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6 tae Phe 4 Barton toa Archeotegia ¢ Comvervarione Heme te mer tenth spare tay ther dhe paene ry Archecutegs and | orserteten Dispense del corso di “Restauro archeologico”, Facolta di Architettura Civile di Milano — Campus Bovisa. Milano. ISBN 9-788838-741081 © Copyright 2007 by Maggioli S.p.A. Maggioli Editore @ un marchio di Maggioli S.p.A. Azienda con sistema qualita certificato ISO 9001:2000 47822 Santarcangelo di Romagna (RN) + Via del Carpino, 8 Tel. 0541/628111 + Fax 0541/622020 www.maggioli.itservizioclienti e-mail: servizio.clienti@maggioli.it mese di ottobre 2007 ia Torricelli, 9— Segrate (Milano) Finito di stampace da DigitalPrint Service s.r, In copertina: Fessurazione verticale su un muro di III millennio a.C. a Tell Beydar, Siria (gentile concessione della Missione archeologica di Tell Beydar). In alto, modellino in terracotta di un‘abitazione, proveniente da Tell Munbaga in Siria settentrionale. Meta del secondo millennio a.C. (rielaborazione grafica da: D. Machule, M. Benter, R. Czichon, K. Kartens, H-H. Klapproth, W. Mayer, W. Pape, P. Werner, “Ausgrabungen in Tall Munbaga 1988", in MDOG 122 (1990), 9-42, fig. 13. INDICE INTRODUZIONE, Mounir Bouchenaki 9 PREFAZIONE, Angelo Torricelli 13 ARCHEOLOGIA E CONSERVAZIONE: CONTRIBUTILPER S 15 ARCHAEOLOGY AND CONSERVATION: CONTRIBUTIONS TO A COMMON PATH 20 1-ILSETTECENTO 25 1.1 ESPLORAZIONI E CAMPAGNE ARCHEOLOGICHE 25 1.2___ JOHANN-JOACHIM WINCKELMANN 2 1.3 INTERVENTISUI MONUMENTI ANTICHI 28 SUMMARY 30 IL-L’OTTOCENTO. 31 IL1__CAMPAGNE ARCHEOLOGICHE 11.2 | GRAMMATICA COMPARATA E CRITICA TESTUALE, IL.3 NASCITA DELLE SCUOLE ARCHEOLOGICHE 11.4 SVILUPPO DELLO STORICISMO ILS ESORDI DELLA PREISTORIA COME DISCIPLINA IL.6 — DOCUMENTAZIONE E£ CLASSIFICAZIONE 32 32 32 33 38 7 _ EMILE DURKHE kS uc 30 IL8 INTERVENTI SUI MONUMENTI ARCHEOLOGICL TL9 — TUTELA: TL CHIROGRAFO DI PIO VI (1802) E L’EDITTO PACCA (1820) IL10 GiUSEPPE FIORELLI E “LOSTATO NORMALE” IL11 CAMILLO BOITO E LA PRIMA CARTA ITALIANA DEL RESTAURO (1883) IL12) Giacomo Bont SUMMARY 40 44 44 48 50 57 SUMMARY 138 V_~ 1960-1980: CRITICA ALL”ARCHEOLOGIA TRADIZIONALE E NUOVI ORIENTAMENTI 143 V.1_ L’ARCHEOLOGIA PROCESSUALE: BINFORD E CLARKE 143 V.2_ L’ARCHEOLOGIA MARXISTA 145 V3. RANUCCIO BIANCHI BANDINELLIIN ITALIA 145 V.4—_ L’AVVIO DELLE INDAGINI NON DISTRUTTIVE 147 V.5 LE CAMPAGNE INTERNAZIONALI DI SALVATAGGIO 148 V.6 LA CARTA DI VENEZIA DEL 1964 156 V.7__ ITALIA: LA CARTA DEL RESTAURO DEL 1972 157 V.8 _ LASTRATIGRAFIA (HARRIS) ED IL METODO DISCAVO 158 V.9 LA CONSERVAZIONE NEI MANUALI D’ARCHEOLOGIA 160 V.10 ARCHEOLOGIA MEDIEVALE 164 V.11 ARCHEOLOGIA URBANA 165 V.12__ INTERVENTISU CONTESTI ARCHEOLOGICI 166 SUMMARY 173 PIANLDIGESTIONE. 180 VIA CONTEXTUAL ARCHAEOLOGY (HODDER) E CRITICA ALLA NEW RCHAEOLOG! 180 VL2__ORIENTAMENTI DELL’ ARCHEOLOGIA POST-PROCESSUALE E, CRITICA ALL’ ARCHEOLOGIA CONTESTUALE DI HODDER 181 VL3__DIAGNOSTICA, ARCHEOMETRIA E SVILUPPO DELL’ANALISL STRATIGRAFICA SUGLI ELEVAT! 181 yy NI VLS__L’ARCHEOLOGIA PREVENTIV. 191 VI6__VULNERABILITA, PREVEDIBILITA E CARTE DEL RISCHIO V1.9 TESTO UNICO (1999) ED IL NUOVO CODICE ITALIANO DEI BENI CULTURALIE DEL PAESAGGIO (2004) 210 VL10_F7RS7 AID E MISURE PREVENTIVE IN SIT? 212 VLU ARCHEOLOGIA E TERRITORIO: IL PARCO ARCHEOLOGICO _215 VL12_LE TOMBE REALIDIXIANIN Cina 228 VIL13_ IL DIBATTITO SULL’AUTENTICITA 227 VL14 STRATEGIE SOSTENIBILI E PIANI DI GESTIONE 231 VL15_PIANIDIGESTIONE £ LISTA DEL PATRIMONIO MONDIALE. 234 SUMMARY 238 restavration. L’appel aux sources de grandes institutions qui ont ocuvré dans ce domaine depuis la fin de la Seconde guerre Mondial donne une valeur supplémentaire a ce travail de synthése. Les enseignements, la prise en compte par les archéologues de tout Papport des technologies issues de plus récents développements des Sciences de la physique et de la Chimie moderne montrent bien Vinterdépendance des différents filires et la nécessaire multidisciplinarité de toute recherche dans le monde contemporain. En tant que promoteur de l'importance de la formation professionnelle et de la collaboration entre spécialistes et institutions, je suis sur que ce texte sera précieux & tous les Eléves et aux jeunes spécialistes qui désirent siinitier aux stratégies articulées de la protection, de la conservation, de la valorisation, de utilisation de notre riche et millénaire patrimoine culturel commun. Mounir Bouchenaki, Directeur général, ICCROM MI ARCHEOLOGIA E CONSERVAZIONE: CONTRIBUTI PER UNA STORIA Questo testo é nato nell’intento di fornire agli allievi una panoramica generale -dal loro sorgere- delle teorie, metodologie e pratiche inerenti al modo di collocarsi davanti ad un contesto archeologico, di interrogarlo e conseguentemente di intervenire nel cantiere di conservazione. Un percorso parallelo, dunque, fra archeologia e buone pratiche di restauro attraverso una scelta di casi ed esperienze. Tl saggio si articola su due tematiche principali: I — La sintetica rilettura della storia dell’archeologia e delle parallele tappe del restauro archeologico (capp. I-VI), dalle principali posizioni teoriche che hanno segnato |’approccio metodologico alla disciplina dal Settecento ad oggi. Da una prima valutazione delle condizioni dei siti e dei risultati degli interventi effettuati, l’analisi procede introducendo le problematiche attuali (monitoraggio, strategie sostenibili, piani di gestione, ecc.). Le fasi significative, per praticita, sono analizzate autonomamente, ma in realta si intrecciano continuamente nell’ unita dello stesso approccio globale. La casistica é corredata da contributi elaborati dagli allievi dei corsi di Restauro Archeologico degli anni 2005-06 e 2006-07 al Politecnico di Milano-Bovisa. Sono inoltre inseriti (capp. VII- IX) due contributi originali. Il primo di Tatiana Villegas Zamora, membro del Comitato internazionale ICOMOS per il patrimonio culturale subacqueo (ICUCH), sulle metodologie d@ indagine proprie all’archeologia subacquea e sulla promozione e sensibilizzazione del pubblico alla conservazione in situ. Il secondo di Daniele Karasz, cultore della materia nel corso, che, partendo da una visione antropologica applicata alla citta di ‘Vienna, sviluppa il tema della recezione collettiva dei concetti pil importanti (“rovina”, “vestigia archeologiche” e “conservazione” “progetto”). ll - La raccolta (cap. VII) dei principali documenti internazionali elaborati per la tutela preventiva del patrimonio 15, un continuo aggiornamento) dei tecnici e degli operatori addetti alla conservazione sul campo’. Chiara Dezzi Bardeschi Si veda per I'ampio spettro delle specializzazioni nell’ambito del Restauro archeologico, L. MARINO, voce “Restauro archeologico” in L. Marino (a cura di), Dizionario di restauro archeologico, Firenze, 2003, pp. 176-178; si veda inoltre L. MARINO, “Nota sulle competenze dell’architetto restauratore nella conservazione di aree archeologiche ¢ monumenti ridotti allo stato di rudere”, in C. NeNCI (a cura di), Restauro archeologico. Didattica e ricerca 1997-1999, Firenze, 2001, pp. 9-13. 19 of the monument/ document (minimum intervention on the monument/site). Moreover, consensus is given today to the hypothesis of insuring, as for the Architectonic Restoration, reversibility of the intervention and the need to ensure to the property a periodic maintenance, to be carried out through an adequate project of management. It is also stronger the belief that the intervention of conservation and enhancement of archaeological contexts shall not be limited to the property itself, but enlarged to embrace its context, putting in place an efficient risk (decay and aggression) prevention, through a constant operation of monitoring. In Italy, the current Code for the protection of cultural properties and landscape entered into force in May 2004 specifies the importance of preservation and maintenance and, in particular, emphasises on the material aspect of the preservation (art. 29, restoration is defined as a “direct intervention on the property through a complex of operations aiming at preserving the material integrity of such property, at its rehabilitation, as well as at its protection and transmission of its cultural values"). However, in practice there are ofien still projects proposing (physical) arbitrary reconstruction. Today, a correct project of intervention is based on a profound preliminary knowledge and diagnosis of the property in its whole context, with the proactive contribution of many disciplines. Such an objective demands an appropriate training and continuous update of the technicians and operators working in the field of on-site preservation. A short summary is included at the end of each chapter. Chiara Dezzi Bardeschi 23, Il Settecento & anche il secolo della fondazione e apertura al pubblico dei ‘grandi musei’, tra i quali citiamo i pil famosi: Nel 1759 é fondato il British Museum di Londra. Nel 1769 il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo decreta apertura al pubblico della Galleria degli Uffizi a Firenze, negli stessi anni in cui a Roma si aprivano i musei vaticani (1769- 1771). Nel 1793 il Louvre a Parigi ¢ aperto al pubblico. 12 JOHANN-JOACHIM ‘WINCKELMANN Uno dei fondatori della storia dell’arte moderna e allo stesso tempo dell’ archeologia classica é Johann-Joachim Winckel- mann (1717-1768) che nel 1764 pubblica Storia delle arti del disegno presso gli antichi (Geschichte der Kunst des Alterthums). Lo studio dell’arte classica da questo momento ha la preminenza e si ha un pas- saggio dall’erudizione fine a sé stessa, mera curiosita is Ns Fig. 2 Johann-Joachim Winckelmann letteraria, ad una prima yitraito da Anton von Maron (1768). ricerea e distinzione crono- logica di varie fasi dell’arte. Winckelmann ricerca l’essenza (das Wesen der Kunst), le regole che sottendono al raggiungimento del Bello nell’arte, tramite lo studio degli antichi. Winckelman introduce il concetto di stile e di cronologia: fino a questo momento non vi era distinzione fra periodi, né tanto meno fra la Grecia e Roma (solo alla fine dell’Ottocento, con Wickhoff si comincera a parlare di arte 27, I - L’OTTOCENTO IL| = CAMPAGNE ARCHEOLOGICHE, Si diffonde il gusto per le antichita non solo greco-romane, ma orientali ed egizie. $i riportano alcune delle campagne archeologiche di questo secolo: Nel 1809 a Roma si effettuano i primi scavi del Foro romano, detto allora “Campo vaccino”, perché luogo di pascolo nel quale si teneva anche periodicamente la fiera. L’abate Carlo Fea é il costante supervisore degli scavi condotti da Petrini e dello sterro del Pantheon condotto da Valadier. Nel 1816 Lord Elgin comincia a lavorare all’acropoli di Atene. I marmi vengono acquistati dal British Museum nel 1819. Nel 1822 Johann Ludwig Burckhardt scopre Petra (Giordania) Nel 1836 iniziano i lavori di restauro sull’acropoli di Atene, con la ricostruzione del tempietto di Athena Nike per conto degli archeologi tedeschi. Nel 1890-1900 si hanno i primi scavi ed i lavori di restauro ai Propilei e all’ Eretteo. Nel periodo 1833-1840 Tessier disegna i monumenti ittiti e del Medio Oriente; Flandin e Coste quelli dell’Iran. Emile Botta, console di Francia a Mossul, e poi Victor Place e A. Henry Layard scavano a Khorsabad (1843), Nimrud e Ninive (1849) in Iraq, dando inizio all’archeologia in Mesopotamia. Fra il 1843 ed il 1845 Richard Lepsius esplora la Nubia e VEgitto. Nel 1860 Ernest Renan conduce una missione archeologica in Siria, Galilea e Palestina e pubblica Mission de Phénicie. Nel 1870 Heinrich Schliemann compie essenziali scoperte a Hissarlik (Turchia), poi nel 1873 a Micene e Tirinto (Grecia). Sulla guida delle descrizioni dell’//iade di Omero, Schliemann identifica nel sito di Hissarlik lantica citta di Troia e 31 RICERCHE ARCHEOLOGICHE A SELINUNTE Nel 1551 Tommaso Fazello di Sciacca riscopre Selinunte, durante il suo viaggio attraverso la Sicilia in preparazione della sua pubblicazione De Rebus Siculis (Palermo, 1558). Il luogo dal Medioevo era divenuto una cava di materiali da costruzione, fino al 1779, quando Ferdinando II di Borbone, con un decreto vieta il prelievo di materiali della cittd antica. Autorizzati dal Governo Borbone, nel 1822-1823 i due architetti inglesi William Harris e Samuel Angell iniziarono, per interessamento del console inglese a Palermo Fargan, i primi scavi che scoprono alcune metope del tempio C. Le sculture, sono trasferite al Regio Museo di Palermo. Nel 1824 il tedesco Hittorf portd in luce il tempio B; Hittorf misura ¢ disegna tutti i munumenti. Nel 1831 il Duca di Serradifalco, a capo della neonata Commissione per le Antichiti e Belle Arti, autorizza Varchitetto Francesco Saverio Cavallari e lo scultore Valerio Villareale a liberare dalla sabia tutti i templi dorici. Nel 1864 venne istituita dal Governo Italiano una Direzione delle Antichita. Cavallari, nominato presidente, promosse nuove ricerche che portarono alla scoperta della necropoli di Manicalunga e di due strade sull'acropoli. Nello stesso periodo i due studiosi tedeschi R. Koldewey e 0. Puchstein realizzarono i rilievi di tutti i templi, studio ancora oggi valido. Alla fine dell’ Ottocento I’archeologo Antonio Salinas ¢ l’architetto Giuseppe Patricolo continuarono il lavoro dei loro predecessori; durante l’opera di sterro delle mura dell’acropoli vennero in luce quattro metope arcaiche. Nel 1910 l’architetto francese Jean Louis Hulot pubblica a Parigi un saggio nel quale lo studio delle rovine lo conduce alla ricostruzione grafica della citta di Selinunte ed i suoi edifici religiosi ¢ civili. Pochi anni pid tardi, nel 1915 saranno ripresi da Ettore Gabrici gli scavi della citta e dei santuari; in particolare si scava al santuario della Malophoros (gia in parte indagato da Salinas), compilando uno studio in quattro volumi pubblicato in “Monumenti Antichi dei Lincei”. Negli anni Cinquanta Jole Bovio Marconi scopre il tempio M, indaga la rete viaria e l'acropoli; in questo periodo é effettuata l'anastilosi del tempio E. Dagli anni Sessanta, Vincenzo Tusa scava a Selinunte con il contributo finanziario del Banco di Sicilia, scoprendo le necropoli, individuando e studiando un quartiere ed un’area sacra punica; inizia gli scavi sulla collina di Manuzza, sede della citta arcaico-classica. Tusa inoltre é il promotore della creazione del parco archeologico (270 ettari d’estensione) e promotore della cooperazione scientifica fra centri di ricerca archeologica intemazionali: R. Martin (Universita di Parigi), D. Mertens (Istituto Germanico di Roma), G. Gullini (Istituto di Archeologia dell’ Universita di Torino), ecc. Attualmente, la Soprintendenza di Trapani (R. Camerata Scorazzo) & impegnata nel rilevamento del sito attraverso sondaggi stratigrafici Autori: Emilio Scarano ¢ Francesco Mariani 35, in seguito la fotogrammetria ¢ utilizzata per la ricerca archeologica: nel 1879 il tedesco Stolze studia dal punto di vista fotogrammetrico il palazzo di Persepoli in Iran; questi procedimenti sono da questo momento collegati all’aviazione e danno vita alla fototopo-stereofotogrammetria. Nel 1914 Crawford ed Allen, e soprattutto padre Antoine Poidebard (1878-1955), vero promotore della fotografia aerea, fissano le regole basilari di questo metodo di ricerca archeologica: nelle campagne di ricognizione vengono inizialmente impiegate lastre di vetro di 18x24o0 13x18, e piii tardi film in gelatina. Poidebard dal 1925 é incaricato dalla Societa di Geografia della Francia di preparare una carta dei punti idrici e di comunicazione nella Siria settentrionale (Jazirah); sempre in Siria, con la fotografia aerea, riesce a stabilire il tracciato del /imes romano con una lunga ricerca conclusasi nel 1942; nel 1934-1936 compie il rilevamento delle cittd fenice di Tiro e di Sidone. Nel corso dell’Ottocento si effettuano anche mappature archeologiche, con l’introduzione delle prime carte tematiche che riportano la distribuzione geografica di manufatti. In Germania dopo il 1878 la Societa antropologica effettua una mappatura dei resti archeologici; Pitt Rivers prepara una cartografia dei megaliti che vengono presentate all’Esposizione mondiale del 1867 a Parigi, poi a Copenhagen (1869) e Boulogne (1871). T1.7 EMILE DURKHEIM E LA SCUOLA SOCIO-ETNOLOGICA Emile Durkheim (1858-1917), il fondatore della scuola socio- etnologica, si dedica principalmente agli aspetti. delle manifestazioni simboliche e delle rappresentazioni mentali, non tralasciando tuttavia gli aspetti materiali della civilta. Nella sua ultima opera, Les formes élémentaires de la vie réligieuse (1912), conduce una serie di ricerche etno-antropologiche sulle trib. “totemiche” dell’Australia, da cui trasse le prove a sostegno della tesi secondo la quale la forza di penetrazione e di legittimazione delle norme sociali deriva dal carattere di sacralita con cui vengono interiorizzate dagli individui. Questo approccio segnera, soprattutto in Francia, i futuri sviluppi nel 39 Fig. 10 Roma, Colosseo, veduta del lato occidentale restaurato da Valadier, 1828-1829 (CDB, 2006). e Arco di Tito Il monumento fu eretto da Domiziano per celebrare la vittoria riportata a Gerusalemme dal fratello Tito (70 d.C.). Dopo il periodo dell’ occupazione francese (1809-1814), Pio VII torna a Roma e avvia una serie di restauri, affidando a Stem quello dell’arco di Tito. Gli interventi iniziano nel 1817 e successivamente, alla morte dell’architetto (1820), saranno completati da Valadier (1820-1829). Stern libera il monumento dalle mura medievali in cui era incorporato e distingue le integrazioni delle parti aggiunte usando il travertino liscio, privo di decorazioni, al posto del marmo greco. L’abate Fea, archeologo, controlla le ricostruzioni dell’ arco di Tito. Sui risultati di questo restauro i giudizi sono opposti: alle aspre critiche di Stendhal si contrappone il giudizio positivo di Quatremére de Quincy che lo cita come intervento esemplare alla voce “Restauro” nel suo Dizionario dell ’archiiettura (1832). 4B. progetti. Lo studio dei restauri deve basarsi su un esame storico ed artistico del monumento “che metta in grado di stabilire quanto debba essere conservato nell’interesse della storia o dell’arte, quali siano i danni sofferti, e quali lavori da eseguire per eliminare questi danni, ed impedire per quanto sia possibile che si rinnovino”. L’esame storico artistico deve basarsi sullo studio diretto del monumento e con il supporto dei documenti storici, completato da disegni d’insieme e di dettaglio “rappresentando con figure distinte, pit che sia possibile esattamente, il monumento nello stato attuale e negli altri stati per cui é passato, non che quello a cui verra a restauro eseguito”. L’obiettivo dell’esame é di evidenziare “il vero valore, sotto ogni punto di vista, e lo stato normale in confronto coll’attuale, dei singoli elementi dell’ edifizio e delle singole modificazioni”. Si precisano quindi i precetti teoretici alla base della pratica di cantiere gia adottata a Pompei (vds. p. 45); nella circolare n. 683bis si specifica che “precisati a questo modo i danni, occorre che si deducano da essi i lavori da eseguire, mirando a sopprimere le differenze tra lo stato attuale ed il normale, ossia riattivando e mantenendo per quanto sia possibile lo stato normale, in tutto quello che deve essere conservato”. La circolare conclude: “In ogni caso poi di massellature, di rifacimenti parziali, di ricostruzioni parziali o totali, etc., occorre che se anche si creda possibile, non si tenti di far meglio degli antichi, ma quanto si debba assolutamente rifare si rifaccia tale quale era, affinché il monumento resti col suo vero carattere, a testimoniare il lavoro delle varie epoche per le quali é passato”. Quest’ impostazione teorica che privilegia il momento originario del monumento esclude le stratificazioni successive ed implica quindi un esplicito /icet alle “ricostruzioni parziali o totali a seconda del bisogno, purché sia dimostrato che l’alterazione dell’antico, la quale si vuole sopprimere, non ha valore alcuno per sé, né ha dato luogo ad opera che abbia valore per la storia 0 per l’arte; e sia dimostrato inoltre, che si pud con le ricostruzioni riprodurre esattamente per forma e per sostanza quello che esisteva prima’. Nel caso che “occorra provvedere alla garanzia della stabilita si determini di costruire quanto serve, se anche non abbia la certezza di riprodurre esattamente |’antico, purché 47 attraverso [’Italia, nasce la proposta di creare un gabinetto fotografico centrale e di realizzare un catalogo dei monumenti italiani, organizzando un sistema uniforme nella nomenclatura e nella documentazione dei monumenti. Fra il 1898 ed il 1905 a Roma Boni, come direttore degli scavi del foro romano, conduce numerosi saggi davanti al tempio di Cesare, al tempio di Vesta e nei pressi dell’arco di Settimio Severo, dove scopre il Lapis Niger ed i monumenti sottostanti. Fra il 1900 ed il 1904 effettua i saggi stratigrafici nell’area del Comizio repubblicano. Le esplorazioni di Boni procedono con piccole sezioni stratigrafiche effettuate sui lati, a guida degli strati pit antichi. Pone attenzione alla localizzazione dei materiali rinvenuti nel cantiere, in relazione allo strato d@appartenenza e considera di uguale importanza i reperti medioevali, senza privilegiare J’eta classica. Nella documentazione, utilizza disegni ¢ fotografie, come strumento indispensabile. Nella ricerca archeologica di terreno, Boni sostiene l’importanza di un metodo scientifico ¢ precisa’: “Se in tutte le ricerche scientifiche ¢ necessario procedere con un metodo ben determinato, lo ¢ molto pit in questi scavi, sia per la diversa natura dei monumenti da investigare e la confusa tradizione dei pitt antichi fra essi, sia per la molteplicita di compenetrazione degli strati, rappresentanti oltre a venti secoli di vita dei progenitori nostri, e sia finalmente per le difficolta del terreno in pili guise accidentato”: il metodo é da lui stesso descritto, come segue: “Per riconoscere la parte sepolta od i fondamenti di antichi ruderi, va iniziata l’indagine con piccoli scavi laterali. Incontrando altri ruderi, va proseguita lesplorazione in senso orizzontale, sino a trovare il limite, e continuata allora la discesa fino al terreno vergine. Le sezioni giovano a ben determinare il numero e la qualita degli strati da esplorare, nonché il carattere dei materiali componenti ogni singolo strato, e questa conoscenza é di sommo aiuto quando lo scavo deve poi farsi su vasta scala. E’ consigliabile utilizzare, se possibile, per le 7G. Bont, “II Metodo nelle esplorazioni archeologiche”, in Nuova Antologia, fasc. 701 (luglio), 1901. Si 1 Arco di Tito; 4. Basilica di Massenzio; 9. Tempio di Romolo; 10. Casa delle Vestali; 14. Tempio di Antonino e Faustina; 15. Regia; 17. Tempio del Divo Giulio; 18. Basilica Fulvia-Emilia; 21. Rostra ad Divii lulli; 23. Curia Giulia; 25. Lapis Niger; 31. Arco di Settimio Severo; 36. Tempio di Saturno; 37. Tempio della Concordia; 38. Tabularium 39. Tempio di Vespasiano e Tito; 41. Basilica Giulia; 50. Arco di Augusto; 51. Tempio dei Castori; 57. Tempio di Vesta 1946-1948: saggi di scavo nella navata centrale @ lungo il lato ovest della Basilica Fulvia-Emilia, dove ven- gono alla luce resti di fasi edilizie pitt antiche. Anni °50: ricostruzione delledicola di Giuturna su disegno dell’architetto A. Davico. 1960: saggi stratigrafici all'intemo della Basilica Giulia, che portano alla scoperta di parte della precedente Basilica Sem- pronia e di una casa pit antica, attribuita a Sci- pione Africano. 1985: scavo alle pendici nord del Palatino ad opera di Andrea Caran- dini e della Soprinten- denza Archeologica di Roma. E” studiato un quartiere del centro della citta antica, consentendo di conoscere le dimore aristocratiche di epoca repubblicana, Negli anni, Varea, indagata _attra- verso il metodo stra- tigrafico, @ stata ampliata ed ¢é tuttora in fase di studio. Autori: Benedetta Bosaia e Roberto Carbonara 35 relative act n. 683bis (drafied by Fiorelli when he was Director- General for Museums and Excavations, 1875-1885), the study is to be carried out directly on the monument and supported by historical documents, photographs and drawings, in order to stress the “real value” of the monument and its “normal state" (which in practice coincides with the original state of the monument). The restitution and re-composition of the “normal state” of the monument is the objective of the restoration intervention; the original parts shall be respected and repaired. However this careful adherence to conserve and respect the original monument can be limiting, later additions being not considered relevant for the monument. This approach, both theoretical and operational, was criticised by Camillo Boito (Rome, 1836-1914). At the Third Congress of Engineers and architects held in Rome in 1883, Boito presented his restoration theory based on eight points: (i) stylistic differentiation of the inserted parts by using a difjerent style from the original parts; (ii) differentiation of the new parts by using different materials from the originals; (iii absence of decoration and shape in the new added parts; (iv) display of removed parts nearby the monument; (v) indication on each added part of the date of restoration; (vi) descriptive inscription on the monument reporting information on the restoration intervention; (vii) description and photographic documentation of interventions taken in different periods and accessible for consultation; (viii) accessibility and publication of information (“notorieta”). He also proposed the drawing-up of a “golden book” of main relevant monuments to be safeguarded, as well as the drafting of an “Italian code for restorations and excavations”. Boito’s proposal decisively influenced the drafiing of the final resolution of the Congress, approved by the participants. This document constitutes in Italy the first Charter on Restoration. Between 1898 and 1905 Giacomo Boni (Venice, 1865-1925) was director of the archaeological excavations in the Foro romano in Rome. He carried out several excavations, in front of the temples of Caesar and Vesta and around the Arch of Septimius Severus, where he discovered the Lapis Niger and the remains below. Between 1900 and 1904 he carried out stratigraphic soundings in the area of the Republican Comitium. Boni stressed the importance of adopting a scientific method and used the stratigraphic method in the study of ancient monuments, a method which at that time was only envisaged in the excavation of Prehistoric sites. In his soundings, Boni proceeded with small stratigraphic sounding on a side, to guide for 59 sul metodo d’indagine archeologica (vds. II.11-12), per il restauro dei monumenti, Gustavo Giovannoni (Roma, 1873- 1947) espone la sua teoria (Restauro dei monumenti), in cui distingue cinque categorie di interventi?: (i) Restauro di consolidamento, cioé di rinforzo statico e difesa dagli agenti atmosferici; (ii) Restauro di ricomposizione e, quando i resti sono in pietra, di anastilosi. (iii) Restauro di liberazione. (iv) Restauro di completamento, nel caso dell’aggiunta di parti di secondaria importanza, con una duplice finalita: la protezione del monumento dal deterioramento e la didattica. (v) Restauro di innovazione, dove si aggiungono parti essenziali. Le cinque tipologie di Giovannoni trovano il riscontro operativo in diversi interventi. e Per il restauro di consolidamento si possono citare gli interventi compiuti al Teatro Marcello a Roma (Calza Bini e Fideroni, 1928-1932): costruzione di speroni sull’esempio di Valadier ed iniezioni di cemento; ed ancora gli interventi di Giuseppe Cultrera al primo tumulo della Doganaccia a Tarquinia e quelli successivi di Laurenzi al Capitolium di Brescia (1938-1943), ¢ Nel Restauro di ricomposizione si distinguono due pratiche diverse di trattare le lacune: differenziare © non differenziare. Per Calza a Ostia si parla di “rappezzo invisibile”; Cultrera a Tindari) usa blocchetti poligonali moderni arretrati rispetto al filo della costruzione antica nel podio del teatro romano. e Per il Restauro di liberazione, un esempio é quello dell’intervento al teatro Marcello a Roma, in cui si riaprono i fornici (1926-1928) e che precede le operazioni di consolidamento. ¢ Icompletamenti di infissi, pilastri e cornici eseguiti da Calza negli Horrrea Epagathiana di Ostia (1920), sono un esempio di Restauri di completamento: in sostanza, un ripristino parziale. ” G. GIOVANNONI, “Ricostruzione del vecchio centro o decentramento”, in Capitolium 4 (1925), 63 concetto di cultura materiale strettamente legata alla storia, concetto questo che é oggi alla base della lettura archeologica. IIL.8 | NUOVE TECNOLOGIE NEL “RESTAURO ARCHEOLOGICO” Il modo di concepire |’intervento di restauro si trasforma con Vintroduzione di nuove tecnologie e con materiali provenienti da altri ambiti disciplinari, quali l’introduzione del cemento armato, come anima strutturale delle murature antiche e delle colonne, oppure come reintegrazione a vista. Questo modo di operare perdurera nel corso degli anni Trenta del 1900; un esempio emblematico é il restauro del Capitolium di Brescia (1939). Fra i numerosi interventi condotti negli anni Venti, i restauri condotti ad Atene ¢ Creta sono oggetto di notevoli riflessioni discussioni sulle modalita d’intervento e sui limiti accettabili nelle operazioni di anastilosi ed integrazione. e Partcnone (Aten Il restauro di Balanos al Partenone si svolge fra il 1898 ed il 1933. Fra il 1910 ed il 1933 si attuano lavori statici e di manutenzione sulla trabeazione dei lati occidentali e orientali del tempio; sono rialzati e restaurati tutto il colonnato nord e parte di quello sud, della porta ovest e del frontone est del Partenone, restituendo la linea prospettica originaria utilizzando “il cemento semplice o ornato”. Si usa il ferro per collegare i blocchi lapidei e per rafforzare gli elementi portanti. I danni provocati dagli interventi di Balanos risultarono presto evidenti: nel 1977 l’ossidazione degli elementi in ferro era ormai talmente progredita da provocare la frequente rottura dei blocchi di marmo. In questi anni vengono rimosse le sculture del timpano del frontone occidentale e successivamente sostituite con calchi. 67, Planimetria del palazzo di Cnosso (da: Brown 1997, p. 9). ‘The Crema Bateaton Fund 4 sinistra, la ma prima pagina della brochure pubblicata dal Cretan S—= Exploration Fund == nel 1900 con un 4 appello per la ricerca di fondi per finanziare lo me scavo a Creta (da: Brown 1997: fig. 14). Sopra, la torre d'osservazione costruita dagli archeologici, al limite della corte centrale del palazzo (da: Brown 1997, fig. 3). Fig. 14 Evans a Cnosso (Creta). Agrigento, Tempio A detto di Ercole, prima e dopo i restauri degli anni Venti (da: Le vie d'ltalia 1929). In basso e a destra: Selinunte, tempi C: prima, durante ¢ dopo i lavori di anastilosi al fianco nord (da: Le vie d'Italia 4, 1929). Fig. 16 Interventi di anastilosi ai templi di Magna Grecia, Il templio A di Agrigento ed il tempio C di Selinunte prima e dopo i restauri del 1922-1926 e del 1928-1929. e Roma, il Colosseo Si effettuano iniezioni di cemento liquido a debole pressione all’interno dei vuoti delle grosse murature e dei monumentali pilasiri. Vengono rimosse tutte le staffature esterne e le cerchiature in ferro che ossidandosi, avevano danneggiato i marmi. e Roma, area sacra di Largo Argentina Nel 1917 viene approvata la variante al piano regolatore del 1909 che prevedeva il prolungamento di via Arenula fino a Corso Vittorio, tagliando in diagonale l’isolato di S. Nicola de’ Cesarini destinato ad essere demolito e sostituito da nuovi edifici. I lavori iniziano nel 1926 e portano alla luce le testimonianze dei quattro templi (A-D). Il programma é modificato per permettere la conservazione dell’area archeologica. Nel Tempio A’ le parti mancanti delle colonne sono integrate con muratura in mattoni (arch. A. Mujioz, 1928- 1929). Riferimenti bibliografici: G. LuGti, “I quattro Templi del Largo Argenti in Le vie d'Italia 8 (1929), pp. 585-592. ¢ Roma, Pantheon Terenzio restaura fra il 1929 ed il 1934 la cupola ed il basamento. Per le risarciture murarie e per le integrazioni delle cortine impiega mattoni nuovi con le identiche dimensioni degli antichi ma con una scalpellatura sulla faccia a vista. Significativi negli anni Trenta i due restauri di Tindari e di Brescia, che in sostanza ripetono l’impiego di nuovi materiali ¢ tecniche. 16 All’interno della struttura del tempio si era impiantata la chiesa medievale di S. Nicola de’ Calcarario, su cui successivamente si era sovrapposta la chiesa cinquecentesca di S. Nicola de” Cesarini, demolita nel 1928. 79, Fig. 20 Roma, Largo Argentina. In alto a sinistra, la pianta dell’area archeologica ¢ la ricostruzione grafica dei quattro templi (da: Le vie d'Italia 1929); i lavori di scavo (da: Le vie d'Italia 1929). In basso, lo stato attuale dell’'area archeologica (CDB, 2006). (1937), lallestimento della Mostra prevista sul “Restauro in Epoca Fascista” (1938) e |’ Esposizione universale del 1942. E’ in occasione della mostra Augustea della romanita, ideata dallo stesso Mussolini e dall’archeologo Giulio Quirino Giglioli, che viene commissionato all’architetto Gismondi il plastico, oggi conservato a Roma al Museo della Civilta Romana, in scala 1:250 della citta al tempo di Costantino, quando raggiunse la massima estensione. II modello, di 240 m, si basa su un’attenta documentazione che si basa sui dati di scavo e sulla pianta della cittd del III sec. d.C. incisa su una lastra di marmo (Forma Urbis Severiana) ed inoltre tiene presente lo studio di Rodolfo Lanciani sulla topografia di Roma (Forma Urbis Romae,1893- 1901). In questo periodo, si scava -e si restaura- a Ostia, Pompei, Brescia Roma, Aquileia, ecc. Nei centri urbani si attuano interventi di riorganizzazione a scala urbana e si procede alla liberazione e all’isolamento di numerosi monumenti archeologici (Roma, Aosta, Rimini, ecc.). A Roma, per volere di Mussolini si attua lo sventramento per la nuova sistemazione di via dell’Impero (oggi via dei fori imperiali) che connette Piazza Venezia con il Colosseo ed inaugurata nell’aprile del 1933. 87, Appia, ed il parco di Ostia antica (1937). I monumenti emergono isolati in spazi a giardino e si prediligono alcuni periodi storici. Sono quindi pit propriamente delle promenades archeologiche che privilegiavano gli aspetti estetici pit che mirare ad una composizione spaziale unitaria. Durante il periodo d’occupazione italiana in Libia, si inizia lo scavo, lo studio e la ricostruzione dei monumenti romani della Tripolitania e Cirenaica, con l’istituzione di una Soprintendenza specifica per i monumenti della Libia. Gli scavi di Leptis Magna cominciarono nell’estate del 1920 e furono condotti dalla Soprintendenza per i monumenti della Libia con Pietro Romanelli, Renato Bartoccini, Giacomo Guidi ed infine con Giacomo Caputo che diresse gli scavi prima in Cirenaica (dal 1935) e poi in Tripolitania. Riferimenti bibliografici: G.Q. GIGLIOLI, “La via dell’impero a Roma”, in Le Vie d'ltalia (1933), pp. 175-184; R. BARTOCCINI, L'arco quadrifronte dei Severi a Lepcis, 1931; R. BIANCHI BANDINELLI, G. CAPUTO, E. VERGARA CAFFARELLI, Leptis Magna, 1987; C. BELLANCA, La politica di tutela dei monumenti di Roma durante il Governatorato, Roma, 2003. 91 Medieval and urban archaeology have been among the first domains adopting the stratigraphic method in excavation. With regards to Medieval archaeology, in Italy on October 1974 the first issue of the review “Archeologia Medievale, cultura materiale, insegnamenti, territorio” was published. The title of the review referred to its clear orientation towards material culture and the importance of territory. Regarding Urban archaeology, it works on the entire sequence -from the origins of the town up to the present- without privileging a specific chronological period and in close relationship with the development of the modern town. In the late Seventies a Congress held in Rapallo (Italy) in 1978 was devoted to Urban archaeology. In the same period urban on-field experiences commenced (i.e. the fieldwork in Rome at Crypta Balbi, 1981; in Florence at Piazza Signoria; 1982-1989, in Milan in connection with the construction of line 3 of the underground, 1982-1990) Moving onto inierventions on monuments and archaeological contexts, the techniques and methodologies adopted repeated in large part those already employed in preceding decades. Several projects of presentation of archaeological remains were finalised to obtain an easy accessibility to the public and for educational purposes (i.e. Turin, Palazzo Madama). It is worth mentioning the increase in the adoption of provisional structures of protection, roofing, and shelters, exploiting different materials (traditional or modern materials) but often anchored directly on ancient remains. In some cases lean metal framework was utilised as support for the original fragmentary remains (ie. Vejo, Temple of Apollo). The use of micropoles was introduced to reinforce the core structure (i.e. Minaret of Al Hadba in Iraq). However, concrete was still used to reinforce ancient structures. In fact in Iraq, it was widely adopted in integration, reconstruction, and in the protection of the tops of walls, both for stone and mud brick structures. The negative results of such interventions, even for short periods, was clearly demonstrated by the collapse of the new roofing of Emach Temple in Babylon, where deep cracks occurred only a few years after intervention (1979). 179, VI — 1980-2000: DALL’ARCHEOLOGIA CONTESTUALE AI PIANI DI GESTIONE VILLI CONTEXTUAL ARCHAEOLOGY (HODDER) E CRITICA ALLA NEW ARCHAEOLOGY Se da un lato la New Archaeology aveva trovato ampio consenso fra gli studiosi, dall’altro fu criticata per i metodi processuali (si veda V.1), All’inizio degli anni Ottanta Hodder ne mette in luce la fragilita e le carenze interpretative. In Symbols in actions (1982) precisa i termini principali della sua revisione critica alla New Archaeology, come segue. La cultura materiale non é@ un riflesso diretto e semplice del comportamento umano, ma piuttosto un riflesso indiretto della societa: sono le idee, le credenze ed i significati che si interpongono tra gli individui e le cose. Ad esempio, Binford aveva proposto una correlazione tra complessita della cerimonia mortuaria e la complessita dell’organizzazione sociale. Hodder commenta che anche una societa altamente differenziata pud decidere di seppellire i suoi morti in modo egualitario. Secondo Hodder ogni manufatto é prodotto da un individuo o da un gruppo di individui, e non da un sistema. Nella New Archaeology, al contrario, la cultura materiale risultava passiva: “qualunque cosa un artigiano avesse in mento quando fabbricava un vaso era che il vaso funzionasse nel sistema sociale. ... Cid che il singolo tentava di fare con il vaso era irrilevante”. Secondo Hodder, sebbene l’archeologia sia una scienza a sé stante, i legami pit stretti sono con la storia. Per la New Archaeology nella ricerca delle cause di un mutamento, si erano introdotte catene di feedback, causa-effetto, per ogni fenomeno. Per Hodder le cause di un cambiamento sociale o politico in una societa non sono il risultato di una unica catena causa-effetto, ma vi intervengono molteplici e complessi fattori simultanei 180 (economici, sociali e ideologici, ecc.). L’interpretazione é dunque imprescindibile dal contesto. VI.2 ORIENTAMENTI DELL’ARCHEOLOGIA POST-PROCESSUALE, E CRITICA ALL’ ARCHEOLOGIA CONTESTUALE DI HODDER L’ambiente anglosassone e britannico, in cui peraltro questo tipo dapproccio ha avuto origine e diffusione, é quello in cui la critica ed il dibattito del post- New Archaeology sono una questione molto sentita che trova ancora oggi terreno fertile. Flannery e Trigger obiettano l’approccio nomotetico e astorico delle tesi processualiste sostenendo il primo che si deve dare importanza agli aspetti simbolici e ideologici, il secondo insistendo sull’approccio di tipo storiografico. C. Tilley (Critical archaeology) obbietta, sulla base delle relazioni fra archeologia e politica, che & possibile all’archeologia di superare la conoscenza contingente. Colin Renfrew (Cognitive archaeology) pubblica nel 1983 Towards an Archaeology of Mind. Ritiene che il rituale, l’organizzazione sociale e l’ideologia abbiano rapporti culturali incrociati universali con la sfera materiale che pud essere registrata. E’ possibile dunque dedurre con sicurezza l’ideologia da dati archeologici misurabili. Nuove proposte di analisi sono costituite dalla Emotional and Affective archaeology (Tarlow). Queste impostazioni teoriche si trovano immancabilmente riflesse nell’interpretazione delle testimonianze archeologiche (principalmente nel campo della problematica funeraria), nelle scelte operative e in definitiva nella conduzione dello scavo. VL3 DIAGNOSTICA, ARCHEOMETRIA E SVILUPPO DELL’ ANALISI STRATIGRAFICA SUGLI ELEVATI L’affinamento delle tecniche di documentazione e la maggiore specializzazione nel campo della ricerca comporta il concorso di numerose discipline e di nuovi settori d’indagine. La disciplina 181 archeologica é@ arricchita dall’archeometria, dall’archeologia dell’architettura, dall’archeologia del paesaggio, ecc. Nel restauro archeologico confluiscono, per esempio, lo studio del microclima e della flora che intervengono non solo nella conservazione delle rovine ‘out court, ma anche nella progettazione di nuove coperture di protezione™. L’archeometria studia le caratteristiche fisiche e chimiche dei materiali archeologici ed elabora le informazioni relative alla cronologia, tecnologia, ecc. Negli anni Settanta a Genova viene fondato |’Istituto di Storia della cultura materiale che effettua le prime ricerche sistematiche sulle tecniche di produzione, origine e provenienza delle materie che compongono i manufatti. Nel 1996 Tiziano Mannoni pubblica su questo tema Archeologia della produzione. Gia negli anni Settanta si discuteva sull’applicabilita della stratigrafia alla lettura degli elevati (quella che in seguito sara definita come “archeologia dell’architettura”)* che diventa in molti casi uno degli strumenti privilegiati di conoscenza del monumento. Nel 1996 una serie di convegni, tenuti a Brescia, Genova, Padova, Milano, sono dedicati all’applicazione della stratigrafia nel progetto di conservazione. L’apporto significativo delle tecniche stratigrafiche ed archeometriche viene dunque riconosciuto come fase essenziale di “ M.C. Laurent (a cura di), Le coperture delle aree archeologiche Museo aperto, Roma, 2006. ‘5 Si veda T. MANNONI, “L’analisi delle tecniche murarie medieval in Liguria”, in Asti del Colloquio Internazionale di Archeologia Medievale, Palermo 1976, pp. 291-300; F. BoNnorA, “Nota su un’archeologia dell’edilizia”, in Archeologia Medievale 6 (1979), pp. 171-182; R. PARENTI, “La lettura stratigrafica delle murature in contesti archeologici e di restauro architettonico”, in Restauro & Citta 2 (1985), pp. 55-68; R. PARENTI, “La torre A: una lettura stratigrafica”, in Archeologia medievale 12 (1985), pp. 417-437; R. PARENTI, “Architettura, archeologia della”, in R. FRANCOVICH, D. MANACORDA (a cura di), Dizionario di Archeologia. Temi, concetti e metodi, Roma-Bari, 2000, pp. 39-43; R. PARENTI, “Dalla stratigrafia all’archeologia dell’architettura, Aleune esperienze del laboratorio senese”, in Arqueologia de la Arquitectura | (2002), pp.73-82. 182 documentazione del manufatto architettonico nel progetto di restauro, pur con delle limitazioni. Nel 1996 si apre a Genova la nuova rivista Archeologia dell’Architettura, seguita qualche anno dopo dalla pubblicazione di Mannoni / metodi dell'archeologia e il progetto d’intervento sull’architettura (1999). e Modena, nuovo _ingresso_all’antico palazzo __della Comunita Le indagini svolte all’interno del progetto di riallestimento (2003-2004) hanno messo in luce una ricca stratigrafia. I progetto di allestimento dello spazio (arch. M. Dezzi Bardeschi e coll.) ne ha evidenziato la sequenza, prevedendo una nuova passerella sospesa che permette al visitatore di apprezzare le fasi storiche dello spazio, arricchito di contributi recenti. Lungo il percorso “sono esibiti, a confronto diretto con le muraglic, dei trasparenti pannelli di perspex che restituiscono, per ogni settore di parete, i diagrammi stratigrafici delle successioni delle fasi, a cominciare da quella pit antica fino all'ultima (le tracce delle botteghe smantellate soli pochi anni fa). Sotto, I’aereo camminamento che si snoda libero a mezz’aria e che illumina il soprassuolo archeologico, in attesa di una nuova campagna di scavi mirati, da effettuare a cantiere aperto ai visitatori ed ai frequentatori quotidiani del Palazzo”** Riferimenti bibliografici: M. DEZzI BARDESCHI, Le pietre di Modena. La storia siamo noi, un nuovo ingresso all’antico palazzo della Comunita, Modena, 2004. °° M. DEZZI BRDESCHI, 2005. 183 Fusto della torre: le murature perimetrali sono di spessore uniforme (60cm, solo il setto est & spesso 125em fino a +14,50metri dal suolo). Loggia: @ costituita da quattro pilastri angolari, sui quali appoggia la copertura (sostenuta da una doppia capriata lignea incrociata), ¢ dalle arcate che chiudono i quattro lati, Sono presenti travi di allettamento dei travetti della copertura e travi di controvento parallele ai muri. 2 ; Unita Stratigrafiche relative agli interventi di rifacimento corticale rispetto al degrado del fusto della torre. Immagine trata da Gianfranco Pertot, La torre quadrata del Monastero Maggiore di Milano : un contributo alla lettura del manufatio dalle fasi romane ai restauri moderni attraverso l'analisi stratigrafica delle murature, Milano, 1995, p. 91 186 Fig, 3 Lo schema grafico che individua i prineipali piani d’uso della torre e la posizione delle aperture secondo lo schema di soglic di costruzione della torre. Immagine tratta da Gianfranco Pertot, La torre quadrata del Monastero Maggiore di Milano ; un contributo alla lettura del manufaito dalle fasi romane ai restauri moderni attraverso lanalisi stratigrafica delle murature, Milano, 1995, p. 79. Bibliografia: A. De Capitani D’Arzago, II circo romano, Cheschina, Milano, 1939; A. Frova, Ritrovamenti e scavi per la "Forma urbis Mediolani", Vol.4, Quaderni di Studi Romani, pp. 5-11, 36, Milano, 1951; A. Calderini, Milano Romana, Milano, 1965; G. de Finetti, Milano: costruzione di una citta, Milano,1969; A. Cassi Ramelli, // Centro di Milano, dal Duomo alla Cerchia dei Navigli, Milano, 1971; M. Mirabella Roberti, A. Vincenti, G.M. Tabarelli, Milano Citta Fortificata, Roma, 1983; F. Della Peruta, Milano Antica e Medioevale, Vol.1, Storia Illustrata di Milano, Milano, 1992; G. Pertot, La torre quadrata del Monastero Maggiore di Milano : un contributo alla lettura del manufatto dalle fasi romane ai restauri moderni attraverso Vanalisi stratigrafica delle murature, Milano, 1995; C. Capponi, San Maurizio al Monastero Maggiore in Milano Guida storico — Artistica, Milano, 1998; F. Cani, D.Consonni, Dall 'Antichita al Romanico— Milano tra Antichita e Medioevo la Complessita dei Segni, Milano, 1999. Autore: Letizia Galli 187, RESTAURI A PAESTUM 1805- L'architetto Antonio Bonucci effettud il primo progetto di restauro dei templi. Non é menzionata la tecnica di questo intervento . Tempio di Nettuno: - Probabilmente accurata integrazione di lacune nel frontone ovest realizzata con materiale lapideo analogo a quello de! tempio danneggiato nella seconda meta del °700 da un fulmine = Sulla facciata est viene assicurato con spranghe di ferro un capitello "pericolante” -Rimozione delle macerie e sgombro del materiale erratico (¢ tolto per errore un pavimento in mosaico). . Tempio di Cerere: - Sgombro dai ruderi, dalla terra ¢ dalle piante ¢ "liberazione" da "edifizi informi" addossati al lato est (i resti dell'insediamento altomedievale).- Assicurazione con spranghe di metallo dell’angolo destro del frontone est ed il capitello dell'angolo nord-est. © Basilica:-Lavori di ripulitura dalla vegetazione. 1828- Bonucci realizza questi interventi, forse per un ripensamento o completamento del lavoro precedente 0 perché erano intervenuti altri motivi di pericolo per la stabilita del monumento. © Tempio di Cerere: -Eliminazione delle spranghe di metallo -Integrazione delle parti mancanti del timpano frontonale est con mattoncini uniti da malta collocati a puntellare i blocchi e a rafforzare le estremita del frontone. -Rifacimento in mattoncini quasi integrale del capitello dell'angolo nord- est.1926- Amedeo Maiuri © Templi di Cerere e Nettuno -Sostituzione di aleune integrazioni ottocentesche, da lui definite "sconce rappezzature", con altre, puntuali, costituite da un impasto cementizio misto a sabbia vulcanica, senza per’ rimuovere gli inserti di mattoncini ancora oggi visibili. -Sostituzione delle vecchie intelaiature di ferro del 1805, che ingombravano con "catene gli intercolumni dei due templi, con cerchiature in ferro dei capitelli e dei fusti delle colonne -Inserimento di barre orizzontali dello stesso metallo sotto alcuni degli architravi lesionati. © Basilica: -Interventi analoghi su capitelli ed architravi 188 ‘VI.4_GEOFISICA APPLICATA E LANDSCAPE ARCHAEOLOGY Dagli anni Ottanta si perfezionano gli strumenti di indagine non distruttiva gid in atto, come la geofisica applicata e la tomografia. Fra i metodi non invasivi, la prospezione geofisica in generale (geomagnetica, geoelettrica, elettromagnetica ¢ georadar) studia le caratteristiche fisiche delle rocce e dei terreni, tramite un’esplorazione indiretta del sottosuolo che rileva la presenza di corpi, strutture 0 sostanze presenti nei livelli pit superficiali della crosta terrestre. Con questa tecnica si arriva ad ottenere senza scavo la planimetria di una citta intera. Ad esempio le indagini condotte dalla British School di Roma (H. Patterson) hanno rilevato l’estensione e l’organizzazione del Forum Novum di Falerii Novi nella valle del Tevere. Ovviamente con il perfezionarsi degli strumenti d’indagine si sono sviluppate specializzazioni nuove, tra cui la Landscape Archaeology, ovvero l’archeologia del paesaggio, che ha i suoi esordi in Gran Bretagna nel secondo dopoguerra. In questo caso, nella documentazione (ed interpretazione), oltre alle Unita Stratigrafiche (US) si introduce il concetto di Unita Topografica (UT) o Siti, ovvero unita minime misurabili nelle ricognizioni di superficie. L’archeologia del paesaggio utilizza ampiamente la ricognizione archeologica e si avvale di molteplici fonti e discipline per la ricostruzione dei paesaggi antichi, quali quelle pit “tradizionali” della topografia antica, cartografia d’archivio, fonti scritte antiche, la toponomastica, ma anche di tecnologie pit avanzate, quale il telerilevamento (ovvero l’osservazione di immagini aero-fotografiche, o immagini digitali rilevate da aereo o satellite), le prospezioni geofisiche (geoelettriche, elettromagnetiche e georadar), ecc., grazie anche all’estensione dell’uso dell’informatica e del sistema GPS (Global Positioning System), gia usato dal 1974 per uso militare e divenuto operativo anche per usi civili nel 1993, e delle banche dati su base GIS (Geographic Information System). 190 Queste tecniche permettono, in condizioni ottimali, la conoscenza del territorio, senza effettuare uno scavo, pur con delle limitazioni (ad esempio, l’uso del georadar é sconsigliato in presenza di sorgenti d’acqua). Lo scavo quindi diventa strumento puntuale per chiarire zone o complessi che non risultino nitidi nella mappatura effettuata, oppure per studiare in dettaglio un contesto determinato. E’ proprio negli anni Novanta che nella normativa internazionale si mette in rilievo Vimportanza del contributo delle indagini non distruttive e se ne auspica la loro adozione, accanto a quella della manutenzione sistematica, come é raccomandato nella Convenzione Europea sulla protezione del patrimonio archeologico, Valletta (1992). Dal 1993, si moltiplicano le indagini, sia ai fini del progetto conoscitivo, spesso rivolto al degrado ¢ mutamento del contesto, soprattutto nel suo aspetto dinamico (confronto di immagini satellitari prese in stagioni e anni diversi), sia ai fini del monitoraggio del territorio nel progetto di gestione. Riferimenti bibliografici: F. CAMBI, “I confini del tertitorio di Populonia: stato della questione”, in F. CAMBI, D, MANACORDA (a cura di), Materiali per Populonia, Firenze, 2002, pp. 9-27; H. BECKER, J.W.E, FASSBINDER (a cura di), Magnetic Propsecting in Archaeological sites (Monuments and Sites VI), ICOMOS, Paris, 2001; F. CAMBI, Archeologia dei paesaggi antichi: fonti e diagnostica, Roma, 2003 VLS —L’ARCHEOLOGIA PREVENTIVA, L’archeologia preventiva ha acquisito importanza negli ultimi vent’anni, con l’aumento dei lavori infrastrutturali di sistemazione del territorio e del tessuto urbano (tracciati lineari delle autostrade e dell’alta velocita, aeroporti, le infrastrutture rurali ed urbane, parcheggi, ecc.): si pensi per esempio alla costruzione di reti autostradali in Ungheria dal 1990 al 2005 che ha comportato un vasto programma di ricerca archeologica di salvaguardia. Negli interventi urbani, sempre pit di frequente si pone la necessita di scavi d’emergenza (definiti anche di “salvaguardia”, di “recupero” o di “urgenza”); gli interventi mirano a recuperare il massimo possibile delle informazioni in 191 del Teatro, scavi e liberazione della paaran ann parete di fondo del Teatro (anni Trenta). ne del caseggiato nell ‘area Trestauri conservativi attuali (CDB, 2006). Fig. 52 Aosta, il Teatro romano, Restaru di liberazione degli anni Trenta (da: pannelli didascalici al Teatro, Soprintendenza di Aosta) e quelli attuali (CDB, 2006). Fig. 53 Tell Ahmar, Siria settentrionale. Indagini recenti sono state condotte sul sito in connessione alla costruzione di una diga: sullo sfondo la valle prima e dopo l'allagamento (CDB, a sinistra 1999 e a destra 2060). VL6 VULNERABILITA, PREVEDIBILITA E CARTE DEL RISCHIO In linea con il concetto di prevenzione e prevedibilita, le carte archeologiche e le carte del rischio costituiscono uno strumento che permette una programmazione coerente ed una definizione delle priorita degli interventi. A partire dagli anni Novanta, gli studi ¢ ricerche in questo settore si moltiplicano, sebbene sono spesso assenti a livello locale. Un esempio di proposta a livello nazionale, sperimentata su un’ampia casistica, € la Carta del rischio dell' ICR (1990- 1995), che costituisce un 196 Monument Morumenti aistrutt ‘ancora (senza presenti nel inventario); ‘998; 59% 29% Monumenti Monument cistrut sconosciti (non ore identtcatio recensit; 5% Fig. 54 Prospetto generale sullo stato di conservazione dei monumenti in Irlanda, secondo il censimento effettuato in 7 aree nel 1998": totale det monumenti 1400. primo censimento dei beni immobili (monumenti e siti archeologici) esteso omogeneamente a tutto il territorio italiano ed organizzato in forma di database®’. II rischio & quantificato in base a tre valori: il valore del bene culturale, la pericolosita antropica (legata cioé all’azione umana) e la vulnerabilita dell’ambiente in cui il bene si trova. Come termine di confronto rispetto alla situazione italiana si riportano alcuni esempi dell’impiego di questo sistema d@indagine sulla vulnerabilita dei contesti archeologici. Nell’Irlanda del nord, il rapporto pubblicato nel 2001 sui risultati della survey condotta nel 1998 nelle 7 aree di Donegal, Cavan, Galway, Meath, Laois/Offaly, Wexford, Kerry e Cork (per un’estensione totale di 600 miglia quadrati, ovvero il 2,2% del territorio irlandese) dei contesti e monumenti archeologici a rischio, ha mostrato un’accelerazione negli ultimi anni del degrado e distruzione dei monumenti archeologici noti (fig. 54). Le vestigia rimaste sono particolarmente vulnerabili a causa dei lavori connessi allo sviluppo agricolo ed, in minor grado, infrastrutturale: su un totale di 993 monumenti archeologici noti dalle surveys precedenti (di cui 101 non erano pit rintracciati sul terreno), effettuate in vista della preparazione dell’ inventario archeologico delle contee, il 34% delle vestigia archeologiche, secondo il censimento de 1998, ¢ andato perduto. Riferimenti bibliografici: M.O’SULLIVAN, D.J. O'CONNOR, L, KENNEDY, Archaeological Features at Risk Project, The Heritage Council, 2001; M.C. LAURENT! (a cura di), Le coperture delle aree archeologiche ~ Museo aperto, Roma, 2006. Annualmente in Gran Bretagna English Heritage publica un registro sui contesti a rischio, l’English Heritage Buildings at Risk Register. ll Register intende portare l’attenzione su edifici abbandonati 0 trascurati e come tale é uno strumento che facilita 1 M.C. Laurenti (a cura di), Le coperture delle aree archeologiche — Museo aperto, Roma, 2006. 197, Vista aerea del sito di Knowth nella valle del Boyne ESCO, senza data). Valle del Boyne, vista d’insie el sito archeologico megalitico (UNESCO, 1994). Fig, 55 Irlanda, Knowth e la valle del Boyne (U. la programmazione delle priorita e delle risorse necessarie, insieme alle autorita locali, ai Trusts e a privati. A livello internazionale, sono pubblicati annualmente i rapporti dell’ ICOMOS (H@R - Heritage at Risk) sui contesti a rischio; ogni due anni il World Monuments Fund pubblica una lista dei 100 siti pit a rischio nel mondo (World Monuments Watch). Dalle due pubblicazioni é possibile dedurre un quadro generale della situazione mondiale: l’intento é quindi informativo, senza una valutazione basata sulla gradazione del rischio. V1.7 INTERVENTI IN CONTESTI ARCHEOLOGICI Tra i metodi d’intervento attuati nei contesti archeologici, si segnalano le proposte che partono dalla ricerca di materiali e metodi d’intervento reversibili e compatibili rispetto ai resti originali. Gia negli anni Sessanta-Settanta si erano affermati studi sistematici sulle cause e la dinamica del degrado volti ad evitare drastici interventi sui materiali (inclusi quelli pittorici) ed a limitare -o nel caso ottimale bloccare- il processo alle sue origini. Ne sono un esempio le ricerche condotte sugli edifici in terra cruda dell’Arizona® che hanno posto in primo piano la necessita di analisi preliminari precise sui material La rivalutazione dei materiali e delle tecniche tradizionali, come compatibili con le strutture antiche, trova un riscontro nella Carta di Burra del comitato australiano dell’ ICOMOS (1999). In Italia Alessandra Melucco Vaccaro (1989), per esempio, propone l’adozione di tecniche e materiali tradizionali nel restauro dei monumenti antichi, accanto a proyvedimenti di ordine pratico, quali l’integrazione di tratti 0 livelli delle cornici antiche per permettere il corretto scarico delle acque piovane. La ricostruzione di componenti architettoniche si attua Si veda per esempio P.W. BROWN, J.R. CLIFTON, “Adobe I: The Properties of adobe”, in Studies in Conservation 23 (1978), pp. 139-146; P.W. BROWN, CR. ROBBINS ET J.R. CLIFTON, “Adobe Il: Factors affecting the durability of adobe structures”, in Studies in Conservation 24 (1979), pp. 23-39. ® A. MELUCCO VACCARO, Archeologia e Restauro, Milano, 1989, p. 6. 199, Pozzuoli, rione terra. Veduta aerea con al centro il tempio~ Sopra, due rendering del || setto vetrato. aaa) re —— ll Fig. 57 Pozzuoli (Napoli), tempio-duomo. In alto, lo stato prima dell intervento, In basso, il progetto architettonico (2003-), pianta e sezione. (1931-1932) resta una parete di fondo slegata dagli altri setti originari. Per i problemi statici ¢ oggi sottoposta ad un restauro conservativo degli elementi lapidei (Ufficio dei beni archeologici, Assessorato dell’istruzione e cultura della regione autonoma della Valle d’Aosta). Secondo il progetto (Pedeli Apollonia) l’accesso ai diversi livelli della parete per permettere V'intervento conservativo é@ reso possibile da una solida impalcatura metallica ed include un ascensore. Fig. 58 Esempi dei danni causati da inserti in ferro negli apparati lapidei. A sinistra, Roma, il Foro romano; a destra, Malta complesso megalitico di Tarxien (CDB, 2007). Un nuovo orientamento che sempre pit si va affermando si avvale delle ultime tecnologie di riproduzione e dell’informatica per ricreare ricostruzioni non a scapito dell’originale, accentuando I’aspetto didattico. In molti contesti preistorici in grotta, si segue oggi l’esempio di Lascaux in Francia ed Altamira in Spagna. per i quali si é adottata la soluzione di ricostruire una copia in prossimita dell’originale (Lascaux II, Museo di Altamira), nella necessita di 205, Fig. 60 Ename (Belgio) (da: www.ename974.org). ¢ Pozzuoli. Duomo (Napoli Il progetto presentato al concorso con il motto “elogio del palinsesto” (M. Dezzi Bardeschi, 2003), in corso di realizzazione, restituisce il Tempio-Duomo alla sua storia e alla sua citta, nel rispetto della sua duplice odierna valenza e funzione: archeologica e di culto. Il progetto, nel pieno rispetto dell'intera permanenza archeologica, rinascimentale-barocca e dei restauri degli anni Sessanta (E. De Felice, rimasti incompiuti), propone un intervento di conservazione seguito dal riutilizzo del piano interrato come museo (che esibisce i resti del podio dell’edificio di eta repubblicana identificato con il Capitolium della colonia romana del 194 a.C.) e del piano del tempio come cattedrale. Nella specificita della progettazione, lo spazio dell’antico pronao -preceduto dall’originario volume d’ingresso della cattedrale barocca, lasciato allo stato di rudere come una sorta di nartece scoperto - € stato annesso alla navata unica della chiesa, mentre il perimetro del tempio augusteo é stato richiuso con elementi in cristallo strutturale. 208 Fig. 61 Teatro di Sagunto: ricostruzione della scaena (progetio G. Grassi, foto: Domus 1994). ¢ Dura Europos (Siria, Gli scayi condotti nel 1937 non avevano previsto -ovviamente- alcun sistema di protezione delle rovine della citta sul corso medio dell’Eufrate, rimaste esposte agli agenti atmosferici. Gli edifici, costruiti in pietra gessosa o in mattoni crudi, sono in condizioni critiche. Una missione franco-siriana dal 1986 si occupa del restauro dei monumenti a rischio. In particolare, la facciata del palazzo dello stratega (crollata nel 1938), & stata consolidata con contrafforti in muratura. Le parti mancanti del muro sono state integrate con blocchi in cemento rivestiti a vista con pietra squadrata. VL9 IL TESTO UNICO (1999) ED IL NUOVO CODICE ITALIANO DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO (2004) Le due leggi del 1939 - n, 1089 e n. 1497- hanno rappresentato per tutto il corso del Novecento, pur con le successive integrazioni e modifiche, il quadro legislativo di riferimento in materia di tutela dei beni culturali mobili e immobili. Nel 2004 sono state riunificate nel “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (D.L. 22 gennaio 2004, n. 42)°. Il decreto diviene legge sui beni culturali e del paesaggio ed entra in vigore dal ® Il testo unico del 1999, decreto legislative del 29 ottobre, n. 490. 210 maggio 2004 sotto il Ministro Urbani (la legge ¢ dunque comunemente citata come ‘Codice Urbani’) con il relativo regolamento. L’art. 29 definisce gli obiettivi e le operazioni essenziali della conservazione che per la prima volta viene definita nell’aspetto materico del documento: 1. “La conservazione del patrimonio culturale é assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attivita di studio, prevenzione, manutenzione e¢ restauro. Per prevenzione si intende il complesso delle attivita idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto. Per manutenzione si intende il complesso delle attivita e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e¢ al mantenimento dell’integrita, dell’efficienza funzionale e dell’identita del bene e delle sue parti. Per restauro si intende l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate alla conservazione dell’integrita materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione e alla trasmissione dei sui valori culturali. Il Ministero definisce, anche con il concorso delle regioni e con la collaborazione delle universita e degli istituti di ricerca competenti, linee di indirizzo, norme tecniche, criteri e modelli di intervento in materia di conservazione dei beni culturali. Fermo quanto disposto dalla normativa in materia di progettazione ed esecuzione di opere su_ beni architettonici, gli interventi di manutenzione e restauro sui beni culturali mobili e superfici decorate di beni architettonici sono eseguiti in via esclusiva da coloro che sono restauratori di beni culturali ai sensi della normativa in materia [...].” Riferimenti bibliografici: R. CECCHI, “Nuovo Codice dei Beni Culturali ¢ del Paesaggio e insegnamento del Restauro”, in ‘ANAIKH 42 (2004), pp. 32-37; 211 R. CECCHI, “I beni culturali: testimonianza materiale di civilta” in ANATKH 49 (2006), pp. 62-69. VIL10 FIRST AID E MISURE PREVENTIVE IN SITU In connessione con i concetti di rischio e vulnerabilita si afferma Vimportanza della messa a punto di misure di primo soccorso (“first aid”) direttamente nel cantiere di scavo, non dispendiose e basate sulle risorse disponibili localmente, che possono essere messe in opera da archeologi e architetti, senza richiedere la presenza di un conservatore sul sito. Queste misure sono volte a ridurre |’impatto della variazione nelle condizioni delle strutture e dei reperti durante lo scavo (prima e dopo l’esposizione), rallentando quindi temporaneamente i potenziali effetti del degrado, in previsione del successivo programma di conservazione per cui sono chiamati ad operare gli specialisti e, quando si tratta di reperti, in contesti appropriati (laboratori, ecc.), Le misure, molto spesso attuabili in ristrettezze di tempo e finanze (condizioni ricorrenti su molti siti), hanno un vasto raggio d’applicazione: il corretto sollevamento, impacchet- tamento, trasporto e stoccaggio di elementi _ fragili; Vosservazione macroscopica degli effetti del degrado e la relativa documentazione; la pianificazione del programma di conservazione; la sicurezza (piano della sicurezza di Pompei); la predisposizione di coperture provvisorie in zone puntuali pit esposte al degrado; l’umidificazione delle strutture murarie per evitare fessurazioni (come attuato nella Crypta Balbi a Roma); il reinterro parziale o totale (ad esempio il reinterro delle ville tustiche di Cariano e di via Canneto nel territorio di Stabbia, 1998); la stabilizzazione ed il consolidamento in corso di scavo di reperti mobili e fissi, delle strutture murarie, degli stucchi (effettuato, ad esempio, con argilla espansa sulle colonne della villa romana di Scttefinestre, a Grosscto), degli affreschi (Civita Musarna, Viterbo) e degli intonaci, quest’ultimo aspetto é ancora oggi molto poco sentito dagli archeologici, a meno che non vi siano resti di pitture murali. Particolare attenzione 212 nella citta di Sremska Mitrovica a circa 80 Km ad ovest di Belgrado” Il corso di Diana-Karatas ha riguardato la diagnostica e le attivita di primo intervento sui reperti archeologici, con lV’obiettivo di offrire ai partecipanti gli elementi essenziali per condurre I’analisi del contesto ed adottare soluzioni pratiche e reversibili per la stabilizzazione temporanea dei reperti e delle strutture archeologiche. Misure di pronto intervento sono state applicate in diversi contesti: il muro bizantino, localizzato sul decumano in prossimita dell’accesso al sito (porta meridionale), costruito in pietrame e laterizi con malta eterogenea, che era stato in parte ricostruito durante gli interventi degli anni Ottanta; un pilastro in laterizio, facente parte del colonnato scavato negli anni Ottanta nell’area sud-est del sito; un’abside in mattoni, localizzata nell’area meridionale del sito, gia parzialmente scavata; si é inoltre provveduto al completamento dello scavo e al trasporto di un pithos in terracotta. La parte a rischio di collasso del muro bizantino, affetto da una vasta lacuna nella zona centrale, é stata stabilizzata meccanicamente, senza effettuare interventi sulle _ parti circostanti non danneggiate: il suolo é stato stabilizzato con sabbia e ghiaia, previa pulitura; le pietre staccate sono state riutilizzate per tamponare la lacuna con l’impiego di malta elastica a base di terra argillosa e sabbia; una copertura ventilata temporanea é stata installata per proteggere la zona dell’intervento. Analoghi provvedimenti sono stati adottati per il pilastro e per l’abside. Il pilastro é@ stato stabilizzato con frammenti di legno ed un re-interro parziale. Per l’abside si é provveduto alla stabilizzazione del suolo con uno strato di terra e sabbia, dopo previa pulitura, alla rimozione degli elementi gia distaccati, alla disposizione di uno strato di ghiaia, all’inserzione di puntelli in legno per le parti pericolanti, alla costruzione di °7 Il corso a Sirmium (Regional course on Archaeological Conservation for Southeast Europe, 28 August-21 September 2006) & stato organizzato dall’ICCROM, con il Diana Department for Preventive Conservation ed il Museo Nazionale di Belgrado con i finanziamenti del Governo italiano. 214 una struttura di rinforzo/contenimento in legno intorno alla struttura oggetto dell’intervento, al suo riempimento con sabbia e alla predisposizione di una copertura ventilata di protezione. Si é provveduto inoltre a fissare I’ intonaco originario. Il corso svoltosi a Sirmium si é incentrato sulla diagnostica con un’enfasi addizionale sui sistemi di documentazione e sulla preparazione e pianificazione del progetto di conservazione. La metodologia adottata per la diagnostica si é basata sull’analisi delle componenti e delle dei materiali archeologici, del loro processo di alterazione ¢ degrado, come sulla raccolta e registrazione dei dati (supportata dal GIS) e la valutazione dei rischi ¢ delle condizioni delle vestigia esposte. Riferimenti bibliografici: ICCROM, Preventive Measures during Excavation and Site Protection / Mesures preventives en cours de fouilles et protection du site, Conference Ghent 6-8 November 1985, Roma, 1986; V. MAGAR, C. PepELi, R. VAROLI-PIAZZA, Archaeological Conservation Course, Serbia and Montenegro, Diana-Karatas, 18 August-7 September 2005 (\1CCROM Report), 2006; ICCROM, Report on: Regional Course on archaeological conservation, Sirmium 2006, 2006. ‘VII ARCHEOLOGIA E TERRITORIO: IL PARCO ARCHEOLOGICO, Il Codice italiano dei beni culturali e del paesaggio definisce all’articolo 94 il parco archeologico nella connessione intercorrente tra la tutela dei beni ¢ la promozione delle attivita culturali: “si intende per parco archeologico |’ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come museo all’aperto in modo da facilitarne la lettura attraverso itinerari ragionati e sussidi didattici”. Il parco archeologico riunisce dunque in un complesso organico le vestigia archeologiche (le emergenze ed i depositi ancora non scavati) ed il territorio con l’obiettivo di tutela (attraverso una legislazione appropriata) e di valorizzazione ai fini della conservazione e fruizione. La valorizzazione dei resti archeologici non pud prescindere dalla conservazione, manutenzione ¢ monitoraggio delle condizioni ed include diversi 215, Riferimenti bibliografici: http://parcapuane.it © Sistema dei parchi della Valle di Cornia (Toscana Il sistema dei parchi naturali e archeologici copre, con V’articolazione di vari poli d’interesse, i Comuni di Campiglia Marittima, Piombino, San Vincenzo, Sassetta e Suvereto. La gestione é affidata ad una societa per azioni, in parte privata ed in parte pubblica. Il sistema, aperto nel 1993, comprende sei aree tematiche, di rilievo ambientale e culturale, ed una struttura museale (il Museo archeologico del territorio di Populonia a Piombino): il parco archeologico di Populonia e Baratti con le necropoli etrusche (90 ettari); il comprensorio di Campiglia Marittima, con il parco archeominerario che si sviluppa attorno al villaggio medievale di Rocca San Silvestro; i parchi naturali della Sterpaia, di Montoni e di Poggio Neri, ed il parco costiero di Rimigliano. La didattica é qui un settore particolarmente sviluppato, con la presenza di apposite strutture: ad esempio, il centro per visitatori e quello di archeologia sperimentale a Populonia. Riferimenti bibliografici: www parchivaldicomia it; M. ‘TORRELLI (a cura di), Sottoprogetto — Ristrutturazione della rete mussale e dei parchi archeologici. della’ Toscana (progetto Etruschi. Proposte per la costituzione della rete regionale dei parchi archeologici della Toscana. Parco archeologico di Populonia, Regione Toscana, 1990); R FRANCOVICH (a cura di), Le ragioni di un parco alle radici dell’archeologia mineraria. Le miniere di Campiglia nelle pagine dei naturisti e dei geologi dell 'Ottocento, Padova, 1994; R. FRANCOVICH, J. BUCHANAN, “IL progetto del parco Fig. 62 Parco archeologico di Baia interventi fissativi dei pavimenti mosaici, condotti dall'ICR (Roma: MiBAC, ICR ~ Archivio fotografico) 218 archeominerario di Rocca San Silvestro”, in B. AMENDOLA (a cura di), [ siti archeologici. Un problema di musealizzazione all’aperto, Roma, 1995, pp. 176-195; R. FRANCOVICH “Dal progetto di ricerca al parco. Il caso del parco archeo-minerario di Campiglia Marittima”, in M. BoRIANI (ed.), Patrimonio archeologico, progetto architettonico e urbano (Atti del seminario “Patrimonio archeologico, progetto architettonico ¢ urbano, 21-22 maggio, 1996, Milano, Universita di Architettura, Politecnico di Milano), Firenze, 1997, pp. 46-49. e Parco archeologico sommerso di Baia (Napoli La protezione del patrimonio archeologico sommerso trova un esempio nell’organizza-zione e conservazione del parco archeologico sommerso di Baia (Napoli), istituito nel 2002, per proteggere e rendere fruibili le vestigia della citta romana di Baia, parzialmente sprofondata in mare nel IV sec. d.C. a causa del bradisismo, Dal 1999 era stato creato un primo tratto di percorso archeologico subacqueo che, con cime guida e didascalie, percorre parte della villa dei Pisoni. Il progetto, che include un programma di conservazione degli elementi musivi, & condotto dall’ICR. Riferimenti bibliografici: htip://www.baiasommersa.it/villa_pisoni.htm. © Pecos National Historic Park (NM, USA’ Situato a 40 Km da Santa Fe, é stato dichiarato monumento nazionale nel 1965 e successivamente, con la definitiva configurazione del territorio protetto che si estende per 27 Km’, ha acquisito la denominazione ufficiale di parco nazionale storico (1990). Il parco si compone di varie unita, fra cui le vestigia del villaggio (pweb/o) di Pecos risalgono al XIV secolo e la missione spagnola al XVII secolo. Le abitazioni e la missione sono costruite in mattoni di terra cruda. Nel comprensorio si trova un visitor centre che svolge attivita didattiche e ricreative. L’area protetta ¢ gestita dal National Park Service, l’agenzia federale degli Stati Uniti che soprintende ai parchi nazionali, ai monumenti nazionali ed ai beni storici; istituita nel 1916 fa parte del Dipartimento degli Interni. 219 techniques”. Secondo il medesimo rapporto dell’ICOMOS, il sito é soggetto a due principali minacce: l’allontanamento degli abitanti che tendono a insediarsi pil a valle, nel centro abitato (fondato nel 1787) con case modeme, fuori dalla zona protetta; ed inoltre il ruolo di attrazione turistica che il pueblo di Taos ha progressivamente assunto con il visitor center. Riferimenti bibliografici: _ http://wwwer.nps.gov/worldheritage/taos.htm; hitp:whe.unesco.org/archivifadvisory_body_evaluation/492rev. pdf. ‘Fonte: documento di valutazione del sito in vista dell’iscrizione sulla Lista del Patrimonio Mondiale dell’ UNESCO. (http:whe.unesco.org/archivi/advisory_body_evaluation/492rev.pdf). 221 LA VALLE DEI TEMPLI (AGRIGENTO) Le prime tracce di vita nell'area di Agrigento risalgono all’ epoca preistorica. La colonia greca fu fondata nel 581 a.C. da una delegazione proveniente da Gela e Rodi e fu chiamata Akragas. Gli seavi degli anni °40 sulla collinetta di Montelusa hanno portato alla luce una necropoli greca del VI-V secolo a.C., nessuna tomba ha restituito materiale databile in anni anteriori alla data sopra indicata, percid viene confermata la data di fondazione (581 a.C.).Gli scavi sono continuati con diverse campagne, I’ ultima é quella del 1990, quando il Presidente dell’ANIMI, Michele Cifarelli, si adoperd per una rinascita dell’attivita archeologica. Le cause di degrado sono molteplici, vanno dal naturale sgretolamento delle opere ato dal passare dei secoli, al devastante terremoto (che distrusse il tempio di Ercole, ricostruito in parte dal 1920), all'abbandono dell’area, ai saccheggi avvenuti nei secoli e al cambio di destinazione d’uso che hanno avuto alcuni edifici (es. le mura furono utilizzate dai Bizantini come necropoli), La parziale soluzione a questi problemi, é stato il Parco Archeologico ¢ Paesaggistico della Valle dei Templi istituito, come ente autonome, con la legge regionale 20/2000, ricaleando il perimetro della zona A dei precedenti vincoli ministeriali del 1968 e del 1971 e della Regione Siciliana del 1991. Il termine Valle dei Templi, fino a tempi recenti riferito all’area della citta antica, si estende oggi al territorio circostante interessato dalle necropoli e dai santuari extra-moenia, attraversato dai fiumi Akragas ed Hypsas, fino al mare. In essa, le valenze ambientali e naturali, fortemente caratterizzate dall’intervento umano, si fondono con i monumenti archeologici, ora solenni come i templi, ora discreti ¢ suggestivi come le necropoli e i complessi ipogeici. La gran parte della cittd classica ¢ romana é tuttavia ancora nascosta sotto la distesa di mandorli ed ulivi secolari. E da quella riserva non ancora scavata emergono ancora, di quando in quando, nuove testimonianze della sua vita, Uno degli aspetti su cui si & posto l'accento é quello del turismo culturale, con la definizione di un piano peril futuro del parco (PIT, piano integrato turismo culturale), Un’altra importante istituzione per la memoria storica ¢ per la diffusione al pubblico delle informazioni su Agrigento é il museo archeologico, inaugurato nel giugno del 1967. Sinistra, Tempio di Ercole, desira, tempio della Concordia - 2005 (Foto: N. Bettoni). Autori: Noemi Bettoni e Luca Clerici ‘VI.12 LE TOMBE REALI DI XIAN IN CINA ED IL RESTAURO ARCHEOLOGICO, Il concetto di patrimonio culturale in Cina e di tutela é recente. Durante il periodo comunista molti dei monumenti sono stati distrutti, sull’esempio della Russia, nel processo di modernizzazione del paese: Liang Sicheng in questo momento é una delle figure di spicco che si batte per la conservazione dei monumenti nazionali. Solo negli anni Ottanta si attua una legge per la protezione delle citta storiche. Nel 1986 @ promulgata una circolare sulle “Misure per la gestione dei lavori di restauro dei monumenti storici, delle architetture antiche e delle grotte dei templi”. E’ interessante tuttavia constatare come parallelamente, gia a partire degli anni Cinquanta, sono state attuate misure di protezione nelle aree archeologiche con sistemi di copertura in previsione della musealizzazione in situ. Nel 1953 fu infatti scoperto l’insediamento neolitico di Bampo (provincia di Shensi, Xi’an) su cui nel 1958 fu costruito il museo, costituito da una serie di spazi separati dall’edificio principale, dove sono conservati circa 3000 m’ di scavo, su un totale di circa 50000 m* d’estensione dell’insediamento preistorico. Gli spazi, lungo il cui perimetro si affaccia il percorso del pubblico, possono raggiungere una luce di 40 m e sono coperti con tiranti. Principi analoghi soprintendono alla soluzione adottata per i grandi tumuli funerari di Xian, per i quali si é allestito un museo in situ; gli interventi di conservazione sono condotti direttamente sui reperti nel loro contesto. Questo allestimento permette di proseguire le ricerche archeologiche in condizioni ottimali, in soluzione di continuita con le esigenze conservative, e risponde a criteri didascalici ed espositivi moderni. Tuttavia ¢ da rilevare che le strutture museali realizzate si ancorano al contesto originario con imponenti dimensioni. 225, Fig. 65 Xi'an, Tomba dell 'imperatore della dinastia.Qin Shi Huang: in alto la fossa n. 2 con gli scavi archeologici in corso; in basso la fossa n. 1 ed un dettaglio della relativa copertura (CDB, Questa dichiarazione nasce dall’intento di legittimizzare la tradizione orientale del “rifacimento continuo” e permettere quindi Viscrizione di siti dell’Asia orientale sulla Lista del patrimonio mondiale, per la quale, appunto, secondo la Convenzione UNESCO per la protezione del patrimonio mondiale (1972), Vautenticita ha un ruolo pregiudiziale per la candidatura -e la conseguente iscrizione- di un sito sulla Lista. La dichiarazione UNESCO di Nara considera che la conservazione affonda le sue proprie radici nel valore attribuito al patrimonio e che l’autenticita ne determina il valore ($10). L’autenticita viene cosi legata all’individuazione ed al rispetto della diversita culturale, nel senso che -come recita la dichiarazione- “i criteri di giudizio sul valore sono ritenuti specifici ¢ diversi da cultura a cultura, ed anche all’interno della stessa cultura” (§11). Essa é legata alla veridicita di una varieta di aspetti delle fonti che possono includere forma e disegno, materiali e sostanza, uso e funzione, tradizioni e tecniche, localizzazione e contesto ed altri fattori immateriali ($13). L’uso di queste fonti permette l’elaborazione di dimensioni specifiche artistiche, sociali, e scientifiche del patrimonio culturale in esame. In questo senso, la dichiarazione di Nara conclude che non é possibile determinare criteri univoci e fissi del valore di autenticita; al contrario, il rispetto per ogni cultura richiede che il patrimonio culturale sia sempre giudicato in rapporto diretto con il contesto (culturale e materiale) a cui appartiene. Riferimenti bibliografici: Autentico e non: architettura non & un'arte allografa, Seminario tenutosi presso il Dipartimento di Conservazione e storia dell'architettura del Politecnico di Milano, 1992 (ANATKH 1,2,3), Firenze, 1993; M. DEZZI BARDESCHI, “Autenticita e — limiti dell’interpretazione”, ANATKH 2 (1993); M. Dezzi_ BARDESCHI, “Discussion”, in R.A. GENOVESE (ed.), Autenticita e patrimonio monumentale. Atti della Giornata internazionale di studio, Napoli, 29 settembre 1994 (Restauro 130), 1994, 61-72; Conferenza di Nara sull'autenticiti in relazione con il patrimonio culturale mondiale. Nara, Giappone (1994): htip://www.international.icomos.org/icomos/nara.htm. 230 PETRA (GIORDANIA) Il parco archeologico fu costituito nel 1995 e prevede l’impiego di circa 100 persone nella protezione e nella gestione del sito. La conservazione dei monumenti a tischio & organizzata su una carta del rischio ¢ dei monumenti con maggiore necessita di consolidamento™. Nella prima verifica, effettuata a 5 anni di distanza”, i problemi riscontrati riguardano la gestione e la conservazione. In particolare nella gestione, & emersa la mancanza di coordinazione fra organizzazioni e l’assenza di autorita dei gestori del sito. Per quanto riguarda lo stato dei monumenti, é stato riscontrato un forte aumento e rapidita di degrado dei materiali lapidei per fattori che sono successivamente intervenuti: sali trasportati dall’acqua piovana, aumento dell’umidita nella pietra (tombe nabatee) in relazione all’aumento d’afflusso di visitatori. E’ stata inoltre riscontrata la mancanza di un inventario complessivo dei monumenti e dei contesti archcologici. L’azione proposta nel secondo piano di gestione mira alla formazione di una unita di gestione responsabile con capacita decisionale. E’ stata prevista l’attuazione dello _—_ zoning, Vaggiornamento dei servizi e delle informazioni turistiche, il miglioramento della circolazione turistica e l’avanzamento delle ricerche dirette sulla protezione e l’interpretazione. Petra, ilcd. Tesoro (CDB, 2003). Autori: Giorgia de Castro, Daniela R. Marroccolie Rachele Torbion Si veda B. LANE, B. BOUSQUET, Petra National Park Management Plan, Main Report, 1995, p. 86. ™ Si veda AAVV, The Petra Archaeological Park. Operating Plan, 2001. 232 STRUTTURA IL QUADRO DI RIFERIMENTO (GENERALE DEL PIANO v ‘TUTELA E CONSERVAZIONE v IL MODELLO DELLO SVILUPPO. CULTURALE LOCALE v CONTROLLO E MONITORAGGIO Fig. 67 Schema relativo alla preparazione dei piani di gestione, secondo le indicazioni del MBAC. 234 VLLIS PIANI DI GESTIONE E LISTA DEL PATRIMONIO MONDIALE Dal 2002, il Comitato della Convenzione UNESCO per la protezione del Patrimonio Mondiale del 1972 ha stabilito per i siti proposti come candidati sulla lista del Patrimonio Mondiale Vobbligatorieta della definizione di un relativo piano di gestione. Ad oggi la lista del patrimonio mondiale comporta 830 beni culturali e naturali, che il Comitato considera come beni di valore universale; I’Italia ha 40 siti iscritti. Il primo complesso archeologico italiano, iscritto nel 1979, é quello dell’arte rupestre della Valcamonica, un territorio quantificabile in circa 250000 petroglifici impressi su centinaia di rocce all’aperto, raffiguranti temi di agricoltura, navigazione, guerra e magia. Seguono i monumenti paleo- cristiani di Ravenna (1996); larea archeologica d’Agrigento (1997); di Piazza Armerina (1997); il. villaggio nuragico di Barumini (1997); le aree archeologiche di Pompei, Ercolano ¢ Torre Annunziata (1997); il parco nazionale del Cilento con Paestum (1998); la zona archeologica e la basilica patriarchica di Aquileia (1998); villa Adriana (Tivoli, 1999); villa d’Este (Tivoli, 2001); le necropoli di Cerveteri e Tarquinia (2004); la Val d’Orcia 2004); Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica (2005). Riferimenti bibliografici: P. MICOLI e M.R. PALOMBI (a cura di), I siti italiani nella Lista del Patrimonio Mondiale dell‘UNESCO. La strategia per la gestione, Atti della terza Conferenza Nazionale, 2006; C. DEZZi BARDESCHI, “Archeologia e Conservazione tra la Seconda e la Terza Mostra”, in ‘ANATKH 50-51 (2007), pp. 354-379. Secondo i dati pubblicati dalla Soprintendenza di Pompei”', questo sito archeologico é fra i pit frequentati in Italia, con un afflusso crescente negli ultimi anni: pit di 2 milioni di visitatori con un climax nel periodo primavera-estate (aprile-settembre), come segue: Anno 2006 2005 2004 2003 Visitatori 2.569.872] 2.370.940 | 2.287.580 | 2.112.412 2002 2001 2000 2.224.668] 2.255.365 | 2.165.739 IL sito di Pompei, in coincidenza con l’anno di iscrizione sulla Lista del Patrimonio Mondiale, gode di uno statuto speciale. Nel 1997, la legge n. 352 (art. 9) ha conferito alla Soprintendenza di Pompei, “autonomia scientifica, organizzativa, amministrativa e finanziaria per quanto concerne l’attivita istituzionale, con esclusione delle spese del personale” (comma 1). Come precisa il medesimo articolo, il provvedimento ha la finalita di “incentivare l’attivita di tutela, conservazione e fruizione pubblica del patrimonio archeologico”. La legge istituisce presso la Soprintendenza di Pompei il consiglio d’amministrazione che delibera il programma, il bilancio di previsione, le relative variazioni ed il conto consuntivo. 7! Dati pubblicati sul sito web della Soprintendenza Archeologica di Pompei, www.pompeiisites.org/database/pompei. 235, 1997- UN PIANO PER POMPEI *Soprintendenza Archeologica di Pompei (finanziamento del WMF) +4 sotto-progetti: - conservazione - fruizione e musealizzazione - gestione del sito e servizi di accoglienza - rapporti con la citta contemporanea e con la rete delle risorse *Obiettivo : - esame dei problemi di restauro e conservazione (insula - campione di ricerca “casa delle Nozze d’Argento”) +Programma ; - letiura dei resti ed identificazione degli elementi che hanno subito interventi - analisi delle strutture restaurate o ricostruite anche mediante ricerche d'archivio - campagna diagnostica ed analitica - mappatura degli elementi decorativi e strutturali e del loro stato di conservazione - segnalazione di eventuali interventi urgenti - identificazione delle cause di degrado - indicazione delle metodologie d ‘intervento applicabili al manufatto - previsione di un programma di manutenzione a lungo termine con relativi costi Principali Cause del degrado riscontrate *Terremoto del 1980 affondamentie distruioni murali *Vegetazione parasitica , colpisce le rovine *Acqua principale causa dell’umidita e gelo agenti sui resti *Afflusso turistico alta frequentazione del sito *Atmosfera inquinamento agente sulle superfici murarie Autori: Sara Pisoni, Tatiana Roberto e Silvia Zorzan 236 Il bilancio di previsione, le variazioni ed il rendiconto sono trasmessi al Ministero per i beni culturali e ambientali e al Ministero del tesoro per l’approvazione (comma 2). “Gli introiti derivanti dai servizi aggiuntivi e quelli provenienti dai biglietti d’ingresso agli scavi e alle altre aree e complessi archeologici della Soprintendenza sono destinati ad interventi di adeguamento strutturale e funzionale, ai restauri, al recupero archeologico, alle attivita di promozione culturale, di godimento del bene stesso e di incentivazione dell’occupazione e alle altre attivita da realizzare nelle medesime aree” ¢ sono acquisiti al bilancio della Soprintendenza (comma 8), ma la Soprintendenza realizza iniziative miranti alla valorizzazione del _ sito archeologico anche con accordi di programma, con gli enti locali territoriali, con gli altri soggetti pubblici ¢ privati interessati e con la regione Campania, al fine di promuovere, in ambito nazionale e internazionale, l’immagine degli scavi di Pompei e degli altri complessi archeologici (comma 9). I proventi esterni devono essere finalizzati alle attivita di recupero, di restauro, di adeguamento strutturale e funzionale (comma 8). In questo quadro, dal 1998 la Soprintendenza ha promosso la collaborazione con istituzioni e fondazioni, quali per esempio: il World Monuments Fund (WMF) per un programma di studio dedicato alla tutela dell’area archeologica (“Un piano per Pompei”); 3M ITALIA SPA per la la consulenza nella progettazione nei settori della grafica, della segnaletica, dell’illuminazione, della sicurezza e della comunicazione; I'Enel (programma “Luce per I’ Arte”) per la progettazione di impianti di illuminazione destinati a valorizzare i monumenti italiani. Pompei ¢ uno dei pochi siti per cui si possono desumere informazioni sullo stato d’avanzamento dei lavori di archeologia e restauro, quest’ultimo, settore molto spesso negletto. Dal 1998 é infatti iniziata la pubblicazione (Magazine”’) di un bollettino d’informazione sulle atti di ricerca, restauro, promozione ed educazione con al centro il territorio ed i siti di Pompei, Ercolano, Stabbia e Oplontis. ® Accessibile anche su internet: www.pompeiisites.org/database/pompeii. 237 published “Towards an Archaeology of Mind” in 1983. He believed that rituals, social organisation and ideology had universal cultural cross-links with the material sphere which could be recorded. Therefore the ideology of an ancient society could be deduced starting from measurable archaeological data. New proposals of analysis were constituted by the Emotional and Affective archaeology (Tarlow). These theoretical approaches affected the study and the interpretation of archaeological data (mainly in the domain of funerary archaeology), as well as digging methods. From the Seventies onwards, the study of archaeology was enriched hy the development of archaeometry, archaeology of architecture, landscape archaeology, and underwater archaeology, etc. Archaeometry relates to physical and chemical characteristics of archaeological materials, in particular their origin, provenience, chronology and technology. In Italy the first systematic analysis on materials. composing artefacts were carried out by the Institute of History of Material Culture in Genoa, Discussion focused on the applicability of stratigraphy on the study and recording of mural elevation. In Italy, in 1996 a series of congresses were devoted to stratigraphic studies and their contribution to the conservation program (Brescia, Genoa, Padua, Milan). They resulted in recognising stratigraphy as a preliminary tool in documenting the archaeological monument/context. From the Eighties onwards, non-invasive analysis, already in use, improved significantly. Geophysical survey in general (geomagnetic, geoelectric, electromagnetic and georadar) studies the physical characteristics of soils and rocks, through the indirect survey of underground soil and by revealing the presence of structures present in the superficial layers of the terrestrial crust. Through this non- invasive method it is possible to achieve an understanding, without digging, of large portions of ancient settlements (i.e. Forum Novum in Falerii Novi hy H. Patterson of the British School in Rome) Archaeological surveys, remote sensing and geophysical surveys are largely used, beside other more “traditional” sources of information (archival topography and cartography, written sources, toponomastic, ete.) in the theoretical reconstruction of ancient landscape. The enlargement of the use of informatics and GPS (Global Positioning System), which became available also for civil purpose in 1993, and of GIS (Geographic Information System), allowed a vast 239 hierarchically and according to intensity, enabling the identification and planning intervention. Among the on-field practices there is more attention to compatibility, reversibility, and first-aid measures. From the Sixties/Seventies, systematic studies on cause and process of decay became increasingly present, with the aim to stop, or at least reduce, the decay process at its origins while avoiding drastic intervention on the material evidences. In parallel, traditional materials were experimented within restoration, for their major compatibility and reversibility with ancient structures (i.e. Pompeii, in particular for roofing systems: House of Menandro, House of Vetti, etc.). The study of ancient materials and techniques includes also the research of remedies already adopted in Antiquity with positive results, as well as studies aiming at the improvement of such remedies and measures. This approach finds a fertile ground in the studies of mud-brick architecture conservation (i.e. Tell Hariri in Syria). There is also an increasing focus on interdisciplinary studies within the conservation program, in particular in the preliminary diagnostic phase: the studies of micro-climate and flora, for example, are essential for the design of new protective roofing. Visual technology and on-site 3D reconstruction are also adopted to present sites or part of historical buildings (ie. the site of Ename in Belgium). This method has the advantage of not physically affecting the monument/building, is highly reversible and should be I believe more explored in the future as we seek to obtain sustainable solutions. Another interesting solution, which is more and more common in recent years, is the construction of replicas nearby the original context, but without affecting it directly (caves of Lascaux in France, Altamira in Spain). The Chinese experience is an example of how shelter and roofing have been used since the Fifties (ie. the Neolithic site of Bampo) to protect the exposed remains, by associating educational purposes and allowing the pursual of archaeological excavation and conservation practices simultaneously (i.e. the museums built on the tumulus of the emperor and the queen and the emperor (opened in 2005) in Shensi province, nearby Xian in China). Prevention implies a better management of the time available and the provision of first-aid measures at the appropriate time, allowing to reduce the impact of the condition variation in archaeological context and remains while exposed by the excavation process. 241 First-aid treatments seek to solve the most pressing needs, as identified in the diagnosis, with effective solutions (low-cost and able to be implemented within a short timeframe). First aid solutions often offer a minimal life-time duration of one year (between two campaigns or awaiting more long-term solutions carried out by conservators), considering the on-going excavations on the site. They include cleaning, lifiing methods, retrieval, packing, and storage of fragile elements and excavated remains, as well as temporary support or filling, fixing of the detached portions of the plaster, stabilisation of immovable and moveable remains within the sites, and shelters and drainage systems. In Italy in 2004, two significant Laws, n. 1089 en. 1497 of 1939, were merged together to form a unique “Code of cultural properties and landscape” (D.L. n. 42 of 22" January 2004) which became effective in May 2004. Article 29 of the Code clearly defined “Preservation” in its objectives and main operations: “(1) The preservation of cultural heritage is ensured through a coherent, coordinated and planned activity of research, prevention, maintenance and restoration. (2) By prevention it is meant all of the appropriate activities which limit the risks to cultural heritage in its context. (3) By maintenance it is meant all of the activities devoted to the control of the conditions of cultural heritage and to the mainienance of the integrity, function and identity of the property and its parts. (4) By restoration it is meant the direct intervention on the cultural property aiming at the conservation of the material iniegrity and the safeguarding of such property, and the protection and transmission of its cultural values”. Emphasis was put on the material aspect of cultural heritage, which is the vehicle of cultural values. The Italian Code of cultural properties and landscape also brought attention to the definition of “archaeological park”, specifically the close link between protection, enhancement, promotion of research, as well as presentation and accessibility of a given territory rich in cultural significance (whether archaeologically, historically, or environmentally, etc.). According to article 94, the archaeological park is “a territorial area characterised by important archaeological evidence including historic, landscape and environmental values, equipped as an open museum, so as to facilitate its understanding through studied itineraries and educational supports”. The 242 external factors (§ 13). The use of these sources permits the elaboration of the specific artistic, historic, social, and scientific dimensions of the cultural heritage being examined. In this sense, it is not possible to determine univocal and fixed criteria of authenticity. On the contrary, the respect due to each culture requires that the cultural heritage he judged in direct relationship with its context and culture. The UNESCO Declaration on Authenticity however introduces useful elements to device adequate strategies especially in the preliminary phase of the project when one has to assess the archaeological context and operate sustainable choices. Sustainable strategies for the protection and safeguarding of a context are among the objectives of a management plan, and lie on the context, use, and the values (cultural, social, intangible, economic, ete.), and shall take into account the local impact of a number of possible scenarios, such as environmental (i.e. climatic) changes, economic (support to the local economy) and social factors (involvement of local communities). The aim of a management plan is to ensure the appropriate balance, both immediate, medium and long-term, between the protection and preservation of the archaeological context, management and tourist accessibility, in harmony with the environment, the sustainable development, and the interests of local communities. Thus, preservation, maintenance, risk prevision and monitoring underpin a decisive role in a management plan. The formulation of the management plan lies on the as: ment of the context and its values: history, archaeological remains, environmental context, including the fauna and flora, administrative aspects, stakeholders, local managers: of public administration, local communities, economy and use of the territory, site accessibility, legal status of the territory (private and public), threats and their prevision, researches and future deposits, etc. The two management plans of the Hadrian’s Wall (UK) and Petra (Jordan) can be taken as example, both sites inscribed on the UNESCO World Heritage List. Both management plans were respectively adopted in 1995 and 1996. For both, at the conclusion of the first five-year plan, a review was conducted and a second adjusted plan was prepared, and is still implemented today. This second document addressed the problems which arose during the first five year plan. Planning and monitoring at all levels can be a serious concern for an adequate conservation of archaeological sites. Since 2002, the World Heritage Committee has agreed on the obligation for 244 the new submission of properties to be accompanied by its management plan. Today, the UNESCO World Heritage List includes 830 properties -644 cultural, 162 natural and 24 mixed properties- which the World Heritage Committee considers as having outstanding universal value. Italy has 40 sites inscribed. Without counting the historic urban centres, the first archaeological context inscribed in 1979 was the Rock Art of Valeamonica, one of the richest open-air engraved areas in Europe, having a collection of about 250,000 prehistoric petroglyphs. The following sites were inscribed later: the Early-Christian monuments of Ravenna (1996); the archaeological area of Agrigento (1997); Piazza Armerina (1997); the Su Nuraxi of Barumini (1997); the archaeological areas of Pompeii, Herculaneum and Torre Annunziata (1997); the archaeological park of Cilento with the archaeological sites of Paestum and Velia (1998); the archaeological area and the Patriarchal Basilica of Aquileia (1998); Villa Adriana (1999) and Villa d’Este (2001) in Tivoli; the Etruscan necropolis of Cerveteri and Tarquinia (2004); Val d’Orcia 2004); Syracuse and the rocky necropolis of Pantalica (2005). 245, VI —- ARCHEOLOGIA E TUTELA: CONVENZIONI INTERNAZIONALI, CARTE E RACCOMANDAZIONI La tutela (dal latino “tueor”, difendere, proteggere) riunisce gli strumenti normativi nazionali ed internazionali, che consentono la protezione del patrimonio culturale. A livello internazionale la protezione del patrimonio archeologico é oggetto di convenzioni e raccomandazioni. Le convenzioni sono accordi raggiunti fra pitt paesi che si impegnano a mantene! proci obblighi. Le raccomandazioni non sono invece vincolanti, perché offrono un suggerimento di condotta ¢ non comportano un impegno dei paesi firmatari alla loro osservazione. A livello internazionale, la definizione di bene culturale (“Cultural Heritage”) @ assai recente: é stata utilizzata per la prima volta in ambito internazionale nella Convenzione UNESCO per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, firmata all’Aja il 14 maggio 1954 insieme al regolamento di esecuzione ed al relativo protocollo. Nella definizione di bene culturale, seguendo l’art. 1, sono compresi: beni mobili ed immobili quali monumenti di carattere secolare o teligioso, siti archeologici, opere d’arte, manoscritti e libri, collezioni scientifiche; istituti culturali, musei, archivi e biblioteche. Nella Convenzione UNESCO contro il traffico illecito di beni culturali (1970), oltre ai gia citati contesti, si aggiungono collezioni rare sulla fauna, mineralogia e paletnologia ed oggetti di interesse etnologico (art. 1). Con le convenzioni successive vi é un progressivo allargamento del concetto di bene culturale, a comprendere il patrimonio naturale (Convenzione UNESCO sul patrimonio mondiale, 1972), il patrimonio subacqueo, la stretta relazione del contesto culturale con il territorio (Carta ICOMOS per la protezione e gestione del patrimonio archeologico, 1990 e Convenzione Europea di Valletta, 1992) ed infine il patrimonio immateriale (Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio immateriale, 2003). 246 VII.1 CONVENZIONI INTERNAZIONALL Convenzione UNESCO per la protezione del patrimonio culturale in caso di conflitto armato, Ajia, 1954 ed i due relativi protocolli del 1954 ¢ 1999 La convenzione contempla beni mobili ed immobili, inclusi monumenti architettonici, arte e storia, siti archeologici, opere d’arte, manoscritti, libri ed altri manufatti di interesse artistico, storico 0 archeologico, come anche collezioni di tipo scientifico, senza tener conto dell’ origine e della proprieta. Per contenere gli effetti di un conflitto armato sul patrimonio culturale, le parti signatarie (pit di cento) si impegnano a prendere misure preventive, in periodo di guerra che di pace: la salvaguardia ed il rispetto per i beni culturali durante conflitti internazionali e non; la registrazione di un numero limitato di beni immobili e mobili di particolare importanza sul Registro internazionale dei beni culturali sotto protezione speciale (/nternational Register of Cultural Property under Special Protection) per garantirne V’appropriata protezione; la demarcazione con un emblema (definito dalla Convenzione) di edifici e¢ monumenti di particolare importanza culturale; la predisposizione di unita speciali, all’interno delle forze militari, responsabili della protezione del patrimonio culturale. La Convenzione contempla il rispetto per il patrimonio culturale in situ e durante trasporti, nel caso di conflitto armato ed assegna particolare importanza all’inventario e catalogo dei beni sotto protezione speciale. Oltre ai beni mobili ed immobili, la convenzione protege il personale tecnico-professionale al quale deve essere consentito di continuare a svolgere il suo ruolo in istituti culturali. Convenzione UNESCO contro il traffico illecito, 1970 ¢ relative protocollo, poi aggiornata dalla convenzione UNIDROIT (Roma, 24 giugno 1995) La definizione di bene culturale si ampia, essendo contemplati, accanto ad manufatti archeologici e storico-artistici anche ‘oggetti di interesse etnologico’ (art. 1). La documentazione, la stesura di inventari e la conservazione del patrimonio oggetto 248 della Convenzione rivestono un ruolo essenziale. Le Parti si impegnano a creare, quando non vi siano gia, servizi nazionali preposti all’attuazione di una legislazione in favore della protezione del patrimonio culturale ed in particolare della prevenzione del traffico illecito (importazione, esportazione e trasferimento illecito di proprieta) di beni culturali di particolare importanza, alla stesura di inventari nazionali dei beni pubblici e privati protetti, alla promozione delle istituzioni scientifiche e tecniche (musei, bilbioteche, archivi, laboratori, ecc.) necessarie per la conservazione e la presentazione dei beni culturali, alla supervisione degli scavi archeologici per favorire la conservazione in situ ¢ proteggere i depositi di ricercha per future generazioni, alla definizione di regole in conformita con i principi etici della Convenzione rivolte a curatori, collezionisti, antiquiari, ecc., all’accessibilita delle informazioni relative alla scomparsa di beni culturali (art. 5). L’articolo 6 riguarda le norme per |’esportazione dei beni culturali, con l’introduzione di un certificato. L’articolo 7 vieta l’acquisto di beni illecitamente acqui: importati o esportati e incoraggia la restituzione di tali beni. Convenzione UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale (1972): Oltre a edifici storici singoli, complessi di edifici e siti (art. 1), la Convenzione contempla la protezione di contesti naturali (art. 2). Nel 2005 628 siti sono inscritti sulla lista del patrimonio mondiale, di cui 160 siti naturali e 24 misti. Il testo integrale della Convenzione é riportato di seguito”. Convention Concerning the Protection of the World Cultural and Natural Heritage THE GENERAL CONFERENCE of the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization meeting in Paris from 17 October to 21 November 1972, at its seventeenth session, Noting that the cultural heritage and the natural heritage are increasingly threatened with destruction not only by the traditional causes of decay, but also by changing * Fonte: UNESCO. 249 : works of man or the combined works of nature and man, and areas including archaeological sites which are of outstanding universal value from the historical, aesthetic, ethnological or anthropological point of view. Article 2 For the purposes of this Convention, the following shall be considered as "natural heritage" natural features consisting of physical and biological formations or groups of such formations, which are of outstanding universal value irom the aesthetic or scientific point of view; geological and physiographical formations and precisely delineated areas which constitute the habitat of threatened species of animals and plants of outstanding universal value from the point of view of science or conservation; natural sites or precisely delineated natural areas of outstanding universal value from the point of view of science, conservation or natural beauty. Article 3 It is for cach State Party to this Convention to identify and delineate the different properties situated on its territory mentioned in Articles | and 2 above. II. National and international protection of the cultural and natural heritage Article 4 Each State Party to this Convention recognizes that the duty of ensuring the identification, protection, conservation, presentation and transmission to future generations of the cultural and natural heritage referred to in Articles 1 and 2 and situated on its territory, belongs primarily to that State. It will do all it can to this end, to the utmost of its own resources and, where appropriate, with any international assistance and co-operation, in particular, financial, artistic, scientific and technical, which it may be able to obtaii Article 5 To ensure that effective and active measures are taken for the protection, conservation and presentation of the cultural and natural heritage situated on its territory, each State Party to this Convention shall endeavour, in so far as possible, and as appropriate for each country: a) to adopt a general policy which aims to give the cultural and natural heritage a function in the life of the community and to integrate the protection of that heritage into comprehensive planning programmes; bjto set up within its territories, where such services do not exist, one or more services for the protection, conservation and presentation of the cultural and natural heritage with an appropriate staff and possessing the means to discharge their functions; ¢) to develop scientific and technical studies and research and to work out such operating methods as will make the State capable of counteracting the dangers that threaten its cultural or natural heritage; ) to take the appropriate legal, scientific, technical, administrative and financial measures necessary for the identification, protection, conservation, presentation and rehabilitation of this heritage; and 251 €) to foster the establishment or development of national or regional centres for training in the protection, conservation and presentation of the cultural and natural heritage and to encourage scientific research in this field. Article 6 1, Whilst fully respecting the sovereignty of the States on whose territory the cultural and natural heritage mentioned in Article 1 and 2 is situated, and without prejudice to property right provided by national legislation, the States Partics to this Convention recognize that such heritage constitutes a world heritage for whose protection it is the duty of the international community asa whole to co-operate. 2. The States Parties undertake, in accordance with the provisions of this Convention, to give their help in the identification, protection, conservation and presentation of the cultural and natural heritage referred to in paragraphs 2 and 4 of Article 11 if the States on whose territory it is situated so request. 3. Each State Party to this Convention undertakes not to take any deliberate measures which might damage directly or indirectly the cultural and natural heritage referred to in Article 1 and 2 situated on the territory of other States Parties to this Convention. Article 7 For the purpose of this Convention, international protection of the world cultural and natural heritage shall be understood to mean the establishment of a system of international co-operation and assistance designed to support States Parties to the Conveation in their efforts to conserve and identify that heritage. IIL. Intergovernmental Committee for the protection of the World cultural and natural heritage Article 8 1. An Intergovernmental Committee for the Protection of the Cultural and Natural Heritage of Outstanding Universal Value, called "the World Heritage Committee", is hereby established within the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. It shall be composed of 15 States Parties to the Convention, elected by States Parties to the Convention meeting in general assembly during the ordinary session of the General Conference of the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. The number of States members of the Committee shall be increased to 21 as from the date of the ordinary session of the General Conference following the entry into force of this Convention for at least 40 States. 2. Election of members of the Committee shall ensure an equitable representation of the different regions and cultures of the world. 3. A representative of the Intemational Centre for the Study of the Preservation and Restoration of Cultural Property (ICCROM), a representative of the International Council of Monuments and Sites (ICOMOS) and a representative of the International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (IUCN), to whom may be added, at the request of States Parties to the Convention meeting in general assembly during the oninary sessions of the General Conference of the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, representatives of other intergovernmental or non-governmental organizations, with similar objectives, may attend the meetings of the Committee in an advisory capa 252 of the land; major alterations due to unknown causes; abandonment for any reason whatsoever; the outbreak or the threat of an armed conflict; calamities and _ jous fires, earthquakes, landslides; volcanic eruptions; changes in water level, floods and tidal waves. The Committee may at any time, in case of urgent need, make a new entry in the List of World Heritage in Danger and publicize such entry immediately. 5. The Committee shall define the criteria on the basis of which a property belonging to the cultural or natural heritege may be included in either of the lists mentioned in paragraphs 2 and 4 of this article. 6. Before refusing a request for inclusion in one of the two lists mentioned in paragraphs 2 and 4 of this article, the Committee shall consult the State Party in whose territory the cultural or natural property in question is situated. 7. The Committee shall, with the agreement of the States concerned, co-ordinate and encourage the studies and research needed for the drawing up of the lists referred to in paragraphs 2 and 4 of this article. Article 12 The fact that a property belonging to the cultural or natural heritage has not been included in either of the two lists mentioned in paragraphs 2 and 4 of Article 11 shall in no way be construed to mean that it does not have an outstanding universal value for purposes other than those resulting from inclusion in these lists. Article 13 1. The World Heritage Committce shall receive and study requests for international assistance formulated by States Parties to this Convention with respect to property forming part of the cultural or natural heritage, situated in their territories, and included or potentially suitable for inclusion in the lists mentioned referred to in paragraphs 2 and 4 of Article 11. The purpose of such requests may be to secure the protection, conservation, presentation or rehabilitation of such property. 2, Requests for international assistance under paragraph 1 of this article may also be concemed with identification of cultural or natural property defined in Articles 1 and 2, when preliminary investigations have shown that further inquiries would be justified. 3. The Committee shall decide on the action to be taken with regard to these requests, determine where appropriate, the nature and extent of its assistance, and authorize the conclusion, on its behalf, of the necessary arrangements with the government concemed. 4. The Committee shall determine an order of priorities for its operations. It shall in so doing bear in mind the respective importance for the world cultural and natural heritage of the property requiring protection, the need to give international assistance to the property most representative of a natural environment or of the genius and the history of the peoples of the world, the urgency of the work to be done, the resources available to the States on whose territory the threatened property is situated and in particular the extent to which they are able to safeguard such property by their own 5. The Committee shall draw up, keep up to date and publicize a list of property for which international assistance has been granted. 254 €) all other resources authorized by the Fund's regulations, as drawn up by the World Heritage Committee. 4. Contributions to the Fund and other forms of assistance made available to the Committee may be used only for such purposes as the Committee shall define. The Committee may accept contributions t0 be used only for a certain programme or project, provided that the Committee shall have decided on the implementation of snch programme or project. No political conditions may be attached to contributions made to the Fund, Article 16 1, Without prejudice to any supplementary voluntarycontribution, the States Parties to this Convention undertake to pay regularly, every two years, to the World Heritage Fund, contributions, the amount of which, in the form of a uniform percentage applicable to all States, shall be determined by the General Assembly of States Parties to the Convention, meeting during the sessions of the General Conference of the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. This decision of the General Assembly requires the majority of the States Parties present and voting, which have not made the declaration referred to in paragraph 2 of this Article, In no case shall the compulsory contribution of States Parties to the Convention exceed 1% of the contribution to the regular budget of the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. 2, However, each State referred to in Article 31 or in Article 32 of this Convention may declare, at the time of the deposit of its instrument of ratification, acceptance or accession, that it shall not be bound by the provisions of paragraph 1 of this Article. 3. A State Party to the Convention which has made the declaration referred to in paragraph 2 of this Article may at any time withdraw the said declaration by notifying the Director-General of the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. However, the withdrawal of the declaration shall not take effect in regard to the compulsory contribution due by the State until the date of the subsequent General Assembly of States parties to the Convention. 4, In order that the Committee may be able to plan its operations effectively, the contributions of States Parties to this Convention which have made the declaration referred to in paragraph 2 of this Article, shall be paid on a regular basis, at least every two years, and should not be less than the contributions which they should have paid if they had been bound by the provisions of paragraph 1 of this Article. 5. Any State Party to the Convention which is in arrears with the payment of its compulsory or voluntary contribution for the current year and the calendar year immediately preceding it shall not be eligible as a Member of the World Heritage Committee, although this provision shall not apply to the first election. The terms of office of any such State which is already a member of the Commi shall terminate at the time of the elections provided for in Article 8, paragraph 1 of this Convention. Article 17 The States Parties to this Convention shall consider or encourage the national public and private foundations or associations whose purpose is to invite donations for the protection of the cultural and natural heritage as defined in Articles | and 2 of this Convention. 256 Article 18 The States Parties to this Convention shall give their assistance to international fund- raising campaigns organized for the World Heritage Fund under the auspices of the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. They shall facilitate collections made by the bodies mentioned in paragraph 3 of Article 15 for this purpose. V. Conditions ans arrangements for international assistance Article 19 Any State Party to this Convention may request international assistance for property forming part of the cultural or natural heritage of outstanding universal value situated within its territory, It shall submit with its request such information and documentation provided for in Article 21 as it has in its possession and as will enable the Committee to come to a decision. Article 20 Subject to the provisions of paragraph 2 of Article 13, sub-paragraph (¢) of Article 22 and Article 23, international assistance provided for by this Convention may be granted only to property forming part of the cultural and natural heritage which the World Heritage Commitice has decided, or may decide, to enter in one of the lists ‘mentioned in paragraphs 2 and 4 of Article 11. Article 21 1. The World Heritage Committee shall define the procedure by which requests to it for international assistance shall be considered and shall specify the content of the request, which should define the operation contemplated, the work that is necessary, the expected cost thereof, the degree of urgency and the reasons why the resources of the State requesting assistance do not allow it io meet all the expenses. Such requests must be supported by experts’ reports whenever possible, 2, Requests based upon disasters or natural calamities should, by reasons of the urgent work which they may involve, be given immediate, priority consideration by the Committee, which should have a reserve fund at its disposal against such contingencies. 3. Before coming to a decision, the Committee shall carry out such studies and consultations as it deems necessary. Article 22 istance granted by the World Heritage Committee may take the following forms: a) studies concerning the artistic, scientific and technical problems raised by the protection, conservation, presentation and rehabilitation of the cultural and natural heritage, as defined in paragraphs 2 and 4 of Article 11 of this Convention; b) provisions of experts, technicians and skilled labour to ensure that the approved work is comrectly carried out; ©) training of staff and specialists at all levels in the field of identification, protection, conservation, presentation and rehabilitation of the cultural and natural heritage; ) supply of equipment which the State concerned does not possess or is not in a position to acquire: AS 257 €) low-interest or interest-free loans which might be repayable on a long-term basis; f) the granting, in exceptional cases and for special reasons, of non-repayable subsidies Article 23 The World Heritage Committee may also provide intemational assistance to national or regional centres for the training of staff and specialists at all levels in the field of identification, protection, conservation, presentation and rehabilitation of the cultural and natural heritage. Article 24 Intemational assistance on a large scale shall be preceded by detailed scientific, economic and technical studies. These studies shall draw upon the most advanced techniques for the protection, conservation, presentation and rehabilitation of the natural and cultural heritage and shall be consistent with the objectives of this Conveation. The studies shall also seek means of making rational use of the resources available in the State concerned Article 25 ‘As a general rule, only part of the cost of work necessary shall be bome by the international community, The contribution of the State benefiting from international assistance shall constitute a substantial share of the resources devoted to each programme or project, unless its resources do not permit this. Article 26 The World Heritage Committee and the recipient State shall define in the agreement they conclude the conditions in which a programme or project for which international assistance under the terms of this Convention is provided, shall be carried out. It shall be the responsibility of the State receiving such international assistance to continue to protect, conserve and present the property so safeguarded, in observance of the conditions laid down by the agreement. VIL. Educational programmes Article 27 1. The States Parties to this Convention shall endeavor by all eppropriate means, and in particular by educational and information programmes, to strengthen appreciation and respect by their peoples of the cultural and natural heritage defined in Articles 1 and 2 of the Convention. 2. They shall undertake to keep the public broadly informed of the dangers threatening this heritage and of the activities carried on in pursuance of this Convention. Article 28 States Parties to this Convention which receive international assistance under the Convention shall take appropriate measures to make known the importance of the propery for which assistance has been received and the role played by such assistance, 258 VII. Reports Article 29 1. The States Parties to this Convention shall, in the reports which they submit to the General Conference of the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization on dates and in a manner to be determined by it, give information on the legislative and administrative provisions which they have adopted and other action which they have taken for the application of this Convention, together with details of the experience acquired in this field. 2. These reporis shall be brought to the attention of the World Heritage Committee, 3. The Committee shall submit a report on its activities at each of the ordinary sessions of the General Conference of the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. VIIL. Final clauses Article 30 This Convention is drawn up in Arabic, English, French, Russian and Spanish, the five texts being equally authoritative. Article 31 1. This Convention shall be subject to ratification or acceptance by State: the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization with their respective constitutional procedures. embers of accordance 2. The instruments of ratification or acceptance shall be deposited with the Director- General of the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. Article 32 1. This Convention shall be open to accession by all States not members of the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization which are invited by the General Conference of the Organization to accede to it. 2. Accession shall be effected by the deposit of an instrument of accession with the Director-General of the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. Article 33 This Convention shall enter into force three months after the date of the deposit of the twentieth instrument of ratification, acceptance or accession, but only with respect to those States which have deposited their respective instruments of ratification, acceptance or accession on or before that date. It shall enter into force with respect to any other State three months after the deposit of its instrument of ratification, acceptance or accession. Article 34 The following provisions shall apply to those States Parties to this Convention which have a federal or non-unitary constitutional s a) with regard to the provisions of this Convention, the implementation of which comes under the legal jurisdiction of the federal or central legislative power, the obligations of the federal or central government shall be the same as for those States parties which are not federal States; 259 Convenzione UNESCO per la protezione del patrimonio subacqueo (2001) Il patrimonio subacqueo é riconosciuto come parte integrante del patrimonio dell’umaniti. Per patrimonio subacqueo si intende “tutte le tracce dell’esistenza umana aventi un carattere culturale, storico o archeologico che sono rimaste parzialmente o totalmente sommerse, periodicamente o continuativamente, per almeno 100 anni” (art. 1”. Manufatti preistorici sono ugualmente compresi nella lista dei beni da tutelare, accanto a monumenti, siti, manufatti storici ed archeologici con il loro contesto archeologico e naturale. La conservazione in situ di tale patrimonio é auspicata (art. 2). Le parti si impegnano nella protezione, prevenzione e mitigazione degli effetti di possibili danni a tale patrimonio, attraverso la predisposizione dei mezzi pili appropriati (art. 5), la cooperazione ed accordi bilaterali, regionali o multilaterali (art. 6). Seguono disposizioni nel caso del patrimonio subacqueo in acque interne, di archipelaghi e territoriali (art. 7), in zone contigue (art. 8). La cooperazione é auspicata per la protezione e gestione del patrimonio subacqueo -ivi comprese le indagini archeologiche, la documentatione, la conservazione, lo studio e la presentazione- (art. 19), in parallelo alla divulgazione dell’importanza di tale patrimonio (art. 20), alla formazione di personale professionale qualificato (art, 21). Il testo degli articoli 2 e 19 della Convenzione é riportato di seguito”>. Artiele 2 Objectives and general principles 1. This Convention aims to ensure and strengthen the protection of underwater cultural heritage. 2, States Parties shall cooperate in the protection of underwater cultural heritage. ™ “Underwater cultural heritage” means all traces of human existence having a cultural, historical or archaeological character which have been partially or totally under water, periodically or continuously, for at least 100 years such as, ... (art. I.a). ’S Fonte: UNESCO. 261

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