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Il Parlamento dellera
berlusconiana annoverava un
risicato 20% di donne, frutto amaro
della scelta del PDL di farne eleggere
solo 63 su 311. Lo stesso Partito
Democratico nel 2008 non aveva
ancora applicato le primarie con la
doppia preferenza per scegliere i suoi
parlamentari. Risultato: siamo passati
dal 30% della scorsa legislatura al
42% di elette Democratiche nella
nuova. Ma ci che conta ancora pi
dei numeri, le parlamentari del PDL
che hanno ricoperto per cinque anni
il ruolo di legislatore hanno avuto
un ruolo scarsamente autonomo e
molte volte consenziente al potere
maschile, rappresentando anche
davanti allopinione pubblica la stessa
cultura meglio dire mancanza di
cultura del loro nume tutelare.
venuta meno quella capacit
trasversale di lavorare nel nome delle
libert femminili che nella storia
del Parlamento italiano ha spesso
consentito di superare con lunit
delle donne lo scarso peso numerico.
Solo nei casi della legge sulle quote
nei consigli damministrazione delle
societ e della doppia preferenza
di genere si riusciti a costruire un
fronte comune; sui diritti, la violenza
e le questioni sociali non stato
possibile alcun confronto.
Raccolgo subito la preoccupazione
della presidente Mori e rilancio:
sono convinta che se e quando
manca la consapevolezza del ruolo
che si svolge anche in nome e per
conto delle donne italiane, della
responsabilit di rispondere ad
una domanda di parit che prima
di tutto esigenza di giustizia ed
uguaglianza sociale, non si esercita
pienamente il proprio mandato di
eletta. Tale consapevolezza per non
si improvvisa. Si costruisce attraverso
un lavoro di condivisione tra donne,
scambio di idee ed esperienze,
costruzione di un tessuto solidale
che mira a cambiare la cultura
dominante, a benefcio di tutti. Nel
mio partito ci siamo date dei luoghi
dove crescere insieme e insieme
contare. Le conferenze permanenti
delle donne democratiche vogliono
essere strumenti aggiornati per una
moderna consapevolezza di genere,
aperti davvero ai contributi di donne
che non hanno un vissuto partitico o
femminista, ma che desiderano una
societ migliore dove lavorare, metter
su famiglia se vogliono, esprimersi
liberamente, fare le proprie scelte di
vita senza timore e senza pagare un
prezzo doppio rispetto agli uomini.
Qualunque strumento di
consapevolezza si scelga, penso che
ogni donna impegnata in politica
in questa precisa fase della vita
democratica, non possa ignorare
il valore della sua militanza, il
potenziale di rinnovamento che
incarna per la comunit. A maggior
ragione chi siede in Parlamento,
che sia per un breve periodo o per
cinque anni, ha la responsabilit
di lanciare messaggi positivi, di
autonomia sia della donna che del
pensiero femminile, di autorevolezza
delle proposte politiche volte ad una
crescita pi equa e paritaria. Oggi
abbiamo un gruppo parlamentare
ricco di esperienze e di giovani
donne determinate a costruire il
cambiamento. Auspichiamo che altre
donne, in particolare le neo-elette
di Scelta civica e del Movimento
5 stelle, vogliano costruire un
confronto vero per cambiare la
condizione delle donne italiane su
poche priorit: legge sulla violenza di
genere ed il femminicidio, sostegno
ai centri antiviolenza, medicina di
genere, servizi per linfanzia e la
conciliazione, sostegno al lavoro e
allimprenditoria femminili.
PROFESSIONISTE
IN EMILIA-ROMAGNA,
UGUALI
E DIVERSE
I
l divario di parit tra uomo e don-
na che gi si sconta nella societ,
nelle libere professioni pu diven-
tare un abisso per le caratteristiche
dellorganizzazione in proprio del
lavoro. Lo dicono ad esempio i dati
sul reddito forniti da Confprofessioni
e presentati lo scorso febbraio a Bo-
logna nel convegno Donne e uomini
nelle professioni. Uguali o diversi?
dalla consigliera di parit della Regio-
ne Rosa Amorevole. In Emilia-Roma-
gna le donne avvocato sono pi degli
uomini (4.858 contro 4.725) eppure
guadagnano meno della met (il 57%
in meno), le commercialiste percepi-
scono in media 42.634 euro contro
gli 85.275 euro dei colleghi, mentre
tra gli ingegneri le donne sono solo il
13% e guadagnano in media 25.192
euro allanno contro i 48.800 degli
uomini. In generale il mondo delle
professioni sta diventando rosa. Le
nuove iscrizioni, ad esempio allordi-
ne professionale dei medici e veteri-
nari, sono pi femminili che maschili,
anche a causa della forte selezione
nelle prove di ammissione. Ma persi-
no dove gli uomini sono in minoran-
za sono comunque pi ricchi, com
il caso degli psicologi che sono il
18% ma guadagnano il 13% in pi.
Un protocollo di collaborazione, sot-
toscritto durante il convegno tra la
consigliera di parit e la presidente di
Confprofessioni regionale Maria Pa-
glia, rappresenta un passo in avanti
di maggiore attenzione e responsabi-
lit da parte della categoria. La politi-
ca e i legislatori devono per incidere
con i propri strumenti, per qualifcare
il lavoro femminile, promuoverne la
remunerazione e la competitivit, af-
fnch le donne siano davvero pari
nella loro diversit.
di Roberta Mori, presidente Commissione regionale per la Parit
I
nnumerevoli sono state le richieste
dellassociazionismo femminile ai
candidati e candidate al Parla-
mento in occasione della campagna
elettorale per le Politiche.
Nel momento in cui scrivo non sap-
piamo come si risolver la situazione
di sostanziale ingovernabilit che lesi-
to elettorale ci ha consegnato. Cono-
sciamo per gli impegni presi da molti
nuovi eletti e dalle elette che delle as-
sociazioni, movimenti e istanze pari-
tarie, anche non organizzate, sono co-
munque espressione o speranza.
Anche la Conferenza delle Presi-
denti degli organismi regionali di pari
opportunit, che ho lonore di coordi-
nare da poche settimane, si rivolta
alle forze politiche in piena campagna
elettorale, ponendo nero su bianco al-
cuni obiettivi che ora vale dunque la
pena ribadire. Riteniamo prioritario
assumere il lavoro femminile quale
fattore strategico per il superamento
della crisi, colmando quel gap occupa-
zionale e salariale che costituisce e un
oggettivo impedimento alla crescita
economica in Italia. Parallelamente,
crediamo indispensabile attuare e raf-
forzare le pi recenti normative nazio-
nali in materia di empowerment, volte
ad una partecipazione qualifcata delle
donne nelle istituzioni, nelle societ, ai
vertici dei luoghi decisionali, senza la
quale non si realizzer una compiuta
democrazia paritaria.
Ancora, necessario rinnovare il
Piano nazionale contro la violenza
Donne
in Parlamento
La responsabiLit di fare
La differenza
La consaPevoLezza
aL PoteRe
condizione di parit
di anna Pariani
vice presidente Gruppo PD
alle donne, garantendo stanziamenti
economici adeguati e costanti ai Cen-
tri antiviolenza/Case rifugio attivi sul
territorio nazionale; promuovere le-
ducazione di genere e il rispetto delle
diferenze nelle scuole, favorire una
rappresentazione femminile sui mass
media corretta, non stereotipata, ri-
spondente al ruolo politico, culturale
e sociale delle donne. Afnch ogni
azione non cada nel vuoto, chiedia-
mo al nuovo Parlamento di introdurre
lobbligo di valutazione dellimpatto di
genere rispetto a tutti i provvedimenti
legislativi e governativi, in linea con le
raccomandazioni europee.
Al nostro massimo organo legisla-
tivo, rappresentativo della Nazione
e della volont popolare, composto
dal 40% di donne e profondamen-
te rinnovato sotto molti altri profli
compreso quello generazionale, non
possiamo non chiedere di agire fnal-
mente per fare la diferenza. Lur-
genza di promuovere politiche dirette
a dare piena attuazione alla Carta co-
stituzionale, a garantire la convivenza
civile e ridisegnare una societ a misu-
ra di donne e di uomini, a contrastare
tutte le forme di discriminazione di
genere che alimentano intolleranza
ed emarginazione, a sconfggere la
piaga inaccettabile dei femminicidi e
di ogni violenza degli uomini contro
le donne in quanto donne, respon-
sabilizza trasversalmente e individual-
mente i nuovi eletti. C un motivo in
pi, su cui vogliamo avviare una seria
rifessione, che ci impone di non per-
dere questa opportunit politica. Per
la prima volta le donne italiane hanno
raggiunto una rappresentanza parla-
mentare in linea con lEuropa, per la
prima volta dispongono dei numeri
sufcienti ad incidere sulla normati-
va e nella stessa cultura del Paese. Se
questo capitale andasse sprecato, se
non riuscissimo ad apportare cambia-
menti sostanziali e duraturi sul piano
dei diritti, purtroppo ragionevole
prefgurare un altro e pesante passo
indietro la prossima volta. Come la
nostra storia ci insegna, una conquista
solo formale fa prestissimo ad essere
archiviata tra le occasioni perdute.
Roberta Mori, Laura Curino
e la presidente dellAssemblea Palma Costi
al termine dello spettacolo
Il Senato delle Donne, 8 marzo 2013