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Tutto tranne democrazia

Sta succedendo qualcosa. Qualcosa che va oltre la crisi economica: sembra pi che altro una crisi di sovranit. E non la questione di lana caprina che tanto sembra preoccupare i nostri editorialisti di punta, in altre parole se sia giusto o meno farsi commissariare dalla UE e dallFMI rinunciando cos formalmente e protempore al possesso delle nostre stesse chiavi di casa. qualcosa di pi profondo, una trama nella trama che si pu provare a spiegare in molti modi diversi, ma che non prudente lasciare che si dipani mentre lattenzione generale si concentra su alcuni personaggi e non su altri. Linteresse che i mercati finanziari e le istituzioni globali dimostrano da qualche tempo nei nostri confronti sotto gli occhi di tutti, certo, ma non che la parte superiore delliceberg, quella sbrilluccicante sotto ai raggi del sole. I giornali e le televisioni (chi pi, chi meno) ci spiegano che siamo commissariati da una terna di ferro, composta dal Fondo Monetario Internazionale, dallUnione Europea e dalla Banca Centrale Europea (BCE). Un accerchiamento totale al quale il gioco della speculazione internazionale ci consegna senza possibilit di fuga. Per il nostro stesso interesse si dice e per quello dei sottoscrittori del nostro debito dobbiamo realizzare una serie di riforme. E poich non siamo pi credibili, forti pressioni costringono il Governo in carica a rassegnare le sue dimissioni, nonch tutto un popolo a rinunciare alla propria autodeterminazione. Mutatis mutandis pi o meno quanto accaduto in Grecia. Il principio pi incredibile che viene sostenuto senza il bench minimo stupore sarebbe quello secondo cui la politica da sola non pu realizzare misure impopolari, perch avrebbe il timore di giocarsi il consenso elettorale, per cui sarebbe imperativo affidare le riforme necessarie a un governo di larghe intese, oppure al cosiddetto governo tecnico, magari sotto la direzione di un podest forestiero. Cosa significa? Se i rappresentanti del popolo, democraticamente eletti, non sono in grado di introdurre una o pi misure ritenute necessarie, perch i cittadini non le vogliono, allora va da s che quelle misure non rappresentano lespressione della volont popolare. Dunque, in una democrazia, non dovrebbero essere adottate, o dovrebbero essere posticipate magari dopo lapprovazione di un qualche emendamento condiviso. Il concetto che si sta facendo passare, invece, che esistono riforme che devono essere realizzate a tutti i costi, al di l della volont popolare. In altre parole, si sostiene che se la classe politica non in grado di farsene carico, perch i cittadini non le vogliono, allora deve farlo qualcunaltro. Si materializza cio per brevi istanti, come in un episodio di Star Trek, una volont terza e invisibile che prende le decisioni passando sopra ad ogni definizione di democrazia comunemente intesa. Una oligarchia nascosta. O, meglio, una sinarchia. Quando la Grecia, non molti giorni fa, ha provato a forzare la mano sulla propria sovranit popolare, annunciando un referendum sulle misure della cosiddetta austerity, il sistema bancario internazionale ha reagito minacciando di non tagliare pi il debito pubblico del 50%. George
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Papandreou stato quindi convocato a una riunione preliminare del G20 ed stato costretto a ritirare la proposta referendaria. Ma a quella stessa riunione precongressuale, un altro coinvitato eccellente era sotto torchio insieme al primo ministro greco: il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi. Date queste premesse, davvero singolare che il governo greco sia caduto un paio di giorni fa, subito dopo la convocazione al G20, e che quello italiano stia per rassegnare le dimissione pressoch simultaneamente. Ancor pi singolare se si prendono in considerazione i punti in comune tra le alternative avanzate in entrambi i casi per rimpiazzare gli esecutivi: due governi tecnici guidati da uomini esterni al meccanismo del consenso popolare, cio due podest forestieri: Mario Monti e Lucas Demetrios Papademos. http://www.youtube.com/watch?v=HtMimcYyl4 Entrambi hanno una formazione consolidata da una lunga permanenza allestero, negli Stati Uniti. Mario Monti si laurea alla Bocconi ma si specializza allUniversit di Yale, mentre Papademos si laurea in fisica e in ingegneria presso il Messachussetts Institute of Technology, dove consegue anche un master in economia. Insegna poi alla Columbia University dal 1975 al 1984 dove, in quegli stessi anni, sta concludendo il suo ciclo di insegnamento anche un signore di nome Zbigniew Brzezinski. Di origini polacche, politologo e geostratega, Brzezinski di l a poco andr ad occupare un posto estremamente importante per il governo di Jimmy Carter: dal 1977 al 1981 sar nel Consiglio di Sicurezza Nazionale americano (NSA), influendo con la sua analisi strategica sul rapporto che gli USA avranno in tutti i processi di trasformazione politica pi delicati della nostra storia, dallinvasione sovietica dellAfghanistan alla guerra fredda fino alla conversione dellIran da alleato degli States a nemico giurato. Segnatevi dunque questo nome: Brzezinski, perch fra poco ne riparleremo. Le carriere di Monti e di Papademos proseguono di buona lena. Il primo diviene dapprima rettore e poi, alla morte di Spadolini, presidente della Bocconi di Milano. International Advisor per Goldman Sachs dal 2005, nonch presidente del thinkthank Bruegel, finanziato da 16 Stati e 28 multinazionali con lo scopo di influire privatamente sulle politiche economiche comunitarie. Nel 2010 Barroso gli commissiona un libro bianco sul futuro del mercato unico. Il secondo, il greco, nel 1980 diviene un economista senior della Federal Reserve Bank di Boston e poi della Banca di Grecia, di cui assume la carica di Governatore. Poi addirittura vice Presidente della BCE. proprio Papademos a traghettare Atene dalla dracma alleuro. Curioso che adesso sia indicato come la personalit pi adatta a rimediare ai danni che, in qualche modo, ha contribuito a produrre. qui che entra in gioco Zbigniew Brzezinski perch lui che, nel 1973, viene incaricato da David Rockfeller di avviare un nuovo gruppo di lavoro: la Commissione Trilaterale (The Trilateral Commission). Nata con lintento dichiarato di sviluppare i rapporti tra gli Stati Uniti, lEuropa e il Giappone, la Commissione Trilaterale unorganizzazione non governativa e apartitica dove sostanzialmente si discutono le politiche migliori per agevolare le relazioni di interdipendenza reciproca, culturali e perch no daffari. Un luogo di incontro dove i potenti, insomma, possono discutere di ci che bene per il mondo senza perdersi nelle lungaggini imposte dai parlamenti e dalle burocrazie diplomatiche. Un club. Un club con tre cariche fondamentali in rappresentanza del Nord America, Giappone ed Europa, questultima ricoperta proprio dal nostro Mario Monti. Che soddisfazione! Ed certamente significativo che tra i membri della Commissione Trilaterale, dal 1998 figuri anche Lucas Papademos, in virt dei rapporti che ragionevole supporre abbia sviluppato negli anni in cui insegnava alla Columbia University insieme a Zbigniew Brzezinski. A onor del vero, se lidea che la Commissione Trilaterale ha della democrazia deriva da quella dei suoi fondatori, non c da stare eccessivamente rilassati. Sul St. Petersburg Times, il 2 agosto
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1974, Brzezinski pubblica le conclusioni di un rapporto dal titolo molto esplicativo di The Crisis of Democracy: la crisi della democrazia. Il rapporto evidenzia come negli Stati Uniti lefficienza della Casa Bianca fosse inficiata da un eccesso di democrazia e come, fin dagli anni 60, i governi dellEuropa dellest fossero letteralmente sopraffatti dalleccessiva partecipazione e dalle richieste che le burocrazia farraginose non erano in grado di smaltire, rendendo di fatto i sistemi politici ingovernabili. Il rapporto rimanda a una decisione politica adottata dalla Francia in semisegretezza, senza nessun dibattito pubblico aperto e altamente lobbizzata e conflittuale. Sembra che molti tra i membri della Commissione Trilaterale avessero un ruolo di rilievo nellamministrazione Carter e fossero molto influenzati dal rapporto di Brzezinski. Dunque abbiamo due governi che stanno cedendo simultaneamente il passo alle pressioni internazionali. E abbiamo due podest forestieri, strettamente legati al mondo della finanza, dei mercati, delle banche ed entrambi membri della Commissione Trilaterale dei Rockefeller. Entrambi sono in prima linea nella corsa a sostituirsi a due governi democraticamente eletti per prendere decisioni dichiaratamente impopolari. Ovvero, per definizione, contrarie alla volont popolare. Come se questa emorragia di rappresentanza democratica non bastasse, un altro gruppo di lavoro sovranazionale fondato sulla segretezza delle proprie risoluzioni, il gruppo Bilderberg, nellultima esclusiva riunione tenutasi nel giugno di questanno a St. Moritz ha accolto tra i propri ospiti proprio Mario Monti e, tra gli altri, Giulio Tremonti, forse la pi acuminata spina nel fianco della maggioranza, artefice della paralisi che si infine consumata nella dbcle parlamentare di oggi. Non c democrazia senza trasparenza, n pu esservi in mancanza di un mandato popolare forte ed esplicito. Tutto pu essere, tranne democrazia, la requisizione del nostro diritto di rappresentanza in nome di logiche che vengono assunte a porte chiuse, nelle sedi elettive dove si tutelano interessi privati, dove una ristretta lite decide le sorti di interi popoli senza che a questi venga garantita una chiara percezione delle cose. Per questo dico che la sovranit popolare, in questo momento, un concetto chimerico che sta cedendo il passo a una sinarchia di fatto, cio un governo ombra che in termini di real politik sempre esistito, ma che sta diventando dominante, al punto che i suoi effetti iniziano a diventare palesi.

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