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E|R

Emilia Romagna

QUALE FUTURO PER I PAESI PI POVERI?


di Paola Marani, consigliera regionale PD

SOLIDARIET IN TEMPO DI CRISI


Quando leconomia non va e la crescita pari a zero, il primo a farne le spese il sistema di welfare. DallEmilia-Romagna iniziative e riflessioni per non rinunciare alla solidariet sociale, in casa nostra come nei territori pi poveri del mondo, perch le disuguaglianze non hanno confini.

CAREGIVING, RISORSA SOCIALE DA METTERE IN VALORE


di Palma Costi, consigliera regionale PD

redazionale

a cura quel sostegno quotidiano di carattere fisico, psicologico, emotivo, sociale, che viene rivolto a persone non autosufficienti o fragili. La lingua anglosassone, pi pragmatica della nostra, definisce caregiver chi svolge questa attivit. Ebbene, i caregiver familiari in Italia sono stimati dallISTAT in 9 milioni di persone, per ben il 90% donne, che ogni giorno assistono un proprio congiunto anziano, malato o disabile. Si calcola che prestino circa venti milioni di ore al giorno di assistenza, pari ad oltre sette miliardi di ore di assistenza allanno, per una media di 8-10 anni. Di fronte a questi numeri del tutto evidente che parliamo di una risorsa inestimabile per le famiglie e le comunit e di un valore sociale pi ampio che investe tutto il nostro sistema di welfare, determinandone in parte la qualit, i costi, la tenuta. Chi si prende cura di un familiare subisce serie ripercussioni sulla propria vita privata e a farne le spese sono la salute, le relazioni sociali, la professione e attivit lavorativa. I caregiver, tuttavia, non ricevono un compenso e non vedono riconosciuto in alcun modo il proprio ruolo di solidariet sociale. Pur mantenendo i diritti e la dignit di altri, non sono minimamente tutelati nei propri. Tutto ci inaccettabile se si pensa alla crescita prevista nei prossimi anni della non autosufficienza nella popolazione anziana e al fatto che tante donne saranno ancor pi deprivate del loro potenziale sociale ed economico. Per restare in Emilia-Romagna, gi oggi le persone ultra 64enni con limitazioni in almeno unattivit strumentale della vita quotidiana sono il 42% e tra queste il 94% riceve aiuto, principalmente dai familiari (78%) o da persone a pagamento (21%). La stima che entro il 2030 gli over 65 aumenteranno del 20% con un incremento del 29% concentrato sui grandi anziani, tanto che circa un terzo degli anziani residenti in regione avr oltre 80 anni. In sintesi, gi in questo periodo di ristrettezze dovute alla crisi sono numerose le

famiglie che non riescono pi a pagare aiuti esterni, dunque lattivit di cura familiare e le ore di assistenza continueranno a crescere, cos come le figlie, nipoti e nuore che la presteranno a scapito del loro lavoro e della vita privata. Non c dubbio, occorre un sostegno concreto che guardi alloggi e alle prospettive. Noi in Emilia-Romagna abbiamo mantenuto risorse sul fondo pubblico per la non autosufficienza, azzerato dal governo Berlusconi a livello nazionale, eppure la situazione impone anche qui uniniziativa politica, che poniamo allattenzione del governo Monti. Abbiamo perci presentato un atto di indirizzo che impegna la Giunta regionale a sostenere le persone con responsabilit di cura, riconoscendo il valore del loro contributo e coinvolgendole nella progettazione di servizi locali e nella pianificazione di pacchetti di cura individuali. Al caregiver va data la possibilit di conciliare limpegno di cura con quello sociale e lavorativo e fornito un supporto formativo anche per laspetto peculiare di datore di lavoro di assistenza. La nostra Regione proporr al governo nazionale di riconoscere il sostegno al caregiver familiare quale Livello essenziale delle prestazioni sociali (LEPS) e sanitarie (LEA) per le patologie croniche, nonch di introdurre misure di deducibilit fiscale e di credito dimposta dei costi sostenuti per la cura del familiare assistito. Nessuno va lasciato solo in un impegno cos importante che va a vantaggio del benessere di tutti.

iascuno di noi ha avuto opportunit diverse per toccare con mano la povert estrema che colpisce ancora tanta parte del mondo. Da una parte ci siamo purtroppo abituati alla straziante normalit dei barconi della morte che hanno trasformato quello specchio dacqua che si affaccia alla nostra costa meridionale in un cimitero di disperati senza volto. Dallaltra vediamo da vicino la fatica di chi, arrivato nella nostra terra con la speranza di una vita migliore, si ritrova a fare i conti con le difficolt sempre crescenti nel mantenere un lavoro, trovare una casa con un affitto sostenibile, garantire ai propri figli un percorso scolastico e di vita che rispetti aspirazioni e attitudini. Non aiuta questa riflessione la grave situazione di crisi con cui tanti di noi si misurano quotidianamente, anzi si creano distanze sempre maggiori e paure di vedere minacciati quei diritti oggi difficilmente esigibili dagli stessi cittadini italiani. Spesso perci non riusciamo nemmeno a chiederci quanto la distanza e la solitudine che noi avvertiamo sia enormemente ampliata per chi tenta di ricominciare una vita in un paese dove non ritrova le sue radici, la sua cultura, le sue tradizioni e i suoi modelli.

Ho avuto loccasione di riflettere su questi temi visitando in Madagascar due missioni gestite dalle suore dellOrdine delle Ancelle della Visitazione, che avevo gi conosciuto nel mio territorio. Lopera straordinaria che volontari laici e religiosi svolgono in tanti paesi soprattutto dellAfrica ben di pi di una missione umanitaria e caritatevole. Portata avanti spesso nella solitudine, una sfida durissima volta a dare alfabetizzazione, formazione, assistenza sanitaria a chi costretto a fuggire dalla fame e dalla guerra, vale a dire i primi aiuti e strumenti che servono alle popolazioni pi povere per prendere in mano il loro destino e costruire nellautodeterminazione il proprio futuro. Questa prospettiva lunica possibile per contrastare gli effetti di una globalizzazione che non aumenta i diritti di tutti, ma accentua disuguaglianze ed apre nuovi fenomeni di colonizzazione attraverso il saccheggio delle materie prime ad opera delle nuove potenze straniere. Se vogliamo rendere esigibile il diritto delle persone di vivere nella propria terra, occorre sostenere le tante iniziative dei missionari laici e cattolici e delle Organizzazioni non governative, utilizzando le opportunit della cooperazione internazionale per coordinati piani di sviluppo. La Regione Emilia-Romagna ha raccolto lappello del ministro Riccardi affinch si contrastasse la sottrazione di risorse che di anno in anno il nostro paese opera nei confronti dei progetti di cooperazione. Sono stati pertanto mantenuti 1,4 milioni di euro nel bilancio regionale 2012, che consentiranno di sostenere centinaia di progetti curati da decine di associazioni, tutti finalizzati a promuovere opportunit evitando la logica dellelemosina. Saranno gli orti della salute del Senegal ed il miglioramento dellattivit agricola, lappoggio alle filiere produttive del Burundi, il contrasto allinsicurezza alimentare in Somalia, per fare solo pochi esempi: concrete possibilit di combattere la fame e creare impresa attraverso il protagonismo di quei popoli, perch per tanti emigrare non sia una scelta obbligata.

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