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onna in quanto donna non mi convince. Mi convince don-


na in quanto profondamente consapevole di esserlo e di
quanta responsabilit nella rappresentanza questo com-
porti. Ci non significa sminuire il valore della parteci-
pazione numerica delle donne in politica, nelle istituzioni e nei luo-
ghi della decisione, ma affermare che la realizzazione compiuta del-
la democrazia paritaria potr avvenire solo quando ogni donna sar
consapevole del ruolo che svolge in nome e per conto anche di tut-
te le altre. Qui sta il fulcro e la forza di una parit che diventi cam-
biamento nel Paese, il presupposto di politiche di genere sempre
pi incisive e realmente disseminanti la cultura del rispetto reci-
proco e del bene comune.
Dopo una stagione di approfondimenti tematici e linee di indiriz-
zo assunte in Commissione e poi in Assemblea, abbiamo avviato
il cantiere vero e proprio della nostra legge quadro per la parit,
un corpo di principi e correttivi cogenti di genere su ogni settore
nel quale la Regione abbia competenza e che da questo mese sot-
toponiamo alla valutazione e ai suggerimenti del mondo associativo.
Ebbene, un punto non solo simbolico la scelta di aprire la legge
con il tema della rappresentanza duale nelle istituzioni e cariche
elettive, primo passo concreto verso la democrazia paritaria. La sua
rilevanza ben espressa nel Patto europeo per la parit di gene-
re (2011-2020) con cui il Consiglio sollecita gli Stati membri a pro-
muovere la pari partecipazione delle donne e degli uomini al pro-
cesso decisionale a tutti i livelli e settori, onde utilizzare pienamente
tutti i talenti. Il periodo storico che stiamo attraversando richie-
de nullaltro che questo: la valorizzazione dei talenti. Non vero
che per tagliare gli sprechi dobbiamo recedere sul terreno del wel-
fare, dei servizi pubblici e dei diritti di accesso. Occorre invece sa-
per cogliere opportunit diverse rispetto al recente passato, pun-
tando senza paura sulle risorse finora sottovalutate o inespresse
quali sono il lavoro e le competenze femminili, la creativit e la vo-
glia di emergere dei pi giovani, lo stesso rispetto delle regole e
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la riscoperta di una parola quasi di-
menticata: solidariet. Soltanto se sa-
premo sfruttare appieno questo ba-
cino di energie positive e rinunciare
ai falsi miti del rigorismo e del potere
fine a se stesso, potremo superare le
attuali difficolt.
Del provincialismo tipico del nostro
Paese fa parte, ancora oggi, lidea che
in politica le donne portino un contributo modesto, ancillare, con-
senziente al potere maschile. La stessa drammatica crisi economi-
ca e occupazionale alimenta una ulteriore marginalit pubblica del-
le donne, investite del peso delle loro famiglie, private del lavoro e
di molti servizi di cura e conciliazione. Questo mix asfissiante di cul-
tura maschilista e ruolo sostitutivo di un welfare duramente impo-
verito rischia di far rimanere al palo non solo le donne, ma lItalia.
Evitarlo possibile, basta prendere la direzione della discontinui-
t sapendo che la partecipazione politica femminile un segno di
sensibilit che qualifica una rappresentanza. In Emilia-Romagna, nel-
le istituzioni, stiamo lavorando assieme donne e uomini per man-
tenere i diritti di tutti e non sprecare il potenziale sociale che ogni
donna dispiega se messa in condizione di farlo.
DEMOCRAZIA PARITARIA,
CANTIERE APERTO
IN EMILIA-ROMAGNA
I
l lavoro della Commissione Parit dellAssemblea Regionale del-
lEmilia-Romagna ha messo in luce le tantissime problematiche
che ancora restano da risolvere per far s che realmente esista
nella nostra societ un vero rapporto di parit tra uomo e donna
e non sia invece una delle tante belle idee che rimangono in gran
parte sulla carta. Laccento che io vorrei porre declinando il tema
dellintegrazione : che cosa significa multiculturalismo per le don-
ne e quale ruolo vogliamo offrire alle nuove cittadine nella no-
stra societ?
In questi ultimi venti anni il nostro Paese ha vissuto una profondis-
sima rivoluzione sociale, che ha portato nelle nostre citt modi di in-
tendere la societ prima sconosciuti ed a cui, bisogna ammetterlo,
eravamo impreparati; insieme sono arrivate diverse culture religio-
se e differenti modi di intendere il ruolo della donna nella societ. Il
tema dellintegrazione divenuto cos, con il tempo, doppiamente
complesso. Io fatico a giustificare chi impone alle donne di girare con
un impermeabile per non suscitare desideri come accade in Pakistan;
queste e altre questioni si sono poste allarrivo dei lavoratori stranieri
insieme a tanti altri problemi per il mondo femminile, che troppo spes-
so rimane sullo sfondo e vede le donne in seconda fila nei diritti, che
purtroppo diviene, nel nostro Paese, terza e quarta fila, fino al-
lesclusione dalla societ; questo perch non si parla ita-
EmiliaRomagna
E|R LINTEGRAZIONE
COME STRUMENTO CONTRO
LA VIOLENZA SULLE DONNE
di Rita Moriconi, vice presidente Commissione regionale per la Parit
liano, perch non si riesce a trovare
un lavoro, perch non si com-
prende come funziona la nostra
burocrazia e, soprattutto, perch
troppo spesso le donne non san-
no a chi rivolgersi quando hanno
bisogno.
La mancanza di parit diviene
cos doppia: se non labbiamo
raggiunta noi donne italiane
come la pu raggiungere chi non
conosce la nostra lingua, non
ha strumenti per poter lavorare se
non sotto sfruttamento, non sa
come funziona la nostra societ e di quali diritti civili pu godere?
Trascurando questa integrazione noi perderemo un grande poten-
ziale di sviluppo in termini di reddito di famiglia e di indipenden-
za economica, il che necessariamente si riflette in un mancato mi-
glioramento della collettivit, perch una fetta costretta ai mar-
gini senza opportunit. Se non favoriamo linserimento sociale del-
le donne e non trasformiamo il multiculturalismo da rispetto del-
le culture altrui in opportunit di lavoro e di crescita personale, cree-
remo soltanto delle sacche di esclusione e le donne saranno le pri-
me a rimetterci, perch sono lanello debole della catena. Gli uo-
mini vanno al lavoro ed i bambini vanno a scuola o allasilo di-
sponendo di strumenti quasi obbligati dintegrazione, le donne
rischiano invece di restare a casa, di limitarsi a fare la spesa nei co-
siddetti negozi etnici o accompagnate al sabato dal marito senza
sentirsi parte della societ o senza sapere che potrebbero godere
di diritti e di pari opportunit. Noi dovremo fare ogni sforzo per rom-
pere questa catena di silenzio ed abbattere questo muro di esclu-
sione. Non parliamo di una battaglia contro il velo e nemmeno di
rinuncia al proprio modo di vivere: dovr essere una battaglia di ri-
spetto reciproco e di piena integrazione nella societ in cui si vive
insieme. Non si pu pi tollerare che ancora ci siano tante donne
che, pur risiedendo da tempo in Italia, non possono nemmeno chie-
dere aiuto se ne hanno bisogno; anche questa violenza che si som-
ma a violenza: non sapere dove andare quando si vuole chiedere
aiuto. Io penso che nella nuova stagione politica dovremo risolve-
re questi problemi, affinch la parit tra uomo e donna sia patri-
monio anche della multicultura. Per quanto mi riguarda, dar tut-
to il mio impegno perch nessuna resti indietro dalle opportunit
e dai diritti: per un futuro migliore della nostra societ e contro ogni
forma di esclusione e violenza sulle donne, io dico non dobbiamo
perderne nemmeno una.
di Roberta Mori, presidente Commissione regionale per la Parit
Prodotta dalla Commissione per la parit
regionale in centinaia di copie, IMMAGINI CHE
una interessante ricerca del Tavolo contro la
violenza alle donne di Forl, che fornisce dati
quantitativi e qualitativi in merito alla presenza
femminile sulla stampa locale. Uno spaccato
sugli stereotipi di cui la donna ancora
vittima, un contributo di idee per superarli.

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