per quella una semplice applicazione pratica, ma
in questo compito le stata dostacolo la stessa tremenda potenza del suo fattore. talmente importante e potente che pu servire un po a tutto
cervello vero e proprio, occhi e nervi ma in ogni
caso va maneggiato con enorme cura allo scopo di
cogliere i vantaggi senza incorrere negli svantaggi.
Ho conosciuto Rita Levi Montalcini nel 1974,
quando io ero poco pi che trentenne, e mi colp
per la vivacit della sua intelligenza, per la sua insaziabile curiosit e per la memoria eccezionale. Lei
ha incontrato tutti i cervelli che contano nelle varie
parti del mondo e si ricordava tutto di tutti fino allaltro ieri: una miniera inesauribile di ricordi e di
ritratti. Una mente nel senso pi pieno del termine
e una donna senza paura.
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Quelle battaglie per la dignit delle donne


di ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI

correndo le biografie di Rita Levi


Montalcini, si contano ovunque innumerevoli righe che raccontano la
sua vita: e non solo perch cento e tre anni sono proprio tanti, ma anche perch
sono stati anni che pi pieni di cos difficilmente si pu. E analizzando la sua lunghissima e laboriosissima vita, la prima
e pi forte impressione che si ha di lei,
peraltro confermata dai tanti ricordi dal
vivo, quella di una grande, tenace, instancabile combattente.
Ovvio che un premio Nobel non si vince senza combattere pi che strenuamente nel caso suo nella trincea dei laboratori nazionali e internazionali ma se
questa stata per lei la madre di tutte le
battaglie, non meno decisive devono essere state altre, minori, apparentemente
forse di minor conto e, invece, fondamentali per arrivare a vincere quella

grande, epocale del premio massimo per


antonomasia. Una delle prime molto probabilmente la dovette affrontare in famiglia famiglia ebrea torinese di intellettuali e artisti perch le venisse concesso di scegliere alluniversit una materia
prettamente maschile come la medicina, considerata incompatibile con unesistenza di madre e moglie quale allepoca
anche le famiglie pi aperte e colte ancora prescrivevano per le ragazze.

Montalcini con Ingrid Betancourt (Ansa)

Altra battaglia vinta, stravinta, fu certo quella della disciplina; battaglia, ad


ampio raggio, si pu dire, e dellintera vita. Basti pensare, naturalmente, allo studio costante e indefesso cui si dedic fin
da giovanissima, come anche ai suoi discorsi, ai suoi interventi, ai suoi scritti,
nel ricordo sempre intelligentemente appassionati e insieme, misurati, equilibrati. Oppure al suo impegno, via via pi
strenuo negli ultimi anni, per listruzione dei giovani in generale e in particolare per quella delle donne del Terzo Mondo, promossa dalla Fondazione che porta il suo nome, da lei creata assieme alla
sorella gemella Paola nel 1992; oppure
ancora al suo ruolo propriamente politico, a partire da quando, nel 2001, il presidente Ciampi la nomin senatrice a vita.
E proprio in quella funzione va, tra laltro, ricordata la sua sovrana disciplina
nel non degnare di risposta alcuna coloro che, in Parlamento, volgarmente lac-

cusarono di troppa vecchiaia come


se, in particolare per una donna, si trattasse di colpa di cui vergognarsi quando non rinunci a votare secondo le sue
convinzioni.
Se poi si scorrono le fotografie che illustrano innumerevoli momenti della sua
vita, si direbbe che Rita Levi Montalcini
fu una disciplinatissima combattente anche sul piano fisico ed estetico, il che, tuttavia, in una donna come lei, davvero
non pu significare futilit e frivolezza:
piuttosto ha a che fare con la volont di
mostrarsi in ogni occasione al meglio,
inappuntabile. E bench sostenesse
soprattutto negli ultimi anni che del
corpo non le importava nulla bens soltanto della mente, non c immagine di
lei, anche tra le pi recenti, che la mostri
men che perfettamente, accuratamente,
pettinata, truccata e vestita fin nei minimi particolari.
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Primo Piano 17

Corriere della Sera Luned 31 Dicembre 2012

Rita Levi Montalcini

1909-2012
Con Pertini
Lincontro
con Sandro
Pertini al
Quirinale a
Roma il 18
gennaio
1980 (Ansa)
Il Nobel per la
medicina per
la scoperta
dellNgf le
sarebbe stato
conferito sei
anni dopo

Con
Napolitano
Giorgio
Napolitano
con Rita
Levi
Montalcini
nel 2007 in
occasione
del
concorso
sulle
Immagini
della Terra
(Ansa)

Ciampi: Franca le faceva avere i fiori a ogni compleanno


Il voto contestato

Palazzo Madama
Rita Levi Montalcini al
Senato per votare la
fiducia a Prodi (sopra) il
19 maggio 2006. La
senatrice a vita fu
contestata
(foto Ansa, Eidon)
Fischi Ciampi (a sinistra) e Levi Montalcini fischiati in Senato il 19 maggio del 2006

Ripesca dalla memoria un passo


della celebre lettera di San Paolo a
Timoteo, Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi, e ne applica i significati alla
collega che sedeva sugli stessi
banchi di Palazzo Madama e che
appena scomparsa. S, dice il vecchio capo dello Stato, la voce incrinata dalla tristezza. Rita Levi Montalcini ha davvero combattuto una
buona battaglia, ha concluso la sua
corsa ancora lucidissima allinvidiabile et di 103 anni e ha mantenuto ferma la sua fede nella scienza e nellumanit... stata una parabola in ogni senso straordinaria, la
sua.
Presidente Ciampi: come nacque, nel 2001, la decisione di inserire la grande studiosa di neuroscienze nel ristrettissimo numero
dei senatori a vita?

Non ho avuto bisogno di pensarci poi tanto. Mi parve una scelta


doverosa, da parte di una Repubblica che devessere fonte di doveri
ma anche di onori. Rita Levi Montalcini era gi da una quindicina
danni Premio Nobel per la medicina, ma lItalia aveva accolto quasi
distrattamente quel prestigioso riconoscimento. Di pi: oltre ad aver
"illustrato la patria con altissimi
meriti" nel suo campo, come prevede la norma costituzionale che regola questo tipo di nomine, era una
donna (la seconda dopo Camilla Ravera a entrare a Palazzo Madama
con quel titolo) e una ricercatrice.
Ci che, nelle mie intenzioni, doveva avere un valore dincoraggiamento per i nostri giovani.
Che impressione aveva maturato su di lei, quando cominci a conoscerla pi da vicino?

(Di Vita)

Era una donna tenace e molto


determinata, nellapparente fragilit. Generosa verso le ultime generazioni di studiosi, piena di curiosit
intellettuali e cosmopolita nel profondo, aveva anche unacuta sensibilit sociale. Capitava di vederci
anche fuori da Palazzo Madama e
mia moglie Franca era sempre puntuale nel farle avere dei fiori a ogni
compleanno... Ci scambiavamo le
nostre reciproche impressioni, e
confesso che in alcuni momenti erano desolate, quando commentavamo una certa deriva imboccata dal
Paese... E intendo una deriva prepolitica, cio culturale e morale, anzitutto.
Con Levi Montalcini lei ha condiviso, al Senato, anche momenti
difficili, no?
Purtroppo qualche volta mi
toccato di dividere una bagarre di

fischi, con lei. Ad esempio quando


ci fu il voto di fiducia sul governo
di Romano Prodi. Davvero una
brutta pagina, per la democrazia italiana.
Qualcuno tent di minimizzare, declassando al rango di normali polemiche politiche, quei fischi.
Io ricordo che ci furono perfino
tentativi di teorizzare una sorta di
disparit tra i senatori a vita e gli
altri senatori. Con la pretesa che il
nostro voto fosse di peso diverso,
valesse di meno e non fosse totalmente legittimato in quanto non
consacrato da un mandato elettorale. Insomma, volevano farci capire
che ci accettavano, a malincuore,
ma come presenze ornamentali,
platoniche, quasi che non fossimo
tutti parlamentari di una stessa assemblea.
Verso Rita Levi Montalcini la gogna dinsulti, in aula e fuori dallaula, fu particolarmente feroce.
Lei forse allude a certi attacchi
dimpronta razzista... Le confesso
che ho cercato di rimuoverli, per
linfinito squallore e la volgarit
che esprimevano.
Permetta, presidente, ma a quasi 75 anni dalle leggi razziali, non
sar male rievocarne qualcuno, a
mo di antidoto. Levi Montalcini
vecchia, ha i miliardi da parte e
rompe pure i cosiddetti. irritante. Di profilo anche pi odiosa.
Che ci fa in Senato? Le darei un incarico al ghetto. Questo dicevano i giovani affiliati a La Destra, e
senza che i loro capi, Storace fra
questi, prendessero le distanze.
Sono cose che dovrebbero umiliare qualsiasi italiano perbene. Forme di nuovo squadrismo verso le
quali non bastano lo sdegno e le
condanne di maniera, perch ci fanno ripiombare nella peggiore stagione dintolleranza e di violenza
che il nostro Paese abbia attraversato. Rita Levi Montalcini ha conosciuto sulla propria pelle il razzismo, sapeva bene quale orrore aveva rappresentato e dove poteva sfociare... Della sua eredit credo che
resteranno come un esempio per
tutti certe forti passioni, da lei stessa raccontate in Elogio dellimperfezione, lautobiografia in cui riassumeva le proprie esperienze. E cio
lamore per la scienza, la candida
onest e un disinteressato impegno civile.

Marzio Breda
RIPRODUZIONE RISERVATA

Fabiola Gianotti

La ricercatrice del Bosone: Per me era come Curie


Quando Rita Levi Montalcini prese
il Nobel per la medicina nel 1986 entr
anche nella mia vita; in modo diverso,
sotto vari aspetti non solo scientifici e
si aggiunse subito ai miti fino ad allora
stelle polari della mia esistenza.
domenica pomeriggio. Fabiola Gianotti mi risponde dal suo ufficio al
Cern di Ginevra. Interrompe il lavoro
tra atomi e bosoni di Higgs portando
rapida la mente verso il ricordo di una
grande scienziata protagonista di unaltra frontiera. Prima di Stoccolma ne
avevo sentito parlare occasionalmente
perch il suo mondo era distante dal
mio. Ma da allora ne fui attratta, cominciai a leggere tutto quello che mi capita-

Su Time Fabiola Gianotti

va su di lei confessa rattristata Fabiola.


Poi arrivarono i suoi libri prosegue che confermarono lidea che mi
ero costruita da lontano. Era un modello per tutti gli scienziati, ma non solo.
Un riferimento soprattutto per le nuove generazioni che avevano bisogno
del suo grandissimo rigore, della sua
determinatezza, della sua passione per
la scienza e per la vita.
Io ero cresciuta guardando a Enrico Fermi, a Carlo Rubbia e in particolare Marie Curie mi coinvolse sin dal liceo quando lessi una sua biografia. Ma
accanto si aggiunse Rita Levi Montalcini capace di inseguire il suo sogno no-

nostante le notevoli difficolt che lesistenza le aveva riservato.


Fabiola Gianotti, a cui la rivista americana Time ha dedicato la copertina
come persona dellanno per la sua
scoperta della particella di Dio, ricorda con dispiacere di non aver avuto
loccasione di incontrarla personalmente come avrebbe desiderato ma ci
non le ha impedito di conoscerla e di
ammirarla attraverso le sue parole, le
sue scelte, i suoi interventi, le sue iniziative.
A cominciare dallandare negli Stati Uniti in quegli anni del dopoguerra
sottolinea che per noi oggi pu
sembrare scontato ma allora occorreva

coraggio, anche perch era una donna.


E il coraggio lo mantenne sempre affrontando il sostegno politico della ricerca e la condizione delle giovani donne nei paesi in via di sviluppo dove, voler studiare scienza, una visione remota dalla realt.
Dunque non solo una grande scienziata? Rita andava ben oltre conclude Fabiola Gianotti nelle sue azioni
era disinteressata, non perseguiva altri
scopi. Ci che le interessava era il bene
dellumanit a cui poteva contribuire
con il sapere e il suo intervento.

Giovanni Caprara
@giovannicaprara
RIPRODUZIONE RISERVATA

Nominarla fu un dovere
Tristi quei fischi in Senato

Con Pannella
Con Marco
Pannella e
Giovanni
Negri a Roma
ad una
manifestazione del Partito
Radicale del
1986 (Ansa)
A destra,
taglia la torta
per i suoi 100
anni il 22
aprile

La lettera

Nel 38 fu esclusa
dai fascisti
Seppe resistere

Caro direttore,
ho avuto alcune piacevoli occasioni
di incontrare Rita Levi Montalcini,
in parche cene nel corso delle quali
abbiamo scambiato gradite notizie,
soprattutto su comuni conoscenti
Luzzatto, ben pi importanti di me.
Sono stato colpito dalla
straordinaria dolcezza che emanava
dai suoi occhi e dallinteresse
sincero che mostrava, lei, scienziata
famosa, per le esperienze di vita
degli altri, per i loro pensieri, i loro
problemi, le loro speranze.
Conversando non faceva
affermazioni, ma prevalentemente
domande. Mi sono per reso conto
che larte di porre domande non
molto comune: mentre la guardavo e
cercavo di rispondere non potevo
fare a meno di chiedermi se non
fosse stato questo il suo metodo
scientifico, in altre parole sapere
formulare le domande corrette;
pochi lo sanno fare. Mentre le
rispondevo mi accorgevo che stavo
imparando io da me stesso, dalle
mie esperienze, dalla mia vita
passata. Era questo il prezioso
insegnamento di una originale
ricercatrice, direi quasi il
suggerimento di un metodo. Ho
imparato da lei una grande lezione:
saper essere fedeli alla propria
spinta intellettuale e riuscire a
restare nel solco della ricerca
scientifica, anche quando un regime
demagogico e repressivo ha voluto
nel 1938 escluderla facendo violenza
alla sua stessa natura. Questa
stata la sua forma di resistenza, che
mi costringeva a chiedermi se al suo
posto avrei saputo e se avevo
saputo in momenti difficili fare
altrettanto. Quei nostri brevissimi
dialoghi sono stati per me una vera
spinta a una sorta di autoanalisi.
Ma ho anche capito che un vero
scienziato quello che apre strade
nuove senza mai pretendere di
percorrerle da solo, anzi godendo se
lalbero delle sue scoperte fruttifica
e allarga a nuovi temi e a nuovi
scienziati la spinta che deriva dai
suoi sforzi, dai suoi sacrifici, dai
suoi stessi insegnamenti. Tutto
questo da alcuni incontri conviviali?
Pu apparire strano, ma stato
cos; ed stato cos che io, Chirurgo,
ho potuto allargare il mio orizzonte
dal rapporto medico-paziente e
dalla Sala operatoria a un
modestissimo e limitato angolo del
pi vasto sapere biologico. Grazie,
Rita, sorella maggiore e Maestra
indimenticabile.

Amos Luzzatto
Ex presidente dellUnione
delle comunit ebraiche italiane
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