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Sonetto 33 - XXXIII

Pi di un glorioso mattino ho visto lusingare le vette dei monti con occhio sovrano, baciare con volto doro i verdi prati, indorare pallide correnti con alchimia divina; poi presto permettere alle nuvole pi vili di cavalcare in orridi nembi sul suo volto celeste e nascondere al mondo derelitto il suo sembiante, fuggendo furtivo ad occidente senza pi grazia. Cos il mio sole rifulse una volta di primo mattino con pieno trionfale splendore sulla mia fronte; ma ahim, and via, e unora sola fu mio: nuvola pi alta me lha ora nascosto. Ma lui, per questo, il mio amore non disdegna affatto: i soli del mondo possono macchiarsi, se il sole del cielo si macchia.

Le prime due quartine si mostrano come l'una l'opposto dell'altra: la prima mostra un'idilliaca immagine di serenit, quella di un mattino glorioso (glorious morning); la seconda, che le succede anche cronologicamente, l'offuscamento negativo della prima, col suo volto sfigurato (disgrace), percorsa da un turbamento. Nella terza quartina le immagini naturali delle prime due si mostrano nel loro reale significato, svelandosi dei riferimenti metaforici al fair youth: il giovane amato, che come il pi bel sole si concesso all'io, presto fuggito, portato via dalle "nuvole pi alte"(region cloud), ottenebrando l'io. Nel distico conclusivo, per, l'io si consola e, anzi, continua ad amare il fair youth: infatti, se anche il sole pu essere oscurato dalle nubi, non c' da meravigliarsi se questo accade in terra, tra gli esseri umani.

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