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REDAZIONALE
ochi mesi fa a Rubiera, provincia di Reggio Emilia, nato un Comitato di amici e parenti di una giovane donna che non c pi. Tiziana Titti stata uccisa in casa dal compagno nella notte del 20 aprile 2012 e lascia un figlio piccolo che non conoscer mai la mamma. Hanno detto i suoi cari che il fatto arrivato a sconvolgere le loro vite in modo inaspettato, il classico fulmine a ciel sereno che provoca prima dolore e poi rassegnazione di fronte alla confessione del reo e ad una perdita comunque incolmabile. Poi successo qualcosa che, ancora una volta, non doveva accadere: luomo stato scarcerato per un errore formale che ha scambiato la richiesta di giudizio in decorrenza dei termini di custodia cautelare. Ed subentrata la rabbia, lindignazione e nuovo dolore, perch Tiziana stata uccisa per la seconda volta. Il comitato Uniti per Titti nato cos, per chiedere che la Giustizia funzioni e sia tale. Certezza della pena innanzitutto e la richiesta che una normativa nazionale introduca il reato di femminicidio, oltre a rendere realmente applicabile lattuale legge sullo stalking per una prevenzione pi efficace. La fiaccolata organizzata a Rubiera lo scorso giugno, con le istituzioni locali coinvolte e presenti, non ha inscenato una retorica delle emozioni ma ha costituito un momento di testimonianza collettiva su punti cruciali della convivenza civile. Un momento di denuncia nei con-
fronti di un sistema inadeguato nel suo complesso, socialmente ancora impreparato a riconoscere laltro per ci che , culturalmente arretrato nel rispettare la donna per la propria soggettivit ed il proprio essenziale protagonismo nel reggere - superandolo - il peso di secoli di discriminazioni. Nel momento in cui scrivo sono 67 i femminicidi in Italia dallinizio dellanno, tra questi 5 in EmiliaRomagna; inoltre sono almeno 50 i casi di tentati femminicidi, tra cui 6 in regione. Un tale bollettino non basta ancora, perch ci sono tante altre forme persistenti e terribili di violenza contro le donne, non solo fisica ma psicologica o economica, una violenza molto subita e troppo poco denunciata. Tutto lascia pensare che una legge contro la violenza si far presto: la Convenzione di Istanbul finalmente ratificata dal Parlamento e lapprovazione di una mozione bipartisan sono passi pesanti verso questo
risultato. La violenza maschile sulle donne riconosciuta dal nostro ordinamento quale violazione dei diritti umani avr effetti immediati in termini di difesa delle vittime e certezza delle pene. Senza questa cornice di regole la Giustizia non avr mai gli strumenti adeguati e le cittadine e cittadini di questo Paese non crederanno pi nella legalit. Il Parlamento vada dunque fino in fondo con una legge il pi possibile organica, e tutte le Istituzioni dimostrino finalmente di essere dalla parte giusta nel contrastare uno dei fenomeni pi cruenti e incivili che ci affliggono. Ad esempio Comuni e Regioni si costituiscano parte civile nei casi di violenza pi grave e femminicidio, lo possono e lo devono fare per lindubbia rilevanza sociale di crimini che incrinano le basi della nostra convivenza in uno stato di diritto. La barbarie dei femminicidi non si riduce come ovvio ad una questione
giuridica e va dunque affrontata nella sua reale complessit. Per questo nella nostra legge regionale per la parit e contro le discriminazioni di genere inseriremo vari interventi, che consideriamo necessari e da porre al centro di una iniziativa di livello davvero nazionale. Ci vale per i Centri antiviolenza, che in Emilia-Romagna scontano linsufficienza dei fondi pubblici sul welfare ma sono comunque riconosciuti come servizi garantiti e universali per le donne, mentre in tanta parte dItalia la loro esistenza dipende solo dalla volont degli enti locali o delle associazioni presenti sul territorio. Occorre poi un Osservatorio sulla e contro la violenza, che noi concepiamo come organo capace di coinvolgere e responsabilizzare istituzioni, forze dellordine, mezzi di comunicazione, associazioni, per una realistica lettura del fenomeno in tutti i suoi aspetti e un contrasto a 360. Altrettanto importante un serio investimento nelle politiche culturali e in quelle educative nelle scuole, finalizzato a sconfiggere gli stereotipi e i modelli che imprigionano la donna in ruoli sociali non scelti, non attuali, inaccettabili. Niente di ci che faremo restituir Titti e nessunaltra donna ai suoi affetti. Lo sanno bene a Rubiera, dove hanno deciso di dare un senso alla rabbia e una speranza al cambiamento, chiedendo alle istituzioni di essere al loro fianco.
Dal terrore allincredulit, dal pianto alla reazione, dalla ricaduta alla consapevolezza che il terremoto del maggio del 2012 avrebbe cambiato per sempre la nostra vita e richiesto a tutte le istituzioni, a partire da quelle locali e regionali, una presenza ed una
capacit di reazione inedite nella loro storia. Un dramma che, prima di tutto, ha provocato la perdita di vite umane e feriti: 27 morti che per i media sono le vittime mentre per noi erano amici e conoscenti. Quei colpi terribili, che hanno cambiato anche fisicamente il nostro territorio, potevano segnare un punto di non ritorno per un sistema sociale ed economico provato dalla crisi e dalla difficolt di generare coesione sociale e speranza per il futuro. Da quei colpi di maglio della natura abbiamo ritrovato il senso di unappartenenza che forse credevamo smarrita, una forza interiore che ci ha resi in grado di rigenerare, condividendoli, rapporti e relazioni nelle nostre comunit forse sopite dalle certezze di un tempo. Questa terribile esperienza ci ha cambiato anche dentro; ci ha fatto riscoprire valori e legami sociali forse sopiti dalle certezze di un benessere e di una sicurezza che pensavamo eterne. Tutta la nostra gente ha reagito con grande forza: i cittadini, le famiglie, le imprese, i sindaci, la struttura amministrativa. Hanno reagito la protezione civile, il sistema dei volontari, i singoli cittadini e intere comunit, anche molto distanti geograficamente. Un eroismo del quotidiano sul quale, come al solito, non si sono risparmiate le donne. Potrei soffermarmi a raccontare centinaia di storie al femminile che hanno dato prova di resilienza riorganizzandosi nel lavoro, in famiglia, con i pi piccoli, con gli
anziani, nei rapporti di vicinato. Mettendo al centro di ogni storia, incrociata tra le macerie, lurgenza delle relazioni, della prossimit. Le istituzioni, cui mi onoro di appartenere, hanno saputo trarre da questa tragedia insegnamenti preziosi, che inevitabilmente dovranno ripercuotersi in ogni ambito di intervento della loro attivit politica ed amministrativa. Anche in ambito pubblico, si lavorato con lo stesso impegno e con la volont di dare le migliori risposte possibili ai cittadini e alle imprese. Il terremotoci ha insegnato quanto si possa fare insieme. Credo che la cosa pi importante sia aver dimostrato, con i fatti, che questo nostro paese ha risorse umane straordinarie che possono dare moltissimo alla collettivit. Questa comunit che riconosce se stessa e i propri luoghi, questa identit in movimento deve essere il motore per uscire dalla tragedia. Vogliamo farcela e dare un esempio positivo e di fiducia a tutto il paese. Declinato in un binomio femminile: rinascita e ricostruzione!
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