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- ricorrenti -
contro
MINISTERO DELL'ISTRUZIONE (già Ministero dell'Istruzione, dell'Università e
della Ricerca), in persona del Ministro pro tempore, elettivamente domiciliato in ROMA,
VIA DEI PORTOGHESI 12, presso l'AVVOCATURA GENERALE DELLO
STATO;
- con troricorrente -
ricorso.
Fatti di causa
detta II fascia.
La domanda non era accolta in quanto il D.M. n. 374 del 10 giugno 2017, recante
disposizioni per l'aggiornamento delle graduatorie di circolo e d'istituto del personale
abilitazione indicati, tra cui (punto 1) il "diploma rilasciato dalle scuole di specialiunione per
l'insegnamento secondario (55I5)" ovvero (punto 4) il "diploma rilasciato per la frequen a dei z
corsi biennali di II livello - D.M. n.137 / 2007, presso i Conservatori di musica e gli Istituti musicali
pareggiati", o ancora (punto 7) la "laurea in Sciene della formnione primaricf e (punto 8),
per i posti comuni della scuola primaria, "il possesso del titolo di studio conseguito entro l'anno
materia negli istituti di scuola secondaria, nelle classi di concorso teorico-pratico, anche
con il solo possesso del diploma di istruzione di scuola secondaria, con la conseguenza
che non vi era alcuna necessità, qualora il diplomato intendesse svolgere attività di
insegnamento nelle corrispondenti classi di concorso, di conseguire il titolo abilitativo
ulteriore previa frequenza di un corso di TFA (peraltro possibile per i soli docenti
341.
La norma, per l'abilitazione all'insegnamento nelle scuole secondarie superiori,
richiedeva un diploma post-universitario che si conseguiva con la frequenza ad una
scuola di specializzazione biennale, denominata appunto Scuola di specializzazione per
accedere al concorso.
La suddetta disposizione innovativa, aveva, quindi, escluso per il futuro i diplomati
dall'accesso all'insegnamento.
Rammentava ulteriormente che, con l'art. 402 del d.lgs. 16 aprile 1994, n. 297, era
stato stabilito che: "Fino al termine dell'ultimo anno dei corsi di studi universitari per il ilascio dei
titoli previsti dagli articoli 3 e 4 della legge 19 novembre 1990 n. 341, ai fini dell'ammissione ai
concorsi a posti e a cattedre di insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado, ivi compresi i licei
artistici e gli istituti d'arte, è richiesto il possesso dei seguenti titoli di studio: a) diploma conseguito
presso le scuole magistrali o presso gli istituti magistrali, od abilikqione valida, per i concorsi a posti di
docente di scuola materna' b) diploma conseguito presso gli istituti magistrali per i concorsi a posti di
docente elementare' c) laurea conformemente a quanto stabilito con decreto del Ministro della pubblica
istrinione, od abilitaione valida per l'insegnamento della disciplina o gruppo di discipline cui il
settore, né nei numerosi testi legislativi e di prassi amministrativa che la stessa parte
ricorrente appellata aveva citato, né altrove.
Aggiungeva, sempre in linea con quanto già affermato dalle sentenze n. 4507/2018
e n. 1833/2019 (più sopra citate), che tale esito non si sarebbe potuto nemmeno
ritenere contrario alla Costituzione, nell'ordine di idee sostenuto in primo grado dalla
parte appellata, ovvero sul rilievo per cui i percorsi abilitanti previsti dalla 1. n.
341/1990 e dalle norme successive non sarebbero stati in concreto attivati. Ciò avrebbe
potuto giustificare la partecipazione degli ITP a concorsi pubblici a cattedre che
richiedono l'abilitazione semplicemente per parteciparvi, in quanto in questo caso la
verifica dell'idoneità all'insegnamento stesso si realizza attraverso il filtro della
procedura concorsuale; la mancanza dell'abilitazione però non poteva valere per
ottenere l'iscrizione nella II fascia, che consente direttamente l'insegnamento.
Confermava, quindi, la conclusione contenuta nelle citate sentenze della medesima
sezione, escludendo il valore abilitante del titolo posseduto dagli ITP e, per l'effetto,
accoglieva l'appello con conseguente riforma della sentenza impugnata e reiezione del
ricorso di primo grado.
7. La sentenza del Consiglio di Stato è stata impugnata dinanzi alle Sezioni Unite di
questa Corte dagli insegnanti con tre motivi.
richiesti per la partecimione ai concorsi banditi successivamente all'anno scolastico 202412025. Sino
ad allora, per i posti di insegnante tecnico-pratico, rimangono fermi i requisiti previsti dalla normativa
vigente in materia di classi di concorso [ossia il mero diploma di istruzione secondaria
superiorel" ha applicato una nuova norma da lui creata secondo cui il d.lgs. n. 59/2017
costituirebbe titolo idoneo specifico per partecipare ai concorsi teorico pratici, ma non
per l'inserimento nella II fascia delle graduatorie d'istituto.
Sostengono che l'opzione interpretativa adottata al Consiglio di Stato avrebbe
determinato la creazione di una norma inesistente, essendo incontestabile che il
diploma di scuola secondaria superiore costituisce (almeno fino all'a.s. 2024/2025)
titolo idoneo per la partecipazione ai concorsi a cattedre, ai sensi della citata
disposizione transitoria di cui all'art. 22 del d.lgs. n. 59/2017 che pospone l'operatività
del disposto dell'art. 5, comma 2, del medesimo d.lgs.: da tale specifica disciplina deve
trarsi l'effetto più generale per cui sino al 2024 lo stesso titolo deve valere anche ai fini
dell'inserimento nella II fascia delle graduatorie.
sconfinamento nella sfera riservata alla legge oltre che del giusto processo, tale essendo
la declaratoria di inesistenza di una norma in realtà esistente.
Aggiungono che i 'motivi inerenti alla giurisdizione' di cui agli artt. 91 e 110 cod.
proc. amm. devono essere letti in maniera conforme ai principi dell'equo processo, di
effettività garantiti dagli artt. 6 e 13 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo
(CEDU), dall'art. 1 del Prot. 1, dall'art. 111 della Cost., dall'art. 6 della CEDU, dall'art.
47 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (v. Corte Giust. UE 17
marzo 2016, C-161/15, p. 24; 6 ottobre 2009, C-40/08; 15 aprile 2008, C-268/06, p.
45-48).
3. Con il terzo motivo i ricorrenti denunciano la violazione degli artt. 24, 11 e 113
Cost. e dell'art. 6 della CEDU per diniego di giustizia derivante dal radicale
stravolgimento delle regole processuali in relazione all'indebito disconoscimento del
giudicato formatosi in merito all'illegittimità del mancato inserimento degli insegnanti
tecnico-pratici nella II fascia delle graduatorie d'istituto.
Assumono che il Consiglio di Stato avrebbe radicalmente stravolto le regole
processuali applicando gli artt. 2 e 4 bis del D.M. n. 374/2017 (recante disposizioni
generali per l'aggiornamento e l'integrazione delle graduatorie di circolo e d'istituto del
per motivi attinenti alla giurisdizione, va riferito alle sole ipotesi di difetto assoluto di
giurisdizione - che si verifica quando un giudice speciale affermi la propria giurisdizione
gli è proprio, ricercando la voluntas legis applicabile nel caso concreto, anche se questa
abbia desunto non dal tenore letterale delle singole disposizioni, ma dalla ratio del loro
coordinamento sistematico, potendo dare luogo, tale operazione, semmai, ad un error in
iudicando, non alla violazione dei limiti esterni della giurisdizione speciale (Cass., Sez.
Un., 12 dicembre 2012 n. 22784; Cass. Sez. Un., 30 marzo 2017, n. 8282).
7. Si è anche rimarcato che la negazione in concreto di tutela alla situazione
soggettiva azionata, determinata dall'erronea interpretazione delle norme sostanziali
nazionali o dei principi del diritto europeo da parte del giudice amministrativo, non
concreta eccesso di potere giurisdizionale per omissione o rifiuto di giurisdi7ione così
da giustificare il ricorso previsto dall'art. 111, comma ottavo, Cost., atteso che
l'interpretazione delle norme di diritto costituisce il proprium della funzione
giurisdizionale e non può integrare di per sé sola la violazione dei limiti esterni della
giurisdizione, che invece si verifica nella diversa ipotesi di affermazione, da parte del
giudice speciale, che quella situazione soggettiva è, in astratto, priva di tutela per difetto
assoluto o relativo di giurisdizione (Cass., Sez. Un., 19 dicembre 2018, n. 32773).
parte del giudice amministrativo per il solo fatto che quel giudice, con la sua decisione,
abbia determinato l'effetto finale da essa conseguente di negare e, quindi di precludere,
la tutela giurisdizionale ad una situazione giuridica soggettiva che, secondo le regole
astratte del riparto di giurisdizione, potrebbe ottenere tutela dinanzi ad esso: la sola
constatazione di tale risultato non è sufficiente ad evidenziare il vizio di violazione della
riferimento'», poiché «attribuire rilevanza al dato qualitativo della gravità del vizio è, sul
piano teorico, incompatibile con la definizione degli ambiti di competenza e, sul piano
norme europee di riferimento in contrasto con quelle fornite dalla Corte di giustizia
europea, sì da precludere l'accesso alla tutela giurisdizionale dinanzi al giudice
amministrativo (Cass., Sez. Un., 10 maggio 2019, n. 12586).
Questa Corte ha, sul punto, precisato (v. Cass., Sez. Un., n. 7839/2020 cit. e più di
recente Cass., Sez. Un., 23 febbraio 2021, nn. 4848 e 4849) che, riconosciuta natura
vincolante alla interpretazione fornita dalla sentenza del giudice delle leggi, «in quanto
dispiegata su una pura sostanza costituzionale ... il sindacato ex articolo 111, comma 8,
Cost. delle Sezioni Unite della Corte di cassazione per 'motivi inerenti alla
giurisdizione' (che, con pregnanza, il legislatore costituente ha qualificato e rimarcato
'soli') investe esclusivamente le fattispecie di difetto assoluto di giurisdizione - in senso
espansivo ... e di difetto relativo di giurisdizione, ovvero percezione di un'erronea
stesso contenuto del ricorso: a pag. 24 dello stesso i ricorrenti assumono che: "È del
tutto evidente che l'espressione usata dalla norma regolamentare sopra richiamata
'idoneità a concorso cui è riferita a graduatoria di circolo o d'istituto' deve essere
interpretata come titolo di idoneità per la partecipazione al concorso per insegnante
tecnico-pratico", con ciò contestandosi l'iter interpretativo del giudice speciale, diversa
essendo una questione nomopoietica validamente prospettata.
11. Con riguardo ad una ipotesi che, seppure non esattamente sovrapponibile a
quella per cui è causa, riguardava il riconoscimento di valenza abilitante del titolo di
studio ai fini dell'inserimento nella graduatorie ad esaurimento (e non come nel caso in
esame ai fini dell'inserimento nella II fascia delle graduatorie d'istituto), ipotesi nella
quale si lamentava l'eccesso di potere giurisdizionale per invasione nella sfera riservata
al legislatore per avere il Consiglio di Stato negato valore abilitante al diploma
magistrale conseguito entro il 2001/2002, questa Corte (Cass., Sez. Un., 22 luglio
2019, n. 19679) ha rimarcato che la decisione del giudice speciale era stato il risultato di
un'attività ermeneutica rientrante pur sempre entro l'ambito dell'interpretazione e
III fascia delle graduatorie (graduatoria permanente che consente l'immissione in ruolo
per scorrimento), pur essendo invece consentito agli stessi di essere inseriti nella II
della esatta individuazione della sfera soggettiva di efficacia soggettiva delle sentenza
del TAR che ha annullato il D.M. n. 374/2017), senza, peraltro, che sia prospettata
l'esistenza di alcuna ipotesi 'estrema' di contrasto con le norme europee.
13. Anche la denunciata violazione degli artt. 6 e 13 CEDU, dell'art. 1 del prot. 1,
dell'art. 47 della CDFUE come quella della violazione degli artt. 3,24 111 e 113 Cost.,
in quanto ricondotte al mancato rispetto, da parte del Consiglio di Stato, dei principi
del giusto processo ed all'indebito disconoscimento di un giudicato formatosi in merito
all'illegittimità del mancato inserimento degli ITP nella II fascia delle graduatorie
d'istituto, attingono con evidenza, e impropriamente, ai limiti interni della giurisdizione
amministrativa investendo il potere riservato al giudice dell'impugnazione, da
1, comma 17, della legge n. 228 del 2012, deve darsi atto, ai fini e per gli effetti precisati
comma 17, della 1. n. 228 del 2012, dichiara la sussistenza dei presupposti processuali
Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio delle Sezioni Unite Civili della