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Fabrizio De Andr
Tutti i testi






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Indice


TUTTO FABRIZIO DE ANDRE (1966)3

LA BALLATA DELL'AMORE CIECO (O DELLA
VANITA') 3
AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI 3
LA BALLATA DELL'EROE 3
LA CANZONE DI MARINELLA 3
FILA LA LANA 3
LA CITT VECCHIA 3
LA BALLATA DEL MICHE' 4
LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO 4
LA GUERRA DI PIERO 4
IL TESTAMENTO 5

VOLUME 1 (1967)..................................5

PREGHIERA IN GENNAIO 5
MARCIA NUZIALE 6
SPIRITUAL 6
SI CHIAMAVA GESU' 6
LA CANZONE DI BARBARA 6
VIA DEL CAMPO 7
CARO AMORE 7
LA STAGIONE DEL TUO AMORE 7
BOCCA DI ROSA 7
LA MORTE 8
CARLO MARTELLO RITORNA DALLA BATTAGLIA
DI POITIERS 8

TUTTI MORIMMO A STENTO (1968).8

CANTICO DEI DROGATI 8
PRIMO INTERMEZZO 9
LEGGENDA DI NATALE 9
SECONDO INTERMEZZO 9
BALLATA DEGLI IMPICCATI 9
INVERNO 9
GIROTONDO 9
TERZO INTERMEZZO 10
CORALE (LEGGENDA DEL RE INFELICE) 10

VOLUME 3 (1968)................................10

LA CANZONE DI MARINELLA 10
IL GORILLA 10
LA BALLATA DELL'EROE 11
S'I' FOSSE FOCO 11
AMORE CHE VIENI AMORE CHE VAI 11
LA GUERRA DI PIERO 11
IL TESTAMENTO 11
NELL'ACQUA DELLA CHIARA FONTANA 11
LA BALLATA DEL MICHE' 11
IL RE FA RULLARE I TAMBURI 11

NUVOLE BAROCCHE (1969) ...........12

NUVOLE BAROCCHE 12
E FU LA NOTTE 12
VALZER PER UN AMORE 12
PER I TUOI LARGHI OCCHI 12
LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO 12
CARLO MARTELLO RITORNA DALLA BATTAGLIA
DI POITIERS 12
IL FANNULLONE 12
GEORDIE 13
DELITTO DI PAESE 13

IL PESCATORE (45 GIRI) (1970) ...........13

IL PESCATORE 13
MARCIA NUZIALE 14

LA BUONA NOVELLA (1970) ...........14

LAUDATE DOMINUM 14
L'INFANZIA DI MARIA 14
IL RITORNO DI GIUSEPPE 14
IL SOGNO DI MARIA 15
AVE MARIA 15
MARIA NELLA BOTTEGA D'UN FALEGNAME 15
VIA DELLA CROCE 15
TRE MADRI 16
IL TESTAMENTO DI TITO 16
LAUDATE HOMINEM 16

NON AL DENARO NON ALL'AMORE
NE' AL CIELO (1971).....................17

DORMONO SULLA COLLINA 17
UN MATTO (DIETRO OGNI SCEMO C'E' UN
VILLAGGIO) 17
UN GIUDICE 17
UN BLASFEMO (DIETRO OGNI BLASFEMO C'E'
UN GIARDINO INCANTATO) 18
UN MEDICO 18
UN MALATO DI CUORE 18
UN CHIMICO 18
UN OTTICO 19
IL SUONATORE JONES 19

STORIA DI UN IMPIEGATO (1973) ..19

INTRODUZIONE 19
CANZONE DEL MAGGIO 19
LA BOMBA IN TESTA 20
AL BALLO MASCHERATO 20
SOGNO NUMERO DUE 21
CANZONE DEL PADRE 21
IL BOMBAROLO 21
VERRANNO A CHIEDERTI DEL NOSTRO AMORE 22
NELLA MIA ORA DI LIBERT' 22

CANZONI (1974)..................................23

VIA DELLA POVERTA' 23
LE PASSANTI 23
FILA LA LANA 24
LA BALLATA DELL'AMORE CIECO (O DELLA
VANITA) 24
SUZANNE 24
MORIRE PER DELLE IDEE 25
LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO 25
LA CITTA' VECCHIA 25
GIOVANNA D'ARCO 25
DELITTO DI PAESE 25
VALZER PER UN AMORE 25

VOLUME 8 (1975)................................25

LA CATTIVA STRADA 25
OCEANO 26
NANCY 26
LE STORIE DI IERI 26
GIUGNO '73 26
DOLCE LUNA 27
CANZONE PER L'ESTATE 27
AMICO FRAGILE 27

RIMINI (1978)........................................28

RIMINI 28
VOLTA LA CARTA 28
CODA DI LUPO 28
ANDREA 29
AVVENTURA A DURANGO 29
SALLY 29
ZIRICHILTAGGIA 30
ZIRICHILTAGGIA (Traduzione) 30
PARLANDO DEL NAUFRAGIO DELLA LONDON
VALOUR 30
FOLAGHE 30

UNA STORIA SBAGLIATA (45 GIRI) (1980)
.....................................................30

UNA STORIA SBAGLIATA 30
TITTI 31

FABRIZIO DE ANDRE (1981)...........31

QUELLO CHE NON HO 31
CANTO DEL SERVO PASTORE 31
FIUME SAND CREEK 31
AVE MARIA (in sardo) 32
AVE MARIA (traduzione) 25
HOTEL SUPRAMONTE 32
FRANZISKA 32
SE TI TAGLIASSERO A PEZZETTI 33
VERDI PASCOLI 33

CREUZA DE M (1984)......................33

CREUZA DE M 33
MULATTIERA DI MARE (traduzione) 33
JAMIN-A 34
JAMINA (traduzione) 34
SIDUN 34
SIDONE (traduzione) 34
SINN CAPUDN PASCI 34
SINN CAPUDN PASCI (traduzione) 35
A PITTIMA 35
LA PITTIMA (traduzione) 35
A DUMENEGA 35
LA DOMENICA (traduzione) 36
DA A ME RIVA 36
DALLA MIA RIVA (traduzione) 36

LE NUVOLE (1990) .............................36

LE NUVOLE 36
OTTOCENTO 36
DON RAFFAE' 37
LA DOMENICA DELLE SALME 38
MGU MGUN 38
MEDICO MEDICONE (traduzione) 39
LA NOVA GELOSIA 39
'A IMMA 39
LA CIMA (traduzione) 39
MONTI DI MOLA 40
MONTI DI MOLA (traduzione) 40

ANIME SALVE (1996).........................40

PRINCESA 40
KHORAKHANE' (A FORZA DI ESSERE VENTO) 41
ANIME SALVE 41
DOLCENERA 42
LE ACCIUGHE FANNO IL PALLONE 43
DISAMISTADE 43
CMBA 43
LA COLOMBA (traduzione) 44
HO VISTO NINA VOLARE 45
SMISURATA PREGHIERA 45










3



TUTTO FABRIZIO DE ANDRE'
{1966)
LA BALLATA DELL'AMORE CIECO (O
DELLA VANITA')
Un uomo onesto un uomo probo
s'innamor perdutamente
d'una che non lo amava niente
gli disse "Portami domani"
gli disse "Portami domani
il cuore di tua madre per i miei cani"
lui dalla madre and e l'uccise
dal petto il cuore le strapp
e dal suo amore ritorn

Non era il cuore non era il cuore
non le bastava quell'orrore
voleva un'altra prova del suo cieco
amore
Gli disse "Amor se mi vuoi bene"
gli disse "Amor se mi vuoi bene"
tagliati dai polsi le quattro vene"
le vene ai polsi lui si tagli
e come il sangue ne sgorg
correndo come un pazzo da lei torn

Gli disse lei ridendo forte
gli disse lei ridendo forte
"L'ultima tua prova sar la morte"
e mentre il sangue lento usciva
e ormai cambiava il suo colore
la Vanit fredda gioiva
un uomo s'era ucciso per il suo amore

Fuori soffiava dolce il vento
ma lei fu presa da sgomento
quando lo vide morir contento
morir contento e innamorato
quando a lei niente era restato
non il suo amore non il suo bene
ma solo il sangue secco delle sue vene

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1966
AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI
Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
E tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore
fra un mese, fra un anno, scordate le
avrai
amore che vieni da me fuggirai
fra un mese, fra un anno, scordate le
avrai
amore che vieni da me fuggirai
Venuto dal sole o da spiagge gelate
perduto in novembre o col vento d'estate
io t'ho amato sempre, non t'ho amato
mai
amore che vieni, amore che vai
io t'ho amato sempre, non t'ho amato
mai
amore che vieni, amore che vai

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1966
LA BALLATA DELL'EROE
Era partito per fare la guerra
per dare il suo aiuto alla sua terra
gli avevano dato le mostrine e le stelle
e il consiglio di vendere cara la pelle

E quando gli dissero di andare avanti
troppo lontano si spinse a cercare la
verit
ora che morto la Patria si gloria
d'un altro eroe alla memoria

Ma lei che lo amava aspettava il ritorno
d'un soldato vivo d'un eroe morto che ne
far?
se accanto nel letto le rimasta la gloria
d'una medaglia alla memoria

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1961
LA CANZONE DI MARINELLA
Questa di Marinella la storia vera
che scivol nel fiume a primavera
ma il vento che la vide cos bella
dal fiume la port sopra una stella

Sola senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore
ma un Re senza corona e senza scorta
buss tre volte un giorno alla tua porta

Bianco come la luna il suo cappello
come l'amore rosso il suo mantello
tu lo seguisti senza una regione
come un ragazzo segue l'aquilone

E c'era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baci le labbra ed i capelli
c'era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui pose le sue mani sui tuoi fianchi

Furono baci e furono sorrisi
poi furono soltanto i fiordalisi
che videro con gli occhi delle stelle
fremere al vento e ai baci la tua pelle

Dicono poi che mentre ritornarvi
nel fiume, chiss come, scivolavi
e lui che non ti volle creder morta
buss cent'anni ancora alla tua porta

Questa la tua canzone Marinella
che sei volata in cielo su una stella
e come tutte le pi belle cose
vivesti solo un giorno come le rose
e come tutte le pi belle cose
vivesti solo un giorno come le rose

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1964
FILA LA LANA
Nella guerra di Valois
il signor Divlie morto
se sia stato un prode eroe
non si sa non ancor certo
ma la dama abbandonata
lamentando la sua morte
per mill'anni e forse ancora
pianger la triste sorte

Fila la lana fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni
libro di dolci sogni d'amore
apri le pagine sul suo dolore

Son tornati a cento e a mille
i guerrieri di Valois
son tornati alle famiglie
ai palazzi alle citt
ma la dama abbandonata
non ritrover il suo amore
e il gran ceppo nel cammino
non varr a scaldarle il cuore

Fila la lana fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni
libro di dolci sogni d'amore
apri le pagine al suo dolore

Cavalieri che in battaglia
ignorate la paura
stretta sia la vostra maglia
ben temprata l'armatura
al nemico che vi assalta
siate presti a dar risposta
perch dietro a quelle mura
vi s'attende senza sosta

Fila la lana fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni
libro di dolci sogni d'amore
chiudi le pagine sul suo dolore

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1965
LA CITT VECCHIA
Nei quartieri dove il sole del buon Dio
non d i suoi raggi
ha gi troppi impegni per scaldar la

4
gente d'altri paraggi
una bimba canta la canzone antica della
donnaccia
quel che ancor non sai tu lo imparerai
solo qui fra le mie braccia
e se alla sua et le difetter la
competenza
presto affiner le capacit con
l'esperienza
dove sono andati i tempi d'una volta per
Giunone
quando ci voleva per fare il mestiere
anche un po' di vocazione?

Una gamba qua una gamba l gonfi di
vino
quattro pensionati mezzo avvelenati al
tavolino
li troverai l col tempo che fa estate e
inverno
a stratracannare a stramaledir le donne
il tempo ed il governo
loro cercan l la felicit dentro a un
bicchiere
per dimenticare d'esser stati presi per il
sedere
ci sar allegria anche in agonia col vino
forte
porteran sul viso l'ombra d'un sorriso fra
le braccia della morte

Vecchio professore cosa vai cercando in
quel portone
forse quella che sola ti pu dare una
lezione
quella che di giorno chiami con
disprezzo "Pubblica moglie"
quella che di notte stabilisce il prezzo
alle sue voglie

(quella che di giorno chiami con
disprezzo specie di troia
quella che di notte stabilisce il prezzo
alla tua gioia (versione censurata))

tu la cercherai tu la invocherai pi d'una
notte
ti alzerai disfatto rimandando tutto al
ventisette
quando incasserai delapiderai mezza
pensione
diecimila lire per sentirti dire "Micio bello
e bamboccione"

Se t'inoltrerai lungo le calate dei vecchi
moli
in quell'aria spessa carica di sale gonfia
di odori
l ci troverai i ladri gli assassini e il tipo
strano
quello che ha venduto per tremila lire
sua madre a un nano
se tu penserai e giudicherai da buon
borghese
li condannerai a cinquemila anni pi le
spese
ma se capirai se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1965
LA BALLATA DEL MICHE'
Quando hanno aperto la cella
era gi tardi perch
con una corda sul collo
freddo pendeva Miche'
tutte le volte che un gallo
sento cantar penser
a quella notte in prigione
quando Miche' s'impicc

Stanotte Miche'
si impiccato ad un chiodo perch
non poteva restare
vent'anni in prigione
lontano da te
nel buio Miche'
se n' andato sapendo che a te
non poteva mai dire
che aveva ammazzato
perch amava te
io so che Miche'
ha voluto morire perch
gli restasse il ricordo
del bene profondo
che aveva per te

Vent'anni gli avevano dato
la Corte decise cos
perch un giorno aveva ammazzato
chi voleva rubargli Mari'
lo avevan perci condannato
vent'anni in prigione a marcir,
per adesso che lui s' impiccato
la porta gli devono aprire.

Se pure Miche'
non ti ha scritto spiegando perch
se n' andato dal mondo
tu sai che l'ha fatto
soltanto per te
domani alle tre
nella fossa comune cadr
senza il prete e la messa
perch di un suicida non hanno piet
domani alle tre
nella terra bagnata sar
e qualcuno una croce
col nome e la data
su lui pianter
e qualcuno una croce
col nome e la data
su lui pianter

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1961
LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO
Ricordi sbocciavan le viole
con le nostre parole:
"Non ci lasceremo mai
mai e poi mai"
Vorrei dirti ora le stesse cose
ma come fan presto amore
ad appassir le rose
cos per noi
L'amore che strappa i capelli
perduto ormai
non resta che qualche svogliata carezza
e un po' di tenerezza

E quando ti troverai in mano
dei fiori appassiti
al sole d'un aprile
ormai lontano li rimpiangerai
ma sar la prima
che incontri per strada
che tu coprirai d'oro
per un bacio mai dato
per un amore nuovo

E sar la prima
che incontri per strada
che tu coprirai d'oro
per un bacio mai dato
per un amore nuovo

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1965
LA GUERRA DI PIERO
Dormi sepolto in un campo di grano
non la rosa non il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi

"Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati,
non pi i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente"
Cos dicevi ed era d'inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve

Fermati Piero fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po'
addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita ebbe in cambio una
croce
Ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera

5

E mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore

Sparagli Piero sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue
"E se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avr per morire,
ma il tempo a me rester per vedere,
vedere gli occhi di un uomo che muore"

E mentre gli usi questa premura
quello si volta ti vede ha paura
ed imbracciata l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chieder perdono per ogni peccato

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato ritorno

"Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno"

E mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi il fucile
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole

Dormi sepolto in un campo di grano
non la rosa non il tulipano
che ti fan veglia all'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1964
IL TESTAMENTO
Quando la morte mi chiamer
forse qualcuno proster
dopo aver letto nel testamento
quel che gli lascio in eredit
non maleditemi non serve a niente
tanto all'inferno ci sar gi

Ai protettori delle battone
lascio un impiego da ragioniere
perch provetti nel loro mestiere
rendano edotta la popolazione
ad ogni fine di settimana
sopra la rendita di una puttana
ad ogni fine di settimana
sopra la rendita di una puttana

Voglio lasciare a Biancamaria
che se ne sfrega della decenza,
un attestato di benemerenza
che al matrimonio le spiani la via
con tanti auguri per chi c' caduto
di conservarsi felice e cornuto
con tanti auguri per chi c' caduto
di conservarsi felice cornuto

Sorella Morte lasciami il tempo
di terminare il mio testamento
lasciami il tempo di salutare
di riverire di ringraziare
tutti gli artefici del girotondo
intorno al letto di un moribondo

Signor Becchino mi ascolti un poco
il suo lavoro a tutti non piace
non lo considerano tanto un bel gioco
coprir di terra chi riposa in pace
ed per questo che io mi onoro
nel consegnare le la vanga d'oro
ed per questo che io mi onoro
nel consegnare la vanga d'oro

Per quella candida vecchia Contessa
che non si muove pi dal mio letto
per estirparmi l'insana promessa
di riservarle i miei numeri al lotto
non vedo l'ora di andar fra i dannati
per riferirglieli tutti sbagliati
non vedo l'ora di andar fra i dannati
per riferirglieli tutti sbagliati

Quando la morte mi chieder
di restituirle la libert
forse una lacrima forse una sola
sulla mia tomba si spender
forse un sorriso forse uno solo
dal mio ricordo germoglier

Se dalla carne mia gi corrosa
dove il mio cuore ha battuto il tempo
dovesse nascere un giorno una rosa
la do alla donna che mi offr il suo pianto
per ogni palpito del suo cuore
le rendo un petalo rosso d'amore
per ogni palpito del suo cuore
le rendo un petalo rosso d'amore

A te che fosti la pi contesa
la cortigiana che non si d a tutti
ed ora all'angolo di quella chiesa
offri le immagini ai belli ed ai brutti
lascio le note di questa canzone
canto il dolore della tua illusione
a te che sei per tirare avanti
costretta a vendere Cristo e i santi

Quando la morte mi chiamer
nessuno al mondo si accorger
che un uomo morto senza parlare
senza sapere la verit
che un uomo morto senza pregare
fuggendo il peso della piet

Cari fratelli dell'altra sponda
cantammo in coro gi sulla terra
amammo in cento l'identica donna
partimmo in mille per la stessa guerra
questo ricordo non vi consoli
quando si muore, si muore soli
questo ricordo non vi consoli
quando si muore si muore soli

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1963
VOLUME 1 {1967)
PREGHIERA IN GENNAIO
Lascia che sia fiorito
Signore il suo sentiero
quando a te la sua anima
e al mondo la sua pelle
dovr riconsegnare
quando verr al tuo cielo
l dove in pieno giorno
risplendono le stelle

Quando attraverser
l'ultimo vecchio ponte
ai suicidi dir
baciandoli alla fronte
venite in Paradiso
l dove vado anch'io
perch non c' l'inferno
nel mondo del buon Dio

Fate che giunga a Voi
con le sue ossa stanche
seguito da migliaia
di quelle facce bianche
fate che a Voi ritorni
fra i morti per oltraggio
che al cielo ed alla terra
mostrarono il coraggio

Signori benpensanti
spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi
Dio fra le sue braccia
soffocher il singhiozzo
di quelle labbra smorte
che all'odio e all'ignoranza
preferirono la morte

Dio di misericordia
il tuo bel Paradiso
lo hai fatto soprattutto
per chi non ha sorriso

6
per quelli che han vissuto
con la coscienza pura
l'inferno esiste solo
per chi ne ha paura

Meglio di Lui nessuno
mai ti potr indicare
gli errori di noi tutti
che poi e vuoi salvare
ascolta la sua voce
che ormai canta nel vento
Dio di misericordia
vedrai sarai contento

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1967
MARCIA NUZIALE
Matrimoni per amore matrimoni per
forza
ne ho visti d'ogni tipo di gente d'ogni
sorta
di poveri straccioni e di grandi signori
di pretesi notai di falsi professori

Ma pure se vivr fino alla fine del tempo
io sempre serber il ricordo contento
delle povere nozze di mio padre e mia
madre
decisi a regolare il loro amore sull'altare

Fu su un carro di buoi se si vuol esser
fianchi
tirato dagli amici spinto dai parenti
che andarono a sposarsi dopo un
fidanzamento
durato tanti anni da chiamarlo ormai
d'argento
Cerimonia originale strano tipo di festa
la folla ci guardava di occhi fuori dalla
testa
eravamo osservati dalla gente civile
che mai aveva visto matrimoni in quello
stile
Ed ecco soffia il vento e si porta lontano
il cappello che mio padre tormentava in
una mano
ecco cade la pioggia da un cielo mal
disposto
deciso ad impedire le nozze ad ogni
costo
Ed io non scorder mai la sposa in
pianto
cullava come un bimbo quei suoi fiori di
campo
ed io per consolarla io con la gola tesa
suonavo la mia armonica come un
organo da chiesa
Mostrando i pugni nudi gli amici tutti
quanti
gridarono: "Per Giove le nozze vanno
avanti
per la gente bagnata per gli dei
dispettosi
le nozze vanno avanti viva viva gli sposi"

Testo: F.De Andr (traduzione di La marche
nuptiale di G.Brassens)
Anno di pubblicazione: 1967
SPIRITUAL
Dio del cielo se mi vorrai
in mezzo agli altri uomini mi cercherai
Dio del cielo se mi cercherai
nei campi di granturco mi troverai

Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a cercare
oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a cercare

Le chiavi del cielo non ti voglio rubare
ma un attimo di gioia me lo puoi regalare
Le chiavi del cielo non ti voglio rubare
ma un attimo di gioia me lo puoi regalare

Oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a cercare
oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a cercare

Senza di te non so pi dove andare
come una mosca cieca che non sa pi
volare
senza di te non so pi dove andare
come una mosca cieca che non sa pi
volare

Oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a salvare
oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a salvare

E se ci hai regalato il pianto ed il riso
noi qui sulla terra non l'abbiamo diviso
e se ci hai regalato il pianto ed il riso
noi qui sulla terra non l'abbiamo diviso

Oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a cercare
oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a salvare

Oh Dio del cielo se mi cercherai
in mezzo agli altri uomini mi troverai
oh Dio del cielo se mi cercherai
nei campi di granturco mi troverai

Dio del cielo io ti aspetter
nel cielo e sulla terra io ti cercher

Oh Dio del cielo...

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1967
SI CHIAMAVA GESU'
Venuto da molto lontano
a convertire bestie e gente
non si pu dire non sia servito a niente
perch prese la terra per mano
vestito di sabbia e di bianco
alcuni lo dissero santo
per altri ebbe meno virt
si faceva chiamare Ges

Non intendo cantare la gloria
n invocare la grazia o il perdono
di chi penso non fu altri che un uomo
come Dio passato alla storia
ma inumano pur sempre l'amore
di chi rantola senza rancore
perdonando con l'ultima voce
chi lo uccide tra le braccia d'una croce

E per quelli che l'ebbero odiato
nel Getsemani pianse l'addio
come per chi lo adoro come Dio
che gli disse: "Sii sempre lodato"
per chi gli port in dono alla fine
una lacrima una treccia di spine
accettando ad estremo saluto
la preghiera e l'insulto e lo sputo

E mor come tutti si muore
come tutti cambiando colore
non si pu dire che sia servito a molto
perch il male dalla Terra non fu tolto
ebbe forse un po' troppe virt
ebbe un volto ed un nome Ges
di Maria dicono fosse il figlio
sulla croce sbianc come un giglio

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1967
LA CANZONE DI BARBARA
Chi cerca una bocca infedele
che sappia di fragola e miele
in lei la trover Barbara
in lei la bacer Barbara

Lei sa che ogni letto di sposa
fatto di ortica e mimosa
per questo ad un'altra et Barbara
l'amore vero rimander Barbara

E intanto lei gioca all'amore
scherzando con gli occhi ed il cuore
di chi forse la odier Barbara
ma poi la perdoner Barbara

E il vento di sera la invita
a sfogliare la sua margherita
per ogni amore che se ne va
lei lo sa un altro petalo fiorir
per Barbara


7
Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1968
VIA DEL CAMPO
Via del Campo c' una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende a tutti la stessa rosa

Via del Campo c' una bambina
con le labbra color rugiada
gli occhi grigi come la strada
nascon fiori dove cammina

Via del Campo c' una puttana
gli occhi grandi color di foglia
se di amarla ti vien la voglia
basta prenderla per la mano

E ti sembra di andare lontano
lei ti guarda con un sorriso
"Non credevi che il paradiso
fosse solo l al primo piano"

Via del Campo ci va un illuso
a pregarla di maritare
a vederla salire le scale
fino a quando il balcone chiuso

Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1967
CARO AMORE
(sostituita in seguito da "La stagione del
tuo amore")

Caro amore
nei tramonti d'aprile
caro amore
quando il sole si uccide
oltre le onde
puoi sentire piangere e gioire
anche il vento ed il mare.

Caro amore
cos un uomo piange
caro amore
al sole, al vento e ai verdi anni
che cantando se ne vanno
dopo il mattino di maggio
quando sono venuti
e quando scalzi
e con gli occhi ridenti
sulla sabbia scrivevamo contenti
le pi ingenue parole.

Caro amore
i fiori dell'altr'anno
caro amore
sono sfioriti e mai pi
rifioriranno
e nei giardini ad ogni inverno
ben pi tristi sono le foglie.

Caro amore
cos un uomo vive
caro amore
e il sole e il vento e i verdi anni
si rincorrono cantando
verso il novembre a cui
ci vanno portando
e dove un giorno con un triste sorriso
ci diremo tra le labbra ormai stanche
"eri il mio caro amore".

(Nota: Musica tratta dal "Concerto di
Aranjuez" - Adagio - di J.Rodrigo)

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1967
LA STAGIONE DEL TUO AMORE
La stagione del tuo amore
non pi la primavera
ma nei giorni del tuo autunno
hai la dolcezza della sera
se un mattino fra i capelli
troverai un po' di neve
nel giardino del tuo amore
verr a raccogliere il bucaneve

passa il tempo sopra il tempo
ma non devi aver paura
sembra correre come il vento
per il tempo non ha premura
piangi e ridi come allora
ridi e piangi e ridi ancora
ogni gioia ogni dolore
poi ritrovarli nella luce di un'ora

passa il tempo sopra il tempo
ma non devi aver paura
sembra correre come il vento
per il tempo non ha premura
piangi e ridi come allora
ridi e piangi e ridi ancora
ogni gioia ogni dolore
puoi ritrovarli nella luce di un'ora

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1967
BOCCA DI ROSA
La chiamavano Bocca di Rosa
metteva l'amore metteva l'amore
la chiamavano Bocca di Rosa
metteva l'amore sopra ogni cosa

Appena scesa alla stazione
del paesino di Sant'Ilario
tutti s'accorsero con uno sguardo
che non si trattava d'un missionario

C' chi l'amore lo fa per noia
chi se lo scegliere per professione
Bocca di Rosa n l'uno n l'altro
lei lo faceva per passione

Ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie

E fu cos che da un giorno all'altro
Bocca di Rosa si tir addosso
l'ira funesta delle cagnette
a cui aveva sottratto l'osso

Ma le comari d'un paesino
non brillano certo in iniziativa
le contromisure fino a quel punto
si limitavano all'invettiva

Si sa che la gente d buoni consigli
sentendosi come Ges nel tempio
si sa che la gente d buoni consigli
se non pu pi dare cattivo esempio

Cos una vecchia mai stata moglie
senza mai figli senza pi voglie
si prese la briga e di certo il gusto
di dare a tutte il consiglio giusto

E rivolgendosi alle contenute
le apostrof con parole argute:
"Il furto d'amore sar punito"
disse "dall'ordine costituito"

E quelle andarono dal commissario
e dissero senza parafrasare:
"Quella schifosa ha gi troppi clienti
pi di un consorzio alimentare"

Ed arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi con i pennacchi
ed arrivarono quatto gendarmi
con i pennacchi e con le armi

Spesso gli sbirri e i carabinieri
al proprio dovere vengono meno
ma non quando sono in alta riforme
e l'accompagnano al primo treno

Alla stazione c'erano tutti
dal commissario al sacrestano
altra stazione c'erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano

A salutare chi per un poco
senza pretese senza pretese
a salutare chi per un poco

8
port l'amore nel paese

C'era un cartello giallo
con una scritta nera
diceva: "Addio Bocca di Rosa
con te se ne parte la primavera"

Ma una notizia un po' originale
non ha bisogno di alcun giornale
come una freccia dall'arco scocca
vola veloce di bocca in bocca

E alla stazione successiva
molta pi gente di quando partiva
chi manda un bacio chi getta un fiore
chi si prenota per due ore

Persino il parroco che non disprezza
fra un miserere e un'estrema unzione
il bene effimero della bellezza
la vuole accanto in processione

E con la Vergine in prima fila
e Bocca di Rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l'amore sacro e l'amor profano

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1967
LA MORTE
La morte verr all'improvviso
avr le tue labbra i tuoi occhi
ti coprir d'un velo bianco
addormentandosi al tuo fianco
nell'ozio nel sonno in battaglia
verr senza darti avvisaglia
la morte va a colpo sicuro
non suona il corno n il tamburo
madonna che in limpida fonte
ristori le membra stupende
la morte non ti vedr in faccia
avr il tuo seno e le tue braccia

Prelati notabili e conti
sull'uscio piangeste ben forte
chi bene condusse sua vita
male sopporter sua morte
straccioni che senza vergogna
portaste il cilicio o la gogna
partirvene non fu fatica
perch la morte vi fu amica
guerriero che in punta di lancia
dal suolo d'Oriente alla Francia
di stragi menasti in gran vanto
e fra i nemici il lutto e il pianto
di fronte all'estrema nemica
non vale coraggio o fatica
non serve colpirla nel cuore
perch la morte mai non muore
non serve colpirla nel cuore
perch la morte mai non muore

Testo: F.De Andr (traduzione di Le verger du roi
Louis di G.Brassens)
Anno di pubblicazione: 1967
CARLO MARTELLO RITORNA DALLA
BATTAGLIA DI POITIERS
Re Carlo tornava dalla guerra
lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor
al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura del sire vincitor
il sangue del Principe e del Moro
arrossano il cimiero d'identico color
ma pi che del corpo le ferite
da Carlo son sentite le bramosie d'amor
"Se ansia di gloria, sete d'onore
spegne la guerra al vincitore
non ti concede un momento per fare
all'amore.
Chi poi impone alla sposa soave
di castit la cintura, ahim, grave,
in battaglia pu correre il rischio di
perder la chiave"

Cos si lamenta il re cristiano,
s'inchina intorno il grano, gli son corona i
fiori
lo specchio di chiara fontanella
riflette fiero in sella dei mori il vincitor
quand'ecco nell'acqua si compone
mirabile visione il simbolo d'amor
nel folto di lunghe trecce bionde
il seno si confonde ignudo in pieno sol

"Mai non fu vista cosa pi bella,
mai io non colsi siffatta pulzella"
disse re Carlo scendendo veloce di sella
"Deh! Cavaliere non v'accostate
gi d'altri gaudio quel che cercate
ad altra pi facile fonte la sete calmate"

Sorpreso da un dire s deciso
sentendosi deriso re Carlo s'arrest
Ma pi dell'onor pot il digiuno
fremente l'elmo bruno il sire si lev
codesta era l'arma sua segreta
da Carlo spesso usata in gran difficolt
alla donna apparve un gran nasone
un volto da caprone ma era Sua Maest
"Se voi non foste il mio sovrano"
Carlo si sfila il pesante spadone
"Non celerei il disio di fuggirvi lontano
Ma poich siete il mio signore"
Carlo si toglie l'intero gabbione
"Debbo concedermi spoglia ad ogni
pudore"

Cavaliere lui era assai valente
ed anche in quel frangente d'onor si
ricopr
e giunto alla fin della tenzone
incerto sull'arcione tent di risalir
veloce lo arpiona la pulzella
repente una parcella presenta al suo
Signor
"Deh! Proprio perch noi siete il sire
fan cinquemila lire, un prezzo di favor"
" mai possibile oh porco di un cane
che le avventure in codesto reame
debban risolversi tutte con grandi
puttane
Anche sul prezzo c' poi da ridire,
ben mi ricordo che pria di partire
v'eran tariffe inferiori alle tremila lire"

Ci detto ag da gran cialtrone
con balzo da leone in sella si lanci
frustando il cavallo come un ciuco
fra i glicini e il sambuco il re si dilegu

Re Carlo tornava dalla guerra
lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor
al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura del sire vincitor

Testo: F.De Andr P.Villaggio
Anno di pubblicazione 1963
TUTTI MORIMMO A STENTO
{196S)
CANTICO DEI DROGATI
Ho licenziato Dio gettato via un amore
per costruirmi il vuoto nell'anima e nel
cuore
Le parole che dico non han pi forma n
accento
si trasformano i suoni in un sordo
lamento
Mentre fra gli altri nudi io striscio verso
un fuoco
che illumina i fantasmi di questo osceno
giuoco
Come potr dire a mia madre che ho
paura?

Chi mi riparler di domani luminosi
dove i muti canteranno e taceranno i
noiosi
Quando riascolter il vento tra le foglie
sussurrare i silenzi che la sera raccoglie

Io che non vedo pi che folletti di vetro
che mi spiano davanti che mi ridono
dietro

Come potr dire la mia madre che ho
paura?

Perch non hanno fatto delle grandi
pattumiere
per i giorni gi usati per queste ed altre
sere

E chi, chi sar mai il buttafuori del sole

9
chi lo spinge ogni giorno sulla scena alle
prime ore

E soprattutto chi e perch mi ha messo
al mondo
dove vivo la mia morte con un anticipo
tremendo?

Come potr dire a mia madre che ho
paura?

Quando scadr l'affitto di questo corpo
idiota
allora avr il mio premio come una
buona nota

Mi citeran di monito a chi crede sia bello
giocherellare a palla con il proprio
cervello

Cercando di lanciarlo oltre il confine
stabilito
che qualcuno ha tracciato ai bordi
dell'infinito

Come potr dire a mia madre che ho
paura?

Tu che m'ascolti insegnami un alfabeto
che sia
differente da quello della mia
vigliaccheria

Testo: F.De Andr R.Mannerini
Anno di pubblicazione: 1968
PRIMO INTERMEZZO
Gli arcobaleni d'altri mondi hanno colori
che non so
lungo i ruscelli d'altri mondi nascono fiori
che non ho

Gli arcobaleni d'altri mondi hanno colori
che non so
lungo i ruscelli d'altri mondi nascono fiori
che non ho

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1968
LEGGENDA DI NATALE
Parlavi alla luna giocavi coi fiori
avevi l'et che non porta dolori
e il vento era un mago, la rugiada una
dea,
nel bosco incantato di ogni tua idea
nel bosco incantato di ogni tua idea

E venne l'inverno che uccide il colore
e un Babbo Natale che parlava d'amore
e d'oro e d'argento splendevano i doni
ma gli occhi eran freddi e non erano
buoni
ma gli occhi eran freddi e non erano
buoni

Copr le tue spalle d'argento e di lana
di pelle e smeraldi intrecci una collana
e mentre incantata lo stavi a guardare
dai piedi ai capelli ti volle baciare
dai piedi ai capelli ti volle baciare

E adesso che gli altri ti chiamano dea
l'incanto svanito da ogni tua idea
ma ancora alla luna vorresti narrare
la storia d'un fiore appassito a Natale
la storia d'un fiore appassito a Natale

Testo: F.De Andr (ispirato a Le Pre Nol e la
petite fille di G.Brassens)
Anno di pubblicazione: 1968
SECONDO INTERMEZZO
Sopra le tombe d'altri mondi nascono
fiori che non so
ma fra i capelli di altri amori muoiono fiori
che non ho

Sopra le tombe d'altri mondi nascono
fiori che non so
ma fra i capelli di altri amori muoiono fiori
che non ho

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1968
BALLATA DEGLI IMPICCATI
Tutti morimmo a stento ingoiando
l'ultima voce
tirando calci al vento vedemmo sfumare
la luce

L'urlo travolse il sole l'aria divenne stretta
cristalli di parole l'ultima bestemmia detta

Prima che fosse finita ricordammo a chi
vive ancora
che il prezzo fu la vita per il male fatto in
un'ora

Poi scivolammo nel gelo di una morte
senza abbandono
recitando l'antico credo di chi muore
senza perdono

Chi derise la nostra sconfitta e l'estrema
vergogna ed il modo
soffocato da identica stretta impari a
conoscere il nodo

Chi la terra ci sparse sull'ossa e riprese
tranquillo il cammino
giunga anch'egli stravolto alla fossa con
la nebbia del primo mattino

La donna che cel in un sorriso il disagio
di darci memoria
ritrovi ogni notte sul viso un insulto del
tempo e una scoria

Coltiviamo per tutti un rancore che ha
l'odore del sangue rappreso
ci che allora chiamammo dolore
soltanto un discorso sospeso

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1968
INVERNO
Sale la nebbia sui prati bianchi
come un cipresso nei camposanti
un campanile che non sembra vero
segna il confine fra la terra e il cielo

Ma tu che vai, ma tu rimani
vedrai la neve se ne andr domani
rifioriranno le gioie passate
col vento caldo di un'altra estate

Anche la luce sembra morire
nell'ombra incerta di un divenire
dove anche l'alba diventa sera
e i volti sembrano teschi di cera

Ma tu che vai, ma tu rimani
anche la neve morir domani
l'amore ancora ci passer vicino
nella stagione del biancospino

La terra stanca sotto la neve
dorme il silenzio di un sonno greve
l'inverno raccoglie la sua fatica
di mille secoli, da un'alba antica

Ma tu che stai, perch rimani?
Un altro inverno torner domani
cadr altra neve a consolare i campi
cadr altra neve sui camposanti

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1968
GIROTONDO
Se verr la guerra, Marcondiro'ndero
se verr la guerra, Marcondiro'nd
sul mare e sulla terra, Marcondiro'ndera
sul mare e sulla terra chi ci salver?

Ci salver il soldato che non la vorr
ci salver il soldato che la guerra rifiuter

La guerra gi scoppiata,
Marcondiro'ndero
la guerra gi scoppiata, chi ci aiuter
ci aiuter il buon Dio, Marcondiro'ndera
ci aiuter il buon Dio, lui ci salver

Buon Dio gi scappato, dove non si sa
buon Dio se n' andato, chiss quando

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ritorner

L'aeroplano vola, Marcondiro'ndera
l'aeroplano vola, Marcondiro'nd
se getter la bomba, Marcondiro'ndero
se getter la bomba chi ci salver?

Ci salva l'aviatore che non lo far
ci salva l'aviatore che la bomba non
getter

La bomba gi caduta,
Marcondiro'ndero
la bomba gi caduta, chi la prender?
la prenderanno tutti, Marcondiro'ndera
siam belli o siam brutti, Marcondiro'nd

Siam grandi o siam piccini li distrugger
siam furbi o siam cretini li fulminer

Ci sono troppe buche, Marcondiro'ndera
ci sono troppe buche, chi le riempir?
non potremo pi giocare al
Marcondiro'ndera
non potremo pi giocare al
Marcondiro'nd

E voi a divertirvi andate un po' pi in l
andate a divertirvi dove la guerra non ci
sar

La guerra dappertutto,
Marcondiro'ndera
la terra tutta un lutto, chi la consoler?
Ci penseranno gli uomini, le bestie i fiori
i boschi e le stagioni con i mille colori

Di gente, bestie e fiori no, non ce n' pi
viventi siam rimasti noi e nulla pi

La terra tutta nostra, Marcondiro'ndera
ne faremo una gran giostra,
Marcondiro'nd
abbiam tutta la terra Marcondiro'ndera
giocheremo a far la guerra,
Marcondiro'nd...

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1968
TERZO INTERMEZZO
La polvere il sangue le mosche e l'odore
per strada fra i campi la gente che
muore
e tu, tu la chiami guerra e non sai che
cos'
e tu, tu la chiami guerra e non ti spieghi il
perch

L'autunno negli occhi l'estate nel cuore
la voglia di dare l'istinto di avere
e tu, tu lo chiami amore e non sai che
cos'
e tu, tu lo chiami amore e non ti spieghi il
perch

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1968
CORALE (LEGGENDA DEL RE INFELICE)
Uomini senza fallo, semidei
che vivete in castelli inargentati
che di gloria toccaste gli apogei
noi che invochiam piet siamo i drogati.
Dell'inumano varcando il confine
conoscemmo anzitempo la carogna
che ad ogni ambito sogno mette fine:
che la piet non vi sia di vergogna

Coro:
C'era un re
che aveva
due castelli
uno d'argento
uno d'oro
ma per lui
non il cuore
di un amico
mai un amore n felicit

Banchieri, pizzicagnoli, notai,
coi ventri obesi e le mani sudate
coi cuori a forma di salvadanai
noi che invochiam piet fummo traviate.
Navigammo su fragili vascelli
per affrontar del mondo la burrasca
ed avevamo gli occhi troppo belli:
che la piet non vi rimanga in tasca

Giudici eletti, uomini di legge
noi che danziam nei vostri sogni ancora
siamo l'umano desolato gregge
di chi mor con il nodo alla gola.
Quanti innocenti all'orrenda agonia
votaste decidendone la sorte
e quanto giusta pensate che sia
una sentenza che decreta morte?

Coro:
Un castello
lo don
e cento e cento amici trov
l'altro poi
gli port
mille amori
ma non trovo
la felicit.

Uomini cui piet non convien sempre
male accettando il destino comune,
andate, nelle sere di novembre,
a spiar delle stelle al fioco lume,
la morte e il vento, in mezzo ai
camposanti,
muover le tombe e metterle vicine
come fossero tessere giganti
di un domino che non avr mai fine

Uomini, poich all'ultimo minuto
non vi assalga il rimorso ormai tardivo
per non aver piet giammai avuto
e non diventi rantolo il respiro:
sappiate che la morte vi sorveglia
gioir nei prati o fra i muri di calce,
come crescere il gran guarda il villano
finch non sia maturo per la falce

Coro:
Non cercare la felicit
in tutti quelli a cui tu
hai donato
per avere un compenso
ma solo in te
nel tuo cuore
se tu avrai donato
solo per piet
per piet
per piet...

Testo: Fabrizio De Andr
Anno di pubblicazione: 1968
VOLUME 3 {196S)
LA CANZONE DI MARINELLA
Vedi pag. 2
IL GORILLA
Sulla piazza d'una citt la gente
guardava con ammirazione
un gorilla portato l dagli zingari d'un
baraccone
con poco senso del pudore le comari di
quel rione
contemplavano l'animale non dico come
non dico dove

Attenti al gorilla

D'improvviso la grossa gabbia dove
viveva l'animale
s'apri di schianto non solo perch fosse
l'avevano chiusa male
la bestia uscendo fuori di l disse:
"Quest'oggi me la levo"
parlava della verginit di cui ancora
viveva schiavo

Attenti al gorilla

Il padrone si mise a urlare: "Il mio gorilla
fate attenzione
non ha veduto mai una scimmia
potrebbe fare confusione"
tutti i presenti a questo punto fuggirono
in ogni direzione

11
anche le donne dimostrando la
differenza fra idea e azione

Attenti al gorilla

Tutta la gente corre di fretta di qua e di l
con grande foga
si attardano solo una vecchietta e un
giovane giudice con la toga
visto che gli altri avevano squagliato il
quadrumane acceler
e sulla vecchia e sul magistrato con
quattro salti si port

Attenti al gorilla

"Bah" sospir pensando la vecchia "che
io fossi ancora desiderata
sarebbe cosa alquanto strana e pi che
altro non sperata"
"Che mi si prenda per una scimmia"
pensava il giudice col fiato corto
"non possibile questo sicuro" - il
seguito prova che aveva torto

Attenti al gorilla

Se qualcuno di voi dovesse costretto
con le spalle al muro
violare un giudice od una vecchia della
sua scelta sarei sicuro
ma si d il caso che il gorilla considerato
un grandioso fusto
da chi l'ha provato per non brilla n per
lo spirito n per il gusto

Attenti al gorilla

Infatti lui sdegnata la vecchia si dirige sul
magistrato
lo acchiappa forte per un'orecchia e lo
trascina in mezzo a un prato
quello che avvenne tra l'erba alta non
posso dirlo per intero
ma lo spettacolo fu avvincente e la
suspance ci fu davvero

Attenti al gorilla

Dir soltanto che sul pi bello dello
spiacevole e cupo dramma
piangeva il giudice come un vitello negli
intervalli gridava "Mamma"
gridava "Mamma" come quel tale cui il
giorno prima come ad un pollo
con una sentenza un po' originale aveva
fatto tagliare il collo

Attenti al gorilla

Testo: F.De Andr (traduzione di Le gorille di
G.Brassens)
Anno di pubblicazione: 1968
LA BALLATA DELL'EROE
Vedi pag. 2
S'I' FOSSE FOCO
S'i' fosse foco arderi 'l mondo
s' i' fosse vento lo tempesterei
s'i' fosse acqua i' l'annegherei
s'i' fosse Dio mandereil'en profondo

S'i' fosse papa, sare' allor giocondo
tutti i cristani imbrigherei
s'i' fosse 'mperator sa' che farei
a tutti mozzarei lo capo a tondo

S'i fosse morte, andarei da mio padre
s'i' fosse vita fuggirei da lui
similemente fara da mi' madre
s'i' fosse Cecco com'i' sono e fui
torrei le donne giovani e leggiadre
e vecchie e laide lasserei altrui

S'i' fosse foco arderi 'l mondo
s' i' fosse vento lo tempesterei
s'i' fosse acqua i' l'annegherei
s'i' fosse Dio mandereil'en profondo

Testo: Un sonetto di Cecco Angiolieri
Anno di pubblicazione: 1968
AMORE CHE VIENI AMORE CHE VAI
Vedi pag. 2
LA GUERRA DI PIERO
Vedi pag. 3
IL TESTAMENTO
Vedi pag. 3
NELL'ACQUA DELLA CHIARA FONTANA
Nell'acqua della chiara fontana
lei tutta nuda si bagnava
quando un soffio di tramontana
le sue vesti in cielo portava

Dal folto dei capelli mi chiese
per rivestirla l di cercare
i rami di cento mimose
e ramo con un ramo intrecciare

Volli coprire le sue spalle
tutte di petali di rosa
ma il suo seno era cos minuto
che fu sufficiente una rosa

Cercai ancora nella vigna
perch a met non fosse spoglia
ma i suoi fianchi eran cos minuti
che fu sufficiente una foglia

Le braccia lei mi tese allora
per ringraziarmi un po' stupita
io la presi con tanto ardore
che lei fu di nuovo vestita

Il gioco divert la graziosa
che molto spesso alla fontana
torn a bagnarsi pregando Dio
per un soffio di tramontana

Testo: F.De Andr (traduzione di Dans l'eau de la
claire fontaine di G. Brassens)
Anno di pubblicazione: 1968
LA BALLATA DEL MICHE'
Ved pag. 3
IL RE FA RULLARE I TAMBURI
Il re fa rullare i tamburi
il re fa rullare i tamburi
vuol scegliere fra le dame
un nuovo e fresco amore
ed la prima che ha veduto
che gli ha rapito il cuore

Marchese la conosci tu
marchese la conosci tu
chi quella graziosa
ed il marchese disse al re:
"Maest la mia sposa"

Tu sei pi felice di me
tu sei pi felice di me
d'aver dama s bella
signora s compita
se tu vorrai cederla a me
sar la favorita

Signore se non foste il re
signore se non foste il re
v'intimerei prudenza
ma siete il sire e siete il re
vi devo l'obbedienza

Marchese vedrai passer
marchese vedrai passer
d'amor la sofferenza
io ti far nelle mie armate
maresciallo di Francia

Addio per sempre mia gioia
addio per sempre mia bella
addio dolce amore
devi lasciarmi per il re
ed io ti lascio il cuore

La regina ha raccolto dei fiori
la regina ha raccolto dei fiori
celando la sua offesa
ed il profumo di quei fiori
ha ucciso la marchesa

Testo: F.De Andr (traduzione di una canzone
popolare francese del XIV secolo)
Anno di pubblicazione: 1968

12
NUVOLE BAROCCHE {1969)
NUVOLE BAROCCHE
Poi un'altra giornata di luce
poi un altro di questi tramonti
e portali colonne e fontane
tu mi hai insegnato a vivere
insegnami a partir
ma il cielo tutto rosso
di nuvole barocche
sul fiume che si sciacqua
sotto l'ultimo sole
e mentre soffio a soffio
le spinge lo scirocco
sussurra un altro invito
che dice di restare
poi carezze lusinghe abbandoni
poi quegli occhi di verde dolcezza
mille e una di queste promesse
tu mi hai insegnato il sogno
io voglio la realt
e mentre soffio a soffio
le spinge lo scirocco
sussurra un altro invito
che dice devi amare
che dice devi amare

Testo: F.De Andr C.Stanisci G.Lario
Anno di pubblicazione: 1958
E FU LA NOTTE
E fu la notte la notte per noi
notte profonda sul nostro amore
e fu la fine di tutto per noi
resta il passato e niente di pi
ma se ti dico "Non t'amo pi"
sono sicuro di non dire il vero
e fu la notte la notte per noi
buio e silenzio son scesi su noi
e fu la notte la notte per noi
buio e silenzio son scesi su noi

Testo: F.De Andr C.Stanisci F.Franchi
Anno di pubblicazione: 1958
VALZER PER UN AMORE
Quando carica d'anni e di castit
tra i ricordi e le illusioni
del bel tempo che non ritorner
troverai le mie canzoni
nel sentirle ti meraviglierai
che qualcuno abbia lodato
le bellezze che allor pi non avrai
e che avesti nel tempo passato

Ma non ti servir il ricordo non ti servir
che per piangere il tuo rifiuto
del mio amor che non torner
ma non ti servir pi a niente non ti
servir
che per piangere sui tuoi occhi
che nessuno pi canter
ma non ti servir pi a niente non ti
servir
che per piangere sui tuoi occhi
che nessuno pi canter

Vola il tempo lo sai che vola e va
forse non ce ne accorgiamo
ma pi ancora del tempo che non ha et
siamo noi che ce ne andiamo
e per questo ti dico amore amor
io t'attender ogni sera
ma tu vieni non aspettare ancor
vieni adesso finch primavera

(Nota: Musica tratta dal Valzer
campestre della Suite siciliana di
G.Marinuzzi jr.)

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1964
PER I TUOI LARGHI OCCHI
Per i tuoi larghi occhi
per i tuoi larghi occhi chiari
che non piangono mai
che non piangono mai
e perch non mi hai dato
che un addio troppo greve
perch dietro a quegli occhi
batte un cuore di neve

Io ti dico che mai
il ricordo in me lascerai
sar stretto al mio cuore
da un motivo d'amore
non pensarlo perch
tutto quel che ricordo di te
di quegli attimi amari
sono i tuoi occhi chiari

I tuoi larghi occhi
che restavan lontani
anche quando io sognavo
anche mentre ti amavo
e se tu tornerai
ti amer come sempre ti amai
come un bel sogno inutile
che si scorda al mattino

Ma i tuoi larghi occhi
i tuoi larghi occhi chiari
anche se non verrai
non li scorder mai

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1965
LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO
Ricordi sbocciavan le viole
con le nostre parole:
"Non ci lasceremo mai
mai e poi mai"
Vorrei dirti ora le stesse cose
ma come fan presto amore
ad appassir le rose
cos per noi
L'amore che strappa i capelli
perduto ormai
non resta che qualche svogliata carezza
e un po' di tenerezza

E quando ti troverai in mano
dei fiori appassiti
al sole d'un aprile
ormai lontano li rimpiangerai
ma sar la prima
che incontri per strada
che tu coprirai d'oro
per un bacio mai dato
per un amore nuovo

E sar la prima
che incontri per strada
che tu coprirai d'oro
per un bacio mai dato
per un amore nuovo

(Nota: Musica tratta dal "Concerto in Re
maggiore per tromba, archi e
continuo" - Adagio - di
G.P.Telemann)

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1965
CARLO MARTELLO RITORNA DALLA
BATTAGLIA DI POITIERS
Vedi pag. 6
IL FANNULLONE
Senza pretesa di voler strafare
io dormo al giorno quattordici ore
anche per questo nel mio rione
godo la fama di fannullone
ma non si sdegni la brava gente
se nella vita non riesco a far niente

Tu vaghi per le strade quasi tutta la notte
sognando mille favole di gloria e di
vendetta
racconti le sue storie a pochi uomini
ormai stanchi
che ridono fissandoti con vuoti sguardi
bianchi
tu reciti una parte fastidiosa alla gente
facendo della vita una commedia
divertente

Ho anche provato a lavorare
senza risparmio mi diedi da fare
ma il sol risultato dell'esperimento
fu della fame un tragico aumento
non si risenta la gente per bene
se non mi adatto a portar le catene

Ti diedero lavoro in un grande ristorante
a lavare gli avanzi della gente elegante

13
ma tu dicevi "Il cielo e la mia unica
fortuna
e l'acqua dei piatti non rispecchia la
luna"
tornasti a cantar storie lungo strade di
notte
sfidando il buon umore delle tue scarpe
rotte

Non sono poi quel cagnaccio malvagio
senza morale straccione e randagio
che si accontenta di un osso bucato
con affettuoso disprezzo gettato
al fannullone sa battere il cuore
il cane randagio ha trovato il suo amore

Pensasti al matrimonio come al giro di
una danza
amasti la tua donna come un giorno di
vacanza
hai preso la tua casa per rifugio alla tua
fiacca
per un attaccapanni a cui appendere la
giacca
e la tua dolce sposa consol la sua
tristezza
cercando fra la gente chi le offrisse
tenerezza

E' andata via senza fare rumore
forse cantando una storia d'amore
la raccontava ad un mondo ormai
stanco
che camminava distratto al suo fianco
lei torner in una notte d'estate
l'applaudiranno le stelle incantate
rischiareranno dall'alto i lampioni
la strana danza di due fannulloni
la luna avr dell'argento il colore
sopra la schiena dei gatti in amore

Testo: F.De Andr P.Villaggio
Anno di pubblicazione: 1963
GEORDIE
Uomo:
Mentre attraversavo London Bridge
un giorno senza sole
vidi una donna pianger d'amore,
piangeva per il suo Geordie

Donna:
Impiccheranno Geordie con una corda
d'oro,
un privilegio raro.
Rub sei cervi nel parco del re
vendendoli per denaro

Uomo:
Sellate il suo cavallo dalla bianca
criniera
sellatele il suo pony
cavalcher sino a Londra stasera
ad implorare per Geordie

Donna:
Geordie non rub mai neppure per me
un frutto o un fiore raro.
Rub sei cervi del parco del re
vedendoli per denaro

Insieme:
Salvate le sue labbra, salvate il suo
sorriso,
non ha vent'anni ancora
cadr l'inverno anche sopra il suo viso,
Potrete impiccarlo allora.

Uomo:
N il cuore degli inglesi n lo scettro del
re
Geordie potranno salvare,
anche se piangeranno con te
la legge non pu cambiare

Insieme:
cos lo impiccheranno con una corda
d'oro,
un privilegio raro.
rub sei cervi nel parco del re
Uomo: vendendoli per denaro

Testo: F.De Andr (traduzione di una canzone
popolare inglese)
Anno di pubblicazione: 1966
DELITTO DI PAESE
Non tutti nella capitale sbocciano i fiori
del male
qualche assassinio senza pretese abbiamo
anche noi in paese
qualche assassinio senza pretese
abbiamo anche noi qui in paese
aveva il capo tutto bianco ma il cuore
non ancor stanco
gli ritorn a battere in fretta per una
giovinetta
gli ritorn a battere in fretta per una
giovinetta
ma la sua voglia troppo viva subito gli
esauriva
in un sol bacio e una carezza l'ultima
giovinezza
in un sol bacio e una carezza l'ultima
giovinezza
quando la mano lei gli tese triste lui le
rispose
d'essere povero in bolletta lei si rivest in
fretta
d'essere povero in bolletta lei si rivest in
fretta
e and a cercare il suo compagno
partecipe del guadagno
e ritorn col protettore dal vecchio
truffatore
e ritorn col protettore dal vecchio
truffatore
mentre lui fermo lo teneva sei volte lo
accoltellava
dicon che quando lui spir la lingua lei gli
mostr
dicon che quando lui spir la lingua lei gli
mostr
misero tutto sotto sopra senza trovare
un soldo
ma solo un mucchio di cambiali e di atti
giudiziali
ma solo un mucchio di cambiali e di atti
giudiziali
allora presi dallo sconforto e dal
rimpianto del morto
s'inginocchiaron sul povero uomo
chiedendogli perdono
s'inginocchiaron sul povero uomo
chiedendogli perdono
quando i gendarmi sono entrati
piangenti li han trovati
fu qualche lacrima sul viso a dargli il
paradiso
fu qualche lacrima sul viso a dargli il
paradiso
e quando furono impiccati volarono fra i
beati
qualche beghino di questo fatto fu poco
soddisfatto
qualche beghino di questo fatto fu poco
soddisfatto
non tutti nella capitale sbocciano i fiori
del male
qualche assassinio senza pretese
abbiamo anche noi in paese
qualche assassinio senza pretese
abbiamo anche noi in paese

Testo: De Andr (traduzione di Assassinat di
G.Brassens)
Anno di pubblicazione: 1958
IL PESCATORE {45 GIRI) {1970)
IL PESCATORE
All'ombra dell'ultimo sole
s'era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso

Venne alla spiaggia un assassino
due occhi grandi da bambino
due occhi enormi di paura
eran gli specchi di un'avventura

E chiese al vecchio: "Dammi il pane
ho poco tempo e troppa fame"
e chiese al vecchio: "Dammi il vino
ho sete e sono un assassino"

Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno

14
non si guard neppure intorno
ma vers il vino e spezz il pane
per chi diceva ho sete e ho fame

E fu il calore d'un momento
poi via di nuovo verso il vento
davanti agli occhi ancora il sole
dietro alle spalle un pescatore

Dietro alle spalle un pescatore
e la memoria gi dolore
gi il rimpianto di un aprile
giocato all'ombra di un cortile

Vennero in sella due gendarmi
vennero in sella con le armi
chiesero al vecchio se l vicino
fosse passato un assassino

Ma all'ombra dell'ultimo sole
s'era assopito il pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1970
MARCIA NUZIALE
Vedi pag. 4
LA BUONA NOVELLA {1970)
LAUDATE DOMINUM
Laudate Dominum
Laudate Dominum
Laudate Dominum

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1970
L'INFANZIA DI MARIA
Forse fu all'ora terza forse alla nona
cucito qualche giglio sul vestitino alla
buona
forse fu per bisogno o peggio per buon
esempio
presero i tuoi tre anni e li portarono al
tempio
presero i tuoi tre anni e li portarono al
tempio

Non fu pi il seno di Anna fra le mura
discrete
a consolare il pianto a calmarti la sete
dicono fosse un angelo a raccontarti le
ore
a misurarti il tempo fra cibo e Signore
a misurarti il tempo fra cibo e Signore

Scioglie la neve al sole ritorna l'acqua al
mare
il vento e la stagione ritornano a giocare
ma non per te bambina che nel tempio
resti china
ma non per te bambina che nel tempio
resti china

E quando i sacerdoti ti rifiutarono
alloggio
avevi dodici anni e nessuna colpa
addosso
ma per i sacerdoti fu colpa il tuo maggio
la tua verginit che si tingeva di rosso
la tua verginit che si tingeva di rosso

E si vuol dar marito a chi non lo voleva
si batte la campagna si fruga la via
popolo senza moglie uomini d'ogni leva
del corpo d'una vergine si fa lotteria
del corpo d'una vergine si fa lotteria.

Sciogli i capelli e guarda gi vengono...

Guardala guardala scioglie i capelli
sono pi lunghi dei nostri mantelli
guarda la pelle viene la nebbia
risplende il sole come la neve
guarda le mani guardale il viso
sembra venuta dal paradiso
guarda le forme la proporzione
sembra venuta per tentazione
guardala guardala scioglie i capelli
sono pi lunghi dei nostri mantelli
guarda le mani guardale il viso
sembra venuta dal paradiso
guardale gli occhi guarda i capelli
guarda le mani guardale il collo
guarda la carne guarda il suo viso
guarda i capelli del paradiso
guarda la carne guardale il collo
sembra venuta dal suo sorriso
guardale gli occhi guarda la neve
guarda la carne del paradiso

E fosti tu Giuseppe un reduce del
passato
falegname per forza padre per
professione
a vederti assegnata da un destino
sgarbato
una figlia di pi senza alcuna ragione
una bimba su cui non avevi intenzione

E mentre te ne vai stanco d'essere
stanco
la bambina per mano la tristezza di
fianco
pensi "Quei sacerdoti la diedero in
sposa
a dita troppo secche per chiudersi su
una rosa
a un cuore troppo vecchio che ormai si
riposa"

Secondo l'ordine ricevuto Giuseppe
port la bambina nella propria casa e
subito se ne part per dei lavori che
lo attendevano fuori dalla Giudea.
Rimase lontano quattro anni.

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1970
IL RITORNO DI GIUSEPPE
Stelle, gi dal tramonto,
si contendono il cielo a frotte,
luci meticolose
nell'insegnarti la notte.
Un asino dai passi uguali,
compagno del tuo ritorno,
scandisce la distanza
lungo il morire del giorno.

Ai tuoi occhi, il deserto,
una distesa di segatura,
minuscoli frammenti
della fatica della natura.
Gli uomini della sabbia
hanno profili da assassini,
rinchiusi nei silenzi
d'una prigione senza confini.

Odore di Gerusalemme,
la tua mano accarezza il disegno
d'una bambola magra,
intagliata del legno.
"La vestirai, Maria,
ritornerai a quei giochi
lasciati quando i tuoi anni
erano cos pochi."

E lei vol fra le tue braccia
come una rondine,
e le sue dita come lacrime,
dal tuo ciglio alla gola,
suggerivano al viso,
una volta ignorato,
la tenerezza d'un sorriso,
un affetto quasi implorato.

E lo stupore nei tuoi occhi
sal dalle tue mani
che vuote intorno alle sue spalle,
si colmarono ai fianchi
della forma precisa
d'una vita recente,
di quel segreto che si svela
quando lievita il ventre.

E a te, che cercavi il motivo
d'un inganno inespresso dal volto,
lei propose l'inquieto ricordo
fra i resti d'un sogno raccolto.

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1970

15
IL SOGNO DI MARIA
"Nel Grembo umido, scuro del tempio,
l'ombra era fredda, gonfia d'incenso;
l'angelo scese, come ogni sera,
ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d'improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese - Conosci l'estate -
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.
Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade,
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all'ulivo si abbraccia la vite.
Scendemmo l, dove il giorno si perde
a cercarsi da solo nascosto tra il verde,
e lui parl come quando si prega,
ed alla fine d'ogni preghiera
contava una vertebra della mia schiena.

(... e l' angelo disse: "Non
temere, Maria, infatti hai
trovato grazia presso il
Signore e per opera Sua
concepirai un figlio...)

Le ombre lunghe dei sacerdoti
costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare
ma il braccio era nudo e non seppe
volare:
poi vidi l'angelo mutarsi in cometa
e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami,
nei gesti immobili d'un altra vita,
foglie le mani, spine le dita.

Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al
presente.
Sbiad l'immagine, stinse il colore,
ma l'eco lontana di brevi parole
ripeteva d'un angelo la strana preghiera
dove forse era sogno ma sonno non era
- Lo chiameranno figlio di Dio -
Parole confuse nella mia mente,
svanite in un sogno, ma impresse nel
ventre."

E la parola ormai sfinita
si sciolse in pianto,
ma la paura dalle labbra
si raccolse negli occhi
semichiusi nel gesto
d'una quiete apparente
che si consuma nell'attesa
d'uno sguardo indulgente.

E tu, piano, posati le dita
all'orlo della sua fronte:
i vicini quando accarezzano
hanno il timore di far troppo forte.

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1970
AVE MARIA
E te ne vai, Maria, fra l'altra gente
che si raccoglie intorno al tuo passare,
siepe di sguardi che non fanno male
nella stagione di essere madre.

Sai che fra un'ora forse piangerai
poi la tua mano nasconder un sorriso:
gioia e dolore hanno il confine incerto
nella stagione che illumina il viso.

Ave Maria, adesso che sei donna,
ave alle donne come te, Maria,
femmine un giorno per un nuovo amore
povero o ricco, umile o Messia.
Femmine un giorno e poi madri per
sempre
nella stagione che stagioni non sente.

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1970
MARIA NELLA BOTTEGA D'UN
FALEGNAME
Maria:
"Falegname col martello
perch fai den den?
Con la pialla su quel legno
perch fai fren fren?
Costruisci le stampelle
per chi in guerra and?
Dalla Nubia sulle mani
a casa ritorn?"

Il falegname:
"Mio martello non colpisce,
pialla mia non taglia
per foggiare gambe nuove
a chi le offr in battaglia,
ma tre croci, due per chi
disert per rubare,
la pi grande per chi guerra
insegn a disertare".

La gente:
"Alle tempie addormentate
di questa citt
pulsa il cuore di un martello,
quando smetter?
Falegname, su quel legno,
quanti corpi ormai,
quanto ancora con la pialla
lo assottiglierai?"

Maria:
"Alle piaghe, alle ferite
che sul legno fai,
falegname su quei tagli
manca il sangue, ormai,
perch spieghino da soli,
con le loro voci,
quali volti sbiancheranno
sopra le tue croci".

Il falegname:
"Questi ceppi che han portato
perch il mio sudore
li trasformi nell'immagine
di tre dolori,
vedran lacrime di Dimaco
e di Tito al ciglio
il pi grande che tu guardi
abbraccer tuo figlio".

La gente:
"Dalla strada alla montagna
sale il tuo den den
ogni valle di Giordania
impara il tuo fren fren;
qualche gruppo di dolore
muove il passo inquieto,
altri aspettan di far bere
a quelle seti aceto".

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1970
VIA DELLA CROCE
"Poterti smembrare coi denti e le mani,
sapere i tuoi occhi bevuti dai cani,
di morire in croce puoi essere grato
a un brav'uomo di nome Pilato."
Ben pi della morte che oggi ti vuole,
t'uccide il veleno di queste parole:
le voci dei padri di quei neonati,
da Erode, per te, trucidati.
Nel lugubre scherno degli abiti nuovi
misurano a gocce il dolore che provi;
trent'anni hanno atteso col fegato in
mano,
i rantoli d'un ciarlatano.

Si muovono curve le vedove in testa,
per loro non un pomeriggio di festa;
si serran le vesti sugli occhi e sul cuore
ma filtra dai veli il dolore:
fedeli umiliate da un credo inumano
che le volle schiave gi prima di
Abramo,
con riconoscenza ora soffron la pena
di chi perdono a Maddalena,
di chi con un gesto soltanto fraterno
una nuova indulgenza insegn al
Padreterno,
e guardano in alto, trafitti dal sole,
gli spasimi d'un redentore.

Confusi alla folla ti seguono muti,
sgomenti al pensiero che tu li saluti:
"A redimere il mondo" gli serve pensare,
il tuo sangue pu certo bastare.

16
La semineranno per mare e per terra
tra boschi e citt la tua buona novella,
ma questo domani, con fede migliore,
stasera pi forte il terrore.
Nessuno di loro ti grida un addio
per esser scoperto cugino di Dio:
gli apostoli han chiuso le gole alla voce,
fratello che sanguini in croce.

Han volti distesi, gi inclini al perdono,
ormai che han veduto il tuo sangue di
uomo
fregiarti le membra di rivoli viola,
incapace di nuocere ancora.
Il potere vestito d'umana sembianza,
ormai ti considera morto abbastanza
e gi volge lo sguardo a spiar le
intenzioni
degli umili, degli straccioni.
Ma gli occhi dei poveri piangono altrove,
non sono venuti a esibire un dolore
che alla via della croce ha proibito
l'ingresso
a chi ti ama come se stesso.

Sono pallidi al volto, scavati al torace,
non hanno la faccia di chi si compiace
dei gesti che ormai ti propone il dolore,
eppure hanno un posto d'onore.
Non hanno negli occhi scintille di pena.
Non sono stupiti a vederti la schiena
piegata dal legno che a stento trascini,
eppure ti stanno vicini.
Perdonali se non ti lasciano solo,
se sanno morir sulla croce anche loro,
a piangerli sotto non han che le madri,
in fondo, son solo due ladri.

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1970
TRE MADRI
Madre di Tito:
"Tito, non sei figlio di Dio,
ma c' chi muore nel dirti addio".

Madre di Dimaco:
"Dimaco, ignori chi fu tuo padre,
ma pi di te muore tua madre".

Le due madri:
"Con troppe lacrime piangi, Maria,
solo l'immagine d'un'agonia:
sai che alla vita, nel terzo giorno,
il figlio tuo far ritorno:
lascia noi piangere, un po' pi forte,
chi non risorger pi dalla morte".

Madre di Ges:
"Piango di lui ci che mi tolto,
le braccia magre, la fronte, il volto,
ogni sua vita che vive ancora,
che vedo spegnersi ora per ora.
Figlio nel sangue, figlio nel cuore,
e chi ti chiama - Nostro Signore -,
nella fatica del tuo sorriso
cerca un ritaglio di Paradiso.
Per me sei figlio, vita morente,
ti port cieco questo mio ventre,
come nel grembo, e adesso in croce,
ti chiama amore questa mia voce.
Non fossi stato figlio di Dio
t'avrei ancora per figlio mio".

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1970
IL TESTAMENTO DI TITO
Tito:
"Non avrai altro Dio all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.

Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:
ma forse era stanco, forse troppo
occupato,
e non ascolt il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo
lontano,
davvero lo nominai invano.

Onora il padre, onora la madre
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perch le chiedevi un boccone:
quando a mio padre si ferm il cuore
non ho provato dolore.
Quanto a mio padre si ferm il cuore
non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste.
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

Il quinto dice non devi rubare
e forse io l'ho rispettato
vuotando, in silenzio, le tasche gi
gonfie
di quelli che avevan rubato:
ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.

Non commettere atti che non siano puri
cio non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami
cos sarai uomo di fede:
Poi la voglia svanisce e il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore:
ma non ho creato dolore.

Il settimo dice non ammazzare
se del cielo vuoi essere degno.
Guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno:
guardate la fine di quel nazareno
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel nazareno
e un ladro non muore di meno.

Non dire falsa testimonianza
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino,
e scordano sempre il perdono:
ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.

Non desiderare la roba degli altri
non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:
nei letti degli altri gi caldi d'amore
non ho provato dolore.
L'invidia di ieri non gi finita:
stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di l delle dune
a violentare altre notti:
io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella piet che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore".

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1970
LAUDATE HOMINEM
Laudate Dominum
Laudate Dominum

Gli umili, gli straccioni:
"Il potere che cercava
il nostro umore
mentre uccideva
nel nome d'un Dio,
nel nome d'un Dio
uccideva un uomo:

17
nel nome di quel Dio
si assolse.
Poi, poi chiam Dio
poi chiamo Dio
poi chiam Dio quell'uomo
e nel suo nome
nuovo nome
altri uomini,
altri, altri uomini
uccise ".

Non voglio pensarti figlio di Dio
ma figlio dell'uomo, fratello anche mio.

Laudate Dominum
Laudate Dominum

Ancora una volta
abbracciamo
la fede
che insegna ad avere
ad avere il diritto
al perdono, perdono
sul male commesso
nel nome d'un Dio
che il male non volle, il male non volle,
finch
rest uomo
uomo.

Non posso pensarti figlio di Dio
ma figlio dell'uomo, fratello anche mio.

Qualcuno
qualcuno
tent di imitarlo
se non ci riusc
fu scusato
anche lui
perdonato
perch non s'imita
imita un dio,
un Dio va temuto e lodato
lodato...

Laudate hominem

No, non devo pensarti figlio di Dio
ma figlio dell'uomo, fratello anche mio.
Ma figlio dell'uomo, fratello anche mio.

Laudate hominem

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1970
NON AL DENARO NON
ALL'AMORE NE' AL CIELO
{1971)
DORMONO SULLA COLLINA
Dove se n' andato Elmer
che di febbre si lasci morire
dov' Herman bruciato in miniera
dove sono Bert e Tom
il primo ucciso in una rissa
e l'altro che usc gi morto di galera
e cosa ne sar di Charley
che cadde mentre lavorava
e dal ponte vol e vol sulla strada

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina

Dove sono Ella e Kate
morte entrambe per errore
una di aborto, l'altra d'amore
e Maggie uccisa in un bordello
dalle carezze di un animale
e Edith consumata da uno strano male.
e Lizzie che insegu la vita
lontano, e dall'Inghilterra
fu riportata in questo palmo di terra

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina

Dove sono i generali
che si fregiarono nelle battaglie
con cimiteri di croci sul petto
dove i figli della guerra
partiti per un ideale
per una truffa, per un amore finito male
hanno rimandato a casa
le loro spoglie nelle barriere
legate strette perch sembrassero intere

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina

Dov' Jones il suonatore
che fu sorpreso dai suoi novant'anni
e con la vita avrebbe ancora giocato
lui che offr la faccia al vento
la gola al vino e mai un pensiero
non al denaro, non all'amore n al cielo
lui s sembra di sentirlo
cianciare ancora delle porcate
mangiate in strada nelle ore sbagliate
sembra di sentirlo ancora
dire al mercante di liquore
"Tu che lo vendi cosa ti compri di
migliore?"

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1971
UN MATTO (DIETRO OGNI SCEMO C'E'
UN VILLAGGIO)
Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole,
e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo,
che passa,
e neppure la notte ti lascia da solo:
gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro

E s, anche tu andresti a cercare
le parole sicure per farti ascoltare:
per stupire mezz'ora basta un libro di
storia,
io cercai di imparare la Treccani a
memoria,
e dopo maiale, Majakowsky, malfatto,
continuarono gli altri fino a leggermi
matto

E senza sapere a chi dovessi la vita
in un manicomio io l'ho restituita:
qui sulla collina dormo malvolentieri
eppure c' luce ormai nei miei pensieri,
qui nella penombra ora invento parole
ma rimpiango una luce, la luce del sole

Le mie ossa regalano ancora alla vita:
le regalano ancora erba fiorita.
Ma la vita rimasta nelle voci in sordina
di chi ha perso lo scemo e lo piange in
collina;
di chi ancora bisbiglia con la stessa
ironia
"Una morte pietosa lo strapp alla
pazzia"

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1971
UN GIUDICE
Cosa vuol dire avere
un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi
e le battute della gente,
o la curiosit
d'una ragazza irriverente
che vi avvicina solo
per un suo dubbio impertinente:
vuole scoprir se vero
quanto si dice intorno ai nani,
che siano i pi forniti
della virt meno apparente,
fra tutte le virt
la pi indecente

Passano gli anni, i mesi,
e se li conti anche i minuti,
triste trovarsi adulti
senza essere cresciuti;
la maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo
fino a dire che un nano
una carogna di sicuro
perch ha il cuore troppo
troppo vicino al buco del culo

Fu nelle notti insonni
vegliate al lume del rancore

18
che preparai gli esami
diventai procuratore
per imboccar la strada
che dalle panche d'una cattedrale
porta alla sacrestia
quindi alla cattedra d'un tribunale
giudice finalmente,
arbitro in terra del bene e del male

E allora la mia statura
non dispens pi buonumore
a chi alla sbarra in piedi
mi diceva "Vostro Onore",
e di affidarli al boia
fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi
nell'ora dell'addio
non conoscendo affatto
la statura di Dio

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1971
UN BLASFEMO (DIETRO OGNI
BLASFEMO C'E' UN GIARDINO
INCANTATO)
Mai pi mi chinai e nemmeno su un
fiore,
pi non arrossii nel rubare l'amore
dal momento che Inverno mi convinse
che Dio
non sarebbe arrossito rubandomi il mio

Mi arrestarono un giorno per le donne
ed il vino,
non avevano leggi per punire un
blasfemo,
non mi uccise la morte, ma due guardie
bigotte,
mi cercarono l'anima a forza di botte

Perch dissi che Dio imbrogli il primo
uomo,
lo costrinse a viaggiare una vita da
scemo,
nel giardino incantato lo costrinse a
sognare,
a ignorare che al mondo c'e' il bene e c'
il male

Quando vide che l'uomo allungava le
dita
a rubargli il mistero di una mela proibita
per paura che ormai non avesse padroni
lo ferm con la morte, invent le stagioni

... mi cercarono l'anima a forza di botte

E se furon due guardie a fermarmi la
vita,
proprio qui sulla terra la mela proibita,
e non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha
inventato,
ci costringe a sognare in un giardino
incantato
ci costringe a sognare in un giardino
incantato

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1971
UN MEDICO
Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando rossi di frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti

Un sogno, fu un sogno ma non dur
poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un dio ma nemmeno per
gioco:
perch i ciliegi tornassero in fiore,
perch i ciliegi tornassero in fiore

E quando dottore lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e vennero in tanti e si chiamavano
"gente"
ciliegi malati in ogni stagione

E i colleghi d'accordo i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia
d'amare
mi spedirono il meglio dei loro clienti
con la diagnosi in faccia e per tutti era
uguale:
ammalato di fame incapace a pagare

E allora capii fui costretto a capire
che fare il dottore soltanto un mestiere
che la scienza non puoi regalarla alla
gente
se non vuoi ammalarti dell'identico male,
se non vuoi che il sistema ti pigli per
fame

E il sistema sicuro pigliarti per fame
nei tuoi figli in tua moglie che ormai ti
disprezza,
perci chiusi in bottiglia quei fiori di neve,
l'etichetta diceva: elisir di giovinezza

E un giudice, un giudice con la faccia da
uomo
mi sped a sfogliare i tramonti in prigione
inutile al mondo ed alle mie dita
bollato per sempre truffatore imbroglione
dottor professor truffatore imbroglione

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1971
UN MALATO DI CUORE
"Cominciai a sognare anch'io insieme a
loro
poi l'anima d'improvviso prese il volto"

Da ragazzo spiare i ragazzi giocare
al ritmo balordo del tuo cuore malato
e ti viene la voglia di uscire e provare
che cosa ti manca per correre al prato,
e ti tieni la voglia, e rimani a pensare
come diavolo fanno a riprendere fiato

Da uomo avvertire il tempo sprecato
a farti narrare la vita dagli occhi
e mai poter bere alla coppa d'un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti,
e mai poter bere alla coppa d'un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti

Eppure un sorriso io l'ho regalato
e ancora ritorna in ogni sua estate
quando io la guidai o fui forse guidato
a contarle i capelli con le mani sudate
non credo che chiesi promesse al suo
sguardo,
non mi sembra che scelsi il silenzio o la
voce,
quando il cuore stord e ora no, non
ricordo
se fu troppo sgomento o troppo felice,
e il cuore impazz e ora no, non ricordo,
da quale orizzonte sfumasse la luce

E fra lo spettacolo dolce dell'erba
fra lunghe carezze finite sul volto,
quelle sue cosce color madreperla
rimasero forse un fiore non colto.
Ma che la baciai questo s lo ricordo
col cuore ormai sulle labbra,
ma che la baciai, per Dio, s lo ricordo,
e il mio cuore le rest sulle labbra

"E l'anima d'improvviso prese il volo
ma non mi sento di sognare con loro
no non mi riesce di sognare con loro"

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1971
UN CHIMICO
Solo la morte m'ha portato in collina
un corpo fra i tanti a dar fosforo all'aria
per bivacchi di fuochi che dicono fatui
che non lasciano cenere, non sciolgon
la brina
solo la morte m'ha portato in collina

Da chimico un giorno avevo il potere
di sposar gli elementi e farli reagire,
ma gli uomini mai mi riusc di capire
perch si combinassero attraverso
l'amore
affidando ad un gioco la gioia e il dolore


19
Guardate il sorriso guardate il colore
come giocan sul viso di chi cerca
l'amore:
ma lo stesso sorriso lo stesso colore
dove sono sul viso di chi ha avuto
l'amore
dove sono sul viso di chi ha avuto
l'amore

strano andarsene senza soffrire,
senza un volto di donna da dover
ricordare.
Ma fosse diverso il vostro morire
vuoi che uscite all'amore che cedete
all'aprile
cosa c' di diverso nel vostro morire

Primavera non bussa lei entra sicura
come il fumo lei penetra in ogni fessura
ha le labbra di carne i capelli di grano
che paura, che voglia che ti prenda per
mano
che paura, che voglia che ti porti lontano

Ma guardate l'idrogeno tacere nel mare
guardate l'ossigeno al suo fianco
dormire:
soltanto una legge che io riesco a capire
ha potuto sposarli senza farli scoppiare
soltanto la legge che io riesco a capire

Fui chimico e, no, non mi volli sposare.
Non sapevo con chi e chi avrei
generato:
Son morto in un esperimento sbagliato
proprio come gli idioti che muoion
d'amore
e qualcuno dir che c' un modo
migliore

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1971
UN OTTICO
Prima parte:

Daltonici, presbiti, mendicanti di vista
il mercante di luce, il vostro oculista,
ora vuole soltanto clienti speciali
che non sanno che farne di occhi
normali.

Non pi ottico ma spacciatore di lenti
per improvvisare occhi contenti,
perch le pupille abituate a copiare
inventino i mondi sui quali guardare
Seguite con me questi occhi sognare,
fuggire dall'orbita e non voler ritornare

Seconda parte:

Primo cliente - Vedo che salgo a rubare
il sole
per non aver pi notti,
perch non cada in reti di tramonto,
l'ho chiuso nei miei occhi,
e chi avr freddo e chi avr freddo
lungo il mio sguardo si dovr scaldare

Secondo cliente - Vedo i fiumi dentro le
mie vene,
cercano il loro mare,
rompono gli argini,
trovano cieli da fotografare.
Sangue che scorre senza fantasia
porta tumori di malinconia

Terzo cliente - Vedo gendarmi
pascolare
donne chine sulla rugiada,
rosse le lingue al polline dei fiori
ma dov' l'ape regina?
Forse volata ai nidi dell'aurora,
forse volata, forse pi non vola

Quarto cliente - Vedo gli amici ancora
sulla strada,
loro non hanno fretta,
rubano ancora al sonno l'allegria
all'alba un po' di notte:
e poi la luce, luce che trasforma
il mondo in un giocattolo

Faremo gli occhiali cos!
Faremo gli occhiali cos!

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1971
IL SUONATORE JONES
In un vortice di polvere
gli altri vedevan siccit,
a me ricordava
la gonna di Jenny
in un ballo di tanti anni fa

Sentivo la mia terra
vibrare di suoni, era il mio cuore
e allora perch coltivarla ancora,
come pensarla migliore

Libert l'ho vista dormire
nei campi coltivati
a cielo e denaro,
a cielo ed amore,
protetta da un filo spinato

Libert l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
a un ballo,
per un compagno ubriaco

E poi se la gente sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca
per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare

Finii con i campi alle ortiche
finii con un flauto spezzato
e un ridere rauco
e ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1971
STORIA DI UN IMPIEGATO
{1973)
INTRODUZIONE
Lottavano cos come si gioca
i cuccioli del maggio era normale
loro avevano il tempo anche per la
galera
ad aspettarli fuori rimaneva
la stessa rabbia la stessa primavera...

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1973
CANZONE DEL MAGGIO
Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credevi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le pantere
ci mordevano il sedere
lasciamoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verit" della televisione
anche se allora vi siete assolti

20
siete lo stesso coinvolti.

E se credete ora
che tutto sia come prima
perch avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora pi forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

(Nota: Liberamente tratta da un canto
del Maggio francese del 1968)


VERSIONE INEDITA

CANZONE DEL MAGGIO

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto guardare in terra
se avete deciso in fretta
che non era la vostra guerra
voi non avete fermato il tempo
gli avete fatto perdere tempo.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
voi siete stato lo strumento
per farci perdere un sacco di tempo.

Se avete lasciato fare
ai professionisti dei manganelli
per liberarvi di noi canaglie
di noi teppisti di noi ribelli
lasciandoci in buonafede
sanguinare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto rimasto come ieri,
se sono rimasti a posto
perfino i sassi nei vostri viali
se avete preso per buone
le "verit" dei vostri giornali
non vi rimasto nessun argomento
per farci ancora perdere tempo.

Lo conosciamo bene
il vostro finto progresso
il vostro comandamento
"Ama il consumo come te stesso"
e se voi lo avete osservato
fino ad assolvere chi ci ha sparato
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora pi forte
voi non potete fermare il tempo
gli fate solo perdere tempo.



Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1973
LA BOMBA IN TESTA
... e io contavo i denti ai francobolli
dicevo "grazie a Dio" "buon Natale"
mi sentivo normale
eppure i miei trent'anni
erano pochi pi dei loro
ma non importa adesso torno al lavoro.

Cantavano il disordine dei sogni
gli ingrati del benessere francese
e non davan l'idea
di denunciare uomini al balcone
di un solo maggio, di un unico paese.

E io ho la faccia usata dal buonsenso
ripeto "Non vogliamoci del male "
e non mi sento normale
e mi sorprendo ancora
a misurarmi su di loro
e adesso tardi, adesso torno al lavoro.

Rischiavano la strada e per un uomo
ci vuole pure un senso a sopportare
di poter sanguinare
e il senso non dev'essere rischiare
ma forse non voler pi sopportare.

Chiss cosa si prova a liberare
la fiducia nelle proprie tentazioni,
allontanare gli intrusi
dalle nostre emozioni,
allontanarli in tempo
e prima di trovarsi solo
con la paura di non tornare al lavoro.

Rischiare libert strada per strada,
scordarsi le rotaie verso casa,
io ne valgo la pena,
per arrivare ad incontrar la gente
senza dovermi fingere innocente.

Mi sforzo di ripetermi con loro
e pi l'idea va di l del vetro
pi mi lasciano indietro,
per il coraggio insieme
non so le regole del gioco
senza la mia paura mi fido poco.

Ormai sono in ritardo per gli amici
per l'odio potrei farcela da solo
illuminando al tritolo
chi ha la faccia e mostra solo il viso
sempre gradevole, sempre pi
impreciso.

E l'esplosivo spacca, taglia, fruga
tra gli ospiti di un ballo mascherato,
io mi sono invitato
a rilevar l'impronta
dietro ogni maschera che salta
e a non aver piet per la mia prima
volta.

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1973
AL BALLO MASCHERATO
Cristo drogato da troppe sconfitte
cede alla complicit
di Nobel che gli espone la praticit
di un'eventuale premio della bont.
Maria ignorata da un Edipo ormai scaltro
mima una sua nostalgia di nativit,
io con la mia bomba porto la novit,
la bomba che debutta in societ,
al ballo mascherato della celebrit.

Dante alla porta di Paolo e Francesca
spia chi fa meglio di lui:
l dietro si racconta un amore normale
ma lui sapr poi renderlo tanto geniale.
E il viaggio all'inferno ora fallo da solo
con l'ultima invidia lasciata l sotto un
lenzuolo,
sorpresa sulla porta d'una felicit
la bomba ha risparmiato la normalit,
al ballo mascherato della celebrit.

La bomba non ha una natura gentile
ma spinta da imparzialit
sconvolge l'improbabile intimit
di un'apparente statua della Piet.
Grimilde di Manhattan, statua della
libert,
adesso non ha pi rivali la tua vanit
e il gioco dello specchio non si ripeter
"Sono pi bella io o la statua della Piet
"
dopo il ballo mascherato del celebrit.

Nelson strappato al suo carnevale
rincorre la sua identit
e cerca la sua maschera, l'orgoglio, lo
stile,
impegnati sempre a vincere e mai a
morire.
Poi dalla feluca ormai a brandelli
tenta di estrarre il consiglio della sua
Trafalgar
e nella sua agonia, sparsa di qua, di l,
implora una Sant'Elena anche in

21
compropriet,
al ballo mascherato della celebrit.

Mio padre pretende aspirina ed affetto
e inciampa nella sua autorit,
affida a una vestaglia il suo ultimo ruolo
ma lui esplode dopo, prima il suo
decoro.
Mia madre si approva in frantumi di
specchio,
dovrebbe accettare la bomba con
serenit,
il martirio il suo mestiere, la sua vanit,
ma ora accetta di morire soltanto a met
la sua parte ancora viva le fa tanta piet,
al ballo mascherato della celebrit.

Qualcuno ha lasciato la luna nel bagno
accesa soltanto a met
quel poco che mi basta per contare i
caduti,
stupirmi della loro fragilit,
e adesso puoi togliermi i piedi dal collo
amico che m'hai insegnato il "come si fa"
se no ti porto indietro di qualche minuto
ti metto a conversare, ti ci metto seduto
tra Nelson e la statua della Piet,
al ballo mascherato della celebrit.

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1973
SOGNO NUMERO DUE
Imputato ascolta,
noi ti abbiamo ascoltato.
Tu non sapevi di avere una coscienza al
fosforo
piantata tra l'aorta e l'intenzione,
noi ti abbiamo osservato
dal primo battere del cuore
fino ai ritmi pi brevi
dell'ultima emozione
quando uccidevi,
favorendo il potere
i soci vitalizi del potere
ammucchiati in discesa
a difesa
della loro celebrazione.

E se tu la credevi vendetta
il fosforo di guardia
segnalava la tua urgenza di potere
mentre ti emozionavi nel ruolo pi
eccitante della legge
quello che non protegge
la parte del boia.

Imputato,
il dito pi lungo della tua mano
il medio
quello della mia
l'indice,
eppure anche tu hai giudicato.
Hai assolto e hai condannato
al di sopra di me,
ma al di sopra di me,
per quello che hai fatto,
per come lo hai rinnovato
il potere ti grato.

Ascolta
una volta un giudice come me
giudic chi gli aveva dettato la legge:
prima cambiarono il giudice
e subito dopo
la legge.

Oggi, un giudice come me,
lo chiede al potere se pu giudicare.
Tu sei il potere.
Vuoi essere giudicato?
Vuoi essere assolto o condannato?

Testo: F.De Andr R.Dan
Anno di pubblicazione: 1973
CANZONE DEL PADRE
"Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi
solo i sogni che non fanno svegliare".
"S. Vostro Onore, ma li voglio pi
grandi."
"C' l un posto, lo ha lasciato tuo padre.
Non dovrai che restare sul ponte
e guardare le altre navi passare
le pi piccole dirigile al fiume
le pi grandi sanno gi dove andare."
Cos son diventato mio padre
ucciso in un sogno precedente
il tribunale mi ha dato fiducia
assoluzione e delitto lo stesso movente.

E ora Berto, figlio della Lavandaia,
compagno di scuola, preferisce
imparare
a contare sulle antenne dei grilli
non usa mai bolle di sapone per giocare;
seppelliva sua madre in un cimitero di
lavatrici
avvolta in un lenzuolo quasi come gli
eroi;
si ferm un attimo per suggerire a Dio
di continuare a farsi i fatti suoi
e scapp via con la paura di arrugginire
il giornale di ieri lo d morto arrugginito,
i becchini ne raccolgono spesso
fra la gente che si lascia piovere
addosso.

Ho investito il denaro e gli affetti
banca e famiglia danno rendite sicure,
con mia moglie si discute l'amore
ci sono distanze, non ci sono paure,
ma ogni notte lei mi si arrende pi tardi
vengono uomini, ce n' uno pi magro,
ha una valigia e due passaporti,
lei ha gli occhi di una donna che pago.
Commissario io ti pago per questo,
lei ha gli occhi di una donna che mia,
l'uomo magro ha le mani occupate,
una valigia di ciondoli, un foglio di via.

Non ha pi la faccia del suo primo
hashish
il mio ultimo figlio, il meno voluto,
ha pochi stracci dove inciampare
non gli importa d'alzarsi, neppure
quando caduto:
e i miei alibi prendono fuoco
il Guttuso ancora da autenticare
adesso le fiamme mi avvolgono il letto
questi i sogni che non fanno svegliare.
Vostro Onore, sei un figlio di troia,
mi sveglio ancora e mi sveglio sudato,
ora aspettami fuori dal sogno
ci vedremo davvero,
io ricomincio da capo.

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1973
IL BOMBAROLO
Chi va dicendo in giro che odio il mio
lavoro
non sa con quanto amore mi dedico al
tritolo
quasi indipendente ancora poche ore
poi gli dar la voce il detonatore

Il mio Pinocchio fragile parente
artigianale
di ordigni costruiti su scala industriale
di me non far mai un cavaliere del
lavoro
io son d'un'altra razza son bombarolo

Nello scendere le scale ci metto pi
attenzione,
sarebbe imperdonabile giustiziarmi sul
portone
proprio nel giorno in cui la decisione
mia
sulla condanna a morte o l'amnistia

Per strada tante facce non hanno un bel
colore
qui chi non terrorizza si ammala di
terrore
c' chi aspetta la pioggia per non
piangere da solo
io sono d'un altro avviso son bombarolo

Intellettuali d'oggi idioti di domani
ridatemi il cervello che basta alle mie
mani
profeti molto acrobati della rivoluzione
oggi far da me senza lezione

22

Vi scover i nemici per voi cos distanti
e dopo averli uccisi sar fra i latitanti
ma finch li cerco io i latitanti sono loro
ho scelto un'altra scuola son bombarolo

Potere troppe volte delegato ad altre
mani
sganciato e restituitoci dai tuoi aeroplani
io vengo a restituirti un po' del tuo terrore
del tuo disordine del tuo rumore

Cos pensava forte un trentenne
disperato
se non del tutto giusto quasi niente
sbagliato
cercando il luogo idoneo adatto al suo
tritolo
insomma il posto degno d'un bombarolo

C' chi lo vide ridere davanti al
Parlamento
aspettando l'esplosione che provasse il
suo talento
c' chi lo vide piangere un torrente di
vocali
vedendo esplodere un chiosco di
giornali

Ma ci che lo fer profondamente
nell'orgoglio
fu l'immagine di lei che si sporgeva da
ogni foglio
lontana dal ridicolo in cui lo lasci solo
ma in prima pagina col bombarolo

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1973
VERRANNO A CHIEDERTI DEL NOSTRO
AMORE
Quando in anticipo sul tuo stupore
verranno a crederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar
retta
un amore cos lungo
tu non darglielo in fretta
non spalancare le labbra ad un ingorgo
di parole
le tue labbra cos frenate nelle fantasie
dell'amore
dopo l'amore cos sicure a rifugiarsi nei
"sempre"
nell'ipocrisia dei "mai"
non sono riuscito a cambiarti
non mi hai cambiato lo sai.

E dietro ai microfoni porteranno uno
specchio
per farti pi bella e pesarmi gi vecchio
tu regalagli un trucco che con me non
portavi
e loro si stupiranno
che tu non mi bastavi,
digli pure che il potere io l'ho scagliato
dalle mani
dove l'amore non era adulto e ti lasciavo
graffi sui seni
per ritornare dopo l'amore
alle carenze dell'amore
era facile ormai
non sei riuscita a cambiarmi
non ti ho cambiata lo sai.

Digli che i tuoi occhi me li han ridati
sempre
come fiori regalati a maggio e restituiti in
novembre
i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi
ti ha dato lavoro
i tuoi occhi assunti da tre anni
i tuoi occhi per loro,
ormai buoni per setacciare spiagge con
la scusa del corallo
o per buttarsi in un cinema con una
pietra al collo
e troppo stanchi per non vergognarsi
di confessarlo nei miei
proprio identici ai tuoi
sono riusciti a cambiarci
ci son riusciti lo sai.

Ma senza che gli altri non ne sappiano
niente
dirmi senza un programma dimmi come
ci si sente
continuerai ad ammirarti tanto da volerti
portare al dito
farai l'amore per amore
o per avercelo garantito,
andrai a vivere con Alice che si fa il
whisky distillando fiori
o con un Casanova che ti promette di
presentarti ai genitori
o resterai pi semplicemente
dove un attimo vale un altro
senza chiederti come mai,
continuerai a farti scegliere
o finalmente sceglierai.

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1973
NELLA MIA ORA DI LIBERT'
Di respirare la stessa aria
di un secondino non mi va
perci ho deciso di rinunciare
alla mia ora di libert
se c' qualcosa da spartire
tra un prigioniero e il suo piantone
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione.

cominciata un'ora prima
e un'ora dopo era gi finita
ho visto gente venire sola
e poi insieme verso l'uscita
non mi aspettavo un vostro errore
uomini e donne di tribunale
se fossi stato al vostro posto...
ma al vostro posto non ci so stare
se fossi stato al vostro posto...
ma al vostro posto non ci sono stare.

Fuori dell'aula sulla strada
ma in mezzo al fuori anche fuori di l
ho chiesto al meglio della mia faccia
una polemica di dignit
tante le grinte, le ghigne, i musi,
vagli a spiegare che primavera
e poi lo sanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera
e poi lo scanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera.

Tante le grinte, le ghigne, i musi,
poche le facce, tra loro lei,
si sta chiedendo tutto in un giorno
si suggerisce, ci giurerei
quel che dir di me alla gente
quel che dir ve lo dico io
da un po' di tempo era un po' cambiato
ma non nel dirmi amore mio
da un po' di tempo era un po' cambiato
ma non nel dirmi amore mio.

Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d'obbedienza
fino ad un gesto molto pi umano
che ti dia il senso della violenza
per bisogna farne altrettanta
per diventare cos coglioni
da non riuscire pi a capire
che non ci sono poteri buoni
da non riuscire pi a capire
che non ci sono poteri buoni.

E adesso imparo un sacco di cose
in mezzo agli altri vestiti uguali
tranne qual' il crimine giusto
per non passare da criminali.
Ci hanno insegnato la meraviglia
verso la gente che ruba il pane
ora sappiamo che un delitto
il non rubare quando si ha fame
ora sappiamo che un delitto
il non rubare quando si ha fame.

Di respirare la stessa aria
dei secondini non ci va
e abbiamo deciso di imprigionarli
durante l'ora di libert
venite adesso alla prigione
state a sentire sulla porta

23
la nostra ultima canzone
che vi ripete un'altra volta
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
Per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

Testo: F.De Andr G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1973
CANZONI {1974)
VIA DELLA POVERTA'
Il salone di bellezza in fondo al vicolo
affollatissimo di marinai
prova a chiedere a uno che ore sono
e ti risponder: "Non l'ho saputo mai"

Le cartoline dall'impiccagione
sono in vendita a cento lire l'una
il commissario cieco dietro la stazione
per un indizio ti legge la sfortuna

E le forze dell'ordine irrequiete
cercano qualcosa che non va
mentre io e la mia signora ci affacciamo
stasera
su via della Povert

Cenerentola sembra cos facile
ogni volta che sorride ti cattura
ricorda proprio Bette Davis
con le mani appoggiate alla cintura

Arriva Romeo trafelato
e le grida: "Il mio amore sei tu"
ma qualcuno gli dice di andar via
e di non riprovarci pi

E l'unico suono che rimane
quando l'ambulanza se ne va
Cenerentola che spazza la strada
in via della Povert

Mentre l'alba sta uccidendo la luna
e le stelle si son quasi nascoste
la signora che legge la fortuna
se n' andata in compagnia dell'oste

Ad eccezione di Abele e di Caino
tutti quanti sono andati a far l'amore
aspettando che venga la pioggia
ad annacquare la gioia ed il dolore

E il Buon Samaritano
sta affilando la sua piet
se ne andr al carnevale stasera
in via della Povert

I tre Re Magi sono disperati
Ges Bambino diventato vecchio
e Mister Hyde piange sconcertato
vedendo Jeckyll che ride nello specchio

Ofelia dietro la finestra
mai nessuno le ha detto che bella
a soli ventidue anni
gi una vecchia zitella

La sua morte sar molto romantica
trasformandosi in oro se ne andr
per adesso cammina avanti e indietro
in via della Povert

Einstein travestito da ubriacone
ha nascosto i suoi appunti in un baule
passato di qui un'ora fa
diretto verso l'ultima Thule
sembrava cos timido e impaurito
quando ha chiesto di fermarsi un po' qui
ma poi ha cominciato a fumare
e a recitare l'ABC
ed a vederlo tu non lo diresti mai
ma era famoso qualche tempo fa
per suonare il violino elettrico
in via della Povert

Ci si prepara per la grande festa
c' qualcuno che comincia ad aver sete
il Fantasma dell'opera
si vestito in abiti da prete
sta ingozzando a viva forza Casanova
per punirlo della sua sensualit
lo uccider parlandogli d'amore
dopo averlo avvelenato di piet
e mentre il Fantasma grida
tre ragazze si son spogliate gi
Casanova sta per essere violentato
in via della Povert

E bravo Nettuno mattacchione
il Titanic sta affondato nell'aurora
nelle scialuppe i posti letto sono tutti
occupati
e il capitano grida: "Ce ne stanno
ancora"
ed Ezra Pound e Thomas Eliot
fanno a pugni nella torre di comando
i suonatori di Calipso ridono di loro
mentre il cielo si sta allontanando
e affacciati alle loro finestre nel mare
tutti pescano mimose e lill
e nessuno deve pi preoccuparsi
di via della Povert

A mezzanotte in punto i poliziotti
fanno il loro solito lavoro
metton le manette intorno ai polsi
a quelli che ne sanno pi di loro
i prigionieri vengon trascinati
su un calvario improvvisato l vicino
e il caporale Adolfo li ha avvisati
che passeranno tutti dal camino
e il vento ride forte
e nessuno riuscir
a ingannare il suo destino
in via della Povert

La tua lettera l'ho avuta proprio ieri
mi racconti tutto quel che fai
ma non essere ridicola
non chiedermi "Come stai"
questa gente di cui mi vai parlando
gente come tutti noi
non mi sembra che siano mostri
non mi sembra che siano eroi
e non mandarmi ancora tue notizie
nessuno ti risponder
se insisti a spedirmi le tue lettere
da via della Povert

Testo: F.De Andr F.De Gregori (traduzione di
Desolation row di B.Dylan)
Anno di pubblicazione: 1974

Via della povert
(versione LIVE eseguita a Viareggio nei
primi anni "80)

Il Salone di bellezza in fondo al vicolo
affollatissimo di marinai
prova a chiedere a uno che ore sono
e ti risponder "non l'ho saputo mai".

Le cartoline dell'impiccagione
sono in vendita a cento lire l'una
il commissario cieco dietro la stazione
per un indizio ti legge la sfortuna

e le forze dell'ordine irrequiete
cercano qualcosa che non va
mentre io e la mia signora ci affacciamo
stasera
su via della Povert.

Signorile sembra cos facile
ogni volta che sorride ti cattura
ricorda proprio Bette Davis
con le mani appoggiate alla cintura.

Arriva Lombardi trafelato
e le grida "la sinistra sei tu!"
ma qualcuno gli dice di andar via
perch ormai non esiste piu'

e l'unico suono che rimane
quando l'ambulanza se ne va
Signorile che spazza la strada
in via della Povert.

Mentre l'alba sta uccidendo la luna
e le stelle si son quasi nascoste
la signora che legge la fortuna
se n' andata in compagnia dell'oste.

Ad eccezione di Abele e di Caino

24
tutti quanti sono andati a far l'amore
aspettando che venga la pioggia
ad annacquare la gioia ed il dolore

e il Cardinal Marcinkus
sta affilando la sua piet
se ne andr a far la questua stasera
in via della Povert.

Al Quirinale sono disperati
Sandro Pertini diventato vecchio
e Andreatta piange sconcertato
vedendo Craxi che ride nello specchio.

Sofia dietro la finestra
tutti quanti le hanno detto che bella
non ha ancora 53 anni
e mai nessuno l'ha chiamata zitella

la sua fuga sar molto romantica
trasformandosi in oro se ne andr
si stufata di andare avanti e indietro
in via della Povert.

Mongolfini travestito da pallone
ha nascosto i suoi appunti in un baule
passato di qui un'ora fa
diretto verso l'ultima Thule,

sembrava cos timido e impaurito
quando ha chiesto di fermarsi un po' qui
ma poi ha cominciato a fumare
e a recitare l'A B C

ed a vederlo tu non lo diresti mai
ma era famoso qualche tempo fa
per suonare il violino elettrico
in via della Povert.

Ci si prepara per la grande festa
c' qualcuno che comincia ad aver sete
Woityla ha gettato la ghiara
si travestito in abiti da prete
sta ingozzando a viva forza Berlinguer
per punirlo della sua frugalit
lo uccider parlandogli d'amore
dopo averlo avvelenato di piet

e mentre Woityla grida
4 suore si son spogliate gi
Berlinguer sta per essere violentato
in via della Povert.

E bravo Carboni mattacchione
il paese sta affondando nella merda
e gli Anarchici tutti annegati
e il capitano grida "ce ne stanno
ancora",

e Agnelli e Indro Montagnelli
fanno a pugni nella torre di comando
i suonatori di calipso ridono di loro
mentre il cielo si sta allontanando

e affacciati alle loro finestre nel mare
tutti pescano garofani e lill
e nessuno deve pi preoccuparsi
di via della Povert.

Il tuo articolo l'ho letto proprio ieri
ci hai messo dentro tutto quel che sai
ma non essere ridicolo
non chiedermi "come stai",

questa gente di cui mi vai parlando
quasi gente come tutti noi
non mi sembra che siano mostri
e n tanto meno eroi
e non mandarmi altre bozze da
correggere
nessuno ti risponder
se non provi a spedirmi i tuoi articoli
da via della Povert.


LE PASSANTI
Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libert
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in pi

A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto pi in l
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicit

Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il pi bel paesaggio
fan sembrare pi corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano

A quelle che sono gi prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato

Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo pi vicino
per poco che la felicit ritorni
molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino

Ma se la vita smette di aiutarti
pi difficile dimenticarti
di quelle felicit interviste
dei baci che non si osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai pi rivisti

Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere

Testo: F.De Andr (traduzione di Les Passantes di
G.Brassens, tratta da una poesia di Antoine
Paul)
Anno di pubblicazione: 1974
FILA LA LANA
Vedi pag. 2
LA BALLATA DELL'AMORE CIECO (O
DELLA VANITA)
Vedi pag. 2
SUZANNE
Nel suo posto in riva al fiume
Suzanne ti ha voluto accanto
e ora ascolti andar le barche
ora puoi dormirle al fianco
s lo sai che lei pazza
ma per questo sei con lei
e ti offre il t e le arance
che ha portato dalla Cina
e proprio mentre stai per dirle
che non hai amore da offrirle
lei gi sulla tua onda
e fa che il fiume ti risponda
che da sempre siete amanti
e tu vuoi viaggiarle insieme
voi viaggiarle insieme ciecamente
perch sai che le hai toccato il corpo
il suo corpo perfetto con la mente

E Ges fu un marinaio
finch cammin sull'acqua
e rest per molto tempo
a guardare solitario
dalla sua torre di legno
e poi quando fu sicuro
che soltanto agli annegati
fosse dato di vederlo disse
"Siate marinai finch il mare vi liberer"
e lui stesso fu spezzato
ma pi umano abbandonato
nella nostra mente lui non naufrag
e tu vuoi viaggiargli insieme
vuoi viaggiargli insieme ciecamente
forse avrai fiducia in lui
perch ti ha toccato il corpo con la
mente

E Suzanne ti d la mano
ti accompagna lungo il fiume
porta addosso stracci e piume

25
presi in qualche dormitorio
il sole scende come miele
su di lei donna del porto
che ti indica i colori
fra la spazzatura e i fiori
scopri eroi fra le alghe marce
e bambini nel mattino
che si sporgono all'amore
e cos faranno sempre
e Suzanne regge lo specchio
e tu vuoi viaggiarle insieme
vuoi viaggiarle insieme ciecamente
perch sai che ti ha toccato il corpo
il tuo corpo perfetto con la mente

Testo: F.De Andr (traduzione di Suzanne di
L.Cohen)
Anno di pubblicazione: 1972
MORIRE PER DELLE IDEE
Morire per delle idee, l'idea
affascinante
per poco io morivo senza averla mai
avuta,
perch chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando "Viva la morte" proprio
addosso mi caduta.
Mi avevano convinto e la mia musa
insolente
abiurando i suoi errori, ader alla loro
fede
dicendomi peraltro in separata sede
moriamo per delle idee, va beh, ma di
morte lenta, va beh
ma di morte lenta

Approfittando di non essere fragilissimi
di cuore
andiamo all'altro mondo bighellonando
un poco,
perch forzando il passo succede che si
muore
per delle idee che non han pi corso il
giorno dopo.
Ora se c' una cosa amara, desolante
quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro il
movimento
moriamo per delle idee, va beh, ma di
morte lenta va beh
ma di morte lenta

Gli apostoli di turno che apprezzano il
martirio
lo predicano spesso per novant'anni
almeno.
Morire per delle idee sar il caso di dirlo
il loro scopo di vivere, non sanno farne
a meno.
E sotto ogni bandiera li vediamo
superare
il buon Matusalemme nella longevit
per conto mio si dicono in tutta intimit
moriamo per delle idee, va beh, ma di
morte lenta,
ma di morte lenta

A chi va poi cercando verit meno fittizie
ogni tipo di setta offre moventi originali
e la scelta imbarazzante per le vittime
novizie
morire per delle idee molto bello ma
per quali.
E il vecchio che si porta gi i fiori sulla
tomba
vedendole venire dietro il grande
stendardo
pensa "Speriamo bene che arrivino in
ritardo"
moriamo per delle idee, va beh, ma di
morte lenta,
ma di morte lenta

E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi
crepate pure per primi noi vi cediamo il
passo
per per cortesia lasciate vivere gli altri
la vita grossomodo il loro unico lusso
tanto pi che la carogna gi
abbastanza attenta
non c' nessun bisogno di reggerle la
falce
basta con le garrote in nome della pace
moriamo per delle idee, va beh, ma di
morte lenta, va beh
ma di morte lenta

Testo: F.De Andr (traduzione di Mourir pour des
idees di G.Brassens)
Anno di pubblicazione: 1974
LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO
Vedi pag. 3
LA CITTA' VECCHIA
Vedi pag. 2
GIOVANNA D'ARCO
Attraverso il buio Giovanna D'Arco
precedeva le fiamme cavalcando
nessuna luna per la sua corazza
nessun uomo nella sua fumosa notte al
suo fianco

"Della guerra sono stanca ormai
al lavoro di un tempo tornerei
a un vestito da sposa o qualcosa di
bianco
per nascondere questa mia vocazione al
trionfo ed al pianto"

"Son parole le tue che volevo ascoltare
ti ho spiata ogni giorno cavalcare
e a sentirti cos ora so cosa voglio
vincere un'eroina cos fredda
abbracciarne l'orgoglio"

"E chi sei tu" lei disse divertendosi al
gioco
"Chi sei tu che mi parli cos senza
riguardo"
"Veramente stai parlando col fuoco
e amo la tua solitudine amo il tuo
sguardo"

"E se tu sei il fuoco raffreddati un poco
le tue mani ora avranno da tenere
qualcosa"
e tacendo gli si arrampic dentro
ad offrirgli il suo modo migliore di essere
sposa

E nel profondo del suo cuore rovente
lui prese ad avvolgere Giovanna D'Arco
e l in alto e davanti alla gente
lui appese le ceneri inutili
del suo abito bianco

E fu dal profondo del suo cuore rovente
che lui prese Giovanna la colp nel
segno
lei cap chiaramente
che se lui era il fuoco lei doveva essere il
legno

Testo: F.De Andr (traduzione di Joan of Arc di
L.Cohen)
Anno di pubblicazione: 1972
DELITTO DI PAESE
Vedi pag. 10
VALZER PER UN AMORE
Vedi pag. 9
VOLUME S {1975)
LA CATTIVA STRADA
Alla parata militare
sput negli occhi a un innocente
e quando lui chiese "Perch"
lui gli rispose "Questo niente
e adesso ora che io vada"
e l'innocente lo segu
senza le armi lo segu
sulla sua cattiva strada

Sui viali dietro la stazione
rub l'incasso a una regina
e quando lei gli disse "Come"
lui le risposte "Forse meglio come
prima
forse ora che io vada"
e la regina lo segu
col suo dolore lo segu
sulla sua cattiva strada

E in una notte senza luna
trucc le stelle ad un pilota

26
quando l'aeroplano cadde
lui disse " colpa di chi muore
comunque meglio che io vada"
ed il pilota lo segu
senza le stelle lo segu
sulla sua cattiva strada

A un diciottenne alcolizzato
vers da bere ancora un poco
e mentre quello lo guardava
lui disse "Amico ci scommetto stai per
dirmi
adesso ora che io vada"
l'alcolizzato lo cap
non disse niente e lo segu
sulla sua cattiva strada

Ad un processo per amore
baci le bocche dei giurati
e ai loro sguardi imbarazzati
rispose "Adesso pi normale
adesso meglio, adesso giusto,
giusto, giusto
che io vada"
ed i giurati lo seguirono
a bocca aperta lo seguirono
sulla sua cattiva strada
sulla sua cattiva strada

E quando poi spar del tutto
a chi diceva " stato un male"
a chi diceva " stato un bene"
raccomand "Non vi conviene
venir con me dovunque vada"
ma c' amore un po' per tutti
e tutti quanti hanno un amore
sulla cattiva strada

Testo: F.De Andr F.De Gregori
Anno di pubblicazione: 1974
OCEANO
Quanti cavalli hai tu ceduto alla porta
tu che sfiori il cielo col tuo dito pi corto
la notte non ha bisogno
la notte fa benissimo a meno del tuo
concerto
ti offenderesti se qualcuno ti chiamasse
un tentativo.

Ed arriv un bambino con le mani in
tasca
ed un oceano verde dietro le spalle
disse "Vorrei sapere, quanto grande il
verde
come bello il mare, quanto dura una
stanza
troppo tempo che guardo il sole, mi ha
fatto male "

Prova a lasciare le campane al loro
cerchio di rondini
e non ficcare il naso negli affari miei
e non venirmi a dire "Preferisco un
poeta,
preferisco un poeta ad un poeta
sconfitto"
Ma se ci tieni tanto poi baciarmi ogni
volta che vuoi.

Testo: F.De Andr F.De Gregori
Anno di pubblicazione: 1973

NANCY
Un po' di tempo fa Nancy era senza
compagnia
all'ultimo spettacolo con la sua
bigiotteria.
Nel palazzo di giustizia suo padre era
innocente
nel palazzo del mistero non c'era proprio
niente
non c'era quasi niente.

Un po' di tempo fa eravamo distratti
lei portava calze verdi dormiva con tutti.
Ma cosa fai domani non lo chiese mai a
nessuno
s'innamor di tutti noi non proprio di
qualcuno
non proprio di qualcuno.

E un po' di tempo fa col telefono rotto
cerc dal terzo piano la sua serenit.
Dicevamo che era libera e nessuno era
sincero
non l'avremmo corteggiata mai nel
palazzo del mistero
nel palazzo del ministero.

E dove mandi i tuoi pensieri adesso trovi
Nancy a fermarli
molti hanno usato il suo corpo molti
hanno pettinato i suoi capelli.
E nel vuoto della notte quando hai
freddo e sei perduto
ancora Nancy che ti dice - Amore
sono contenta che sei venuto.
Sono contenta che sei venuto.

Testo: F.De Andr (traduzione di Nancy di
L.Cohen)
Anno di pubblicazione: 1975
LE STORIE DI IERI
Mio padre aveva un sogno comune
condiviso dalla sua generazione
la mascella al cortile parlava
troppi morti lo hanno tradito
tutta gente che aveva capito.

E il bambino nel cortile sta giocando
tira sassi nel cielo e nel mare
ogni volta che colpisce una stella
chiude gli occhi e si mette a sognare
chiude gli occhi e si mette a volare.

E i cavalli a Sal sono morti di noia
a giocare col nero perdi sempre
Mussolini ha scritto anche poesie
i poeti che strane creature
ogni volta che parlano una truffa.

Ma mio padre un ragazzo tranquillo
la mattina legge molti giornali
convinto di avere delle idee
e suo figlio una nave pirata
e suo figlio una nave pirata.

E anche adesso rimasta una scritta
nera
sopra il muro davanti casa mia
dice che il movimento vincer
il gran capo ha la faccia serena
la cravatta intonata alla camicia.

Ma il bambino nel cortile si fermato
si stancato di seguire gli aquiloni
si seduto tra i ricordi vicini i rumori
lontani
guarda il muro e si guarda le mani
guarda il muro e si guarda le mani
guarda il muro e si guarda le mani.

Testo: F.De Gregori
Anno di pubblicazione: 1975
GIUGNO '73
Tua madre ce l'ha molto con me
perch sono sposato e in pi canto
per canto bene e non so se tua madre
sia altrettanto capace a vergognarsi di
me.

La gazza che ti ho regalato
morta, tua sorella ne ha pianto,
quel giorno non avevano fiori, peccato,
quel giorno vendevano gazze parlanti.
E speravo che avrebbe insegnato a tua
madre
A dirmi "Ciao come stai ", insomma non
proprio a cantare
per quello ci sono gi io come sai.

I miei amici sono tutti educati con te
per vestono in modo un po' strano
mi consigli di mandarli da un sarto e mi
chiedi
"Sono loro stasera i migliori che
abbiamo ".
E adesso ridi e ti versi un cucchiaio di
mimosa
Nell'imbuto di un polsino slacciato.
I miei amici ti hanno dato la mano,
li accompagno, il loro viaggio porta un
po' pi lontano.

27

E tu aspetta un amore pi fidato
il tuo accendino sai io l'ho gi regalato
e lo stesso quei due peli d'elefante
mi fermavano il sangue
li ho dati a un passante.

Poi il resto viene sempre da s
i tuoi "Aiuto" saranno ancora salvati
io mi dico stato meglio lasciarci
che non esserci mai incontrati.

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1975

DOLCE LUNA
Cammina come un vecchio marinaio
non ha pi un posto dove andare
la terra sotto i piedi non lo aspetta
strano modo di ballare
sua moglie ha un altro uomo e un'altra
donna, proprio un uomo da buttare
e nelle tasche gli rimasta solo un po' di
polvere di mare
e non pu testimoniare.

Si muove sopra i sassi
come un leone invernale
ti pu parlare ore ed ore
della sua quarta guerra mondiale
conserva la sua cena dentro a un foglio
di giornale
la sua ragazza "esca dalle lunghe
gambe" fa all'amore niente male
e non pu testimoniare.

Lui vide il marinaio indiano
alzarsi in piedi e barcollare
con un coltello nella schiena
tra la schiuma e la stella polare
e il timoniere di Shanghai torn tranquillo
a pilotare
e lui lo vide con l'anello al dito e un altro
anello da rubare
ma non pu testimoniare.

Dal buio delle tango notti "Balla Linda"
alla paralisi di un porto,
la luce delle stelle chiare
come un rifugio capovolto,
la sua balena "Dolce Luna" che lo
aspettata in alto mare,
gli ha detto molte volte "Amore, con chi
mi vuoi dimenticare "
e non pu testimoniare
e non pu testimoniare.

E tu mi vieni a dire voglio un figlio
su cui potermi regolare
con due occhi qualunque e il terzo
occhio inconfondibile e speciale
che non ti importa niente
se non riuscir a nuotare
l'importante che abbia sulla guancia
destra
quella mia voglia di mare
e mi dici ancora che il mio nome
glielo devo proprio dare

ma non so testimoniare
io non so testimoniare.

Testo: F.De Andr F.De Gregori
Anno di pubblicazione: 1975
CANZONE PER L'ESTATE
Con tua moglie che lavava i piatti in
cucina e non capiva
con tua figlia che provava il suo vestito
nuovo e sorrideva
con la radio che ronzava
per il mondo cose strane
e il respiro del tuo cane che dormiva
Coi tuoi santi sempre pronti a benedire i
tuoi sforzi per il pane
con il tuo bambino biondo a cui hai dato
una pistola per Natale
che sembra vera,
con il letto in cui tua moglie
non ti ha mai saputo dare
e gli occhiali che tra un po' dovrai
cambiare

Com' che non riesci pi a volare
com' che non riesci pi a volare
com' che non riesci pi a volare
com' che non riesci pi a volare

Con le tue finestre aperte sulla strada e
gli occhi chiusi sulla gente
con la tua tranquillit, lucidit,
soddisfazione permanente
la tua coda di ricambio
le tue nuvole in affitto
le tue rondini di guardia sopra il tetto
Con il tuo francescanesimo a puntate e
la tua dolce consistenza
col tuo ossigeno purgato e le tue onde
regolate in una stanza
col permesso di trasmettere
e il divieto di parlare
e ogni giorno un altro giorno da contare

Com' che non riesci pi a volare
com' che non riesci pi a volare
com' che non riesci pi a volare
com' che non riesci pi a volare

Con i tuoi entusiasmi lenti precisati da
ricordi stagionali
e una bella addormentata che si sveglia
a tutto quel che le regali
con il tuo collezionismo
di parole complicate
la tua ultima canzone per l'estate
Con le tue mani di carta per avvolgere
altre mani normali
Con l'idiota in giardino ad isolare le tue
rose migliori
col tuo freddo di montagna
e il divieto di sudare
e pi niente per poterti vergognare

Com' che non riesci pi a volare
com' che non riesci pi a volare
com' che non riesci pi a volare
com' che non riesci pi a volare

Testo: F.De Andr F.De Gregori
Anno di pubblicazione: 1975
AMICO FRAGILE
Evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte
con un bisogno d'attenzione e d'amore
troppo, "Se mi vuoi bene piangi "
per essere corrisposti,
valeva la pena divertirvi le serate estive
con un semplicissimo "Mi ricordo":
per osservarvi affittare un chilo d'era
ai contadini in pensione e alle loro
donne
e regalare a piene mani oceani
ed altre ed altre onde ai marinai in
servizio,
fino a scoprire ad uno ad uno i vostri
nascondigli
senza rimpiangere la mia credulit:
perch gi dalla prima trincea
ero pi curioso di voi,
ero molto pi curioso di voi

E poi sorpreso dai vostri "Come sta"
meravigliato da luoghi meno comuni e
pi feroci,
tipo "Come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potr occuparmi un'ora al mese
di te"
"Lo sa che io ho perduto due figli"
"Signora lei una donna piuttosto
distratta"

E ancora ucciso dalla vostra cortesia
nell'ora in cui un mio sogno
ballerina di seconda fila,
agitava per chiss quale avvenire
il suo presente di seni enormi
e il suo cesareo fresco,
pensavo bello che dove finiscono le
mie dita
debba in qualche modo incominciare
una chitarra

E poi seduto in mezzo ai vostri
"arrivederci",
mi sentivo meno stanco di voi

28
ero molto meno stanco di voi

Potevo stuzzicare i pantaloni della
sconosciuta
fino a farle spalancarsi la bocca.
Potevo chiedere ad uno qualunque dei
miei figli
di parlare ancora male e ad alta voce di
me.
Potevo barattare la mia chitarra e il suo
elmo
con una scatola di legno che dicesse
perderemo.
Potevo chiedere come si chiama il
vostro cane
Il mio un po' di tempo che si chiama
Libero.
Potevo assumere un cannibale al giorno
per farmi insegnare la mia distanza dalle
stelle.
Potevo attraversare litri e litri di corallo
per raggiungere un posto che si
chiamasse arrivederci

E mai che mi sia venuto in mente,
di essere pi ubriaco di voi
di essere molto pi ubriaco di voi

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1974
RIMINI {197S)
RIMINI
Teresa ha gli occhi secchi
guarda verso il mare
per lei figlia di pirati
penso che sia normale
Teresa parla poco
ha labbra screpolate
mi indica un amore perso
a Rimini d'estate.

Lei dice bruciato in piazza
dalla santa inquisizione
forse perduto a Cuba
nella rivoluzione
o nel porto di New York
nella caccia alle streghe
oppure in nessun posto
ma nessuno le crede.
Coro: Rimini, Rimini

E Colombo la chiama
dalla sua portantina
lei gli toglie le manette ai polsi
gli rimbocca le lenzuola
"Per un triste Re Cattolico - le dice -
ho inventato un regno
e lui lo ha macellato
su di una croce di legno.

E due errori ho commesso
due errori di saggezza
abortire l'America
e poi guardarla con dolcezza
ma voi che siete uomini
sotto il vento e le vele
non regalate terre promesse
a chi non le mantiene ".
Coro: Rimini, Rimini

Ora Teresa all'Harrys' Bar
guarda verso il mare
per lei figlia di droghieri
penso che sia normale
porta una lametta al collo
vecchia di cent'anni
di lei ho saputo poco
ma sembra non inganni.

"E un errore ho commesso - dice -
un errore di saggezza
abortire il figlio del bagnino
e poi guardarlo con dolcezza
ma voi che siete a Rimini
tra i gelati e le bandiere
non fate pi scommesse
sulla figlia del droghiere".
Coro: Rimini, Rimini

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1978
VOLTA LA CARTA
C' una donna che semina il grano
volta la carta si vede il villano
il villano che zappa la terra
volta la carta viene la guerra
per la guerra non c' pi soldati
a piedi scalzi son tutti scappati
Angiolina cammina cammina sulle sue
scarpette blu
carabiniere l'ha innamorata volta la carta
e lui non c' pi
carabiniere l'ha innamorata volta la carta
e lui non c' pi

C' un bambino che sale un cancello
ruba ciliege e piume d'uccello
tira sassate non ha dolori
volta la carta c' il fante di cuori
il fante di cuori che un fuoco di paglia
volta la carta il gallo ti sveglia
Angiolina alle sei di mattina s'intreccia i
capelli con foglie d'ortica
ha una collana di ossi di pesca la gira tre
volte intorno alle dita
ha una collana di ossi di pesca la conta
tre volte in mezzo alle dita

Mia madre ha un mulino e un figlio
infedele
gli inzucchera il naso di torta di mele
mia madre e il mulino son nati ridendo
volta la carta c' un pilota biondo
pilota biondo camicie di seta
cappello di volpe sorriso da atleta
Angiolina seduta in cucina che piange,
che mangia insalata di more
Ragazzo straniero ha un disco
d'orchestra che gira veloce che parla
d'amore
Ragazzo straniero ha un disco
d'orchestra che gira che gira che
parla d'amore

Madamador ha perso sei figlie
tra i bar del porto e le sue meraviglie
Madamador sa puzza di gatto
volta la carta e paga il riscatto
paga il riscatto con le borse degli occhi
piene di foto di sogni interrotti
Angiolina ritaglia giornali si veste da
sposa canta vittoria
chiama i ricordi col loro nome volta la
carta e finisce in gloria
chiama i ricordi col loro nome volta la
carta e finisce in gloria

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1978
CODA DI LUPO
Quand'ero piccolo m'innamoravo di tutto
correvo dietro ai cani
e da marzo a febbraio mio nonno
vegliava
sulla corrente di cavalli e di buoi
sui fatti miei e sui fatti tuoi
e al dio degli inglesi non credere mai

E quando avevo duecento lune e forse
qualcuna di troppo
rubai il primo cavallo e mi fecero uomo
cambiai il mio nome in "Coda di lupo"
cambiai il mio pony con un cavallo muto
e al loro dio perdente non credere mai

E fu nella notte della lunga stella con la
coda
che trovammo mio nonno crocifisso
sulla chiesa
crocifisso con forchette che si usano a
cena
era sporco e pulito di sangue e di crema
e al loro dio goloso non credere mai

E forse avevo diciott'anni e non puzzavo
pi di serpente
possedevo una spranga un cappello e
una fionda
e una notte di gala con un sasso a punta
uccisi uno smoking e glielo rubai
e al dio della scala non credere mai


29
Poi tornammo in Brianza per l'apertura
della caccia al bisonte
ci fecero l'esame dell'alito e delle urine
ci spieg il meccanismo un poeta
andaluso
- Per la caccia al bisonte - disse - Il
numero chiuso
E a un dio a lieto fine non credere mai

Ed ero gi vecchio quando vicino a
Roma al Little Big Horn
capelli corti generale ci parl
all'universit
dei fratelli tute blu che seppellirono le
asce
ma non fumammo con lui non era
venuto in pace
e a un dio fatti il culo non crede mai

E adesso che ho bruciato venti figli sul
mio letto di sposo
che ho scaricato la mia rabbia in un
teatro di posa
che ho imparato a pescare con le
bombe a mano
che mi hanno scolpito in lacrime
sull'arco di Traiano
con un cucchiaio di vetro scavo nella
mia storia
ma colpisco un po' a casaccio perch
non ho pi memoria
e a un dio senza fiato non credere mai

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1978
ANDREA
Andrea s' perso s' perso e non sa
tornare
Andrea s' perso s' perso e non sar
tornare
Andrea aveva un amore Riccioli neri
Andrea aveva un dolore Riccioli neri.

C'era scritto sul foglio ch'era morto sulla
bandiera
C'era scritto e la firma era d'oro era firma
di re
Ucciso sui monti di Trento dalla
mitraglia.
Ucciso sui monti di Trento dalla
mitraglia.

Occhi di bosco contadino del regno
profilo francese
Occhi di bosco soldato del regno profilo
francese
E Andrea l'ha perso ha perso l'amore la
perla pi rara
E Andrea ha in bocca un dolore la perla
pi scura.

Andrea raccoglieva violette ai bordi del
pozzo
Andrea gettava Riccioli neri nel cerchio
del pozzo
Il secchio gli disse - Signore il pozzo
profondo
pi fondo del fondo degli occhi della
Notte del Pianto.
Lui disse - Mi basta mi basta che sia pi
profondo di me.
Lui disse - Mi basta mi basta che sia pi
profondo di me.

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1978
AVVENTURA A DURANGO
Peperoncini rossi nel sole cocente
polvere sul viso e sul cappello
io e Maddalena all'occidente
abbiamo aperto i nostri occhi oltre il
cancello
ho dato la chitarra al figlio del fornaio
per una pizza ed un fucile
la ricomprer lungo il sentiero
e suoner per Maddalena all'imbrunire.

Nun chiagne Maddalena Dio ci guarder
e presto arriveremo a Durango
Stringimi Maddalena 'sto deserto finir
tu potrai ballare o fandango

Dopo i templi aztechi e le rovine
le prime stelle sul Rio Grande
Di notte sogno il campanile
e il collo di Ramon pieno di sangue
Sono stato proprio io all'osteria
a premere le dita sul grilletto
Vieni mia Maddalena voliamo via
il cane abbaia quel che fatto fatto

Nun chiagne Maddalena Dio ci guarder
e presto arriveremo a Durango
Stringimi Maddalena 'sto deserto finir
tu potrai ballare o fandango

Alla corrida con tequila ghiacciata
vedremo il toreador toccare il cielo
All'ombra della tribuna antica
dove Villa applaudiva il rodeo
Il frate pregher per il perdono
ci accoglier nella missione
Avr stivali nuovi un orecchino d'oro
e sotto il livello tu farai la comunione
La strada lunga ma ne vedo la fine
arriveremo per il ballo
e Dio ci apparir sulle colline
coi suoi occhi smeraldi di ramarro

Nun chiagne Maddalena Dio ci guarder
e presto arriveremo a Durango
Stringimi Maddalena 'sto deserto finir
tu potrai ballare o fandango

Che cosa il colpo che ho sentito
ho nella schiena un dolore caldo
siediti qui trattieni il fiato
forse non sono stato troppo scaltro
Svelta Maddalena prendi il mio fucile
guarda dove partito il lampo
miralo bene cercare di colpire
potremmo non vedere pi Durango

Nun chiagne Maddalena Dio ci guarder
e presto arriveremo a Durango
Stringimi Maddalena 'sto deserto finir
tu potrai ballare o fandango

Testo: F.De Andr M.Bubola (traduzione di
Romance in Durango di B.Dylan- J.Levy)
Anno di pubblicazione: 1978
SALLY
Mia madre mi disse - Non devi giocare
con gli zingari nel bosco
Mia madre mi disse - Non devi giocare
con gli zingari nel bosco
Ma il bosco era scuro l'erba gi verde
l venne Sally con un tamburello
ma il bosco era scuro l'erba gi alta
dite a mia madre che non torner

Andai verso il mare senza barche per
traversare
spesi cento lire per un pesciolino d'oro
Andai verso il mare senza barche per
traversare
spesi cento lire per un pesciolino cieco
Gli montai sulla groppa e sparii in un
baleno
andate a dire a Sally che non torner
Gli montai sulla groppa e sparii in un
momento
dite a mia madre che non torner

Vicino alla citt trovai Pilar del mare
con due gocce di eroina si
addormentava il cuore
Vicino alle roulottes trovai Pilar dei meli
bocca sporca di mirtilli un coltello in
mezzo ai seni
Mi svegliai sulla quercia l'assassino era
fuggito
dite al pesciolino che non torner
Mi guardai nello stagno l'assassino s'era
gi lavato
dite a mia madre che non torner

Seduto sotto un ponte si annusava il re
dei topi
sulla strada le sue bambole bruciavano
copertoni
Sdraiato sotto il ponte si adorava il re dei
topi
sulla strada le sue bambole adescavano

30
i signori
Mi parl sulla bocca mi don un
braccialetto
dite alla quercia che non torner
Mi baci sulla bocca mi propose il suo
letto
dite a mia madre che non torner

Mia madre mi disse - Non devi giocare
con gli zingari del bosco
Ma il bosco era scuro l'erba gi verde
l venne Sally con un tamburello

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1978
ZIRICHILTAGGIA
Di chissu che babbu ci ha lactu la
meddu palti ti sei presa
lu muntiggiu riu cu lu saru li cchi
sulcini lu trau mannu
e m'hai laccatu monti mccju e zirichlti

Ma tu ti sei tentu lu riu e la casa e tuttu
chissu che v'era 'ndrentu
li piri butrro e l'oltu cultiato e dapi di sei
mesi che mi n'era 'ndatu
para un campusantu bumbaldatu

Ti ni sei andatu a camp cun li signuri
fnditi comand da to mudderi
e li soldi di babbu l'hai spesi tutti in cosi
boni, midicini e giornali
che to fiddlu a cattr'anni aja j l'ucchjali

Ma me muddri campa da signora a me
fiddlu cunnosci pi di milli paruli
la tja mugnedi di la manzna a la
sera
e li toi fiddli so brutti di tarra e di lozzu
e andarni a cuiussi a calche zirccu

Candu tu sei paltutu suldatu piagnii
come unu stddu
e da li babbi di li toi amanti t'ha salvatu tu
fratddu
e si lu curggiu che t' filmatu sempre
chiddu
chill'mu a vidi in piazza ca l'ha pi tostu
lu murro
e pa lu stantu ponimi la faccia in culu

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1978
ZIRICHILTAGGIA (Traduzione)
Di quello che pap ci ha lasciato la parte
migliore ti sei presa
la collina rosa con il sughero le vacche
sorcine e il toro grande
e m'hai lasciato pietre, cisto e lucertole

Ma tu ti sei tenuto il ruscello e la casa e
tutto quello che c'era dentro
le pere butirre e l'orto coltivato e dopo
sei mesi che me n'ero andato
sembrava un cimitero bombardato

Te ne sei andato a vivere coi signori,
facendoti comandare da tua moglie
e i soldi di pap li hai spesi tutti in
dolciumi, medicine e giornali
che tuo figliolo a quattro anni aveva gi
gli occhiali

Mia moglie vive da signora e mio figlio
conosce pi di mille parole
la tua munge da mattina a sera e le tue
figlie sono sporche di terra
e di letame e andranno a sposarsi a
qualche servo pastore

E tu quando sei partito soldato piangevi
come un bambinetto
e dai padri delle tue amanti t'ha salvato
tuo fratello
e se il coraggio che ti rimasto
sempre quello ce la vedremo in
piazza
chi ha la testa dura e nel frattempo
mettimi la faccia in culo
PARLANDO DEL NAUFRAGIO DELLA
LONDON VALOUR
I marinai foglie di coca digeriscono in
coperta
il capitano ha un'amore al collo venuto
apposta dall'Inghilterra
il pasticcere di via Roma sta scendendo
le scale
ogni dozzina di gradini trova una mano
da pestare
ha una frusta giocattolo sotto l'abito da
t.

E la radio di bordo una sfera di cristallo
dice che il vento si far lupo il mare si
far sciacallo
il paralitico tiene in tasca un uccellino blu
cobalto
ride con gli occhi al circo Togni quando
l'acrobata sbaglia il salto.

E le ancore hanno perduto la
scommessa e gli artigli
i marinai uova di gabbiano piovono sugli
scogli
il poeta metodista ha spine di rosa nelle
zampe
per far pace con gli applausi per sentirsi
pi distante
la sua stella s e oscurata da quando ha
vinto la gara del sollevamento pesi.

E con uno schiocco di lingua parte il
cavo dalla riva
ruba l'amore del capitano
attorcigliandole la vita
il macellaio mani di seta si dato un
nome da battaglia
tiene fasciate dentro il frigo nove
mascelle antiguerriglia
ha un grembiule antiproiettile tra il
giornale e il gil.

E il pasticciere e il poeta e il paralitico e
la sua coperta
si ritrovarono sul molo con sorrisi da
cruciverba
a sorseggiarsi il capitano che si sparava
negli occhi
e il pomeriggio a dimenticarlo con le sue
pipe e i suoi scacchi
e si fiutarono compatti nei sottintesi e
nelle azioni
contro ogni sorta di naufragi o di altre
rivoluzioni
e il macellaio mani di seta distribu le
munizioni.

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1978
FOLAGHE
(Strumentale)

Anno di pubblicazione: 1978
UNA STORIA SBAGLIATA {45
GIRI) {19S0)
UNA STORIA SBAGLIATA
E' una storia da dimenticare
e' una storia da non raccontare
e' una storia un po' complicata
e' una storia sbagliata.

Comincio' con la luna sul posto
e fini' con un fiume d'inchiostro
e' una storia un poco scontata
e' una storia sbagliata.

Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

E' una storia di periferia
e' una storia da una botta e via
e' una storia sconclusionata
una storia sbagliata.

Una spiaggia ai piedi del letto
stazione Termini ai piedi del cuore
una notte un po' concitata
una notte sbagliata.

31

Notte diversa per gente normale
notte comune per gente speciale
cos'altro ti serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

E' una storia vestita di nero
e' una storia da basso impero
e' una storia mica male insabbiata
e' una storia sbagliata.

E' una storia da carabinieri
e' una storia per parrucchieri
e' una storia un po' sputtanata
o e' una storia sbagliata.

Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

Per il segno che c'e' rimasto
non ripeterci quanto ti spiace
non ci chiedere piu' come e' andata
tanto lo sai che e' una storia sbagliata
tanto lo sai che e' una storia sbagliata.

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1980
TITTI
Come due canne sul calcio del fucile
come due promesse nello stesso aprile
come due serenate alla stessa finestra
come due cappelli sulla stessa testa
come due soldini sul palmo della mano
come due usignoli pioggia e piume sullo
stesso ramo.

Titti aveva due amori uno di cielo uno di
terra
di segno contrario uno in pace uno in
guerra
Titti aveva due amori uno in terra uno in
cielo
insomma di segno contrario uno buono
uno vero.

Come le lancette dello stesso orologio
come due cavalieri dentro il sortilegio
e furono i due legni che fecero la croce
e intorno due banditi con la stessa voce
come due risposte con una parola
come due desideri per una stella sola.

Titti aveva due amori uno di cielo uno di
terra
di segno contrario uno in pace uno in
guerra
Titti aveva due amori uno in terra uno in
cielo
insomma di segno contrario uno buono
uno vero.

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1980
FABRIZIO DE ANDRE' {19S1)
QUELLO CHE NON HO
Quello che non ho una camicia bianca
quello che non ho un segreto in banca
quello che non ho sono le tue pistole
per conquistarmi il cielo per
guadagnarmi il sole.

Quello che non ho di farla franca
quello che non ho quel che non mi
manca
quello che non ho sono le tue parole
per guadagnarmi il cielo per
conquistarmi il sole.

Quello che non ho un orologio avanti
per correre pi in fretta e avervi pi
distanti
quello che non ho un treno arrugginito
che mi riporti indietro da dove sono
partito.

Quello che non ho sono i tuoi denti d'oro
quello che non ho un pranzo di lavoro
quello che non ho questa prateria
per correre pi forte della malinconia.

Quello che non ho sono le mani in pasta
quello che non ho un indirizzo in tasca
quello che non ho sei tu dalla mia parte
quello che non ho di fregarti a carte.

Quello che non ho una camicia bianca
quello che non ho di farla franca
quello che non ho sono le sue pistole
per conquistarmi il cielo per
guadagnarmi il sole.

Quello che non ho...

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1981
CANTO DEL SERVO PASTORE
Dove fiorisce il rosmarino c'e' una
fontana scura
dove cammina il mio destino c'e' un filo
di paura
qual' la direzione nessuno me lo
impar
qual' il mio vero nome ancora non lo so

Quando la luna perde la lana e il
passero la strada
quando ogni angelo alla catena ed
ogni cane abbaia
prendi la tua tristezza in mano e soffiala
nel fiume
vesti di foglie il tuo dolore e coprilo di
piume

Sopra ogni cisto da qui al mare c' un
po' dei miei capelli
sopra ogni sughera il disegno di tutti i
miei coltelli
l'amore delle case l'amore bianco vestito
io non l'ho mai saputo e non l'ho mai
tradito

Mio padre un falco mia madre un
pagliaio stanno sulla collina
i loro occhi senza fondo seguono la mia
luna
notte notte notte sola sola come il mio
fuoco
piega la testa sul mio cuore e spegnilo
poco a poco

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1981
FIUME SAND CREEK
Si son presi il nostro cuore sotto una
coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo
senza paura
fu un generale di vent'anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent'anni
figlio d'un temporale

C' un dollaro d'argento sul fondo del
Sand Creek

I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista
del bisonte
e quella musica distante divent sempre
pi forte
chiusi gli occhi per tre volte
mi ritrovai ancora l
chiesi a mio nonno solo un sogno
mio nonno disse s

A volte i pesci cantano sul fondo del
Sand Creek

Sognai talmente forte che mi usc il
sangue dal naso
il lampo in un orecchio nell'altro il
paradiso
le lacrime pi piccole
le lacrime pi grosse
quando l'albero della neve
fior di stelle rosse

Ora i bambini dormono sul letto del
Sand Creek

32

Quando il sole alz la testa tra le spalle
della notte
c'erano sono cani e fumo e tende
capovolte
tirai una freccia in cielo
per farlo respirare
tirai una freccia al vento
per farlo sanguinare

La terza freccia cercala sul fondo del
Sand Creek

Si son presi il nostro cuore sotto una
coperta scura
sotto una luna morta piccola dormiamo
senza paura
fu un generale di vent'anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent'anni
figlio d'un temporale

Ora i bambini dormono sul fondo del
Sand Creek

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1981
AVE MARIA (in sardo)
Deus Deus ti salve Maria
chi chi ses de grazia piena
de grazia ses sa ivena
ei sa currente...
ei sa currente...

Su, su Deus onnipotente
cun, cun tegus est istadu
pro chi t'ha preservadu
immaculata

Pregade pregade lu a fizzu ostru
chi chi tottu sos errores
a nois sos peccadores
a nos perdone

Meda meda grazia a nos done
in vida e in sa morte
e in sa diciosa sorte
in paradisu

Testo: Da un canto tradizionale sardo
Anno di pubblicazione: 1981
AVE MARIA (traduzione)
Ave Maria
piena di grazia
tu che di grazie sei sorgente
e fonte dacqua corrente

Dio onnipotente
ti ha visitato
e ti ha conseravato
immacolata

Prega tuo figlio
per noi peccatori
che tutti gli errori
ci perdoni

Tantissime grazie ci doni
nella vita e nella morte
e un meraviglioso destino
in paradiso
HOTEL SUPRAMONTE
E se vai all'Hotel Supramonte e guardi il
cielo
tu vedrai una donna in fiamme e un
uomo solo
e una lettera vera di notte falsa di giorno
e poi scuse e accuse e scuse senza
ritorno
e ora viaggi ridi vivi o sei perduta
col tuo ordine discreto dentro il cuore
ma dov' dov' il tuo amore, ma dove
finito il tuo amore

Grazie al cielo ho una bocca per bere e
non facile
grazie a te ho una barca da scrivere ho
un treno da perdere
e un invito all'Hotel Supramonte dove ho
visto la neve
sul tuo corpo cos dolce di fame cos
dolce di sete
passer anche questa stazione senza
far male
passer questa pioggia sottile come
passa il dolore
ma dov' dov' il tuo cuore, ma dove
finito il tuo cuore

E ora siedo sul letto del bosco che ormai
ha il tuo nome
ora il tempo un signore distratto un
bambino che dorme
ma se ti svegli e hai ancora paura
ridammi la mano
cosa importa se sono caduto se sono
lontano
perch domani sar un giorno lungo e
senza parole
perch domani sar un giorno incerto di
nuvole e sole
ma dov' dov' il tuo amore, ma dove
finito il tuo amore

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1981
FRANZISKA
Hanno detto che Franziska stanca di
pregare
tutta notte alla finestra aspetta il tuo
segnale
quanto piccolo il suo cuore e grande la
montagna
quanto taglia il suo dolore pi d'un
coltello, coltello di Spagna

Tu bandito senza luna senza stelle e
senza fortuna
questa notte dormirai col suo rosario
stretto intorno al tuo fucile.
Tu bandito senza luna senza stelle e
senza fortuna
questa notte dormirai col suo rosario
stretto intorno al tuo fucile

Hanno detto che Franziska stanca di
ballare
con un uomo che non ride e non la pu
baciare
tutta notte sulla quercia l'hai seguita in
mezzo ai rami
dietro il palco sull'orchestra i tuoi occhi
come due cani

Marinaio di foresta senza sonno e senza
canzoni
senza una conchiglia da portare o una
rete d'illusioni.
Marinaio di foresta senza sonno e senza
canzoni
senza una conchiglia da portare o una
rete d'illusioni.

Hanno detto che Franziska stanca di
posare
per un uomo che dipinge e non la pu
guardare
filo filo del mio cuore che dagli occhi porti
al mare
c' una lacrima nascosta che nessuno
mi sa disegnare

Tu bandito senza luna senza stelle e
senza fortuna
questa notte dormirai col suo rosario
stretto intorno al tuo fucile.
Tu bandito senza luna senza stelle e
senza fortuna
questa notte dormirai col suo ritratto
proprio sotto il tuo fucile

Hanno detto che Franziska non riesce
pi a cantare
anche l'ultima sorella tra un po' vedr
sposare
l'altro giorno un altro uomo le ha sorriso
per la strada
era certo un forestiero che non sapeva
quel che costava

Marinaio di foresta senza sonno e senza
canzoni
senza una conchiglia da portare o una
rete d'illusioni.

33
Marinaio di foresta senza sonno e senza
canzoni
senza una conchiglia da portare o una
rete d'illusioni

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1981
SE TI TAGLIASSERO A PEZZETTI
Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio di Dio il sorriso

Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole
d'amore
ho assaggiato le tue labbra di miele
rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io
quel che posso

Rosa gialla rosa di rame
mai ballato cos a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del
giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di
mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno

Persa per molto persa per poco
presa sul serio presa per gioco
non c' stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a
primavera
spettinata da tutti i venti della sera

E adesso aspetter domani
per avere nostalgia
signora libert signorina fantasia
cos preziosa come il vino cos gratis
come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza

T'ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio
fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo
destino
camminavi fianco a fianco al tuo
assassino

Ma se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna la luna tesserebbe i capelli e il
viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1981
VERDI PASCOLI
Gli aranci sono grossi
i limoni sono rossi
lass, lass nei verdi pascoli
ogni angelo un bambino
sporco e birichino
lass, lass nei verdi pascoli

E ora non piangere perch
presto la notte finir
con le sue perle stelle e strisce
in fondo al cielo
e ora sorridimi perch
presto la notte se ne andr
con le sue stelle arrugginite
in fondo al mare

La radio suona sempre canzoni da
ballare
lass, lass nei verdi pascoli
niente da scommettere
tutto da giocare
lass, lass nei verdi pascoli

E ora non piangere perch
presto la notte se ne andr
con le sue perle stelle e strisce
in fondo al cielo
e ora sorridimi perch
presto la notte finir
con le sue stelle arrugginite
in fondo al mare

Non c' d'andare a scuola
ti basta una parola
lass, lass nei verdi pascoli
c' carne da mangiare
erba da sognare
lass, lass nei verdi pascoli

E ora non piangere perch
presto la notte finir
con le sue perle stelle e strisce
in fondo al cielo
e ora sorridimi perch
presto la notte finir
con le sue stelle arrugginite
in fondo al mare

Gli aranci sono grossi
i limoni sono rossi
lass, lass nei verdi pascoli
pap non c'ha da fare
pap ti fa giocare
lass, lass nei verdi pascoli

E ora non piangere perch
presto il concerto finir
con le sue perle stelle e strisce
in fondo al cielo
e ora sorridimi perch
presto il concerto se ne andr
con le sue stelle arrugginite
in fondo al mare

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1981
CREUZA DE M {19S4)
CREUZA DE M
Umbre de muri muri de main
dunde ne vegn duve l' ch'an
da 'n scitu duve a l'n-a a se mustra na
e a neutte a n' puntou u cutellu gua
e a munt l'se gh' restou Diu
u Diu l' in e u s' gh' faetu u nu
ne sciurtmmu da u m pe sciug e osse
da u Dria
e a funtan-a di cumbi 'nta c de pria
E 'nt'a c de pria chi ghe sai
int' c du Dria che u nu l' main
gente de Lgan facce de mandill
qui che du luassu preferiscian l'
figge de famiggia ud de bun
che ti peu ammile senza u gundun
E a 'ste panse veue cose che dai
cose da beive, cose da mangi
fritta de pigneu giancu de Purtufin
ervelle de bae 'nt'u meximu vin
lasagne da fiddi ai quattru tucchi
pacigu in aegruduse de lvre de cuppi
**
E 'nt'a barca du vin ghe naveghiemu
'nsc'i scheuggi
emigranti du re cu'i cioi 'nt'i euggi
finch u matin cresci da puilu
rechugge
fr di ganeuffeni e d figge
bacan d'a corda marsa d'aegua e de s
che a ne liga e a ne porta 'nte 'na creuza
de m

Testo: F.De Andr M.Pagani
Anno di pubblicazione: 1984

* Creuza: qui impropriamente tradotto:
mulattiera. In realt la creuza nel
genovesato una strada suburbana
che scorre fra due muri che
solitamente determinano i confini di
propriet

** Lvre de cuppi: gatto
MULATTIERA DI MARE (traduzione)
Ombre di facce facce di marinai
da dove venite dov' che andate
da un posto dove la luna si mostra nuda
e la notte ci ha puntato il coltello alla gola
e a montare l'asino c' rimasto Dio

34
il Diavolo in cielo e ci si fatto il nido
usciamo dal mare per asciugare le ossa
dell'Andrea
alla fontana dei colombi nella casa di
pietra
E nella casa di pietra chi ci sar
nella casa dell'Andrea che non
marinaio
gente di Lugano facce da tagliaborse
quelli che della spigola preferiscono l'ala
ragazze di famiglia, odore di buono
che puoi guardarle senza preservativo
E a queste pance vuote cosa gli dar
cose da bere, cose da mangiare
frittura di pesciolini, bianco di Portofino
cervelli di agnello nello stesso vino
lasagne da tagliare ai quattro sughi
pasticcio in agrodolce di lepre di tegole
E nella barca del vino ci navigheremo
sugli scogli
emigranti della risata con i chiodi negli
occhi
finch il mattino crescer da poterlo
raccogliere
fratello dei garofani e delle ragazze
padrone della corda marcia d'acqua e di
sale
che ci lega e ci porta in una mulattiera di
mare
JAMIN-A
Lengua 'nfeuga Jamin-a
lua de pelle sca
cu'a bucca spalanc
morsciu de carne da
stella neigra ch'a lxe
me veuggiu demu
'nte l'midu due
de l'am d teu arve
Ma seu Jamin-a
ti me perduni
se nu risci a sse porcu
cumme i teu pens

Destacchete Jamin-a
lerfe de ga spin-a
fatt'ammi Jamin-a
roggiu de mussa pin-a
e u muru 'ntu s
sgu de s de cheusce
duve gh' pei gh' am sultan-a de e
bagasce
dagghe ciann Jamin-a
nu naveg de spunda
primma ch' cu ch' munta e a chin-a
nu me se desfe 'nte l'unda
e l'rtimu respiu Jamin-a
regin-a mua de e sambe
me u tegnu pe sciurt vivu
da u gruppu de e teu gambe

Testo: F.De Andr M.Pagani
Anno di pubblicazione: 1984
JAMINA (traduzione)
Lingua infuocata Jamina
lupa di pelle scura
con la bocca spalancata
morso di carne soda
stella nera che brilla
mi voglio divertire
nell'umido dolce
del miele del tuo alveare
sorella mia Jamina
mi perdonerai
se non riuscir a essere porco
come i tuoi pensieri
staccati Jamina
labbra di uva spina
fatti guardare Jamina
getto di fica sazia
e la faccia nel sudore
sugo di sale di cosce
dove c' pelo c' amore
sultana delle troie
dacci piano Jamina
non navigare di sponda
prima che la voglia che sale e scende
non mi si disfi nell'onda
e l'ultimo respiro Jamina
regina madre delle sambe
me lo tengo per uscire vivo
dal nodo delle tue gambe
SIDUN
U m ninin* u m
u m
lerfe grasse au su
d'am d'am
tm due benignu
de teu mua
spremmu 'nta maccaia
de st de st
e oua grmmu de sangue ouge
e denti de laete
e i euggi di surdatti chen arragg
cu'a sccimma a a bucca cacciui de
b
a scurr a gente cumme selvaggin-a
finch'u sangue sarvaegu nu gh'
smurtau a qu
e doppu u feru in gua i feri d' prixn
e 'nte ferie a semensa velenusa d'
depurtazin
perch de nostru da a ciana a u me
nu peua ci cresce aerbu ni spica ni
figge
ciao m 'nin l'eredit
l' ascusa
'nte sta itt
ch'a brxa ch'a brxa
inta seia che chin-a
e in stu gran ciaeu de feugu
pe a teu morte piccin-a

Testo: F.De Andr M.Pagani
Anno di pubblicazione: 1984

* Vezzeggiativo che sta per bambino
SIDONE (traduzione)
Il mio bambino il mio
il mio
labbra grasse al sole
di miele di miele
tumore dolce benigno
di tua madre
spremuto nell'afa umida
dell'estate dell'estate
e ora grumo di sangue orecchie
e denti di latte
e gli occhi dei soldati cani arrabbiati
con la schiuma alla bocca
cacciatori di agnelli
a inseguire la gente come selvaggina
finch il sangue selvatico
non gli ha spento la voglia
e dopo il ferro in gola i ferri della prigione
e nelle ferite il seme velenoso della
deportazione
perch di nostro dalla pianura al modo
non possa pi crescere albero n spiga
n figlio
ciao bambino mio l'eredit
nascosta
in questa citt
che brucia che brucia
nella sera che scende
e in questa grande luce di fuoco
per la tua piccola morte
SINN CAPUDN PASCI
Teste fasci 'nsci gala
sciabbre se zeugan a ln-a
a m a l' rest duv'a a l'a
pe nu remenalu furtn-a
intu mezu du m
gh' 'n pesciu tundu
che quandu u vedde brtte
u va 'nsci fundu
intu mezu du m
gh' 'n pesciu palla
che quandu u vedde belle
u vegne a galla **
E au postu d'i anni ch'ean dedexenueve
se sun piggia gambe e a m brasse
neuve
d'allua a cansn l' cant u tambu
e u lou s' gangiou in travaggiu du
vuga t' da vug prexun
e spuncia spuncia u remu fin au p
vuga t' da vug turtaiu ***
e tia tia u remmu fin a u cheu
e questa a l' a ma stia
e t' veuggiu cunt
'n po' primma ch' vegii
a me peste 'ntu murt
e questa a l' a memia

35
a memia du Cig
ma 'nsci libbri de stia
Sinn Capudn Pasci
E suttu u timun du gran cru
c'u muru 'nte 'n broddu de fru
'na neutte ch'u freidu u te morde
u te giscia u te spa e u te remorde
e u Bey assettu u pensa Mecca
e u vedde Ur 'nsce 'na secca
ghe giu u timn a lebecciu
sarvndughe a vitta e u sciabeccu
am me bell'am
a sfurtn-a a l' 'n grifun
ch'u gia 'ngiu testa du belinun
am me bell'am
a sfurtn-a a l' 'n belin
ch' xeua 'ngiu au c ci vixn
e questa a l' a ma stia
e t' veuggiu cunt
'n po' primma ch' a vegii
a me peste 'ntu murt
e questa a l' a memia
a memia du Cig
ma 'nsci libbri de stia
Sinn Capudn Pasci.
E digghe a chi me ciamma rnegu
che a ttte ricchesse a l'argentu e l'u
Sinn gh'a lasciu de lux au s
giastemmandu Mum au postu du
Segn
intu mezu du m
gh' 'n pesciu tundu
che quandu u vedde brtte
u va 'nsci fundu
intu mezu du m
gh' 'n pesciu palla
che quandu u vedde belle
u vegne a galla

Testo: F.De Andr M.Pagani
Anno di pubblicazione: 1984

* Nella seconda met del XV secolo in
uno scontro alle isole Gerbe tra le
flotte della repubblica di Genova e
quella turca insieme ad altri
prigionieri venne catturato dai Mori
un marinaio di nome Cicala che
divenne in seguito Gran Visir e
Serraschiere del Sultano
assumendo il nome di Sinn
Capudn Pasci

** Ritornello popolare di alcune localit
rivierasche tirreniche

*** Turtaieu: letteralmente "imbuto".
Termine indicante un individuo che
mangia smodatamente

SINN CAPUDN PASCI
(traduzione)
Teste fasciate sulla galea
le sciabole si giocano la luna
la mia rimasta dov'era
per non stuzzicare la fortuna
in mezzo al mare c' un pesce tondo
che quando vede le brutte va sul fondo
in mezzo al mare c' un pesce palla
che quando vede le belle viene a galla
E al posto degli anni che erano
diciannove
si sono presi le gambe e le mie braccia
da allora la canzone l'ha cantata il
tamburo
e il lavoro diventato fatica
voga devi vogare prigioniero
e spingi spingi il remo fino al piede
voga devi vogare imbuto
e tira tira il remo fino al cuore
e questa la mia storia
e te la voglio raccontare
un po' prima che la vecchiaia
mi pesti nel mortaio
e questa la memoria
la memoria del Cicala
ma sui libri di storia
Sinn Capudn Pasci
e sotto il timone del gran carro
con la faccia in un brodo di farro
una notte che il freddo ti morde
ti mastica ti sputa e ti rimorde
e il Bey seduto pensa alla Mecca
e vede le Uri su una secca
gli giro il timone a libeccio
salvandogli la vita e lo sciabecco
amore mio bell'amore
la sfortuna un avvoltoio
che gira intorno alla testa dell'imbecille
amore mio bell'amore
la sfortuna un cazzo
che vola intorno al sedere pi vicino
e questa la mia storia
e te la voglio raccontare
un po' prima che la vecchiaia
mi pesti nel mortaio
e questa la memoria
la memoria di Cicala
ma sui libri di storia
Sinn Capudn Pasci
E digli a chi mi chiama rinnegato
che a tutte le ricchezze all'argento e
all'oro
Sinn ha concesso di luccicare al sole
bestemmiando Maometto al posto del
Signore
in mezzo al mare c'e' un pesce tondo
che quando vede le brutte va sul fondo
in mezzo al mare c' un pesce palla
che quando vede le belle viene a galla
A PITTIMA
Cosa ghe possu ghe possu f
se nu gh' brasse pe f u main
se infundo a e brasse nu gh' mn du
massacn
e mi gh' 'n pgnu du ch'u p 'n niu
gh' 'na cascetta larga 'n diu
gistu pe ascndime c'u vestiu der a 'n
fiu
e vaddu in gi a erca i din
a chi se i tegne e ghe l'n prest
e ghe i dumandu timidamente ma in
mezu gente
e a chi nu veu dse raxn
che p de strn cuntru u trun
ghe mandu a d che vive l' cu ma a
bu-n mercu
mi sun 'na pittima rispett
e nu an 'ngu a cunt
che quandu a vittima l' 'n strass ghe
d du m

Testo: F.De Andr M.Pagani
Anno di pubblicazione: 1984

* Alla pittima, ancora oggi sinonimo di
persona insistente, noiosa,
appiccicosa, si affidava il compito da
parte di cittadini privati dell'antica
Genova di esigere i crediti dei
debitori insolventi.
LA PITTIMA (traduzione)
Cosa ci posso fare
se non ho le braccia per fare il marinaio
se in fondo alle braccia non ho le mani
del muratore
e ho un pugno duro che sembra un nido
ho un torace largo un dito
giusto per nascondermi con il vestito
dietro a un filo
e vado in giro a chiedere i denari
a chi se li tiene e glieli hanno prestati
e glieli domando timidamente ma in
mezzo alla gente
e a chi non vuole darsi ragione
che sembra di starnutire contro il tuono
gli mando a dire che vivere caro ma a
buon mercato
io sono una pittima rispettata
e non andare in giro a raccontare
che quando la vittima uno straccione
gli do del mio
A DUMENEGA
Quandu dumenega fan u gu
cappellin neuvu neuvu u vestiu
cu 'a madama a madama 'n testa
o belin che festa o belin che festa
a ttti apreuvu pruccessin
d'a Teresin-a du Teresn
ttti a mi figge du diu
che belin de lou che belin de lou

36
e a stu luci de cheusce e de tettn
ghe fan u scitu anche i ci piccin
mama mama damme palanche
veuggiu an a casn veuggiu an a
casn
e ci s'addentran inta citt
ci euggi e vuxi ghe dan der
ghe dixan quellu che nu pean d
de zeggia sabbu e de lned
a Ciamberlin ** sssa belin
Fuxe cheusce de sciaccanuxe
in Caignn musse de tersa man
e in Puntexellu ghe mustran l'xellu
e u dirett du portu c'u ghe vedde l'ou
'nte quelle scciappe a reposu da a lou
pe nu f vedde ch'u l' cuntentu
ch'u meu-neuvu u gh' u finansiamentu
u se cunfunde 'nta confsin
cun l'euggiu pin de indignasin
e u ghe cra u ghe cra der
bagasce si e ghe rest
e ti che ti ghe sbraggi apreuvu
mancu ci u nasu gh'avei de neuvu
bruttu galsciu de 'n purtu de Cristu
nu t' l'nicu ch'u se n' avvistu
che in mezzu a quelle create
che se guagnan u pan da ne
a gh' a gh' a gh' a gh'
a gh' anche teu mugg
a Ciamberlin sssa belin
Fuxe cheusce de sciaccanuxe
in Caignn musse de tersa man
e in Puntexellu ghe mustran l'xellu

Testo: F.De Andr M.Pagani
Anno di pubblicazione: 1984

* Era costume della vecchia Genova
che le prostitute fossero relegate in
un quartiere della citt. Tra i diritti ad
esse riconosciuti vi era quello della
passeggiata domenicale. Il Comune
era solito dare in appalto le case di
tolleranza con i cui ricavi pare
riuscisse a coprire quasi per intero gli
annuali lavori portuali

** Denominazione di piazze, vie o
localit di Genova
LA DOMENICA (traduzione)
Quando alla domenica fanno il giro
cappellino nuovo nuovo il vestito
con la madama la madama in testa
cazzo che festa cazzo che festa
e tutti dietro alla processione
della Teresina del Teresone
tutti a guardare le figlie del diavolo
che cazzo di lavoro che cazzo di lavoro
e a questo dondolare di cosce e di tette
gli fanno il chiasso anche i pi piccoli
mamma mamma dammi i soldi
voglio andare a casino voglio andare a
casino
e pi si addentrano nella citt
pi occhi e voci gli danno dietro
gli dicono quello che non possono dire
di gioved di sabato e di luned
a Pianderlino succhia cazzi
alla Foce cosce da schiaccianoci
in Carignano fighe di terza mano
e a Ponticello gli mostrano l'uccello
e il direttore del porto che ci vede l'oro
in quelle chiappe a riposo dal lavoro
per non fare vedere che contento
che il molo nuovo ha il finanziamento
si confonde nella confusione
con l'occhio pieno di indignazione
e gli grida gli grida dietro
bagasce siete e ci restate
e tu che gli sbraiti appreso
neanche pi il naso avete di nuovo
brutto stronzo di un portatore di Cristo
non sei l'unico che se ne accorto
che in mezzo a quelle creature
che si guadagnano il pane da nude
c' c' c' c'
c' anche tua moglie
a Pianderlino succhia cazzi
alla Foce cosce da schiaccianoci
in Carignano fighe di terza mano
e a Ponticello gli mostrano l'uccello
DA A ME RIVA
D' m riva
sulu u teu mandillu ciau
d' m riva
'nta m vitta
u teu fatturisu amu
'nta m vitta
ti me perduni u magn
ma te pensu cuntru su
e u so ben t'ammii u m
'n p ci au largu du dul
e sun chi affacciu
a 'stu bule da main
e sun chi a mi
tri camixe de vellu
dui cuverte u mandurlin
e 'n cm de legnu du
e 'nte 'na beretta neigra
a teu fotu da fantinn-a
pe pui bax ancn Zena
'nsci teu bucca in naftalin-a

Testo: F.De Andr M.Pagani
Anno di pubblicazione: 1984
DALLA MIA RIVA (traduzione)
Dalla mia riva
solo il tuo fazzoletto chiaro
dalla mia riva
nella mia vita
il tuo sorriso amaro
nella mia vita
mi perdonerai il magone
ma ti penso contro sole
e so bene stai guardando il mare
un po' pi al largo del dolore
e son qui affacciato
a questo baule da marinaio
e son qui a guardare
tre camicie di velluto
due coperte e il mandolino
e un calamaio di legno duro
e in una berretta nera
la tua foto da ragazza
per poter baciare ancora Genova
sulla tua bocca in naftalina
LE NUVOLE {1990)
LE NUVOLE
Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio

Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell'airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti
metri

Certe volte ti avvisano con un rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore

Vengono
vanno
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi pi il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere pi
il posto dove stai

Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte e si mettono l
tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di
pioggia

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1990
OTTOCENTO
Cantami di questo tempo
l'astio e il malcontento
di chi sottovento

37
e non vuol sentir l'odore
di questo motor
che ci porta avanti
quasi tutti quanti
maschi, femmine e cantanti
su un tappeto di contanti
nel cielo blu

Figlia della mia famiglia
sei la meraviglia
gi matura e ancora pura
come la verdura di pap

Figlio bello e audace
bronzo di Versace
figlio sempre pi capace
di giocare in borsa
di stuprare in corsa e tu
moglie dalle larghe maglie
dalle molte voglie
esperta di anticaglie
scatole d'argento ti regaler
Ottocento
Novecento
Millecinquecento scatole d'argento
fine Settecento ti regaler

Quanti pezzi di ricambio
quante meraviglie
quanti articoli di scambio
quante belle figlie da sposar
e quante belle valvole e pistoni
fegati e polmoni
e quante belle biglie a rotolar
e quante belle triglie nel mar

Figlio figlio
povero figlio
eri bello bianco e vermiglio
quale intruglio ti ha perduto nel Naviglio
figlio figlio
unico sbaglio
annegato come un coniglio
per ferirmi, pugnalarmi nell'orgoglio
a me a me
che ti trattavo come un figlio
povero me domani andr meglio

Ein klein pinzimonie (Traduzione)
Wunder matrimonie
Krauten und erbeeren
Und patellen und arsellen
Fischen Zanzibar
Und enige krapfen
Frer vor schlafen
Und erwachen mit walzer
Und Alka-Seltzer fr
dimenticar
Quanti pezzi di ricambio
quante meraviglie
quanti articoli di scambio
e quante belle figlie da giocar
e quante belle valvole e pistoni
fegati e polmoni
e quante belle biglie a rotolar
e quante belle triglie nel mar
Traduzione del pezzo in tedesco:
Un piccolo pinzimonio
splendido matrimonio
cavoli e fragole
e patelle ed arselle
pescate a Zanzibar
e qualche krapfen
prima di dormire
ed un risveglio con valzer
e un Alka-Seltzer per
dimenticar

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1990
DON RAFFAE'
Io mi chiamo Pasquale Cafiero
e son brigadiero del carcere Oin
io mi chiamo Cafiero Pasquale
e sto a Poggio Reale dal '53
e al centesimo catenaccio
alla sera mi sento uno straccio
per fortuna che al braccio speciale
c' un uomo geniale che parla co' me

Tutto il giorno con quattro infamoni
briganti, papponi, cornuti e lacch
tutte l'ore co' 'sta fetenzia
che sputa minaccia e s' piglia co' me
ma alla fine m'assetto papale
mi sbottono e mi leggo 'o giornale
mi consiglio con don Raffae'
mi spiega che penso e bevimm ' caf

Ah che bell ' caf
pure in carcere 'o sanno f
co' ricetta ch'a Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mamm

Prima pagina venti notizie
ventun'ingiustizie e lo Stato che fa
si costerna, s'indigna, s'impegna
poi getta la spugna con gran dignit
mi scervello e m'asciugo la fronte
per fortuna c' chi mi risponde
a quell'uomo sceltissimo immenso
io chiedo consenso a don Raffae'

Un galantuomo che tiene sei figli
ha chiesto una casa e ci danno consigli
mentre o' assessore che Dio lo perdoni
'ndrento a 'e roulotte ci alleva i visoni
voi vi basta una mossa una voce
c'ha 'sto Cristo ci levano 'a croce
con rispetto s' fatto le tre
volite 'a spremuta o volite 'o caf

Ah che bell ' caf
pure in carcere 'o sanno f
co' ricetta ch'a Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mamm
ah che bell ' caf
pure in carcere 'o sanno f
co' ricetta di Ciccirinella
compagno di cella
preciso a mamm

Ca' ci sta l'inflazione, la svalutazione
e la borsa ce l'ha chi ce l'ha
io non tengo compendio che chillo
stipendio
e un ambo se sogno 'a pap
aggiungete mia figlia Innocenza
vuo' marito non tiene pazienza
non vi chiedo la grazia pe' me
vi faccio la barba o la fate da s

Voi tenete un cappotto cammello
che al maxi-processo eravate 'o chi
bello
un vestito gessato marrone
cos ci sembrato alla televisione
pe' 'ste nozze vi prego Eccellenza
m' prestasse pe' fare presenza
io gi tengo le scarpe e 'o gill
gradite 'o Campari o volite o caf

Ah che bell ' caf
pure in carcere 'o sanno f
co' ricetta ch'a Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mamm
ah che bell ' caf
pure in carcere 'o sanno f
co' ricetta di Ciccirinella
compagno di cella
preciso a mamm

Qui non c' pi decoro le carceri d'oro
ma chi l'ha mai viste chiss
chiste so' fatiscienti pe' chisto i fetienti
se tengono l'immunit
don Raffae' voi politicamente
io ve lo giuro sarebbe 'no santo
ma 'ca dinto voi state a pag
e fora chiss'atre se stanno a spass

A proposito tengo 'no frate
che da quindici anni sta disoccupato
chiss'ha fatto cinquanta concorsi
novanta domande e duecento ricorsi
voi che date conforto e lavoro
Eminenza vi bacio v'imploro
chillo duorme co' mamma e co' me
che crema d'Arabia ch' chisto caf

Testo: F.De Andr M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1990

38
LA DOMENICA DELLE SALME
Tent la fuga in tram
verso le sei del mattino
dalla bottiglia di orzata
dove galleggia Milano
non fu difficile seguirlo
il poeta della Baggina
la sua anima accesa
mandava luce di lampadina
gli incendiarono il letto
sulla strada di Trento
riusc a salvarsi dalla sua barba
un pettirosso da combattimento

I polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semafori
rifacevano il trucco alle troie di regime
lanciate verso il mare
i trafficanti di saponette
mettevano pancia verso est
chi si convertiva nel novanta
ne era dispensato nel novantuno
la scimmia del quarto Reich
ballava la polka sopra il muro
e mentre si arrampicava
le abbiamo visto tutti il culo
la piramide di Cheope
volle essere ricostruita in quel giorno di
festa
masso per masso
schiavo per schiavo
comunista per comunista

La domenica delle salme
non si udirono fucilate
il gas esilarante
presidiava le strade
la domenica delle salme
si port via tutti i pensieri
e le regine del "tua culpa"
affollarono i parrucchieri

Nell'assolata galera patria
il secondo secondino
disse a "Baffi di Sego" che era il primo:
"Si pu fare domani sul far del mattino"
e furono inviati messi
fanti cavalli cani ed un somaro
ad annunciare l'amputazione della
gamba
di Renato Curcio
il carbonaro
il ministro dei temporali
in un tripudio di tromboni
auspicava democrazia
con la tovaglia sulle mani e le mani sui
coglioni
"Voglio vivere in una citt
dove all'ora dell'aperitivo
non ci siano spargimenti di sangue
o di detersivo"
a tarda sera io e il mio illustre cugino De
andrade
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa citt civile
perch avevamo un cannone nel cortile

La domenica delle salme
nessuno si fece male
tutti a seguire il feretro
del defunto ideale
la domenica delle salme
si sentiva cantare
"Quant' bella giovinezza
non vogliamo pi invecchiare"

Gli ultimi viandanti
si ritirarono nelle catacombe
accesero la televisione e ci guardarono
cantare
per una mezz'oretta
poi ci mandarono a cagare
"Voi che avete cantato sui trampoli e in
ginocchio
coi pianoforti a tracolla vestiti da
Pinocchio
voi che avete cantato per i longobardi e
per i centralisti
per l'Amazzonia e per la pecunia
nei palastilisti
e dai padri Maristi
voi avevate voci potenti
lingue allenate a battere il tamburo
voi avevate voci potenti
adatte per il vaffanculo"

La domenica delle salme
gli addetti alla nostalgia
accompagnarono tra i flauti
il cadavere di Utopia
la domenica dalle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c'erano i segni
di una pace terrificante

mentre il cuore d'Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
di vibrante protesta

Baggina: cos viene chiamata a Milano
la Casa di Riposo per anziani "Pio
Albergo Trivulzio"
Baffi di Sego: gendarme austriaco in
una satira di Giuseppe Giusti
De Andrade: vedi "Serafino Ponte
Grande" di Oswald De Andrade

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1990
MGU MGUN
E mi e mi e mi
e an an
e a laia sciurt
e su su
e ou cou ou cou ou cou
da rebell
fin a pigg pigg
ou trn ou trn

E nta galleria
gnte a lntra au scu
scirte amaruta
lougu de 'n spesi
e 'ntu stritu t'aguitan
te dumndan chi t'
a sustnsa e ou mest
che pe' liatri ou viaggi ou nu l'
poi te tcca 'n purt lepegsu
e 'na stnsia lvega
e 'nte l'tra stnsia
bagsce a d ou men
e ti cu 'na que che nu ti vou
a ti 'a Bibbia 'nta migia
serr a cive nche ou barcn
e aresentte srvia ou cou

Uh mgu mgu mgu m megn
Uh chin-a chin-a z da ou caragn

'Na carga da
nsciu de 'n turt
'na fain ch'a sa
e a ghe manca 'a s
ttti sssa rsca
da ou xatt in z
se ti gi 'a tsta
ti te vddi ou c
e a st foa gu' ou repentin
ch'a te tcche 'na pascin
pe 'na fccia da Madnna
ch'a a te spsta ou ghirindn
n am mai in esclusiva
smpre cun quarcsa da pag
na scignurn-a che sttu ca
a gh'a ou grbu da scigna

Uh mgu mgu mgu m megn
Uh chin-a chin-a z da ou caregn
Uh che belin de 'n nlu che ti me faisci
f
Uh ch'a sn de piggi de l'aia se va a
l'uspi

E mi e mi e mi
nu an nu an
st chi st chi st chi
durm durm
e mi e mi e mi
nu an nu an
st chi st chi st chi
asnme

Testo: F.De Andr I.Fossati
Anno di pubblicazione: 1990

39
MEDICO MEDICONE (traduzione)
E io e io e io
e andare andare
e uscire all'aria
sudare sudare
e il cuore il cuore il cuore
da trascinare
fino a prendere a prendere
il treno il treno

E nella galleria
la gente entra al buio
esce ammalata
cesso d'un farmacista
e nello stretto ti guardano
ti domandano chi sei
il patrimonio e il mestiere
che per loro il viaggiare non lo
poi ti tocca un portiere viscido
e una stanza umida
e nell'altra stanza
le bagasce a dare il men
e tu con una voglia che non vuoi
a tirare la Bibbia nel muro
chiudere a chiave anche la finestra
e a ciambellarti sopra il cuore

Uh medico medico medico mio
medicone
Uh vieni vieni gi dal seggiolone

Una sedia dura
scemo di un tortaio
una farinata che suda
e le manca il sale
tutti succhiatori di lische
dal pappone in gi
se giri la testa
ti vedi il culo
e a star fuori c' il rischio
che ti tocchi una passione
per una faccia da Madonna
che ti sposta il com
un amore mai in esclusiva
sempre con qualcosa da pagare
una signorina che sotto la coda
ha il buco da signora

Uh medico medico medico mio
medicone
uh vieni vieni gi dal seggiolone
uh che cazzo di contratto mi faresti fare
uh che a forza di prendere aria si va
allospedale

E io e io e io
non andare non andare
stare qui stare qui stare qui
dormire dormire
e io e io e io
non andare non andare
stare qui stare qui stare qui
sognare
LA NOVA GELOSIA
Fenesta co' 'sta nova gelosia
tutta lucente
de centrella d'oro
tu m'annasconne
Nennella bella mia
lassamela ved
sinn me moro

Fenesta co' 'sta nova gelosia
tutta lucente
de centrella d'oro

Fenesta co' 'sta nova gelosia
tutta lucente
de centrella d'oro
tu m'annasconne
Nennella bella mia
lassamela ved
sinn me moro
lassamela ved
sinn me moro

Gelosia: serramento della finestra
Centrella: chiodini

Testo: da una canzone popolare della fine del XVIII
sec.
Anno di pubblicazione: 1990
'A IMMA
Ti t'adescie 'nsce l'ndegu du matin
ch' luxe a l' 'n p 'n tra e l'tru in m
ti t'ammie a uo spgiu de 'n tianin
ou ou s'amni a ou spegiu d ruz
ti mettie ou brgu rddenu 'nte 'n
cantn
ti mettie ou brgu rddenu 'nte 'n cuxn-
a stra
a xea de cunt 'e pgge che ghe sn
'a imma a l' za pinn-a a l' za cxia

sern tra sca
carne tnia nu fte nigra
nu turn da

Bell'ouegg strapunta de tttu bun
prima de battezlu 'ntou prebuggun
cun dui aguggiun drtu 'n pnta de p
da srvia 'n z ftu ti 'a punzigg
ia de ln-a vgia de ciau de ngia
ch'ou cgu ou prde 'a tsta l'se ou
sent
oud de m misciu de prsa lgia
cos'tru f cos'tru dghe a ou

sern tra sca
carne tnia nu fte nigra
nu turn da
e 'nt'ou nme de Maria
ttti dii da sta pgnatta
anne via

Pio vegnan a pigitela i cm
te lascian tttu ou fmmu d'ou tou
mest
tucca a ou fantn prma coutel
mang mang nu si chi ve mangi

sern tra sca
carne tnia nu fte nigra
nu turn da
e 'nt'ou nme de Maria
ttti dii da sta pgnatta
anne via

Testo: F.De Andr I.Fossati
Anno di pubblicazione: 1990
LA CIMA (traduzione)
Ti sveglierai sullindaco del mattino
quando la luce ha un piede in terra e
l'altro in mare
ti guarderai allo specchio di un tegamino
il cielo si guarder allo specchio della
rugiada
metterai la scopa diritta in un angolo
che se dalla cappa scivola in cucina la
strega
a forza di contare le paglie che ci sono
la cima gi piena gi cucita

Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera
non ritornare dura

Bel guanciale materasso di ogni ben di
Dio
prima di battezzarla nelle erbe
aromatiche
con due grossi aghi dritto in punta di
piedi
da sopra e sotto svelto la pungerai
aria di luna vecchia di chiarore di nebbia
che il chierico perde la testa e l'asino il
sentiero
odore di mare mescolato a maggiorana
leggera
cos'altro fare cos'altro dare al cielo

Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera
non ritornare dura
e nel nome di Maria
tutti i diavoli da questa pentola
andate via

Poi vengono a prendertela i camerieri
ti lasciano tutto il fumo del tuo mestiere
tocca allo scapolo la prima coltellata
mangiate mangiate non sapete chi vi
manger

Cielo sereno terra scura

40
carne tenera non diventare nera
non ritornare dura
e nel nome di Maria
tutti i diavoli da questa pentola
andate via
MONTI DI MOLA
In li Monti di Mola
la manzana
un'aina musteddina era pascendi
in li Monti di Mola
la manzana
un cioano vantaricciu e moru
era sfraschendi
e l'occhi s'intuppesini cilchendi ea ea ea
ea
e l'ea sguttesi da li muccichili c li bae ae
ae
e l'occhi la burricca aia
di lu mare
e a iddu da le tive escia
lu Maestrale
e idda si tunchi abbeddulata ea ea ea
ea
iddu le rispundia linghitontu ae ae ae ae

- Oh bedda mea
l'aina luna
la bedda mea
capitale di lana
Oh bedda mea
bianca fortuna -
- Oh beddu meu
l'occhi mi bruxi
lu beddu meu
carrasciale di baxi
lu beddu meu
lu core mi cuxi -

Amuri mannu
di prima 'olta
l'aba si suggi tuttu lu meli di chista multa
amori steddu
di tutte l'ore di petralana lu battaddolu
di chistu core

Ma nudda si po' f nudda
in Gaddura
che no lu nini a sap
int'un'ora
e 'nfattu una 'ecchia infrasconata fea ea
ea ea
piagnendi e figgiulendi si dicia c li bae
ae ae

- Beata idda
uai che bedd'omu
beata idda
cioanu e moru
beata idda
sola mi moru
beata idda
i me l'ammentu
beata idda
pi d'una 'olta
beata idda
'ezzaia tolta -

Amuri mannu
di prima 'olta
l'aba si suggi tuttu lu meli di chista multa
amori steddu
di tutte l'ore di petralana lu battaddolu
di chistu core

E lu paese intreu s'agghindesi
pa' lu coiu
lu parracu mattessi intresi
in lu soiu
ma a cuiuassi no riscisini
l'aina e l'omu
ch da li documenti escisini
fratili in primu

e idda si tunchi abbeddulata ea ea ea
ea
iddu le rispundia linghitontu ae ae ae ae

Testo: F.De Andr
Anno di pubblicazione: 1990
MONTI DI MOLA (traduzione)
Sui Monti di Mola
la mattina presto
un'asina dal mantello chiaro stava
pascolando
sui Monti di Mola
la mattina presto
un giovane bruno e aitante
stava tagliando rami
e gli occhi si incontrarono mentre
cercavano acqua
e l'acqua sgocciol dai musi insieme alle
bave
e l'asina aveva gli occhi
color del mare
e a lui dalle narici usciva
il Maestrale
e lei ragliava incantata "Ea ea ea ea"
lui le rispondeva pronunciando male "Ae
ae ae ae"

"Oh bella mia
l'asina luna
la bella mia
cuscino di lana
O bella mia
bianca fortuna"
"Oh bello mio
mi bruci gli occhi
il mio bello
carnevale di baci
oh bello mio
mi cuci il cuore"

Amore grande
di prima volta
l'ape si succhia tutto il miele di questo
mirto
amore bambino
di tutte le ore
di muschio il batacchio
di questo cuore

Ma nulla si pu fare nulla
In Gallura
che non lo vengano a sapere
in un'ora
e sul posto una brutta vecchia nascosta
tra le frasche
piangendo e guardando diceva fra s
con le bave alla bocca

"Beata lei
mamma mia che bell'uomo
beata lei
giovane e bruno
beata lei
io muoio sola
beata lei
me lo ricordo bene
beata lei
pi d'una volta
beata lei
vecchiaia storta"

Amore grande
di prima volta
l'ape si succhia tutto il miele di questo
mirto
amore bambino
di tutte le ore
di muschio il batacchio
di questo cuore

Il paese intero si agghind
per il matrimonio
lo stesso parroco entr
nel suo vestito
ma non riuscirono a sposarsi
l'asina e l'uomo
perch dai documenti risultarono
cugini primi

E lei ragliava incantata "Ea ea ea ea"
lui le rispondeva pronunciando male "Ae
ae ae ae"

ANIME SALVE {1996)
PRINCESA
Sono la pecora sono la vacca
che agli animali si vuol giocare
sono la femmina camicia aperta
piccole tette da succhiare


41
Sotto le ciglia di questi alberi
nel chiaroscuro dove son nato
che l'orizzonte prima del cielo
era lo sguardo di mia madre

"Che Fernandino come una figlia
mi porta a letto caff e tapioca
e a ricordargli che nato maschio
sar l'istinto sar la vita"

E io davanti allo specchio grande
mi paro gli occhi con le dita a
immaginarmi
tra le gambe una minuscola fica

Nel dormiveglia della corriera
lascio l'infanzia contadina
corro all'incanto dei desideri
vado a correggere la fortuna

Nella cucina della pensione
mescolo i sogni con gli ormoni
ad albeggiare sar magia
saranno semi miracolosi

Perch Fernanda proprio una figlia
come una figlia vuol far l'amore
ma Fernandino resiste e vomita
e si contorce dal dolore

E allora il bisturi per seni e fianchi
una vertigine di anestesia
finch il mio corpo mi rassomigli
sui lungomare di Bahia

Sorriso tenero di verdefoglia
dai suoi capelli sfilo le dita
quando le macchine puntano i fari
sul palcoscenico della mia vita

Dove tra ingorghi di desideri
alle mie natiche un maschio s'appende
nella mia carne tra le mie labbra
un uomo scivola l'altro s'arrende

Che Fernandino mi morto un grembo
Fernanda una bambola di seta
sono le braci di un'unica stella
che squilla di luce e di nome Princesa

A un avvocato di Milano
ora Princesa regala il cuore
e un passeggiare recidivo
nella penombra di un balcone

o matu (la campagna)
o cu (il cielo)
a senda (il sentiero)
a escola (la scuola)
a igreja (la chiesa)
a desonra (la vergogna)
a saia (la gonna)
o esmalte (lo smalto)
o espelho (lo specchio)
o baton (il rossetto)
o medo (la paura)
a rua (la strada)
a bombadeira (la modellatrice)
a vertigem (la vertigine)
o encanto (l'incantesimo)
a magia (la magia)
os carroc (le macchine)
a policia (la polizia)
a canseira (la stanchezza)
o brio (la dignit)
o noivo (il fidanzato)
o capanga (lo sgherro)
o fidalgo (il gransignore)
o porcalhao (lo sporcaccione)
o azar (la sfortuna)
a bebedeira (la sbronza)
as pancadas (le botte)
os carinhos (le carezze)
a falta (il fallimento)
o nojo (lo schifo)
a formusura (la bellezza)
viver (vivere)
Nota:
"Princesa" liberamente tratta
dall'omonimo
romanzo-intervista di Maurizio Jannelli
e Fernanda Farias

Testo: F.De Andr I.Fossati
Anno di pubblicazione: 1996
KHORAKHANE' * (A FORZA DI ESSERE
VENTO)
Il cuore rallenta la testa cammina
in quel pozzo di piscio e cemento
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento

Porto il nome di tutti i battesimi
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un guado una terra una nuvola un
canto
un diamante nascosto nel pane
per un solo dolcissimo umore del
sangue
per la stessa ragione del viaggio
viaggiare

Il cuore rallenta la testa cammina
in un buio di giostre in disuso
qualche rom s fermato italiano
come un rame a imbrunire su un muro

Saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura
nei sentieri costretti in un palmo di mano
i segreti che fanno paura
finch un uomo ti incontra e non si
riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la
pace

I figli cadevano dal calendario
Yugoslavia Polonia Ungheria
i soldati prendevano tutti
e tutti buttavano via

E poi Mirka a San Giorgio** di maggio
tra le fiamme dei fiori a ridere a bere
e un sollievo di lacrime a invadere gli
occhi
e dagli occhi cadere

Ora alzatevi spose bambine
che venuto il tempo di andare
con le vene celesti dei polsi
anche oggi si va a caritare

E se questo vuol dire rubare
questo filo di pane tra miseria e fortuna
allo specchio di questa kampina***
ai miei occhi limpidi come un addio
lo pu dire soltanto chi sa di raccogliere
in bocca
il punto di vista di Dio

****
Cvava sero po tute (poser la testa
sulla tua spalla)
i kerava (e far)
jek sano ot mon (un sogno di
mare)
i taha jek iak kon kasta (e domani un
fuoco di legna)
vasu ti baro nebo (perch l'aria
azzurra)
avi ker (diventi casa)

Kon ovla so mutavla (chi sar a
raccontare)
kon ovla (chi sar)
ovla kon ascovi (sar chi
rimane)
me gava palan ladi (io seguir
questo migrare)
me gava (seguir)
palan bura ot croiuti (questa
corrente di ali)
* Trib rom di provenienza serbo-
montenegrina
** Festa annuale del popolo rom nel sud
della Francia
*** Baracca da campo dei rom
**** Traduzione in romanes di Giorgio
Bozzecchi (rom harvato)

Testo: F.De Andr I.Fossati
Anno di pubblicazione: 1996
ANIME SALVE
Mille anni al mondo mille ancora

42
che bell'inganno sei anima mia
e che bello il mio tempo che bella
compagnia

Sono giorni di finestre adornate
canti di stagione
anime salve in terra e in mare

Sono state giornate furibonde
senza atti d'amore
senza calma di vento

Solo passaggi e passaggi
passaggi di tempo

Ore infinite come costellazioni e onde
spietate come gli occhi della memoria
altra memoria e non basta ancora

Cose svanite facce e poi il futuro

I futuri incontri di delle amanti scellerate
saranno scontri
saranno cacce coi cani e coi cinghiali
saranno rincorse morsi e affanni per
mille anni

Mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che grande il mio tempo che bella
compagnia

Mi sono spiato illudermi e fallire
abortire i figli come i sogni
mi sono guardato piangere in uno
specchio di neve
mi sono visto che ridevo
mi sono visto di spalle che partivo

Ti saluto dai paesi di domani
che sono visioni di anime contadine
in volo per il mondo

Mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che grande questo tempo che
solitudine
che bella compagnia

Testo: F.De Andr I.Fossati
Anno di pubblicazione: 1996
DOLCENERA
Amiala ch' l'ara ama cum' l' cum'
l'
amiala cum' l'ara ama ch' l' l ch'
l' l
amiala cum' l'ara ama ama cum' l'
amiala ch' l'ara ama ch' l' l ch' l'
l

(guardala che arriva guarda com'
com'
guardala come arriva guarda che lei
che lei
guardala come arriva guarda guarda
com'
guardala come arriva guarda che lei
che lei)

Nera che porta via che porta via la via
nera che non si vedeva da una vita
intera cos Dolcenera nera
nera che picchia forte che butta gi le
porte

nu l' l'aegua ch' f baggi
imbaggi imbaggi

(non l'acqua che fa sbagliare
(ma) chiudere porte e finestre chiudere
porte e finestre)

Nera di malasorte che ammazza e
passa oltre
nera come la sfortuna che si fa la tana
dove non c' luna luna
nera di falde amare che passano le bare

tru da stam
nu n' nu n'

(altro da traslocare
non ne ha non ne ha)

Ma la moglie di Anselmo non lo deve
sapere
che venuta per me
arrivata da un'ora
e l'amore ha l'amore come solo
argomento
e il tumulto del cielo ha sbagliato
momento

Acqua che non si aspetta altro che
benedetta
acqua che porta male sale dalle scale
sale senza sale sale
acqua che spacca il monte che affonda
terra e ponte

nu l' l'eagua de 'na ramm
'n calab 'n calab

(non l'acqua di un colpo di pioggia
(ma) un gran casino un gran casino)

Ma la moglie di Anselmo sta sognando
del mare
quando ingorga gli anfratti si ritira e
risale
e il lenzuolo si gonfia sul cavo dell'onda
e la lotta si fa scivolosa e profonda
amiala cum' l'ara ama cum' l' cum'
l'
amiala cum' l'ara ama ch' l' l ch'
l' l

(guardala come arriva guarda com'
com'
guardala come arriva guarda che lei
che lei)

Acqua di spilli fitti dal cielo e dai soffitti
acqua per fotografie per cercare i
complici da maledire
acqua che stringe i fianchi tonnara di
passanti

tru da cammal
nu n' nu n'

(altro da mettersi in spalla
non ne ha non ne ha)

Oltre il muro dei vetri si risveglia la vita
che si prende per mano
a battaglia finita
come fa questo amore che dall'ansia di
perdersi
ha avuto in un giorno la certezza di
aversi

Acqua che ha fatto sera che adesso si
ritira
bassa sfila tra la gente come
un'innocente che non c'entra niente
fredda come un dolore Dolcenera senza
cuore

atru da rebell
nu n' nu n'

(altro da trascinare
non ne ha non ne ha)

E la moglie di Anselmo sente l'acqua
che scende
dai vestiti incollati da ogni gelo di pelle
nel suo tram scollegato da ogni distanza
nel bel mezzo del tempo che adesso le
avanza

Cos fu quell'amore dal mancato finale
cos splendido e vero da potervi
ingannare

amiala ch' l'ara ama cum' l' cum'
l'
amiala cum' l'ara ama ch' l' l ch'
l' l
amiala cum' l'ara ama ama cum' l'
amiala ch' l'ara ama ch' l' l ch' l'
l

(guardala che arriva guarda com'

43
com'
guardala come arriva guarda che lei
che lei
guardala come arriva guarda guarda
com'
guardala come arriva guarda che lei
che lei)

Testo: F.De Andr I.Fossati
Anno di pubblicazione: 1996
LE ACCIUGHE FANNO IL PALLONE
Le acciughe fanno il pallone
che sotto c' l'alalunga
se non butti la rete
non te ne lascia una

E alla riva sbarcher
alla riva verr la gente
questi pesci sorpresi
li vender per niente

Se sbarcher alla foce
e alla foce non c' nessuno
la faccia mi laver
nell'acqua del torrente

Ogni tre ami
c' una stella marina
amo per amo
c' una stella che trema
ogni tre lacrime
batte la campana

Passan le villeggianti
con gli occhi di vetro scuro
passan sotto le reti
che asciugano sul muro

E in mare c' una fortuna
che viene dall'oriente
che tutti l'hanno vista
e nessuno la prende

Ogni tre ami
c' una stella marina
ogni tre stelle
c' un aereo che vola
ogni tre notti
un sogno che mi consola

Bottiglia legata stretta
come un'esca da trascinare
sorso di vena dolce
che liberi dal male

Se prendo il pesce d'oro
ve la far vedere
se prendo il pesce d'oro
mi sposer all'altare

Ogni tre ami
c' una stella marina
ogni tre stelle
c' un aereo che vola
ogni balcone
una bocca che m'innamora

Ogni tre ami
c' una stella marina
ogni tre stelle c' un aereo che vola
ogni balcone
una bocca che m'innamora

Le acciughe fanno il pallone
che sotto c' l'alalunga
se non butti la rete
non te ne resta una
non te ne lascia una
non te ne lascia

Testo: F.De Andr I.Fossati
Anno di pubblicazione: 1996
DISAMISTADE
Che ci fanno queste anime
davanti alla chiesa
questa gente divisa
questa storia sospesa

A misura di braccio
a distanza di offesa
che alla pace si pensa
che la pace si sfiora

Due famiglie disarmante di sangue
si schierano a resa
e per tutti il dolore degli altri
dolore a met

Si accontenta di cause leggere
la guerra del cuore
il lamento di un cane abbattuto
da un'ombra di passo
si soddisfa di brevi agonie
sulla strada di casa
uno scoppio di sangue
un'assenza apparecchiata per cena

E a ogni sparo di caccia all'intorno
si domanda fortuna

Che ci fanno queste figlie
a ricamare a cucire
queste macchie di lutto
rinunciate all'amore

Fra di loro si nasconde
una speranza smarrita
che il nemico la vuole
che la vuol restituita

E una fretta di mani sorprese
a toccare le mani
che dev'esserci un mondo di vivere
senza dolore

Una corsa degli occhi negli occhi
a scoprire che invece
soltanto un riposo del vento
un odiare a met

E alla parte che manca
si dedica l'autorit

Che la disamistade *
si oppone alla nostra sventura
questa corsa del tempo
a sparigliare destini e fortuna

Che ci fanno queste anime
davanti alla chiesa
questa gente divisa
questa storia sospesa

*Disamistade: letteralmente
"disamicizia" e per estensione "faida"
in lingua sarda

Testo: F.De Andr I.Fossati
Anno di pubblicazione: 1996
CMBA
Pretendente:
Gh'aivu 'na bella cmba ch' l' xea
fea de c
ginca cun' nie ch' deslngue a cian
d' s

Duv' l' duv' l' dve duv' l'

Che l'hn vurscia vdde ceg l' a st
cas
spita cme l'igua ch' derua z p'o
ri

Nu ghe n' nu ghe nu ghe n' nu ghe n'

Padre:
Cu o m zuentto ve prta miga na
smangiaxn
che se cusci fise purisci anvene 'n
gattixn

Nu ghe n' nu ghe n' nu ghe n' nu ghe
nu ghe n'

Pretendente:
Vgnu d' c du rttu ch'o magn o
sliga i p
Padre:
Ch de cmbe d'tri nu n' vegne nu se
n' ps
Pretendente:
Vgnu c'o ceu marttu de 'na pascin
che nu ghe n' nu ghe n'

44
Padre:
Ch gh' 'na cmba ginca ch' nu l'
vostra ch' l' a m nu ghe n'
tre nu ghe n'
tre nu ghe n'
nu ghe n'

Coro:
l' xu l' xu
cmba ginca
l' xu l' xu
au cin d' s'
l' xu l' xu
cmba ginca
de nette l' xu
u cin d'o pn

Pretendente:
Vu nu vurisci dmela sta cmba da
mai
ginca cum' nie ch' deslengue 'nt o
ri

Nu ghe n' nu ghe n'

Padre:
Mi che sta cmba blla st de lngu
barbacu
che nu m' psse vdde scricch 'nt
n'tru nu

Nu ghe n' nu ghe n' nu ghe n'

Pretendente:
tegni dindnase sutt' 'n anglu de
melgran
cu' ca ch'o l'ha d' sa mn linga
d'o bambaxia

Dve duv' l'
dve duv' l'
duv' l' duv' l'

Padre:
Zeunu ch'ei bn parlu 'nte sta sein-a
de frev
Pretendente:
tegni dindnase sutt' 'n anglu de
melgran
Padre:
Sai che sta cmba mzu a xu d'
m 'nt vostra c
nu ghe n'

Pretendente:
cu' ca ch'o l'ha d' sa mn linga
d'o bambaxia

tre nu ghe n'
nu ghe nu ghe n' tre nu ghe n'

Coro:
l' xu l' xu
cmba ginca
de nette l' xu
au cin d' s'
A truvin truvin
cmba ginca
de mzu truvin
u cin d'o pn
Duv' l' duv' l'
ch' ne s'ascnde
se mai se mai
u cin d'o pn
cum' l' cum' l'
l' cum' nie
ch' vn z deslengu
da o ri
l' xu l' xu
cmba ginca
de mzu truvin
u cin d' s
Duv' l' duv' l'
ch' ne s'ascnde
se mai se mai
u cin d'o pn

Cmba cumbtta
bccu de sa
srva striggin c'ou maiu 'n giandn
Martn ou v p
cun' l'ze der
fogu de lgne nime in e
cmba cumbtta
bccu de sa
srva striggin c'ou maiu 'n giandn
Martn ou v p
cun' l'ze der
fogu de lgne nime in e

Testo: F.De Andr I.Fossati
Anno di pubblicazione: 1996
LA COLOMBA (traduzione)
Pretendente:
Avevo una bella colomba che volata
fuori casa
bianca come la neve che si scioglie a
pian del sale

dov' dov'
che l'hanno vista piegare le ali verso
questo casale
veloce come l'acqua che precipita dal rio

non ce n' non ce n' non ce n'

Padre:
Caro il mio giovanotto non vi porta mica
un qualche prurito
che se cos fosse potreste andarvene in
giro per amorazzi

Pretendente:
Vengo dalla casa del topo che
l'angoscia slega i piedi

Padre:
Qui di colombe d'altri non ne sono
venute
non se ne sono posate

Pretendente:
Vengo con il cuore malato di una
passione che non ha uguali

Padre:
Qui c' una colomba bianca che non
la vostra che la mia
Non ce n' altre non ce n' non ce n'
altre non ce n'

Coro:
E' volata volata la colomba bianca
di notte volata a pian del sale
la troveranno la troveranno la colomba
bianca
di maggio la troveranno a pian del pane

Pretendente:
Voi non vorreste darmela questa
colomba da maritare
bianca come la neve che si scioglie nel
rio
dov' dov' dov' dove dov'

Padre:
Guardate che questa bella colomba
abituata a cantare in allegria
che io non la debba mai vedere stentare
in un altro nido
non ce n' non ce n' non ce n'

Pretendente:
La terr a dondolarsi sotto una pergola
di melograni
con la cura che ha della seta la mano
leggera del bambagiaio
dov' dov' dov' dove dov'

Padre:
Giovane che avete ben parlato in questa
sera di febbraio

Pretendente:
La terr a dondolarsi sotto una pergola
di melograni

Padre:
Sappiate che questa colomba a maggio
voler dalla mia nella vostra casa

Pretendente:
Con la cura che ha della seta la mano
leggera del bambagiaio
non ce n' altre non ce n' non ce n'
altre non ce n'

45

Coro:
E' volata volata la colomba bianca
di notte volata a pian del sale

La troveranno la troveranno la colomba
bianca
di maggio la troveranno a pian del pane

Dov' dov' che ci si nasconde
si sposer si sposer a pian del pane

Com' com' come la neve
che viene gi sciolta dal rio

volata volata la colomba bianca
di maggio la troveranno a pian del sale

Dov' dov' che ci si nasconde
si sposer si sposer a pian del pane

Colomba colombina becco di seta
serva a strofinare per terra col marito a
zonzo
Martino va a piedi con l'asino dietro
fuoco di legna anime in cielo
HO VISTO NINA VOLARE
Mastica e sputa
da una parte il miele
mastica e sputa
dall'altra la cera
mastica e sputa
prima che venga neve

Luce luce lontana
pi bassa delle stelle
sar la stessa mano
che ti accende e ti spegne

Ho visto Nina volare
tra le corde dell'altalena
un giorno la prender
come fa il vento alla schiena

E se lo sa mio padre
dovr cambiar paese
se mio padre lo sa
m'imbarcher sul mare

Mastica e sputa
da una parte il miele
mastica e sputa
dall'altra la cera
mastica e sputa
prima che faccia neve

Stanotte e venuta l'ombra
l'ombra che mi fa il verso
le ho mostrato il coltello
e la mia maschera di gelso

E se lo sa mio padre
mi metter in cammino
se mio padre lo sa
m'imbarcher lontano

Mastica e sputa
da una parte la cera
mastica e sputa
dall'altra parte il miele
mastica e sputa prima che metta neve

Ho visto Nina volare
tra le corde dell'altalena
un giorno la prender
come fa il vento alla schiena

Luce luce lontana
che si accende e si spegne
quale sar la mano
che illumina le stelle

Mastica e sputa
prima che venga neve

Testo: F.De Andr I.Fossati
Anno di pubblicazione: 1996
SMISURATA PREGHIERA
Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del
disastro
dalle cose che accadono al di sopra
delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di saziet di impunit

Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar
della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta

Recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie
coltivando tranquilla
l'orribile variet
delle proprie superbie
la maggioranza sta

Come una malattia
come una sfortuna
come un'anestesia
come un'abitudine

Per chi viaggia in direzione ostinata e
contraria
col suo marchio speciale di speciale
disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi
passi
per consegnare alla morte una goccia di
splendore
di umanit di verit

Per chi ad Aqaba cur la lebbra con uno
scettro posticcio
e semin il suo passaggio di gelosie
devastatrici e di figli
con improbabili nomi di cantanti di tango
in un vasto programma di eternit

Ricorda Signore questi servi
disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
appena giusto che la fortuna li aiuti

come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere

(Nota: "Smisurata preghiera"
liberamente tratta dalla "Saga di
Maqroll" - Il gabbiere - di Alvaro
Mutis Ediz. Einaudi Torino)

Testo: F.De Andr I.Fossati
Anno di pubblicazione: 1996

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