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Lo Sperone di Raffaello Stern.

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Gli anni che precedono l'intervento conservativo di Stern, vedono lo Stato Pontificio avviare
progetti finalizzati alla trasformazione del Colosseo in un grande luogo di culto e per arginare un
degrado generalizzato.
Gli studi, le ricerche e i progetti che, spesso, superano le reali possibilit del committente (Stato
Pontificio), non vedono la loro realizzazione. 1
Si dovr attendere il papato di Pio VII, Barnaba Chiaromonti di Cesena (1800-1823) per avviare
concrete azioni per salvaguardare il Colosseo dai danni subiti con il sisma del 1703.
Il mutato clima che si registra con il papato di Pio VII, sicuramente percorso dall'eco del
contenuto delle lettere di Quatremre de Quincy e dall'attivit di personaggi illustri come l'abate
Carlo Fea (1753-1836) archeologo e commissario delle Antichit di Roma, lo scultore Antonio
Canova (1757-1822) futuro Ispettore Generale delle Antichit e Belle Arti dello Stato della Chiesa
(la stessa carica che ricopr Raffaello).
Carlo Fea e Canova furono gli estensori del chirografo chiaramontiano del 1802 che, per la tutela e
la conservazione, organizza la piramide gerarchica amministrativo-tutelare dotata di diramazioni
periferiche.2
La nuova legge predispone la commissione principale di Roma, volta a coordinare la
restaurazione e conservazione dei pubblici monumenti.
Il progetto per l'intervento conservativo strutturale del Colosseo si avvia nel 1802.
Dai documenti di archivio, conservati presso l'Archivio di Stato di Roma, si sono potuti ripercorrere
gli avvenimenti salienti che precedono il cantiere di Raffaello Stern 3
Partono le campagne di scavi per indagare il complesso impianto idraulico dell'edificio, da tempo
intasato dai detriti, e si avviano i progetti per consolidare la cinta esterna sopravvissuta, pericolante
e segnata da lesioni.
La commissione incaricata vaglia tutte le possibili soluzioni per salvaguardare il monumento, il
gruppo di lavoro composto dagli architetti e archeologi pi accreditati del momento, come
Camporesi, Schiavoni, Stern.
Il lavoro preceduto dalle notifiche che prevedono lo smantellamento delle casupole ridotte a
fienili, la raccolta del letame accumulato da tempo immemorabile negli ambienti dei fornici, che
ammonta a 12.000 carrette di terre nitrose e 600 carrette di stabbio.
La commissione approva la proposta che prevede l'edificazione di uno sperone che sicuramente
il modo pi moderno che pu sostenere il confronto delle antiche opere laterizie e che vada a
reggere la parte sconnessa e quasi cadente, porre argine alla continua laterale pressione che danno
tutti i cunei degli archi e van di finestra. L'opera muraria rivestita di una fodera in cortina
eseguita a regola d'arte che poggia su una base in travertino.
Durante il cantiere, per, emergono esigenze non previste in fase progettuale, documentate nella
relazione del 1807, come il grave stato strutturale del pilastro rimasto dalla porzione della cinta
esterna crollata e parzialmente coperto di detriti.
1 C. Fontana, L'Anfiteatro Flavio, Edizione anastatica del manoscritto del Museo di Roma (a cura) Helmut Hanger,
Gangemi Editore, Roma, p.VII e segg.
2 A. Emiliani, Leggi, bandi e provvedimenti per la tutela dei beni artistici e culturali negli antichi stati italiani 15711860, p. 257 e sugg.
3 Raffaello Stern (1774-1820) architetto a Sanpietroburgo nel 1793, 1805 membro dell'Accademia d san Luca e
docente di Architettura civile, 1820 vicepresidente dell'Accademia. Esegue lavori di scavo su incarico di Lucia
Buonaparte al Tuscolo, vicino frascati, come direttore dei lavori dirige i cantieri al presbiterio di santa Prudenziana,
Arco di Tito, Scala alla Loggia Vaticana Braccio Nuovo Museo Chiaromonti; nel 1822 si pubblicano postume le
lezioni di Architettura Civile. Thiem-Becker, vol. XXXII.

Per far fronte alla nuova situazione si provvede a predisporre il posizionamento di sbadacci
proporzionati alla spinta per evitare che le lesioni si dilatassero mentre si asportavano i detriti, a
conferma della funzione di contenimento che aveva assunto la Coxa Colisei. 4
A seguito della variante in corso d'opera, tra i documenti esaminati degna di attenzione la richiesta
dei materiali fatta da capo Mastro muratore Antonio valenti nel 1806.
Nella lista evidente il vistoso aumento di provviste di calce, pozzolana e legnami di ogni specie,
inoltre lamenta la carenza di mano d'opera specializzata, perch i forzati, assegnati ai primi lavori,
non garantiscono il lavoro a regola d'arte.
Il capo-mastro ha responsabilit rilevanti: gestisce autonomamente i rapporti con i fornitori e gli
altri soggetti impiegati, gli spetta, inoltre, in base al contratto a tutte spese e fatture, di provvedere
alla fornitura e posa in opera del materiale. A questi oneri si aggiunge il compito di organizzare il
lavoro delle maestranze, di regolare le paghe dei maestri e dei garzoni e di allestire le opere
provvisionali.5
La lesione verticale, ancora oggi visibile sulla facciata esterna verso il colle Oppio, la
testimonianza dell'evolversi della situazione di crisi strutturale fermata dall'opera laterizia dello
sperone che forma un corpo unico e ben collegato con il resto del monumento.
Le recenti prove dinamiche fatte sui modellini matematici dell'edificio, effettuate dagli ingegneri
strutturisti per la simulazione dei sismi e configurate come il Colosseo si presentava nel 1703,
hanno confermato sia la situazione di crisi del pilastro rimasto libero, come risulta dalle notizie
storiche, sia la notevole capacit resistente della parete sopravvissuta con le fondamenta che
insistono su un terreno di argille pi compatte. 6
4 ARS, Centrale II AAAA, b 6; Camerale II AABBAA, b 7, fasc 207, 13 giugno 1804. si ringrazia la cortese
disponibilit del dt Daniele Balduzzi per le utili indicazione alla ricerca dei documenti presso l'Archivio di Stato di
Roma.
5 Cfr. Roma: Il Colosseo. I restauri di Gaspare Salvi nel settore meridionale, in Ricerche di Storia dell'Arte, 1988.
6 Lo staff dell'ingegnere Giorgio Croci ha effettuato ricerche e analisi specifiche sia per la caratteristiche geologiche
del terreno di edificazione del Colosseo, sia le fessurazioni e fratturazioni strutturali connesse ai movimenti sismici e
non, presenti sul monumento. Durante la ricerca, si ritenuto importante entrare nel vivo di questo studio tecnico, di
seguito si riporta l'interessante incontro con l'ingegnere Alberto Viskovic, consulente presso lo studio Croci e
ricercatore di tecnica delle costruzioni presso l'Universit degli studi di Pescara.
Il sito di edificazione del Colosseo un terreno eterogeneo, presenta strati di limo argillosi che provengono dalle
inondazioni del Tevere e strati di limo con sabbie grossolane, laterizi e una parte pi coerente di tufo. Il bedrock
in profondit o di lato, la parte esterna compresa tra lo sperono di Stern e l'intervento del Valadier, tutta
sull'argilla. Il tufo comincia dove c' la collina, quindi sono tutte argille, diverse, ma argille.appartengo a due fasi
differenti, abbiamo una fase pleistocene, che ha fatto tutto un banco, poi ci sono stati anche fasi di eruzioni
vulcaniche, quindi tufi ed altro materiale. In base ala orografia che si creata, il fosso, il torrente Labicano ha
creato una valle che passa sotto un lato del Colosseo, prima ha tagliato la valle, poi, quando ha rallentato per altri
motivi, l'ha riempita di detriti e questi sono gli strati pi soffici del periodo olocene. Quindi abbiamo una parte di
argille pi solide, consolidate e una parte pi soffice, pi recente. Si cos rilevata questa differenza di disposizione
planimetrica, cio l'asse del fosso entra in corrispondenza con l'asse principale del Colosseo dalla parte verso san
Giovanni, poi esce nella direzione dell'Arco di Costantino. La parte del Colosseo che rimasta in piedi insiste quasi
tutta sulle argille pi solide, mentre la parte che crollata si trovava sulla valle riempita, la valle del fosso
Labicano. Sembra che i Romani fossero coscienti del fatto che andavano a poggiarsi (a poggiare la costruzione)
sull'argilla e che il terreno presentasse delle eterogeneit e strati soffici; hanno cos realizzato una omogenea
fondazione in calcestruzzo, tutta dello spessore di 12-13 metri. Inizialmente, avevamo ipotizzato una differenza di
spessore nelle fondazioni, cio che i costruttori si fossero adattati alla conformazione del luogo. Gli scavi
archeologici ealcuni sondaggi che sono stati fatti in orizzontale hanno escluso questa questa possibilit; sembra
che i Romani, abbiano fatto uno scavo e profondit costante e riempito il sito con una fondazione di altezza
costante: un ciambellone alto 12-13 metri di calcestruzzo romano con inerti di selce, una fondazione molto buon.
Quindi abbiamo 12-13 metri con minime variazioni, trascurabili; al di sotto delle gradinate e degli ambulacri la
parte centrale dove sono gli ipogei, non interessata dalla fondazione anulare. Sotto i muri degli ipogei ci sono
fondazioni in trincea, i muri di fondazione, sempre in calcestruzzo romano, che sono profondi circa sei metri, si
arriva alla stessa profondit come nel resto della struttura, ma questi muri sono scollegati dalla fondazione
principale. La ciambella di calcestruzzo non tutta di 12 metri, perch incisa dai passaggi, che scendono alla
stessa quota degli ipogei, quindi a meno sei, sugli assi principali; due dei tagli che riducono lo spessore da 12 metri
a 6 metri. Volendo ci sono quattro punti di debolezza, poi c' il taglio del cosiddetto Passaggio di Commodo che

Niente di mimetico e di ornamentale nello sperone di mattoni che con il massimo della
funzionalit e senza dissimulazioni posto ad integrare e sostenere la parte danneggiata. Anzi
come bloccati in un fotogramma, i massi dissestati dei fornici sembrano fermati un attimo prima
della catastrofe definitiva.7
Nel 1807 Raffaello Stern interviene sul lato verso il Laterano compiacendosi di un gusto
rovinistico che sembra bloccare il monumento nell'istante stesso in cui crolla; non interviene sui
materiali originali, i conci che si sono assestati nella rovina, restano in una posizione che Stern si
limita a consolidare e bloccare con le nuove murature di consolidamento.8
La costruzione in mattoni, solo per garantire la statica delle parti originali superstiti, testimonia
un probo intervento, assolutamente ligio all'istanza storica, ancorch, esteticamente, la diversit di
colore sia troppo forte.9
La soluzione proposta da Stern per l'intervento conservativo del Colosseo ha il pregio del rispetto
dell'istanza storica e dell'istanza estetica, e i brani sopra riportati lo confermano sia per la scelta del
materiale utilizzato, sia per la risoluzione formale che attua. Inoltre lo sperone un intervento
nuovo ed unico perch non possibile confrontarlo con altri esempi coevi e si fonda su esigenze
conservative che non prevedono rifacimenti in stile.
Gli argomenti teorici che possono permettere una approfondita valutazione dell'intervento che Stern
realizza con lo sperone di contenimento della cinta esterna sopravvissuta del Colosseo le
troviamo nella teoria di Brandi.
Lo studio dei documenti esistenti sullo stato di conservazione del Colosseo, permettono di valutare
alcune considerazioni tecnico-storiche che hanno preceduto l'intervento conservativo di Stern.
La cinta esterna sopravvissuta si presenta come un grande frammento che testimonia l'andamento
architettonico del monumento. Il resto della struttura retrostante si presenta con notevoli problemi
strutturali e parzialmente coperti dai detriti provocati dai numerosi crolli: una vera e propria collina.
Le prime notifiche operative, della commissione preposta alla conservazione, sono mirate a liberare
l'edificio e l'area circostante dalle numerose casupole e fienili costruiti intorno e all'interno de
era la via di accesso all'acqua quando nei primissimi anni (2-3) si praticava la naumachia; quello era il passaggio
dell'acqua che scendeva dalle cisterne che si trovano sul celio. Quel passaggio cos profondo incide anch'esso e
testimonia che la profondit delle fondazioni notevole, quindi la stessa fondazione presente dalle altre parti. Cosa
successo? La disomogeneit del terreno di fondazione pu aver creato un allentamento della muratura per
cedimenti differenziati di assestamento, maggiormente sul lato meridionale e meno verso il Colle Oppio. E' difficile
dire se questo allentamento dovuto solo al cedimento differenziale di assestamento del terreno (consolidamento
che si sviluppa nell'arco di 50-100 anni al massimo), oppure l'allentamento stato aiutato dagli eventi sismici che
sono avvenuti quando il Colosseo era in uso, quindi ai veri restauri e rifacimenti avvenuti intorno al 200-218,
nonch agli incendi e altri danni. Sicuramente questa differenza nel comportamento della struttura avvenuta per
cedimenti dovuti al consolidamento, dovuti al carico della nuova costruzione, che hanno portato a dei cedimenti
differenziali gi nei primi 100 anni; gli allentamenti, anche se non visibili, hanno reso leggermente meno robusta la
zona meridionale e ogni volta che arrivava il sisma, nelle parti allentate si favoriva un ulteriore dissesto, maggiore
sul lato del celio piuttosto che dalla parte del colle Oppio. Questa l'ipotesi di base sulla eterogeneit del terreno
di fondazione; poi nella realt il dissesto macroscopico stato causato sia dagli incendi, sia dai terremoti che
hanno incontrato una situazione caratterizzata da queste disomogeneit negli stati tensionali della struttura. Con il
terremoto la struttura non reagiva in modo simmetrico, ma asimmetrico perch una parte, verso il Celio aveva
degli stati tensionali, degli allentamenti maggiori, rispetto al lato vero il Colle Oppio.
The structural behaviour of Colosseum over the Centuries, atti del convegno, Unesco, Parigi, 2001.
C. Croci, I crolli e i dissesti del Colosseo: le ipotesi di effetti sismici, in L'industria delle costruzioni, 1989.
7 A. Melucco Vaccaro, Archeologia e resturo, p.151 e sgg.
8 A. Conti, Storia del restauro e della conservazione delle opere d'arte, p.228 e sgg.
9 M. Cordaro, Il restauro, p 19 e sgg.

Colosseo, per organizzare il cantiere vero e proprio.


Il progetto dell'architetto valuta la parete superstite come unit qualitativa.
Noi dobbiamo inizialmente sondare la inderogabilit di attribuire il carattere di unit all'opera
d'arte, e precisamente l'unit che spetta all'intero, e non l'unit che si raggiunge nel totale
Nel momento, poi, che progetta la possibile continuit con le parti retrostanti dell'edificio, per
garantire la futura stabilit statica, prevede la posa in opera dell'opera laterizia, che non altera e
interferisce con l'aspetto generale del monumento.
Si faccia ora un altro l'esempio, quello di un edifizio che, gettato parzialmente a terra da un
terremoto, si resti tuttavia ad una ricostruzione o anastilosi. In questo caso l'aspetto non pu essere
considerato solo la superficie dei conci, ma questi dovranno rimanere conci, non solo in superficie:
tuttavia la struttura muraria interna potr cambiare, per garantirsi da futuri terremoti, e perfino la
struttura interna delle colonne, se ve ne sono, potr essere sostituita, posto che non alteri con ci
l'aspetto della materia. Anche qui occorrer tuttavia una fine sensibilti per assicurarsi che la
cangiata struttura non si ripercuota sull'aspetto.10
Decisamente innovativo e meritevole di attenzione la considerazione che Stern riesce ad effettuare
nei confronti dell'istanza storica del monumento. Egli non interviene a ristabilire conci allargati e
allentati dal sisma, cio non altera l'andamento che si creato dagli stress provocati dai terremoti,
ma blocca e ferma l'aspetto esterno con l'opera di consolidamento.
Come prodotto dell'attivit umana l'opera d'arte pone infatti una duplice istanza: l'istanza estetica
che corrisponde al fatto basilare dell'artisticit per cui l'opera opera d'arte; l'istanza storica che
le compete come prodotto umano attuato in un certo tempo e luogo e che in un certo tempo e luogo
si trova....il periodo intermedio tra il tempo in cui l'opera fu creata e questo presente storico che
continuamente si sposta in avanti, sar costituito da altrettanti presenti storici che sono divenuti
passato, ma il cui transito l'opera potr avere conservato le tracce.11

* abstract - Tesi: La storia conservativa del Colosseo: lo sperone di Stern


Universit degli studi Roma Tre - Corso di Laurea in Storia e Conservazione del Patrimonio
Artistico Dipartimento di studi storico-artistici, archeologici e sulla conservazione.
Anno accademico 2004/2005

10 Op. Cit.
11 Op.Cit.

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