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DUE DESTINI

di Silvia Rufini

Odiava. Semplicemente odiava far rapporto alla Regina. Soprattutto quando cerano da comunicare brutte notizie. E ultimamente capitava sempre pi spesso. Si costrinse ad assumere un atteggiamento pi impettito prima di entrare nellenorme sala del trono. Si schiar la voce un paio di volte, determinata a non concedere alla sovrana neanche un millimetro dove insinuare le sue solite cattiverie, fra le crepe della sua determinazione. Era fatta cos, la Regina: nonostante fossero nate e cresciute insieme, la trattava sempre come se fosse lei la causa di ogni guaio che le riferisse. Avevano passato linfanzia insieme, eppure il destino di ognuna era gi segnato. Per lei la sorte aveva riservato un futuro nella Guardia Reale; laltra, invece, avrebbe passato la sua vita fra gli agi ed il vizio. In quel momento, vecchi ricordi dolorosi le tornarono alla memoria. Unadolescenza dedita allapprendimento della fedelt si pu imparare ad essere leali?un addestramento spietato al combattimento -il corpo pronto se lo spirito risoluto, amava ripetere la loro insegnante- ed una sensazione costante di imminente allarme, istillata giorno dopo giorno come una goccia tediosa di infido veleno, avevano forgiato e plasmato il suo carattere. Ad altre era andata anche peggio: costrette a fare da balia allopulenta sovrana o magari impiegate in umili lavori manuali. La Regina, invece.una vita dissoluta, dedita esclusivamente alla soddisfazione delle sue pi basse pulsioni: cambiava amante con la rapidit di una falena che si mimetizza tra i delicati licheni di un tronco dacacia; le sue ancelle erano costantemente impegnate a soddisfare la sua incessante fame, una bramosia perversa che col tempo si era mutata in una prigione dorata, e aveva trasformato le sue dame di compagnia in eleganti carceriere che non potevano far altro che assistere, giorno dopo giorno, al disfacimento del corpo e dellanima della monarca Si riscosse da questi odiosi pensieri in fondo era sempre stato cos, fin dalla notte dei tempi- e mosse malvolentieri i primi passi oltre la soglia della grande camera regale. Nel rendere omaggio alla Regina bad bene allinclinazione del capo, cercando di non indisporre la sovrana, che negli ultimi tempi era diventata estremamente irascibile. Buongiorno Maest, farfugli a bassa voce, ben conscia del fatto che le notizie che portava lavrebbero fatta infuriare. Cos, sembra che tu non sia contenta di vedermi?!, rispose in tono provocatorio lenorme matrona, intenta in uno dei suoi innumerevoli pasti. Mia Signora, ho brutte notizie. Sembra che nottetempo una pattuglia nemica sia riuscita ad intrufolarsi fra le nostre linee difensive, uccidendo a tradimento numerosi soldati e parte delle maestranze al seguito della Guardia Reale

ecco, laveva detto. tutto dun fiato come se stesse suggendo dolce nettare da un calicema era ben pi amaro il boccone che si preparava a mandar gi. Con sua immensa sorpresa la Regina distolse appena lattenzione dal pranzo che stava ingurgitando e le lanci uno sguardo sfuggevole, colmo di mestizia. MESTIZIA?? Era proprio quello, che aveva colto negli occhi della sovrana? Tristezza? Si sarebbe aspettata di tutto rabbia, frustrazione, odio nei suoi confronti- ma questo no, e non era preparata a fronteggiarlo. Il mio regno sta per terminare disse un attimo dopo la Regina, con voce grave ma estremamente determinata Fai in modo che ogni danno causato venga riparato al pi presto; assicurati che le mie figlie stiano bene e non vengano turbate da questi accadimenti e accertati che lordine venga ristabilito al pi presto. E tutto. Puoi Andare. La consapevolezza, ora, riempiva gli occhi della sovrana e la Guardia si scopr a provare una strana piet per quella povera creatura fragile, il cui destino, una volta cos invidiato, ora le era apparso ineluttabilmente condannato. A ben pensarci avrebbe preferito uno dei soliti accessi dira; avrebbe preferito che le vomitasse addosso, come sempre, tutto il disprezzo che provava per la sua inettitudine come le ripeteva quasi ogni giorno. Avrebbe preferito tutto, ma non quello. Era il termine di unepoca, la fine dell illuminato regno della sovrana che aveva condiviso linfanzia con lei. Lasci rapidamente la sala del trono e si prepar a svolgere i compiti che le erano stati assegnati. Sbrig tutto in pochissimo tempo: sembrava che nulla fosse accaduto la notte precedente. Ognuno aveva ripreso le sue mansioni quotidiane e cera di nuovo un gran fermento. Tutti erano ancora ignari di quello che la Regina le aveva, senza volere, lasciato intendere. Il peso della consapevolezza la schiacciava come un terribile macigno e sent la necessit di una boccata daria. Aveva bisogno di restare sola a riflettere. Questo avrebbe significato anche la SUA fine? Guard il sole e studi per qualche secondo il percorso dellastro nel cielo. Non c pi niente da fare, ormai, tempo che nuove generazioni prendano il nostro il mio!- posto A quel pensiero schiuse le ali e vol via, allontanandosi in fretta dallalveare.

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