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CAMUS – LA PESTE

CAP. 1
I singolari avvenimenti descritti in questa cronaca si sono prodotti nel 194. A Orano. Era opinione
diffusa che capitassero nel luogo sbagliato, trattandosi di avvenimenti un po’ fuori dal comune. E
Orano è invece, a prima vista, un posto comunissimo, una semplice prefettura francese della costa
algerina. La città, a onor del vero, è brutta. (…)

CAP. 2
La mattina del 16 aprile il dottor Bernard Rieux uscì dall’ambulatorio e nel bel mezzo del pianerottolo
urtò con il piede un topo morto. Sul momento non ci fece granché caso, scostò l’animale e scese le
scale. Giunto in strada, però, considerò che quel topo non doveva essere lì e tornò indietro per
avvisare il portinaio. Di fronte alla reazione del vecchio signor Michel avvertì meglio quanto vi fosse
di insolito nella sua scoperta. La presenza del topo morto gli era parsa solamente strana, mentre per
il portinaio costituiva uno scandalo (…)

SARAMAGO – CECITA’

Il disco giallo si illuminò. Due delle automobili in testa accelerarono prima


che apparisse il rosso. Nel segnale pedonale comparve la sagoma dell'omino
verde. La gente in attesa cominciò ad attraversare la strada camminando sulle
strisce bianche dipinte sul nero dell'asfalto, non c'è niente che assomigli meno a
una zebra, eppure le chiamano così. Gli automobilisti, impazienti, con il piede sul
pedale della frizione, tenevano le macchine in tensione, avanzando,
indietreggiando, come cavalli nervosi che sentissero arrivare nell'aria la frustata.
Ormai i pedoni sono passati, ma il segnale di via libera per le macchine tarderà
ancora alcuni secondi, c'è chi dice che questo indugio, in apparenza tanto
insignificante, se moltiplicato per le migliaia di semafori esistenti nella città e per i
successivi cambiamenti dei tre colori di ciascuno, è una delle più significative
cause degli ingorghi, o imbottigliamenti, se vogliamo usare il termine corrente,
della circolazione automobilistica.
Finalmente si accese il verde, le macchine partirono bruscamente, ma si
notò subito che non erano partite tutte quante. La prima della fila di mezzo è
ferma, dev'esserci un problema meccanico, l'acceleratore rotto, la leva del
cambio che si è bloccata, o un'avaria nell'impianto idraulico, blocco dei freni,
interruzione del circuito elettrico, a meno che nonle sia semplicemente finita la
benzina, non sarebbe la prima volta. Il nuovo raggruppamento di pedoni che si sta
formando sui marciapiedi vede il conducente dell'automobile immobilizzata
sbracciarsi dietro il parabrezza, mentre le macchine appresso a lui suonano il
clacson freneticamente.
Alcuni conducenti sono già balzati fuori, disposti a spingere l'automobile in panne fin là dove non
blocchi il traffico, picchiano
furiosamente sui finestrini chiusi, l'uomo che sta dentro volta la testa verso di
loro, da un lato, dall'altro, si vede che urla qualche cosa, dai movimenti della
bocca si capisce che ripete una parola, non una, due, infatti è così, come si viene a
sapere quando qualcuno, finalmente, riesce ad aprire uno sportello, Sono cieco.
Non lo si direbbe. Considerati com'è possibile in questo momento, appena
di sfuggita, gli occhi dell'uomo sembrano sani, l'iride si presenta nitida, luminosa,
la sclera bianca, compatta come porcellana. Ma le palpebre spalancate, la pelle
raggrinzita del viso, le sopracciglia improvvisamente ribelli, il tutto, chiunque può
verificarlo, è sconvolto dall'angoscia. Da un momento all'altro, quel che era
visibile è scomparso dietro i suoi pugni chiusi, come se l'uomo volesse trattenere
all'interno del cervello l'ultima immagine colta, una luce rossa, rotonda, a un
semaforo. Sono cieco, sono cieco, ripeteva disperato mentre lo aiutavano a uscire
dalla macchina, e le lacrime, sgorgando, resero più brillanti quegli occhi che lui
diceva morti. Passerà, vedrà che passerà, a volte sono i nervi, disse una donna. Il
semaforo aveva già cambiato colore, alcuni passanti curiosi si avvicinavano al
gruppo, e i conducenti che, dietro, non sapevano cosa stesse succedendo,
protestavano contro quello che ritenevano un normale incidente di traffico, un
faro rotto, un parafango ammaccato, niente che giustificasse quella confusione,
Chiamate la polizia, gridavano, togliete da lì quel bidone. Il cieco implorava, Per
favore, qualcuno mi porti a casa. La donna che aveva parlato di nervi fu
dell'opinione che si dovesse chiamare un'ambulanza, trasportare quel poveretto
all'ospedale, ma il cieco disse che no, non così tanto, chiedeva solo di essere
accompagnato a piedi fino alla porta del palazzo dove abitava, è qui vicino, mi
fareste un grande favore. E la macchina, domandò una voce. Un'altra voce
rispose, La chiave è inserita, mettiamola sul marciapiede. Non c'è bisogno,
intervenne una terza voce, mi occupo io della macchina e accompagno questo
signore a casa. Si udirono mormorii di approvazione. Il cieco si sentì prendere per il braccio, Venga,
venga con me, gli diceva la stessa voce. Lo aiutarono a sedersi sul sedile accanto al conducente, gli
misero la cintura di sicurezza, Non vedo, non vedo, mormorava fra il pianto, Mi dica dove abita, chiese
l'altro. Dai finestrini
della macchina spiavano facce voraci, avide di novità. Il cieco si portò le mani agli
occhi, le agitò, Niente, è come se stessi in mezzo a una nebbia, è come se fossi
caduto in un mare di latte, Ma la cecità non è così, disse l'altro, la cecità dicono
sia nera, Invece io vedo tutto bianco, Magari aveva ragione quella donna,
potrebbero essere i nervi, i nervi sono diabolici,
Lo so io che cos'è, è una disgrazia, sì, una disgrazia, Mi dica dove abita, per favore,
in quell'istante si sentì l'avviamento del motore. Balbettando, come se la mancanza della vista gli
avesse indebolito la memoria, il cieco diede un indirizzo, poi disse, Non so come
ringraziarla, e l'altro rispose, Via, non ha importanza, oggi a lei, domani a me,
chissà cosa ci aspetta, Ha ragione, chi me l'avrebbe detto, quando sono uscito da
casa stamattina, che stava per capitarmi una iattura del genere. Si stupì che
fossero ancora fermi, Perché non ci muoviamo, domandò, è rosso, rispose l'altro,
Ah, fece il cieco, e ricominciò a piangere. Da quel momento in poi non avrebbe
potuto più sapere quando il semaforo era rosso.

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