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Domenica 4 Settembre 2011 Corriere della Sera


Michail Sidorovic guardava Liss e
pensava: Possibile che questo
volgare chiacchiericcio mi abbia
potuto confondere per un momento?
Possibile che io abbia potuto affogare
in questo torrente di veleno e di fango
puzzolente?
Il tedesco fece un gesto di sconforto
con la mano. Anche sopra il nostro
Stato popolare sventola lemblema
rosso dei lavoratori, anche noi
facciamo appello allunit nazionale.
(...) Io non riesco a spiegarmi il
motivo della nostra inimicizia. Ma il
geniale maestro e capo del popolo
tedesco, il nostro padre, lamico
migliore delle madri tedesche, il pi
grande e saggio stratega, ha dato
inizio a questa guerra. Eppure io
credo in Hitler! (...) Sulla terra ci
sono due grandi rivoluzionari: Stalin
e il nostro grande capo. La loro
volont ha dato vita al socialismo
nazionale dello
Stato. Per me
la fratellanza
con voi pi
importante
della guerra
contro di voi
per i territori
orientali. Noi
costruiamo due
case che devono
stare luna
accanto allaltra. (...) Al socialismo in
un solo paese necessario privare i
contadini del diritto di seminare e di
vendere liberamente, e Stalin senza
tremare ne ha liquidati milioni. Il
nostro Hitler si reso conto che al
nazionalismo tedesco, al movimento
socialista, nuoce un nemico, il
giudaismo. E anche lui ha deciso di
liquidare milioni di ebrei. Ma Hitler
non solo un discepolo, anche un
genio! nella nostra "Notte dei lunghi
coltelli" che Stalin ha trovato lidea
delle grandi purghe del 37. Anche
Hitler non esitava... Deve credermi. Io
ho parlato e lei taciuto, ma io so di
essere per lei uno specchio.
da Vita e destino (Jaca Book)
N
on tutte le comparazioni, o al-
meno quelle che hanno per og-
getto lo sterminio ebraico, so-
no eguali. Ci sono quelle recen-
tissime, malferme, fatue e pre-
testuose di Gnter Grass e di
Zygmunt Bauman. Per ci so-
no anche le pagine tremende e
sferzanti di Vasilij Grossman
di Vita e destino, il romanzo
dallepica tolstojana del XX secolo che una cultura pavida e
conformista come quella italiana ha tenuto nelle oscurit
delle cantine per decenni. Purtroppo la comparazione catti-
va tende a scacciare quella buona. La boutade soppianta il
rigore dei confronti ponderati. E la banalit ha il sopravven-
to sulla seriet. Purch il discredito della comparazione cat-
tiva non getti unombra su quella buona.
banale, nella sua sconcertante piattezza, il paragone
che Bauman, lacuto analista delle nostre societ liqui-
de, istituisce tra il muro che Israele ha costruito per pro-
teggersi dai colpi micidiali del terrorismo suicida e quello
che imprigion il ghetto ebraico di Varsavia, i cui abitanti
morirono in massa, o deportati nei campi di sterminio, op-
pure massacrati nel fuoco di una rivolta eroica e commo-
vente. banale, nella sua sorprendente superficialit, le-
quiparazione suggerita da Grass tra il crimine dellOlocau-
sto e le sofferenze patite dai militari tedeschi nella Secon-
da guerra mondiale. Avesse almeno alluso a quelle patite
dai civili tedeschi, che pure pagarono al prezzo di citt an-
nichilite e di soprusi inimmaginabili sulle popolazioni de-
portate la follia apocalittica dellhitlerismo. No: non i civili,
ma i militari tedeschi, che avevano calpestato, occupato e
vessato quasi tutta lEuropa. inoltre una moda sciocca e
corriva, quella degli intellettuali che, come il compianto Jo-
s Saramago, odiano Israele a tal punto da paragonare Ga-
za ad Auschwitz. Una moda sciocca ma pericolosa, destina-
ta ad alimentare i deliri del negazionista Ahmadinejad il
quale, per legittimare un nuovo massacro dei sionisti e
degli ebrei, convoca a Teheran linternazionale degli antise-
miti, che sbrodolano assurdit sulla menzogna di Au-
schwitz e trovano ospitalit nei siti occidentali impegnati
nella Flottilla anti-israeliana. Queste non sono compara-
zioni sostenibili. Servono ad alimentare la fiamma del-
lodio antiebraico che cova sotto le ceneri della guerra san-
ta al sionismo. Servono a ridimensionare la portata della
Shoah, a negarne il significato, a sminuirne lorrore. Non
sono comparazioni serie. Le comparazioni serie sono quel-
le affrontate, con dolore e visionaria precisione, da Gros-
sman. E non giusto ignorare la lezione di Grossman con-
fondendola e rubricandola sotto la stessa etichetta, com-
parazione, con le banalit di Grass e di Bauman.
La comparazione seria quella che ha per oggetto le ana-
logie, le similitudini, le omologie, le somiglianze tra nazi-
smo e comunismo, tra i lager e il Gulag: i due orrori totali-
tari del XX secolo. Questa comparazione ha violato un ta-
b: quello dellassoluta, irriducibile, imparagonabile unici-
t dellOlocausto, riletto metafisicamente come irruzione
di un Male senza residui che non ha precedenti o confronti
nella storia. Ma il rifiuto di quella comparazione ha anche
protetto, come uno scudo autogiustificazionista, una cultu-
ra che con il comunismo, in tutte le sue versioni, ha coltiva-
to una familiarit, una simpatia, un rispetto, una complici-
t di fondo che il crollo del Muro di Berlino ha semplice-
mente sepolto nelloblo. Ancora alla fine degli anni Novan-
ta, la casa editrice Einaudi risped al mittente con motiva-
zioni imbarazzate la lucida prefazione ai Racconti della
Kolyma di Varlamalamov in cui GustawHerling, un cono-
scitore in prima persona del Gulag che aveva consegnato
con il suo Un mondo a parte un referto delluniverso con-
centrazionario con anni di anticipo sul capolavoro di Sol-
zhenitsyn, aveva messo in luce le segrete affinit tra i due
gemelli totalitari. Aveva sfidato il tab, e per questo la
prefazione incriminata, considerata intollerabile, venne
cassata, impubblicabile dai torchi politicamente corretti
di una prestigiosa casa editrice.
Come venne incriminato Grossman, del resto. E chiss
come mai dovettero subire lonta dellostracismo, la fero-
cia delle polizie del pensiero adibite al rilascio di passapor-
ti di rispettabilit culturale, uomini e donne che subirono
sulla loro carne la crudelt dei gemelli totalitari, braccati
dai nazisti come dai comunisti. A cominciare da Gros-
sman, appunto. Che aveva descritto con una passione lace-
rante linferno di Treblinka. Che aveva redatto un Libro ne-
ro delle inenarrabili atrocit naziste in territorio sovietico
che Stalin, mentre nellUrss cominciava a dilagare il morbo
antisemita destinato a sfociare nel delirio del complotto
dei camici bianchi (ebrei), decise di non fare uscire. E che
con Vita e destino, ora tradotto in Italia da Adelphi dopo
ledizione a cura della Jaca Book, per anni seppellito dai
funzionari della censura sovietica, svel un segreto incon-
cepibile e conturbante: la segreta affinit dei due conten-
denti, i nazisti e i comunisti, che stavano combattendo a
Stalingrado una delle pi feroci battaglie della guerra mon-
diale. Da Grossman a Margarete Buber-Neumann, la comu-
nista tedesca che descrisse nel suo Prigioniera di Stalin e
Hitler il trattamento speciale di una detenuta nel campo di
concentramento sovietico di Karaganda in Kazakistan poi,
per ossequio alle clausole del patto Molotov-Ribbentrop,
consegnata nel 1940 direttamente dagli aguzzini della
Nkvd agli sgherri della Gestapo che la rinchiusero nel lager
Mettere sullo stesso piano i morti
tedeschi in guerra e lOlocausto,
oppure il Ghetto di Varsavia e il
Muro in Cisgiordania, significa
tradire la verit storica sui due
massimi orrori novecenteschi:
quello nazista e quello comunista
Ideologie
A PROPOSITO
DELLE TESI
DI GRASS
E BAUMAN
L
A
C
U
L
T
U
R
A
di RABINDRANATH TAGORE
Labanalit
dei cattivi paragoni
Lufficiale SS
al bolscevico:
So di essere
il tuo specchio
In versi
Il monologo
di PIERLUIGI BATTISTA
Senza titolo
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Comparazioni
Al mercato delle parole /
si vendono parole e parole;
a cento a cento,
a mille a mille /
vengono i parolai. /
Hai qualcosa da dire? /
Al mercato dei ciarlatani /
nascondilo nel silenzio.
da Massime per una vita
armoniosa, a cura
di Brunilde Neroni, Guanda,
pagine 108, e 11
di VASILIJ GROSSMAN
Paralleli impropri
una moda sciocca e pericolosa, destinata ad
alimentare i deliri del negazionista Ahmadinejad, che
convoca a Teheran linternazionale degli antisemiti
Dallalto: Gnter Grass,
Zygmunt Bauman,
Martin Amis
italia: 5256565152
CodIce cIIenLe: ;;z
33 Cultura
Corriere della Sera Domenica 4 Settembre 2011
di Ravensbrck, dove la Buber-Neumann divenne la miglio-
re amica della Milena amata da Kafka. Dalla Buber-Neu-
mann a David Rousset, linventore dellespressione univer-
so concentrazionario da lui sperimentato nel campo nazi
di Buchenwald, e che per aver incluso quelli sovietici come
ulteriore esempio dei meccanismi bestiali di quelluniver-
so venne dileggiato e diffamato dagli intellettuali parigini i
quali, sullonda di Sartre, conoscevano come unico atteggia-
mento lindulgenza verso le nefandezze dei Gulag.
Era la stessa idea della comparazione tra i gemelli totali-
tari a risultare indigesta. Lo studio di Hannah Arendt sul
totalitarismo veniva squalificato come unarma di propagan-
da usata dagli Stati Uniti nella guerra fredda, colpevole di
mettere in crisi uno dei pilastri dellideologia antifascista.
Ma anche dopo il 56 luso smodato del termine stalini-
smo al posto del comunismo regal largomento pi ac-
comodante e auto-assolutorio per marcare la differenza tra i
due totalitarismi. Si autorizzava, con la denuncia dello stali-
nismo, laccentuazione di una irriducibile distanza tra due
sistemi di cui uno, il nazismo, sarebbe stato la coerente ma-
nifestazione di un Male incondizionato, il compimento di
un progetto gi dallorigine malvagio e invece laltro, il co-
munismo di marca staliniana, come il pervertimento crimi-
nale di unidea in s buona. Una frittata che purtroppo aveva
provocato lannichilimento di molte uova innocenti. Una
bella idea che ha preso una brutta piega, come ha scritto
con sarcasmo Alain de Benoist. Una buona e generosa inten-
zione che, anzich il paradiso promesso, ha realizzato stori-
camente, ma incidentalmente, linferno per milioni e milio-
ni di uomini (e una quantit mostruosamente elevata di mi-
lioni di morti ammazzati). Lo stalinismo sarebbe stato lapi-
ce criminale di questo rovesciamento, che consente per di
lasciare intatta la purezza delle origini e proclamare cos la
propria immacolata innocenza ideologica.
Una pretesa storicamente assurda, come ha dimostrato la
grande studiosa del Gulag Anne Applebaum, raccontando la
costruzione dei campi di detenzione e di annientamento gi
attivi con Lenin e nelle ondate del cruento terrore rosso
scatenato con lausilio dellonnipotente Ceka. Una pretesa,
per, contestata in unavvincente guerra culturale che, a par-
tire dagli anni Ottanta, ha visto contrapposti il fronte di chi
sottolineava le analogie tra i due sistemi e di chi, temendo
di ridimensionare la specificit criminale della Shoah, ha
sempre rifiutato ogni approccio comparativista.
Banale il confronto tra i due grandi massacri? stato
Victor Zaslavsky, studiando le dinamiche delleccidio sovie-
tico di ufficiali polacchi a Katyn, a dimostrare come quella
strage fosse un esempio di sterminio di classe analogo,
nei suoi meccanismi di annientamento di massa di intere
categorie umane e non di singoli individui, allo sterminio
di razza di marca nazista. E sono stati gli studi di Vittorio
Strada, di Alain Besanon, di Tzvetan Todorov e di Richard
Pipes a riesumare i documenti di quellideologia dello ster-
minio di classe che risalgono agli albori dellOttobre rivo-
luzionario, quando Lenin chiedeva allo spietato terrore
rosso di colpire le vittime per ci che erano e non per ci
che facevano, di snidarle, arrestarle e sopprimerle: Non
stiamo lottando contro persone singole. Stiamo sterminan-
do la borghesia come classe. Durante linchiesta non biso-
gna cercare la prova che laccusato abbia agito con azioni e
parole contro il potere sovietico. A quale classe appartiene?
Qual la sua origine sociale? Qual la sua istruzione e pro-
fessione? la risposta a queste domande che deve decidere
il destino dellaccusato. In questo risiedono il significato e
lessenza del terrore rosso.
Sono espressioni sconvolgenti, che smentiscono largo-
mento consolatorio dello stalinismo come degenerazione cri-
minale di unideologia in s portata al Bene e alla Giustizia e
che hanno trovato puntuale applicazione anche nella Rivolu-
zione culturale maoista e nelle stragi di Pol Pot in Cambogia.
La comparazione tra i crimini del nazismo e del comunismo
non ha quindi nulla a che fare con le comparazioni catti-
ve, che tendono a minimizzare e a ridimensionare la porta-
ta della Shoah. Lo stesso Primo Levi, come ha raccontato
Francesco M. Cataluccio, dopo aver fieramente avversato, leg-
gendo alamov, ogni accostamento tra i campi di sterminio
nazisti e il Gulag, alla fine della sua vita era arrivato a vede-
re le somiglianze tra il sistema sovietico e il nazismo. Inoltre,
di fronte ai massacri della Cambogia ("dove per puro fanati-
smo ideologico un popolo ha distrutto la met di se stesso,
nel silenzio del mondo") era arrivato anche a mettere in di-
scussione lunicit e lirripetibilit dellOlocausto.
Sono temi dolorosi e dilanianti, che non hanno nulla da
spartire con il neo-comparativismo banale dei Grass e dei
Bauman. Ha raccontato Martin Amis, autore con Koba il ter-
ribile (pubblicato in Italia da Einaudi) di uno dei libri pi
lucidi per la comprensione della mentalit comunista e dei
meccanismi autocensori che hanno per decenni impedito
alla cultura di sinistra di scrutare apertamente il totalitari-
smo comunista: Nel 1997 a Robert Conquest venne chiesto
se considerasse lOlocausto "peggio" dei crimini stalinisti:
"Ho risposto di s, ma quando lintervistatore mi ha chiesto
perch, ho saputo soltanto rispondere che avevo questa sen-
sazione". E commenta Amis: Quando leggiamo dellasse-
dio a Leningrado, quando leggiamo di Stalingrado, di Kur-
sk, il corpo ci dice da che parte stare. Lo sentiamo. Ma se
cerchiamo di spiegare il perch, ci inoltriamo in un territo-
rio saturo di atroci dubbi. Questi atroci dubbi di Amis,
quellincapacit di spiegare confessata da Conquest, il pi
documentato studioso del Grande Terrore comunista, sono
la prova della grandezza, della seriet, della problematicit
non dogmatica, dellapproccio comparativo tra nazismo e
comunismo. Una lezione di rigore, morale e intellettuale,
per i comparativisti faciloni dellultima ora.
RIPRODUZIONE RISERVATA
di CECILIA ZECCHINELLI
SARZANA (La Spezia) Non fa
un passo indietro Zygmunt Bau-
man, stella di prima grandezza del-
la sociologia mondiale, quando af-
fronta con piglio ottantacinquen-
ne la bufera da lui stesso suscitata.
Perch paragonare il muro israelia-
no in Cisgiordania a quello fatto
costruire dai nazisti a Varsavia nel
1940, per delimitare il Ghetto
ebraico, una di quelle provoca-
zioni che normalmente attirereb-
bero laccusa di antisemitismo. So-
lo che lui, Bauman, oltre che cele-
bre teorico della societ liquida
postmoderna, anche un ebreo
polacco, passato sotto il torchio
della svastica e poi della falce e
martello sovietica: dunque sa di
che parla.
E infatti al Festival della Mente
di Sarzana, dove ha tenuto una con-
ferenza sul l a Rete e i soci al
network, tutto il circo dei media lo
preme, aspettandosi una ritratta-
zione. Lui sfugge dapprima, poi ac-
cetta di farsi rubare unintervista
mentre tira qualche boccata di pi-
pa.
Non rimpiange di averla fatta,
quella conversazione con la rivi-
sta polacca Politika, dove affer-
ma addirittura che i politici israe-
liani, senza guerra e mobilitazio-
ne generale, non saprebbero vive-
re? Non lo feriscono le parole del-
lambasciatore di Tel Aviv a Varsa-
via, che le attribuisce un odio
cieco per la sua stessa gente?
No di certo, dovevo dire quello
che ho detto. Dixi et servavi ani-
mam meam, almeno ho salvato la
mia anima.
Dunque lei mette sullo stesso
piano i soldati di Hitler con quelli
che inalberano la stella di David?
Non mi ha mai sfiorato lidea
di un simile paragone: il solo con-
cepirlo una follia.
E dunque?
Io semplicemente ritrovo in
molti israeliani di oggi, non soltan-
to appartenenti alla classe politica,
uno schema mentale, una memo-
ria consolidata ai tempi del Ghet-
to. Si limitano ad applicarla oggi ai
palestinesi, come se fosse una cosa
naturale.
Ma i giovani di Tel Aviv o di Ge-
rusalemme non hanno affatto vis-
suto simili esperienze: come pos-
sono esserne condizionati a tal
punto?
Proprio qui sta il pericolo: nel
fatto che non ricordano, sono con-
vinti che quello che esiste per
esempio il Muro di Cisgiordania
abbia una ragione in s, sia l
perch devesserci. Non si pongo-
no altri problemi.
Figli esemplari di quella che lei
definisce societ liquida, dove
si vive in precariet, si cerca di
consumare quello che esiste, ci si
adegua al gruppo.
Nella societ liquida non si af-
fatto leggeri: cambiare qualsiasi co-
sa impossibile, si sopraffatti da
un senso dimpotenza, come se si
dovesse prendere a pugni ogni vol-
ta un muro dovatta.
Anche fra lei e la societ israe-
liana c un muro cos impenetra-
bile?
No, decisamente! La nazione
divisa in due, come lopinione pub-
blica ebraica internazionale. Io con-
tinuo a ricevere moltissimi consen-
si. gente che mi applaude: trova-
no che finalmente qualcuno abbia
avuto il coraggio di dire ad alta vo-
ce la verit.
pronto a rilasciare altre inter-
viste dello stesso tipo?
A quella rivista polacca ho det-
to tante altre cose non meno im-
portanti del Muro, eppure nessu-
no ne parla. Perch il giornalismo
utilizza soltanto, di volta in volta,
quanto fa comodo.
Una sua conferenza in Israele
diventerebbe levento dellanno.
Ma il mio calendario non la pre-
vede.
RIPRODUZIONE RISERVATA

riuscita a scappare dalla Siria


dopo mesi di proteste e spe-
ranze, poi di interrogatori, mi-
nacce di morte, rabbia e paura so-
prattutto per la figlia diciottenne
fuggita con lei. E giura che non ci
metter pi piede fino a quando il
regime non cadr, dice ripetendo
inconsapevolmente lo slogan di tut-
te le rivolte arabe: al shb yurd
isqt al nizm, il popolo vuole che
cada il regime. Ma non mi consi-
dero in vero esilio, perch la fine di
Bashar Al Assad non lontana e io
torner, insieme alle migliaia di
esuli siriani che da decine di anni,
da quando il padre Hafez and al
potere, attendono che lincubo fini-
sca. Altre volte avevo lasciato il mio
Paese ma sono sempre rientrata, ri-
cominciando a lottare. Questa vol-
ta trover una Siria libera, aggiun-
ge da Parigi, dove arrivata in lu-
glio grazie allaiuto di amici e a un
visto francese. Samar Yazbek, 41 an-
ni, giornalista, sceneggiatrice per
cinema e tv, soprattutto scrittrice.
Nota in patria e allestero per il suo
impegno contro i tab sociali e po-
litici, per i suoi libri coraggiosi. Ro-
manzi solo in apparenza intimi: in-
trecciati ai racconti di relazioni
spesso drammatiche, mille accenni
raccontano pi di tanti reportage
cosa voglia dire vivere sotto dittatu-
ra. Come in Lo specchio del mio se-
greto (Castelvecchi, pp. 249, e 16),
nellottima traduzione dallarabo di
Elena Chiti, la prima del testo pub-
blicato finora solo a Beirut e diffu-
so in Siria clandestinamente.
la storia di amore tra un uffi-
ciale che cede al compromesso e
arriva molto vicino al Presidente, e
unattrice, pura nella sua apparen-
te leggerezza. Entrambi alauiti, ov-
vero della minoranza di cui fanno
parte gli Assad, e io stessa, di una
cultura e una fede antiche che il re-
gime ha tradito e strumentalizza. Il
loro amore reso deforme dalla
dittatura, sotto la quale ogni tenta-
tivo di sublimare le relazioni uma-
ne fallisce. cos difficile che
lamore vinca sul potere, ha biso-
gno di una societ accogliente e
tollerante, non dominata da oppor-
tunismo e corruzione. La dittatura
uccide lamore.
Nel libro, dice Samar, quello che
sembra pessimismo solo il ri-
tratto reale di un Paese in mano a
una banda di militari criminali.
Quanto succede lo dimostra: allini-
zio dellintifada avevo previsto il
bagno di sangue, ma tanta mo-
struosit del regime stata una sor-
presa perfino per me. Come lo so-
no state le cinque visite ai com-
missariati dove la scrittrice stata
convocata, dove le sono stati mo-
strati i detenuti politici: Ragazzi
di 20 anni seminudi, sospesi per i
polsi ammanettati, i loro corpi
chiari striati da sangue fresco, san-
gue secco, da profonde ferite, privi
di conoscenza mentre ondeggiava-
no nella cella minuscola. Corpi sen-
za volti.
Volevano intimidirmi perch
ho scritto che le proteste erano pa-
cifiche. Volevano mostrarmi che
tutti in Siria sono in pericolo,
chiunque pu essere preso, sevizia-
to, ucciso. Ma il governo non potr
chiudere in carcere tutti i siriani, la
gente non si arrende, affronta dav-
vero a petto nudo le pallottole, sta
vivendo i suoi giorni migliori per-
ch finalmente respira la libert.
Su questi giorni, Samar sta scriven-
do il suo nuovo libro, una scrittu-
ra che miscela narrazione e docu-
mentazione diretta delle proteste a
cui ho partecipato, le cose che ho
sentito da Damasco. Convinta che
potr pubblicarlo finalmente nel
suo Paese, dopo la vittoria. Che ar-
river senza aiuti militari stranieri
aggiunge , i siriani non li vo-
gliono, sono consapevoli dellesem-
pio di coraggio pacifico che danno
al mondo, che diventer leggenda.
Ma si aspettano lappoggio politico
della comunit internazionale che
finalmente inizia a manifestarsi. Se
lo meritano, no?.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Il parallelismo
delle tirannie

Lintervista Parladallesiliolascrittrice e attivistaperseguitatadal regime mentre inItaliaesce il suonuovolibro, Lospecchiodel miosegreto


Samar YazbekinfugadallaSiria: ladittaturauccide lamore
Numerosi testi mettono a confronto
Stalin e Hitler, i regimi dellUrss e del
Terzo Reich. La prima analisi esaustiva
si trova nel libro di Hannah Arendt Le
origini del totalitarismo (Einaudi), ma
gi molti elementi interessanti erano
contenuti nel saggio di lie Halvy
Lera delle tirannie (Ideazione) e in
quello di Ludwig von Mises Lo Stato
onnipotente (Rusconi). C poi la
sconvolgente testimonianza di
Margarete Buber-Neumann
Prigioniera di Stalin e Hitler (il
Mulino). Il rifiuto della cultura di sinistra
rispetto alla comparazione tra nazismo
e comunismo analizzato da Pierluigi
Battista nel libro La fine
dellinnocenza. Utopia, totalitarismo,
comunismo (Marsilio). Allo storico
britannico Alan Bullock si deve invece il
libro Hitler e Stalin. Vite parallele
(Garzanti), mentre quello tedesco Ernst
Nolte ha collegato le origini dei due
movimenti nellopera La guerra civile
europea 1917-1945 (Bur). Da
segnalare anche: Gustaw Herling, Un
mondo a parte (Feltrinelli); Robert
Conquest, Il Grande Terrore (Bur);
Martin Amis, Koba il terribile
(Einaudi); Alain de Benoist, Nazismo e
comunismo (Controcorrente); Victor
Zaslavsky, Pulizia di classe (Il Mulino).

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In esilio
dal nostro inviato DARIO FERTILIO
La Siria tappezzata dai manifesti
con il volto di Hafez al-Assad (foto
di Valentina Perniciaro, particolare)
I giovani israeliani senzamemoria
accettanoil MuroinCisgiordania
I due totalitarismi
Colloquio con Zygmunt Bauman
Esiste anche un modo problematico, pieno di
dubbi, non dogmatico di affrontare la questione: il
massimo esempio quello di Vasilij Grossman
Samar Yazbek
autrice
di Lo specchio
del mio segreto
(Castelvecchi)
italia: 5256565152
CodIce cIIenLe: ;;z

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