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INQUIETUDINE.

di

(FALE)

Tornavo a casa .Dal finestrino scorreva il consueto scenario di case e strade. Pioveva. Lo sferragliare del tram sui binari e i rumori della citt erano intenso, ma dentro di me il silenzio. Un dolore affilato mi tagliava lanima. Il bambino era seduto su di me. Ad un suo movimento mi scossi e ripresi a sentire e vedere. Stava giocando. Passava il ditino sul cristallo del finestrino. Gli piaceva vedere il vetro appannato che si puliva al passaggio del suo dito. Poi guardando la pioggia fui preso da un sottile sentimento di malinconia. Una sensazione che avevo provato pi volte, tanti anni prima quando osservavo la pioggia infrangersi sul vetro per poi raccogliersi in rivoli e scendere veloce lungo la finestra. La finestra della cucina di casa mia quando ero bambino. Stefano era tranquillo. Ogni tanto mi guardava e sorrideva. Il contatto con me, suo nonno, lo rassicurava. Ripensavo a mia nuora, a tutto lamore profuso che non aveva centrato il suo cuore e si era disperso. Nel frattempo ceravamo avvicinati a casa e quella sensazione di malinconia stava cedendo il passo ad una crescente inquietudine. A casa maspettava lei per portare via Stefano. Due giorni prima si era separata da mio figlio!

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