Sei sulla pagina 1di 4

Testo tratto e tradotto dal video di Shankari Shaktini Chaitanya.

Basato sugli insegnamenti del Venerabile Swami Shankaratilaka.


https://fb.watch/c4ehYkdPUb/

“20 minuti sulla Dharma”


La felicità secondo lo Yoga.

Harih om.
Benvenuti a “20 minuti sulla Dharma”, questo spazio che abbiamo creato dall’Accademia di
Yoga e Dharma, il centro di studio della Vedic Foundation International (Fondazione
Internazionale Vedica).
Questo spazio è stato creato per trattare di alcuni concetti, idee sullo Yoga e la Dharma Vedica
che si impiegano nei nostri giorni e che, magari, richiamano il desiderio di essere chiariti o
migliorati, creano interesse e anche la possibilità di fare domande.

Il tema che mi piacerebbe trattare oggi è la Felicità secondo lo Yoga e come la intendiamo.

Mi baserò sugli insegnamenti ricevuti dal nostro Maestro Swami Shankaratilak, il Maestro
della nostra Istituzione.
Qualche anno fa ci spiegava il concetto della felicità e ci invitata a riflettere proprio su cos’è la
Felicità, che cosa intendiamo per Felicità, come pensiamo di poterla ottenere, raggiungere, se
risiede in qualcosa, in qualcuno, in uno stato eccetera.
Mi ricordo che ognuno di noi diede la sua definizione, qualcuno si avvicinò più che altri e fu
proprio un’ottima classe che faceva parte di un corso composto da più lezioni.
Gurudeva ci disse che la felicità come tale non esiste e che si poteva intendere come una
Chimera, sempre l’essere umano la insegue e crediamo che si può trovare in qualcosa che
possiamo ottenere, magari nel successo di un nostro progetto, magari in una relazione
positiva di coppia, in un conto corrente in ordine, nella elezione dei piani per il futuro,
eccetera.
Possiamo depositarla in moltissime cose, possiamo anche pensare che la felicità possa
dipendere da uno spazio, una circostanza: “Non posso essere felice qui in Madrid, però sarei
molto felice in una isola deserta ai Caraibi, in una spiaggia”, tutto questo non è altro che
idealismo che noi stessi ci creiamo.
Vediamo, invece, la prospettiva secondo lo Yoga: Gurudeva ci spiegò che per capire la felicità
nel suo stato puro non si può pensare che il nostro stato d’animo sia assoggettato a qualcosa
di esterno.
Come dice il Veda il tuo stato d’animo, il tuo equilibrio non può dipendere da nessuna
relazione con l’esterno, che sia un oggetto, una persona, con una circostanza, un’animale, la
felicità non può dipendere da niente di tutto questo.
Se fosse così, saremmo sempre sottomessi al riflesso di qualcosa di esterno e questo qualcosa
di esterno non smetterà di rimandare ad un Io superficiale, un Ego, una idea che abbiamo
costruito basata su un riflesso di quello gli altri restituiscono di noi stessi, mentre realmente
la definizione di Felicità in Yoga che ci ha dato Gurudeva è che, per prima cosa, dovremmo
scartare questa parola “Felicità” in quanto tale e parlare di uno stato di beatitudine, uno stato
di gioia al quale solo accediamo quando precisamente facciamo tutto il contrario di quanto
descritto sopra, quando ammutoliamo il mondo esterno.
Sì, è vero che puoi godere, come mi diceva ieri Dipanjali, di molte cose, di un film e sentirti
felice, del nostro dolce preferito e sentirti felice, puoi godere della compagnia di qualcuno e
sentirti felice, però questa felicità dovrebbe essere intesa come quello che è: un godimento
circostanziale, comprendendo quello che è.
Prendendo ad esempio una poesia stupenda “Nirvana Shatakam” di Adi Shankaracharya, del
quale Gurudeva scrisse un commentario in Spagnolo che si può trovare sotto forma di libro
nell’Accademia di Madrid, che dice “Al di là del freddo e del caldo, al di là del giorno e della
notte, della tristezza e dell’allegria, io sono Sacchidananda Rupah Shivoham Shivoham”.
Sono la reincarnazione della beatitudine, al di là di questo mondo di dualità, sempre dove c’è
allegria si trova dolore, sempre quando abbiamo uno stato euforico dobbiamo sperimentare
lo stato contrario.
Come comprenderemmo, quindi, il concetto di felicità secondo la prospettiva, il focus dello
Yoga?
Come la Pace, la Pace Interiore e questa pace interiore dipende solo da te, solo unicamente ed
esclusivamente da te, dal sapere come connetterti con te stessa/o.
Nella scrittura Vivekacudamani, come ci insegna Swami Advayananda nel suo ottimo corso
basato proprio su questo testo, specifica chiaramente come questo stato di gioia, felicità si
incontra solo quando si è in grado di contattare l’Atman.
Qualcuno di voi potrebbe dirmi “e cos’è l’Atman?”, bene l’Atman potrebbe essere il prossimo
tema dei nostri prossimi 20 minuti sulla Dharma.
Per oggi possiamo dire che alcuni lo definiscono come Anima, però non sarebbe la migliore
definizione, dato che nel concetto vedico non intendiamo l’Anima come si potrebbe intendere
dalla prospettiva Giudeo-cristiana, però in un senso sì, sarebbe (dando una definizione
facilona, chiedo scusa ai più ortodossi che mi stanno ascoltando oggi) la presenza divina che è
dentro in me.
Se sono capace di arrivare a questa connessione con il Sé Assoluto, questa presenza che è
dentro di me e che è permanente, senza cambio, costante, non alterabile, non colpito da nulla
esteriore, allora si incontra uno stato di felicità e di gioia: questo è l’obiettivo dello Yoga,
questo è quello che vogliamo raggiungere.
Cerchiamo di raggiungere una pace interiore, che non dipende da alcuna circostanza, che non
dipende da una relazione, che non dipende dal fatto se possiedo di più o di meno, sennonché
l’unica cosa che ho è me stessa o me stesso.
Questo aver te stesso/a, questa pace interiore nasce da una capacità di filosofia di vita, di una
filosofia applicata alla vita e nasce dalla capacità, secondo questa filosofia, di prendere
decisioni, perché posso essere colpita/o da qualsiasi cosa, una brutta parola, una brutta
occhiata, un brutto gesto, abbiamo un grado di suscettibilità, il che non significa che noi Yogi,
com’è solito dire Gurudeva, siamo o ci convertiamo in lattuga o broccoli, che non ci altera
nulla, sennonché lo Yogi deve saper Essere e Stare in ogni momento e in ogni luogo con una
mente equilibrata.
Il Bhavagad Gita ci parla della stessa cosa: cos’è lo yoga? Sapere come avere una mente
equilibrata.
Cosa ci dice Patanjali nello Yoga Sutra? “Yoga Chitta Vritti Nirodah”, ovvero “lo Yoga è la
cessazione delle fluttuazioni della mente”.
Che cosa sono le fluttuazioni della mente? Sono gli alti e bassi, un giorno sto bene di mattina,
ma sto male di notte, alla sera così, alla notte colì, tutto questo è quello sulla quale lo Yogi deve
lavorare per riuscire a mantenere questo stato costante, vincolato con il Sé interno, verso
l’Atman, allontanandosi da questo io superficiale che non è nient’altro che l’Ego, parliamo
infatti di annichilamento dell’Ego, della rinuncia a tutto questo per rivolgersi verso l’interno.
Torno a menzionare un’altra Senior della nostra Istituzione, Gauri Chaitanya, molti di voi la
conosceranno, è la nostra sorella giapponese, che qualche tempo fa mi diceva “Shankari, tanto
più dramma quanto più ego”, significa quanto più qualcosa ti colpisce, ti affetta in realtà è
perché stai ponendo più ego in quel fatto.
Che cosa succede quindi?
Che il cammino dello Yoga è tutto il contrario.
Rinunciaci, perché vuoi discutere?
Perché vuoi che il tuo stato emozionale dipenda da quella parola, da quello sguardo o da
quella circostanza, da quel conto corrente ... Perché?
Fatti molto più forte di tutto questo, il segreto dello Yoga risiede precisamente in essere
capace di convertire il veleno in nettare.
Dietro di me c’è Umapati Shankar, uno degli aspetti di Shiva.
Shiva ha molti aspetti e ogni nome che gli diamo rappresenta una sua qualità e Umapati si
caratterizza in quanto rappresenta il Vittorioso sui Sensi e sulla reazione emozionale, ovvero è
il Vittorioso su Se Stesso.
Shiva è un grande guerriero, che lotta contro i demoni, che ha un grande esercito, però in
realtà il grande demonio e il grande nemico è quello che proviene da dentro ed è lì che lo Yoga
deve lavorare: Sacchidananda Rupah Shivoham Shivoham, non sono né questo né quello, non
sono la opinione di quello né l’occhiata dell’altro, non sono questa circostanza, non sono se fa
freddo o caldo, non sono se è autunno o primavera, non sono se è mattina o notte.
Lavorare su uno stato di equanimità per conquistare questo stato di “Yoga Chitta Vritti
Nirodah”, questa cessazione delle fluttuazioni della mente.
Coltivo una pace interiore, la pace interiore è quella che, come ci spiegava Gurudeva, è la
definizione di Felicità secondo lo Yoga.
Ottenere la pace dentro di te.
Nelle nostri classi diciamo di lasciare che il mondo ruggisca, lasciare che il traffico suoni,
lasciare che ci sia rumore, che le circostanze cambino, che le relazioni cambino, che le stagioni
cambino, che il tuo corpo cambi e diventi vecchio, lasciare anche che i tuoi pensieri si
muovano, però non ti identificare con nulla di tutto questo, rivolgiti all’interno, diventa uno
con il tuo Sé interiore, con il Sé permanente, costante, sempre in pace, trova l’Atman.
Quando dissolvi tutti questi strati che ti portano verso l’esterno, quando sei capace di
chiudere sia gli occhi fisici sia quelli dei pensieri che ti portano da una parte all’altra, allora
inizierai a saper essere il Sé interiore, il terzo occhio inizierà ad aprirsi.
A questo punto, quindi, ci si potrebbe chiedere “Come possiamo applicarlo nella vita
quotidiana?”.
Gurudeva lo dice molto spesso: Cancella, Cancella, così come Swami Tilak diceva: “lascia che,
nella tua mente, le cose rimangano il tempo giusto e necessario, non di più”.
Okay, succede quella cosa, ne prendiamo atto, facciamo quello che dobbiamo fare e quando
abbiamo concluso, la cancelliamo e la lasciamo andare.
Cosa significa Cancellare?
Cancellare è perdonare, se qualcuno ci ha fatto male, se la circostanza non è stata favorevole,
se il destino ci ha fatto uno scherzo, se la circostanza per te non è stata uguale a quella di
qualcun altro, allora cancella e lascia passare, perché il passato rimane indietro e non si può
fare nulla.
Concentrati nel tempo presente, cancella, togliti pesi e liberati. Gurudeva dice sempre che
camminiamo tutto il giorno con la borsetta della Signorina Pepis, la figura della borsetta della
Signorina Pepis si riferisce la lamentela continua, “tu mi hai detto questo e quello..”, come se
non vogliamo lasciar andare nulla e ci portiamo in giro una valigia di pietra che non ci lascia
camminare liberi, quindi lascia andare, molla, abbandona, rinuncia.
Renditi libero/a, dedica tutta la tua energia, anche quando ti arrabbi, per convertirti in
qualcosa di migliore, per realizzare un progetto.
Convertire il veleno in nettare: questo è quello che fanno gli Yogi.
Shiva è color ciano, bevve il veleno del mondo convertendolo in nettare per tutti, per questo
Shiva è l’Adi Guru, il primo Guru, il primo Maestro di tutti gli Yogi.
Coltivate la pace interiore, non comprate l’ultimo telefono di ultima generazione, non
invidiate la macchina né la moglie del vicino, come dice la Bibbia: non desiderar la donna
d’altri.
Coltivate la serenità dentro voi stessi, lasciate che il Karma di ciascuno si compia, ognuno ha la
sua guerra e che ognuno di noi s’incarichi del proprio Karma, rendendoci responsabili delle
nostre proprie decisioni, delle nostre parole, dei nostri pensieri e delle nostre azioni, è già un
lavoro sufficiente, tutto il resto non dovrebbe occupare il tuo tempo, la tua energia nella
nostra mente di Yoga.

Svasti !

Om Shanti per tutti.

Harih om.

Potrebbero piacerti anche