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Leo S. Olschki
2020
Al ritmo delle quattro stagioni, s'inseguono le intermittenze del cuore nelle fioriture che capi
tolo dopo capitolo disegnano un erbario sentimentale e culturale. È solo a partire dall'Otto
cento infatti che il fiore diviene messaggero del cuore e il libro di Charlotte de Latour (dietro
la quale si nasconde un piccolo mistero letterario), pubblicato a Parigi nel1819, compila una
grammatica floreale arricchita da un elegante apparato iconografico, frutto dell'abile matita di
Pancrace Bessa, uno dei più celebri pittori botanici francesi del periodo.
€14,00 9
l l Ili
788822 257598
Prima ristampa 2011
Seconda ristampa 2020
·21·
Collana diretta da
Lucia Tongiorgi Tomasi
Luigi Zangheri
Charlotte de Latour
Leo S. Olschki
2020
Tutti i diritti riservati
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INTRODUZIONE
riosità. Sull'onda del successo delle Lettres élémentaires sur la botanique pub
blicato da J e an J acques Rousseau nel 17 82, nel secolo successivo si moltip li
cano operette dedicate a una "agevole botanica linneana" e alla "botanica
per le signore", in cui la griglia scientifica si stempera nelle frequenti digres
sioni storiche e letterarie, capaci di attrarre uditori più vasti e meno specializ
zati. Caratteristica al proposito La botanique historique et littéraire che una si
gnora del bel mondo, Stephanie Félicité Brulart de Gennlis, marchesa di
Sillery, pubblicò a Parigi nel 1 8 1 0, in cui si dipanano una serie di aneddoti,
leggende ed episodi storici tratti da fonti antiche e contemporanee, tutte per
corse dal un inevitabile fil rouge floreale.
Agli inizi dell'Ottocento il fiore, da sempre connesso al mondo degli af
fetti, si carica poi di una più incisiva componente sentimentale, divenendone
emblematica metafora e 'messaggero del cuore'. Da parte delle dame, ma non
solo, è uso inviare 'missive floreali' che veicolano particolari stati d'animo
- gioia, dolore, malinconia, e naturalmente amore - così come la poesia flo
reale finisce per assurgere a vero e proprio genere letterario. Gli stampatori
si adeguano alla moda sfornando sempre più numerosi 'flower books', elegan
ti volumetti illustrati con raffinate incisioni e litografie colorate, che costitui
vano un apprezzato presente. Tra i più fortunati, l'Histoire des Roses ( 1 8 1 8) di
Charles Malo corredato da dodici tavole raffiguranti la 'regina dei fiori' del
l'artista botanico Pancréace Bessa e Le Jardinier Fleuriste dédié aux dames
( 1 8 1 9) redatto da un anonimo "Amateur" che presenta un "Calendario di
Flora" nel quale sono elencati i fiori tradizionalmente associati a ogni mese
dell'anno.
È in questo clima che si sviluppa il 'linguaggio dei fiori', che fu introdotto
dall'Oriente in Europa da lady Mary Wortley Montagu, che aveva soggiornato
a Costantinopoli dal 17 1 6 al 17 1 8 a seguito del marito ambasciatore. Nelle let
tere che la nobildonna inviava in patria e che furono pubblicate nel 17 63 , vie
ne descritta l'antica usanza locale di assegnare particolari significati simbolici e
mnemonici (selam) a vari oggetti o elementi, colori, frutti, piante e, natural
mente, fiori, oltreché alle modalità con cui questi venivano presentati e offerti.
Si trattava dunque di un codice espressivo non verbale che permetteva di
esplicitare pensieri e sentimenti "senza sporcarsi le dita di inchiostro". Questa
grammatica floreale, che si diffuse rapidamente nei primi anni del diciannove
simo secolo, vide il moltiplicarsi di opere dedicate a questa pratica, tra cui veri
e propri dizionari sul tema, come l'Abécédaire de flore, ou language des /leurs,
méthode nouvelle de /igurer avec des /leurs les lettres, les syllabes, et les mots,
pubblicato a Parigi nel 1 8 1 1 da B. Delachénaye.
Celebre anche l'anonimo Flowers: their Use and Beauty, in Language and
Sentiment che vide la luce a Londra nel 1 8 1 8, che presenta una serie di fiori
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IL LINGUAGGIO DEI FIORI
corredati da un breve testo che spiega a quale sentimento sia associato ogni
fiore, contestualmente a citazioni di versi poetici sull'argomento.
Questo nuovo codice, che assurgerà poi a grande fortuna nell'Inghilterra
vittoriana e quindi negli Stati Uniti, si valeva di fonti diversificate e anche ec
centriche che vanno dalle simbologie orientali ai miti classici, alla storia delle
religioni, agli esiti delle più moderne scoperte scientifiche, a citazioni letterarie
e visive.
La voga del linguaggio floreale si diffuse tanto profondamente che persino
alcuni scienziati non poterono ignorarlo, come nel caso di Henry Phillips, pre
stigioso membro della Royal Horticultural Society e autore di un serissimo te
sto pomologico, che nel 1825 si dedicò a un dotto divertissement intitolato
Flora! Emblems in cui passava in rassegna emblemi floreali associati ai senti
menti.
L'espressione figurativa più originale di questa moda si concretizzerà in
tomo alla metà del secolo con l'opera dell'illustratore e caricaturista francese
J.J. Grandville che concepì un vero e proprio universo popolato di piante e
animali umanizzati (un singolare precedente di Walt Disney), che vivacizzano
le pagine della favola Fleurs animées, nella quale affascinati figure di donne in
guisa di fiori (si ricordi come il termine fiore sia femminile nella lingua fran
cese) sono còlte nell'espressione di stati d'animo felici, sereni, dolenti e dram
matici.
Ma uno dei testi più noti sul linguaggio dei fiori che molto contribuì alla
fortuna del genere, fu certamente Le Language des Fleurs di Charlotte de La
tour, pubblicato in dodicesimo a Parigi dallo stampatore Audot senza data
(ma era forse il dicembre del 1819, sebbene alcuni autori citino esemplari
usciti un anno prima) , che fu presto ristampato, integrato e tradotto in tutta
Europa. Già nel 1833 ne usciva una quarta edizione e ben presto apparvero
anche copie fantasma, sotto nomi di altri autori, complicando una storia edi
toriale ancora oggi difficile da decifrare.
Anche l'autografia dell'autrice non è certa: sotto lo pseudonimo di de La
tour sembra celarsi Louise Cortambert, moglie di François Eugène, geografo e
bibliotecario del dipartimento delle carte geografiche della Bibliothèque Na
tionale di Parigi. Nel 1835 apparve poi una delle più fortunate riedizioni dal
titolo Language et emblème de /leurs, ad opera di uno scritto di un amico e
seguace di Bemardin de Saint Pierre, Louis Aimé Martin, cui si devono le ce
lebri Lettres à Sophie, sur la Physique, la Chimie, et l'Histoire Naturelle (1822 ) .
Il volumetto di Charlotte de Latour, che qui presentiamo nell'agile e ac
curata traduzione offerta da Giuseppina Garufi sulla base dell'edizione origi
nale corredato da dodici tavole, era inizialmente venduto dall'editore-libraio
per sei franchi o dodici franchi, a seconda se l'apparato iconografico fosse
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INTRODUZIONE
stampato in bianco e nero o a colori con la raffin ata tecnica del punteggiato.
L'editore pensò bene di stampame anche esemplari in pergamena, in carta ro
sa con le tavole su seta ed edizioni di più imponente formato. Successive ri
stampe presentano un modesto apparato illustrativo cromolitografato.
L'edizione originale si configura con una veste molto accattivante, anche
per la presenza delle tavole disegnate da Pancrace Bessa, già allievo e collabo
ratore di Gérard van Spaendonck e di Pierre J oseph Redouté. Insegnante di
disegno della duchessa di Berry, aveva collaborato con Redouté nella celebre
opera dedicata a Les Roses che raffigurava la collezione floreale di Josephine
Beauhamais; nel 1 823 era stato nominato pittore ufficiale di botanica presso il
Museum d'Histoire Naturelle di Parigi. La consumata sapienza di questo raf
finato pittore botanico si manifesta anche nella già citata l'Histoire des Roses
di Charles Malo.
La traduzione in incisione delle tavole del volumetto di Charlotte de la
Tour spettò invece al litografo parigino Victor.
Dodici delle tavole che corredano Le Language des Fleurs- piccoli capo
lavori di pittura botanica - sono dunque dedicate ai fiori caratteristici di cia
scun mese dell'anno, dalle primaverili primule agli invernali agrifoglio e mu
schio, presentati singolarmente o in mazzetti di due o tre steli di specie
diverse; una tavola finale offre poi l'immagine di dodici fiori ritenuti dagli an
tichi "attributs de chaque heure du jour", dalla prima ora simboleggiata da un
mazzo di rose sfiorite alla dodicesima rappresentata da viole del pensiero.
Nell'antiporta è invece offerto un bouquet composto di rose, edera e mir
to, simboleggianti rispettivamente Bellezza, Amicizia costante e Amore, men
tre nel frontespizio, al di sotto del titolo, compare una idillica vignetta con una
donna che impone sul capo di una bambina una ghirlanda di artemisia, sim
bolo di protezione, mentre sullo sfondo un ramo di edera, simbolo dell'ami
cizia indistruttibile, si avvinghia a un vecchio tronco spezzato. li motto sotto
scritto precisa: "Te volla preservée de tous malheurs".
Nell'introduzione l'autrice si rivolge a quelle giovani donne che non si so
no saggiamente lasciate coinvolgere dalle "folles joies du m onde", ma che si
sono piuttosto rivolte al piacevole passatempo rappresentato dall'"étude des
plantes". Lo studio della natura e i giardini costituiscono infatti una fonte
di inesauribile piacere e di conoscenze, sia che si desideri fabbricare liquori
profumati o benefiche confetture con l'essenza dei fiori, sia che si voglia im
mobilizzare sulla tela, sulla scorta della lezione pittorica di Spaendonck, "les
nouances trop fugitives de la plus belle des fleurs". È nel testo che l'autrice
affronta più direttamente il problema del linguaggio dei fiori, un sistema
espressivo di grande suggestione che, pur essendo regolato da norme ben pre
cise che investono forma, colore e modo di presentazione dei fiori, ben si pre-
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IL LINGUAGGIO DEI FIORI
sta, a suo avviso, molto più delle parole, ad esprimere i moti di "un cuore te
nero e dotato di immaginazione viva e brillante".
Segue una carrellata di fiori organizzati secondo le stagioni (i quattro ca
pitoli sono infatti dedicati alla Primavera, all'Estate, all'Autunno e all'Inver
no) , di ciascuno dei quali l'autrice si impegna in una puntuale descrizione
dei soggetti, anche delle loro proprietà curative, e dei quali vengono elencati
e motivati i significati simbolici, facendo ricorso a una congerie di fonti stori
che, leggende, apologhi moralizzanti e testi letterari, antichi e moderni, citati
con accorta e elegante levità mai venata dal tarlo della pedanteria. A versi di
Anacreonte, Virgilio e Ovidio fanno riscontro citazioni da Le Roman de la Ro
se, da Tasso, La Fontaine, Voltaire, Young, magari combinati tra loro e citati,
forse anche a memoria, da volgarizzazioni coeve.
Non mancano riferimenti agli uomini di scienza: tra gli antichi, lppocrate,
Dioscoride, Galeno, l'Historia Naturalis di Plinio nella traduzione di Antoine
Du Pinet; tra i moderni J ussieu, Linneo e soprattutto gli Etudes de la nature
dello scrittore, viaggiatore e naturalista Bernardin de Saint Pierre, ispirati dal
pensiero di Rousseau. Non mancano riferimenti alle già citate Lettres à Sophie
di Aimé Martin, complicando così il rapporto tra l'autrice e forse il suo sup
posto 'contraffattore' .
Le Language des Fleurs (chiunque n e sia l'autore, m a a noi sembra opera
squisitamente femminile) si configura dunque come il frutto ingegnoso e lieve
di una letteratura di genere ottocentesca finalizzata a colte signore appassio
nate di fiori e giardini, ma anche di storia, arte e poesia.
n sagace editore poteva ben sperare che all'offerta di un garofano - sim
bolo di "Amore vivo e puro" o di un giacinto - simbolo di "Benevolenza"
venisse magari accluso anche il dono gentile di questo raffinato libretto che
insegnava a decifrare gli affascinanti e segreti significati dei fiori.
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PREAMBOLO
Felice la ragazza che ignora le folli gioie del mondo, e non desidera altra dol
ce occupazione che lo studio delle piante ! Semplice e ingenua, chiede alle pra
terie i più leggiadri manti; ogni primavera le offre gioie mai provate, e ogni mat
tina un mazzo di fiori ripaga di gioia la sua dedizione. Un giardino è per lei una
fonte inesauribile di sapere e felicità. Talvolta con un'arte che incanta, i fiori le si
trasformano fra le dita in liquori profumati, in essenze preziose, o in conserve
benefiche; tal altra, seguendo le orme dei V an-Spaendonck, fissa sulla tela le
più evanescenti sfumature della più bella fra i fiori; la pennellata esperta svela
la regina della primavera con le sue forme sferiche, i suoi colori tenui, il verde
splendente delle foglie, le spine che la proteggono, la rugiada che la bagna, la far
falla che la sfiora. Nulla viene tralasciato, la si guarda, e anche in pieno inverno si
direbbe, osservandola, di respirare ancora i profumi della primavera. Questi stu
di, rivelandole il godimento della natura, le riempiono l'anima di emozioni incan
tevoli, e le spalancano innanzi i viali incantati di un mondo pieno di meraviglie. I
fiori, dice Plinio, sono la gioia degli alberi che li indossano. Quel sublime osser
vatore avrebbe anche potuto aggiungere, e di chi li ama e di chi li coltiva. Inter
preti dei più delicati sentimenti, i fiori prestano fascino all' amore stesso, a quel
l' amore puro e casto che, scrive Platone, è un'ispirazione degli dei. L'espressione
di questa passione divina deve essere divina pure, ed è per impreziosirla ancora
che si è immaginato l'ingegnoso linguaggio dei fiori. Questo linguaggio, più che
la scrittura, si presta a tutte le illusioni di un cuore tenero e di un'immaginazione
viva e brillante. Ai bei tempi della cavalleria, l'amore cortese e leale attingeva di
buon grado ad un talmente nobile linguaggio. I libri gotici sono ricchi di emble
mi creati con i fiori: scopriamo nel romanzo di Parsifal che una ghirlanda di rose
rappresenta un tesoro per gli amanti; leggiamo, in quello di Amadigi, che la pri
gioniera Oriana, non potendo né parlare né scrivere all'amato, gli comunicò la
sua infelicità lanciandogli dall'alto di una torre una rosa bagnata delle sue lacri
me: quale seducente simbolo di dolore e amore ! I cinesi hanno un alfabeto co
stituito per intero da piante e radici; leggiamo ancora fra le rovine d'Egitto delle
lontane conquiste di popoli narrate con piante sconosciute. Questo linguaggio è
dunque vecchio come il mondo; ma non può sfiorire, perché ogni primavera ne
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PREAMBOLO
rinnova i caratteri, eppure la libertà dei costwni l'ha relegato negli svaghi dei ser
ragli. Le splendide odalische se ne servono volentieri per vendicarsi del tiranno
che oltraggia e disdegna le loro grazie: un semplice peduncolo di mughetto, lan
ciato come per puro caso, rivela a un giovane icoglane che l'amata sultana, este
nuata da un amore crudele, desidera aprirsi, desidera ricambiare un sentimento
vivo e puro. Se gli si rinvia una rosa, è come se gli si dicesse che la ragione frena le
intenzioni; ma un tulipano dal cuore corvino con petali infuocati, gli confermerà
che i suoi desideri sono accolti e condivisi; questa ingegnosa corrispondenza, che
non potrà mai né deludere né svelare alcun segreto, risveglia all'improwiso la
vita, il ritmo e il piacere in questi luoghi malinconici che abitualmente abitano
l'indolenza e la noia. Per noi, che viviamo senza costrizioni, e per cui la saggezza
è una lusinga, una virtù, e non una cruda necessità, noi abbiamo lasciato all'amo
re i suoi intimi misteri, e sono quelli che ne esercitano l'irresistibile seduzione;
giacché la libertà, che questo dio persegue senza posa, è la sua più crudele nemi
ca. L'amore ha bisogno di ali e di una benda; ha bisogno di strappare tutto al
l'innocenza, di sottrarre tutto alla saggezza; perché sprezza i doni volontari, e
non anela che ad ardue conquiste.
Una mezza confessione attrae molto più che la compiuta certezza; e spesso
ho visto il dono di un bouquet rendere un'amante più felice di quanto avreb
bero potuto fare i più ricercati pensieri del più amorevole biglietto. L'arte di
farsi amare è per le donne l'arte di farsi desiderare; più manifestano scrupolo
sità e delicatezza e più conquistano gli omaggi che si rendono loro. Madame de
Maintenon, che soggiogò il più incostante dei re, ci ha tramandato il suo segre
to rivelando: «lo non lo congedo mai soddisfatto, mai awilito». li vero amore
non conosce trucchi né calcoli; l'innocenza è la sua forza; è il solo che sostiene
le unioni elette, i matrimoni felici; in assenza tutto scivolerebbe nel languore.
Un cuore freddo non ha mai conosciuto l'abnegazione sublime; non ha mai
provato quelle deliziose tenerezze che danno valore a un sospiro, a uno sguar
do, a una parola appena sussurrata, a un fiore che si conserva e che si lascia
prendere. Un cuore freddo è pure ugualmente distante dalla felicità e dalla vir
tù; bisogna aver conosciuto l'amore, averlo combattuto per essere coraggiosi,
comprensivi, generosi. Ma non è affatto nel cuore delle città, è nelle campagne,
fra i fiori, che l'amore raccoglie tutta la sua forza; è qui che un cuore veramente
1 Marot.
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PREAMBOLO
appassionato si eleva fino al suo creatore; è qui che le speranze eterne, mesco
landosi ai sentimenti fugaci, arricchiscono gli amanti, e donano ai loro sguardi, ai
loro gesti, quelle espressioni sublimi che toccano anche gli insensibili. È dun
que specialmente per quelli che conoscono l'amore e che vivono la campagna,
fuori dal tumulto del mondo, che abbiamo gettato le basi del linguaggio dei
fiori. Questo linguaggio presterà il suo fascino anche all ' amicizia, alla ricono
scenza, all'amore filiale, all'amore materno. L'infelicità stessa può attingere a
questo tenero linguaggio: da solo in prigione, lo sciagurato Roucher si conso
lava dedicandosi ai fiori che la figlia raccoglieva per lui, purtroppo ! e, pochi
giorni prima di morire, le rinviò due gigli appassiti, per esprimere al contempo
la purezza della sua anima, e la sorte che l'attendeva. Ho visto delle volte un
bambino chiedere aiuto per la povera madre mostrando un bouquet; e sempre
esibendo una rosa a colui che lo teneva schiavo, che il poeta Sadi lo convinse a
spezzare le sue catene. Gli disse: «Tratta con giustizia il tuo servitore visto che
ne hai l'autorità, poiché la stagione del potere è spesso tanto caduca quanto
l'esistenza di questo bellissimo fiore». La maggior parte dei pensieri e dei sim
boli che racchiudono quest'opera hanno tratto ispirazione da antiche usanze e
dall'oriente. Nella ricerca delle origini, si è costantemente costatato come le
epoche, più che rendere i linguaggi obsoleti, li arricchiscano perennemente
di rinnovata grazia. Del resto, basta ben poco studio per questa scienza: la na
tura se n'è fatta pieno carico. Sarà sufficiente assorbire le due o tre regole che
verranno suggerite, e dare una scorsa al dizionario dei significati, per diventare
esperti quanto l'autore stesso di questo libro.
La prima regola sta nel ricordare che un fiore rivolto verso l'alto esprime
un'idea, e che è sufficiente ruotarlo al contrario perché esprima l'esatto oppo
sto: così, ad esempio, un bocciolo di rosa con le sue spine e le sue foglie vuol
dire: temo, ma spero; ma se si porgesse lo stesso bocciolo rivolgendolo verso il
basso, significherebbe: non serve né temere né sperare. Si afferrerà a pieno
questa prima regola dando uno sguardo alla tavola che chiude l'opera. Ma
ciò di cui non si è ancora parlato, sono le diverse sfumature di un sentimento;
altrettanto importanti da comunicare, anche con un fiore solo. Consideriamo
il bocciolo già preso ad esempio; spogliato delle spine, vorrà dire: ci sono buo
ne speranze; spogliato delle foglie, esprimerà: c'è solo di che temere. Si può così
modificare il significato di quasi tutti i fiori, al variare della loro posizione. La
calendula, ad esempio , posta sul capo, significa, tormento dello spirito; sul
cuore, mal d'amore; sul seno, noia. Va ancora aggiunto che il pronome io si
esprime inclinando il fiore a destra, e il pronome tu inclinandolo a sinistra.
Questi sono i primi dettami del nostro misterioso linguaggio: amore e amicizia
dovranno aggiungervi le loro rivelazioni; questi sentimenti, i più sublimi della
natura, non possono che perfezionare ciò che loro stessi hanno creato.
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PRIMAVERA
MARZO
Un giorno d'inverno, esasperata dai piaceri assordanti della città, mi sono ri
fugiata in campagna. Qui, ogni sera la mia cara nutrice raggruppava attorno al
fuoco un gruppo di ragazze che desideravano imparare la filatura del lino, o l'in
treccio di cestini e forme di vimini per i formaggi. Spesso, nel vivo di queste inti
me riunioni, capitava che si sollevassero, per puro caso, le più bizzarre curiosità.
Una sera, durante una di queste serate; dopo aver raccontato una storia
spettrale da far rabbrividire, la nutrice chiese alle ragazze quale fosse, a loro
avviso, la pianta più utile in assoluto. «Mio padre, disse l'esuberante Ernesti
na, sostiene sia la vite, perché il suo nettare riscalda in inverno, il pergolato
rinfresca in estate, si può far uso della legna, il gregge si nutre del fogliame,
e le radici possono essere scolpite, ad esempio il patrono del nostro villaggio
è stato realizzato con un ceppo di vite. - Oh ! Se foste state nel mio paese, in
tervenne una vivace biondina, preferireste il melo come me, perché il suo frut
to, che è buonissimo, si conserva fresco quando gli altri sono già fuori stagio
ne. E poi, la mela assomiglia ad un fiore, nutre l'uomo, se ne ricava un succo
delizioso, l'albero che la produce offre la sua ombra all'agricoltore e ne ali
menta il fuoco del camino. Tutti questi doni, il melo li offre, al contrario della
vite, senza richiedere lavori troppo faticosi. - Sai, le dissi io, si deduce dall'en
tusiasmo che mostri verso quest'albero, dai tuoi occhi azzurri, dalla carnagio-
l La Fontaine.
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PRIMAVERA
ne chiara, che sei nata in Normandia. Io invece, che non mi sono mai presa la
briga di osservare i nostri campi, ho letto che in un paese molto lontano da
qui, in India, un albero superbo offre agli uomini un vino dolcissimo, dei frut
ti deliziosi, un riparo impenetrabile dalla pioggia e dai raggi solari, e una foglia
con cui realizzare senza fatica un'infinità di graziosissimi oggetti, di cui ci si
può anche vestire: quest'albero è la palma. - Vedi, cara, disse la vecchia nu
trice con un tenero sorriso, tu hai letto nei libri le opere divine; da parte mia,
che li osservo nella natura, credo che il grano, che nutre un'infinità di uomini,
sia sicuramente la pianta più utile: la sua paglia copre i nostri tetti, si utilizza
per realizzare stuoie e cappelli, e popolazioni intere patirebbero se il suo rac
colto venisse a mancare; ma prima di decidere se sia il grano la pianta più utile
in assoluto, dì la tua, Elisa, tu che giorni fa, fra tutti i fiori, hai scelto la sem
plice violetta. A quale pianta daresti il riconoscimento dell'utilità? - Non cre
do, rispose arrossendo la timida Elisa, che ci sia pianta più utile dell'erba dei
prati. Tutte quelle citate, richiedono cura e dedizione, mentre l'erba cresce
spontaneamente. Permette all 'uomo di riposarsi, cresce allo stesso modo in
tutta la terra; e poi gli uccellini ne mangiano dei pizzichi, gli animali la bruca
no, e gli uomini possono vivere dei derivati del loro latte. Credo pure che sia
la più utile, perché da piccola ho sentito dire ad un vecchio saggio, che le cose
più utili sono sempre le più comuni; e cosa trovereste al mondo di più comune
dell'erba dei prati?». Le sue argomentazioni ricevettero piena approvazione,
accrebbero la stima nella timida Elisa, e l'ammirazione per la prowidenza
che, in una pianta così piccola, ha saputo riporre enormi potenziali.
SALICE DI BABILONIA
MALINCONIA.
Ascolto il mormorio dei venti confondersi col brusio della pioggia. Sono
triste, inquieta, separata da tutto ciò che amo, la società mi pesa e mi esaspera.
Ma ovunque, la natura mi tende le braccia; come una cara amica sembra pa
tire della mia sofferenza. In fondo agli alberi, ascolto l'usignolo, rimpiange
certamente come me l'assenza di ciò che ama. In disparte sulla riva delle ac
que, ecco il salice di Babilonia; estraneo, si tormenta sulle nostre sponde; si
direbbe che mormori senza pace:
L'assenza è il male più devastante ! 2
z La Fontaine.
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MARZO
CASTAGNO D'INDIA
Lusso.
Da più di due secoli il castagno d'India popola le nostre terre, eppure non
lo si vede spesso intrecciare la rigogliosa chioma con gli alberi delle foreste.
Preferisce abbellire i parchi, adornare i castelli e ombreggiare la dimora dei
re. Lo ammiriamo trionfare a Tuileries, dove disegna, tutt'intorno la monu
mentale vasca d'acqua, delle scenografiche prospettive d'impareggiabile raffi
natezza. Nel ]ardin du Luxembourg, ostenta superbo eleganza e magnificenza.
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PRIMAVERA
riti. Amante dell'opulenza e della ricchezza, copre di fiori l'erbetta verde che
ripara, e offre alla voluttà un'ombra deliziosa. Ma altro non concede ai poveri
se non che un bosco rado e un frutto amaro; solo talvolta dona loro un'esigua
elemosina riscaldandoli con le sue foglie secche. I naturalisti, e soprattutto i
medici, hanno attribuito a questo figlio dell'India mille grandi qualità che
non possiede. Così questo splendido albero, come l'uomo di successo verso
il quale è prodigo di ombra, trova adulatori, fa suo malgrado un minimo di
bene, e abbaglia la volgarità di un lusso inutile.
LILLÀ
PRIMO BATTICUORE.
I lillà sono stati consacrati alle prime trepidazioni d'amore, perché niente è
più ammaliante del loro aspetto al rifiorire della primavera. Così, la freschezza
del verde, la flessibilità dei rami, l'abbondanza dei fiori, la bellezza così fuga
ce, così effimera, il colore così tenue e così variegato, tutto in loro richiama
quelle emozioni celestiali che abbelliscono la bellezza e donano all'adolescenza
una grazia divina.
Albano non è mai riuscito a disporre, sulla tavolozza che Amore gli aveva
affidato, dei colori talmente vivi, talmente candidi, talmente delicati, in grado
di esprimere la lucentezza, la delicatezza e la dolcezza delle tenui tinte che tin
teggiano la fronte della prima adolescenza. Lo stesso Van-Spaendonck lascia
va che il pennello indietreggiasse di fronte ad una corolla di lillà. La natura
sembra essersi compiaciuta di aver fatto di ciascuno di questi grappoli un ar
busto, sfavillante in ogni sua parte di pari bellezza e varietà. La digradazione
del colore, dalla gemma porporina al fiore sbiadito, esercita l'attrattiva minore
di questi suggestivi grappoli, mentre tutt'intorno la luce si espande e sprigiona
le mille sfumature che fondendosi insieme in un'unica tonalità, creano quella
fulgida armonia che scoraggia il pittore e abbaglia l'osservatore. Quale incom
mensurabile impresa ha intrapreso la natura nel generare questo favoloso ar
busto pensato quasi al solo scopo di compiacere i sensi ! Che unione di pro
fumi, di freschezza, di grazia, di delicatezza ! Che varietà di dettagli, che
armonia d'insieme ! Ah ! Senza dubbio, dall'origine delle cose, la Provvidenza
l'aveva destinato a essere il perno che avrebbe annesso un giorno l'Europa al
l'Asia. I lillà, che il viaggiatore Busbeck portò dalla Persia, popolano oggi i
monti della Svizzera e le foreste della Germania.
L'usignolo, al ritorno dai suoi pellegrinaggi, rivedendo i tralci da cui si era
separato intrecciati ai rami spinosi che più ama, crede di dover festeggiare due
primavere.
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MARZO
MANDORLO
SVENTATEZZA.
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PRIMAVERA
lebrò un sacrificio sulla sponda del mare per confortare l'amata. Fillide apparve
sensibile al suo pentimento e al suo ritorno, poiché il mandorlo che la imprigio
nava sotto la corteccia all'improvviso fiorì; dimostrò, così, con quest'ultima
prova, che la morte stessa non aveva potuto mutare i suoi sentimenti.
PERVINCA
DOLCI RICORDI.
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MARZO
TULIPANO
DICHIARAZIONE D 'AMORE.
7 ]ardin d'hiver, o Cabine! des fleurs, raccoglie ventisei elegie rare, scelte da Jean Franeau. Un
vol. in -4°, stampato a Douay nel 1616.
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PRIMAVERA
st' onnipotente mortale? che abbia perduto una delle sue province? che tema
la ribellione dei suoi fieri giannizzeri? No, soltanto due poveri schiavi hanno
turbato il suo cuore. Crede di aver visto, durante la solennità della festa, un
giovane icoglane donare un tulipano alla bellezza che lo avvince. n sultano
sconosce i segreti riservati agli innamorati: e così una vaga angoscia ha invaso
il suo cuore; la gelosia lo tormenta e l'ossessiona; ma che può questo sentimen
to, che possono cancelli e chiavistelli contro l'amore? Uno sguardo e un fiore
sono bastati a questo diabolico dio, per fare di un orrendo serraglio un luogo
di delizie, e per vendicare la bellezza oltraggiata dai ferri.
I tulipani hanno ammiratori anche in Europa.
Dal 1 644 al 1 647 la tulipanomania esercitò la sua influenza in Olanda. Du
rante questi anni, il prezzo dei tulipani salì alle stelle e fece arricchire molti
speculatori. I floricoltori quotavano maggiormente le varietà cui assegnavano
nomi particolari. La varietà più ricercata era quella detta semper augustus; la si
valutava 2000 fiorini; si sosteneva che fosse talmente rara, che esistessero sol
tanto due fiori di questo tipo, uno ad Harlem, e l'altro ad Amsterdam. Un ti
zio, per averne una, offrì quattromila seicento fiorini, più una splendida car
rozza trainata da due cavalli e completa di accessori; un altro cedette per un
bulbo dodici acri di terra.
La passione per i tulipani fece perdere la testa a molti. Quelli che non po
tevano procurarsene per mancanza di denaro contante, ne acquistarono con
la permuta di terreni o di case. I fioristi e altri che si appassionavano alla colti
vazione dei fiori, accumularono in brevissimo tempo un'immensa fortuna; da
allora tutte le classi sociali vollero occuparsi del commercio dei tulipani;
un'aiuola di tulipani costituiva il più grande tesoro che si potesse possedere, e
valeva quanto il più imponente castello. Si racconta che un marinaio consegnate
delle merci a un negoziante che coltivava tulipani per affari, ricevette per pranzo
un'aringa, con la quale il marinaio andò via: mentre s'incamminava, vide dei bul
bi in giardino, e credendo fossero bulbi comuni, li mangiò tranquillamente con
l'aringa. In quel momento sopraggiunse il negoziante, e urlò per la disperazione:
«Sventurato, il tuo pranzo mi ha rovinato; avrei potuto regalare un re ! ».
Lungo questo lago le cui acque argentate riflettono un cielo senza nubi,
vedete quei grappoli bianchi come la neve? Una tinta rosea colora leggermen
te il dorso di questi splendidi fiori, e un ciuffo di filamenti di grande delica-
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MARZO
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APRILE
BIANCOSPINO
SPERANZA.
s Le cerasédde sono i frutti del biancospino; con cui si prepara una deliziosa bevanda.
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APRILE
I trogloditi, che riportarono l'età d'oro sulla terra con le loro semplici tra
dizioni, coprivano sorridendo i loro defunti di rami di biancospino, perché
consideravano la morte come l'alba di una nuova vita da vivere per sempre
insieme. Ad Atene, le damigelle portavano alle nozze delle loro compagne
dei rami di biancospino, l'altare nuziale era illuminato da torce accese con
la legna di questo arbusto, che, come risulta evidente, è da sempre simbolo
di speranza.
Annuncia le belle giornate, fra i greci era di buon auspicio per un matri
monio felice, e fra i saggi trogloditi di una vita immortale.
PRIMULA
ADOLESCENZA.
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PRIMAVERA
più per te. Purtroppo ! E fra qualche anno sboccerà ancora per dirti che amo
re e adolescenza sono passati senza ritorno.
MIRTO
AMoRE.
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APRILE
ri. L'avo dell'Mricano minore vinti i Corsi, non si presentò più ai giochi pub
blici senza una corona di mirto.
Oggi che non si trionfa più al Campidoglio, le donne romane hanno con
servato un solido gusto per questo grazioso arbusto; preferiscono il suo odore
a quello delle più ricercate essenze, e versano nei loro bagni un'acqua distilla ta
dalle sue foglie, sicure che l'albero di Venere esalterà la loro bellezza. Se nei
secoli si è radicata questa credenza, se l'albero di Venere è considerato l'albe
ro degli amori, se, pure, si è creduto che il mirto, attecchendo in un terreno,
soppianta tutte le altre piante, così, l'amore padrone di un cuore non lascerà
mai spazio a nessun altro sentimento.
ACANTO
LE ARTI .
L'acanto attecchisce nei paesi caldi, lungo il corso dei grandi fiumi.
to Traduzione di Dupinet.
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PRIMAVERA
BUGLOSSA
MENZOGNA.
TI più spirituale fra i moralisti, L a Bruyère, sosteneva: «Se alle donne fosse
connaturata l'apparenza che sanno costruire con sapiente artificio, quando in
un istante coprono la freschezza dell'incarnato, il viso truccato assume un co
lorito plumbleo e luminoso per effetto del rossetto e del belletto, sarebbero
inconsolabili».
Questa realtà credo sia inconfutabile: così da nord a sud, da oriente a oc
cidente, fra le società meno avanzate, fra le nazioni civilizzate, il piacere di
truccarsi è universale. L'araba gitana, la turca stanziale, la bella persiana, la
cinese dai piccoli piedi, la russa dal colorito acceso, l'inglese flemmatica, la
creola indolente, e la francese vivace e leggera; tutte le donne desiderano pia
cere, tutte amano truccarsi. Questo bizzarro piacere accomuna deserto e ser
raglio. Duperron, racconta di una giovane di una tribù, che volendo attirare
l'attenzione, prese furtivamente un piccolo pezzo di carbone, corse in un an
golino a sminuzzarlo, lo massaggiò sulle gote, e tornò indietro trionfante, co
me se questo ornamento avesse reso più sicuro l'effetto del proprio fascino.
M. Castellan, nelle sue lettere sulla Grecia e sull'Ellesponto, tratteggia più o
meno così il ritratto di una principessa greca che ritrasse a Costantinopoli:
«non era affatto, diceva, la bellezza ideale che avevo immaginato. I suoi occhi
12 La Fontaine.
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APRILE
Venere stessa non era priva di artifici. Che sia dunque concesso alla bel
lezza di ricorrervi alle volte, ma che la verità traspaia sempre da una leggera
menzogna, e che un po' di rossetto sia per la bellezza malinconica ciò che il
sorriso è sulle labbra d'una madre che soffre e tenta di celare ai figli la tristez
za, o di carpirla agli occhi dell'ottusa indifferenza.
La buglossa è il simbolo della menzogna, perché la sua radice è utile per la
composizione della maggior parte dei fard. Quello di cui costituisce la base è
forse il più antico e meno pericoloso di tutti. Riunisce insieme più qualità, per
siste più giorni senza rovinarsi, come per i colori naturali l'acqua lo ravviva, e
non sciupa la pelle che abbellisce.
1 3 Adonis, poema.
1 4 VoLTAIRE, Henriade.
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PRIMAVERA
ONONIDE, ARRESTABUE
OsTACOLO.
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MAI.
APRILE
discorsi. Quante volte poi, fragile e indecisa, in lotta con me stessa, ho ripen
sato alle parole di quell'uomo: lA volontà non conosce ostacoli!
CAPRIFOGLIO
LEGAMI D'AMORE.
ERBA MEDICA
VITA.
L'erba medica cresce a lungo sullo stesso terreno, ma quando l' abbando
na, è per sempre. Ecco perché di certo è il simbolo della vita.
Nulla è più affascinante di un campo d'erba medica in fiore; si estende a
perdita d'occhio come un immenso tappeto verde screziato di viola. Cara al
l' agricoltore, questa pianta offre un abbondante raccolto, senza richiedere al
cuna cura. La si falcia, e rinasce. Alla sua vista, la giovenca gioisce; la pecorella
l'adora, delizia la capra e rallegra il cavallo. Cresce nei nostri climi, come un
dolce dono che viene dal cielo. La possediamo senza sforzi, ne gioiamo senza
attenzione, senza riconoscenza. Spesso la preferiamo ad un fiore che non ha
altro merito che un luccichio fugace. Così troppo spesso sfuggiamo la felicità
certa, per inseguire piaceri transitori che infine si sgretolano e fuggono via.
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MAGGIO
n mughetto ama le gole delle vallate, l'ombra delle querce, le rive dei ru
scelli; fin dai primi giorni di maggio, i suoi fiori d'avorio sbocciano, ed espan
dono il loro profumo nell'aria. A questo segno l'usignolo lascia le siepi e i ce
spugli, e va in cerca di una compagna nel cuore delle foreste, una solitudine,
una voce che sempre risponde al suo richiamo; guidato dal profumo del giglio
delle convalli, il piccolo uccellino sceglie subito il suo rifugio; ci si stabilisce,
ne allontana i rivali, e qui celebra, con canti melodiosi, la solitudine, l'amore e
il fiore che, ogni anno, gli annuncia il ritorno della felicità.
OLIVELLA
TUTELA.
«Perché, chiedeva una giovane madre al vecchio pastore del paese, non ha
piantato una siepe di spini invece che questa siepe di olivella fiorita che recinta
il giardino?» L'uomo le rispose: «quando proteggi tuo figlio da un gioco pe
ricoloso, il diniego è addolcito dalle tue labbra con un tenero sorriso, il tuo
sguardo è una carezza; e, se si ammutolisce, la mano materna gli porge subito
un giocattolo che lo consola: così la siepe del pastore deve allontanare gli in
vadenti, e offrire fiori anche a coloro che respinge».
ERICA COMUNE
SOLITUDINE.
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MAGGIO
Felici pastori ! Potete danzare fra i prati, coronarvi delle spighe di Cerere,
inebriarvi dei doni di Bacco, e riposarvi all'ombra delle foreste; voi potete,
perché tutto è gioia per chi è felice.
Io, guidata dal mio spirito malinconico, indirizzerei i miei passi verso quei
luoghi ameni, che l'umile erica, amante della solitudine, contende alle fatiche
degli uomini: qui, seduta all'ombra di una ginestra, mi immergerei nelle mie
malinconiche meditazioni, e presto mi verrebbero incontro da più parti, crea
ture tristi, sofferenti, avvilite come me. La pernice cacciata dalla maggese che
ha appena perso la sua famiglia; la cerva inseguita dai cani; la lepre stremata; il
timido coniglio, timoroso sulle prime per il mio aspetto, si uniranno al mio
pianto; forse verranno ai miei piedi in cerca di protezione dalla passione degli
uomini per la caccia ! Anche le laboriose api mi circonderanno; e se strappassi
un solo stelo di erica alle loro solitudini, verrebbero a depositare sulle mie ma
ni il miele che raccolgono, sì ! per gli altri più che per loro stesse. E i rumorosi
francolini dal canto squillante ! Scandiranno il tempo che fugge, senza lasciare
nella desolazione né tracce né rimpianti. Dolci colombelle ! teneri usignoli ! i
vostri singulti e sospiri sono diretti ai boschetti profumati; ma io non posso
più sognare alla loro ombra; la voce del deserto vi raggela; per me è invece
desiderabile: e al primo chiaro di luna, questa voce lugubre echeggerà nell'a
ria. Sovrano della sua solitudine, il gufo uscirà dal tronco cavernoso di una
vecchia quercia, appollaiato sui rami che nascondono il suo regno di muschio,
i suoi suoni terrorizzano l'amante in pena che conta i minuti dell'assenza; fan
no trasalire la madre che veglia il letto del figlio con la febbre: ma consolano
l'infelice che ha rimesso alla tomba tutto ciò che ha amato sulla terra . . .
Spesso questo canto lugubre ti desterà ! Sventurato Young ! Per parlarti
della morte e dell'eternità: spesso sveglia anche me; e se, diversamente da
te, non m'ispira versi sublimi, come a te m'ispira il distacco dal mondo e l'a
more per la solitudine.
NARCISO
EGOISMO.
li narciso dei poeti emana un dolce profumo; indossa una corona d'oro al
centro di un ampio fiore, sempre bianco come l'avorio, e leggermente inclina
to: questo fiore cresce naturalmente nei nostri climi; ama l'ombra e la fre
schezza delle acque.
Secondo la leggenda un giovane pastore fu mutato da Amore in questo
fiore perché volle punirlo per l'indifferenza corrisposta ad un innamoramento
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PRIMAVERA
TIGLIO
AMoRE CONIUGALE.
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MAGGIO
FRAGOLE
BONTÀ ESEMPLARE.
Uno dei nostri più celebri scrittori concepì il progetto di scrivere una sto
ria generale della natura, emulando opere classiche e moderne. Ma una frago-
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PRIMAVERA
la, che per caso era cresciuta sulla sua finestra, lo fece desistere da un disegno
tanto vasto; osservò la fragola, e colte le infinite meraviglie, capì che una sola
pianta e le piccole creature che la abitano possono da sole riempire la vita di
più saggi. Abbandonò dunque il suo progetto e rinunciò all'ambizioso titolo
della sua opera, che più modestamente intitolò Études de la nature. È in que
sto libro, degno di Plinio e Platone, che bisognerebbe imparare il piacere del
l' osservazione sulle cose, della buona letteratura, e qui soprattutto leggere la
storia della fragola. Quest'umile piantina cresce al limitare dei boschi e li co
pre di quei frutti deliziosi che appartengono a chiunque voglia raccoglierli. È
un dono generoso che la natura ha sottratto al diritto esclusivo della proprietà,
e che si compiace di offrire parimenti a tutti i suoi figli. I fiori della fragola
formano dei graziosissimi bouquet; ma quale mano barbara oserebbe racco
glierli, sottraendo i loro frutti alla mano che, in futuro, li raccoglierà? Soprat
tutto fra i ghiacciai delle Alpi questi frutti si trovano in tutte le stagioni. Quan
do il viaggiatore, arso dal sole, stanco di scarpinare su queste rocce vecchie
come il mondo, nel cuore di queste foreste di larici per metà incurvati sotto
il peso delle valanghe, cerca vanamente un capanno dove riposarsi, una fonte
per rinfrescarsi, vede improvvisamente spuntare, fra le rocce, un esercito di
giovani donne che avanzano con ceste colme di fragole profumate; appaiono
su tutte le alture, in fondo ad ogni precipizio. Sembra che ogni roccia, ogni
albero sia protetto da una di queste ninfe che il Tasso immaginava sull a porta
del giardino di Armida. Seducenti e meno pericolose, le contadine svizzere,
offrendo le loro ceste al viaggiatore, lungi dall'arrestare il suo cammino, ritem
prano le sue forze perché si allontani.
Lo studioso Linneo fu guarito dai frequenti attacchi di gotta con cure a
base di fragole. Spesso questo frutto ha restituito la salute a pazienti abban
donati da tutti i medici. Si possono preparare mille deliziosi sorbetti, che ar
ricchiscono le tavole più imbandite, e sono il lusso di ogni pasto campestre.
Dappertutto queste bacche odorose, che contendono freschezza e profumo
al bocciolo della più bella fra i fiori, rallegrano i sensi. Ciononostante alcuni
molto distratti non apprezzano le fragole, e si perdono alla vista di una rosa.
Bisogna meravigliarsene, come quando si vede della gente impallidire al rac
conto di una buona azione, come se la ricerca della generosità fosse un insul
to? Fortunatamente questi episodi non tolgono niente al gesto disinteressato
di una buona azione, alla bellezza di una rosa, né alla bontà esemplare del
più attraente fra i frutti.
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MAGGIO
TIMO
VITALITÀ.
Insetti di tutte le forme, scarabei di tutti i colori, api operaie, farfalle leg
gere, circondano senza posa i ciuffi fioriti del timo. Forse quest'umile piantina
appare a questi leggeri abitanti dell'aria, che non vivono che una primavera,
come un immenso albero antico quanto la terra, coperto di foglie sempreverdi
su cui i fiori troneggiano come superbe anfore, colme di miele a loro uso.
I greci consideravano il timo simbolo della vitalità; di certo, avevano osser
vato come il suo profumo, sollecitasse la mente, e fosse benefico per gli anzia
ni cui restituiva forze, agilità e grinta.
La vitalità è una qualità battagliera associata da sempre al vero coraggio. È
per questo che un tempo le dame ricamavano spesso, sul mantello dei loro cava
lieri, un'ape che ronzava intorno ad un ramo di timo. Questo doppio simbolo
aggiungeva che colui che l'aveva adottato avrebbe messo dolcezza in ogni azione.
VALERIANA ROSSA
MITEZZA.
La valeriana dai fiori rossi delle Alpi cresce nuovamente nei nostri giardi
ni. TI suo manto è splendente, ma sempre un po' scomposto. Questa figlia del
le montagne mantiene fra i fiori coltivati un portamento rustico che le confe
risce un'aria disarmonica facendola apparire fuori posto; ciononostante questa
bellezza goffa deve la sua fortuna ai suoi meriti; la radice è eccellente contro la
maggior parte delle malattie che provocano debolezza; il suo infuso aguzza la
vista, riaccende lo spirito, allontana la malinconia; fiorisce quasi tutto l'anno;
la coltivazione la impreziosisce, ma non dimentica mai la sua origine campe
stre, e la si vede preferire alle aiuole i fianchi di un'arida collina, o la cima di
uno scalcinato muro. Le valeriane dei boschi e dei prati hanno le stesse virtù e
qualità della valeriana rossa; ma la mano del giardiniere la trascura, perché
manca della docilità che caratterizza quella delle Alpi.
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ESTATE
GIUGNO
LE ROSE
Chi mai in grado di comporre versi non ha elogiato la bellezza della rosa?
I poeti non sono riusciti ad accrescerne la grazia, né ad esaurirne l'elogio;
l'hanno soprannominata, a ragione, figlia del cielo, gioia della terra, gloria
della primavera; ma quale espressione ha mai reso il fascino di questo fiore,
l'effetto voluttuoso d'insieme e la grazia divina? Quando sboccia, l'occhio se
gue estasiato gli armoniosi contorni. Ma come descrivere le porzioni sferiche
che la compongono, le sfumature seducenti che la colorano, il dolce profumo
che esala? Eccola, in primavera, ergersi fra l'elegante fogliame, circondata dai
numerosi boccioli; si direbbe che la regina dei fiori si crogioli al soffio d'aria
che la dondola, che si adorni delle gocce di rugiada che la bagnano, che sor
rida ai raggi del sole che la sfiorano; si direbbe che la natura si sia prodigata
per fornirle a gara freschezza, bellezza delle forme, profumo, vivacità e gra
zia. La rosa impreziosisce tutta la terra: ed è la più comune fra i fiori. TI gior
no in cui la sua bellezza raggiunge il culmine, la si vede sfiorire; ma ogni pri
mavera rinasce fresca e rinnovata. Molti poeti l'hanno cantata, ma non è
sfiorito il suo elogio, e basta il nome per ringiovanire le loro opere. Emblema
di tutte le età, interprete di tutti i sentimenti, la rosa si unisce alle nostre ce
rimonie, alle nostre gioie, ai nostri dolori. La spensierata allegria se ne coro
na, il casto pudore prende in prestito il dolce incarnato; le si paragona la bel
lezza, la si dona come premio alla purezza, è l'immagine della giovinezza,
dell'innocenza, e del piacere; appartiene a Venere, e, rivale della bellezza
stessa, la rosa possiede come lei, la grazia affascinante ancora più che la bel
lezza stessa.
Anacreonte, poeta degli amori, ha celebrato la rosa, e per elogiarla ade
guatamente, è sufficiente citarne i versi.
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ESTATE
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GIUGNO
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ESTATE
CORONA DI ROSE
RICOMPENSA PER LA VIRTÙ .
ROSA BORRACCINA
AMoRE, vowrrÀ .
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GIUGNO
Questi fiori sembra che invitino i potenti a fare del bene: la riconoscenza è
più dolce del loro profumo, e la stagione del potere è spesso più breve della
loro bellezza.
TI poeta Bonnefons inviò, al suo amore, due rose, una bianca e l'altra dal più
vivido aspetto: la bianca, per indicare il chiarore della pelle, e la rossa per simbo
leggiare il fuoco del suo cuore; al bouquet aggiunse anche questi quattro versi:
Per te, Dafne, questi fiori schiusi leggermente;
L'una bianca, vedi, l'altra vivamente
Splende: l'una dipinge il mio pallore,
L'altra la mia passione: insieme il mio dolore.
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ESTATE
L'adulto che parla d'amore ad una ragazza, è come il vento d'autunno che
lascia appassire la rosa senza farla sbocciare (P.) .
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GIUGNO
6 Guillemain.
7 De Leyre.
B Abate di La Chassaigne.
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ESTATE
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LUGLIO
ARTEMISIA
BEATITUDINE.
Incantevole fiore, non ho affatto dimenticato che hai protetto la mia infan
zia; non ho affatto dimenticato quei giorni felici quando la mia nutrice, la vi
gilia di San Giovanni, intrecciava, in segreto, i miei capelli biondi con una co
rona di artemisia. E abbracciandomi mi diceva: «Cara piccolina, eccoti
protetta, con cura, da tutte le paure, da tutti i crucci degli spiriti maligni e dal
la cattiveria degli uomini». Rispondevo con tenere carezze alle sue attente pre
mure; il mio giovane cuore si apriva alla fiducia; gli spiriti e la cattiveria erano
per me la stessa cosa; ne avevo paura senza conoscerli. Ah ! Potessi oggi, an
cora, indossare quella ghirlanda di fiori, e con un'innocente superstizione
sconfiggere le avversità della vita !
Che non si pensi però che l'Artemisia sia una pianta senza utilità, senza
virtù: riporto qui, in suo onore, ciò che ne scriveva Plinio, con la traduzione
del vecchio Antoine du Pinet:
«L'onore di scegliere il nome delle erbe non appartiene solo agli uomini,
anche le donne ne sono affascinate, e hanno fatto la loro parte, infatti la regina
Artémisia, moglie del ricco Mausoulus, re della Caria, s'industriò tanto, che
battezzò col suo nome l'artemisia, che, d' all0r-. in avanti è stata battezzata par
thenis. Tuttavia, ci sono varietà che hanno il n.Jme di arthemisia non grazie ad
Artémisia, ma per via della dea Artémis Illithya, 9 del resto quest'erba è parti
colarmente cara alle donne». In effetti, lppocrate, Dioscoride, Galeno, Zacu
tus Lusinatus, e un esimio professore dei nostri giorni, 10 così come il celebre
Alibert, hanno a loro volta esaltato le qualità dell'artemisia.
Incantevole pianta, quando, piena di fiducia nelle tue soprannaturali virtù,
credevo potessi proteggermi da ogni tipo di sofferenza, ignoravo che un tem-
9 Diana.
1 0 Gilibert.
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ESTATE
po una regina avesse conteso ad una dea la gloria di donarti il suo nome. Non
sapevo che gli antichi sapienti, e gli studiosi d'oggi si occupassero delle tue
virtù benefiche; ma queste superflue scoperte non hanno aggiunto niente alla
mia riconoscenza. Se, un giorno in campagna mi smarrissi, e t'incontrassi, il
mio cuore batterebbe all'impazzata, e i miei occhi si riempirebbero di lacrime;
pensando alla mia infanzia felice, ai fuochi di San Giovanni, alla mia cara nu
trice, alle ghirlande di fiori che sospendeva sul mio destino acerbo. Dolci ri
cordi, ti devo ancora un istante di felicità.
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LUGLIO
bosa, questo bizzarro duca volle gioire da solo del suo affascinante tesoro; e
impedì al giardiniere di donare un solo rametto, un solo fiore. n giardiniere
sarebbe rimasto fedele, se non avesse incontrato l'amore; il giorno di festa
in onore della sua donna, le donò un mazzo di fiori; e, per renderlo ancora
più prezioso, lo intrecciò con un ramo di gelsomino. La ragazza, per conser
varne la freschezza lo ripose nella terra fresca; il ramo restò verde tutto l'anno,
e, la primavera seguente, lo ammirarono crescere e fiorire. La ragazza che ave
va ricevuto delle nozioni dal fidanzato, lo coltivò; e lo moltiplicò con le sue
mani. Era povera, e lui certo non ricco: una madre prudente impediva che
unissero le loro miserie; ma l'amore aveva compiuto il miracolo, la ragazza
seppe approfittarne: decise di vendere i suoi gelsomini, andarono a ruba tanto
che racimolò un piccolo tesoro, da arricchirsene. Le ragazze toscane, per con
servare il ricordo di questa avventura, portano, il giorno delle nozze, un bou
quet di gelsomino, e hanno un proverbio che recita, se una ragazza merita di
portare questo bouquet, è ricca da poter fare la ricchezza del marito. Mi piace
pensare che il gelsomino francese discenda da quello che fu felicemente col
tivato dalle mani dell'amore.
- 43
ESTATE
12 An toine Heroet.
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LUGLIO
VERBENA
ESTASI .
LOGLIO
VIZIO .
li Loglio è l'emblema del vizio; il suo gambo è simile a quello del frumento,
cresce insieme alle migliori messi. La mano dell'agricoltore, sapiente e abile,
estirpa quest'erba infestante con attenzione per non confonderla con il grano
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ESTATE
buono. Così un saggio maestro deve essere paziente per sradicare le inclinazio
ni malvagie che nascono in un cuore giovane. Ma deve temere di soffocare i
germi della virtù, sradicando quelli del vizio. La madre di Duguesclin si dispe
rava vedendo sempre il figlio rientrare ogni giorno al castello sudicio, impolve
rato e ferito; un mattino, decise di punirlo; ma una donna saggia le disse:
«Guardati dal punirlo, verrà il giorno in cui gli stessi difetti che non tolleri fa
ranno la gloria della sua famiglia e il rispetto del suo paese». Per una madre che
commette un errore, molte altre si adoperano per coltivare il loglio nel cuore
dei figli, e non si rendono conto che ha messo le radici al tempo della mietitura !
MALVA VISCHIO
BENEFICENZA.
ADONIDE
DoLOROSI RICORDI.
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LUGLIO
ACACIA - ROBINIA
AMORE PLATONICO.
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AGOSTO
GIGLIO COMUNE
MAEsTosiTÀ.
15
È il re dei fiori e la rosa è la regina.
1 5 Boisjolin.
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AGOSTO
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ESTATE
GRANO
RICCHEZZA.
I botanici assicurano che non si trova da nessuna parte il grano allo sta
dio primitivo. Questa pianta sembra essere stata consegnata, dalla Provvi
denza, alle cure degli uomini, insieme alla scoperta del fuoco, per assicurare
la vita sulla terra. Con il grano e il fuoco, si è potuto conquistare e guada
gnare gli altri beni. L'uomo, con il grano, può nutrire tutti gli animali do
mestici che sostentano la sua vita e condividono le fatiche del lavoro: il pol
lo, l'anatra, l'asino, la pecora, la capra, il cavallo, i bovini, il gatto e il cane
che, con una metamorfosi meravigliosa gli rendono, in cambio, uova, latte,
lardo, lana, sostegno, amicizia e riconoscenza. Il grano è la prima fonte di
socializzazione, poiché la coltivazione e la lavorazione richiede forte impe
gno, e aiuto reciproco: non a caso gli antichi chiamavano l'adorata Cerere,
legislatrice.
Un arabo, smarritosi nel deserto, e digiuno da due giorni, stava per morire
d'inedia. Passando nei pressi di un pozzo, dove soggiornavano le carovane,
scorse sulla sabbia una piccola sporta di cuoio; la raccolse: «Dio sia lodato, dis
se, credo ci sia un po' di farina». Aprì in fretta il sacchetto; ma alla vista del con
tenuto, gridò: «Che io sia maledetto ! non c'è che della polvere d'oro ! 1 6 ».
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AGOSTO
UN BOUQUET DI DALlE
LA MIA RICONOSCENZA SUPERA LE TUE CURE .
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ESTATE
nia, dove decora i luoghi pubblici, le fontane e le tombe. Oggi la si trova dap
pertutto, in Prussia, in Danimarca, in Svezia, dove il suo nome rievoca l'illu
stre botanico André Dahl di cui questo fiore porta il nome.
In Inghilterra, la dalia è particolarmente oggetto d'un florido commercio.
In Italia, i suoi ciuffi splendenti, un po' sottovalutati, si legano a quelli dei più
nobili fiori. In Russia, si realizzano delle aiuole interne che si intravedono dalla
strada o attraverso grandi vetrate di puro cristallo; alle volte questa vista lon
tana offre la delicata parvenza di primavera ai tristi inverni di questi rigidi climi.
La dalia è consacrata alla riconoscenza; se avesse due profumi, uno sareb
be per l'amore.
Questa virtuosa principessa intendeva dire, con questa massima, che tutte
le sue riflessioni, i suoi affetti, si rivolgevano al cielo, come la calendula al sole.
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AGOSTO
RESEDA
LE TUE QUALITÀ SUPERANO IL TUO FASCINO .
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ESTATE
Alla lettura, Amelia lanciò uno sguardo sdegnato a Walstheim e alla cugi
na, continuando a flirtare con il colonnello. Quando s'accorse che Walstheim
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J lJ l i'\'.
J
/
) )
JIITLLE T.
AOUT.
AGOSTO
DATURA
CARISMA FALLACE.
BIGNONIA
SEPARAZIONE.
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ESTATE
te vuole sottrarre una creatura all'ambiente che l'ha vista nascere e, non pen
sando che alle proprie convenienze, dimentica il più delle volte la pianta che
avrebbe fatto dimenticare alla nuova prigioniera le dolcezze della patria. Sra
dica la pianta, non tollera l'insetto che la abita, l'uccello che l'abbellisce, e il
bruco che si nutre delle sue foglie e si riposa sotto la sua ombra. Se si osserva
la bignonia con il suo verde tenero e i suoi fiori porporini, qui dà sempre l'idea
di essere una pianta esotica. Sempre gli preferiamo il grazioso caprifoglio, da
cui l'ape succhia il miele, la capra bruca le foglie, e offre il suo frutto a orde di
merli, di capinere, di fringuelli, di cardellini. Senza dubbio, la ricca bignonia
cercherebbe di riequilibrare tutti questi vantaggi ai nostri occhi, se la vedessi
mo animata dall'uccello mosca della Florida, che, nelle vaste foreste del Nuo
vo Mondo, preferisce questo ricco fogliame a qualsiasi altro riparo: «Costrui
sce il nido in una delle sue foglie che arrotola a cono; trova nutrimento nei
fiori rossi, simili a quelli della digitale, dove beve dalle ghiandole nettaree;
vi affonda l'esile corpicino che all'interno del fiore sembra uno smeraldo in
cassato nel corallo, e talvolta si spinge così avanti, che si lascia rapire». 1 7 Que
sto piccolo essere è l'anima, la vita, il prolungamento della pianta che ama;
diviso da quest'ospite aereo, questa bella liana non è che una vedova desolata,
che ha perso tutto il suo fascino.
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AGOSTO
Ma queste bolle leggere servono pure per altri due impieghi. Se si vive lon
tano dall'oggetto del nostro amore, si stacchi con attenzione una di queste pic
cole sfere trasparenti; si carichi ciascuna delle piccole balze che la compongo
no, di un tenero pensiero; poi ci si rivolga ai luoghi abitati dall'amore, si soffi,
e tutti questi piccoli viaggiatori, messaggeri fedeli, porteranno ai suoi piedi i
segreti omaggi. Se si desidera sapere se il nostro amore ricambia l'affetto, si
soffi ancora; e, se resta un solo pennacchio, è la prova che non ci dimentica;
ma questa seconda prova, va fatta con attenzione; bisogna soffiare dolcemen
te; poiché, a nessuna età, anche in quella effervescente degli amori, bisogna
soffiare troppo forte sulle dolci illusioni che arricchiscono la vita.
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AUTUNNO
SETTEMBRE
I FIORI
1 Generalmente, si assume che il ]ardin des Plantes fu fondato da Luigi XIII; ma Enrico IV
ebbe per primo l'idea. E al Louvre, nel Jardin de l'Infante, che amava far coltivare le piante che il
viaggiatore Moquet portava con sé dalle differenti parti del mondo. (Si veda i Voyages de Moquet) .
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AUTUNNO
Plantes, sembrava voler annettere con catene di fiori il suo popolo a tutte le po
polazioni del mondo. È quasi incredibile osservare come queste piante esotiche
abbiano mantenuto il loro istinto e le loro peculiarità naturali ! La sensitiva si
ritira nella mia mano come su quella di un americano; la calendula d' Mrica, an
nuncia a me, come agli abitanti del deserto, i giorni secchi o piovosi. li convol
volo del Portogallo mi avverte che, fra un'ora, quel che resta del giorno sarà tra
scorso, e la bella di notte annuncia al timido amante che alla fine l'ora
dell'incontro sta per scoccare.
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SETTEMBRE
MIOSOTIDE
RICORDATI DI ME; NON TI SCORDAR DI ME.
Non ho visto mai miosotidi palustri così belle ed abbondanti come lungo le
sponde di un ruscello del Lussemburgo. Gli abitanti chiamano questo rigagno
lo vasca delle fate, o cascata della quercia incantata; questi due nomi, derivano
certamente dalla bellezza della sorgente, che sgorga, gorgogliando, ai piedi di
una quercia vecchia come il mondo. In partenza le acque di questo ruscello sal
tano di cascata in cascata, sotto una lunga volta di verzura, che non abbando
nano finché non scorrono lentamente lungo una vasta prateria; e qui, appaiono
all'occhio estasiato come un lungo filo d'argento. La sponda più esposta al
mezzogiorno è la sola ricoperta di una fitta bordura di non ti scordar di me;
i graziosi fiorellini di questa pianta risplendono nel mese di luglio di un blu si
mile a quello del cielo; e s'inclinano come se provassero piacere a specchiarsi
nel cristallo d'acqua, di una purezza assoluta. Spesso nei giorni di festa le ra
gazze dai bastioni della città, scendono sulle sponde di questo ruscello. A ve
derle coronate dei fiori che bagna le si confonderebbe con altrettante ninfe,
che celebrano dei giochi in onore della bagnante della quercia incantata. A ra
gione, l'autore delle Lettres à Sophie racconta che la miosotide fu un tempo og
getto di una toccante metamorfosi, forse meno toccante che la verità storica dei
fatti. «Ho sentito raccontare in Germania, scriveva, che, molto tempo fa, due
giovani amanti, la vigilia del loro matrimonio, passeggiavano lungo le sponde
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AUTUNNO
del Danubio; un fiore blu celeste si reggeva in equilibrio fra le onde e rischiava
d'essere travolto. D ragazzo si precipitò, per afferrare lo stelo fiorito, e cadde
inghiottito dalle acque. Si racconta che, con un ultimo sforzo, abbia lanciato
questo fiore sulla riva, e che un istante prima di sparire per sempre gridò un'ul
tima volta: «amami, non ti scordare di me».
Quando si vide per la prima volta l'astro della Cina sfavillante nelle aiuole;
gli si attribuì il nome di astro cinese. In effetti gli splendidi fiori brillano come
stelle e sono originari della Cina.
Fu P. d'Incarville , missionario, che intorno al 1730 ne spedì i semi al ]ardin
du Roi. Se ne ottenne sulle prime una varietà semplice, e d'un colore uniforme;
ma, in seguito, la coltura raddoppiò, triplicò, quadruplicò all'infinito i fioroni
satinati che coronano il suo disco. Una fra le più belle varietà trasforma i rosoni
dorati dei larghi dischi in steli cavi simili alla peluria degli anemoni. Si suppo
neva, erroneamente, che i cinesi non conoscessero che la varietà violetta espor
tata; possiedono invece tutte le varietà che ammiriamo, e sanno anche sfruttare
queste varietà per creare, con l'astro della Cina, decorazioni dall'aspetto così
armonioso difficile da descrivere a parole. Per preparare queste decorazioni,
coltivano questi fiori in vasi, poi ne separano colori, e sfumature, disponendoli
con un'arte sublime, in modo da ottenere lunghi tappeti, che non s'interrom
pono né si confondono. Spesso raddoppiano quest'effetto, ponendo quest'in
canto fiorito nei pressi di un corso d'acqua. Io ho voluto provare questa deco
razione di cui un esperto viaggiatore mi aveva ampiamente parlato, ma mi
mancavano, per ottenere l'effetto desiderato, la varietà delle sfumature e anche
dei colori, ma soprattutto l'ammirevole pazienza cinese, che non conosce osta
coli. Ciononostante, la mia piccola aiuola, più radiosa che spenta, è piaciuta a
chiunque la guardasse, e ci siamo meravigliati del fatto che niente di simile fosse
tentato per l'arredo dei nostri giardini pensili e delle nostre feste.
3 Lettres à Sophie, t. I.
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SETTEMBRE
Simbolo della varietà, l'astro della Cina deve ad una coltivazione ben riu
scita il suo ammirevole fascino; la mano esperta del giardiniere ha arricchito i
suoi dischi dorati di tutti i colori dell'arcobaleno. Così il pensiero può accre
scere all'infinito, le potenzialità dello spirito. Maestoso e leggiadro, l'astro
della Cina non è l'impudente rivale della rosa, ma ne fa le veci e si sostituisce
all'eventuale assenza.
TUBEROSA
VoLUTTÀ.
Guy de la Brosse, che ha progettato il Jardin du Roi, scrive così nella sua
originale opera sulla natura delle piante: «Non mi piacciono le ripetizioni inu
tili di vecchie idee nei libri nuovi; piuttosto mi sembra più opportuno indaga
re la verità alla sua fonte». li caro Guy de la Brosse aveva pienamente ragione;
la natura è un libro insondabile, e sempre nuovo, tanto che ogni giorno si può
incorrere in scoperte eccezionali.
I frutti più appetibili, più gustosi, arricchiscono il cuore della terra dalla
notte dei tempi, e ciononostante la maggior parte di questi beni preziosi e
affascinanti ci sono sconosciuti, oppure lo erano: si consideri la tuberosa, co
sì appariscente, così profumata, così perfetta da piacere a tutti; non è stata
importata dall a Persia che nel 1 632 , da padre Minuti: fiorì in Francia per la
prima volta, da M. de Peiresc, a Beaugencier, a Tolone. Questo bellissimo
fiore era ancora modesto: ha raddoppiato i suoi petali molto dopo, grazie
alle cure dell'abile coltivatore de Leyde, detto Lecour; da allora ad oggi si
trova in tutta la terra. In Russia, non fiorisce, è vero, che per i re e per i loro
stretti collaboratori; ma cresce naturalmente in Perù; cresce senza essere col
tivato, e viene abbinato al luccicante nasturzio per adornare il dorso della
focosa americana. La tuberosa, questa superba figlia d'oriente, cui l'illustre
Linneo ha dato il nome d'eccellenza di polyanthe, fiore degno delle città, è
qui oggi, come in Persia, il simbolo della voluttà. Un giovane icoglane, che
riceve dalle mani della sua signora uno stelo di tuberosa in fiore, va in estasi;
poiché così interpreta questo felice simbolo degli amori: «Il piacere supererà
la pena 5 ».
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AUTUNNO
6 BERNIS, Épitre.
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SETTEMBRE
Gli orientali sostengono che i profumi innalzano la loro anima verso il cie
lo; è vero che esaltano e che danno una sorta di ebbrezza: la loro persistenza è
così profonda, che unita ai ricordi regala, anche dopo molti anni, tutta la forza
d'una sensazione presente.
Luigi XIV amava appassionatamente l'odore delle tuberose. Quest'odore
richiamava in lui, senza dubbio, un ricordo toccante di quell'incantevole figlia
che mostrò al mondo come un re potesse essere amato per sé stesso. Made
moiselle de la Vallière, dopo avere dato tutto per Luigi, fu nominata figlia d'o
nore di Maria Teresa; la sua camera era accanto l'appartamento della splendi
da principessa. Diventata madre nel cuore della notte, questa fragile amante
ebbe la forza di soffrire senza commiserarsi; e, dal momento che la regina sa
rebbe dovuta passare la mattina stessa accanto al suo letto per recarsi a messa,
Mademoiselle de la Vallière, sperando di sviare i sospetti, fece coprire il cami
no di tuberosa, e si alzò per andare al cospetto della regina. Così quest'infelice
tentava di alleviare il suo tormento interiore provando, a rischio della sua stes
sa vita, il suo rispetto per la virtù: un tempo, si credeva che l'odore delle tu
berose fosse mortale per una donna debilitata, e quest'opinione non può non
avere un fondo di verità.
La contessa Eleonora, figlia naturale di Cristiano IV, re di Danimarca, ce
lebre per le sventure, i crimini e l'esilio del conte Ulfeld, suo sposo, offre una
prova abbastanza indicativa del potere dei profumi sui ricordi. Questa princi
pessa aveva amato, a tredici anni, un ragazzo, suo fidanzato. n ragazzo morì
nel castello stesso dove fervevano i preparativi per le nozze. Eleonora, dispe
rata, volle dare l'ultimo addio al suo triste amore; si fece condurre nella came
ra ardente. n corpo era steso in una cassa coperta di rosmarino. La scena, l'o-
7 Philippon de la Madeleine.
s Bemis.
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AUTUNNO
SOLE o GIRASOLE
fALSA RICCHEZZA.
li girasole è originario del Perù, dove questi fiori erano adorati come im
magine dell'astro del giorno. Le vergini del sole, nelle loro cerimonie religiose,
indossavano una corona d'oro che rappresentava questo fiore immenso, sfavil
lante nelle loro mani e sul loro seno. Gli spagnoli, rimasero abbagliati da que
sto sfarzo, soprattutto, quando videro dei campi interi ricoperti da granturco
e girasoli, imitati con tale maestria, che l'oro con cui erano realizzati, sembrò a
questi avidi conquistatori quasi meno apprezzabile. Ma dopotutto, il fasto di
quella popolazione americana che meravigliava, risplende ancora in tutto l'o
riente: il trono del gran Mogol è sovrastato da una palma d'oro con dei frutti
di diamante, gli intonaci della sala dove il monarca riceve gli ambasciatori, so
no rivestiti da una vite d'oro smagliante, la cui uva è realizzata con ametiste,
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SETTEMBRE
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AUTUNNO
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O C T ORltE .
:SOYEl U l UlE .
OTTOBRE
EDERA
AMICIZIA.
L'amore fedele trattiene con un ramo d'edera le rose passeggere che co
ronano il suo capo. L'amicizia ha scelto per emblema l'edera che circonda di
verde un albero mozzato, con queste parole: Niente può staccarmene. In Gre
cia, l'altare nuziale era cinto da un'edera, e se ne donava un gambo ai novelli
sposi, come simbolo di un legame indissolubile. I Baccanti, il vecchio Sileno,
e Bacco stesso, erano coronati d'edera. Le foglie sempreverdi dell'edera era
no, per questa corte gioiosa, il simbolo di una costante ebbrezza. Talvolta si è
rappresentata l'ingratitudine come dell'edera che soffoca il suo sostegno:
l'autore della raccolta di Études de la nature ha respinto questa calunnia; sti
mando l'edera un modello per gli amici: «Niente, scrive, può separarla dal
l' albero una volta che l'abbraccia; lo ripara con le sue foglie nella stagione
crudele quando i rami anneriti non sostengono che la galaverna; compagna
dei suoi destini, cade quando la si piega; la morte, stessa, non la separa, e
arricchisce del verde costante il tronco ormai secco dell'appoggio di cui ha
goduto». Queste idee, tanto toccanti quanto poetiche, racchiudono il merito
di essere vere; l'edera cresce nella terra con le proprie radici, e non assorbe la
linfa vitale dalle piante che la circondano; protettrice delle rovine, è orna
mento delle vecchie mura che regge, non accetta affatto tutti i sostegni;
ma, arnica costante, muore dove si lega.
CAPELVENERE
DISCREZIONE.
Ad oggi, gli studi dei botanici su questa pianta non hanno raccolto che
risultati tendenziosi, continua a celare alle attente ricerche il segreto dei suoi
fiori e dei suoi frutti; non affida che allo zefiro i germi invisibili della sua gio
vane famiglia. Questo dio sceglie da solo la culla dei suoi figli; delle volte si
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AUTUNNO
compiace di formare, con l'ondeggiante chioma, l'oscuro velo che sottrae agli
sguardi l'antro dove dorme, dall'inizio dei secoli, la bagnante solitaria; altre
volte li porta sulle sue ali, e li fa sfavillare come verdi stelle in cima alle torri
di un vecchio castello, o li dispone con attenzione a festoni leggeri, e ne decora
i luoghi freschi e ombreggiati preferiti dai pastori. Così la felce mette in diffi
coltà la scienza, nasconde la sua segreta origine agli occhi indiscreti, ma si pre
mura di dare risposta, con dei benefici, alla mano che l'interroga.
COLCI-ITCO
BEI GIORNI PASSATI.
Verso gli ultimi giorni d'estate s'intravede brillare, sull'umida verzura dei
prati, un fiore simile allo zafferano primaverile: questo fiore è il colchico d'au
tunno; lungi dall'ispirare, come lo zafferano, la gioia e la speranza, annuncia a
tutta la natura l'allontanarsi delle belle giornate.
Un tempo si riteneva che questa pianta, originaria dei campi della Colchi
de, dovesse la sua nascita a qualche goccia del liquido magico che Medea pre
parò per ringiovanire il vecchio Giasone. Quest'origine favolosa ha fatto a
lungo considerare il colchico come un agente protettivo da ogni malanno.
Le donne svizzere legano questo fiore al collo dei loro figli, e li credono pro
tetti da ogni male. La stravagante opinione sulle virtù miracolose di questa
pianta ha incantato uomini gravemente sofferenti, anche l'esperienza del ce
lebre Haller, è stata vana per sconfiggere le superstizioni legate all'ignoranza.
Ma dopotutto il colchico interesserà sempre i ricercatori, concentrati sui fe
nomeni botanici più singolari. La corolla a sei dentelli screziati di violetto,
non ha né foglie né steli; un lungo tubicino, bianco come l'avorio, che non
è che un prolungamento del fiore, è il solo sostegno; è sul fondo di questo
tubo che la natura ha posto il seme, che non dovrà maturare che la primavera
seguente. li baccello che lo contiene, profondamente sepolto sotto l'erba, sfi
da i rigori dell'inverno; ma, con le prime belle giornate, questa sorta di culla
esce dalla terra, e si crogiola al sole, circondata da un ciuffo di larghe foglie
dal verde splendente. Così, questa pianta, rovesciando l'ordine consolidato
delle stagioni, unisce i suoi frutti ai fiori di primavera e i suoi fiori ai frutti
d'autunno. Ma, da sempre, i teneri agnellini fuggono alla sua vista; la pasto
rella si rattrista; e, se alle volte la malinconia intreccia una corona dei suoi
fiori di un blu morente, la consacra ai bei giorni passati che sono andati
per non tornare più.
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OTTOBRE
LAUROCERASO
PERFIDIA.
Dalle parte di Trebisonda, sulle rive del mar Nero, cresce spontaneamente
l'alloro venefico, che nasconde sotto la leggiadra e brillante verzura il più fune
sto di tutti i veleni; quest'albero, che adorna i boschetti in inverno, si riempie in
primavera di numerose piramidi di fiori bianchi cui seguono dei frutti neri si
mili a piccole ciliegie; i fiori e le foglie hanno il gusto e l'odore della mandorla.
Si racconta che una madre premurosa, un giorno di festa, avesse intenzione di
preparare per la sua famiglia una deliziosa pietanza, mise qualche etto di zuc
chero e un pugno di foglie di lauroceraso in una pentola di latte bollente. Alla
vista della festa organizzata gli occhi di tutti si riempirono di gioia. Ma sorpre
sa ! Non appena assaggiarono il cibo fatale i visi di tutti si contrassero, i capelli
si drizzarono sulla testa, il respiro precipitò, mille sospiri confusi strinsero il
petto, un furore orribile li percosse, li agitò e s'impadronì dei sensi. La madre,
incredula, avrebbe voluto chiedere soccorso; ma colta dagli stessi sintomi, do
vette condividere lo strano delirio cui non poté addurre rimedio. n sonno cal
mò alla fine le vertigini di questa terribile ebbrezza. Ma come dovette sentirsi la
povera madre, quando il giorno dopo un esperto le rivelò che aveva dato ai figli
un veleno in tutto simile a quello della vipera? 10 Questo veleno, concentrato
nell'acqua distillata o nell'olio essenziale di lauroceraso, è così violento, che è
sufficiente metterlo a contatto con la più leggera ferita per uccidere un uomo
robusto. Delle regole preventive hanno proibito, in Italia, la vendita di questo
tremendo veleno. Ciononostante avidi distillatori lo distribuiscono sotto il no
me di essenza di mandorlo amaro. Si dice anche che il profumo di questo ter
ribile alloro, possa evocare dal cuore degli inferi il demone degli incubi ! Fuseli,
celebre pittore inglese, ha visto e dipinto con pennellate sublimi e bizzarre gli
effetti di una simile imprudenza. Si pensi che ·ma ragazza in preda al mal d'a
more, per assicurarsi sogni sereni, ripose sotto . a cuffia un ramo di lauroceraso.
E presto un sonno pesante le serrò le palpebre. n fantasma evocato da un pro
fumo che non può non riconoscere, apparve, e si sedette con il viso contratto in
una smorfia sul petto dell'incauta ragazza. n dolore era rivelato da ogni tratto
dell'imprudente ragazza, il capo si voltava con fatica, le braccia cadevano ai
bordi del letto, il seno palpitava e si sollevava ansimante, si sentiva soffocare,
l'arresto cardiaco sembrava minacciarla. Tormentata da una serie di sogni in
coerenti, vedeva città assediate, vedove in lacrime, amanti stesi in bare sangui-
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AUTUNNO
TUSSILAGINE ODOROSA
RENDERE GIUSTIZIA.
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OTTOBRE
to, M. Villau fece quello dell'umile fiore; gli riservò una posizione privilegiata
nelle sue opere; e, da allora, la tussilagine, coltivata con cura, profuma sin dai
primi giorni di dicembre i saloni più eleganti.
GERANIO SCARLATTO
STUPIDITÀ.
CIPRESSO
LUTTO.
In tutti i luoghi in cui questi alberi incrociano il nostro sguardo, il loro lu
gubre aspetto suggerisce malinconici pensieri. Le loro alte piramidi rivolte al
cielo, gemono sollecitate dal vento. La luce del sole non riesce a penetrare l'o
scuro spessore, e quando gli ultimi raggi proiettano la loro ombra sulla terra,
vi si riconoscerebbe un nero fantasma.
Nei boschi fioriti, il cipresso si erige come le raffigurazioni della morte,
che i romani, mostravano ai loro convitati, nell'impeto della loro folle gioia.
Gli antichi hanno consacrato il cipresso alle parche, alle furie e a Plutone:
e lo piantavano nei pressi delle tombe. Le popolazioni orientali hanno la stessa
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AUTUNNO
BELLA DI NOTTE
TIMIDEZZA.
Il Geremia, XXV, 1 5 .
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OTTOBRE
QUERCIA
0SPITALITÀ.
Gli antichi credevano che la quercia, nata insieme alla terra, avesse offerto ai
primi uomini cibo e riparo. Quest'albero consacrato a Giove faceva ombra alla
culla di questo dio, quando nacque in Arcadia, sul monte Liceo. La corona di
quercia meno stimata fra i greci della corona d'oro, sembrava ai romani la più
auspicabile delle ricompense. Per attenerla bisognava essere cittadini, avere uc
ciso un nemico, riconquistato un campo di battaglia, e salvato la vita ad un ro
mano. Scipione l' Mricano rifiutò la corona civica, per avere salvato il padre nel
la battaglia della Trebbia: rifiutò questa corona, perché nell'azione stessa era
implicita la ricompensa. In Epiro, le querce di Dodone fornivano responsi ora
colari; quelle della Galli a racchiudevano i misteri dei druidi. I celti adoravano
quest'albero: era il simbolo dell'ospitalità, virtù che gli era cara, tanto che dopo
il titolo di prode, quello di amico e straniero era ai loro occhi il più importante.
Gli amadriadi, le fate e i geni non incantano più le nostre oscure foreste;
ma l'aspetto maestoso di una quercia incute ancora ammirazione, rispetto e
timore. Ricca di forza e di vigore, quando svetta con la cima altera, ed estende
le braccia immense, dà l'idea di una protezione certa, di un'imperatrice. Spo
glia del verde, immobile, battuta dal fulmine, richiama l'immagine di un an
ziano che ha vissuto secoli fa, e non condivide le agitazioni della vita. I venti
impetuosi lottano talvolta contro questa fiera ginnasta: dapprima sussurra, ma
presto un suono sordo, profondo, malinconico fuoriesce dai corpulenti rami.
Tendendo l'orecchio, si direbbe di sentire una voce confusa e misteriosa che
racconta delle ancestrali superstizioni della terra.
12 Constant Dubos.
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AUTUNNO
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NOVEMBRE
AMARANTO
IMMORTALITÀ.
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AUTUNNO
PREZZEMOLO
CERIMONIA.
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NOVEMBRE
CORNIOLO SELVATICO
DuRATA.
Il corniolo non è più alto di diciotto piedi: vive secoli; ma è molto lento a cre
scere; fiorisce in primavera, ciononostante non offre i suoi frutti d'un rosso ac
ceso che all'inverno. I greci avevano consacrato quest'albero ad Apollo, senza
dubbio perché questo dio presiedeva alle opere dello spirito che richiedono mol
to tempo e riflessione. Affascinante simbolo caro a coloro che desideravano col
tivare le lettere, l'eloquenza e la poesia, e che peraltro, per meritare la corona di
alloro, indossavano a lungo quella della pazienza e del pensiero. Dopo che Ro
molo tracciò i confini della sua città natale, lanciò il giavellotto sul monte Pala
tino. Il giavellotto, realizzato in legno di Corniolo, mise radici, crebbe, produsse
rami, foglie, divenne un albero; questo prodigio fu considerato lieto presagio
della forza e della potenza che avrebbe caratterizzato quest'impero nascente.
PAGLIA INTERA
UNIONE.
PAGLIA SPEZZATA
ROTTURA.
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AUTUNNO
MAZZO DI FIORI
MORIREMO INSIEME.
Si sa che una certa quantità di fiori e di frutti vizia l'aria, finché non è più
respirabile e causa la morte.
Questa triste proprietà ha ispirato al poeta tedesco Freiligrath una toccan
te elegia; intitolata: La vengeance des fleurs.
Al ritorno da un corso di botanica, due ragazze tornano a casa, chiudono
le finestre, si stendono e s'addormentano. Ai loro piedi, in una cesta, si trova
no i fiori che hanno da poco raccolto. Imprudenti ! Arriverà la madre, chi le
avvertirà del pericolo che corrono? Già l'aria è malsana, l'atmosfera della stan
zetta pesa e non è più respirabile, e le due ragazze oppresse si dibattono silen
ziose sul letto. All'improvviso, dal centro della cesta di fiori si sollevano gli spi
riti del narciso e della tuberosa. Queste due ninfe leggere danzano in cerchio
cantando: Ragazze ! ragazze ! Perché ci avete tolto la vita? la natura non ci dà
che un giorno, e voi l'avete spezzato ! Oh ! Com'era bella la rosa ! Com'era ra
dioso il sole ! E ciononostante bisogna morire ! Ma noi saremo vendicate ! . .. E,
così dicendo, le due ninfe sempre volteggiando, gemendo, si avvicinarono al
letto delle ragazze, e soffiarono sul loro viso i velenosi profumi. Povere ragaz
ze ! le guance livide ! le labbra pallide ! le braccia contorte ! Già ! il loro cuore
non batte più, non respirano; si sono spente insieme. I fiori si sono vendicati !
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INVERNO
DICEMBRE
FOGLIE MORTE
TRISTEZZA. MALINCONIA.
L'inverno avanza; gli alberi hanno perso le foglie dopo essere stati spoglia
ti dei frutti; il sole, allontanandosi, riversa sw fogliame dei colori cupi e me
tallici; il pioppo si copre d'un dorato pallido e spento, mentre l'acacia ripiega
le leggere foglioline, che i raggi del sole non sveglieranno più: ciononostante la
betulla lascia ondeggiare la lunga chioma già priva di ornamenti, e l'abete, che
deve conservare la verde piramide, la mantiene in equilibrio nell'aria. Si vede
la quercia immobile; resiste alla forza del vento, che non riuscirà a spogliare la
sua cima altera; ma la regina delle foreste cederà alla primavera le foglie rosse
dell'inverno. Si direbbe che ogni albero sia turbato da passioni differenti; l'u
no si inclina sentitamente, come se volesse rendere omaggio a chi non vacillerà
sotto la tempesta; l'altro sembra volere stringersi al compagno, sostegno della
sua fragilità, e, mentre confondono, intrecciano i loro rami, un terzo si agita
senza trovare pace, come se fosse circondato da ogni sorta di nemico: il rispet
to, l'amicizia, l'odio, l'ira, penetrano a turno dall'uno all'altro. Così, battuti dai
venti, e agitati da tutte le passioni, emettono lunghi muggiti, si direbbero le
grida confuse di un popolo in allarme: non c'è voce che emerga; solo rumori
sordi, profondi, uguali a sé stessi, che spingono l'anima in un inquieto delirio:
spesso si vedono cadere per terra, già non più verdi, nuvole di foglie morte;
coprono il sole di una veste vacillante. Com'è estasiante contemplare il tem
porale che le spinge, le disperde, le scuote, e tormenta questi tristi resti di
una primavera che non tornerà.
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INVERNO
SORBO
PRUDENZA.
Ogni albero, ogni pianta ha una fisionomia che le appartiene, e che le con
ferisce una personalità. n mandorlo sventato desidera donare quanto prima i
suoi fiori alla primavera, correndo il rischio di rimanere senza frutti per l' au
tunno, mentre il sorbo, che cresce lentamente, non dà i suoi frutti finché non
riacquista tutte le forze, e allora il suo raccolto è assicurato. Ecco perché è sta
to eletto simbolo della prudenza. Quest'albero, così leggiadro, così resistente,
mantiene tutto l'inverno i suoi frutti di un rosso acceso; li si vede spiccare fra
la neve; è una messe che non si raccoglie che in inverno, e che la Prowidenza
ha riservato agli uccellini.
VISCHIO COMUNE
Io SUPERO OGNI OSTACOLO.
n vischio è un piccolo arbusto che cresce sulla cima degli alberi più mae
stosi; la quercia superba ne viene cinta, e lo nutre della propria sostanza. I
druidi avevano una sorta di adorazione per una fragilità così superiore alla for
za; il tiranno della quercia gli sembrava parimenti temibile per gli uomini e per
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DICEMBRE
gli dei. Ecco cosa raccontavano per avvalorare questa tesi: un giorno Balder
disse alla madre Friga, che pensava che sarebbe morto. Friga scongiurò il fuo
co, i metalli, le malattie, l'acqua, gli animali, i serpenti, di non fare alcun male
a suo figlio, e gli scongiuri di Frida erano così influenti, che niente poteva op
porvi resistenza. Balder si diresse allora nei combattimenti degli dei, al centro
delle frecciate, senza temerle. Loke, suo nemico, volle scoprirne la ragione; si
mutò in una vecchietta, e andò a trovare Friga. Le disse: «Durante i combat
timenti, le frecce e le rocce cadono su tuo figlio senza ferirlo. - Lo credo bene,
disse Friga; tutti questi elementi hanno prestato giuramento, non c'è niente
nella natura che possa ledergli: ho ottenuto questa grazia da tutto ciò che
ne abbia un qualche potere; non c'è che un piccolo arbusto cui non l'ho chie
sto, perché mi è sembrato troppo fragile; si regge sulla corteccia di una quer
cia, e ha appena una radice; vive senza terra; si chiama mistiltein; è il vischio».
Questo raccontò Friga. Loke immediatamente si diresse alla ricerca di que
st'arbusto; e, recatosi all'assemblea degli dei mentre combattevano contro l'in
vulnerabile Balder, dal momento che i giochi erano dei combattimenti, si av
vicinò al cieco Heder: «Perché, disse, non lanci delle frecce anche a Balder? -
Sono cieco, rispose Heder, e non ho armi». Loke gli presentò il vischio della
quercia, e gli disse «Balder è davanti a te». li cieco Heder lanciò il vischio;
Balder cadde ferito a morte. Così il figlio invulnerabile d'una dea fu ucciso
da un ram etto di vischio lanciato da un cieco. Questa è l'origine del rispetto
portato dai galli a quest'arboscello.
- 87 -
INVERNO
incolti, per concimarli della loro stessa sostanza, che poco a poco rende la ter
ra fertile; si estendono alle paludi, e presto le trasformano in valide e ridenti
praterie. L'inverno, quando niente è più in vegetazione, sono loro che trasfor
mano l'anidride carbonica che vizia l'aria che respiriamo, per purificarla e os
sigenarla; in estate formano, all'ombra delle foreste, dei tappeti erbosi dove i
pastori, l'innamorato e il poeta amano riposarsi; gli uccellini ne tappezzano i
nidi che preparano alla famigliola che nascerà, e lo scoiattolo ne riempie la
dimora circolare. Che dico? Senza queste piante, così sottovalutate dagli uo
mini, una parte del globo sarebbe totalmente inospitale.
Ai confini del mondo, i lapponi ricoprono di muschio i sotterranei, dove,
si raccolgono le famiglie, e sfidano gli inverni più lunghi; i numerosi branchi di
renne non si cibano d'altro; e ciononostante procurano ai loro proprietari dei
deliziosi latticini, un cibo nutriente e delle calde pellicce: riunendo, per lo
svantaggiato lappone, tutti i vantaggi che si ricevono separatamente dai bovi
ni, dai cavalli e dalle greggi. I lapponi, riuniti intorno a grandi tegami, celebra
no, al suono dei tamburi magici, le aurore boreali che illuminano le lunghe
notti; cantano delle virtù dei loro avi o delle loro stesse gesta, mentre le loro
donne, sedute accanto, tengono al caldo, in culle di muschio, i neonati avvolti
in pellicce d'ermellino.
Popolazioni fortunate, che ignorate le nostre guerre, le cerimonie, i pro
cessi, le miserie ! Ogni giorno, nella tranquillità dell'innocenza, ringraziate
gli dei di essere nati in un posto sereno, di avere tradizioni semplici, un'aria
pura e del muschio profumato ! La natura, benefica in questi climi malinconi
ci, ricopre di muschio tutto ciò che vegeta e respira, come un vello vegetale
pensato per proteggere i figli più sfortunati dalle galaverne, e per riscaldarli
sul suo seno materno.
LE CORONE
SIMBOLI DEI FIORI FRA DIFFERENTI POPOLAZIONI.
- 88 -
DICEMBRE
e che bevono le acque del Gange, considerano alcuni fiori che non verranno
mai colti, come le dimore passeggere delle ninfe e delle silfidi. n dovere di an
naffiare queste piante predilette, è riservato alle Bramine ancora vergini, che
pure le intrecciano per ornare i templi e sé stesse. Le giovani baiadere copro
no il loro capo con una gigantesca corolla di aristolochia; realizzano collane di
fiori di mougris, e cinture di fiori di plumeria. Nel sontuoso Egitto, questa pas
sione è spinta il più avanti possibile, si pensi che Amasis, da semplice segre
tario, divenne generale dell'esercito del re Partanis, per avergli donato una
ghirlanda di fiori. Successivamente, lo stesso Amasis sedette sul trono d'Egit
to; un trono valse addirittura il premio di una semplice ghirlanda. I greci, di
scepoli degli egiziani, si dedicano alla stessa passione. Ad Atene, tutti i giorni
si esponevano al mercato delle ceste che venivano immediatamente vendute.
E proprio qui awenne la celebre lite fra Pausias, famoso pittore di Sicione, e
la fioraria Glycéra, sua moglie; fu, raccontava Plinio, un immenso piacere os
servare scontrarsi l'opera naturale di Glycéra contro l'arte di Pausias, che all a
fine dipinse la moglie stessa, seduta mentre realizzava una ghirlanda di fiori. I
fiori erano non solo allora, come oggi, l'ornamento degli altari e i fronzoli del
la bellezza; ma i giovani se ne coronavano durante i giochi, i preti durante le
cerimonie, i convitati durante i banchetti; bouquet e ghirlande erano appesi
alle porte in circostanze liete e, estraneo ai nostri costumi, i filosofi stessi in
dossavano delle corone, e i guerrieri se ne ornavano il capo nei giorni di trion
fo: dopotutto le corone divennero presto il premio e la ricompensa per il ta
lento, la virtù, e le grandi imprese. n tempo, che ha rovesciato gli imperi, non
ha cancellato questo linguaggio emblematico, giunto fino a noi in tutta la sua
efficacia; le corone di quercia, di mirto, di rose, di alloro, sono ancora desti
nate ai guerrieri, ai poeti e agli amori. I fiori un tempo consacrati agli dei era
no i simboli del loro essere e della loro forza. n giglio superbo apparteneva a
Giunone, il papavero a Cerere, l'asfodelo ai Mani, il giacinto e l'alloro ad
Apollo, l'ulivo a Minerva, l'edera a Bacco, il pioppo ad Ercole, il cipresso a
Plutone, la quercia a Giove. n significato, l'interesse e l'uso dei fiori, si tra
mandò dai greci ai romani, che spinsero questa passione alla follia; cambiava
no tre volte corona durante un solo pasto, ritenevano infatti che una ghirlanda
di rose rinfrescasse la mente e preservasse dai fumi del vino; e pure, volendo
godere di una doppia ebbrezza, sparsero dei fiori intorno l'acqua, in modo da
produrre l'effetto che avrebbero dovuto prevenire. Heliogabale faceva cospar
gere dei fiori più rari, i suoi giacigli, gli appartamenti e i portici, e, molto pri
ma di lui, sembra che Cicerone rinfacciò a Verre d'avere attraversato la Sicilia
su una lettiga, seduto su delle rose, con una corona di fiori sul capo e al collo.
Durante il medioevo la cultura dei fiori venne tralasciata. Nei tempi di de
vastazioni e barbarie, la terra sembrava stringersi al suo seno e a malincuore
- 89 -
INVERNO
accordare agli uomini un tributo. La passione per i fiori si diffuse con l'amore
cortese; il regno della bellezza fu anche quello dei fiori, che presero vita, la
composizione dei bouquet non fu più casuale, da allora ogni fiore racchiuse
un significato. Se un cavaliere si congedava per una lunga impresa, la sua ghir
landa, formata da violacciocche rosse e fiori di ciliegio, sembrava suggerire al
l' amata: «conserva il mio ricordo e non ti scordar di me». Se invece avesse
scelto una dama, e le avesse chiesto l'onore di servirla, e la donna, si fosse mo
strata con una corona di margherite bianche, la risposta era: «Ci penserò». Se
invece desiderava rendere felice l'innamorato, realizzava una corona di rose
bianche, che avevano il dolce significato di Ti amo! Ma se la proposta veniva
rifiutata, il fiore del dente di leone indicava che il suo cuore batteva già per
qualcun altro, pertanto lo spasimante non avrebbe dovuto riporre alcuna spe
ranza, e perdere tempo. Le foglie d'alloro indicavano felicità assicurata; il gi
glio delle convalli o il gladiolo, la nobiltà e la purezza delle azioni e del com
portamento; dei rametti di tasso annunciavano un'unione felice, e un mazzetta
di basilico indicava che si era irritati e confusi. Un tempo l'amore armato di un
bouquet poteva osare di tutto, un fiore in mano esprimeva spesso più di quan
to non si sarebbe osato dire nel più tenero bigliettino.
I turchi, come tutti gli orientali, hanno adottato il linguaggio dei fiori; ma
l'hanno corrotto aggiungendo al loro significato quello dei nastri, delle stoffe e
di mille altre cose; tuttavia hanno conservato la più viva passione per i fiori, e,
malgrado l'innata avarizia, spendono spesso molto più per un bouquet che
per un diamante. La festa dei tulipani è di una tale magnificenza, che la de
scrizione apparirebbe fantastica perfino nelle Mille et une Nuits.
La scoperta di un nuovo mondo, i viaggiatori, i saggi e gli abili coltivatori,
hanno poi talmente moltiplicato la varietà dei fiori dei giardini, che la più mo
desta aiuola brilla soprattutto in autunno dei tributi della terra intera. Ogni
fiore ci trasmette un piacere e un'emozione sempre nuova. Si è cercato di fis
sarne qualcuna cercando, nella natura di ogni pianta, il nesso con il nostro
senso morale. La poesia da sempre regala questi felici connubi; le più evoca
tive immagini, i più attraenti paragoni. È sufficiente dunque dare un'anima ai
fiori perché il loro linguaggio, passando di bocca in bocca, diventi un giorno
un linguaggio universale. Le corone di un tempo saranno per sempre i primi
messaggeri di quest'affascinante linguaggio; altri verranno presi in prestito dai
popoli orientali, che l'hanno arricchito di nuovi caratteri con i loro più splen
didi fiori; e altri �celti in questo libro immenso i cui fogli sono sparsi per tutta
la terra.
- 90 -
GENNAIO
in una parola, poiché i mesi d'inverno ci offrono ancora qualche fiore sbiadito,
bisogna farvi fronte, riprendendo l'uso che gli antenati sapevano fare dei colori.
Ai bei tempi della cavalleria, dove la bellezza regalava corone, dove tutte
le cerimonie erano dei giochi battaglieri, dove tutti i giochi erano un omaggio
reso alla gloria e alle dame, si sentì la necessità di creare un nuovo linguaggio
che potesse, parlando soltanto agli occhi, evocare sentimenti che le labbra non
osavano esprimere. Questa fu l'origine dell'ingegnosa unione delle conversa
zioni e dei colori che caratterizzavano i cavalieri. Quando un amante disperato
si presentava sulla lizza, dimostrava il suo amore con prove di valore; ma il
gonfalone e il mantello, abbinati al rosso e al violetto, annunciavano la pena
dell' anima: se, dopo la vittoria, la dama decideva di voler mettere fine al
suo tormento, mostrava il giorno dopo il verde dello spino bianco, intrecciato
a nastri rosa, con il significato di speranza d'amore.
La cotta d'arme di un cavaliere, tinta di grigio rossastro, indicava che la
gloria lo allontanava da più dolci combattimenti. Il giallo, unito al verde
e al violetto, testimoniava che aveva conquistato l'amata, e non doveva scon
trarsi con guerrieri modesti.
Ma i nostri padri si sono spinti ancora più lontano; e l'arte di lasciare dia
logare i colori fu ampiamente perfezionata, si è addirittura stilato un manuale
di abbigliamento morale per l'uomo e per la donna, di cui qui verranno ricor
dati alcuni brani tratti da un libro gotico, tanto curioso quanto singolare. 2
2 Le langage des couleurs en armes, livrées et devz�es, testo di fondamentale importanza per sa
pere e conoscere di ciascun colore proprietà e virtù. E in vendita a Lyon, vicino Notre-Dame-de
Monfort, da Olivier Amoulet. Un piccolo vol. in- 1 8 , gotico, senza data.
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INVERNO
«E, in primo luogo, il berretto o cuffia, deve essere scarlatto, che significa
prudenza; il cappello deve essere di colore ceruleo, che dimostra ingegno, in
segno dell'ingegno che viene da Dio che è nei cieli, il cielo è colore ceruleo; e,
così, l'ingegno si unirà alla prudenza. li farsetto sarà nero, che significa ricco
del coraggio che deve racchiudere il cuore e il corpo dell'uomo; i guanti sa
ranno gialli , che denota libertà e gioia di vivere; la cintura deve essere violetta,
che significa amore e cortesia; la saia verrà conciata scura, che significa dolore
e tristezza, di cui siamo ogni giorno vestiti».
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GENNAIO
La bella stagione, che risveglia tutta la natura, e che ispira al poeta degli
Amori i versi più deliziosi, sembra sfiorire invano per la fredda iberide: questa
pianta, in tutte le stagioni, mostra le foglie verdi e i corimbi bianchi e inodore;
spesso per cogliere i suoi semi, la mano del giardiniere stacca il velo fiorito che
persistentemente li ricopre. Così, la primavera e l'amore passano senza abbel
lire quest'insensibile. La maternità accade senza sciuparla; conserva la sua fi
gura fino al suo sfiorire; e, sebbene il suo chiarore richiami quello di altri fiori,
è molto poco per consolare della loro assenza, e per impedire di rimpiangere
le loro grazie e i dolci profumi.
È senza dubbio per via dell'aspetto che non cambia mai, che le donne d'o
riente, che hanno inventato il linguaggio dei fiori, hanno attribuito all'iberide
di Persia il simbolo dell'indifferenza.
VIBURNO LAUROTINO
lo MUOIO SE TI NEGHI.
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INVERNO
ALLORO
GLORIA.
Ho visto in Italia, a Isola Bella, degli Allori grandi come querce. Sulla cor
teccia di uno di questi allori, si leggeva: Marengo. Questa parola era stata in
cisa, da Bonaparte, una sera, di passaggio, quando stava raggiungendo il suo
esercito. Nessuno poteva allora immaginare che l'illustre guerriero avesse se
gnato così in anticipo il campo della sua vittoria. Sotto questo alloro, Bonapar
te sognò l'impero del mondo. Oh ! grandezza ! Oh ! miseria ! la parola è soprav
vissuta all'impero, e all'eroe ! Si leggeva ancora nel 1 8 1 6, ma andava svanendo
mentre cresceva, come l'eroe che l'aveva tracciata, e che non fu mai grande
quanto a Sant'Elena.
I greci e i romani consacrarono le corone d'alloro ad ogni tipo di gloria. Se
ne coronavano il capo i guerrieri e i poeti, oratori e filosofi, vestali e impera
tori. Questo grazioso arbusto cresce diffusamente nell'isola di Delfi, sulle
sponde del fiume Peneo. Qui, i suoi rami aromatici e sempreverdi si slanciano
all'altezza dei grandi alberi; e si ritiene che, per qualche facoltà segreta, allon
tani il fulmine dalle rive che incanta.
L'affascinante Dafne era figlia del fiume Peneo; venne amata da Apollo; ma
preferendo la virtù all'amore del più eloquente degli dei, per paura d'essere se
dotta ascoltandolo, fuggì; Apollo la inseguì; e quando stava per raggiungerla, la
ninfa invocò il padre, che la mutò in alloro. L'innamorato, non stringendo fra le
braccia che un'insensibile corteccia, fece risuonare questo lamento:
Giacché del cielo la volontà gelosa,
Non permette che tu sia mia sposa,
Sìi il mio albero per lo meno, che il tuo felice fogliame
Abbracci la mia faretra, il mio arco e le mie chiome;
Ai muri del Campidoglio, alle brillanti feste
Dove Roma sfoggerà le sue numerose conquiste,
Tu sarai dei vincitori ornamento e onore.
I tuoi rami rispettati dalla nemica folgore,
Del palazzo dei Cesari proteggeranno l'entrata;
E come del mio capo la giovinezza consacrata
Non proverà mai le ingiurie del tempo,
4
Che la tua foglia conservi di primavera un eterno tempo.
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GENNAIO
UN RAMO DI AGRIFOGLIO
PREVIDENZA.
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INVERNO
BUCANEVE
CONSOLAZIONE.
ALOE
DOLORE, AMAREZZA.
L'aloe si lega al suolo con deboli radici, e cresce nel deserto; il suo sapore è
molto aspro. Così, il dolore ci allontana dal mondo, ci separa dalla terra, e riem
pie i nostri cuori d'amarezza. Queste piante vivono quasi interamente d'aria;
hanno una forma singolare e bizzarra. V aillant ha scoperto molteplici varietà
molto diffuse nei deserti di Namaquois; alcune hanno delle foglie lunghe sei
piedi, carnose e armate di un lungo aculeo: dal centro di queste foglie si erige
un alto scapo leggero dell'altezza di un albero, tutto adornato di fiori; altre si
erigono, come dei cactus, irte di spine; altre ancora sono screziate, e simili a ser
penti che strisciano per terra. Brydone ha visto l'antica città di Siracusa tutta
ricoperta di grandi aloe in fiore; i suoi gambi eleganti donano al promontorio
che segue la costa, l'aspetto di una foresta incantata. Queste piante crescono
molto bene nei nostri giardini; la collezione del Museo di Parigi è la più com
pleta al mondo. Queste piante magnifiche e mostruose sono state esportate in
Africa; crescono nelle rocce, sulla sabbia arida, nella stessa atmosfera rovente
respirata dalle tigri e dai leoni. Bisognerebbe ringraziare la natura amica che,
nelle nostre terre, solleva dappertutto, sulle nostre teste, pergolati di verde, e
stende sotto i nostri piedi tappeti di zafferano, violette e margherite.
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GENNAIO
AGNOCASTO
fREDDEZZA. CASTITÀ.
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FEBBRAIO
GINEPRO COMUNE
ASILO, SOCCORSO.
TASSO
TRISTEZZA.
C'è sempre, fra i vegetali, qualcosa che affascina, attira o respinge. n tasso è,
per tutti i popoli, simbolo di tristezza: un tronco privo di corteccia, un verde
scuro, fortemente in contrasto con il frutto rosso simile a delle gocce di sangue,
tutto ammonisce il viaggiatore dal tenersi alla larga dalla pericolosa ombra. 5
Quest'albero secca le piante che lo circondano e inaridisce la terra che lo nutre.
- 98 -
FEBBRAIO
I nostri antenati, spinti forse da un istinto naturale, facevano in modo che cre
scesse nei cimiteri; destinando la sua ombra alla morte e il suo legno alla guerra;
il legno infatti serviva a costruire archi, lance e balestre; anche i greci lo utiliz
zavano per lo stesso scopo. Per molto tempo ha fatto da decorazione ai giardini,
dove veniva potato perché assumesse le forme più bizzarre; oggi invece la sua
coltura è del tutto abbandonata; in Svizzera, dove cresce male, i contadini nu
trono una profonda venerazione; lo chiamano l'arco di Guill aume, e si evita di
spogliarlo dei rami. In Olanda, nei giardini curati ad arte, dove tutto è simme
tria, dove anche la sabbia stessa dei viali è disposta a caselle, si vedono spesso
ergersi, ai quattro angoli di un quadrato perfetto, dei vasi, delle piramidi, o delle
immense bocce di tassi, che rievocano gli antichi capolavori dei sapienti giardi
nieri di un tempo. I greci, che avevano delle idee chiare sulla straordinaria bel
lezza della natura, rattristati come oggi dal triste aspetto di quest'albero, aveva
no immaginato che la sventurata Smilax, il cui amore non venne corrisposto dal
giovane Crocus, fosse racchiusa sotto la sua corteccia. Un tempo, tutte le piante
parlavano agli uomini di eroi, di dei o d'amore; se si ascolta la loro voce, ci sus
surreranno anche della Prowidenza, che, dopo averle adibite ai nostri bisogni,
ne ha riservato alcune per il piacere e l'ozio; questa madre accorta offre, serven
dosi dei vegetali, balocchi all 'infanzia, corone all ' adolescenza, frutti squisiti a
tutte le età, alcove comode e deliziose ombre. Se siamo malinconici, il salice
ci sostiene con dolci sospiri; se innamorati, il mirto ci offre i suoi fiori; se ricchi,
il castagno ci offre l'imponenza della sua ombra; se tristi, il tasso soffre, e sembra
dire: fuggi il dolore, devasta il cuore come io devasto il terreno che mi nutre; la
tristezza è tanto pericolosa quanto la mia ombra per il viaggiatore.
MARGHERITINA
INNOCENZA.
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INVERNO
Poi, una voce più soave, le sussurra ancora: il bambino, che non ha visto la
luce, non ha conosciuto l'amarezza della vita; la sua giovane anima, trasportata su
ali brillanti, arriva con la diligenza dell'aurora nd palazzo dd giorno. Le anime
dei bambini che hanno, come lui, spezzato senza dolore le catene della vita, pro
tesi sulle nuvole d'oro, lo accolgono, e gli aprono le porte misteriose del giardino
dei fiori. Qui, il gruppetto innocente, non conosce il male, si occupa eternamente
di racchiudere, nell'impercettibile germe, il fiore che ogni primavera deve sboc
ciare: tutte le mattine, questa giovane milizia viene a spargerne i semi sulla terra
con le lacrime dell'aurora; in milioni di mani delicate è racchiusa la rosa nel suo
boccio, il seme del grano nel suo involucro, i grandi rami di una quercia in una
sola ghianda, e, talvolta una foresta intera in una semenza invisibile.
Noi l'abbiamo visto, o Malvina ! Abbiamo visto il bimbo che rimpiangi, cullato
su una leggera nebbia; s'è avvicinato, e ha versato sui nostri campi una messe di
nuovi fiori. Guarda, o Malvina ! fra questi fiori, se ne distingue uno dal disco d'oro,
circondato da lamelle d'argento; una dolce sfumatura porpora abbellisce i raggi
delicati; cullato sull'erba da una brezza leggera, si direbbe un bimbo che gioca
su un verde prato. Asciuga le tue lacrime ! TI prode è morto coperto dalle sue la
crime, e il fiore dd tuo seno ha donato un fiore nuovo alle colline del Cromia.
La dolcezza di questi canti lenì il dolore di Malvina; prese la sua arpa d'o
ro, e cantò l'inno del nuovo nato.
Da quel giorno, le ragazze di Morven hanno consacrato la piccola marghe
rita alla prima infanzia; è, dicono, il fiore dell'innocenza, il fiore del nuovo nato.
NOCCIOLO
PACE, RICONCILIAZIONE.
Ci fu un tempo in cui nessun legame univa gli uomini; sordi alle grida del
la natura, l'amante abbandonava la sua donna uscendo dal suo abbraccio; la
madre strappava al figlio morente il frutto selvatico che doveva saziare la sua
fame. L'infelicità li riuniva un istante, all'improvviso la voce di una quercia
carica di ghiande, o di una creatura coperta di faggine, li rendeva ostili. La
terra era allora satura di lutto. Non c'era legge, religione, linguaggio: l'uomo
sconosceva il suo genio; la ragione in sonno, e spesso più crudele delle bestie
feroci ne imitava le terrificanti urla.
Gli dei ebbero pietà degli umani; Apollo e Mercurio si trasfigurarono e
scesero sulla terra. li dio dell'armonia ricevette dal figlio Maia una scaglia
di tartaruga di cui fece una lira, e gli donò in cambio una bacchetta di noccio
lo, con il potere di far amare la virtù, e di riavvicinare i cuori divisi dall ' odio e
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FEBBRAIO
dall'invidia; così armati, i due figli di Giove si presentarono agli uomini. Per
primo, Apollo spiegò come la saggezza avesse creato l'universo; descrisse co
me furono prodotti gli elementi, come l'amore unisse con un forte legame tut
te le parti della natura; e infine come gli uomini dovessero placare, con la pre
ghiera, l'ira degli dei: alla sua voce, le madri pallide e tremanti avanzarono,
tenendo i figli fra le braccia; la fame fu sospesa, il desiderio di vendetta si al
lontanò da tutti i cuori. Allora Mercurio toccò gli uomini con la bacchetta ri
cevuta da Apollo. Slegò loro la lingua, e insegnò ad esprimere i pensieri con le
parole. Successivamente insegnò che l'unione fa la forza, e che non si ricava
niente dalla terra senza l'appoggio reciproco. La pietà filiale, l'amore per la
terra si levarono alla sua voce per unire il genere umano, e il commercio venne
eletto collante del mondo. L'ultimo pensiero il più sublime, consacrato agli
dei, invitò gli uomini all'amore e alla pietà.
La bacchetta di nocciolo, donata al dio dell'eloquenza dal dio dell'armo
nia, ornata di due ali leggere e circondata da serpenti, è ancora, sotto il nome
di caducità, il simbolo della pace, del commercio e della riconciliazione.
VIOLETTA
MODESTIA.
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INVERNO
Da qualche anno, attraversando una delle più ridenti contrade della Sviz
zera tedesca, mi è capitato di sentire raccontare questa deliziosa leggenda:
6 M. Boisjoslin.
- 1 02 -
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FEBBRAIO
Una ragazza, di appena quindici anni, era deceduta. E sepolta nei pressi della sua
casa. Ma non riusciva a scegliere, neanche per i cieli, di separarsi dai campi che aveva
amato. All'improvviso le apparse il suo angelo custode; felice di realizzare il suo de
sidero, le chiese in che fiore desiderasse essere mutata: <<Vedi, le disse, potresti abitare
il giardino o il prato ! » E, passando in rivista tutti i fiori della contrada: «Vuoi essere
un tulipano? - No, gli disse, perché un tulipano è senza profumo. - Un giglio? - Si
erige troppo al di sopra degli altri fiori. - Una rosa? - Ha delle spine che feriscono. -
Una splendida camelia? - No, no, riprese subito la ragazza; e, se mi è permesso di
scegliere, vorrei essere una rosa di Gueldre ? - Cosa ! Disse l'angelo meravigliato, vuoi
fiorire quando tutta la natura giace ! Soffrire i venti invernali, che ti scuoteranno, mo
rirai senza conoscere le carezze dello zefiro ! - E sia, disse la ragazza, non vivrò che un
giorno, ma in questo giorno annuncerò la primavera ! ».
Un abile poeta avrebbe potuto dire con i fiori quel che così soavemente
esprime nei versi che seguono:
Amare è un piacere incantato,
Un piacere che inebria,
E incanta l'innamorato.
Aver amato, è gettar la vita via;
Purtroppo ! è d'aver accettato
Questo schiacciante fato,
Che i giuramenti non sono che una menzogna,
Che l'amore tradisce in ogni parte,
Che l'innocenza non è che un'arte,
E che la felicità si sogna. 8
- 1 03 -
LINGUAGGIO ALLEGORICO
Gli indici o segni seguenti sono per una sorta di tacita convenzione adot
tati in più città dell'Inghilterra.
Se un uomo desidera sposarsi, porta un anello all'indice della mano sini
stra; se è fidanzato, lo porta al secondo dito; se è sposato, al terzo dito, e, se
non vuole sposarsi, al dito mignolo. Quando una donna è libera, porta un
anello al primo dito; quando è fidanzata, al secondo dito; quando è sposata,
al terzo dito, e, se non vuole sposarsi, al quarto. Se un uomo fa un omaggio di
un fiore, di un ventaglio o di un ninnolo ad una donna, con la sinistra, è una
dichiarazione di stima; se lei lo riceve con la mano sinistra, significa che accet
ta l'omaggio; e, se lo prende con la mano destra, è un rifiuto.
- 1 05 -
TAVOLA
DEI CARATIERI ATIRIBUITI PER TRADIZIONE ALLE ORE DEL GIORNO
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DIZIONARIO
DEL
LINGUAGGIO DEI FIORI
SIGNIFICATO ETIMOLOGICO
PER SCRIVERE UN MESSAGGIO O COMPORRE UN SÉLAM
A.
ABBANDONO, Anemone, Anemone era una ninfa amata da Zefiro, Flora, ingelosita,
l'allontanò dalla sua corte, e la mutò in un fiore che sboccia sempre prima dell'arrivo
della primavera. Zefiro, abbandonò questa sventurata bellezza alle carezze del rude
Bòrea che, non riuscendo ad esserne ricambiato, la strattonò, la sciupò ed appassì.
Un Anemone, con le parole brevis est usus, il suo regno è caduco, esprime il ra-
pido sfiorire della Bellezza.
AccoRDI, Sorbo. Con il suo legno si realizzano diversi strumenti musicali.
ADOLESCENZA, Primula, pagina 1 7 .
AGITAZIONE, Lupinella tremula. È stato notato che l a fogliolina terminale d i que
sta pianta è immobile, e che le altre due, molto più piccole, sono, durante il giorno in
continua agitazione. Questo movimento è fra i più singolari fenomeni della botanica.
È stato osservato per la prima volta a Bengali, dalla signorina Mouson.
AMABILITÀ, Gelsomino bianco, pagina 42 .
AMAREZZA, DOLORE, Aloe, pagina 96.
AMICIZIA, Edera, pagina 7 1 .
AMICIZIA (TUA) MI È CARA E DESIDERABILE, Glicine, pagina 1 8 .
AMORE, Mirto, pagina 1 8 .
AMORE CONIUGALE, Tiglio, pagina 26.
AMoRE FRATERNO, Siringa. Uno dei Tolomeo, re d'Egitto, divenne amato mo
strando amore per il fratello; consacrò alla sua memoria una varietà di Siringa, il
cui soprannome Philadelphus, cioè, che ama il fratello, ha poi designato questa specie,
se ne coltivano infatti due varietà.
AMoRE MATERNO, Muschio, pagina 87 .
AMoRE PLATONICO, Acacia, pagina 47 .
AMoRE REMISSIVO E MESTO, Ibisco. n Paria, nella Capanna indiana, offre alla sua
donna uno di questi fiori, che in India, esprime un amore remissivo e sottomesso.
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
- 1 08 -
DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
B.
- 1 09 -
DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
c.
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
D.
DELICATEZZA, Fiordaliso. n bel blu di questo fiore, che assomiglia al cielo senza
nuvole, è il simbolo d'un sentimento tenero e delicato che si nutre di speranza.
DESIDERIO, Giunchiglia. La Giunchiglia, portata da Costantinopoli, è fra i Turchi
simbolo del Desiderio.
DESTREZZA, O/ride fior ragno. Si sa che Aracne fu un'abilissima ricamatrice, che
osò sfidare Minerva nel gioco di destrezza in questa arte. La dea, offesa, mutò l'im
pudente in un ragno. L'Ofride fior ragno ha una forma simile ad un insetto che, sotto
le orrende spoglie, mantiene una straordinaria agilità.
DICHIARAZIONE D'AMORE, Tulipano, pagina 1 3 .
DIFETTO, Giusquiamo. n Giusquiamo è nefasto, il suo aspetto è ripugnante. I
Turchi si inebriavano del succo pericoloso, ma quelli che lo bevono sono guardati co
me dei debosciati.
DIFFICOLTÀ, Spino nero. Quando si vuoi dire che un affare è irto di difficoltà, si
dice è un fascio di spine, non si sa da che parte prenderlo.
DIFFIDENZA, Lavanda Aspide. Un tempo si credeva che l'Aspide, vipera molto pe
ricolosa, dimorasse abitualmente sotto la Lavanda; ecco perché ci si avvicinava a que
sta pianta con cautela. Ciononostante gli antichi ne facevano parecchio uso nei bagni,
il nome deriva infatti dal verbo latino Lavare, da cui appunto Lavanda.
DIGNITÀ, Chiodo di garofano. L'Eugenia aromatica è originaria delle isole Moluc
che; le popolazioni di queste isole indossano i fiori di Eugenia, detti anche Chiodi di
garofano, come segno di distinzione. Si dice di un capo che ha due, tre, quattro Chio
di di garofano, come da noi si dice di un personaggio illustre pluridecorato, oppure
che è stato insignito di più decorazioni.
DISCREZIONE, Capelvenere, pagina 7 1 .
DISILLUSIONE, Narciso dei poeti. n fiore del Narciso dei poeti detto anche Narciso
selvatico o Pseudo-narciso abortisce spesso. Questa pianta, originaria dei nostri prati,
è coltivata con cura dagli olandesi, che la commerciano con il nome di Fenice, di gran
de Girasole d'oro. Dopo molte cure, l'agricoltore si meraviglia di vedere la sua speran
za disillusa, e di non avere coltivato che la Giunchiglia.
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
E.
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
ERRORE, O/ride fior mosca. n fiore dell'Ofride assomiglia così tanto ad una mosca
sul miele, che spesso si viene tratti in inganno.
Es SERE n'APPOGGIO, Tamaro. n Tamaro volgarmente radice vergine, o sigillo di
Notre-Dame, si trova in tutta Europa; i suoi deboli steli richiedono un sostegno e crea
no un effetto attraente ovunque si appoggino.
EsTASI, Verbena, pagina 45 .
EsUBERANZA, Rosa cappuccina. n roseto Bicolore o cappuccino, è una varietà rosa
gialla, ottenuta nel Jardin du Roi, niente è più luminoso di questi fiori gialli doppi
mordorè; si dice che la varietà dai fiori doppi sia di grandissimo effetto, personalmen
te non l'ho mai vista.
F.
rebbe costringere una talpa ad ammirare lo splendore delle melagrane. I suoi fiori
brill anti e inodore sono pure talvolta simbolo di stupidità.
FECONDITÀ, Malvarosa. Tutti conoscono questa superba pianta originaria della
Cina, o piuttosto della Siria, da dove fu importata ai tempi delle Crociate. Per via
del nome dei suoi fiori è stata scelta come simbolo della Fecondità; i cinesi rappresen
tano la natura coronata dai suoi fiori, il nome significava fra i greci: Forza e Virtù.
FEDELTÀ, Veronica. Esistono più di cento varietà di Veronica: tutte hanno fiori
blu e frutti in seno; il loro nome greco può essere tradotto così: Immagine fedele.
FEDELE AL DOLORE, Violacciocca, pagina 69.
FELICITÀ, Centaurea, fiore del Gran Signore. Nei sélam d'oriente, questa piccola
Centaurea, originaria della Turchia, sta a significare felicità suprema.
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
FRUGALITÀ, Cicoria. Orazio ha cantato la frugalità dei suoi pasti costituiti da Mal
va e Cicoria.
Fuoco, Frassinella. Quando la giornata è stata calda e l'aria molto secca, la Fras
sinella esala un gas infiammabile, che, condensato dalla freschezza della sera, si tra
sforma in un velo che s'infiamma alla vicinanza di una candela, senza che la pianta
ne venga danneggiata.
G.
GALANTERIA, Bouquet. Non si può offrire nulla di più galante di un Bouquet; que
sto dono, che può essere considerato meraviglioso, è ciononostante di poco valore; è
sempre prova di un pensiero amorevole e di un'attenzione delicata.
GEMITO, Pioppo tremulo. Quest'albero leggiadro, che, anche quando il tempo è
sereno, imita il rumore delle acque, geme al minimo soffio di vento.
GENEROSITÀ, Arancio. L'Arancio è sempre carico di fiori, di frutti, di verde; è un
amico generoso che immancabilmente ci offre tutti i suoi beni.
GENIO , Platano. Ad Atene il portico era circondato da lunghi viali di superbi Pla
tani. I greci dedicavano a questi magnifici alberi una sorta di culto. Li avevano con
sacrati al valore del genio e ai piaceri dello spirito.
GENTILEZZA, Rosa pompon. La gentilezza che è la grazia della prima infanzia, co
stituisce l'intero fascino della Rosa pompon.
GIOCO, Giacinto. Accadde giocando a piastrelle sulle sponde del fiume Amphri
se, che Apollo uccise il bel Giacinto. Non potendo riportarlo in vita, il dio lo mutò nel
fiore che porta il suo nome.
GIOIA, Ossalide. L'Ossalide Alleluja, volgarmente detta Acetosella, fiorisce nel
periodo di Pasqua. Questa graziosa pianta ogni sera richiude e inclina le foglie, serra
le corolle, e lascia penzolare i fiori; sembra cedere al sonno; ma ai primi chiarori del
giorno, sembra pervasa di gioia, quando spiega le foglie, apre i fiori, ed è per questo
che in campagna si dice che lodi il Signore.
GIOVINEZZA, Lillà bianco. Per la purezza e per la durata dei bellissimi tirsi, il lillà
bianco è il simbolo della giovinezza, di questo bene fugace e affascinante che tutti i
tesori del mondo non servirebbero a riscattare.
GLORIA, Alloro, pagina 94 .
GoNFIORE, Zucca. I frutti della Zucca sono spesso enormi e molto pesanti. Si dice
ad una persona considerevolmente corpulenta che assomiglia ad una Zucca; questo
paragone è spregevole e sempre viene preso a male.
GRANDEZZA, Frassino. Nell'Edda, la corte degli dei si regge sotto un frassino
grandissimo, che copre con i suoi rami tutta la superficie della terra; la cima di que
st' albero tocca i cieli, le sue radici gli inferi. Dalle sue radici scorrono due fonti: una
dona la saggezza, l'altra la conoscenza dell' awenire.
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
GRAZIA, Rosa dalle cento foglie. Quando le Grazie accompagnano Venere e Amo
re, sono coronate di mirto; quando seguono le Muse, vengono rappresentate con il
capo coronato di rose dalle cento foglie.
GuARIGIONE, Balsamo di Giudea. Questo balsamo, apprezzato giustamente dagli
antichi, sembra sia stato creato per lenire i nostri mali: in effetti anche la parola bal
samo viene impiegata in un senso morale e figurato per esprimere ciò che allevia e
addolcisce le nostre contrarietà. Le virtù della generosità e della t�nera amicizia sono
degli autentici balsami che guariscono le ferite del cuore, mille volte più insopporta
bili del dolore fisico.
GuERRA, Achillea millefoglie. Questa pianta cicatrizza le ferite da ferro: si narra
che l'eroe, di cui porta il nome, se ne servi per curare le ferite di Telephe.
I.
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
ciuffo di canne piumose. Queste canne, agitate dal vento, mormorarono senza posa:
Re Mida ha le orecchie d'asino.
INFANZIA, Garofano a pennacchio. La delicatezza di questo piccolo garofano, i fio
ri rigogliosi, l'odore dolce, il poco valore che si dà alle sue perfezioni, il suo stesso
nome, tutto in lui sembra destinato all'infanzia, che ne fa manti e giocattoli.
INFEDELTÀ, Rosa gialla. Si sa che il giallo è il colore degli infedeli. E la rosa gialla è
il loro fiore. L'acqua la spossa, il sole la brucia, la costrizione soltanto può giovare a
questa rosa senza profumo, che non apprezza, né le cure, né la libertà. Quando si
vuole vederla nel suo splendore, bisogna piegare i suoi boccioli verso terra e tenerli
così a forza, allora fiorirà.
INGENUITÀ, Stella alpina. È la Miosotide dei giardinieri; nulla è più delicato più can
dido che il biancore di questa graziosa piantina: se ne fa delle bordure dall'effetto de
lizioso meravigliosamente in contrasto con il verde dell'erbetta che spesso le circonda.
INGIUSTIZIA, Luppolo. n Luppolo è chiamato dai naturalisti Lupo dei salici, perché
i suoi gambi sarmentosi soffocano gli alberi e le piante che li circondano, e la vege
tazione prodigiosa di tutta la pianta inaridisce velocemente il terreno dove cresce.
INGRATITUDINE, Ranuncolo scellerato. Questa pianta è la più rovinosa nei prati; la
coltivazione ne aumenta le perniciose qualità. Fiorisce in maggio e giugno.
INNOCENZA, Margheritina, pagina 99.
INOPPORTUNITÀ, Bardana. La Bardana s'impossessa dei terreni fertili, è difatti dif
ficilissimo estirparla; i suoi semi sono, peraltro, noti perché si attaccano saldamente ai
vestiti.
INuTILITÀ, Spirea ulmaria. La Spirea ulmaria, detta Regina dei prati, è accusata
d'essere bella, ma inutile, perché la medicina non le riconosce alcuna virtù, e gli ani
mali non se ne cibano. Ma non è niente essere bella?
lNvrDIA, Rovi dai/rutti neri. n rovo, come l'invidia, si arrampica e cerca di soffo
care tutto ciò che l' awicina.
Io ARDO, Opunzia. Questa pianta singolare, originaria dell'America equatoriale,
sembra rinverdire sotto i raggi ardenti del sole. Le sue foglie, larghe e carnose, sono
ricoperte di fasci di spine molto pungenti che sembrano bruciare le mani di chi le
tocca.
Io E TE CONDIVIDIAMO GLI STESSI SENTIMENTI, Margheritina doppia. È da tanto
tempo che la coltivazione ha fatto raddoppiare la graziosa Pratolina dei prati. Quando
l'innamorata di un anziano cavaliere permetteva di fare incidere questo fiore sul suo
stemma, dimostrava pubblicamente di condividere i suoi sentimenti.
Io MI LEGO A TE, Ipomea scarlatta, Gelsomino rosso dell'India. Come i deboli con
volvoli, l'Ipomea scarlatta ha bisogno d'un appoggio per sollevare i leggeri steli, che,
senza appesantire il loro sostegno, li circondano di verzura e di fiori.
Io MUOIO SE TI NEGHI, Viburno laurotino, pagina 93 .
Io NON VOGLIO SOPRAVVIVERTI, Gelso nero. Tutti hanno letto in La Fontaine la
storia toccante di Piramo e Tisbe. Piramo, credendo che l'amata Tisbe fosse stata di-
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
vorata da un leone inferocito, si uccise per la disperazione. Tisbe, fuggita per il ter
rore, tornò indietro e vide morire il suo amato Piramo; non volle soprawivergli, e lo
stesso pugnale riunì i due amanti.
lo PERCEPISCO I BENEFICI DELLA TUA PRESENZA, Lino. n Lino ci circonda dei suoi
effetti benefici, tanto che sarebbe impossibile alzare gli occhi, e non vederlo brillare
dappertutto. Noi gli dobbiamo le nostre tele, la nostra carta, i nostri pizzi.
lo SUPERO OGNI OSTACOLO, Vischio comune, pagina 86.
Io TI AMO , Eliotropio, pagina 67 .
Io TI FARÒ LA GUERRA, Belvedere. n Belvedere è il Chenopodio scopario: questa
pianta assomiglia al cipresso piramidale. In alcune zone d'Italia se ne donano gli steli
per offendere gravemente.
l RIMPIANTI CI SEGUONO NELLA TOMBA, Asfodelo. Si piantava anticamente l'Asfo
delo vicino le tombe, si credeva, infatti, che al di là dell'Acheronte le ombre passeg
giassero in una vasta prateria di Asfodeli, bevendo le acque del fiume dell'Oblio.
IRONIA, Ranuncolo sardo. Questa pianta ha delle caratteristiche simili al Prezze
molo; contiene un veleno, il cui effetto è di contrarre la bocca in maniera così singo
lare, che l'uomo intossicato sembra spirare ridendo. A questo riso si è dato il nome di
riso sardonico; è quello che si vede errare spesso sulle labbra della satira, e su quelle
della fredda ironia.
ISPIRAZIONE, Angelica. Questa bella pianta, che cresce nelle contrade del Nord, è
usata dai poeti lapponi per coronarsene, perché si sentono ispirati dal suo dolce odore.
L.
LACRIME, Elenio. I fiori dell'Elenio assomigliano a dei piccoli girasoli d'un giallo
vivo, fioriscono in autunno con gli aster; si narra che nacquero dalle lacrime di Elena.
LA TUA PRESENZA MI RIANIMA, Rosmarino. L'acqua della regina d'Ungheria è pre
parata con del Rosmarino; quest'acqua rianima lo spirito e allontana i capogiri e i
mancamenti.
LEGAMI n'AMORE, Caprz/oglio, pagina 23 .
LEGGEREZZA, Fiorcappuccio. n fiore del Fiorcappuccio è una papilionacea dal co
lore giallo brillante; deve il suo nome alla forma singolare dei suoi baccelli, dove si
può immaginare di distinguere le articolazioni e le falangi di una zampa d'uccello.
LE TUE QUALITÀ SUPERANO IL TUO FASCINO, Reseda, pagina 53 .
Lusso, Castagno d'India, pagina 9.
LUTTO, Cipresso, pagina 75 .
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
M.
N.
NASCITA, Dittamo eretico. Quando Giunone presiedeva alla nascita dei neonati,
sotto il nome di Lucina, portava con sé una corona di Dittamo; il buon odore di que
st' arbusto, e le virtù medicinali che l'avevano reso così celebre fra gli antichi, lo ren
dono ancora più stimato; è originario dell'isola di Creta.
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
o.
OBLIO, Oblio. L'Oblio è la pianta della Lunaria, detta pure Monete del Papa, Mo
nete di Giuda, Madreperla, Vellutata, ecc. Questa pianta deve gli svariati nomi, non al
seme come comunemente si pensa, ma al setto che separa le silique piatte, larghe, or
bicolari come la luna. Questo setto separato dalle valve rimane brillante ed assomiglia
a delle medaglie, o a delle cialde. René, duca di Bar e di Lorraine, fatto prigioniero
durante la battaglia di Thoulongean, rifinì personalmente un ramo di lunaria, e l'inviò
alla sua gente, per rimproverare della scarsa iniziativa per liberarlo.
ODIO, Basilico. Si rappresenta alle volte la povertà sotto le sembianze di una don
na coperta di cenci, seduta vicino una pianta di Basilico. Si dice comunemente che
l'odio ha due occhi di Basilico, perché si è attribuito questo nome ad un animale im
maginario che, secondo i ciarlatani, uccide con un solo sguardo. Comunque Basilico è
un nome che deriva dal greco e vuol dire reale, che indica l'eccellenza della pianta
profumata che porta il suo nome.
ONTA, Peonia. Père Rapin scrive nel suo poema Les ]ardins, descrivendo la Peo
nia: «non è il rosa del pudore che la colora, è il rossore che dà la vergogna; perché
questa pianta racchiude una ninfa colpevole».
ORACOLO, Dente di leone, pagina 56.
ORE, loro attributi, pagina 1 06.
ORNAMENTO, Carpino. Sotto il nome di pergola, il carpino era un tempo il prin
cipale ornamento dei grandi giardini; si usava per formare lunghi filari di verzura,
portici, obelischi, piramidi, colonnati. Père Rapin, nel poema dedicato ai Giardini,
dedicò a quest'albero un bellissimo elogio. Si può ancora vedere a Versailles, come
il famoso Le Notre sapesse inserirlo nelle sue piacevoli ed eleganti composizioni.
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
P.
ta di un rosso così vivo da non poterli fissare; a ragione la si pianta nei giardini. Ma
alle volte, riproducendosi, diventa così invadente che si è obbligati ad estirparla.
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
PRETESA, Salcerella. Questa bella pianta, che cresce sull a riva delle acque, sembra
compiacersi di rimirarsi nello specchio d'acqua. È per questo che la si paragona alle
pretese di una donna, tutta compresa nel suo fascino.
PREVIDENZA, Agrifoglio, pagina 95 .
PRIMO BATTICUORE, Lillà, pagina 1 0 .
PRivAZIONE, Mirabolano. n Mirabolano ha il portamento del prugno; produce un
frutto che ha il colore e la forma di una bellissima ciliegia, ma non contiene che un
succo insipido e sgradevole. Gli uccelli stessi sdegnano questo cibo che non viene rac
colto.
PROFITTO, Cavolo. Un tempo a Roma le campagne erano piene di cavoli, chi si
dedicava a queste coltivazioni ne ricavava profitti enormi; è possibile derivi da ciò l'e
spressione proverbiale riferita ad un uomo che si dice /a i suoi grassi cavoli, per lascia
re intendere che giostra bene i suoi affari e che tutto torna a suo vantaggio.
PRONTEZZA, Violacciocca rossa. Non appena si dona il seme di questa pianta alla
terra, germoglia, e quaranta giorni dopo si ottengono dei cespugli o delle bordure ca
richi di fiori. Ma questi fiori durano poco, devono essere seminati dopo il mese di
marzo fino agosto, per gioirne a lungo. Non c'è niente di più fresco, più variopinto
che le affascinanti sfumature lilla, rosa e bianche di questi fiori, che espandono un
profumo inebriante.
PRoSPERITÀ, Faggio. n Faggio può essere considerato come un rivale della quercia
per l'imponenza del suo portamento e l'utilità della sua legna; cresce dappertutto e
così velocemente che si dice comunemente di vederlo crescere a vista d'occhio.
PRUDENZA, Sorbo domestico, pagina 86.
PuDORE, Acacia pudica, Sensitiva. La Sensitiva, Mimosa pudica, sembra ritirarsi
alla mano che vuole sfiorala. Al minimo soffio le sue foglioline si avvicinano l'una al
l' altra coprendo la loro superficie superiore. Dopo il peduncolo si abbassa, e se la
pianta è bassa, si salda alla terra. Una nuvola passeggera che oscura il sole è sufficiente
per modificare la posizione delle foglie e l'aspetto della pianta. Gli antichi avevano
osservato questo fenomeno. Plinio ne accenna, ma né Plinio né i moderni botanici
l'hanno saputo spiegare.
PuREzZA, Spiga della Vergine, Ornitogalo piramidale. Nulla è più dolce, più puro,
più aggraziato dell'aspetto di questa pianta che erige nel mese di giugno un lungo
grappolo di fiori stellati, bianchi come il latte.
R.
RAFFINATEZZA, Ginestra. Ci sono fra le varietà della ginestra più specie utili. Tutte
crescono spontaneamente, alcune vengono impiegate nella medicina, altre servono
per fabbricare spazzole, altre per preparare tinture. La ginestra di Spagna è la sola
coltivata per la bellezza e per il profumo dei suoi fiori.
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nato il nome di Religiosa dei campi a questa piccola campanula, benefica e generosa,
in onore di una donna ospitale, dolce, comprensiva>>.
RICONOSCENZA (MIA) SUPERA LE TUE CURE, Da lia, pagina 5 1 .
RIGORE, Camara acu leata. La Camara viene dall'America; la si vede sempre carica
di fiori d'un bianco neve e d'un odore soave: ma le spine corte e ricurve, che difen
dono il gambo e le fronde, fanno sentire la loro fermezza a chi avvicina la mano.
RISERVATEZZA, Acero. Si è fatto dell'Acero l'emblema della Riservatezza, perché i
suoi fiori pigri ad aprirsi, cadono con estrema lentezza.
RoTTIJRA , Paglia spezzata, pagina 8 1 .
RoTTIJRA , Po lemonio azzu"o. Plinio ribadisce che più re si sono contesi l'onore
della scoperta del Polemonio azzurro; per questo si è attribuito a questa pianta il no
me di Polémos, che significa Gue"a.
RuDEZZA, Asperella . L'aspra e ruvida Asperella, che non è né bella, né utile, viene
estirpata dai campi, dove comunque ricompare sempre.
RuoEZZA, Bo"agine. Le foglie della Borragine sono pungenti, ricoperte di peluria,
rugose; ma l'intera pianta è benefica; i suoi benefici fanno dimenticare presto la rude
apparenza, che dimostra come spesso dietro la durezza si nasconda la bontà.
S.
SAGGEZZA, Gelso bianco. Gli antichi definivano il gelso bianco l'albero più saggio,
perché impiega molto tempo per sviluppare le foglie. Si dice per contrasto, Mandorlo
folle, Gelso saggio, perché il Mandorlo è sempre il primo a fiorire. Un ramo di Man
dorlo, intrecciato ad un ramo di Gelso, significa che la saggezza deve temperare
l 'azione.
ScHERZO, Melissa, cedronella. Questa pianta esala un gradevole profumo di limo
ne; il suo infuso calma le tensioni e porta la serenità.
SECONDO FINE, Aster dai grandi fiori. L'Aster dal grande fiore comincia a schiu
dersi quando tutti gli altri fiori diventano rari. Come il secondo fine di Flora, che sor
ride abbandonandoci.
SEI FREDDA, Ortensia. Non si coltiva l'Ortensia che da poco. Anche se i corimbi
dei fiori sono alternativamente rivestiti di bianco, di porpora e di violetto, se nell'in
sieme è luminosa e se si adatta in appartamento, ci si stanca presto della sua algida
bellezza, simile ad una civetta che, senza grazia e senza spirito, vorrebbe unicamente
piacere per l'aspetto.
SEI LA MIA DEA, Dodecatheon meadia. Lo stelo elegante e con un solo germoglio di
questa pianta si erige dal centro di una rosetta di foglie, grandi e stese per terra; in
aprile si corona di dodici fiori rosa inclinati. Linneo ha dato a questa pianta il nome
di Dodecatheon , che significa dodici divinità. Questo nome è forse un po' altisonante
per una piantina così modesta, ma i botanici e soprattutto gli amanti non ci fanno
caso.
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
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DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
SoRTILEGIO, Circea. Come il nome stesso indica, questa pianta è celebre nei riti
magici. n suo fiore a spiga è rosa screziato di porpora. Si trova nei posti umidi e om
breggiati; ama soprattutto crescere sulle rovine, e sui resti delle tombe.
SosPETIO, Fungo . Sono note più varietà di funghi dal veleno mortale. Gli
Osliack, popolo della Siberia , preparano con tre Agaricus muscarius una pozione
che porta in dodici ore alla morte l'uomo più robusto. Parecchi funghi dei nostri climi
sono altrettanto pericolosi; ve ne sono che conservano un liquore così agro, che una
sola goccia posta sulla lingua basta per produrre un'escara. I Russi, durante le loro
lunghe quaresime, si nutrono quasi interamente di Funghi, anche da noi si conside
rano i funghi coltivati una pietanza molto ghiotta; ma devono sempre ispirare qualche
sospetto, e bisogna, prima di servirli, esporli al calore dell'acqua bollente; se non sono
di buona qualità, questa precauzione eliminerà l'asprezza, e toglierà ogni odore.
SPERANZA, Biancospino, pagina 1 6 .
SPIRITO MALINCONICO , Geranio triste. Quest'affascinante geranio, simile agli spi
riti malinconici, rifugge la luce del giorno; e awolge chi lo coltiva di deliziosi profumi;
il suo manto è cupo e modesto; in tutto contrasta con il Geranio scarlatto, simbolo
della stupidità.
STIMA, Salvia Sclarea . Detta volgarmente piccola salvia sclarea, è considerata la più
benefica delle piante aromatiche.
STOICISMO, Bosso. n Bosso ama l'ombra; sopporta, senza variare il verde delle fo
glie, il freddo e il caldo; non richiede alcuna cura, e vive secoli.
STUPIDITÀ, Geranio scarlatto, pagina 7 5 .
SVENTATEZZA, Mandorlo, pagina 1 1 .
T.
TEMPO, Pioppo bianco. n Pioppo bianco è un albero che alza, a più di ventiquat
tro piedi, una testa superba sul tronco dritto, ricoperto da una corteccia argentata.
Gli antichi l'avevano consacrato al tempo perché le foglie di questo splendido albero,
scure da un lato, e bianche dall'altro, in continua agitazione, segnano l'alternarsi del
giorno e della notte.
TIMIDEZZA, Bella di notte, pagina 76.
TRADIMENTO, Mirtillo. Enomào, padre della bella Ippodamia, aveva come scudie
ro Mirtillo, figlio di Mercurio. Fiero di questo privilegio, pretendeva che tutti i preten
denti alla mano di sua figlia entrassero nel recinto con lui e con lui disputassero la gara
della corsa delle carrozze. Pelope, che desiderava avere Ippodamia, promise a Mirtillo
una grossa ricompensa se avesse tolto la chiavetta che reggeva le ruote del carro del suo
maestro. Mirtillo si lasciò sedurre, il carro si rovesciò e Enomào morì, ma spegnendosi
supplicò Pelope di vendicarlo, e lui obbedì gettando in mare lo scudiero traditore. Le
acque riportarono il suo corpo a riva, Mercurio lo mutò nell'arbusto che porta il suo
- 126 -
DIZIONARIO DEL LINGUAGGIO DEI FIORI
innocente delle trappole rozze che il vizio tende all'adolescente imprudente. Le mo
sche sono attirate dal cattivo odore di questa pianta si infilano nei fiori e non riescono
più ad uscime.
TRISTEZZA, Tasso, pagina 98.
TRISTEZZA, MALINCONIA, Foglie morte, pagina 85 .
TuTELA, Olive/la, pagina 24.
U.
UMILTÀ, Convolvolo dei campi. Pianta che striscia per terra, o che s i solleva con
l'aiuto di un appoggio. Père Rapin apostrofa così questo fiore: «Cresci, lieto giglio !
Soave tentativo della natura in fasce ! Capolavoro che sembrava annunciare grandis
sime opere ! »
UNIONE, Paglia intera, pagina 8 1 .
USANZE, Ruta selvatica. S i narra che l'erba Moli, che Mercurio aveva dato ad Ulis
se per rendere vano l'effetto dei sortilegi di Circe, fosse una radice di Ruta selvatica.
UTILITÀ, Erbetta, Tappeto erboso pagina 7 .
V.
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DIZIONARIO
DELLE PIANTE
CON SIMBOLOGIA
A.
Abete. Elevazione.
Acacia. Amore platonico.
Acacia pudica. Pudore.
Acacia rosa. Eleganza.
Acanto. Arti.
Acero. Riservatezza.
Achillea. Guerra.
Adonide. Dolorosi ricordi.
Adoxa. Fragilità.
Agnocasto. Freddezza. Castità.
Agrifoglio. Previdenza.
Agrirnonia. Riconoscenza.
Alisso delle rocce. Tranquillità.
Alloro. Gloria.
Aloe. Amarezza. Dolore.
Amaranto. Immortalità.
Amarilli de. Fierezza.
Ananas. Sei perfetta.
Anemone. Abbandono.
Anemone coronaria. Sei senza pretese.
Anemone dei prati. Malattia.
Anemone epatica. Fiducia.
Angelica. Ispirazione.
Antirrino dei giardini. Presunzione.
Aquilegia. Follia.
Arancio. Generosità.
Artemisia. Beatitudine.
Asfodelo. I rimpianti ci seguono nella tomba.
Asperella. Rudezza.
Assenzio. Assenza.
Aster dai grandi fiori. Secondo fine.
Astro della Cina. Varietà.
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DIZIONARIO DELLE PIANTE
B.
Balsamina. Impazienza.
Balsamo di Giudea. Guarigione.
Bardana. Inopportunità.
Basilico. Odio.
Bella di giorno. Civetteria.
Bella di notte. Timidezza.
Belvedere o Chenopodio scopario. Io ti farò la guerra.
Biancospino. Speranza.
Bignonia. Separazione.
Bocciolo di rosa. Ragazza.
Bocciolo di rosa bianca. Cuore che ignora l'amore.
Borragine. Rudezza.
Bosso. Stoicismo.
Bouquet. Galanteria.
Bucaneve. Consolazione.
Buglossa. Menzogna.
Buon Enrico. Bontà.
c.
130 -
DIZIONARIO DELLE PIANTE
Cipresso. Lutto.
Circea. Sortilegio.
Clematide. Artificio.
Cocomero asinino. Critica.
Colchico. Bei giorni passati.
Colori. Si veda pagina 9 1 .
Colutea. Frivolo divertimento.
Convolvolo dei campi. Umiltà.
Convolvolo di notte. Notte.
Coriandolo. Merito nascosto.
Corniolo selvatico. Durata.
Corona di rose. Ricompensa per la virtù.
Corone. Si veda pagina 88.
Crespino. Asprezza.
Cuscuta. Bassezza.
D.
E.
Ebano. Nefandezza.
Edera. Amicizia.
Elenio. Lacrime.
Eliotropio. Ebbrezza: ti amo.
Enòtera dai grandi fiori. Incostanza.
Erba medica. Vita.
Erba tremolina. Frivolezza.
Erbetta, Tappeto erboso. Utilità.
Erica. Solitudine.
F.
Faggio. Prosperità.
Felce. Sincerità.
Finocchio. Forza.
- 13 1 -
DIZIONARIO DELLE PIANTE
Fiorcappuccio. Leggerezza.
Fiordaliso. Delicatezza.
Fiori d'arancio. Castità.
Foglie morte. Malinconia.
Fragole. Bontà esemplare.
Frassinella. Fuoco.
Frassino. Grandezza.
Fritillaria. Potere.
Fumaria comune. Fiele.
Fungo. Sospetto.
Fusaggine. n tuo fascino ha solcato il mio cuore.
G.
Galega. Ragione.
Garanza. Calunnia.
Garofanino del poeta. Finezza.
Garofano. Amore vivo e puro.
Garofano a pennacchio. Infanzia.
Garofano giallo. Disprezzo.
Gelso bianco. Saggezza.
Gelso nero. Io non voglio sopravviverti.
Gelsomino bianco. Amabilità.
Gelsomino rosso dell'India. Si veda lpomea.
Geranio rosato. Preferenza.
Geranio scarlatto. Stupidità.
Geranio triste. Spirito malinconico.
Giacinto. Gioco.
Giacinto. Benevolenza.
Gigaro mangiamosche. Trappola.
Giglio comune. Maestosità.
Ginepro. Asilo, soccorso.
Ginestra. Raffinatezza.
Ginestra comune. Ardore.
Girasole. Falsa ricchezza.
Giunchi. Musica.
Giunchiglia. Desiderio.
Giunco dei campi. Docilità.
Giusquiamo. Difetto.
Glaciale. Si veda Mesembrianthemum cristallinum.
Glicine. La tua amicizia mi è cara e desiderabile.
Granadiglia cerulea. Credenza.
Grano. Ricchezza.
132 -
DIZIONARIO DELLE PIANTE
I.
L.
Larice. Audacia.
Latrea clandestina. Amore segreto.
Lattuga. Raffreddamento.
Laureola Dafne. Civetteria, voglia di piacere.
Lauroceraso. Perfidia.
Laurotino. Si veda Clematide.
Lavanda. Diffidenza.
Liane. Nodi.
Lillà. Primo batticuore.
Lillà bianco. Giovinezza.
Lino. Io percepisco i benefici della tua presenza.
Loglio. Vizio.
Lun aria. Si veda. Oblio.
Lupinella tremula. Agitazione.
Luppolo. Ingiustizia.
M.
Malvarosa. Fecondità.
Mandorlo. Sventatezza.
Mandragola. Rarità.
Manzaniglio. Falsità.
Margherita (piccola) . Innocenza.
Margherita dei prati. Ci penserò.
Margherita (piccola) doppia. Io e te condividiamo gli stessi sentimenti.
Mazzo di fiori. Moriremo insieme.
Melagrana. Fatuità.
Melissa, cedronella. Scherzo.
Melo (fiore) . Preferenza.
Menta piperita. Calore di un sentimento.
Mesembrianthemum cristallinum. n tuo sguardo mi raggela.
133 -
DIZIONARIO DELLE PIANTE
N.
Narciso. Egoismo.
Narciso dei poeti. Disillusione.
Ninfea Loto. Eloquenza.
Nocciolo. Riconciliazione.
O.
P.
134 -
DIZIONARIO DELLE PIANTE
Pino. Audacia.
Pioppo bianco. Tempo.
Pioppo nero. Coraggio.
Pioppo tremwo. Gemito.
Platano. Genio.
Polemonio azzurro. Rottura.
Poligala. Eremitaggio.
Prezzemolo. Cerimonia.
Primwa. Adolescenza.
Prugno. Mantenere le promesse.
Prugno selvatico. Indipendenza.
Q.
Quercia. Ospitalità.
R.
135 -
DIZIONARIO DELLE PIANTE
S.
Salcerella. Pretesa.
Salice di Babilonia (o piangente) . Malinconia.
Salvia (sclarea) . Stima.
Serpentaria. Orrore.
Siringa. Amore fraterno.
Sisaro. Sicurezza.
Sorbo. Accordi.
Sorbo domestico. Prudenza.
Specchio di Venere. Fascino.
Spino nero. Difficoltà.
Spirea ulmaria. Inutilità.
Statice. Simpatia.
Stella alpina. Ingenuità.
Stramonio comune. Dissimulazione.
T.
U.
Ulivo. Pace.
v.
136 -
DIZIONARIO DELLE PIANTE
Veronica. Fedeltà.
Vetrice. Franchezza.
Viburno laurotino. Io muoio se ti neghi.
Violacciocca dei giardini. Bellezza perenne.
Violacciocca delle muraglie. Fedele al dolore.
Violacciocca rossa. Prontezza.
Violetta. Modestia.
Violetta bianca. Candore.
Vischio comune. Io supero ogni ostacolo.
Vite. Ebbrezza.
z.
- 137 -
INDICE
Preambolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » l
PRIMAVERA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 5
Marzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 7
Aprile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16
Maggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 24
ESTATE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 31
Giugno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 33
Luglio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 41
Agosto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 48
AUTUNNO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 59
Settembre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 61
Ottobre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 71
Novembre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 79
INVERNO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 83
Dicembre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 85
Gennaio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 91
Febbraio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 98
Linguaggio allegorico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1 05
Tavola dei caratteri attribuiti per tradizione alle ore del giorno . . » 1 06
Dizionario del linguaggio dei fiori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1 07
Dizionario delle piante con simbologia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 129
- 139 -
FINITO DI STAMPARE
PER CONTO DI LEO S. OLSCHKI EDITORE
PRESSO ABC TIPOGRAFIA • CALENZANO (FI)
NEL MESE DI FEBBRAIO 2020
r----- GIARDINI E PAESAGGIO
6. LUIGI ZANGHERI, Storia del giardino e del paesaggio. n verde nella cultura
occidentale. 2003 , VI-390 pp. con 232 ili. n. t. e 1 4 tavv. ft. a colori. Ri
stampa 2007.
7. Paesaggio culturale e biodiversità. Principi generali, metodi, proposte
operative. A cura di R. Colantonio Venturelli e F. Miiller. 2003 ,
XVI-258 pp. con 50 figg. n. t. e 1 4 tavv. ft. di cui 1 3 a colori.
33. PAOLA DI FELICE, L'universo nel recinto. Ifondamenti dell 'arte dei giar
dini e dell'estestica tradizionale giapponese. II. Con la traduzione di
Sansui narabini yagyo no zu (illustrazioni delle forme di montagne, pia
nure e corsi d 'acqua) compilato dal monaco Zoen. 20 1 2 , xxvm- 1 60 pp.
con 26 fìgg. n.t. e 4 tavv. f. t. a colori.
34. Pietro Porcinai a Pistoia e in Valdinievole. A cura di C . M . Bucelli e
C . Massi. 20 1 2 , XIV- 3 7 8 pp. con 268 figg. n. t. e 1 5 tavv. f. t. a colori.
3 5 . MARIA ANTONIETTA BREDA, n Tempio della Notte. Architettura ipogea
nei giardini paesaggistici. 20 1 2 , xx- 1 1 2 pp. con 1 06 fìgg. n. t.
GIARDINI E PAESAGGIO
I POMI DELLE ESPERIDI
(cm 24 X 3 1 , rilegato)
I. La villa medicea di Careggi. Storia, rilievi e analisi per il restauro. 2006,
1 5 6 pp. con 1 04 figg. e 26 tavole a colori n. t. Esaurito.
II. n giardino del Palazzo Reale di Torino. 1570-1 915. A cura di Paolo
Cornaglia. 20 1 9 , XIV-240 pp. con 2 1 5 figg. n.t. a colori e 1 6 tavv.
f. t. a colori.