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Radicalismo e propriet: un punto di vista libertario* Di Domenico Letizia Le radici storico-filosofico-giuridiche che giustificano la propriet privata, il possesso e la sua

distribuzione questione sempre al centro dei dibattiti sia in casa liberale che libertaria. Allinterno del filone di pensiero libertario la propriet privata assume molteplici aspetti: c chi per la sua abolizione, come molti anarco-comunisti, chi invece ne sacralizza lessenza e il frutto come gli anarco-capitalisti. Pochi invece sembrano avere la volont di considerare la propriet con metodi davvero libertari, di tolleranza giuridica dei titoli di propriet, cio il consenso 1 ,
soffermandosi, pi che sulla legittimit o no delle propriet privata, sul come si ottenuta e come cresciuta. Le formulazioni pi conosciute riguardo la propriet sono quelle che risalgono alla tesi di John Locke 2, che guarda a essa come frutto di ununione tra terra e lavoro. Ma quando si teorizza che il lavoro aumenta il valore di un bene, giustificando lidea che il lavoratore ne diventi proprietario, si ignorano i giudizi di valore che sono soggettivi. Un non proprietario o un non lavoratore potrebbe sempre contestare al lavoratore/proprietario di non aver determinato alcuna miglioria e, quindi, mettere in discussione la propriet stessa. L'idea del lavoro collegata alla propriet e al suo possesso al centro delle odierne teorizzazioni anche libertarian: per Robert Nozick lidea che lavorare un qualcosa la migliori e ne accresca il valore 3 punto fondamentale delle sue considerazioni, anche se con

spirito critico, ma dalle obiezioni prima esposte si evince che tale teoria incompleta. Il lavoro implica prima di tutto il consenso. Un proprietario svolge la funzione a rischio e pericolo che gli altri non approvino il suo operato e agiscano di conseguenza. Il proprietario deve quindi conquistare il consenso dei terzi, che pu essere messo in discussione in qualsiasi momento. Il consenso al possesso dei beni personali e di modesta portata, quali unazienda e una casa, presumibile che sia automatico, per la reciprocit che sinstaura: ad esempio, se compro e acquisto liberamente dei beni con tali aziende, da consumatore, sto rinnovando il mio consenso per il semplice fatto di creare mercato con lazienda. Il problema ovviamente si pone con le propriet di vasta proporzione, ove risulta difficile trovare giustificazione e consenso presso terzi, soprattutto per quanto riguarda la grande propriet fondiaria, che, a unattenta analisi storico-giuridica, risulta quella pi compromessa, perch ottenuta non attraverso il mercato e il lavoro, ma mediante il monopolio e il diritto autoritario di stato, come prodotto dello statalismo e non della libert. Interessanti risultano le tesi dei left-libertarian Michael Otsuka, Hillel Steiner e Peter Vallentyne nel discutere di propriet e di geolibertarismo, ai quali va aggiunto Fabio Massimo Nicosia. Questultimo afferma: Anche i diritti di propriet, infatti, a nostro modo di vedere sono calati nel Mercato, cos come in regime statalista sono retti dallo Stato, e, contrariamente a quanto ritiene Rothbard, nessuno pu invocarsi da s proprietario senza il riconoscimento di un qualche ambiente normativo pi ampio rispetto al proprio.Quando il consenso alla propriet dovesse mancare, al possessore non resterebbe che affidarsi al rapporto tra forze in gioco attraverso la contrattazione, tenendo presente per i vari contendenti proprio la legittimit o meno dei titoli di propriet in questione. Analisi che anche i veri liberisti dovrebbero condividere perch significa applicare la teoria liberista alla propriet, cio rendere libertarie le formulazioni liberiste. Da queste considerazioni di carattere teorico si deduce che, proprio da un punto di vista liberista, libertario e contemporaneamente antiautoritario, opere come la Tav 4 , le centrali nucleari o il Ponte sullo Stretto risultano ingiuste e dannose, perch prive sia del consenso da parte della comunit che vive e lavora nelle zone dove dovrebbero sorgere, ma anche frutto di scelte
* Pubblicato in http://www.radicalsocialismo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1341&Itemid=76
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Fabio Massimo Nicosia, Il dittatore libertario, Giappichelli Editore, Torino 2011. John Locke, Secondo trattato del governo, Rizzoli, Milano 2001. 3 Robert Nozick, Anarchia, stato e utopia, Il Saggiatore, Milano 2000. 4 Andrea Boitani, Marco Ponti, Francesco Ramella, TAV: Le ragioni liberali del no, in IBL. Briefing paper, Torino, Istituto Bruno Leoni, n. 41, 16 aprile 2007.
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stataliste e autoritarie, quindi per principio in contrasto col libero gioco delle forze in concorrenza, contrarie al libero mercato.

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