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De prandio harmonico

(vel musicale)

Stefano A. E. Leoni

1
Un pranzo in tre portate

l’iconografia musicale: il banchetto

musica antica in cucina

la muta danza del trinciante


Banquet du vœu du faisan, Lille 1454
Fonte: Mathieu d’Escouchy
Fonte: Olivier De La Marche

[…]
…ecc
F. Alberto Gallo

dubbio su pasté come fortino, forse meglio jubé (rood screen), pulpito, tribuna
Guillaume Dufay, Lamentatio sanctae matris ecclesiae Constantinopolitanae
perfino nelle figurine Liebig!
Antoine Busnois, Alleluja
Scena di bordello, Jan Massys, 1558
Scena di taverna, dal trattato céco “Pàn rady”, Praga 1515
Gilles Binchois, Je ne vis onques la pareille
Gilles Binchois, Adieu, adieu, mon joileux souvenir
Lucas van Valckenborch, 1587. colazione sull’erba
Jabob Obrecht, Rompeltier
colazione e canti in barca ....
Anonimo, olio 1560, Dresda: intrattenimento
Alfonso dalla Viola, Tu c’hai le corna…
Germania fine XVI sec. Banchetto all’aperto
miniatura tardo 400. Riccardo II d’Inghilterra con i duchi di York, Glucester e irlanda. Due cornetti

min. manoscritto fiammingo 1470

miniatura da “La geste ou histoire du noble roy Alixandre, roy de Macedonnes” XV sec. Due bombarde soprano e una
tenore
min. manoscritto fiammingo 1468
Hans Wertinger, tempera 1517. Re Alessandro e il suo medico
min. bprgpgnpna per il “De dictis et factis Romanorum”
di Valerio Massimo in un’edizione del 1470: Cantante
si acc. con liuto ad un festino nei bagni
min. da “L’histoire de Olivier de Castille et de Artus d’Algarbe”, XV sec.
min. del 1415: Carlo V di Francia a banchetto con l’imperatore Carlo IV nel 1377
min. francese XV sec. stesso soggetto di 34
Girolamo Romanino, affresco 1527. Malpaga, Castello Colleoni: banchetto in casa Colleon
The Hague,
Museum Meerman
no
,
MS 10 C 26
(c. 1550).

Cosce di pollo, prosciutti, scodelle di zuppa, uova, pesce fritto, birra e vino: si trovano tutti su queste pagine del 16 ° secolo
. In realtà si sta guardando una canzone: le quattro linee formano uno tetragramma medievale, le parole, in olandese, stanno sotto.
La sua caratteristica più interessante sta nelle note, che sono fatti di cibo e bevande. Una canzone per il Martedì Grasso, il giorno
prima del Mercoledì delle Ceneri, che segna l'inizio di un periodo di digiuno. Le pagine sembrano incoraggiare il lettore ad avere
un'ultima serata di divertimento, un ultimo pasto abbondante, un ultimo barile di vino. E un'ultima bella risata.
Nei Paesi Bassi esisteva il “testamento del carnevale”, uno dei testi più diffusi intorno alla metà del Cinquecento, da
leggersi nel martedì grasso o in genere alla vigilia della quaresima per salutare la dipartita del carnevale prima del tempo
di penitenza. Un bel manoscritto del genere, con un pentagramma figurato vicino a quello rappresentato nell’incisione “I
cantori di bacco”, si conserva a l’Aja, Rijksmuseum Meermanno Westreenianum (Ms 10, c. 26; cfr. Kavaler 1989, p.71,
ripr.).

I versi incitano i personaggi della grottesca brigata, radunati intorno al tavolo, a cantare un inno a Bacco. Le due figure a destra,
una giovane donna e un uomo che si è tolto la maschera del matto con il cappuccio a due corna, reggono un libro aperto su un
pentagramma musicale figurato con cibi e vivande. Tra gli altri commensali una donna con un copricapo bianco suona lo
zampetto di un ovino a mo’ di piffero e il suo vicino suona come un trombettiere un bicchiere di birra di vetro deforme. A sinistra
un altro volgare individuo sta vomitando a terra, mentre il più grasso in primo piano, seduto scomposto con la pancia piena, ha in
mano un boccale vuoto.

Malgrado la didascalia, la spiegazione del soggetto non è immediatamente chiara in tutti i suoi aspetti, ma ci viene in aiuto
il fatto che esiste un dipinto copia di Bosch a Budapest, Museum der Bildenden Kunste ( inv. 870; cfr. Gerszi 1970, n. 16,
ripr.) di soggetto quasi identico, i cui particolari sono più dettagliati e permettono di decifrare le singolari note del
pentagramma contenuto nel libro: salsicce, uova intere e gusci di uova rotti, forme di burro, bicchieri e brocche di birra.
Tutti elementi che simboleggiano il tempo del carnevale, o vero, per le comunità rurali in particolare, il tempo della
spensieratezza e del trionfo del dioventre sulla paura della fame.

Nell’ottica della società benestante di allora, fedele a un’etichetta delle buone maniere sempre più imperante – si pensi alla
letteratura precettistica di Erasmo da Rotterdam – la sfrenatezza e la trivialità dei villani durante le festività, spinte al massimo
dello sfogo a carnevale, erano destinate ad essere messe al bando. In tale contesto, la satira dei Cantori di Bacco colpisce
stereotipi del malcostume contadino come le cattive maniere a tavola (vomito dello zotico, resti di cibo per terra e bestialità dei
personaggi) e la dissolutezza nel vizio della gola.Essa mostra come l’uomo si abbassi a tali comportamenti quando si lascia
trasportare dai propri istinti sensuali.
parte del tenore di un canto inneggiante il bere, man. tedesco dopo 1350. Le note e le indicazioni di chiave e tempo sono realizzate attraverso vari contenitori per vino: anfore, barilotti, fiasche, otri...)
Robert Fludd, Medicina Catholica, Frankfurt, 1629-31, V, II:

Mediazione dei sapori


Se vogliamo comporre il sapore salso: cuociamo il miele, addirittura, e troverai qualcosa di salso. Ma se miri a
estrarne il sapore amaro, bada che sia cotto un po’ di più, si vedrà che è ridotto nella natura salsa.
Con questo esperimento sarà facile dimostrare che la forza ignea è più forte nell’amaro che nel salso. Alla stessa
stregua formeremo il sapore acido, mescolando buon vino con acqua ed esponendolo al sole. Si manifesta così che
esso è fatto più di acqua e poco di fuoco perché il sole col suo ardore dissipa lo spirito del vino; e l’aria vi è scarsa,
perché quel liquido dopo l’estrazione della massima parte del suo fuoco, è ridotto a natura di tra ignea e acquea, ma
abbonda d’acqua a causa dell’aggiunta che si era fatta, donde che abbia esalato il suo spirito.
E’ altresì certo che qualcosa di terrestre, e sia pur poco, vi inerisce, perché esalato che sia lo spirito di vino, il residuo
del liquido, come è mescolato col suo tartaro terrestre, e come è evaporata per ardore del sole la consistenza più
sottile dell’acqua aggiunta, inclina un poco alla natura terrea.
Così se vogliamo procreare il sapore acido: lasciamo tranquillo per lungo tempo il vino, senza turbamento alcuno, e
noteremo che esso trasmigra in sapore appunto acido/
Inoltre la latitudine dei sapori si descrive con gli estremi di una linea:

A B C
o----o----o

Sia A l’olio di tartaro, che è amarissimo, C l’olio di vetriolo che è acidissimo, se mescoleremo i due in parti uguali,
produrranno B ovvero il sapore dolce. Se invero si userà più olio di tartaro che non olio di vetriolo, si sentirà il salso,
e così in altri gradi di commistione che possono correre fra A e B e C e B, possiamo estrarre i sapori intermedi.”
Athanasius Kircher, Musurgia Universalis, Roma, 1650, II, X, pag. 400:

Plutarchus certè proportionis misturae vini cum aqua prescribit harmonicam, tum ad sanitatem, tum ad animi mores
componendos. Nam si 4 vini partibus 3 acquae miscueris, nascetur diatessaron consonantia imperfecta, & ab alijs
separata ingrataque sicuti vinum ex hac mistura ferè a quosum ingratum est, & convenit propriè hominibus serijs, &
negotijs magni momenti intentis. Si verò tribus vini partibus duas miscueris nascetur diapente, consonantia amoena &
iucunda, & tales huius temperamenti potus facit. Si vero duabus vini partibus, duas [sic! i.e. = unam] acquae miscueris,
nascetur consonantia diapason, omnium dulcissima, & iucundissima, talisque huius miscellae potus reddetur, sempre
locum, tempus, consuetudinem, personas & vini qualitatem respiciendo.

Per ciò che attiene una più stretta relazione tra i sapori dei cibi e le proporzioni musicali, Kircher si esprime in maniera
assai circostanziata, citando tra l’altro Girolamo Cardano (1501-1576); il riferimento all’enciclopedico ingegno
rinascimentale è sicuramente relativo all’idea di proporzionalità, che sta alla base del pensiero cardaniano, e facilmente
non deve intendersi come espanso al rapporto tra edule ( e potabile) ed udibile, malgrado ciò Cardano si esprime
comunque anche se tangenzialmente in merito a questi argomenti, sia nell’elencare i vizi dei cantori tra i quali vi è
l’intemperanza relativa al bere vino e, più avanti, che essi dovrebbero evitare cibi e bevande che rovinano la voce
“come il vino acido e la maggior parte delle spezie e le noci” [De Musica, MS Vaticano 5850, cap 44, p 183
dell’edizione dell’Am. Ist. of Musicology a cura di Clement A. Miller], sia più direttamente [Problemi Matematici (Op
omnia II, 652 ed am 207ssgg) e De Subtilitate (op om III, 572, ed am 211 ssgg)].
A. Kircher, Op. Cit. p. 420 ssgg

[...] Musica itaque proportio, inquit Cardanus, dupliciter in saporibus considerari potest simpliciter & ex comparatione. & simpliciter quidem summa
suavitas ad diapason refertur: est enim suavissimus concentus in saporibus, ergo dulce ei respondet ut simplex, quid enim suavius esse potest in
utroque genere. At pinguis, qualis in carnibus & ovis bene praeparatis ad diapente revocantur, est enim & ipse suavissimus post dulce atque in
suo genere perfectus; diatessaron vero optime salso convenit, hic enim per se improbus est & insuavis, sicuti etiam sapor salsus est,
diatessaron autem cum diapente perficit diapason, cum diapason vero prorsus dissonat, ita sapor salsus cum pingui summam delectatione
affert, cum dulci adeo parum consonat, ut melius amaris veluti olivis optime salitis societur, ergo salsus sapor cum diatessaron ad unguem congruit;
rursus semiditonus cum insipido, & astringens cum ditono conveniunt ad unguem, nam uterque non ingratus & cum dulci convenit, ita semiditonus &
ditonus cum diapason conveniunt, uterque etiam horum saporum parum movet sensum, & inter se [s]unt quasi similes, quod ditono accidit &
semiditono; sed neuter horum cum pingui sconvenit, neque ditonus aut semiditonus cum diapente congruit, discordat enim non parum haec
compositio: Rursus & in hoc similes sunt, quod diatessaron cum ditono & semiditono plurimum convenit, ita & insipidum & astringens cum salso
optime conveniunt, diatessaron enim cum ditono sextam efficit maiorem, & cum semiditono minorem, quae utrique consonant, non tamen plus suaves
per se sunt, quod dulci ac pingui careant, ut nec sexta maior aut minor, quod nec diapason perficiant, neque diapente. Acris autem sapor sextae maiori
similis est, acidus minori, mutuo conveniunt cum insipido acris, & cum adstringente acidus, quemadmodum, & sexta maior cum semiditono, & minor
cum ditono copulatur, quae perficiunt diapason; sed minus suavem, quia abest diapente ibi, quia abest pingue: austerum vero cum acrimoderato
convenit, ideo bene uterque cum insipido iungitur iuxta illud.
Ut sapiant fatuae fabrorum prandia betae (?)
O quam saepe petit vina piperque cocus?
Piper enim acre est, & vinum austerum; conveniunt ambo sapores cum dulci & pingui, sicuti utraque sexta maior & minor cum diapason & diapente;
at neuter cum salso; nam neque diatessaron cum sexta maiore vel minore iungi potest. Amarus autem sapor tono similis est, dissonus enim per se est
semper, & amarus per se est ingratus, tonus origo est omnium consonantiarum, ita omnes fructus seu dulces, seu astringentes, seu acidi, acres prius
amari sunt, tonus praeterea nulla cum consonantia peius coit, quam cum diapason, ita neque amarus sapor infelicius iungitur, quam cum dulci; amarus
quoque sapor cum nullo magis convenit quam cum salso; ita tonus additus diatessaron perficit diapente consonantiam suavissimam, ut in olivis salitis
amarus quoque sapor levis a pingui non abhorret, deteriorem tamen aliquantulum perficit, ut in placentis ex absynthio, ovis & caseo, atque in vitibus
in quibus coma absynthij incocta fuit parum degenerat tamen sapor ille a pingui, ita tono addito ad diapente fit sexta maior, non adeo suavis ut
diapente, at non prorsus insuavis. Similiter si tonus addatur ad semiditonum aut ad ditonum, fit diatessaron ex utroque non usque adeo consonans,
tritonus vero omnium asperrimus; ergo cum idem fiat coniuncto amaro cum insipido, ac deterius cum adstringente, veluti in acerbis glandibus, quibus
nil tristius gustari potest.
Manifestum igitur est, optime hanc saporum divisione cum musica proportione convenire.
Cum ergo inter sapores, qui quovis modo conveniunt, dupla fuerit optimi saporis proportio ad deteriorem, medius
vero ad deteriorem sesquitertia, optimus ad medium sesquialtera, certe sapor ille optimus erit. Et primum quidem id
in pingui tanquam acri atque insipido; perspicuum enim est, quod horum optimus est insipidus salsum sesquialtera,
acrem dupla proportione, salsus acrem sesquitertia. Rursus dulcem copulemus cum acri & cum insipido aut cum
acido & insipido praestabit, ut dulcis dupla aut quadrupla aut octupla proportione insipidum superet, id est per
diapason, disdiapason, aut trisdiapason; acidum vero insipidum sesquitertia suberabit.
Alia rursus ratio in coniunctionibus saporum ad sensum uniuscuiusque referenda est; Hos enim sapores, qui
maximam gustui voluptatem conciliant, merito diapason statuere possumus, dimidium illius quod ad aures attinet, ex
minus iucundo sesquitertium, ad illum minus iucundum ex medio exempli gratia, ponamus, alicui austera maxime
iucunda esse, nam salsa nemini, quod nullum animal praeter hominem, imo ne plantae quidem nisi admodum paucae
(?) & sui generis salso alantur, iucunda esse possunt: cum salsum amaris sit, eoque deterius, quod acutum sit salsum,
unde in sale nullum animal nascitur; in absynthio, quamquam valde amaro, exiguum musicarum genus nigrum tota
aestate oritur, & in ruta vermiculi is ergo austeri, quantum satis erit sumet, dulcis tanquam deterrimi astringentis
dodrantem, ut sit dulcis ad astringentem dupla proportio; sic ergo constituetur iuxta naturam propriam musicae
proportioni sapor iucundissimus; Nonnulli glukuvpikron , id est, dulce-subacidum ponunt pro diapason, dulci se
habente per modum diapente, acido per modum diatessaron, quibus tamen iunctis, suavissima omnium
consonantiarum diapason, id est, gratissimus omnium fere saporum nascitur. Certum est nonnullos cocorum tantam
praeparandorum ciborum peritiam nactos, ut nullus tam prostrati appetitus sit, cui harmonica ciborum apparatione
orexin non se concitare posse glorientur.
Athanasius Kircher, Musurgia Universalis,Roma, 1650 II, X, 422
Girolamo Romanino, affresco 1527. Malpaga, Castello Colleoni: banchetto in casa Colleon
Eddie Cantor interpreta
You don’t need the wine to have a wonderful time,
1919
Mrs. J. M. Hunter

1916
AWAY WITH RUM
(THESONG OF THE
TEMPERANCE UNION)

We're coming, we're coming, our brave little band


On the right side of temperance we do take our stand
We don't use tobacco, because we do think
The people who use it are likely to drink

Away, away with rum by gum, with rum by gum, with rum by
gum
Away, away with rum by gum, the song of the temperance
union

We never eat fruit cake because it has rum


And one little taste turns a man to a bum
Oh, can you imagine a sorrier sight
Than a man eating fruit cake until he gets tight

We never eat cookies because they have yeast


And one little bite turns a man to a beast
Oh, can you imagine a sadder disgrace
Than a man in the gutter with crumbs on his face

If you wash your hair, never rinse it with beer


Because if you do, you'll get foam in your ear
And if there's one thing a young man must dread
It's dating a girl with a head on her head

If you pick your navel, don't do it with a knife


Because if you do you'll get the shock of your life
Oh, can you imagine a site quite a horrid
As a man pulling out his umbilical cord

We never eat peaches, because peaches ferment

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