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Dino Buzzati – Il deserto dei Tartari

Disteso sul lettuccio, fuori dell'alone del lume a petrolio, mentre fantasticava sulla propria vita,
Giovanni Drogo invece fu preso improvvisamente dal sonno. E intanto, proprio quella notte - oh, se
l'avesse saputo, forse non avrebbe avuto voglia di dormire - proprio quella notte cominciava per lui
l'irreparabile fuga del tempo. Fino allora egli era avanzato per la spensierata età della prima
giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve,
così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno,
non c'è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme di dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni
procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare. Dalle case, sulle porte, la gente grande
saluta benigna, e fa cenno indicando l'orizzonte con sorrisi di intesa; così il cuore comincia a battere
per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti;
ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo. Ancora molto?
No, basta attraversare quel fiume laggiù in fondo, oltrepassare quelle verdi colline. O non si è per
caso già arrivati? Non sono forse questi alberi, questi prati, questa bianca casa quello che cercavamo?
Per qualche istante si ha l'impressione di sì e ci si vorrebbe fermare. Poi si sente dire che il meglio è
più avanti e si riprende senza affanno la strada. Così si continua il cammino in una attesa fiduciosa e
le giornate sono lunghe e tranquille, il sole risplende alto nel cielo e sembra non abbia mai voglia di
calare al tramonto. Ma a un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un
cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualche
cosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa tempo
a fissarlo che già precipita verso il fiume dell'orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più
nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l'una sull'altra, tanto è il loro affanno; si capisce
che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire. Chiudono a un certo punto alle nostre
spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa tempo a tornare. Ma
Giovanni Drogo in quel momento dormiva ignaro e sorrideva nel sonno come fanno i bambini.
Passeranno dei giorni prima che Drogo capisca ciò che è successo. Sarà allora come un risveglio. Si
guarderà attorno incredulo; poi sentirà un trepestio di passi sopraggiungenti alle spalle, vedrà la gente,
risvegliatasi prima di lui, che corre affannosa e lo sorpassa per arrivare in anticipo. Sentirà il battito
del tempo scandire avidamente la vita. Non più alle finestre si affacceranno ridenti figure, ma volti
immobili e indifferenti. E se lui domanderà quanta strada rimane, loro faranno sì ancora cenno
all'orizzonte, ma senza alcuna bontà e letizia. Intanto i compagni si perderanno di vista, qualcuno
rimane indietro sfinito, un altro è fuggito innanzi, oramai non è più che un minuscolo punto
all'orizzonte. Dietro quel fiume - dirà la gente - ancora dieci chilometri e sarai arrivato. Invece non è
mai finita, le giornate si fanno sempre più brevi, i compagni di viaggio più radi, alle finestre stanno
apatiche figure pallide che scuotono il capo. Fino a che Drogo rimarrà completamente solo e
all'orizzonte ecco la striscia di uno smisurato mare immobile, colore di piombo. Oramai sarà stanco,
le case lungo la via avranno quasi tutte le finestre chiuse e le rare persone visibili gli risponderanno
con un gesto sconsolato: il buono era indietro, molto indietro e lui ci è passato davanti senza sapere.
Oh, è troppo tardi ormai per ritornare, dietro a lui si amplia il rombo della moltitudine che lo segue,
sospinta dalla stessa illusione, ma ancora invisibile sulla bianca strada deserta. Giovanni Drogo
adesso dorme nell'interno della terza ridotta. Egli sogna e sorride. Per le ultime volte vengono a lui
nella notte le dolci immagini di un mondo completamente felice. Guai se potesse vedere se stesso,
come sarà un giorno, là dove la strada finisce, fermo sulla riva del mare di piombo, sotto un cielo
grigio e uniforme, e intorno né una casa né un uomo né un albero, neanche un filo d'erba, tutto così
da immemorabile tempo.

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