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Luomo e la scienza: un rapporto di cieca fiducia o di reverenziale timore?

tecnologia, tra la conoscenza e l'invenzione. E da questo presupposto che discende il difficile, complicato rapporto tra umanit e scienza, tra scienziati e non. Spesso, o quasi sempre, una scoperta scientifica e la tecnologia da essa derivata, sono state foriere di terribili ripercussioni negative sulluomo, ma altrettanto spesso, se finalizzate al bene, esse sono state araldi di un miglior mondo, pi salutare e sicuro. La scienza e lo sviluppo tecnologico non hanno quasi mai avuto grande favore di altri poteri costituiti, soprattutto di quelli religiosi, mentre sono state spesso asservite a volont politiche e nazionalistiche di varia natura. Vi sono state vittime illustri del giogo a cui lo scienziato, in passato, stato sottoposto ad opera del potere laico o religioso, basti pensare a Giordano Bruno o a Galileo, quindi comprensibile quando Rita Levi Montalcini, premio nobel per la medicina nel 1986, afferma che non rinuncerebbe mai alla libert di fare scienza, mettendo laccento sulla libert di ricerca come caratteristica distintiva delluomo, ma altrettanto comprensibile e condivisibile il timore di Hobsbawn quando, nel saggio sul ventesimo secolo, Il secolo breve, afferma che le conseguenze pratiche e morali di una scienza che, ai pi, appare incomprensibile, sono imprevedibili e forse catastrofiche. E gi successo questo, e non una volta sola, nel

Il desiderio di cercare, conoscere, l'espressione di uno degli istinti pi profondi dell'essere umano, che lo caratterizza in quanto tale: la curiosit. la "curiosit" che ha guidato tutto il processo di evoluzione, che ha portato l'uomo a uscire dalle caverne e conquistare la Luna. Il bambino l'espressione pi immediata di questa curiosit. Un giocattolo per lui interessante appunto perch solletica la sua curiosit, a volte al punto di indurlo a romperlo per comprendere come funzioni: comprendere come esso fatto spesso pi importante della possibilit di giocarci. questa la forma la pi pura di curiosit: accettare di rischiare di perdere qualcosa che gli appartiene, spinto da un bisogno istintivo di comprendere. Per luomo, il bisogno di comprendere irrinunciabile. Ogni forma di civilizzazione umana ha avuto la sua "scienza", che essa sia medicina o astronomia o altro. Ma l'uomo anche creatore, cio vuole inventare e costruire, per se e per gli altri. quella che si chiama oggi tecnologia. Ma, per costruire, bisogna conoscere e prevedere. Da qui l'essenziale ed universale legame tra la scienza e la

corso della storia dellumanit. Basta pensare agli studi sulla fissione atomica, che hanno portato allenergia nucleare e alla costruzione di bombe in grado di annichilire lintero ecosistema terrestre. Il problema pare, dunque, essere la moralit dello scienziato, il suo autolimitarsi e, a proposito, appare inquietante la posizione di Enrico Fermi durante un colloquio avuto con Heisengerg, premio nobel e autore del principio di indeterminazione, e riportato da questultimo in un suo saggio La tradizione della scienza, quando al dubbio se il progetto della bomba allidrogeno potesse

resistere alla tentazione di usare la scienza come un nuovo strumento di potere, il potere scientifico. Sempre maggiore importanza avranno problemi di "etica", specialmente nel campo delle scienze della vita. C' un reale pericolo verso deviazioni negative. Lo scienziato deve promuovere un atteggiamento scientifico basato su fatti, sulla curiosit di sapere, sulla ricerca di concetti fondamentalmente nuovi. La tecnologia avanza ad un ritmo vertiginoso, le innovazioni che produce vanno a ritmo esponenziale, e in questo contesto appare inevitabile lintegrazione tra corpo vivente e protesi elettriche o chip di silicio; linterfaccia tra organico e inorganico ormai una realt, come affermano, tra laltro, in due editoriali del 2004, pubblicati su Espresso e Panorama, di Luca De Biase e Claudia Boselli. Un nuovo sviluppo, generato dall'innovazione, sostituisce il vecchio metodo in perfetta analogia con l'evoluzione biologica, nella quale un nuovo mutamento rimpiazza la specie gi esistente. L'evoluzione tecnologica della societ moderna il corrispondente dell'evoluzione biologica, a cui sono serviti 4 miliardi di anni per arrivare all'uomo, partendo da una semplice cellula. E, esattamente come nel caso della biologia, la velocit e l'ampiezza del fenomeno di specializzazione e di complessit si accelerano rapidamente con l'evoluzione progressiva. L'Homo Sapiens, l'ultimo e pi sofisticato risultato dell'evoluzione biologica, stato

portare con s disastrose conseguenze politiche e biologiche, Fermi rispose: Eppure un cos bello esperimento. Queste considerazioni portano ad una personale riflessione: la scienza continuer ad avere il suo ruolo essenziale per un futuro migliore dell'Umanit, ma gli scienziati devono essere preparati ad interagire in modo pi costruttivo con la societ non solo come scienziati, ma anche come cittadini responsabilmente coinvolti nelle sue problematiche. chiaro che non spetta allo scienziato risolvere tutti i problemi della societ, la cui soluzione va trovata essenzialmente attraverso decisioni di natura politica. Il ruolo dello scienziato al tempo stesso fondamentale, ma modesto, nel senso che essi devono

presente sulla Terra solo per qualche centinaia di migliaia d'anni, un fugace istante rispetto ai circa 4 miliardi di anni di vita del Pianeta. Una rapida evoluzione delle tecnologie certamente la caratteristica pi significativa degli anni a venire, alimentata e accelerata dall'arrivo della struttura del Villaggio Globale. Un vecchio adagio dice "tutte le civilt sono mortali". Potremmo parafrasarlo, aggiungendo "tutte le tecnologie sono mortali". per questo che tutti gli aspetti delle attivit umane che ne sono correlate, dall'educazione alla produzione industriale, devono prepararsi ad un evoluzione pi rapida e al cambiamento. Copiare il passato non pi sufficiente: dobbiamo inventare.

Destinazione duso : editoriale di quindicinale di cultura e societ.

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